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Autore: moonchant    26/07/2017    3 recensioni
“Sei stato famigliare dal primo momento che ti ho incontrato. Come un meraviglioso déjà-vu. Quando abbiamo parlato, riso e danzato sono stato assalito da quella potente sensazione di essermi già trovato in questa medesima situazione. E quando ci siamo baciati ho sentito l’energia di centinaia di vite sulle nostre labbra, come se le nostre anime si conoscessero da molto tempo”
Sterek|Oneshot
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note: Non ho molto da dire. Mi è venuta voglia di analizzare (?) le relazioni di Derek o almeno ho cercato di farlo. Ed ovviamente Stiles era presente in ogni relazione, perchè è assurdo pensare che Stiles e Derek non si conoscessero da prima dell'incendio. La storia probabilmente conterrà millemila errori. I paragrafi sono alternati tra presente e passato, i pragrafi che fanno riferimento al passato iniziano e finiscono con una frase in corsivo.

*

Qualcuno una volta ha detto “In questo mondo, c’è ogni genere d’amore,  ma mai lo stesso due volte”, ed è vero. L’amore che proviamo è diverso ogni volta: dal primo amore fino all’ultimo. Diversi ma mai sbagliati, ogni tipo d’amore è giusto per quel momento che stiamo vivendo. Perché l’amore è un sentimento, una scintilla o una esplosione, che chiede di essere sentito, provato e vissuto, a prescindere dalle circostanze. E se non lascia cicatrici, probabilmente non hai amato fino in fondo. Ed è giusto così, l’amore deve lasciare una traccia del suo passaggio e durante la vita, se hai amato, avrai molte cicatrici. E questo non sarà necessariamente una brutta cosa, perché una cicatrice può racchiudere un ricordo bellissimo.

*

Derek Hale poteva finalmente dire, dopo dieci anni di vita passati a correre da un passato che continua a tormentarlo, di aver trovato una stabilità. Nonostante non ne avesse bisogno, aveva un lavoro che lo soddisfava e lo faceva sentire una parte integrante ed importante della società. Quando camminava per strada con la divisa e il distintivo di vice-sceriffo la gente lo salutava e lo ringraziava per il lavoro che faceva nel cercare di rendere Beacon Hills una città in cui tutti potevano sentirsi sicuri. Ed anche se ancora non era abituato ai sorrisi e alle parole della gente, non fuggiva più a nascondersi il più lontano possibile, quando la Signora Mils, una simpatica e vivace vedova che viveva con dieci gatti, gli offriva una tazza di tè e biscotti alla cannella nella sua veranda; capitava che alcune volte declinava l’offerta perché c’era una chiamata urgente dalla stazione, ma andava via sempre con un bel contenitore pieno di biscotti e per due giorni la sua macchina profumava di cannella. Stiles era fiero di lui e Derek era sicuro, lo sarebbe stata anche Laura. E Stiles non perdeva occasione di ricordarglielo ogni volta che si sentiva inadeguato al lavoro che faceva, ogni volta che un’ombra del passato cercava di agguantarlo di nuovo e trascinarlo in quel buco nero di tristezza e lutto dal quale era uscito con tanta fatica. Stiles riusciva sempre a fargli ricordare che finalmente era tornato a casa, con quel modo sgraziato e maldestro che era tutto Stiles. E che Derek aveva imparato finalmente ad amare.

Aveva una casa. Una vera casa. Con un soggiorno, un giardino e abbastanza stanze da ospitare il branco. Dopo anni passati a piangere sulle ceneri di quella che era stata la sua casa di infanzia, anni passati tra le macerie di un passato che non riusciva a scrollarsi di dosso aveva trovato il coraggio di costruire il suo futuro sulle fondamenta del suo passato. La nuova casa era più grande, più luminosa ma stranamente racchiudeva ancora il profumo che aveva cullato Derek la notte, per anni, quando era solo un cucciolo. E grazie al branco racchiudeva ancora una volta voci, risate ed emozioni. Diverse ma allo stesso tempo uguali, perché anche queste aveva il sapore di felicità e l’odore di casa. Quando aveva occupato una vecchia stazione dei treni abbandonata per addestrare quelli che sarebbero diventati non solo il suo branco, ma la sua famiglia, Derek pensava di aver fatto un passo avanti. Quando aveva comprato un loft ai margini della città, lontano comunque da gente e voci indesiderate, Derek pensava di essere guarito. Non si era reso conto che tutto quello che aveva fatto era stato correre una maratona, girare in tondo cercando di scappare dal passato che comunque era sempre un passo avanti a lui, fin quando non era più il passato a rincorrere Derek ma Derek a rincorrere lui, troppo spaventato di guardare avanti al futuro, di guardare avanti. Fin quando Stiles non era piombato con prepotenza nel loft e aveva urlato con ne aveva abbastanza di dover sedere sul pavimento, di dover tornare a casa stanco alle due della notte, perché non c’era spazio nella misera imitazione di quella che Derek si ostinava a chiamare casa. Gli aveva urlato di prendere in mano la sua vita e smetterla di piangersi addosso e gli aveva lanciato contro liste di nomi di architetti. Aveva afferrato il volto di Derek e lo aveva costretto, metaforicamente e non, a guardare avanti. E Derek si era ritrovato a fissare se stesso rivolto negli occhi ambrati di Stiles e, lentamente, in quelli luminosi e gialli, del suo branco, dei sui beta, e si era reso conto di essere arrivato finalmente al capolinea con i polmoni che bruciavano dopo anni passati a correre. E che era arrivato il momento di ricominciare. E quello aveva fatto.

Casa Hale non era mai stata tanto bella agli occhi di Derek.

Ed infine aveva un branco. Una famiglia. Beta da chiamare amici e su cuoi poter contare. Dopo anni passati credendo di essere solo poteva finalmente dire di aver trovato persone con cui condividere non solo momenti difficili ma anche risate e sorrisi. Certo Stiles avrebbe detto che, alla fine dei conti, Derek non sorrideva comunque molto, ma di sicuro avrebbe concordato sul fatto che era molto più rilassato e felice. Erica era diventata il suo secondo, ed avere qualcuno con cui condividere le pressioni di un branco da guidare era una benedizione. Nel tempo era diventata forte e agile, e sapeva come mettere in riga gli altri beta quasi meglio di Derek. Tutti pensavano sarebbe stato Boyd ad essere suo vice ma l’altro mannaro non era mai stato interessato ad una posizione del genere, preferendo sempre tenersi in disparte, nonostante tutto però, sapeva come far sentire le sue ragioni quando necessario. Isaac invece, nonostante fosse il primo beta di Derek e nonostante l’alfa avesse un punto debole per lui, più che un vice era sempre stato il piccolo del branco, il più bisognoso di affetto e di sentirsi parte di qualcosa visto come crescendo, gli era sempre stata negata una famiglia. Era incredibilmente cocciuto ed insolente, ma appena Derek gli metteva una mano dietro al collo si scioglieva come un gelato lasciato al sole troppo a lungo. E Derek sarebbe stato felice così, con i suoi tre beta e il suo piccolissimo branco. Ma poi era arrivato Stiles, che aveva iniziato a prendere lezioni da Deaton, e si era infilato nel branco di prepotenza e si era autoproclamato “salvatore di culi mannari” ed era diventato Emissario del branco cosi naturalmente e semplicemente che quando Derek se ne era reso conto era ormai passato un anno e quando aveva chiesto a Stiles di essere il suo Emissario ufficialmente Stiles aveva alzato gli occhi al cielo e gli aveva risposto che non aveva bisogno della sua approvazione e che era diventato Emissario del branco ancora prima che Derek imparasse come diventare un bravo alfa. Stiles era come sempre un passo avanti a Derek. Ma poi con Stiles era arrivato, lo sceriffo e poi Scott, che finalmente aveva smesso di essere un capriccioso, ragazzino viziato ed aveva accettato Derek come alfa –Derek sospettava che la ragione di tutto questo erano state le minacce di Stiles- e con Scott era arrivata Kira e Melissa, e poi Chris,  Lydia ed infine anche Jackson. Quest’ultimo tornato a Beacon Hills una notte di luna piena, che lottava con il lupo interiore che ancora non riusciva a controllare e con la paura di diventare di nuovo un kanima assetato di sangue. Stiles aveva urlato a Derek di smetterla di essere un idiota e di sentirsi in colpa per tutta la faccenda del kanima e di dare una mano a Jackson. Derek aveva ringhiato uno dei suoi ringhi da alfa, come li aveva chiamati Stiles, e gli occhi di Jackson si erano magicamente illuminati di blu e quelli di Derek rosso sangue e Derek aveva acquistato un nuovo beta.

Ed infine c’era Stiles. Stiles che era stato una costante nella vita di Derek da sempre, ancora prima che Derek se ne rendesse conto. Stiles che c’era sempre stato. Stiles che aveva salvato Derek in tutti i modi in cui qualcuno poteva essere salvato.

Stiles che in quel momento stava facendo scoppiare la testa a Derek.

“Se non stai zitto ti strappo la gola-”

“A morsi. Si, so come va a finire la frase” Stiles rispose alzando gli occhi al cielo. “Me lo ripeti da anni e guarda un po’? La mia gola è perfetta, senza un morso o segno di denti!” Stiles allungò il colo, inclinando la testa di lato ed esponendo la gola a Derek. Derek alzò gli occhi dal fascicolo del caso su cui stava lavorando e li piantò sul colla di Stiles, pallido e delicato, ricoperto da nei. Se Derek si concentrava poteva quasi vedere il sangue scorrere nella giugulare, poteva sentire il sapore sulla lingua una volta affondati i canini in quella pelle, poteva vedere come la pelle così candida assumeva un bellissimo colore rosso, una volta che Derek ci avrebbe lasciato il suo marchio. Poteva…

“Terra chiama Derek” Stiles schioccò le dita avanti al volto di Derek facendolo risvegliare da quei pensieri che ormai faceva perennemente sull’Emissario del suo branco. Derek ringhiò in fondo alla gola e i canini divennero zanne e fece come a voler mordere le dita di Stiles.

“Smettila Stiles! Sto cercando di lavorare!” esclamò infastidito, guardando male il ragazzo affianco a lui.

“Ma mi annoio” rispose Stiles con il broncio.

“Non mi interessa. Vai ad infastidire qualcun altro”

“Derek!”

Stiles!”

*

Il primo amore.

Derek aveva quindici anni, capitano della squadra di basket ed era innamorato di Page.

Page era dolce, gentile, aveva grandi occhi espressivi e labbra che Derek avrebbe voluto baciare per tutta la vita. Era vivace e allegra, sapeva quello che voleva e come ottenerlo e soprattutto dava del filo da torcere a Derek. Fin dal primo mento in cui Derek aveva posato gli occhi su di lei aveva capito che Page sarebbe stata sua.

Era nel corridoio della scuola e stava scherzando con altri suoi compagni di squadra e palleggiando contro gli armadietti quando Page era uscita dall’aula di musica come una furia urlando a Derek di smetterla e di andare a farsi fottere perchè lei stava cercando di studiare e comporre musica e Derek era l’idiota che faceva rumore impedendole di concentrarsi. Tutti si erano zittiti perché nessuno aveva mai risposto così a Derek Hale e lui si era follemente innamorato di lei.

Innamorarsi era stato facile, convincere Page che anche lei era innamorata di lui era stata tutt’altra storia. Page era cocciuta e riteneva Derek un ragazzino ricco e viziato, abituato ad avere sempre tutto quello che voleva. E Derek, onestamente, non poteva darle torto. Ma anche Derek sapeva essere cocciuto e, mese dopo mese, aveva fatto breccia nel cuore di Page. Il loro primo bacio era stato tutto quello che Derek aveva immaginato e molto altro.

E come se non bastasse il lupo di Derek adorava Page. Ed il suo odore. All’inizio Derek non ci aveva fatto caso, Page aveva un buon odore ma niente che gli facesse girare la testa. Poi un giorno Derek la stava aspettando fuori dalla casa della famiglia Stilinski, Page faceva da babysitter al figlio del nuovo sceriffo, un moccioso di dieci anni che in città era conosciuto per essere un combina guai insieme al suo amico Scott. Quando finalmente Page uscì di casa dando un bacio sulla guancia al ragazzino e scompigliandogli i capelli, Derek le si era avvicinato e le aveva passato una mano intorno alle spalle e l’aveva attirata a se affondando il naso tra i capelli della ragazza e dandole un bacio sulla tempia e Derek l’aveva sentito. Un odore dolce, che ricordava a Derek serate estiva in riva al mare, sotto la luce della luna piena. Un odore di cioccolata calda, di nottate passate avanti al fuoco con la neve che cadeva fuori dalla finestra. Un odore che ricordava a Derek casa e conforto. Era come se il lupo si fosse finalmente risvegliato e avesse capito che Page era sua, e sua soltanto.

Ne aveva parlato con Laura e poi con Peter ed entrambi gli avevano detto che era normale, che così come era entrato nella pubertà anche il lupo aveva iniziato a capire quello che voleva. Ovviamente lo avevano anche preso in giro per due settimane. Ma grazie a loro Derek era arrivato alla conclusione che il motivo per il quale il lupo non era stato subito catturato dall’odore di Page era solo perché era ancora inesperto, dopotutto Derek stava ancora imparando a controllarlo e gestirlo, non era ancora del tutto in sintonia con il suo lupo.

Quando finalmente aveva capito che anche l’altra parte di lui era innamorata di Page, Derek era arrivato alla conclusione che poteva rivelare a Page il suo segreto e, convinto dalle parole di Peter, offrirle il morso e l’opportunità di diventare un lupo mannaro come lui. Derek non avrebbe mai potuto immaginare che Page non era abbastanza forte per accettare il morso, che il suo corpo lo avrebbe rifiutato e che lei l’avrebbe pregato in fin di vita di mettere fine alla sua agonia.

I giorni seguenti alla morte di Page furono atroci per Derek, continua a pensare a lei e il dolore per la perdita e i sensi di colpa lo divoravano tanto che aveva rinchiuso il lupo in una parte recondita di se stesso, ritendo il suo essere un lupo mannaro una condanna per lui e per tutti quelli che gli stavano vicino. La sua vera natura era quella di un mostro ed aveva ucciso l’amore della sua vita. Futili erano la parole del suo branco ed invece di stare a sentire alla sua famiglia Derek si rifugiava nell’ultimo posto dove era stato con page, lo stesso luogo in cui lei era morta. Non sapeva perché lo faceva, forse per punirsi, forse perché infondo sapeva che non meritava perdona e l’unica punizione era quella di vivere e rivivere quel momento.

Era un’altra di quelle giornate, nascosto in quel luogo pieno di dolore, accovacciato sul pavimento con la testa tra le ginocchia quando sentì per la prima volta dopo giorni il lupo che guaiva in un luogo recondito della sua anima e poi l’odore di Page lo assalì. Pochi secondi dopo il figlio dello sceriffo rotolò ai piedi di Derek.

“Uh. Ciao”

Quella era la prima volta che Derek parlava con il ragazzino e stava lottando con tutte le sue forse di tenere il lupo a bada e cercare di non trasformarsi, ma mantenere il controllo era difficile quando l’odore di page era così forte nonostante lei non fosse li e l’unica cosa che Derek voleva era affondare il naso tra i capelli della ragazza che amava e inspirare quell’odore. Gli occhi di Derek brillarono per un secondo di blu prima che riuscisse a riacquistare il controllo sul lupo.

“I tuoi occhi. Sono molto belli. Mi piace il colore blu.” Disse Stiles ancora sdraiato ai piedi di Derek ed iniziò un lungo discorso senza senso sul perché il blu fosse il suo colore preferito.

E Derek lo stette ad ascoltare per ore senza neanche accorgersene e sapere il perché lo stesse facendo, l’unica cosa che sapeva era che alla fine della giornata non aveva perso il controllo, che la voce del ragazzino e quell’odore lo avevano cullato tutto il pomeriggio. Quando ormai stava calando la notte Derek si alzò, si spolverò le ginocchia e prese la mano del figlio dello sceriffo, in silenzio percorsero la riserva fin quando non arrivarono di fronte la casa della famiglia Stilinski. Lo sceriffo non era contento che il figlio fosse rientrato a casa così tardi, ma ringraziò Derek dicendogli che era grato che avesse accompagna il ragazzino a casa e che si fosse preso cura di lui.

Prima che lo sceriffo chiuse la porta, l’ultima cosa che Derek vide fu il sorriso del bambino e la sua manina che lo saluta.

Derek rimase per qualche secondo fuori la porta, ispirando profondamente si rese conto che il profumo che gli ricordava così tanto Page lo aveva seguito fin li.

Per ogni cosa che fai c’è una prima volta. La prima parola, il primo giorno di scuola e il primo amore. Quello idealistico, quello che pensi sia perfetto, quello di cui sogni la notte. La prima volta che ti innamori è come se ti catapultassi in una fiaba, tutto sembra perfetto e duraturo.

È come se ti trovassi al posto giusto, nel momento giusto.

 

*

Quando Stiles aveva deciso di prendere lezioni da Deaton per diventare emissario, il druido gli aveva suggerito di trovare un modo per incanalare la magia che aveva dentro, così facendo l’avrebbe avuto più sotto controllo. Perché la magia di Stiles era forte e cresceva ogni giorno, era magia allo stato puro quella di uno spark, non era magia bianca o magia nera era magia nella sua forma primordiale, difficilissima da controllare e per questo tra le più pericolose. Quelle parole non avevano rassicurato Derek per niente ma Stiles gli aveva detto che la decisione finale spettava a lui e che Derek poteva ruggire e fare l’alfa quanto voleva, Stiles non avrebbe cambiato idea. Così Stiles aveva pensato di incanalare la magia in una bacchetta magica, ovviamente non era una scelta ponderata visto che Stiles dimenticava anche cosa aveva mangiato dieci minuti prima e non aveva la concentrazione necessaria per ricordarsi di portare la bacchetta sempre con se, era una decisione dettata solo dal fatto che voleva semplicemente sentirsi come Harry Potter.  Derek in quel caso aveva avuto tutto il diritto di ringhiare e sbuffare ed aveva suggerito che usasse i tatuaggi. Stiles non era d’accordo all’inizio ma alla fine si decise che era la scelta più saggia: non poteva perdere o dimenticare una cosa che era incisa nella sua pelle.

Il primo tatuaggio che Stiles fece, fu una triskele sul petto, proprio sopra al cuore, ed aveva incanalato tutta la sua magia in quel tatuaggio. Derek era stato quello che lo aveva tatuato ed era stato per dieci secondi buoni a bocca aperta quando Stiles gli aveva detto quale era il tatuaggio che voleva. Quello era il simbolo della famiglia di Derek, era il simbolo del suo branco. Un simbolo che Derek portava con fierezza sulla sua pelle, era il suo marchio. Ed ora Stiles voleva farlo suo. Nella mente di Derek si susseguirono una moltitudine di pensieri che finivano tutti dalla stessa parte: Stiles era suo e fiero di portare il suo marchio sulla pelle.

Col tempo i tatuaggi erano aumentati, apparsi magicamente e cresciuti insieme alla magia di Stiles, ma il tatuaggio preferito di Derek rimase la triskele.

Derek poteva stare ore a guardare come le spirali del tatuaggio pulsavano ogni volta che Stiles esercitava la sua magia. Nonostante i molteplici tatuaggi che coprivano il corpo del ragazzo e che cambiavano colore a seconda della magia che Stiles usava, la triskele era il fulcro della magia dell’emissario, pulsava insieme a lui ed insieme alla sua magia e Derek ne era affascinato.

“Der ho bisogno di un volontario” esclamò Stiles improvvisamente.

“Mmh” annuì Derek senza distogliere gli occhi dalla pelle e dal tatuaggio di Stiles che si intravedeva da sotto la canotta che indossava, troppo grande per lui e che gli scendeva su una spalla. La canotta di Derek.

“Oh perfetto grazie per esserti offerto” disse Stiles tutto allegro.

Derek non ebbe neanche il tempo di alzare gli occhi sul volto dell’emissario e chiedergli cosa stava succedendo, prima di ritrovarsi disteso sul pavimento ed immobilizzato.

Stiles!”

“Oh mio dio! Ha funzionato!” esclamò Stiles, correndo ad inginocchiarsi affianco a Derek “Non pensavo avrebbe funzionato al primo tentativo!”

“Cosa hai fatto?!” chiese Derek disperato, questa scena era un forte deja-voo.

“Oh! È una cosa a cui stavo lavorando. Dovrebbe passare in… uhm…” Stiles si grattò la base della collo dietro la nuca “Beh, non so quanto durerà”

Stiles!”

“Hey, hey sta calmo. Tranquillo ragazzone, ti tengo compagnia io!” disse Stiles con un sorriso, picchiettando la guancia di Derek che avrebbe tanto voluto girare la testa e mordergli le dita in quel momento.

“Santo cielo, prendetevi una stanza” mugugnò Jackson che stava passando di lì.

*

L’amore che ti mette alla prova.

“La smetti di seguirmi?”

“No”

“Ti sei fatto la fossa da solo quando hai deciso di riaccompagnarmi a casa”

Derek a stento riuscì a sopprimere un ringhio. Dal giorno in cui aveva ascoltato Stiles, era così che si chiamava il figlio dello sceriffo, parlare del nulla o lo aveva accompagnato a casa si era condannato da solo ad una esistenza di caos in cui il ragazzino lo seguiva in giro per la città come se Derek fosse mamma anatra e Stiles il suo pulcino.

Com’è che si chiamava? Imprinting? Una stronzata del genere. Una stronzata che purtroppo aveva letto anche in uno di quei libri sulla leggende dei mannari che parlavano di amore eterno e di compagno per la vita e Derek riteneva che era tutto meravigliosamente sarcastico.

“Stiles devo andare all’allenamento di basket.”

“Ti aspetto sulle panchine”

“Devi andare a casa”

“No”

Stiles

Derek

Derek si arrese e lasciò che Stiles lo aspettasse fino alla fine degli allenamenti prima di riaccompagnarlo a casa. Lo sceriffo ancora una volta lo invitò a cena ma Derek declinò l’offerta e fuggì via, non prima di aver notato come il volto del ragazzino si intristì.

Derek cercò di non pensarci troppo mentre correva verso il posto segreto dove si sarebbe incontrato con Kate.

Kate era bellissima e sexy. Aveva qualche anno in più di lui ma non trattava Derek come un ragazzino, come una palla di cristallo fragile che poteva rompersi da un momento all’altro. Lo trattava come un adulto, come se lui avesse importanza. E soprattutto Derek con lei poteva essere se stesso. Erano passati solo pochi mesi ma Derek aveva deciso di dire a Kate del suo lato lupesco e la ragazza non si era spaventata, non era corsa via a gambe levate, non aveva guardato Derek come se fosse un abominio. No, gli aveva sorriso e attirato a se afferrandolo dalla maglia e gli aveva sussurrato che quello rendeva tutto più eccitante.

Grazie a lei Derek aveva finalmente accettato il lupo, dopo un anno e mezza passato a sopprimerlo dopo la morte di Page, ritenendosi un mostro e ritendo il lupo una parte abominevole e disgustosa di se stesso, Kate gli aveva fato capire che non c’era niente di sbagliato in lui. Kate amava il lupo e Derek aveva imparato ad amarlo di nuovo grazie a lei.

Appena entrò nella piccola stanza di motel in cui Kate viveva ai margini della città, Derek fu invaso dall’odore forte e dolce ed eccitato della ragazza. Si eccitò all’istante anche lui e non esitò un attimo prima di afferrare Kate e spingerla con prepotenza contro il muro ed affondare la lingua nella bocca calda ed invitante di Kate. Gli occhi si illuminarono di blu e i canini si allungarono a formare delle zanne. Kate rise e passò la lingua sulla punta di ogni zanna e Derek la coinvolse in un altro bacio violento e punitivo.

Con Kate era sicuro che anche se lasciava andare un po’ il controllo sul lupo, anche se si lasciava andare ai suoi istinti, lei non sarebbe fuggita, anzi.

Il sesso con Kate era il migliore che Derek avesse mai fatto, non importava che fosse anche l’unico. Era sesso passionale, violento: Derek mordeva Kate e lei gli graffiava la schiena ancora e ancora, mettendo il broncio quando i segni rosse che lasciva dietro di lei svanivano dopo pochi secondi. Alcune volte era più violenta, spingendo ogni limite di Derek, ed altre volte lasciava che Derek fosse violento con lei.

Kate era quello di cui Derek aveva bisogno in quel momento.

E Derek l’amava.

*

Quella era decisamente una giornata no.

Derek aveva cercato in tutti i modi di contattare Kate ma senza riuscirci: il cellulare era spento e Kate non era nella sua stanza al motel. Inoltre il cielo era grigio e sembrava che si stesse preparando un temporale e lo sceriffo lo aveva chiamato dicendogli che non riusciva a trovare Stiles e se lo aveva visto da qualche parte.

Derek voleva solo tornare a casa e sdraiarsi sul letto ma, per qualche strana ragione, non riusciva a togliersi il fatto che Stiles era scomparso dalla testa nonostante era una cosa che succedeva spesso al ragazzino anche se la maggior parte delle volte scompariva per andare ad infastidire Derek. Invece adesso Derek non lo vedeva da una settimana e lo sceriffo gli aveva detto che Claudia, la madre di Stiles, era malata e che i medici si erano arresi dando proprio da pochi giorni la notizia che non c’era molto da fare per guarirla. A Derek Claudia stava simpatica. Era gentile, spiritosa e parlava un sacco, proprio come sua figlio Stiles. ma sapeva anche cucinare i biscotti al cioccolato più buoni che avesse mai visto e spronava Derek a seguire il suo sogno di diventare un giocatore professionista di palla canestro. Era stato con lei che Derek aveva compilato tutte le richieste di borsa di studio nel basket ed era stata lei la prima persona, dopo Stiles ovviamente, a cui aveva detto che dei reclutatori sarebbero venuti a vederlo la settimana dopo e che se fossero stati soddisfatti gli avrebbero offerto una borsa di studio alla UCLA.

Derek sapeva che Claudia stava male, poteva sentirlo nell’odore acre che emanava, non pensava che in così poco tempo fosse peggiorata così tanto.

Forse era per quelle ragioni che sapeva che la scomparsa di Stiles non poteva essere casuale.

Ringhiando tra se e se iniziò a cercare Stiles in giro per la riserva, cercando di captare il suo odore che ormai era così simile a quello stesso odore che gli ricordava Page che Derek non riusciva più a capire la differenza. Quando finalmente trovò una traccia di quell’odore lo seguì fino a quel luogo in cui lo aveva incontrato per la prima volta.

“Stiles?” lo chiamò Derek entrato con cautela. Appena entrò l’odore di tristezza, di lacrime e di morte lo colpì così forte che Derek fece un passo indietro. Cerco di sopprimere il desiderio di allontanarsi da quello luogo di dolore e morte e si concentrò solo su Stiles, il suo odore e il suono del suo cuore che batteva all’impazzata.

“Stiles, sono Derek”

Sentì Stiles tirare su con il naso e fare una risatina tra le lacrime, ma non c’era allegria nel suono di quella risata “So chi sei. Sapevo che eri tu ancora prima che entrassi qui dentro” la voce di Stiles era triste ma Derek poteva captare un sotto tona rabbioso, e non aveva dubbi che quella rabbia fosse rivolta a lui.

“E come facevi a saperlo?” chiese Derek avvicinandosi al ragazzino che era accovacciato sul pavimento.

“Lo sapevo e basta!” rispose Stiles arrabbiato, lanciando uno sguardo di fuoco a Derek.

“Okay, okay” disse Derek alzando le mani in segno di resa “Posso sedermi?”

“No” rispose Stiles ma Derek lo ignorò e si sedette lo stesso.

Stiles lo guardò con la coda dell’occhio e Derek gli passò un braccio intorno alle spalle. Subito il ragazzino si lanciò su di lui, afferrando la maglia di Derek ed affondando il viso tra il braccio e il torso del ragazzo più grande. Derek sorrise soddisfatto e posò la mano sulla nuca del più piccolo accarezzandogli i capelli.

“Lo sceriffo ti sta cercando” sussurrò Derek.

“Perché non fai brillare più i tuoi occhi di blu?” chiese invece Stiles ignorando le parole di Derek. Quest’ultimo si irrigidì subito a quelle parole e Stiles, sentendolo, iniziò a muovere la mano che era avvinghiata alla maglia di Derek in circolo sul suo petto, in un tentativo maldestro di calmare il ragazzo più grande. “Non ti devi preoccupare. Mi piacciono i tuoi occhi. Anche quando fanno quella cosa strana e si illuminano”

“Stiles…”

“Non lo dirò a nessuno. Il tuo segreto è al sicuro con me”

Derek sorrise e si rilassò, credendo all’istante alle parole del ragazzino. Stiles non gli aveva chiesto spiegazioni, aveva semplicemente accettato quella parte di Derek senza domande.

“Tuo padre ti sta cercando”

“Restiamo qui ancora un po’”

*

Qualche ora dopo, quando Derek stava accompagnando Stiles a casa, vide il fumo e sentì l’odore pungente del fuoco e qualcosa dentro di lui si ruppe per sempre. Non riusciva più a sentire il legame con il suo branco e ululò disperato alla luna sotto gli occhi sconvolti e pieni di lacrime di Stiles.

Kate Argent aveva bruciato vivi tutti i membri del branco di Derek. Gli unici rimasti in vita erano Derek, che non aveva potuto salvare la sua famiglia dalla donna che amava perché aveva deciso di andare a cercare uno stupido ragazzino che si era perso nel bosco, e Laura che si era intrattenuta in biblioteca per finire un ricerca.

Derek non riusciva a capire se odiava più se stesso per aver confidato tutti i segreti del suo branco ad una donna che non aveva capito essere una cacciatrice; Kate per essersi presa gioco di lui ed averlo usato per uccidere tutta la sua famiglia; o Stiles che per un po’ lo aveva fatto sentire protetto e al sicuro nascosto in quella parte recondita della riserva ma che gli aveva strappato via l’occasione di provare a salvare la sua famiglia.

L’amore non è per forza quello che ti fa sentire felice. L’amore è quello che ti fa sentire qualcosa. È anche  quello che ti brucia dentro, che lascia cicatrici al suo passaggio. Quello che distrugge tutto, che brucia ogni cosa come il fuoco. È quell’amore che non riesci a distinguere dall’odio. Un amore che l’unica cosa che ti lascia è la speranza che da un sentimento del genere puoi solo rialzi e correre lontano.

*

“Te la ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?” chiese Stiles un giorno mentre era sdraiato sul divano con la testa sulle gambe di Derek e il libro dei Signore degli Anelli aperto sullo stomaco.

“Quando avevi dieci anni?” chiese Derek di sfuggita senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo.

“No. La prima volta che ci siamo incontrati di nuovo. Avevi capito chi ero?” Stiles posò gli occhi su di lui e Derek chiuse il libro che ricambiare lo sguardo. “Sono solo curioso” aggiunse Stiles quasi a volersi scusare per quella domanda.

“Si. Sapevo chi eri ancora prima di guardarti”

Stiles rimase zitto aspettando che fosse Derek a continuare a parlare, dandogli il tempo di riordinare i pensieri. Derek sospirò e si passò una mano tra i capelli e sul volto.

“Il tuo odore. È difficile da scordare. Potresti stare in una folla di gente sconosciuta ed io sarei ancora in grado di trovare il tuo odore e seguirlo”  Derek non aveva idea come aveva fatto a trovare la forza di pronunciare quelle parole ma fu grato a se stesso per averlo fatto perché il modo in cui le guance di Stiles si tinsero di rosso e il modo in cui il suo odore assunse un sottotono dolce e soffice, era delizioso. Derek riuscì a stento a trattenersi dal chinare la testa e baciare le labbra di Stiles sperando di poterlo assaporare.

“Uh” Stiles si leccò le labbra imbarazzato e Derek vide come i tatuaggi sull’avambraccio del ragazzo si tinsero di rosso, rosa e arancio. Derek alzò un sopracciglio facendo un mezzo sorriso.

“Sei in imbarazzo” disse semplicemente.

“Hey! Questa potrebbe passare benissimo per una dichiarazione d’amore se non fossi sicuro al cento per cento che mai potresti provare una cosa del genere nei miei confronti” improvvisamente Stiles si alzò dal divano arrabbiato, scaraventò il libro in un angolo ed uscì dalla stanza sotto gli occhi allibiti di Derek.

Boyd che passava di li scosse il capo rassegnato “Oh Derek. Sei un caso perso” disse ed uscì dalla stanza alla ricerca di Stiles.

“Cosa cazzo è successo?” ringhiò Derek.

*

L’amore del momento.

Derek stava cercando di ricostruire un branco forte e numeroso, in modo da poter assicurare che il territorio di Beacon Hills che era appartenuto alla sua famiglia da generazioni, fosse ancora una volta sotto la protezione di un Alfa Hale. Non aveva tempo per nient’altro. Doveva concentrarsi e addestrare i suoi beta, ora più che mai che un branco di alfa era arrivato a Beacon Hills e stava cercando in tutti i modi di convincere Derek ad entrare nel loro branco.

Sua madre gli aveva raccontato storie su branchi del genere. Storie terrificanti che finivano sempre in un bagno di sangue. I mannari erano creature magiche, che prendevano la loro magia dalla luna, uno degli elementi naturali più potenti che c’erano in natura. Erano creature della natura e dovevano contribuire a bilanciarla: così come c’erano creature diurne, c’erano quelle notturne; il sole e la luna; il giorno e la notte. E al fine di bilanciare la natura, un branco doveva essere bilanciato: un alfa, dei beta, un emissario che incanalava il potere del branco.

Un branco formato solo da alfa era un abominio, non era bilanciato e non bilanciava la natura che lo aveva creato. Era un branco formato dal sangue di quelli che erano membri di una famiglia che l’alfa avrebbe dovuto proteggere. Per diventare alfa dovevi uccidere i tuoi beta, i tuoi emissari e assorbirne il potere.

Era una cosa riprovevole da fare. Derek non aveva tempo per nient’altro se non concertarsi al fine di riuscire a sconfiggere il branco di Deucalion.

Eppure.

Eppure quando Jennifer era entrata nella sua vita non era riuscito a controllarsi. Jennifer così delicata, cosi fragile, tutto quello che Derek voleva era proteggerla. Risvegliava in lui, che era da poco diventato un alfa e che ancora stava lottando contro i suoi istinti, un desiderio primordiale di protezione. Perché era quello che faceva un alfa, proteggeva il suo branco e chi ne aveva bisogno. Ed il quel momento Jennifer aveva bisogno di essere protetta e Derek non riusciva proprio a sopprimere quell’istinto di protezione che lo invadeva ogni volta che Jennifer era al suo fianco. Non era riuscito a proteggere la sua famiglia, ma poteva almeno proteggere lei.

Il problema era che Stiles, di cui Derek si era ritrovato a fidarsi ogni giorno di più, non era per niente convinto di Jennifer e continuava a dire a Derek che stare alla larga da lei e che era pericolosa, non riusciva a capire cosa in Jennifer non lo convinceva e come poteva dire che una ragazza come lei fosse pericolosa e malvagia.

Derek non faceva altro che ringhiare contro Stiles e dirgli di non impicciarsi in fatti che non lo riguardava e Stiles gli urlava contro che era solo un bambino troppo cresciuto che non riusciva ancora a distinguere il buono dal cattivo nonostante tutti gli orrori del suo passato.

“Stiles ha ragione” gli disse Erica un giorno, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sufficienza. “Jennifer mette i brividi a tutti noi”

Derek ringhiò e le mostrò le zanne nella speranza di far allontanare la sua beta ma Erica non fece altro che alzare un sopracciglio e fissarlo ancora più intensamente “Noi siamo i tuoi beta. Dovresti ascoltarci!” esclamò frustrata.

Senza una parola Derek si alzò ed uscì dalla stanza solo pe trovarsi faccia a faccia con Stiles. Il ragazzo era stanco, aveva grossi aloni neri sotto gli occhi segno che stava passando le notti e cercare una soluzione contro il branco degli alfa e contro tutte quelle morti che si stavano verificando a Beacon Hills. Derek si sentì improvvisamente in colpa, non aveva aiutato il suo branco per niente in quell’ultimo periodo troppo preso da Jennifer, mentre Stiles si era ridotto in quel modo nella speranza di trovare una soluzione.

“È come se ti avesse fatto un incantesimo. Sei stregato da lei, non riesci a vedere nient’altro che lei!” Stiles esclamò improvvisamente arrabbiato, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi e gli occhi fissi su di lui “Pensi che sia questo essere un alfa, eh? Ignorare il tuo branco, per cosa? Per una donna che mette i brividi a tutti? se la smettessi di avere la testa piena di Jennifer ti accorgeresti come il tuo branco si sta sgretolando senza che tu faccia niente per impedirlo!” Stiles gli diede una spinta ed entrò dentro al loft, lasciando Derek a bocca aperta e rimuginare sulle sue parole.

Purtroppo Derek si rese conto troppo tardi che Stiles aveva effettivamente ragione e che Jennifer, che in realtà era un druido nero o qualcosa del genere, gli aveva fatto davvero una specie di sortilegio per distrarlo da tutto il resto che voleva usarlo come sacrificio finale per risvegliare un albero magico centenario.

“Oh Derek, sei così disperato d’amore che non ti rendi conto che tutto quello che cerchi è proprio sotto il tuo muso” disse Jennifer con una risatina oscena, il volto che una volta era bellissimo agli occhi di Derek era distorto da lunghe cicatrici “E’ stato così semplice farti innamorare di me. Dovevo semplicemente osservare lui, imitare quel ragazzino spocchioso nei modi di fare e nel modo di essere. Ed infatti eccoti qui Derek. Innamorato di nuovo, ancora una volta, della persona sbagliata. E stai rischiando di nuovo di perdere il tuo branco”

Derek ringhiò di rabbia nello stesso momento in cui Stiles colpì Jennifer alla testa con la sua mazza da baseball.

“Abbiamo ancora bisogno del nostro alfa, stronza. Hey Derek, che ne dici di venire a darci una mano con gli alfa?”

Ci sono persone che non restano nella vostra vita a lungo, arrivano sotto forma di quella che a tutti gli aspetti di essere una relazione bellissima per un limitato periodo di tempo. Questo tipo d’amore ha il compito di insegnare alla persone che lo provano qualcosa su loro stessi, qualcosa sulle persone che fanno parte della tua vita. Ed una volta che la lezione è stata imparata spariscono per sempre.

*

Derek mosse la coda e la posò delicatamente sul corpo inerme ed addormentato di Stiles quando vide che quest’ultimo tremò di freddo. Si accocolò ancora più vicino a lui e mise la testa sul suo petto.

C’era stata una battaglia contro una congrega di streghe e nonostante avesse vinto, Stiles aveva rischiato di morire. Aveva quasi prosciugato tutta la sua magia, l’unico tatuaggio che ancora aveva sul suo corpo alla fine della battaglia era la triskele ma anche quello stava scomparendo piano piano. Erano tre giorni che Stiles era nel letto, Deaton aveva consigliato al branco di lasciarlo riposare e che solo Stiles poteva guarire se stesso e la sua magia.

Derek era rimasto al suo fianco per tre giorni, sotto forma di lupo in modo da poter dare a Stiles tutto il calore che aveva bisogno e perché, in quella forma, tutti i suoi sensi erano accentuati e poteva captare il mino cambiamento nel respiro e nel battito del cuore del ragazzo. Dopo i primi due giorni fortunatamente i tatuaggi di Stiles avevano ripreso a formarsi dando al branco la speranza che Stiles si sarebbe ripresto, ma nonostante quello Stiles ancora non si era svegliato e Derek si rifiutava di lasciarlo solo.

Lydia entrò in camera e lasciò un bicchiere d’acqua “Tranquillo Derek, si riprenderà” disse prima di posare un bacio sulla fronte di Stiles ed uscire. Derek guaì e leccò la guancia di Stiles, supplicandolo di svegliarsi ma il ragazzo rimase immobile.

Più tardi quella notte Derek fu svegliato dal rumore di Stiles che tossiva e cercava di mettersi seduto inutilmente visto la mole del lupo, Derek, che gli stava addosso.

Derek guaì ed abbaiò felice, alzandosi a quattro zampe su Stiles e iniziando a leccargli tutto il volto, scodinzolando contento.

“Hey! Derek! Derek, smettila. Mi fa male tutto, ho sete. Mi fai male” Stiles provò a dire anche se stava sorridendo e non stava neanche provando ad allontanare Derek. Ma quando il lupo registrò quelle parole si allontanò subito, mettendosi seduto ai piedi del letto e inclinando la testa di lato, con le orecchie a punta che stavano per afflosciarsi dispiaciute. Non era sua intenzione far male a Stiles era solo contento che il ragazzo si fosse ripreso perché Derek non aveva idea di come avrebbe affrontato le giornate se Stiles fosse morto.

“Hey non guardarmi così okay?” disse Stiles sorridendo “Non mi hai fatto male, sono solo un po’ ammaccato. Come se avessi affrontato una intera congrega di streghe da solo” 

Derek ringhiò non apprezzando il gioco di parole per niente.

“Okay, scusa. Troppo presto per scherzarci su” Stiles sorrise prese un grande sorso d’acqua “Gli altri dormono?”

Derek abbaiò in segno di affermazione e Stiles annuì. Il ragazzo era l’unico che riusciva a capire Derek quando era in forma di lupo.

“Hey, che ne dici di tornare a dormire ed aspettare che gli altri si sveglino?”

Derek si alzò e camminò verso Stiles spingendo la punta del naso bagnata sulla guancia del ragazzo e poi leccandogli un paio di volte il volto. Stiles rise e accarezzo Derek dietro le orecchie, Derek stava per rimettersi sdraiato al fianco di Stiles quando quest’ultimo lo fermò.

“No Derek. Non intendevo questo. Voglio dormire con te, con braccia, e gambe e tutto il resto” Stiles guardò il lupo dritto negli occhi.

Gli occhi di Derek si illuminarono di rosso a quella dichiarazione ma poi si ricordò che non era giusto, che Stiles era il suo emissario che non poteva provare nulla per lui e guaì dispiaciuto.

“Per favore. Solo per stasera. Domani possiamo fingere che non sia mai successo”

Nonostante quelle parole ferirono Derek, perché lui non voleva fingere che non fosse successo niente, il tono di disperazione nella voce di Stiles lo convinse a trasformarsi di nuovo nella sua forma umana. Senza dire una parola si infilò sotto le coperte e avvolse il ragazzo più piccolo tra le braccia, accarezzano con la punta del naso la parte delicata e sensibile dietro l’orecchio di Stiles.

“Der…”

“Ssh” Derek lo zittì perché aveva paura di quello che Stiles potesse dire, gli diede un bacio sulla tempia e lo strinse a lui ancora di più

“Dormi Stiles”

*

Perfetti sconosciuti.

Derek era arrivato a due conclusioni: la prima era che provava una forte attrazione fisica per Stiles e voleva il ragazzo per lui; e la seconda era che non poteva, in nessun modo, averlo o provare tutte quelle cose che provava per lui.

Fortunatamente tutta la frustrazione che provava ogni volta che era vicino a Stiles, ogni volta che sentiva quell’odore e il modo in cui si accentuava ogni volta che Derek era vicino a lui, era stata incanalata verso Breaden.

Derek non sapeva niente di lei, solo il suo nome e che era una mercenaria e che per questo motivo, fidarsi di lei era quasi impossibile. Ma Derek non cercava qualcuno di cui fidarsi, aveva il branco e Stiles per quello, lui cercava qualcuno con sui sfogare la sua frustrazione e la rabbia verso se stesso per volere qualcosa che non aveva il diritto di avere. Non aveva il diritto di desiderare.

Ed il sesso con Breaden era perfetto da quel punto di vista. Pure e semplice sesso, nessuno dei due provava niente per l’altro se non una grande attrazione fisica, i loro corpi erano perfettamente in sintonia e Breaden sapeva come soddisfare Derek.

Derek non era stupido, sapeva che Stiles era attratto da lui, non aveva bisogno del suo olfatto sopraffino per capire che l’odore di Stiles si impregnava di voglia e di eccitazione ogni volta che Derek entrava nella stanza. Ma Derek sapeva anche che tutto quello che Stiles provava non era nient’altro che attrazione fisica. Niente di più. Mentre Derek si era perdutamente innamorato di lui. Ed era una cosa sbagliata, non poteva assolutamente desiderare Stiles in quel modo perché ogni cosa che aveva sempre desiderato poi era andata distrutta. E preferiva avere Stiles nella sua vita, anche se questo voleva dire allontanarlo da lui.

“Devi fare qualcosa per quel tuo ragazzino” disse Breaden una sera mentre si stava rivestendo, Derek la guardò con un sopracciglio alzato bloccandosi dal cercare i boxer.

“Mio ragazzino?!”

“Si. È patetico, davvero. Il modo in cui ti guarda quando pensa che nessuno lo stia guardando. Il modo in cui spinge ogni tuo limite nella speranza di avere una qualsiasi reazione da te” Breaden si infilò la maglia e riprese la pistola che aveva lasciato sul tavolo qualche ora prima “E tu sei patetico quanto lui quando cerchi di sopprimere ogni tuo desiderio e istinto che ti spinge verso di lui”

“È solo un ragazzino. Non sa quello che vuole”

“Oh ma tu lo sai bene, vero?” esclamò Breaden avvicinandosi a Derek con passo sensuale e spingendolo delicatamente contro il muro. Derek la fisso un sopracciglio alzato, per niente intimorito da lei “Immagini lui ogni volta che mi scopi Derek?” Breaden gli aveva sussurrato nell’orecchio prima di leccarglielo “Immagini che ci sia lui, adesso, al mio posto?!”

Derek fu invaso da un senso di rabbia, gli occhi rosso sangue e le zanne in bella mostra. Con un movimento veloce e perfetto, afferrò Breaden e la spinse contro il muro, una mano tra i capelli a premerle la faccia contro la superficie fredda e l’altra a bloccarle un braccio dietro la schiena. “Sta zitta” ruggì Derek ad un soffio dalla sua guancia.

“Tutto questo è patetico. Siete innamorati l’uno dell’altro e non ve ne rendete neanche conto” Breaden approfittò di come Derek aveva abbassato la guardia a quelle parole e si liberò, spingendo il lupo sul pavimento. “Fatti dare un ultimo consiglio prima che me ne vado: quel ragazzo, non starà ancora a lungo qui ad aspettarti. Quindi sarà meglio che tu ti dia una mossa e faccia qualcosa” disse prima di afferrare la giacca e sparire per sempre.

C’è un tipo d’amore che è così veloce che non può neanche considerarsi amore. È quel genere d’amore che entra nella tua vita solo per dirti quelle parole che nessuno ha il coraggio di dire ma che hai così tanto bisogno di sentir dire. E poi sparisce.

*

“Allora?”  chiese Stiles posizionandosi avanti a Derek. Il lupo continuò a fissare la televisione fingendo di starla a guardare quando in realtà l’unica cosa che stava facendo era pensare ai vari modi per sbarazzarsi del ragazzo con cui Stiles aveva un appuntamento.

“Derek! Devi smetterla di ignorarmi. Sono giorni che mi ignori. Ed io sono stanco! Quale è il tuo cazzo di problema?” urlò Stiles spegnendo la televisione e lanciando il telecomando verso Derek che lo afferrò prima che lo potesse colpire in testa. Nella stanza calò il silenzio e i membri del branco che erano lì si apprestarono a fuggire via.

“Quale è il mio problema?” chiese Derek alzandosi ed avvicinandosi a grandi passi a Stiles, improvvisamente era furioso, come osava Stiles accusarlo di avere un problema quando tutto quello che aveva voluto fare era dare spazio a Stiles e dargli l’opportunità di vivere la sua vita come voleva e fare le sue esperienze. “Il mio problema sei tu! Che te ne vai in giro come se tutto ti fosse dovuto. Che te en vai in giro a parlare di questo e quel ragazzo, di questo e quel progetto futuro, fregandotene dei sentimenti di chi ti sta intorno!”

“Cosa? È questo il problema? Il fatto che ho deciso di andare all’accademia dell’FBI? Il fatto che stasera esco con Mark? O il fatto che tu non hai fatto niente per impedirmelo?!”

Gli occhi di Derek di tinsero di rosso, pieni di rabbia e così fecero i tatuaggi di Stiles, Derek ringhiò e spinse con prepotenza Stiles contro il muro, le mani avevano preso la forma di artigli ma in quel momento non gli importava. Sapeva comunque che con il livello di magia che aveva raggiunto Stiles poteva bloccare Derek come e quando voleva.

“È questo il problema vero? Che tu non hai fatto niente per impedirmi di andarmene dall’altro lato della nazione. Non hai fatto niente per impedirmi di trovare l’amore in qualcun altro!” in ogni parola di Stiles c’era della rabbia repressa che Derek non aveva idea il ragazzo stesse covando. “Cosa volevi Derek? Uh? Che ti aspettassi in terno? Sono stanco di aspettare qualcosa che non avrò mai. Ti rincorro da quando avevo dieci anni, sono stanco…” la voce di Stiles era diventata più flebile verso la fine del discorso e il ragazzo aveva abbassato il volto puntando gli occhi sul pavimento.

Derek aveva fatto un passo indietro, come se quelle parole lo avessero ferito.

“Ho aspettato che io crescessi, che tu tornassi qui e che ricambiassi i miei sentimenti. Ho aspettato che trovassi le parole per dirmi che mi amavi. Ma ogni volta non hai fatto altro che scappare da me, da quello che provavo. Ho cercato di dirtelo in ogni modo ma tu eri sempre troppo occupato a guardare dall’altro lato per starmi a sentire”

“Stiles…” Derek non riusciva a trovare le parole per dire quello che provava, nel suo folle tentavi di proteggere Stiles da se stesso non si era accorto che non aveva fatto altro che ferirlo.

“Sono stanco di aspettare” Stiles disse con un filo di voce, senza forze.

Derek provò a dire qualcosa ma le parole gli morivano tutte in gola, non sapeva cosa fare e come far capire a Stiles che lo amava e che tutto quello che aveva fatto lo aveva sempre fatto per proteggerlo.

Stiles sospirò e iniziò ad incamminarsi verso la porta. Derek sapeva che se Stiles fosse uscito da quella cosa probabilmente non sarebbe entrato più. Senza pensarci afferrò il ragazzo più piccolo per il polso e lo strinse a se catturando le sue labbra in un bacio disperato, rabbioso e carico di tutte quelle parole che non aveva la forza di dire.

Stiles si irrigidì tra le sue braccia ma presto si lasciò andare ed affondò le mani tra i capelli di Derek, stringendolo a se e ricambiando il bacio con la stessa forze e passione di Derek. Derek gli afferrò le gambe e Stiles le arrotolò intorno ai fianchi del lupo, mentre l’altro lo spingeva verso il muro e approfondiva il bacio sempre di più, i loro corpi così vicini da sembrare una cosa sola. Si staccarono solo quando Derek sentì un calore provenire dal centro del petto di Stiles dove c’era la triskele tatuata. Derek guardò verso il basso affascinato da come il tatuaggio si stava illuminando e stava emanando calore che penetrava dentro il corpo di Derek. Stiles sorrise e ridacchiò e Derek finalmente alzò di nuovo gli occhi su di lui. “Sei sempre stato tu la fonte della mia magia” spiegò Stiles dolcemente e Derek lo baciò di nuovo.

“Stiles… tu… sei sempre stato tu. Sempre. Prima di Page, prima di Kate. Eri tu che stavo cercando eri…” le parole si rifiutavano di uscire con coerenza. Stiles gli accarezzò una guancia e lo bacio dolcemente.

“Ssh Derek, va tutto bene”

“Tutto quello che ho fatto. Tutte le mie scelte… mi hanno portato a questo momento. Mi hanno portato a te. Perché sei sempre stato solo tu”

“Ti amo anche io” disse Stiles e Derek sorrise, accarezzando la guancia dell’altro con il naso e poi affondandolo nel collo di Stiles ispirando quell’odore che aveva riconosciuto e inseguito da quando aveva quindici anni e che finalmente era suo.

“Non è stato poi così difficile usare le parole, uh?!” disse Stiles prima di scoppiare a ridere seguito da Derek. E da ogni altro membro del branco che era rimasto nelle vicinanze per ascoltare.

*

“Sei stato famigliare dal primo momento che ti ho incontrato. Come un meraviglioso deja-vu. Quando abbiamo parlato, riso e danzato sono stato assalito da quella potente sensazione di essere già stato in questa medesima situazione. E quando ci siamo baciati ho sentito l’energia di centinaia di vite sulle nostre labbra, come se le nostre anime si conoscessero da molto tempo”

Beau Taplin

   
 
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