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Autore: AlessiaOUAT96    15/07/2017    1 recensioni
★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla challenge “Notte di Tanabata” a cura di Fanwriter.it!
Dal testo:
«Siamo nella stessa lacrima, come il sole e una stella.. Il sole mi parla di te, mi stai ascoltando? Ora la luna mi parla di te: avrò cura di tutto quello che mi hai dato 1» lesse ad alta voce il post che aveva ricevuto così tanti cuoricini che gli venne da vomitare.
“Almeno era riferito a me” pensò cercando di trattenersi dal ridere in faccia al romanticismo di quel post più che scritto da un soldato sembrava opera di un’ adolescente alla presa con la sua prima cotta.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Ma dove sarà finito?”

John guardò l’orologio da polso per l’ennesima volta. Era infastidito del fatto che Sherlock non fosse ancora tornato, gli aveva chiesto solo di parlare con una delle receptionist riguardo la scomodità del materasso: troppo duro e maleodorante; almeno secondo Sherlock.
Secondo John invece, il materasso era della giusta comodità e morbidezza, in più l’unico odore di cui poteva vantarsi era quello di pulito.

Il soldato si guardò di nuovo attorno nella speranza di vederlo comparire all’improvviso tra la gente, con il suo solito sguardo arrogante e con la sua solita postura fiera e rilassata allo stesso tempo.
Invece no.
Lui era lì, solo, all’entrata del festival, a osservare coppiette e famiglie vestite con abiti tradizionali passargli accanto sorridenti.
Molte donne sfoggiavano i propri Kimoni colorati, alcune avevano anche dei bigliettini di carta dove scrivevano i desideri e pensieri per poi appenderli agli alberi.
Aveva visto persone vestite con abiti di carta in attesa della sfilata, altre gustare dei tipici piatti giapponesi. L’ultima volta che era stato lì, seppur senza Sherlock, si era sentito meno solo e abbandonato. Forse perché sapeva che Sherlock era in visita speciale dai suoi genitori?
A questo John non seppe proprio rispondere.

E lui?
Si poteva notare a un miglio di distanza il fatto che fosse un semplice turista. L’unica cosa che aveva in mano era il suo cellulare, in attesa di qualche suo segno di vita.
Decise di scrivere anche lui qualcosa, in quei biglietti colorati che la gente del luogo chiamava “Tanzaku”.

“Non ho mai scritto così male in tutta la mia vita. Ho anche bucato il foglio!”

Lo ripiegò con cura e se lo mise in tasca.
Poco dopo due mani lo afferrarono per le spalle, facendolo sobbalzare e reagire violentemente: si girò di scatto con il gomito destro, pronto a colpire in faccia l’avversario, questo però si abbassò e tentò di bloccarlo per farlo calmare, con il risultato di far arrabbiare di più John.

«Non mi riconosci più? Ma che ti prende?»

«Sherlock?» Watson si fermò improvvisamente. Durante il piccolo combattimento non era riuscito a vedere in faccia “l’aggressore” e aveva agito di conseguenza. Era successo più volte che qualcuno lo aveva afferrato da dietro con cattive intenzioni, e lui non voleva farsi trovare impreparato mai più.

«Sei tornato finalmente» inspirò profondamente, giusto il tempo di sorridere ai passanti e dire loro che no, non era una recita e nemmeno una rissa.
Per tutta risposta arrivarono fischi e applausi, qualcuno lasciò pure qualche moneta nel cappello di Sherlock posato a terra.

“Perché diavolo si è portato dietro quel dannato cappello? Ora si inchina e prende anche le monete”

«Con il tuo piccolo spettacolino ci abbiamo guadagnato ben 600 yen, vale a dire circa 4 sterline. Non male eh? Potremmo iscriverci a teatro, o fare gli artisti di strada. Ti immagini?  Le avventure di Sherlock e Watson..» continuò a fantasticare per circa due minuti nei quali John non riuscì mai a fermarlo.

«Primo: non ti piacerebbe lavorare per strada, teatro sì. Ma i soldi per iscriverci dove li troviamo? Secondo: perché ci hai messo tanto?»

«Il mio giapponese non le piaceva e quindi ha provato con l’inglese. Lo parlava davvero bene, ma la cosa non mi stupiva: aveva evidenti caratteristiche europee, o per lo meno non asiatiche. La sua pronuncia giapponese non era delle migliori anzi, aveva un sottile, ma marcato accento tedesco»

«C’era il servizio interpreti, perché non lo hai usato?»

«Io non ho bisogno di interpreti, John. E comunque ho solo riferito che il materasso puzzava di fumo, e puoi ben capire che non posso sniffarmi il materasso; dato che sto cercando seriamente di smettere di fumare. E poi non riesco a dormire!»

Eccoli di nuovo: quello sguardo arrogante e quel sorriso strafottente che facevano vacillare Watson. Era in quei momenti che non sapeva cosa rispondere effettivamente. Era come parlare a un bambino!

“I muri sanno essere più umili, io però non amo un muro, ma un bambino geniale in un corpo da adulto”

«Si è scusata riguardo l’odore e ha chiamato i suoi superiori per provvedere a una sostituzione. Poveretta! Spero di non aver compromesso il suo ingresso nella carriera lavorativa, era appena agli inizi!»

«Co- come hai capito tutto ciò? Oltre all’accento tedesco che io non ho notato»

Sherlock roteò gli occhi al cielo e sbuffò, per poi infilarsi le mani nelle tasche.

“Come al solito non osserva, lui guarda e basta. Però è questa una delle sue caratteristiche che amo di più, oltre al fatto che con lui io sembro più alto”

«I capelli erano appena stati colorati: le radici erano ancora chiare e i suoi capelli erano bruciati in più punti, segno che la temperatura della piastra era troppo alta, non doveva essere la prima volta che li bruciava a giudicare dalla secchezza che presentavano, come se a momenti si spezzassero. Non va dal parrucchiere da tempo: non ha abbastanza soldi e con quel lavoro spera di aumentare le proprie entrate per permetterle una vita più agiata; in più è più robusta di corporatura rispetto alle donne asiatiche. Il suono “ch” tipico tedesco si sta affievolendo, per lasciare spazio alla fonetica tipica giapponese, ma è comunque presente»

«Fantastico! Ora andiamo per favore? Ho fame e voglio godermi la festa»

“Ho perso il conto di tutte le volte che ho detto ‘fantastico’ dopo le sue deduzioni”

Stava già iniziando ad avviarsi quando, di nuovo venne bloccato da dietro. Stavolta però non si mosse e si beò del suo odore: profumo maschile senza dubbio, non era nemmeno tanto forte come quelli che usava lui, ma rilasciava comunque un odore penetrante.

Poi sentì qualcosa di caldo e morbido sul collo, per poi diventare leggermente umidiccio e stringersi lentamente e dolcemente sulla sua pelle; solo alla fine John percepì il sottile pizzicore della barba appena accennata.

“Un bacio sul collo..”

«Grazie John» sussurrò Sherlock prima di staccarsi dal compagno leggermente sorpreso dal suo gesto.
Sherlock lo precedette e per pochi secondi si girò leccandosi velocemente (quasi impercettibilmente) le labbra che sapevano di profumo, colonia precisamente, gli aveva lasciato un sapore amaro in bocca, ma poco importava; era il suo sapore amaro dopotutto.  Guardò John: era felice e sorrideva come non faceva da tanto tempo.

Lui gli sorrise di rimando.

"Sarà una festa meravigliosa"

 





NDA! Terzo capitolo yee! In teoria il prossimo dovrebbe essere l’ultimo.

Ehm.. che dire? Non sono brava a descrivere le scene d’amore in generale, mi viene abbastanza difficile perché non voglio cadere nel banale o nel troppo fluff.
Essendo anche la mia prima slash, spero di non diventare troppo smielata o, come dico io riferendomi a certe coppiette, diabetica XD
(Non è un insulto o una presa in giro per chi è diabetico realmente)

Ringrazio emerenziano per le recensioni e tutti coloro che leggono questa piccola raccolta <3
 
   
 
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