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Autore: saffyj    24/07/2017    4 recensioni
Degli archeologi si accorgono di essere a Natale solo dopo aver letto la data sul calendario. Durante la cena ognuno di loro racconta il proprio Natale e cosa più lo rappresenta... Anche se lontani da casa la magia li raggiungerà anche nel deserto, perchè dove c'è la vera amicizia il Natale è assicurato!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Jasper Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Leah
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Ed ecco a voi, come promesso, la storia che ho presentato al contest "Natale a Pasqua" e che mi ha regalato il terzo posto!!
Ho raccontato il mio Natale e, anche se so che è completamente fuori periodo, spero vi piaccia!!!
Un abbraccio e.... BUON NATALE in anticipo!!

  
 
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“Ho trovato qualcosa!” l’urlo di Jacob spezza il silenzio e mi fa alzare il viso dalla sabbia che sto meticolosamente spostando. Lo guardo leggermente frastornata, strizzando gli occhi infastidita dal sole accecante.
“Qui c’è qualcosa” urla nuovamente iniziando a saltellare come un bambino e sbracciandosi per farsi vedere.
Come risvegliata da un sogno, mi alzo di scatto e inizio a correre incredula.
Sono mesi che stiamo scavando in questo sito e le speranze di trovare ancora qualcosa, oltre i vasi che hanno dato il via a questa ricerca, iniziavano a svanire.
Fatico ad aprirmi un varco tra la persone che si sono affollate intorno al mio collega.
Gli occhi mi si illuminano, mentre il sorriso si allarga sul mio volto, nel vedere delle pietre semi dissotterrate che promettono l’inizio di un muro.
“Forse sono le famose stanze segrete di Tutankhamon” bisbiglia qualcuno alle mie spalle.
“Non so ancora cosa sia, ma sicuramente è l’inizio della scoperta del secolo” risponde spavaldo Jacob chinandosi per continuare a scavare. “Mollate tutto quello che stavate facendo e spostate le vostre ricerche qui” ordina disseppellendo con frenesia altre pietre allineate.
E tutti, con ritrovata foga, iniziano a scavare seguendo le indicazioni del mio collega. Ci dividiamo in gruppi, segniamo le unità stratigrafiche e ricominciamo a lavorare.
Il sole è cocente e gli occhi fan male per il riverbero del sole sulla sabbia dorata, ma l’emozione dello scoprire sempre più parti del muro, fa dimenticare ogni sofferenza e ci dona maggiore energia.
 
 
Il capo della spedizione, Jasper, ci avvisa, insieme al sole che tramonta, che la giornata è finita e che abbiamo circa venti minuti per rinterrare il tutto e preparaci prima che arrivi l’autista con la vettura che ci porterà in albergo.
Ci alziamo tutti lentamente, riluttanti di dover lasciare il sito sapendo che, dato che è fine settimana, per almeno due giorni non potremo tornare. Alcuni di noi propongono di piazzare dei faretti per poter continuare a scavare, almeno fino a quando non capiremo se si tratta di una sezione di muro caduto o il perimetro di una tomba, ma Jasper è irremovibile, essendo ben consapevole dei pericoli del deserto di notte. “L’attesa renderà la scoperta ancora più eccitante” risponde indicandoci la via per il magazzino dove dobbiamo sistemare gli attrezzi.
“Wow! Quando stavo per mollare tutto… ho lanciato lo scalpello sul terreno e… deng… ha battuto contro quella pietra” esclama Jacob sistemando gli attrezzi.
“Un bel colpo di fortuna!” rispondo dandogli una gomitata amichevole nel fianco.
“Già! Un bellissimo regalo di Natale!”
“Un po’ in anticipo, visto che la vigilia è stasera” gli risponde Edward, entrando nel magazzino con le mani piene di attrezzi.
“Oggi è…” penso guardando il calendario sul cellulare. “Cavolo! Oggi è il 24 dicembre! Tra la sabbia ed il sole non mi ero accorta di essere in pieno periodo natalizio.”
“E’ difficile pensare al Natale con questo clima” ribatte Edward facendo un cenno col capo verso l’esterno della porta.
“Non ho fatto i regali di Natale! Nemmeno mandato gli auguri!” piagnucolo pensando a quante cose ho dimenticato.
“Beh! Il lato positivo è che sei lontana chilometri da tutti e qui nessuno si aspetta nulla! Quindi tranquilla, quando tornerai a casa porterai i regali… hai ancora qualche mese di tempo per organizzarti” scherza Rosalie finendo di cambiarsi.
“Non credo che Alice sia d’accordo” ci fa notare Emmett facendomi ripiombare il morale sotto i piedi.
“Oh! Tranquilli… mi basta un pensiero… io ai vostri regali ho già pensato, e sono proprio solo dei piccoli pensierini!” si intromette Alice con il sorriso da bambina.
“Siamo in mezzo al deserto, Alice!” esclama Emmett esasperato “Come hai fatto a trovare dei regali?”
“Non è obbligatorio vivere nella civiltà per trovare dei pensieri ai compagni di avventure!” gli risponde facendogli l’occhiolino.
Emmett scuote la testa e con un sonoro sbuffo esce dalla magazzino seguito da Rose.
“E poi… in hotel c’è un piccolo shop… oltre un favoloso ristorante e una discoteca!” continua Alice alzando la voce sulla parola ristorante ed ottenendo come risposta Emmett che fa di nuovo capolino nella magazzino con gli occhi che luccicano per la gioia.
“Prepara tantissime leccornie!” rincara la dose facendogli l’occhiolino e poi ci guarda uno ad uno come se fossimo degli alieni “Ma possibile che, pur vivendo qui da mesi, non vi siate accorti di cosa offre l’hotel dove alloggiamo?”
“Io ho solo visto la doccia ed il letto” ammette Edward infilandosi la camicia pulita.
“Anch’io” rispondiamo tutti in coro facendo spalancare la bocca alla povera Alice per la sorpresa.
“E dove avete mangiato in questi giorni?”
“Servizio in camera” risponde Jacob stringendosi nelle spalle e tutti noi annuiamo.
“Oh! Siete impossibili! Ma tranquilli, c’è Alice Brandon e da oggi le cose cambieranno!” esclama prima di uscire a passo di carica dal magazzino. Tutti guardiamo il punto in cui è svanita con gli occhi sgranati. Conosciamo troppo bene la nostra collega per non temere le sue idee!
 
***
“Sei bellissima” afferma Alice entrando nella stanza ed ammirando il vestito che mi ha obbligata a indossare. “E’ perfetto con la moda locale! E riprende lo spirito natalizio!” esclama sistemandomi la chiusura sulla spalla e stirandomi qualche piega sul fianco. “Dai andiamo, gli altri ci stanno aspettando!” e mi prende la mano trascinandomi nel corridoio.
Rimango estasiata nel vedere per la prima volta il ristorante dell’hotel, è favoloso, tipico ed elegante, oltre che immenso. E’ gremito di persone, ma la mia attenzione viene subito attirata da Edward che sorride appoggiato ad un muretto tenendo in mano un bicchiere ormai vuoto. E’ vestito con i jeans chiari e la camicia con i primi due bottoni aperti, i capelli scompigliati ad hoc ed il sorriso sghembo che gli illumina il viso… Scuote la testa mentre Jacob si pavoneggia e mima qualcosa che fa scoppiare a ridere anche Jasper, sicuramente sta raccontando della sua scoperta.
Edward mi nota e, facendo l’occhiolino, mi invita con un cenno del capo ad avvicinarmi a loro. Alice corre tra le braccia del suo amato Jasper ed io mi guardo intorno cercando di stemperare l’imbarazzo, che però aumenta appena vedo Emmett che tuba al tavolo con Rosalie.
Siamo una squadra di archeologi, inviati per conto del signor Volturi a far luce su alcuni ritrovamenti, avvenuti alcuni mesi fa, nel sito che stiamo studiando. Siamo una squadra ben assortita e molto particolare. Siamo in sette e Alice è l’unica che conoscevo prima di questa avventura. Io e lei ci conosciamo dall’università, era la mia compagna di stanza, ed è grazie a lei che sono riuscita a far parte di questa spedizione dato che è la fidanzata di Jasper, il capo. E’ la fotografa del gruppo e collabora a stretto contatto con Rosalie che registra ogni singolo ritrovamento. Emmett è addetto al controllo dei trasporti dei manufatti, mentre io e Jacob siamo quelli sul campo. Adoriamo entrambi scavare e ritrovare tesori sotterrati dal tempo. Da alcune settimane si è unito a noi Edward Cullen, un insegnante di storia antica di Oxford.
E’ un uomo affascinante, colto e dai modi eleganti.
 
 
“Tutto bene?” mi sussurra all’orecchio Alice spingendomi leggermente in avanti facendomi avvicinare ai ragazzi. Annuisco con il capo e accetto il bicchiere che Jacob mi offre.
“Un brindisi al Natale che quest’anno è arrivato prima” esclama facendo tintinnare i bicchieri.
“Ed alla speranza che siano veramente le stanze segrete di Tutankhamon” gli fa eco Emmett facendo incrociare a tutti le dita.
Mi piacciono i miei colleghi, ognuno di loro ha la propria personalità e non potremmo essere più diversi l’uno dall’altro, ma la nostra passione comune per la storia e le ricerche, ci rende un gruppo affiatato e le nostre differenze sono uno stimolo a migliorarci.
 
Dopo aver sorseggiato l’aperitivo ci sediamo al tavolo che è preparato con i classici colori del Natale, sicuramente un’idea di Alice.
“E’ la vigilia di Natale!” si difende la mia amica notando il mio sguardo. “Almeno le decorazioni non possono mancare!”
“Ma Alice!” la chiama sconvolto Jacob “Ti sei dimenticata il camino con le calze!” e si porta una mano alla bocca con fare teatrale.
“E senza il camino… come fa Babbo Natale a portarti i doni?” gli dà man forte Emmett.
“Prendetemi pure in giro!” si difende a testa alta la mia amica “Ma non mi rovinerete la cena della vigilia e… per le calze… ho già pensato ad una soluzione!” ci strizza l’occhio svanendo sotto il tavolo e riapparendo con due borse enormi “Ma non potrete aprirli fino a domani!” esclama, riponendole sotto il tavolo con fare da mamma che ha appena messo in castigo i propri figli.
Edward sorride scuotendo il capo, mentre Emmett e Jacob rimangono a bocca aperta implorandola con occhi da cucciolo di poter vedere i regali.
La cena passa serena e rimango piacevolmente colpita dall’impegno che ci ha messo Alice nell’organizzare tutto. I piatti tipici del cenone, gli addobbi… mancano solo le canzoni natalizie e potrei dimenticare di essere nel deserto.
Finita la cena ci spostiamo sul terrazzo per ammirare la volta celeste e chiacchierare in attesa della mezzanotte.
“E quindi… senza gli addobbi, secondo te, non è Natale!” riprende il discorso Jasper abbracciando la sua amata.
“Ma che Natale è senza addobbi e luci natalizie… adoro il Natale perché è tutto scintillante!” risponde sognante guardando le stelle che risplendono sopra di noi.
“Per me il Natale è il lettone stracolmo di regali il mattino del 25. Io e mia sorella ci svegliavamo all’alba e ci divertivamo a riempire il lettone di mamma e papà con tutti i regali che Babbo Natale aveva portato nella notte. Sotterravo mio padre sotto montagne di pacchetti colorati e ridevo come un pazzo nel vederlo uscire ancora mezzo addormentato mentre guardava stupito tutti quei doni esclamando: “Quest’anno ho proprio fatto il bravo se Babbo Natale mi ha portato tutti questi doni!” ed ovviamente io e mia sorella ci affrettavamo a riprendere i nostri regali… Ma la parte più bella era vedere la camera invasa dalla carta colorata e dai fiocchetti, nemmeno un centimetro si salvava dalla lotta a chi apriva prima tutti i regali!” racconta Jasper scoppiando a ridere al ricordo.
“Per me invece il Natale è l’odore del muschio” si intromette Emmett, annusando l’aria “pochi giorni prima dell’otto dicembre io, mio padre e mio zio, andavamo per i boschi alla ricerca del muschio da mettere nel presepe.” rabbrividisce al ricordo e si stringe nelle spalle “Che freddo faceva la mattina presto!” si allarga in un sorriso “Ma chi trovava il pezzo di muschio più grande poteva decidere come costruire il presepe” scoppia a ridere in una fragorosa risata “L’anno in cui ho vinto io, ho voluto farlo con i miei giocattoli… mamma non ne è stata molto entusiasta… soprattutto perché San Giuseppe era Superman e la Madonna era Wonder-woman” e scoppia nuovamente a ridere seguito da tutti noi.
“E Gesù bambino?” chiede Jacob tra i singhiozzi.
“Batman!” risponde come se fosse ovvio, aumentando le nostre risate.
“Per me invece il Natale è guardare un cartone animato della Disney” continua Rosalie sedendosi sulle gambe di Emmett e accarezzandogli i capelli. “Possibilmente l’ultimo uscito” specifica.
“Un cartone animato?” le chiede incredulo Emmett trattenendosi dal ridere.
“Sì. La scelta di andare al cinema è sempre stato un problema. Io e mia madre adoriamo il grande schermo, mentre mio padre e mia sorella no. Mio padre non poteva fumare e mia sorella non poteva coricarsi… così, fin da quando ero piccola, andiamo al cinema solo il giorno di Natale e, dato che ogni volta la scelta del film era motivo di lite, mia madre ha deciso di risolverla una volta per tutte andando a vedere sempre e solo il nuovo cartone animato della Disney!” spiega fiera e annuendo “Per me il Natale è rappresentato da quel momento. Mi piaceva… e ancora oggi, mi preparo i popcorn e mi siedo sul divano a guardare un cartone della Disney. Se sono vicino a casa lo guardo insieme ai miei familiari, se sono lontana, lo guardo per sentirli vicini…”
“Ma guardi i cartoni classici o anche quelli nuovi?” le chiede Alice.
“Soprattutto quelli nuovi. Il mio preferito è…”
“FROZEN!” urla Alice alzandosi di scatto ed iniziando a ballare canticchiando All’alba sorgerò. Rosalie la canta insieme a lei e tutti noi rimaniamo ad ascoltarle. Hanno una voce deliziosa, e anche se non conosco il cartone, la canzone è bellissima.
“Per me il Natale è Olaf!” esclama Jacob appena le ragazze finiscono la canzone e tutti noi sgraniamo gli occhi “Volevo dire…” si corregge scuotendo la testa “Per me il Natale è il pupazzo di neve.” Prende un po’ di sabbia dal parapetto e la fa scivolare tra le dita guardandola con tristezza. “Nella riserva in cui vivo la neve è quasi perenne … come la nebbia… e fare i pupazzi di neve rendeva tutto meno triste”
“I pellerossa fanno i pupazzi di neve?” gli chiede Jasper stupito.
“Sì… o almeno, io e i miei amici lo abbiamo sempre fatto” ammette imbarazzato e poi, guardandoci, sorride e inizia a raccontare “Il primo pupazzo di neve lo ha ideato Seth, un ragazzino della riserva, perché voleva far credere a sua madre che fosse nel giardino anziché con noi grandi alla spiaggia”
“E sua madre ci è cascata?” gli chiede Emmett.
“No!” risponde prontamente scoppiando a ridere “Lo ha beccato mentre lo stava facendo! Ma da quel Natale tutti i ragazzi della riserva hanno fatto il loro pupazzo di neve.”
“Gli uomini senza cervello…” mormora Edward beccandosi un’occhiataccia da parte di tutti “Non parlo di Jacob ed i suoi amici” si difende alzando le mani e sorridendo con il suo sorriso speciale “Ma il suo racconto mi ha fatto tornare in mente un episodio della Lituania… dove il popolo ha costruito 141 pupazzi di neve davanti al parlamento come protesta”
“Il solito secchione” mormora Alice dandogli uno scappellotto.
“Effettivamente anche i nostri anziani li chiamano con un nome che tradotto è uomini senza cervello” interviene Jacob in difesa di Edward. “Ma pensavo si riferissero a Seth!” e scoppia a ridere riportando l’euforia.
“E invece tu, Cullen? Cosa è per te il Natale?” chiede Emmett.
Edward ci pensa un attimo. Si passa la mano nei capelli, un vezzo che ha quando pensa e, dopo altri secondi, si allarga in un sorriso “Per me il Natale sono le canzoni natalizie!”
“I jingle?” gli chiede stupita Alice.
“Anche, ma soprattutto le canzoni di Natale.” Ed inizia a canticchiare un motivetto che non conosco ma che sa molto di Natale. “Mia madre ne inventava sempre uno nuovo per le feste” e ricomincia a canticchiare a bocca chiusa.
“E’ una delle sue canzoni?” gli chiedo avvicinandomi per ascoltarla meglio.
“Sì” continua a canticchiarla “E’ quella che secondo me rappresenta di più il Natale… o almeno, quella che per molti anni ho quasi odiato, ma che, appena ho imparato a suonare, è diventata il simbolo di Natale in casa Cullen” e continua a canticchiarla ad occhi chiusi.
“Tu suoni?” gli chiede Jacob.
“Sì, il pianoforte!” risponde riaprendo gli occhi e sorridendo in imbarazzo “Se sei un Cullen non puoi non suonare il pianoforte, è la tradizione! E se sei il più piccolo devi esibirti il giorno di Natale di fronte a tutta la famiglia”
“E quest’anno te la sei scampata!” gli dà una gomitata amichevole Emmett facendogli l’occhiolino.
“Chi ti dice che sono ancora il più piccolo?” gli chiede quasi offeso. Emmett sta per replicare quando Edward scoppia a ridere “Sono ancora il più piccolo!” ammette continuando a ridere “E, anche se non lo credevo possibile, mi dispiace non esibirmi questo Natale”    
“Tranquillo! Nel salone ho visto un piano a coda… potrai esibirti per noi!” esclama felice Alice.
“Ed invece tu?” mi chiede Edward senza darle ascolto.
“Io?” chiedo indicandomi e cercando qualcuno che non abbia ancora raccontato il suo Natale.
Tutti annuiscono ed io cerco nei miei ricordi…
“E’ difficile pensare al Natale in un ambiente così” rispondo indicando la distesa di sabbia sotto di noi “Con questo clima secco e che profuma di polvere” continuo inspirando e un ricordo, un profumo, mi dà la risposta…
“Anche se forse…” continuo non sicura dato che non ci credo nemmeno io “forse per me il Natale è: il Natale in Contrada” rispondo continuando a sentire quel profumo particolare che può esistere solo nella mia mente. Tutti mi guardano senza capire e, dopo essermi messa comoda, mi spiego meglio.
“Nel paese in cui sono nata, c’è una tradizione che affonda le sue radici lontano, nei riti che celebravano, con il solstizio d’inverno, la vittoria della luce sulle tenebre, la rivincita del sole sul buio invernale, la ripresa della vita e dei lavori. Infatti una parte del paese ritorna, come per magia, ai tempi dei nostri nonni e, camminando per quelle vie illuminate solo da lanterne si possono riscoprire mestieri ormai dimenticati ed assaporare le prelibatezze della nostra tradizione” inspiro ripensando al profumo di salsiccia, di polenta, di caldarroste… mentre ad occhi chiusi rivedo la luce fioca e tremolante delle lanterne che illuminano i lavoratori. Quel particolare profumo che mi ha fatto ripensare al Natale in Contrada torna a solleticarmi l’olfatto ed apro gli occhi per tornare al presente, lontano da ciò che inaspettatamente mi ricorda il Natale.
“Deve essere particolare” mormora Alice sognante ed io annuisco.
“Quindi per te, il Natale è vedere gente lavorare” esclama ironico Emmett.
“No!” rispondo prontamente. “E’… E’ la magia che si respira” scuoto il capo e sorrido “Se mi sentisse mia madre!”
“Perché?” chiede curiosa Rose.
“Non ci volevo mai andare quando ero in paese. La sera di Natale è gelida e non importava quanto ti coprissi o quanto tenessi in mano il piatto fumante della polenta, il gelo si insinuava fino nelle ossa”
“E allora perché hai detto che il Natale è quel posto tanto magico quanto gelido?” mi chiede Edward avvicinandosi e guardandomi negli occhi come se volesse leggere la risposta.
“Perché è il Natale del mio paese. Perché mio padre ha partecipato come figurante, ed anche mia madre. Mio padre faceva il bracciante mentre mia madre recitava insieme ad una compagnia locale che mette in scena novelle natalizie. Perché è la sera in cui si fanno i fuochi d’artificio…”
“Solo per quello?” mi chiede come se avesse capito che sto nascondendo qualcosa.
“Che Natale è senza vin brûlé?” mormoro ripensando a quante volte io ed i miei amici l’abbiamo detto mentre brindavamo illuminati dai fuochi d’artificio di mezzanotte.
“Vin brûlé?” mi chiede Edward avvicinandosi maggiormente e guardandomi come se parlassi una lingua sconosciuta.
“Un vino speziato!” esclama Emmett scoppiando a ridere “La bacchettona Bella che unisce alla parola Natale un vino!” continua a ridere asciugandosi le lacrime.
Guardo Edward annuendo imbarazzata.
“Era l’unico modo per scaldarsi veramente” provo a giustificarmi.
“E come è questo vin brûlé?”
“E’ un vino caldo, speziato, con dei pezzi di frutta… è buono e scalda anima e corpo” rispondo rendendomi conto di poter passare per un’aspirante alcolizzata, ma non importa, non voglio mentire e so di non esserlo.
“Quindi per te il Natale è il vin brûlé”
“E’ il Natale in Contrada” lo correggo cercando di salvare il minimo di dignità. Lui annuisce sorridendomi e con nonchalance cambia discorso parlando dei suoi jingle e del pianoforte che vorrebbe suonare.
La mezzanotte ci trova ancora seduti sulla terrazza a chiacchierare ricordando i Natali passati, senza più toccare il discorso vin brûlé…
 
***
Il leggero bussare alla porta mi risveglia. Guardo l’ora, è prestissimo ed è il giorno di Natale. Mi stropiccio gli occhi e mi ricopro certa di aver sognato, ma bussano nuovamente. Sbuffando mi alzo e mi dirigo a occhi semi chiusi ad aprire allo scocciatore o scocciatrice.
“Cosa…” farfuglio frastornata mentre Alice mi trascina verso il letto.
“Shht! Non dobbiamo svegliarli” sussurra indicandomi le porta oltre il quale i miei fortunati colleghi ancora dormono.
Mi fa sedere sul letto, ma appena faccio cenno di ricoricarmi, mi fa sedere su una scomoda sedia.
“Ci ho riflettuto tutta la notte” inizia camminando avanti ed indietro per la stanza “Io ho avuto il mio Natale. Ho avuto la mia cena con addobbi e luccichii… mi piacerebbe che anche gli altri lo avessero” borbotta continuando a camminare strofinandosi il mento.
“Per Rose non è difficile, ho già chiesto alla reception e hanno tantissimi DVD della Disney, compreso Frozen. Per quanto riguarda Jasper, ho tutti i regali che vi ho fatto, che aggiunti a quelli vostri dovrebbero essere abbastanza da riempire il lettone. Per il presepe alternativo con profumo di muschio di Emmett, beh… con un po’ di fantasia possiamo realizzare il suo Natale… ho una boccetta di profumo che si avvicina molto al muschio e possiamo utilizzare dei souvenir che avevo preso allo shop. Per il pupazzo di neve…” guarda fuori dalla finestra e sbuffa delusa “Credo che Jacob dovrà accontentarsi di un pupazzo di lenzuola! Per Edward, credo che sia perfetto il piano a coda che c’è nel salone e potrà suonarlo a pranzo per noi, la sua nuova famiglia… adesso dobbiamo solo organizzarci per riuscire a fare il tutto prima che si sveglino.”
“E il mio Natale?” chiedo delusa di essere stata dimenticata.
Volta il viso di scatto verso di me fermandosi a guardarmi con occhi sbarrati.
“Come faccio a trovare persone che si travestono da contadini e fanno mestieri dimenticati?” mi chiede esasperata alzando le braccia al cielo, ed io chino il capo capendo la difficoltà.
“Ok. Dimmi cosa devo fare” esclamo cambiando argomento e concentrandomi per aiutare Alice a realizzare i suoi progetti.
 
Grazie all’organizzazione del ciclone Alice, dopo un’oretta, la mia camera è addobbata per regalare il Natale ad ogni amico-collega.
“Vado a chiamare gli altri… tu aspettami qui”
E dopo pochi minuti un’Alice saltellante entra in camera seguita da quattro zombie.
Jasper si lancia sul letto ed Alice mi sorride facendomi l’occhiolino, mentre Emmett viene spinto poco delicatamente verso il divano che già ospita un Jacob mezzo addormentato. Rose è l’unica che si accorge di ciò che la circonda e, con la mano sulla bocca per la sorpresa, si avvicina al televisore, sul quale c’è il menù del DVD di Frozen.
“BUON NATALE!” urla Alice saltellando.
“Ma… Ma…” balbetta Rose guardandosi intorno.
Emmett inizia ad annusare l’aria e sorride nel riconoscere il profumo di muschio, mentre Alice mi sprona a seppellire Jasper con tutti i regali. Jacob apre gli occhi incuriosito dalle risate degli altri e nota finalmente il buffo quanto inguardabile pupazzo di lenzuola “Ciao omino senza cervello!” lo saluta prima di abbracciarlo.
“E Edward?” chiedo guardando verso la porta.
“Era già uscito per una commissione, ma arriva” mi rassicura Alice passandomi un pacchetto colorato che riporta il mio nome.
“Non lo aspettiamo?” le chiedo guardando i bambini cresciuti che mi guardano con occhi da cuccioli mentre smettono per un momento di strappare la carta dei loro regali.
“Sono qui!” annuncia Edward entrando con il suo passo deciso nella stanza e facendo il suo solito sorriso sghembo.
Gli passo il pacchetto che riporta il suo nome e mi sposto per fargli spazio.
Come bambini ci avventiamo sui regali e ci divertiamo come matti mentre il letto ed il pavimento si riempiono di carta colorata, nastri e fiocchi.
Jacob sposta il suo “nuovo amico senza cervello” vicino al letto e tutti insieme ci mettiamo comodi per guardare Frozen.
Sarà il poco spazio, sarà l’atmosfera, ma mi faccio coraggio e appoggio il capo sulla spalla di Edward che mi avvolge con il braccio stringendomi a lui. Ci emozioniamo guardando la storia di Elsa e i buffi personaggi che la circondano. Soprannominiamo il nuovo amico di Jacob Olaf e trascorriamo la mattina di Natale in allegria, in attesa che arrivi il momento del pranzo e del momento del Natale di Edward.
 
***
 Il Natale è passato. Ho chiamato a casa e fatto gli auguri a tutti i miei cari. Alice è riuscita a portare la magia del Natale anche qui in mezzo al deserto ed ho passato una giornata stupenda insieme a persone fantastiche; un Natale veramente unico.
Mi corico rivivendo tutte le risate e le emozioni della giornata, quando bussano alla porta.
“Chi è?” chiedo alzandomi.
“Io” mi risponde Edward dopo alcuni secondi ed il mio cuore perde un battito.
Mi guardo intorno ripetendomi che non mi devo illudere, che sicuramente è venuto solo perché ha dimenticato qualcosa nel pomeriggio. Apro la porta mentre cerco ancora con lo sguardo il motivo per cui è fuori dalla mia camera.
“Vieni” mi invita sorridendo ed allungando una mano che prendo con titubanza. “Fidati di me… è Natale anche per te…” esclama con voce sensuale trascinandomi verso la terrazza in fondo al corridoio.
Rimango senza fiato nel vedere le candele che, disposte con cura, illuminano, rendendolo magico, il terrazzo. Un divanetto a due posti con un tavolino posto di fronte a lui è l’unico arredamento.
“Ho provato a corrompere il personale per ricreare l’atmosfera del tuo Natale in Contrada” fa una smorfia guardando verso le candele “ma sono solo riuscito ad ottenere delle candele, nessun bracciante che ricrei i vecchi mestieri” sorride posandomi una mano alla base della schiena e invitandomi a sedere sul divanetto.
“E’ bellissimo” esclamo guardando il panorama rischiarato dalla luna e dalle stelle.
“Con un po’ di impegno… e sperando di avvicinarmi almeno un po’…” continua prendendo qualcosa nascosto dietro al tavolino “sono riuscito ad ottenere anche questo.” E mi passa un bicchiere fumante all’aroma di cannella “Non ci sono i frutti che si usano nel tuo Paese, ma alcuni frutti locali simili per gusto e compattezza” ammette.
Chiudo gli occhi e annuso il vino caldo e, anche se leggermente più dolce, mi fa tornare al mio paese, alle sere di Natale in quella via fredda, ma gremita di gente che lavora, passeggia, canta…
Lo scoppio di un fuoco d’artificio mi fa riaprire gli occhi. Il cielo è illuminato a giorno con un colore verde, seguito da uno blu e poi da uno rosso.
“Che Natale è senza vin brûlé?” brinda Edward facendo tintinnare insieme i bicchieri mentre l’orologio suona la mezzanotte e i fuochi d’artificio illuminano il mio Natale africano.

 
FINE

 
Questa è la targa che ho vinto!! Bellissima vero?

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Oltre a questa storia ho presentato un'altra storia che ho scritto a quattro mani con Deni_Mas...
se volete leggerla, cliccate sul titolo sottostante:


Il Regalo di Natale
   
 
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