Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: sono_un_lamacorno    24/07/2017    3 recensioni
Sherlock e John.
Un caso.
Uno sparo.
Una fine.
...e un colpo di scena.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Finalmente, il caso si sarebbe chiuso.

John Watson e Sherlock Holmes, compagni d'avventure da due anni, erano totalmente assorbiti dal caso dei "Canarini Giapponesi" da ormai tre mesi, dimentichi di qualsiasi cosa esterno a essa.

Un importante sceicco di Dubai aveva comprato due rarissimi esamplari di canarini provenienti dal Giappone, dalle piume lucenti d'oro e con il becco simile all'argento, con un valore superiore ai $5 milioni ad esemplare. Ovviamente erano stati rapiti da una banda di contrabbandieri, il cui unico scopo era rivendere i due esemplari al triplo del loro valore, dirottando la barca su cui sarebbero arrivati. Per Sherlock sarebbe stato un caso noioso, privo di qualsiasi interesse, se solo nella gabbia in cui erano contenuti i canarini non si fossero misteriosamente trovati dei codici di lancio appartenenti al Governo inglese.
Quindi, sotto consiglio del fratello Microft Holmes, era stato gentilmente invitato a scoprire dov'era finita la gabbietta, e sopratutto, perché uno sceicco arabo aveva quei delicatissimi documenti.

______

Era una gelida notte al porto sullo stretto di Gibilterra. John e Sherlock erano lì, nascosti da dagli imponenti container, gelando mentre aspettavano che la nave con i contrabbandieri arrivasse.
-Cavolo, perché fa così freddo?- Disse John, sfregandosi le mani nel vano tentativo di scaldarsi. Guardava con le sopracciglia contratte l'orizzonte.
-John, in Marocco c'è una fortissima escursione termica. È normale.- Rispose pragmatico Sherlock, come se fosse ovvio.
-Lo so, ma intendevo che...- Provò a spiegare John, prima di venir zittito dal consulente investigativo. Si sporse leggermente per vedere cosa attirava tanto la sua attenzione, e quando lesse il logo sul fianco della grandissima nave che stava passando a pochi metri da loro, ebbe una potentissima scarica d'adrenalina.
Alain's Company.
Era questo il nome della compagnia di bracconieri che avevano rapito i canarini e, cosa molto più importante, quei codici di lancio. Il logo era dipinto sulla fiancata dell'imbarcazione, eroso dal tempo, semplice e bianco.
Nel mentre che guardavano la nave, felici che tra non molto si sarebbero liberati del caso, delle figure veloci e scure si schieravano a difendere l'imbarcazione, appostandosi sulla banchina. Avevano delle armi molto potenti, si capiva perfettamente anche con la poca luce che c'era.
- Dobbiamo salire.- Sussurrò Sherlock, con la sua voce profonda e vibrante.
-Cosa?- Sussurrò di rimando John, con il tono alterato. -Sherlock, ci saranno qualcosa come 20 soldati armati!-
-Lo so.-
-E noi siamo in due! Con delle pistole.- Li squadrò meglio. -Dio, sono dei kalashnikov quelli.-
-Lo so.- Sherlock sentì il compagno deglutire.
-Se usciamo da qui siamo morti!-
Il detective lo squadrò gelido. -Non voglio aver usato più di tre mesi della mia vita per nulla.-
L'espressione di John non prometteva niente di buono. Sospirò piano. -Ho una buona mira, il caricatore pieno e tanta voglia di andarmene. Andiamo.- Disse il dottore, lasciando leggermente stupito Sherlock. Tuttavia, quell'emozione se ne andò per lasciar spazio all'adrenalina che gli pompava nelle vene. Sgattaiolarono da un container all'altro, accovacciati, cercando di avvicinarsi il più possibile a quegli uomini.
Il primo colpo, fu sparato proprio da loro. Sherlock non era stato abbastanza veloce nello spostamento, e prima che potesse nascondersi, una raffica di proiettili lo colpì, lacerandogli il cappotto.
-Il mio cappotto...- Borbottò sconvolto, tenendo tra le mani il tessuto rovinato.
-Stai bene?- Gli chiese John.
-Io si, ma il mio cappotto no.-
-Non è il momento, Sherlock! Te ne comprerò uno nuovo a Londra, se torniamo vivi. Aiutami a farli fuori in tempo.- Gli disse scocciato Watson.
Tirarono entrambi fuori la pistola, caricando i colpi. Appena uno dei loro aveva premuto il grilletto, tutti si erano sparsi, rendendo difficile e pericoloso compiere la missione.
-Tu ti occupi dei dieci a sinistra, io quelli a destra.- Propose Holmes. John annuì, e si separarono. Prima di farlo, le loro mani si sfiorarono leggermente, ognuno alla ricerca del minimo contatto con l'altro prima del pericolo, senza sapere perché.
Appena John girò l'angolo, sentì un singolo sparo di pistola che squarciò l'aria, seguito da un tonfo sordo. Ne mancavano diciannove.
Il secondo toccò a John, dopo aver guardato a destra e a sinistra prima di uscire dal corridoio di container in cui era. Lo vide, alla sua sinistra, e prima che potesse solo accorgersi di esser stato scoperto, gli trapassò il cranio con una pallottola.
Ne mancavano diciotto.
Alcuni colpi andavano a vuoto, ogni tanto si sentiva lo sparo dell' AK-47, eppure, dopo pochi minuti, ne mancava solo uno. L'adrenalina faceva il suo effetto.
La nave stava per uscire dal porto, dovevano fare in fretta.
John correva di soppiatto per l'ennesimo corridoio di container, quando sbucò in uno strano incrocio. Alla sua sinistra, destra, indietro e davanti si aprirono altre strade di metallo. Non sapeva quale scegliere, sicché erano tutte uguali, ma ci pensò il mercenario rimasto per lui.
Sparò un paio di colpi in modalità automatica, centrando John alla gamba e al torace. Mentre cadeva a terra, in un rantolo di dolore, tre o quattro colpi di pistola volarono sopra la sua testa, centrando colui che l'aveva ferito, mortalmente. Si accasciò come un sacco di patate.
John Watson, intanto, era rannicchiato in terra con un'appiccicosa pozza di sangue intorno a se. Gli imbrattava i vestiti, i capelli, la pelle.
Sherlock Holmes si precipitò da lui, con gli occhi umidi. -John!- Urlò, disperato.
-She...sherlock. Vai sulla nave.- Gli disse Watson, con la vista che cominciava ad appannarsi. Il dolore si spandeva a ondate per tutto il suo corpo, facendolo tremare tra le braccia di Sherlock, non curante del sangue che lo macchiava.
-Non posso lasciarti qui...- Disse, in un sussurro.
-Fallo.- Lo prego John, cercando di imprimersi per sempre nella mente il viso dai lineamenti regali sopra di lui.
-John...- Espirò tremolante Sherlock. -Devo dirti una cosa.-
-Sherlock...?- John recuperò un poco del suo cipiglio, ma era talmente pallido da far stringere il cuore a Sherlock.
-John Watson, io...-

-Non ci crederete mai! Al buffet hanno finito il gelato!- Strillò qualcuno dietro di loro.
-Mark, proprio adesso?!- Urlò Steven Moffat, per farsi sentire sopra il lamento di voci scocciate di tutta la troupe ed il ronzio delle luci che si riaccendevano.
John, o meglio Martin, si alzò scocciato, chiedendo un qualcosa per pulirsi dal sangue finto a un'assistente.
-Andrew, non darmi dello stronzo. Non è colpa mia se lo chef non ha pensato alle mie esigenze.- Si giustificò Mark Gatiss, mentre si beccava i peggio insulti da parte di Benedict e Andrew, che lo avevano circondato.
Steven se ne stava appollaiato sulla sua sedia da regista, con le mani tra i capelli, circondato da cartoni vuoti di caffè. Guardò dritto negli occhi Mark, per poi mimare con le labbra "prossima stagione", accompagnato dal gesto della decapitazione. Mark impallidì, andando a scusarsi con lui. Egli non ne volle sentire, e liquidò tutti con:
-Per oggi non ce la faccio più, si continua domani.- Aveva gli occhi iniettati di sangue. Spesso diceva che gestire quegli attori era come fare da babysitter. Nessuno vi avrebbe creduto finchè non avessero visto scenari come Louise Brealy saltellargli intorno per avere un po' di caffè, o Rupert giocare a Shangai con i frustini di scena. Ma peggio di tutti, Andrew Scott che ballava su "My Milkshake brings all the boys to the yard", mentre nella stanza adiacente Benedict Cumberbatch vinceva il premio come miglior twerkatore del secolo, dopo essersi esibito su Anaconda, accompagnato dal beatbox di Martin Freeman.

Stanchi a causa delle riprese, tutti gli attori uscirono dall'area del porto di Liverpool adibito alle riprese. Salirono sul pullman che li avrebbe portati fino all'albergo dove alloggiavano. C'era chi leggeva, chi faceva le parole crociate, chi giocava a "indovina cosa vedo" o chi semplicemente dormiva.
Mentre si accalcavano davanti alla reception, ognuno desideroso di andare a dormire, Benedict si avvicinò all'orecchio di Martin, sussurrando con voce più profonda di quanto dovrebbe.

"In camera mia alle 23:00, vieni."

Senza salutare nessuno, prese le chiavi della stanza per poi dirigersi al suo alloggio.
Non vide il sorriso che gli rivolse Martin, eppure, sapeva che c'era.










Un paio di cosine dalla tipa che ha scritto questa roba
Okay, non so nemmeno io cos'ho scritto.
Non ha senso, ma boh, mi piace (?) ((si sono coerente))
Comunque, mi dispiace se c'è qualche errore o imprecisione, l'ho scritta di getto. Siccome in questo momento la schifezza che è la mia vita sta andando ancora più di merda del solito, non ho tanta voglia di rivederla.
Ditemi cosa devo migliorare, alla prossima.

||Lamacorno||
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: sono_un_lamacorno