Scritto sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=o33poW-AQRM.
Nella vecchia trilogia di Spiderman, il bacio tra Peter a testa in giù e MJ ha fatto storia. In Homecoming c'è stata quasi una citazione della scena, senza che poi si fosse verificata. Io ne ho fatto la mia versione, perché in Homecoming ho amato tantissimo Flash.
★Autore: Kamy
★Fandom: Spiderman Homecoming.
★ Iniziativa: Questa storia partecipa alla Challenge “All Summer Long” a cura di Piscina di Prompt e Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 1313.
★ Prompt: Lo spazio sicuro dentro il baldacchino con la zanzariera.
★Bonus: Stelle cadenti.
Il sogno di Thompson
Flash teneva il capo
chino, il cappuccio della tuta da
ginnastica calato sul viso. Sentì dei passi alle sue spalle
e si voltò,
intravide due uomini seguirlo. Rabbrividì e
accelerò, strinse con entrambe le
mani le spalline dello zainetto. Accelerò, sentì
gli altri aumentare a loro
volta la velocità e si mise a correre a perdifiato. I due
uomini lo
raggiunsero, uno lo afferrò per il braccio strattonandolo
all’indietro e l’altro
estrasse un coltellino a serramanico.
“I-io…
non sono ricco… prendete quello che
volete…”
piagnucolò Flash.
L’aggressore con
il coltellino ghignò, la luce dei lampioni
illuminò il suo viso, dei capelli biondo sporchi gli
ricadevano lunghi dietro
le spalle.
“Sgancia la
grana, frignone” ringhiò l’altro uomo.
Sulla
gota dalla pelle nera risaltava una cicatrice.
Flash sgranò
gli occhi, li aveva liquidi.
Spiderman balzò
dietro i due, li raggiunse con delle
ragnatele alla schiena e li strattonò
all’indietro, allontanandoli da Thompson.
“Dannato!”
gridò il biondo, cercando di trafiggerlo con la
lama della propria arma.
Spiderman
schivò il colpo di coltello, gli colpì con una
gomitata il polso, spezzandoglielo. L’aggressore perse la
presa sull’arma e
Peter lo raggiunse con una testata. Il rapinatore gridò di
dolore, mentre il
suo naso si spaccava e il sangue fuoriusciva a schizzo
tutt’intorno.
L’altro
aggressore estrasse una pistola e sparò verso il
supereroe.
Spiderman
saltò, evitando i colpi di proiettile del primo e
lo raggiunse con un calcio al mento, facendolo svenire. Finì
il balzo con una
capriola all’indietro e si acquattò.
“I-incredibile…”
sussurrò Flash.
Spiderman si
rialzò e utilizzò le ragnatele per avvolgere i
due aggressori. Estrasse un foglietto dalla propria tasca insieme a una
penna
ed iniziò a scriverci su.
“Sei una specie
di angelo custode, è la seconda volta che mi
salvi” disse Flash, passandosi la mano tra i capelli scuri.
“Ero in
zona” rispose Spiderman. Mise un bigliettino sopra i
due e rinfilò la penna in tasca.
“Sai, ogni volta
che ti vedo, mi sembra sempre di conoscerti
da una vita” disse Thompson.
Peter deglutì
rumorosamente e si voltò, allontanandosi.
“Spiderman…”
disse Thompson con voce tremante. La pelle
scura del suo viso era leggermente grigiastra.
“Sì?”
domandò Peter rendendo la voce più roca. Un
rivolo di
sudore gli scivolò lungo il collo e avvertì il
battito cardiaco accelerare.
“Mio padre mi ha
messo in punizione per un mese quando mi
hai distrutto la macchina. Sai, era il suo bene più
prezioso. Penso che se non
avessi rischiato la vita solo qualche mese prima, mi avrebbe seriamente
ucciso”
disse Flash. Avanzò e infilò le mani in tasca.
“Mi dispiace, ma
non posso rimanere qui a sentire a sentire
la triste storia della tua vita” disse Spiderman. Si
girò nuovamente e allungò
il braccio davanti a sé.
“Sei davvero
amico di Peter Parker?” domandò Flash. Il vento
gelido della notte gli faceva ondeggiare i capelli scuri intorno al
viso.
Peter strinse le labbra e
abbassò il braccio.
“Perché
continui a chiedermelo? Anche se fosse? Sono un amichevole
Spiderman di quartiere. Mi conoscono anche tantissime vecchiette,
alcune di
loro mi hanno anche offerto il pranzo”.
Flash lo raggiunse e
guardò gli uomini incoscienti legati
dalle ragnatele.
“Adesso
conoscerti è figo e poi ti devo la
vita…” sussurrò.
Socchiuse gli occhi e deglutì. “Io devo prendere
in giro Peter. È l’unico modo
per non essere escluso. Loro due se lo possono permettere, ma io non
sono
neanche intelligente. Se venissi emarginato…”.
Spiderman volse lentamente
la testa, la figura dell’altro si
rifletté negli occhi bianchi del costume.
“Vuoi dirmi che
sei un bullo per non essere preso in giro?”
domandò secco.
Flash chinò il
capo e strinse i pugni, conficcando le unghie
nella pelle dei palmi.
“Sono per
metà indiano, mio padre è un ricco imprenditore
che ha sposato una donna straniera con meno della metà dei
suoi anni. E, girava
voce che fossi omosessuale” spiegò.
Iniziò a
piovere forte e si udì un forte tuono provenire dal
cielo.
Thompson
starnutì.
Spiderman
sospirò pesantemente.
“Sì,
sono amico di Parker e se vuoi sarò anche amico tuo.
Fatti accompagnare a casa” disse con tono roco.
Flash sorrise e le sue
iridi brillarono.
Peter lo
abbracciò e balzò, Thompson gridò e si
abbracciò a
lui, Peter lo strinse con un braccio, mentre utilizzava
l’altro per appendersi
con le ragnatele a un palazzo dietro l’altro.
“Senti, i miei
non torneranno prima di notte fonda. Mi
piacerebbe offrirti un caffè, o una cioccolata calda, o un
alcolico. Quello che
vuoi” disse Flash. Sentiva il corpo longilineo
dell’altro premere contro il suo
e boccheggiò, avvertendo una fitta al basso ventre.
“Ora non
esagerare. Volevo solo evitare che ti ammalassi con
questo temporale estivo. O che ti facessi nuovamente aggredire.
Perché, per
essere un bullo, non sai combattere per niente”
ribatté Parker.
“La casa di
Flash Thompson si trova esattamente all’angolo. È
la prima con le pareti color panna e una piscina” disse la
voce dell’A.I. nella
tuta di Peter.
“Il fatto che io
abbia partecipato a una gara per secchioni,
ti dovrebbe far capire che sono un finto bullo. Non che sia un vero
nerd come
Parker e Ned…” spiegò Thompson.
Peter atterrò
sul terrazzino della casa.
“Parli
molto” disse secco.
Thompson
arrossì e si grattò la testa. Le gocce di pioggia
gli scivolavano lungo il viso e i capelli umidi gli aderivano al viso.
“M-mi dispiace.
Però almeno uno di noi dovrà pur farlo. Sai,
oggi ci sarà una pioggia di stelle cadenti. Mi piacerebbe
fartela vedere”
farfugliò.
< Non me lo
ricordare, avevo comprato anche un telescopio
per vederla e invece sono qui, con te, che sembri una ragazzina alla
prima
cotta > pensò Parker.
“Sta piovendo ed
è nuvoloso. Questa notte non si vedrà
niente in tutta la zona” disse con voce roca.
Flash sgranò
gli occhi.
“V-vero”
disse. Aprì la portafinestra e indicò dentro.
“Almeno
entra a vedere la mia camera. Ho un vero letto a baldacchino e ha anche
una
zanzariera dell’ottocento. Mio padre adora i mobili
d’epoca. Ti prego” lo
supplicò.
Spiderman
entrò, scostò la zanzariera candida e
saltò,
appendendosi a testa in giù sul baldacchino.
Flash raggiunse un piccolo
frigorifero nascosto sotto una
scrivania e lo aprì, tirandone fuori una lattina di
coca-cola.
“Questa ti va
bene?” domandò.
< Un altro ricco
che manda il figlio a una scuola per
poveri. Speriamo non sia un Avvoltoio 2.0. > rifletté
Spiderman.
“Non hai una
ragazza a cui far vedere questa stanza?”
chiese.
Flash gli aprì
la bibita e gliela porse con mano tremante.
“Sai, la voce
non era falsa. Sono davvero omosessuale”
spiegò.
Spiderman si
scostò la maschera fino a scoprire la bocca e
bevve avidamente, rabbrividendo.
< Mr. Stark ha
detto che la bisessualità è la via e che
non mi devo precludere nessuna strada. Se qualcuno è
interessante, devo
riflettere se mi può piacere. Quindi scappare via urlando
alla notizia sarebbe
offensivo e inappropriato > pensò.
“I suoi tassi
ormonali quando è vicino a te sono decisamente
più irregolari di quelli della ragazza che ti
piaceva” disse la voce femminile
dell’A.I..
Peter ridacchiò.
“Non dirmi che
ti piace Parker” disse.
Flash ticchettò
con il tallone per terra.
“Io penso che tu
sia Parker e sì, mi piaci. In tutte le tue
vesti. Solo gli idioti non si accorgerebbero che sparisci sempre. E poi
Ned è
dannatamente sgamabile come aiutante imbranato”
borbottò.
Peter finì il
contenuto della lattina e si sporse, baciò
Flash a testa in giù. Thompson chiuse gli occhi e
ricambiò il bacio con un
gorgoglio di piacere.
Spiderman si
staccò, si coprì di nuovo la faccia e
saltò
fuori.
“Chissà,
forse hai ragione” disse. Si voltò e corse,
saltò
sparando una ragnatela.
Flash si lasciò
cadere sul letto pesantemente e ansimò,
accarezzandosi le labbra.
< In questo spazio
sicuro, dentro il baldacchino con la
zanzariera, ho realizzato il mio più grande sogno >
pensò. Chiuse gli occhi
e si sdraiò a faccia in su, sorridendo.