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Autore: Ragdoll_Cat    27/07/2017    4 recensioni
Dicembre 2015.
Selene si è trasferita a New York da mesi ormai e le cose fra lei e Steve stanno procedendo a gonfie vele.
Forse è tutto troppo tranquillo...
Attenzione! Per comprendere le vicende narrate in questa shot è necessario aver letto la long "Certe cose non cambiano mai" e la shot "Trecentosessantaquattro chilometri" nella sezione di Captain America.
Questa shot è la terza storia della serie "Accidere ex una scintilla incendia passim".
[Stelene] [Un pizzico di Clintasha]
[Dedicata a Ella Rogers per il suo compleanno]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Nuovo personaggio, Sam Wilson/Falcon, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Accidere ex una scintilla incendia passim'
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Ricorda, questo Dicembre, che l’amore pesa più dell’oro.
(Josephine Dodge Daskam Bacon)


 
 
*
 
 
C’erano solamente due cose che Selene amava dell’inverno; una era il compleanno del fratello, l’altra era il Natale.

Lei era una figlia dell’estate, amava il caldo in tutte le sue varianti, anche quando l’umidità a New York raggiungeva il cento per cento, con quaranta gradi all’ombra, lei era attiva e recettiva.
Quindi quando doveva uscire di casa da novembre a marzo indossava sempre giacca a vento, berretto, sciarpa e guanti, soprattutto se la primavera faceva la preziosa e si faceva desiderare.

Quel pomeriggio dicembrino non era stato diverso.

Aveva finalmente completato l’acquisto dei regali per gli abitanti dell’Avengers Tower (quelli per i suoi familiari erano già stati spediti a Singapore, pronti per essere aperti la mattina di Natale); ora non le rimaneva che posizionarli sotto il grande albero presente nella Sala Comune.

L’abete era stato decorato con sfere di vetro rosse e dorate; le luci che illuminavano i rami erano anch’esse gialle e rosse e visto che erano state posizionate con millimetrica precisione (grazie ai calcoli di J.A.R.V.I.S.) non c’era ramo che fosse rimasto spoglio o buio. 

Mentre sistemava pacchetti e pacchettini, tutti con un adesivo che indicava con precisione il destinatario, Selene poté notare che fra quelli già presenti, alcuni di essi erano per lei.

Il periodo dell’avvento, quand’era piccola, era qualcosa di magico e creava una crescente attesa per il venticinque, scandita ogni giorno dall’apertura di una finestra del calendario dell’avvento. Per evitare litigi e discussioni fra lei e Albert, i suoi genitori avevano deciso che al primogenito sarebbero toccate le finestrelle dispari e invece, a lei, quelle pari; così entrambi avrebbero avuto dodici cioccolatini a testa.

Inoltre c’era da decorare l’albero di Natale e allestire il presepio con tutti i figuranti -tranne il piccolo Gesù Bambino che compariva solamente la mattina di Natale- quindi c’era tanto da fare in casa.

Ovviamente, come tutti i bambini, tutto il resto spariva quando vedeva la montagna di regali luccicanti che aspettavano solo di essere aperti; da adulta, passare del tempo a pensare e poi acquistare i regali per le persone a cui teneva era davvero piacevole e divertente, adorava vedere l’espressione di pura sorpresa che andava a disegnarsi sul volto dei suoi cari, una volta rimossa la carta colorata.

Ma le piaceva anche riceverli, come tutti del resto, e notare quei bigliettini indirizzati a lei, era stata una gradevole sorpresa.

Selene non se ne rendeva minimamente conto, ma era praticamente impossibile non volerle bene. Era gentile e buona con tutti, sapeva ridere di se stessa, senza sminuirsi però, aveva sempre una parola cortese per chiunque e se per caso era in disaccordo con il suo interlocutore, faceva presente la sua opinione con calma, senza alzare la voce e senza tentare di prevaricare sull’altro.

Quindi, il fatto che ci fossero dei regali anche per lei non avrebbe dovuto sorprenderla, come invece era accaduto.

Una volta terminato il suo lavoro, si alzò e lasciò la Sala Comune, senza aver incrociato nessuno; aprì la porta che conduceva alle scale e salì al piano superiore, per vedere Steven.

Come aveva ipotizzato, Steve era al suo piano, immerso nella lettura di fascicoli dello S.H.I.E.L.D. che gli erano stati consegnati da Coulson e probabilmente riguardanti l’HYDRA e lo scettro di Loki.
Steven le aveva confessato che secondo lui, le due cose erano collegate, e quindi continuava ad indagare seguendo il suo istinto e i pochi indizi che riusciva a trovare, ben deciso a non darsi per vinto.

-Steven?- lo chiamò.

Il diretto interessato, ad udire quella voce, alzò la testa e come per magia, la ruga verticale che aveva fra le sopracciglia, sparì, immediatamente sostituita da un’espressione serena e felice.

-Ciao! 
Tutto fatto?- le domandò, mentre iniziava a riordinare le carte; preferiva ancora avere i documenti in cartelle fisiche, anche se non disdegnava quelle virtuali, per organizzare gli ultimi dettagli durante le missioni.

-Tutto fatto.-

Selene lo aveva informato che sarebbe passata a consegnare i regali, e che sarebbe passata a trovarlo.

Dopo essersi liberata della giacca a vento, Selene si tolse pure gli stivaletti neri, come faceva sempre. 
Steve la prendeva bonariamente in giro per questo fatto, dicendole che non era necessario, ma lei non voleva sentire ragioni; era una forma di rispetto, perché quella non era casa sua e quindi le sembrava il minimo togliersi le scarpe, per non sporcare il pavimento.

Raggiunse Steven sul divano e dopo avergli dato un bacio, si accoccolò accanto a lui, mentre Steven passò un braccio lungo le spalle di lei, per attirarla ancora di più a sé.

Amavano entrambi quei momenti trascorsi così, sia che fossero pochi minuti, che ore intere.
A loro importava solamente stare insieme.

Fra il tepore dell’appartamento e il fatto che Steven la tenesse stretta, Selene era pericolosamente vicina ad addormentarsi, tant’è che le sfuggì un piccolo sbadiglio. 

-Stanca?-

-Un po’... è da stamattina che corro da una parte all’altra, per organizzare tutto e non dimenticare nulla.-

-Capito. 
Tu resta qui, vado a preparare una cioccolata calda- le disse, prima di lasciarle un bacio fra i capelli e alzarsi.

Selene, a quel punto, si sporse oltre lo schienale del divano per osservare il suo ragazzo all’opera.
Compiva ogni gesto con precisione e senza alcuna sbavatura, perfettamente a suo agio e completamente rilassato. Vederlo così tranquillo e senza pensieri era qualcosa che le scaldava il cuore.

-È pronta!-

La voce di Steven la riscosse dai suoi pensieri e quindi si alzò.

-Per caso hai del gelato?- gli domandò, dopo che lo ebbe raggiunto.

-Che razza di domanda è? 
Da quando ti ho conosciuta, non resto mai senza. Prendilo pure.
Ma per fare cosa?-

-Per metterlo nella cioccolata, al posto della panna montata- gli spiegò, mentre apriva il congelatore ed estraeva la vaschetta che era al suo interno -Non l’hai mai fatto?-

-A dire il vero no. Ma c’è sempre una prima volta.-

-Non sai che cosa ti sei perso finora!-

Si sedettero ai lati opposti del bancone e iniziarono a sorseggiare la loro cioccolata.

-È davvero buona! D’ora in poi la prenderò sempre con il gelato.-

-Ne sono contenta.-

-A che ora hai il volo, domani?-

-Alle dieci.-

-Vuoi che ti accompagni all’aeroporto?-

-No, Steven. Altrimenti non riuscirei a salire a bordo.-

-Ehi! Ti ricordo che sono io quello melodrammatico! Non tu! Stai per rivedere tuo fratello e il resto della tua famiglia. Devi esserne contenta.-

-Lo sono. È solo che… è la prima volta che mi trovo in questa situazione. Vorrei tanto trascorrere il Natale con te, ma allo stesso tempo voglio rivendere i miei familiari.-

Era la verità; fino a giugno di quell’anno, per Selene, non c’era mai stato nessuno di così importante da poter interferire in un qualsiasi modo con i suoi piani per le vacanze natalizie. Aveva organizzato tutto, fino all’ultimo dettaglio. La festa del Ringraziamento l’avrebbe trascorsa con nonna Patricia, perché nonostante la vecchia ruggine del passato, era pur sempre sua nonna e le voleva bene e per Natale sarebbe volata a Singapore, dove si trovava Albert con la sua famiglia e dove sarebbero arrivati pure i loro i genitori. Era tutto perfetto, ma l’amore aveva scombinato ogni cosa e ogni suo piano. Era felice di ciò, ma ora si trovava fra due fuochi.

Steve stesso, l’aveva esortata a partire, rassicurandola del fatto che non avrebbe rischiato -non più del solito, almeno- l’osso del collo in sua assenza.
Quindi l’indomani, il giorno del solstizio d’inverno sarebbe partita alla volta del lontano Oriente. 

-Parti tranquilla. Io sarò qui ad aspettare il tuo ritorno. E nessuno di noi aprirà i regali che hai portato, fino a quando tu non sarai di nuovo qui.-

-Siete troppo gentili.-

-Da che pulpito. Hai fatto un regalo a tutti, scommetto.-

-In effetti, sì. Anche se di alcuni non sono pienamente soddisfatta.-

-Perché?-

-Perché non mi sembrano abbastanza “pensati”. Per assurdo, ho fatto meno fatica per quello di Tony e di Thor.-

-Saranno perfetti.-

-Fai presto a parlare, tu! Per i tuoi non ho dovuto nemmeno sforzarmi, mi sono venuti naturali.-

-I miei? Quindi ne riceverò più di uno?-

-Forse. Comunque non sarai l’unico. Anche Clint e Natasha ne riceveranno uno in più… anche se il loro sarà in comune. Una specie di pseudo regalo di nozze diciamo…-

All’inizio di dicembre infatti, Clint e Natasha si erano sposati.

Da buone spie, avevano mantenuto il segreto fino a dopo il semplice rito civile che aveva visto come testimoni Phil Coulson e Melinda May.

Dopo la caduta dello S.H.I.E.L.D. avevano raggiunto per vie traverse una casa sicura, nell’est Europa, di cui solamente loro due erano a conoscenza e da quel momento non si erano più separati.

Nel corso degli anni, avevano avuto i loro alti e bassi, si erano presi e lasciati alcune volte, ma una parte di loro sapeva sempre che alla fine, nulla avrebbe potuto davvero dividerli.
In quell’ultimo anno, il loro rapporto si era cementato sempre di più e giorno dopo giorno aumentava anche la loro consapevolezza riguardo ciò.

Mentre si trovavano in Francia, durante l’estate, Clint si era rivolto a Natasha con un semplice: “Sposiamoci”, così di punto in bianco.

Lei lo aveva fulminato con uno sguardo, perché credeva che la stesse prendendo in giro, ma non aveva fatto in tempo a rispondere, in quanto il suo cellulare criptato aveva iniziato a suonare; era l’agente May che l’informava che lo S.H.I.E.L.D. aveva ricevuto una richiesta d’aiuto, da parte di una civile, riguardante Captain America.

Erano partiti immediatamente, ma una volta atterrati a New York ed essersi incontrati con Tony e averlo informato dell’accaduto, quella crisi si era già risolta.
Ne era subentrata un’altra, praticamente lo stesso giorno e quindi il loro discorso era rimasto in sospeso per delle settimane.
Una sera, però, mentre stavano per addormentarsi, Natasha, nel buio della stanza aveva detto “Sì” e a Clint non era servito nient’altro per baciarla appassionatamente.

Così, si erano sposati, e avevano informato i loro amici solo a cose fatte.

Tony, a quel punto, aveva deciso che l’ultimo dell’anno avrebbero festeggiato tutti insieme, con un veglione in pieno stile Stark, ovverosia enormemente vistoso e maestosamente elegante, al quale per ovvi motivi, era stata invitata anche Selene.

Uno dopo l’altro, tutti i Vendicatori, erano venuti a conoscenza del fatto che Steve avesse trovato una persona da amare e pian piano, tutti l’avevano conosciuta, rimanendo favorevolmente colpiti dalla sua cortesia ed educazione. Sembrava quasi che il fatto di aver frequentato Peggy Carter, l’avesse inconsapevolmente preparata ad entrare in quel mondo pazzo e instabile in cui loro vivevano, perché quando passava a trovare Steve, aveva sempre una parola cortese per tutti.
 
Steve, doveva stare attento a non farsi beccare ad osservarla, altrimenti gli altri stupidi -Clint e Tony per primi, ma anche Buck non scherzava- lo avrebbero sbeffeggiato per l’eternità. 

Perché ai suoi occhi, lei era sempre bella, in ogni momento e situazione.
Lo era quando rispondeva alle battute di Tony e anche se non sempre ne usciva vincitrice, lei rideva lo stesso e non perdeva mai il buonumore; o quando Thor la monopolizzava per ore intere, chiedendole di spiegargli gli usi e i costumi terrestri, per non rischiare figuracce. Con infinita pazienza, ripeteva le stesse cose più e più volte, senza arrabbiarsi.
Selene era diversa dalla sofisticata Pepper, o dalla sensuale Natasha; non era sarcastica e pungente come Darcy o timorosa e leggermente sulle nuvole come Jane.
 
Chiunque la conoscesse, pensava che fosse semplicemente buona e altruista, pronta a scherzare ma nulla di più.
Invece si erano sbagliati di grosso; c’era molto di più. Non solamente gentilezza. E se ne sarebbero accorti molto presto.

-Come stanno Bucky e Tony?-

Dopo aver lavorato per alcuni mesi con la squadra di Coulson, ad un certo punto, a causa di un attacco ai danni della sede dello S.H.I.E.L.D. in cui era ospitato, Bucky si era ritrovato senza un posto dove stare.
Tony, dimostrando grande generosità, a quel punto gli aveva offerto un piano personale presso l’Avengers Tower.

La convivenza attraversava momenti di familiarità e di tranquillità e altri più difficili, come quello avvenuto quattro giorni prima; infatti quel giorno era l’anniversario della morte dei genitori di Tony.

Il geniale inventore aveva trascorso l’intera giornata chiuso nella sua officina-laboratorio, e gli unici che avevano potuto entrarci erano stati Pepper e Rhodey.
Bucky stesso non si era fatto vedere, per evitare di far riaffiorare i dolorosi ricordi di quella terribile giornata, perché purtroppo lui rammentava ogni singola azione e ogni singolo gesto, compiuti durante gli ultimi cinquant’anni.

-Migliorano. Non è facile per nessuno dei due, ma si impegnano per cercare di accettare la cosa. Probabilmente non la supereranno mai, ma chissà…-

Nel frattempo avevano terminato le loro cioccolate e Steven le disse: -Andiamo agente della Ciccydra, ti porto a casa.-

-Spero per te che nessuno sia a conoscenza di questo simpatico soprannome…-

-Nessuno, hai la mia parola.-

Dopo essersi infilati le scarpe e indossato le rispettive giacche a vento, scesero fino al garage; prima di salire sulla moto di Steven, quest’ultimo prese un paio di caschi dall’armadio metallico che si trovava vicino alla porta dell’ascensore e ne passò uno a Selene.

-Ehi!- esclamò, sorpresa, alzando la visiera nera -Non vedo niente con questo in testa.-

-Lo so. Prima di portarti a casa, dobbiamo fermarci da un’altra parte e voglio che sia una sorpresa. E non voglio che tu dia una sbirciata durante il tragitto.-

Selene annuì, mentre finiva di allacciarsi il casco; solo dopo essersi accomodata dietro Steve, abbassò nuovamente la visiera, sprofondando nell’ombra. La cosa non le importava, in quanto era perfettamente al sicuro, stretta così al suo Steven.

Il viaggio durò pochi minuti, durante i quali Selene si interrogò sulla possibile destinazione; quando si tolse il casco, però rimase a bocca aperta, in quanto quel luogo non era stato vagliato come possibile meta.

-La pista di pattinaggio al Rockefeller Center, Steven? Come ti è venuta in mente?-

-Così- le rispose con noncuranza, alzando le spalle con fare modesto -Ora vediamo se sei preparata riguardo la storia di New York. Quando vuole, signorina Lowell.-

Mentre attendevano il proprio turno per noleggiare i pattini, Selene raccontò a Steve, quand’era nata la tradizione del grande albero illuminato.
-… la prima accensione è avvenuta nel 1933, ma il primo albero era stato decorato con delle semplici ghirlande due anni prima, su iniziativa degli operai che lavoravano alla costruzione dei palazzi. La pista di pattinaggio, invece, è stata allestita dal 1936.
Ma tu queste cose le sapevi già, non è vero?-

-Sì, è così. Volevo solamente farti morire d’invidia perché l’ho pensata io- le rispose, con un sorriso malandrino stampato in faccia.

-Perché?-

-Perché questa è una cosa che non è mai cambiata da allora.-

Selene, a quel punto, smise di lottare con le chiusure dei pattini e lo guardò di traverso: -Vorresti ricominciare la nostra gara?-

-Sì.-

-D’accordo. Stesse regole dell’altra volta.-

-Per me va bene.-

Scoppiarono a ridere e poi si presero per mano, prima di scendere sulla pista ghiacciata.

Steven sembrava essere appena uscito da un servizio fotografico di una campagna pubblicitaria per un marchio sportivo; grazie a dei comodi pantaloni della tuta e alla giacca a vento blu, che lasciava intravedere la calda felpa color carta da zucchero, attirava gli sguardi di tutte le ragazze che si trovavano nei paraggi.
Lui, invece, non aveva occhi che per la sua Selene; era deliziosa, anche se era imbacuccata nella sua giacca a vento color lampone, con il berretto di lana grigio con il pompon in cima, che ondeggiava ad ogni movimento, calato fin su gli occhi e le guance arrossate per il freddo.
Sembravano esattamente quello che erano, una giovane coppia innamorata, che pattinava felice, ignorando bellamente la bassa temperatura e il fatto che avesse pure iniziato a nevicare.

-Steven?-

-Dimmi.-

-L’anno prossimo festeggerò il Natale con te. Non m’interessa dove, qui, a Washington, a Singapore o a Timbuctu, non ha importanza, ma so che ovunque sarò, sarò al tuo fianco. È una promessa.-

-Lo so- le sussurrò, fermandosi e attirandola a sé -Ti amo- le disse, un attimo prima di baciarla.

-Ti amo anch’io.-


***

 
A Singapore era ormai notte, ma a causa della differenza di fuso orario, a New York la giornata era appena agli inizi.
Steve si sedette alla scrivania e dopo aver preso un sorso di caffè, chiamò Selene via Skype.
Contò appena tre squilli, prima che Selene accettasse la chiamata.
Il viso sorridente, anche se un po’ sgranato, della sua ragazza riempì lo schermo.

-Ciao!-

“Ciao Steven! 
Buon Natale!”

-Buon Natale anche a te, tesoro mio.
Hai passato una bella giornata?-

“Sì.
Ho corso e giocato con Jason tutto il pomeriggio.
A proposito...
Jason potresti venire qui un momento, per favore?”

“Arrivo, Zia!”

“Guarda con chi sto parlando.”

Il bambino si accomodò in braccio alla zia e disse: “Ciao, Steve! Grazie per le costruzioni.”

-Prego, Jason. 
Ti piacciono?-

“Moltissimo. 
Posso tornare a giocare, adesso?”

“Vai pure.”

Selene lo lasciò andare dopo avergli dato un bacio sulla guancia e ritornò a focalizzarsi su Steven che l’osservava intenerito.

“Cosa c’è?”

-Niente...
È solo che mi manchi.-

“Anche tu. 
Ma ancora pochi giorni e ci rivedremo.
Ho il volo prenotato per il ventinove, e dopo quasi un giorno di viaggio sarò di nuovo a New York.”

-Non ti strapazzare troppo, mi raccomando.-

“Non lo farò.
Sarò in forma per il veglione di Capodanno, vedrai.”

-Se non vuoi venire, non importa.-

“Scherzi, vero?
Non vedo l’ora.
In più, nonna Pat mi ha regalato un vestito per l’occasione.”

Quando aveva parlato alla nonna dell’invito per la sera del trentuno, l’anziana signora le aveva detto che le sarebbe piaciuto poterle comprare un abito per la serata. 
Selene aveva accettato di buon grado, perché la nonna aveva mantenuto la promessa e non aveva interferito con la sua vita.

-D’accordo.
Ti aspetterò.-

“Bravo.
Adesso vai dai tuoi amici e festeggia con loro.
Ti amo.”

-Ti amo anch’io.
Ciao.-

“Ciao.”

 
***

 
La Sala Comune dell’Avengers Tower era piena di gente che rideva e chiacchierava amabilmente.
Tutti i presenti avevano fatto uno sforzo e si erano presentati vestiti elegantemente.
Pepper, la padrona di casa, indossava un’impalpabile e scivolata creazione color argento, che sfiorava elegantemente il pavimento ad ogni suo passo. Natasha invece, aveva optato per un abito verde intenso -che contrastava benissimo con i suoi ricci rossi -, che era della stessa ed esatta sfumatura delle foglie lucide dell’agrifoglio che decoravano la stanza in cui si trovavano, con la gonna a ruota che si apriva all’altezza della vita e che le arrivava al polpaccio.
Jane e Darcy, si erano liberate dei loro onnipresenti stivali di gomma scricchiolante, ed erano deliziose nelle loro mise viola e oro.

Gli uomini non erano fantasiosi quanto le signore, in quanto lo stile della serata non offriva molte varianti; infatti dai semplici completi con giacca e cravatta, si arrivava al classico smoking, con il papillon ben fermo al centro del colletto inamidato della camicia immacolata.

Ovviamente Thor, faceva eccezione, perché il principe di Asgard, era senza cravatta e il primo bottone della camicia bianca, indossata sotto una giacca di velluto liscio color bordeaux, era slacciato. Il risultato finale era un perfetto mix di eleganza e informalità, proprio come lo spirito del prode combattente.

Anche James, durante gli ultimi tempi, aveva modificato il suo look. La tendina castana che andava a coprire gli occhi azzurro ghiaccio, era sparita da tempo, sostituita da un taglio leggermente retrò, che gli conferiva sia un’aria da bravo ragazzo, ma allo stesso tempo un po’ da canaglia. Non era più Bucky, ma nemmeno il Soldato d’Inverno, era semplicemente James.

Erano tutti a proprio agio, intenti a sorseggiare i delicati cocktail di benvenuto.

Tutti tranne Steve.

Il giovane Capitano era alquanto nervoso, perché Selene non era ancora arrivata, e la festa era già iniziata da un pezzo. 
Era talmente immerso nei suoi pensieri, da non accorgersi che Sam gli si era avvicinato con due bicchieri in mano.

-Ehi, Steve. Ancora nessuna novità?- gli domandò, allungandogli un bicchiere.

-Nessuna- replicò Steve, dando un’occhiata al cellulare.

-Arriverà, tranquillo.-

-Sì...-

-Salute!-

-Salute!-

Dopo aver fatto tintinnare i bicchieri, entrambi presero un sorso di quel liquido ambrato che essi contenevano.
Sam, si complimentò con se stesso, era riuscito a calmare Steve e a distrarlo.

-No, perché se non volesse più partecipare alla festa, mi avrebbe avvertito.
Ho ragione?
E se si fosse stancata di me?-

Come non detto.

-Amico, questa cosa è impossibile. 
Non riuscite a staccarvi gli occhi di dosso- lo rassicurò, continuando a fissare il suo bicchiere -Ma ricorda che deve smaltire un jet lag non indifferente. 
Magari si è svegliata tardi e questo spiega il perché del suo ritardo.-

-Comunque sia, puoi chiedere direttamente a lei quale sia il motivo, visto che sta arrivando- continuò, trattenendo a stento un sorrisetto -Siamo già tutti qui e il quadrante dell’ascensore si è appena acceso...-

Steve, a quel punto, volse lo sguardo verso le porte dell’ascensore, che si aprirono in quel preciso istante.

Si ritrovò a ringraziare il lavoro congiunto compiuto dal dottor Erskine e Howard, perché era merito loro, se riusciva ad incamerare quella piccolissima parte di aria necessaria alla vita.
Lo Steve pre-Siero sarebbe andato in debito d’ossigeno e di conseguenza collassato a terra, nel momento stesso in cui avesse visto Selene uscire dall’ascensore.
 
Com’era possibile che diventasse sempre più bella?
Come?
 
Senza togliere nulla alle altre donne presenti, Selene sembrava quasi emanare luce propria.
 
Steven non l’aveva capito, ma era l’amore che rendeva Selene sempre più bella; sia quello che provava sia quello che riceveva.
Quasi senza rendersene conto, iniziò a camminare verso di lei, senza riuscire (e senza nemmeno provare) a distogliere lo sguardo da quell’eterea figura.
 
Selene era bellissima; una principessa.
L’ ampio vestito di raso rosso, lungo fino a terra, sembrava cucito su misura da quanto le cadeva alla perfezione, e andava a creare al contempo un piacevole contrasto con la sua carnagione nivea.
Senza spalline e con lo scollo a cuore appena accennato, lasciava scoperta almeno metà schiena, come poté constatare di persona, quando le appoggiò una mano all’altezza dei reni, per sospingerla delicatamente verso gli altri.
La gonna era molto particolare, infatti sul lato sinistro, erano stati aggiunti dei pezzi di stoffa, cuciti in modo tale da sembrare quasi dei petali di una rosa.
 
I capelli castani erano stati raccolti in un semplice chignon basso sulla nuca, che andava così ad esaltare il candido collo da cigno di Selene.
 
Ai lobi brillavano due semplici, ma non per questo meno costosi, orecchini di diamante, prestateli sicuramente da nonna Patricia.
 
Nonostante il trucco importante, Steven riusciva a riconoscere la sua amata Selene a differenza degli altri Vendicatori, che invece erano rimasti senza parole.
 
-Scusate il ritardo!
Ma sono elegantemente in ritardo o maleducatamente in ritardo?-
E con questa sua uscita fece ridere tutti, perché il suo buonumore era contagioso.
 
Adesso sì che Steve era dell’umore giusto per godersi la festa.
 
Lasciò Selene sola per qualche istante, mentre si dirigeva al banco bar per prenderle un bicchiere d’acqua, mentre lei scambiava due parole con Natasha e Clint.
 
Il suo intento venne inficiato da Tony, che a quel punto esclamò:-Io proporrei un brindisi! Prendete tutti un flûte di champagne.-

-A Clint e Natasha!
Congratulazioni!
E a noi!
Amici cari riuniti per il piacere di farlo e non obbligati da catastrofi o altro!-
 
Mancava solo Rhodey, ma la sua assenza era più che giustificata, visto che era stato invitato alla Casa Bianca dal presidente Ellis in persona.

I calici tintinnarono delicatamente e poi i presenti presero un breve sorso di champagne. 

Tutti tranne Selene, che aveva sì portato il fine cristallo alle labbra, ma senza bagnarle con il liquido dorato.
Tony non si lasciò sfuggire l’opportunità di stuzzicare l’ultima arrivata della compagnia.

-Come mai non bevi, Selene? 
Non sarai mica incinta per caso?-

Steve, ad udire quelle parole, rischiò seriamente di soffocare a causa dello champagne che gli era andato di traverso. 
Un’energica pacca sulla schiena da parte di Bucky, per fortuna, lo aiutò a tornare a respirare normalmente.

Con le guance in fiamme, sibilò: -Stark...- 

Non aveva alcuna intenzione di perdere Selene per la sfacciataggine di Tony.

Ma Selene era pur sempre Selene e lei non avrebbe lasciato correre; infatti, nonostante il lieve rossore che aveva raggiunto le sue guance, sostenne con fermezza lo sguardo di Tony.

-No, non sono incinta Tony. Ma ti ringrazio per l’interessamento. 
Io sono semplicemente astemia. 
Non ho mai bevuto alcolici.-

-Mai?-

-Mai.-

-Neanche al college? 
Nessuna gara di bevute?-

-No.-

-Allora dobbiamo rimediare. 
Una sfida a due.
Ci stai, Lowell?-

-Ci sto!
Forza Tony, cos’hai in mente?-

-Un bicchiere del liquore di Thor.
Puoi ancora ritirarti se vuoi.-

Steve aveva già assaggiato il liquore asgardiano nel giorno di Natale, e aveva potuto constatare di persona quanto fosse alcolico, tant’è che la testa aveva girato per un bel pezzo, nonostante il suo metabolismo iperaccelerato.
Selene non era abituata a bere, quindi il suo timore risiedeva nel fatto che le sarebbe bastato annusare il contenuto del bicchiere per svenire. 

Ma si fidava di lei, perciò disse a Tony: -Non farlo...- con tono canzonatorio -Non sfidarla. 
Lei non rinuncerà mai.-

E ci rimetterai tu, garantito.

-Nemmeno io.
Allora sei pronta?-

-Un attimo solo, prima di tutto dobbiamo stabilire le regole. 
Punto primo, questa sarà la prima e l’ultima sfida.
Non ce ne saranno altre.
Punto secondo, la vittoria. 
Vince chi fra i due vuoterà più velocemente il bicchiere- disse Selene, mentre lo prendeva dal tavolo -e poi riuscirà a rimanere in piedi senza vacillare- concluse.

-D’accordo!- replicò il miliardario afferrando a sua volta il bicchiere -Piazzate le vostre scommesse voialtri.
Ci sarà da divertirsi.-

-Chi scommette a favore di Selene?- domandò Clint.

Le mani di Steven, di Bucky e di Natasha furono le prime a scattare, quasi in contemporanea, seguite da quelle di Pepper e di Bruce.

-D’accordo. 
Ai vostri posti.
Pronti...
Via!-

Tony si riversò il liquido trasparente in bocca e dovette ammettere che bruciava come il fuoco. 

La vista gli si era appannata velocemente e non era ancora a metà bicchiere. 
Con fatica riuscì a mettere a fuoco la figura di Selene, che gli stava di fronte, in piedi con un sorriso sulle labbra e con il bicchiere completamente vuoto in mano.

-Co... come è... è possibile?- le domandò, con tono impastato.

-Ho detto che avrei vuotato il bicchiere, ma non ho mai detto che per farlo avrei bevuto il suo contenuto. 
Quindi ho semplicemente versato il liquore in un altro bicchiere. 
Ho vinto io, mio caro Tony.
E per il futuro, ricorda quello che dice la canzone “You can’t fight the moonlight”…- concluse, giocando sul significato del suo nome e facendogli al contempo l’occhiolino.

Steve a quel punto scoppiò a ridere, seguito a ruota da James e poi da tutti gli altri.

Finalmente, anche loro, avevano ben compreso che una Lowell non andava mai sfidata.

Il miliardario, sconfitto, si lasciò cadere su una sedia e accusò il colpo: -Ottima strategia.-

-Grazie. Nessun rancore?-

-Nessuno.-

-Perfetto.-

La piccola gara non aveva raffreddato l’atmosfera scherzosa e conviviale, infatti tempo cinque minuti tutti erano ritornati a parlare amabilmente gli uni con gli altri.

Thor, nel frattempo si era riappropriato della sua preziosa fiaschetta e dopo aver bevuto un sorso, si rivolse a Steve: -Siamo degli uomini fortunati, amico mio. Non tutti hanno combattuto le nostre battaglie e hanno avuto il privilegio di poterle raccontare. Ancora meno hanno trovato la felicità e l’amore in un’altra persona. La sorte c’è stata propizia.-

-Già.-

I due amici si scambiarono un sorriso complice e poi raggiunsero le rispettive innamorate, che erano impegnate in una conversazione con Bruce.

La cena che era seguita era stata deliziosa e aveva riempito una buona parte della serata, ma quando finalmente si alzarono, la mezzanotte era ancora lontana.

-Dobbiamo ancora aprire i regali da parte di Selene!- esclamò Darcy, ad un certo punto, entusiasta quanto una bambina.

-Davvero? Pensavo che fosse una battuta! E poi non sono un granché… il prossimo Natale spero di fare meglio…-

-Saranno sicuramente stupendi- le disse Pepper, con gentilezza.

Per lei, Jane e Natasha, Selene aveva preso un profumo. Così come per James.
Darcy, invece, trovò una confezione gigante di trucchi, che aprì immediatamente, così da ammirare le varie tonalità degli ombretti e dei rossetti.

-Visto? Non sono molto originali…-

-Onestamente l’adoro. È il mio profumo preferito- la rassicurò Jane.

Nel frattempo Bruce, aveva aperto il suo e con gioia vi aveva trovato un nuovo paio d’occhiali infrangibili: -Grazie, mi servivano proprio. Tony, troppo spesso fa cadere le mie cose dai banchi del laboratorio, e gli occhiali sono i primi a rimetterci.-

-Ehi! Lo sai che la mia genialità non può essere fermata da miseri confini teorici.-

L’eccentrico inventore, invece aveva ricevuto un set di cacciaviti, che gli sarebbero sicuramente tornati utili, prima o poi.

Durante le sue chiacchierate con Thor, Selene, era venuta a conoscenza del fatto che a gennaio, Jane si sarebbe trasferita per qualche mese alle Hawaii, per lavorare presso l’osservatorio Keck e lui l’avrebbe seguita con piacere.
Ma sicuramente si sarebbe annoiato, se fosse rimasto tutto il giorno in casa, quindi gli aveva regalato un buono per un corso di surf.

-È uno sport davvero divertente. Però mi raccomando fai attenzione agli squali, altrimenti chi la sente poi, Jane?- lo pregò, suscitando una risata generale.

Sam, da amante della musica qual era, fu talmente entusiasta del raro disco in vinile che finalmente stringeva fra le mani -quanto l’aveva cercato!-, che la ringraziò con uno schioccante bacio sulla guancia.

-Clint, Georges Courteline ha detto che “Si cambia più facilmente religione che caffè”, tuttavia spero che questa miscela sia di tuo gradimento.-

-Inoltre, ho un piccolo pensiero per voi sposini. Una cosa che però dovrete sempre fare insieme, in quanto ognuno di voi ne avrà solo metà a testa- continuò, porgendo loro una piccola busta bianca.
Al suo interno c’erano due cartoncini, su ognuno dei quali c’era scritta solamente metà della ricetta dei suoi cupcake al cioccolato; così, se avessero voluto prepararli, avrebbero dovuto lavorare insieme.

Da ultimo, toccò a Steve.
Selene, aveva pensato a lui e alla sua passione ancora una volta, regalandogli un set da disegno, ancora più completo rispetto a quello di luglio.

E sempre con un occhio a quello che gli aveva regalato per il suo compleanno, un grosso album rilegato in pelle, fu l’ultimo regalo che fu scartato.

Per custodire le fotografie che hai scattato in tutti questi mesi e che scatterai in futuro” recitava la dedica che si trovava sul frontespizio.

I regali che invece gli altri avevano acquistato per lei, potevano praticamente essere racchiusi in una sola parola: libri.
Erano dei titoli fantastici e li avrebbe divorati in pochissimo tempo, poco ma sicuro.

Da parte di Sam e James, invece, aveva ricevuto una nuova racchetta da tennis, molto più leggera rispetto a quella che già possedeva e facile da impugnare.

Una stupenda Lady Dior rossa, fu il regalo da parte di Pepper.

Tony, non si era smentito nemmeno quella volta.
Dal suo smartphone proiettò un’immagine tridimensionale: -Ho l’onore di consegnarti il modello virtuale della prima bicicletta alimentata con la potenza del reattore Arc, che ti permetterà di far mangiare la polvere al qui presente, Capitano-A-Sinistra-Rogers. La bicicletta è in officina, non potevo portarla qui, altrimenti addio sorpresa.-

-Ti prego Selene, fallo per tutti noi!- la supplicò Sam, con le mani giunte.

-Farò del mio meglio. Davvero, non so cosa dire, Tony. Grazie! A tutti.-

-Non ci stiamo dimenticando di qualcuno?
Dov’è il tuo regalo, Steven?-
Solamente Tony Stark riusciva ad inserire così tante insinuazioni, e così tanti sottintesi in una sola parola.

Nonostante le orecchie fossero talmente rosse da fare concorrenza alle luci dell’albero, la voce di Steve non tremò nemmeno per un istante: -Non sono affari tuoi, ficcanaso. È una sorpresa.
Selene vorresti seguirmi, per favore?-

-Certo. Con permesso.-

James rivolse a Steve una strizzata d’occhi d’incoraggiamento, a cui rispose con un breve cenno del capo.

-Dove stiamo andando?- gli domandò Selene, mentre l’ascensore iniziava a scendere.

-Lo vedrai. Chiudi gli occhi però, è una sorpresa.-

-Una sorpresa? Mi stai viziando da qualche mese a questa parte, sai?-

-Vorresti tornare dagli altri?-

-Ormai no, sono troppo curiosa.-

Nel frattempo erano arrivati a destinazione e Steve fece uscire Selene dalla cabina, tenendola per mano.

-Dove siamo?-

-Dammi un momento per accendere le luci e lo scoprirai.-

Fece per lasciarle la mano, ma inaspettatamente, Selene gliela strinse più forte.

-Aspetta. Siamo soli, qui?-

-Completamente.-

-C’è una cosa che dobbiamo fare prima di accendere la luce.-

-Davvero? Cosa?-

-Scambiarci un bacio, ad esempio.-

Essenzialmente erano entrambi molto timidi e quand’erano in pubblico, limitavano le manifestazioni d’affetto; fino a pochi minuti prima erano in compagnia, quindi non si erano potuti scambiare nessun bacio e la cosa era alquanto frustrante.

-Un bacio, signorina Lowell?-

-Esattamente.-

-E di che genere?-

-Non saprei, scegli tu- lo stuzzicò.

Steven non replicò, ma si limitò ad agire.
Con la punta delle dita, risalì lungo le braccia scoperte di Selene, percependo così, la leggera pelle d’oca che il suo tocco provocava. Una volta raggiunte le spalle nude, continuò la sua esplorazione al buio e solo quando ebbe racchiuso il suo volto fra le mani, si chinò leggermente per baciarla.
Selene, non appena avvertì le labbra di Steven sulle sue, le dischiuse leggermente, e mentre il bacio diventava sempre più profondo, si aggrappò con tutte le sue forze al raffinato gilet nero, per impedirgli di staccarsi da lei.

-Avevo il timore che avrei dovuto aspettare l’anno prossimo per poterti baciare ancora, sai?- gli disse Selene, giocando sul fatto che la mezzanotte fosse ormai prossima.

-Non credo che avrei potuto resistere così tanto- asserì Steve, dandole un altro bacio -Pronta per la sorpresa?-

-Sì!-

Si staccò da lei e accese tutte le luci del piano: -Adesso puoi aprire gli occhi.-

Selene sollevò le palpebre e quando ebbe messo a fuoco l’ambiente, di riflesso, rimase a bocca aperta per lo stupore.

-È… È… una biblioteca? Mi hai regalato un’intera biblioteca?-

-Sì. È tutta tua.
Buon Natale, mia Selene.-

Selene iniziò a girare per il piano, lo stesso che mesi prima era completamente spoglio, adesso era irriconoscibile.

Steve l’aveva allestito esattamente come lei aveva suggerito, con gli scaffali, le vetrine per i libri rari, le poltrone comode e i soffici tappeti. Era un sogno divenuto realtà.

Proprio sopra il caminetto -sì, c’era pure un caminetto- era stato dipinto un delizioso cigno, adagiato fra un cespuglio di rose e tutt’intorno a lui, un cerchio d’oro recava la massima di Seneca riguardo l’importanza della lettura: “Alit lectio ingenium et studio fatigatum reficit.

-Steven… ma come hai fatto?-

-Ho avuto un’alleata inaspettata. Tua nonna Patricia.-

-Veramente?-

Selene era rimasta sbalordita, sapeva che ai suoi genitori Steven piaceva, e che erano contenti per lei, ma nonna Pat?

-Il giorno del Ringraziamento, mi ha parlato a quattr’occhi e mi ha detto che se mai avessi avuto bisogno d’aiuto, sarebbe bastato un colpo di telefono. Mi ha detto che in passato ha tentato di frenarti, ma ora vuole solamente che tu sia felice e quindi vuole rimediare ai suoi errori.-

-Chissà quanto le è costato dirti queste cose. È una donna orgogliosa.-

-Ma ti vuole bene.-

-E io ne voglio a lei.-

-Sai, non per vantarmi, ma credo di starle simpatico…-

-Poco ma sicuro, altrimenti non si sarebbe mai offerta di aiutarti a realizzare tutto questo. Hai allestito la biblioteca esattamente come me l’ero immaginata…-

-È come quella di Belle?- le domandò, trattenendo a stento un sorriso soddisfatto.

-Ancora meglio.-

-C’è un’altra sorpresa fra gli scaffali.-

-Allora la cerco subito.-

Steven osservò Selene percorrere la stanza in lungo e in largo alla ricerca del secondo regalo.

-Sai una cosa Steven? Avrei dovuto sospettare qualcosa…-

-Perché mai?-

-Perché per il mio compleanno mi hai regalato Athena. È un certosino, il perfetto gatto da biblioteca.-

-Esiste qualcosa al mondo che tu ignori?-

-Se parliamo di gatti, credo proprio di no…
Trovato!- esclamò, non appena ebbe individuato un pacco argentato e decorato con un fiocco rosso.

-Mi stai viziando Steven… il gatto, la biblioteca… sono tutte cose che ti avevo raccontato mesi fa, quando c’eravamo appena conosciuti… anche la borsa che mi ha regalato Pepper è opera tua, scommetto… come fai a ricordarti tutti questi dettagli? Con tutto quello che parlo, poi!-

Steve sollevò le spalle: -Non lo so, succede e basta.-

-Tu non me la racconti giusta, Testone!-

Nel frattempo si erano seduti sulle poltrone e Selene aveva sciolto il nastro e aperto il pacchetto.

Al suo interno c’era un album da disegno e non uno qualsiasi, bensì quello che lei aveva regalato a Steven per il compleanno.
Durante gli ultimi mesi, l’aveva visto in giro per casa, sul tavolo della cucina, su quello basso di fronte alla tv, appoggiato e seminascosto da altri fogli sulla scrivania, ma non l’aveva mai aperto per rispetto, perché sapeva che Steven non era ancora pronto per mostrarle i suoi disegni; ciò nondimeno, era quello il motivo per cui gli aveva regalato il nuovo set, perché sapeva che lo avrebbe usato.

-Fammi indovinare… hai forse disegnato la cosa più bella che hai visto nel ventunesimo secolo?-

-Scoprilo da sola…-

Selene aprì l’album e rimase una volta di più senza parole.

Era lei.
Su ogni foglio.

Completamente concentrata nella lettura, accoccolata sulla poltrona, oppure al parco in procinto di saltare dall’altalena a Washington, o impegnata a giocare con i suoi gatti, o ancora seduta sul divano accanto a Thor, intenta a spiegargli qualcosa; c’era pure il momento in cui rideva con Bucky, alla sede dello S.H.I.E.L.D., pochi minuti dopo il suo risveglio o quando Steven l’aveva trovata indaffarata a cucinargli la torta di compleanno.
Il tratto di Steven era fedele quanto una fotografia; era riuscito a fermare su carta ogni sua espressione, in ogni più piccolo dettaglio.
Che fossero dei semplici disegni a carboncino o a colori, Steven era riuscito a racchiudere l’essenza stessa di Selene: la sua vitalità.
Vitalità che traspariva sia nelle scene statiche, sia in quelle in movimento.

L’ultimo disegno, era quello più bello e dolce; Steven aveva impiegato giorni interi a realizzarlo e a colorarlo, affinché fosse perfetto.
Raffigurava Selene addormentata, accoccolata sulla poltrona del suo salotto. Era quasi impazzito nel tentativo di riportare fedelmente quella purezza, quell’innocenza, quella tranquillità che era riuscita a trasmettergli in quella notte estiva. Con lunghi capelli castani leggermente scompigliati e la fronte lievemente aggrottata, era incantevole tant’è che dopo averla portata a letto, l’aveva paragonata ad una bellissima principessa.

Una principessa che adesso lo stava guardando con gli occhi scintillanti e con il sorriso sulle labbra; le sorrise di riflesso e un attimo dopo Selene gli si era accomodata in grembo, e si era riappropriata della sua bocca.

-Mi farai diventare parecchio vanitosa, se continui di questo passo, sai?- gli sussurrò poi, ad un millimetro dalle sue labbra.

-Correrò il rischio, mia Eala.-

Selene gli riservò un sorriso timido e arrossì leggermente, ancora poco avvezza ai complimenti.

La giovane si schiarì la voce e si alzò, per poi avvicinarsi alle vetrate, nel tentativo di calmare il battito furioso del suo cuore; quando era così vicina al suo Steven, quando lui le parlava così, rischiava di perdere il controllo di se stessa e quello non era di certo il momento più adatto.

Era talmente immersa nei suoi pensieri da non accorgersi che Steven l’aveva raggiunta e che l’osservava completamente rapito.
Le luci della città disegnavano dei giochi scintillanti sul suo viso, e anche se i lievi difetti venivano evidenziati, lui come sempre si meravigliava di come quelle leggere imperfezioni la rendessero ancora più bella ai suoi occhi.

Anche adesso, mentre lei si godeva la vista sulla città in festa, lui non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua amata.
Da lei e da quel viso che aveva accarezzato e baciato innumerevoli volte e che sperava in un prossimo futuro, di poter vedere come prima cosa alla mattina e per ultima la sera.

Per il resto della sua vita.

-A cosa stai pensando, Steven?-

La voce di Selene lo strappò dalle sue riflessioni: -A te. A quanto sei bella. A volte mi chiedo che cosa devo aver fatto di buono nella mia vita per meritarti...-

Eccolo lì.
Il complimento.
Pronunciato con estrema naturalezza, come se fosse un’assoluta verità.
Inconfutabile.
Incontrovertibile.

Le guance rosee si infiammano, come sempre.
Immediatamente.
Immancabilmente.

-Spero che la tua sia una domanda retorica.
Con tutte le volte che hai salvato il mondo direi che io sono quasi un premio di consolazione...
Piuttosto, sentiamo cosa avrei fatto io di buono nella mia vita per meritarti.-

-Mi hai aiutato a salvare Bucky. Ti pare poco?-

-Caspita! Con una sola persona ho vinto il primo premio!- scherzò lei.

-Primo premio che salvi ogni giorno...
Non so dove sarei a quest’ora se non ti avessi incontrato quel giorno... in biblioteca…
Ti ho mai detto che è stato quello il momento in cui mi sono innamorato di te?- le domandò.

-No, mai.-

-L’ho capito quand’eravamo qui a New York, ma in realtà mi avevi già conquistato nell’istante stesso in cui avevi insultato le tue scarpe.
Per questo ho voluto regalarti la biblioteca, per ricordare per sempre quell’attimo perfetto- le confessò con un sorriso -il nostro attimo perfetto, in un ambiente che tu ami tanto.-

-Da quando sei entrata a far parte della mia vita, la mia stessa esistenza ha ripreso colore. Prima di conoscerti era come se stessi vivendo all’interno di un film in bianco e nero, ma adesso il cielo è blu, il sole è luminoso e scalda- continuò, mentre prendeva le mani di Selene fra le proprie -È merito tuo, amore mio. Tu sei pura luce e vitalità e ti amo per questo.-

-Ti amo anch’io- gli rispose, un po’ spiazzata da tutte queste parole.

-Ogni giorno mi sveglio e tu sei il mio primo pensiero. Ho sempre un nuovo progetto in mente, perché ho ripreso o meglio ho iniziato a vivere davvero.
Grazie a te.
Il futuro non è più un’incognita, un qualcosa da temere, perché ci sei tu.-

Ad ogni parola pronunciata da Steven, il cuore di Selene aumentava il ritmo; non le aveva mai parlato così, quindi, perché lo stava facendo adesso?

-Lo so che la mia non è una vita normale e non lo sarà mai, me ne rendo perfettamente conto, ma io vorrei essere il tuo scudo. Voglio proteggerti e voglio poterlo fare per sempre. Me lo permetterai?
Per il resto delle nostre vite?-

A quel punto, Steven pur non interrompendo mai il contatto visivo, si inginocchiò.
Selene era sempre più confusa, Steven in ginocchio? Non l’aveva mai visto in ginocchio, per il semplice motivo che quello non era un’azione da Steve Rogers.

Cosa stava succedendo?

-Steven…-

Lui non le rispose, ma si limitò a sorriderle con dolcezza e amore, prima di porle la fatidica domanda: -Selene Allegra Lowell, vorresti diventare mia moglie?-

-Sì.-

Una singola sillaba, pronunciata con voce gioiosa e senza alcuna esitazione.

Selene, gli strinse con più forza le mani, per spronarlo ad alzarsi e quando lui l’ebbe fatto, lei si spinse sulle punte e lo baciò con passione.

Aveva detto “Sì”, quando avrebbe potuto dirgli un sacco di altre cose, tipo che anche lei l’avrebbe protetto, che avrebbe lottato per rimanere insieme, ma quel “Sì” era l’unica cosa importante e per parlare ci sarebbe stato tempo, tutto il tempo del mondo, tutto il resto delle loro vite.
Inoltre non l’aveva detto perché era superfluo, perché Steven lo sapeva già.

Fuori dalla vetrata i fuochi artificiali illuminavano il cielo notturno, salutando con i loro mille colori il nuovo anno appena iniziato, ma loro non se ne erano minimante accorti, in quanto troppo felici per fare altro.

-Felice anno nuovo, mio Steven.-

-Auguri, mia Selene.-

Steven, mentre le accarezzava la guancia con la mano sinistra, infilò quella destra nella tasca dei pantaloni ed estrasse l’anello di fidanzamento -un capolavoro di raffinata gioielleria-, che aveva acquistato settimane prima.
I due zaffiri blu, montati su di una fascetta in prezioso platino, sembravano quasi proteggere il diamante centrale, quasi a rimarcare una volta di più il proposito di Steven.

-Posso?-

Selene si limitò ad annuire e un istante dopo l’anello era al suo anulare sinistro. Era perfetto.

-Adesso dobbiamo andare ad affrontare gli altri. Ti senti pronta?-

-Certamente. Lo ero anche senza questo.-

-Puoi ridarmelo allora, se vuoi- la provocò.

-Eh, no. Ormai è mio.
Esattamente come lo sei tu.-

Steven scoppiò a ridere e la baciò ancora, poi mano nella mano, si diressero verso l’ascensore, pronti a tornare di sopra e comunicarlo agli altri, forti del fatto che nessuno avrebbe mai potuto separarli.




























 
Angolo dell’Autrice:
Felice compleanno, Ella!
Spero che questo regalo ti sia piaciuto!
 
 
Cosa sono quelle facce? Vi ho preso alla sprovvista oppure sono così prevedibile? Aspetto le vostre considerazioni.
Come avrete sicuramente notato, la frase iniziale è perfetta un po’ per tutte le persone nominate nella shot, perché c’è l’amore fra le coppie di innamorati, quello fra zia e nipote, fra nonna e nipote, fra amici…
Avete individuato la piccola chicca dei regali?
Eccola qui:
NatashaJanePepperJames.
Il nuovo set da disegno di Steve.
 
Inoltre è ricominciata la sfida riguardo alle cose che non sono cambiate, avete dei suggerimenti? Chi volete far vincere? Dai non siate timidi!

La traduzione della frase di Seneca è questa: La lettura nutre la mente e la ristora quando è affaticata dallo studio. Vi piace?

Per chi non è molto afferrato riguardo i gatti, la razza certosina prende il nome dalle certose francesi, dove i crociati avevano portato dei gatti dalla Terra Santa. Questi gatti grigi vennero utilizzati come cacciatori di topi dai monaci, che erano disperati, in quanto i roditori mangiavano le preziose pergamene. Per questo motivo i certosini sono gatti da biblioteca, sono calmi e pacifici, ma ottimi cacciatori.


Qualcuno vuole vedere qualche altra immagine?
D’accordo!
La mise blu di Steve.
Durante la chiacchierata con Sam unoduetrequattro. Non sono adorabili?
Steve in smoking (senza la benzina, però, mi raccomando.)
Anche qui.
Il vestito di Selene.
Il dettaglio della gonna.
La smorfia che Steve rivolge a Tony prima della gara contro Selene.
 
Quando Steve fa un complimento a Selene, in genere ha quest’espressione qui. È davvero innamorato, non trovate?
Anche qui è tanto dolce.
Da ultimo ma non ultimo… ecco a voi una foto dell’anello di fidanzamento.


Un paio di mesi fa ho iniziato una nuova storia, sempre qui nel fandom degli Avengers.
È un AU e mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito.
Vi lascio il link del primo capitolo, se vorrete passare e darci un’occhiata.
Vi saluto e alla prossima!
Ciao!

Ragdoll_Cat

 
  
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