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Autore: _Aloyse_    30/07/2017    0 recensioni
-Credi davvero che in questo modo potrai salvare la magia e Neverland? O vuoi solamente salvare te stesso in realtà?- disse Wendy guardandolo con una ben chiara nota di accusa nello sguardo e nella voce. Vide Pan irrigidirsi alle sue parole, il viso che si faceva leggermente più pallido. Un soffio d’aria più fredda e più forte dei precedenti fece dondolare appena la gabbia della ragazza, posta a un paio di metri dal suolo.
-Non parlare di cose che non sai. Sei solo una ragazzina e dopo tutti questi anni qui su questa Isola non hai ancora imparato nulla. Sei ancora la stupida bambina che eri quando sei arrivata qui
-Lui ti ama…E tu ami lui Peter. Lo sanno tutti. Io, I Bimbi Sperduti, Felix…lui lo sa quasi meglio di te ed è per questo che è così geloso di Killian. Tu lo sai. Ami metterli l’uno di fronte all’altro perché li metti davanti alle loro rispettive paure più grandi; mostri a Felix che seppur ti è stato fedele per tutti questi anni e morirebbe per te, tu non sarai mai suo e a Hook fai vedere che, nonostante tutto, lui non è stato l’unico ad averti-.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Felix, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy/Baelfire, Peter Pan, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I’ll find a way
 

“Neverland è un posto che i bambini visitano nei loro sogni, non un posto nel quale vivere. Tu sei il primo che tenta di rimanere e facendo ciò, stai rompendo le regole.”

“Ho dato vita a questo luogo semplicemente pensandoci. Ci deve essere un modo, e io lo troverò. Ci credo”.

Le parole che anni e anni prima aveva scambiato con l’Ombra tornarono per un attimo a occupare la mente di Peter, facendogli storgere leggermente il naso, sul suo viso di eterno ragazzo comparve una smorfia. Quando aveva dato vita all’Isola quell’essere mostruoso fatto di pura oscurità lo aveva avvisato. Rendendo Neverland un posto abitabile, non più solo una meta raggiungibile unicamente in sogno, le cose sull’Isola erano cambiate. Ora il luogo per continuare ad esistere faceva appoggio sulla fonte di magia racchiusa sull’Isola del Teschio. Si ricordava Peter, il proprio stupore alla vista di quel luogo così particolare, non rimembrando di averlo mai neanche solo scorto, quando visitava Neverland in sogno. L’Ombra gli aveva spiegato che, visto che lui aveva voluto rompere le regole restando, ora, nel momento in cui la sabbia dorata all’interno dell’enorme clessidra si fosse esaurita, l’Isola sarebbe morta e Peter con essa. Udendo quelle parole si era voltato verso l’entità oscura, lo sguardo di chi solo in quel momento si rendeva conto di cosa aveva realmente fatto, di quanto ora dipendeva da lui. Aveva sentito un peso scendere sul proprio petto, mentre un senso di angoscia gli serrava la gola, quasi facendolo boccheggiare. Aveva abilmente nascosto le proprie vere emozioni e i propri sentimenti all’Ombra, ribattendo con ostentata sicurezza che un modo per impedire la morte di quel luogo così pieno di magia doveva esserci, e che lui l’avrebbe trovato, in un modo o nell’altro.

Beh, non poteva propriamente dire di non esserci riuscito. Un modo lo aveva trovato; appropriarsi del cuore del Vero Credente e usarlo per salvare sé stesso e Neverland. Peccato però che le cose, seppur divertenti in una certa parte, si stavano rivelando un po’ più complicate del previsto. Se solo Henry Mills non avesse avuto una famiglia che lo amava così tanto, sarebbe stato tutto molto più facile. Certo, a lui raramente piacevano le cose semplici, Felix, anche se ovviamente non a voce alta, se ne lamentava di continuo; più riusciva a rendere la situazione complicata più si divertiva, se tutto veniva risolto subito che gusto c’era a giocare? Ma questo era divertente fintanto che le redini del gioco le tirava lui, finché poteva manovrare gli altri come bambole, riuscendo, in un modo o nell’altro a ottenere quello che voleva. Lo aveva pur detto anche a Baelfire quando si era ripreso Henry dalle braccia dell’ormai ex-bimbo sperduto.

“Tu lo prendi, io me lo riprendo indietro” aveva proclamato puntando prima un dito contro il petto dell’uomo e poi verso sé stesso “è questo il gioco” aveva detto aprendosi poi in uno dei propri soliti sorrisi, gli occhi che brillavano di eccitazione. “No ragazzo mio, il tuo vero problema è che non c’è una via d’uscita da Neverland” il tono di Pan si era fatto improvvisamente più serio nonostante la sua voce fosse quasi un sussurro, “Nessuno lascia quest’Isola senza il mio permesso”. Lo sguardo del ragazzo si era fatto più tagliente, gli occhi fissi in quelli dell’uomo davanti a sé, mentre calcava con la voce sul “mio”. Era lui il Re lì, lui che prendeva le decisioni e comandava l’Isola, nulla si muoveva a Neverland senza che lui venisse a saperlo. Baelfire lo aveva guardato senza troppo timore, sicuro di sé, un lieve sorriso che gli alleggiava sul volto non più così giovane, “Me ne sono già andato prima d’ora”, aveva detto, quasi in tono sfrontato, derisorio. Pan si era accigliato leggermente inclinando la testa a sinistra, l’espressione simile a quella di un bambino confuso, semplice e pura apparenza, “L’hai fatto? Guarda dove sei ora. Sembra che tu non te ne sia mai andato” aveva detto aprendosi in un’espressione di finta sorpresa, le labbra morbide leggermente dischiuse, gli occhi verde foresta fissi su Bae. L’uomo si era accigliato guardandolo ora quasi con paura “Stai dicendo che mi hai lasciato andare?” aveva chiesto in un sussurro, gli occhi fissi sulla figura del ragazzo di fronte a sé. Peter aveva inarcato appena un sopracciglio aprendosi in un leggero sorriso che trasudava compiacimento “Sto dicendo che tutti sono dove io voglio che siano” aveva risposto semplicemente con espressione soddisfatta.

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Era seduto accanto a Felix su un tronco riverso sul terreno intento a intagliare un ramo, il fuoco che scoppiettava davanti a loro nonostante il cielo fosse ancora chiaro. Stavano parlando tranquilli come loro solito, non importava che Emma Swan assieme al resto della famiglia…e a Hook, fossero costantemente alla loro ricerca, ben intenzionati a fargliela pagare per aver portato loro via Henry.    Il biondo lo guardava con un leggero sorriso, gli occhi azzurri che non lasciavano mai la figura di Pan se non per qualche secondo. Improvvisamente Peter sembrò boccheggiare leggermente interrompendo quel che stava facendo, lo sguardo che da divertito diventava quasi vitreo, assente, le labbra dischiuse. Sentiva la testa girare leggermente, mentre un peso gli scendeva sul petto. Si sentiva come se gli avessero portato via qualcosa, come se una piccola parte di sé fosse improvvisamente scomparsa. Di più, si sentiva…debole. Voltandosi vide che Felix si era subito girato maggiormente verso di lui, l’espressione preoccupata, i muscoli tesi, pronto, come al solito, a fare qualsiasi cosa gli avesse chiesto.

-Che succede?- chiese in un sussurro il suo braccio destro, non riuscendo minimamente a mascherare l’ansia che provava nei suoi confronti. Peter fece un respiro profondo voltandosi verso di lui, accennandogli un sorriso in modo da non farlo preoccupare, in modo da nascondersi dietro la propria solita maschera di invulnerabilità.

-Nulla di importante. Qualcuno ha lasciato l’Isola. Credo che sia il momento per me di provare a riconquistare una mia vecchia conoscenza- disse Peter alzandosi e avviandosi verso la foresta, non notando l’ombra scura che era scesa sul volto di Felix alle proprie parole. Il biondo aveva ben capito a chi si stava riferendo e la cosa non gli piaceva per nulla. Non disse una parola però, non sarebbe servito a niente. Se Pan decideva una cosa, non c’era modo di fargli cambiare idea.

Il Re di Neverland fece cenno a Felix di non seguirlo, era qualcosa di cui doveva occuparsi da solo. Sapeva bene che il proprio luogotenente e l’uomo che stava andando a incontrare, nonostante l’apparente cordialità ostentata, non si sopportavano, anzi, il biondo avrebbe volentieri ucciso l’altro. Normalmente avrebbe fatto venire Felix con sé, giusto per vederli stuzzicarsi crudelmente a vicenda, godendosi la gelosia nei loro occhi, animata da due fiamme che solo in apparenza erano diverse, ma che se esaminate un attimo erano molto simili. Si divertiva, a vedere le due persone che lo conoscevano meglio di chiunque altro darsi “battaglia”, come se davvero uno di loro due potesse in qualche modo avere potere su di lui. Non sarebbe mai accaduta una cosa simile, che pensiero stupido. Camminava tranquillo tra le piante dell’Isola, lasciandosi sfiorare senza problemi dalle loro foglie, il terreno sotto i suoi piedi era morbido, le radici e i piccoli ostacoli sembravano quasi spostarsi al suo passaggio per facilitargli le cose. Sapeva benissimo dove doveva andare per trovare Hook, allo stesso picco sul quale, anni e anni prima, aveva salvato il fratello di Killian con l’acqua di Neverland. In un certo qual senso gli seccava dover chiedere “aiuto” o meglio, collaborazione, al Capitano della Jolly Roger, ma sarebbe stato divertente vedere come avrebbe reagito Emma Swan e il resto del suo gruppo al tradimento da parte dell’uomo.

Il Pirata fece dondolare la fune con l’unica mano che gli restava, pronto a lanciarla giù per la parete ripida del picco in modo da far salire il principe Charming, quando una voce a lui fin troppo nota lo fece fermare e voltare lentamente.

-Non tirarlo su, ancora- disse Peter, una ventina di passi dietro di lui, la propria figura messa in ombra dagli alberi e dalla nebbia che in quei giorni popolava Neverland, -voglio parlarti, da solo- aggiunse mentre l’uomo si voltava completamente verso di lui lasciando cadere a terra in parte a sé la corda.  

-Cosa vuoi?- chiese Jones avvicinandosi con passi lenti al ragazzo, mantenendosi comunque a una certa distanza, gli occhi azzurri che vagavano sulla figura davanti a sé, cercando di mantenere la propria aria tranquilla e rilassata nonostante la situazione. Sapeva che non sarebbe mai riuscito a ingannare uno come Pan, ma tanto valeva provarci. Il giovane non diede segno di volersi muovere dalla propria postazione, il viso che rimaneva in ombra. Hook si accigliò appena notando quel particolare; solitamente il Re di Neverland non aveva alcun problema a mostrarsi in volto, anzi, si metteva in bella mostra in modo da avere tutta l’attenzione delle persone su di sé, in modo da godersi meglio gli effetti delle proprie parole. Pan si stava comportando in modo un po’ strano, anche per uno come lui…

-Offrirti un patto; torna a lavorare per me, come ai vecchi tempi- rispose Peter, il tono di voce che voleva sembrare tranquillo e sicuro come al solito, privo della benché minima esitazione o timore. Eppure Killian vi colse un lievissimo tremito, come di impazienza, di aspettativa. Se lo stava solo immaginando, era impazzito del tutto? O per una volta l’eterno ragazzo di fronte a sé non era così invulnerabile come voleva far credere a tutti, in primo luogo a sé stesso?

-Non mi mancano i vecchi tempi- rispose l’uomo scuotendo leggermente la testa, lo sguardo sempre fisso su Peter, gli occhi chiari che vagavano leggermente sulla sua figura, cercando però di non lasciar libera la mente di viaggiare e aprire il cassetto dei ricordi che il vederlo gli rievocava.

-E se ti facessi un’offerta davvero difficile da rifiutare? - disse Peter per scomparire e ricompare improvvisamente a pochi centimetri dal suo viso, gli occhi fissi in quelli del Pirata, che invece cercava di non guardarlo, -un passaggio per andartene dall’Isola- gli disse quasi in un sussurro. Killian, che aveva discretamente trattenuto il fiato ritrovandoselo improvvisamente così vicino, come non succedeva da molto, scosse il capo sorridendogli mestamente e alzando finalmente lo sguardo, posandolo su di lui. Sarebbe potuto tranquillamente annegare in quegli occhi, sempre così profondi, che stonavano in un certo senso, sul suo volto così giovane.

-Continuo a non essere interessato-

-E se io addolcissi l’accordo?- chiese Pan con un’espressione indecifrabile stampata sul volto, -potrai portare qualcuno con te-, continuò dandogli improvvisamente le spalle e allontanandosi da lui. Fece un paio di passi per poi voltarsi parzialmente nella sua direzione, lo sguardo fisso sul suo viso,

-Emma- disse semplicemente. Uno che non lo conosceva non se ne sarebbe mai accorto, ma Killian notò la punta di astio presente nello sguardo del ragazzo e l’irritazione nella sua voce quando pronunciò il nome della Salvatrice. Oh, le cose si facevano interessanti…Se Pan era geloso di Emma…Killian si diede mentalmente dello stupido per essersi sentito per un istante lusingato dalla cosa. Se uno come Peter, manipolatore e possessivo, così bambino in alcuni aspetti del proprio essere, aveva notato il suo interesse per la figlia di Biancaneve e Charmin e provava gelosia per Swan, le cose potevano solo che peggiorare prima che se ne rendesse conto. Il Pirata teneva lo sguardo basso, incapace di guardare in volto il ragazzo, sentendosi come un ladro colto sul fatto.

-Emma non abbandonerà mai suo figlio-

-L’ha già fatto in passato, e tu saresti con lei a raccogliere i pezzi. Ci conosciamo da davvero molto tempo, Killian- disse in un sussurro Peter mettendosi a fare avanti e indietro davanti a lui, lo sguardo sempre fermo sull’uomo. Uomo che rabbrividì impercettibilmente sentendo il proprio nome uscire da quelle labbra diaboliche. Labbra che, tempo addietro, aveva fatto sue svariate volte. Ne poteva ancora sentire il sapore se chiudeva gli occhi. Un sapore dolce, così tanto in contrasto con le parole che spesso lasciavano le labbra del ragazzo, simile a una droga. Lo sapeva bene, la prima volta che lo aveva baciato, che non sarebbe più riuscito a liberarsi di quel ricordo, di quella sensazione.

-Abbiamo già lavorato assieme. Ora credo che sia il tempo perfetto per ricominciare la nostra relazione- continuò il ragazzo facendo finalmente alzare al Pirata i propri occhi azzurri e posarli sulla sua figura. Vide Hook tentennare, indeciso, stregato dalle sue parole, anche se ancora molto reticente.

-E se non fossi interessato?-

-Oh, certo che lo sei- ribatté il Re di Neverland accennandogli un sorriso, -è questo che mi è sempre piaciuto di te…- disse avvicinandosi nuovamente a lui senza staccargli gli occhi di dosso, - sei bravo a sopravvivere-. A questa frase Killian sospirò abbassando per un secondo il viso per poi alzare gli occhi azzurri e posarli sul ragazzo, in volto un’espressione quasi rassegnata.

-Cosa vuoi che faccia?- domandò in un tono di voce indecifrabile.

-Fa il lavoro sporco per me- disse Peter, un’espressione neutra stampata sul bel volto, che in quel momento sembrava tutto tranne che quello di un bambino, apparendo piuttosto quello di un ragazzo cresciuto troppo in fretta.

-Che lavoro sporco?-

-Quando verrà il momento te lo farò sapere. Ma prima ho bisogno di un segno che mi dica che hai accettato il mio patto-. Hook si sentì quasi offeso da quelle ultime parole, in fondo, come aveva detto prima Peter, loro due si conoscevano da davvero molto tempo. Cercò di non prendersela troppo, era nella natura di uno come Pan non fidarsi mai facilmente o del tutto di una persona.

-Quindi ora la mia parola non è abbastanza?- chiese tuttavia sporgendosi verso di lui e avvicinando leggermente il viso a quello del ragazzo, non riuscendo a trattenersi dal porgli quella domanda, gli occhi azzurri che andavano a sondare la reazione del giovane. Peter non sembrò apprezzare quell’improvvisa vicinanza, soprattutto visto che non era stato lui a fare la prima mossa, per una volta.

-Mi conosci- rispose semplicemente mantenendo un’espressione impassibile nonostante i sentimenti contrastanti che sia agitavano dentro di lui, come serpi che strisciavano sul fondo di una giara di ossa, carne e sangue. Peter scomparve di botto ricomparendo poi alle spalle dell’uomo, avvicinandosi quasi impercettibilmente e lui, - mi piace l’azione- disse in un sussurro all’orecchio del Pirata. Killian chiuse gli occhi, sentendo un brivido corrergli lungo la schiena a quelle parole, la lingua che andava a inumidirgli appena le labbra. Non sapeva se Pan lo stava provocando di proposito, opzione plausibile vista la natura del ragazzo, o se lo stava facendo inconsapevolmente. Killian votava la prima. Figuriamoci se quel demonio, con le sembianze di un ragazzino, si sarebbe mai lasciato sfuggire l’occasione di tormentarlo riesumando ricordi che era meglio restassero solo, appunto, tali.

-Saprò che hai accettato il mio patto quando vedrò il cadavere del Principe su quella roccia-  disse Peter con una punta di veleno nella sua voce così morbida, lo sguardo color foresta che si induriva impercettibilmente.

-Finirai con il vederlo lo stesso, è hai suoi ultimi passi per via della Sognombra- ribatté Jones con aria quasi sfacciata Pan stringendosi leggermente nelle spalle. Certo, non voleva che il Principe morisse in quel modo orribile, ma era anche vero che lui li aveva avvisati di fare attenzione alla Sognombra e che se ora David era nella merda era solo colpa del Principe stesso. Il ragazzo però non sembrava per nulla convinto, probabilmente per lui se la cosa si fosse risolta a quel modo sarebbe stato troppo noioso. Fissò Killian con sguardo duro, il tono di chi non voleva concedere la minima pietà.

-Voglio che tu lo uccida prima che lo faccia il veleno- disse in un sussurro spostandosi leggermente, i tratti del viso illuminati dalla luna che splendeva alta nel cielo, -voglio vedere il tuo uncino conficcato nel suo corpo- aggiunse raggirandolo e spostandosi quasi alle sue spalle, il tono più duro, più autoritario, adatto al Re che era. In quel momento Killian Jones comprese; non era solo un modo per mettere lui alla prova, per vedere se poteva ancora fidarsi. No. Era anche un modo per farla pagare ai poveri sventurati che così avventatamente avevano messo piede sull’Isola, entrando in un territorio che non era loro, sporcando il luogo a cui Pan era più legato in assoluto. Se lui avesse accettato il suo patto, la morte di David sarebbe servita da avvertimento, una minaccia che gridava a gran voce “andatevene o farete tutti la stessa fine, uno dopo l’altro, lasciate il mio regno, questa è la mia terra, la nostra casa!”.

-E se io non accettassi il tuo patto?- domandò l’uomo voltandosi lentamente verso Peter, il viso a pochi centimetri da quello del ragazzo, la voce ridotta a un sussurro stanco. Lo sguardo serio color non ti scordar di me di Hook era fisso in quello verde foresta dell’altro. Peter avvicinò ulteriormente il viso a quello del pirata, le labbra ora a pochi millimetri dal suo orecchio. Killian poté sentire il fiato caldo dell’altro infrangersi contro la sua pelle, mandandogli una scarica di brividi lungo la schiena.

-Ricordati cos’è accaduto l’ultima volta che non mi hai ascoltato- disse semplicemente, la voce che tremava appena. Peter si lasciò andare a un lieve sospiro socchiudendo gli occhi, non scostandosi di un millimetro dal corpo del Capitano. Nonostante la fredda aria della sera poteva sentire il calore che l’altro emanava, e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, era restio a privarsene di già. Improvvisamente però, misto all’odore di rum, menta e mare che oramai, nonostante fosse passato molto tempo dalle notti passate assieme, il suo cervello associava naturalmente a Killian, sentì un leggero aroma di cannella e vaniglia. Una persona comune non se ne sarebbe mai accorta, ma da quando lui era una persona come tutte le altre? Avvertì una sensazione pungente e bruciante nel petto, come se fosse stato trafitto da un sottile ago rovente. Avrebbe tranquillamente scommesso qualsiasi cosa che quel profumo era di Emma Swan. Tsk, patetico. Afferrò blandamente con la mano destra la fiaschetta di rum dell’uomo portandogliela davanti al viso.

-Fatti una bevuta- disse in tono duro, una chiara nota di astio nella voce, lasciando tranquillamente che Killian si riprendesse la fiaschetta con un gesto secco della mano, -sai quanto me che ti aiuta a pensare- sussurrò malevolo, la fronte che quasi toccava quella dell’altro, che, dal canto suo, non aveva il coraggio quasi di guardarlo in faccia. Peter stava per afferrargli il mento con le dita e baciarlo, mordendogli a sangue le labbra se avesse voluto, ricordandogli a chi davvero Hook apparteneva, ma, prima che potesse anche solo allungare la mano, Charming si issò sulla sporgenza e lui fu costretto a svanire per non mandare tutto all’aria.

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Wendy si mosse appena nella gabbia di legno nella quale era rinchiusa oramai da…Nemmeno lei lo sapeva più da quanto. Il cielo sopra Neverland da azzurro chiaro era diventato di un grigio scuro, un’ aria fredda aveva cominciato a soffiare facendo scuotere le fronde delle piante. La ragazza si guardò attorno accigliandosi appena; l’Isola era legata a Pan…se il clima cambiava così improvvisamente voleva dire che anche l’umore del suo creatore era cambiato, e visto il tempo cupo il giovane non doveva essere per nulla contento. Wendy fece un sospiro profondo, chiedendosi chi fosse stato così stupido da infastidire Pan a tal punto. Stava cercando di mettersi a sedere in una posizione un po’ più comoda, anche se sembrava un’impresa quasi impossibile, quando, preceduto dal rumore delle foglie che venivano spostate, a pochi passi da lei comparve Peter, una leggera ombra scura sotto gli occhi verdi. La ragazza stava per chiedergli come mai era lì, in fondo lei la sua parte nel piano del ragazzo l’aveva fatta, aveva recitato bene e mentito a quel bambino, Henry, ma poi si accorse che sarebbe stata una domanda stupida. Pan le avrebbe detto che non le doveva alcuna spiegazione per le sue azioni, che quella era la sua terra e poteva tranquillamente andare dove meglio credeva.

-Sono solo passato a vedere come stava la mia prigioniera. Hai fatto un buon lavoro, bella recita con Henry, penso che oramai sia praticamente convinto a cedermi il suo cuore senza esitazione- disse accennando un sorrisetto, appoggiandosi al tronco di un albero con le braccia incrociate sul petto.

-Credi davvero che in questo modo potrai salvare la magia e Neverland? O vuoi solamente salvare te stesso in realtà?- disse Wendy guardandolo con una ben chiara nota di accusa nello sguardo e nella voce. Vide Pan irrigidirsi alle sue parole, il viso che si faceva leggermente più pallido. Un soffio d’aria più fredda e più forte dei precedenti fece dondolare appena la gabbia della ragazza, posta a un paio di metri dal suolo.

-Non parlare di cose che non sai. Sei solo una ragazzina e dopo tutti questi anni qui su questa Isola non hai ancora imparato nulla. Sei ancora la stupida bambina che eri quando sei arrivata qui- disse il ragazzo iniziando a camminare avanti e indietro davanti alla gabbia della ragazza con passi lenti e calcolati, un leggero ghigno a decorargli il viso. Wendy non diede molto peso alle sue parole, l’aria tranquilla e impenetrabile nonostante fosse prigioniera. Guardò Peter sorridendo leggermente,

-Questo è quello che credi tu. Sono rimasta abbastanza tempo qui da capire che ora c’è qualcosa che ti turba. Non sei più così sicuro di te, così sicuro di vincere come invece sei sempre stato fin ora. C’entra Hook, non è vero?- disse in tono sicuro la fanciulla stringendo le mani attorno alle sbarre in legno della gabbia e sporgendosi per guardare meglio Pan. Notò come, al sentire nominare il nome del Pirata, il ragazzo avesse irrigidito impercettibilmente i muscoli. Quindi aveva ragione lei, -c’è sempre stato qualcosa tra voi due, e lo sai benissimo Peter, semplicemente non lo vuoi ammettere-.

-Ma senti senti. Hai davvero una fervida immaginazione, come mi avevi già dimostrando arrivando su Neverland, ma non pensavo che fosse legata in maggior parte alla stupidità. Tu vorresti avere la pretesa di conoscermi? Non farmi ridere. Tra me e quel Pirata ci sarebbe qualcosa secondo te?- disse Peter in tono derisorio voltandosi appena a guardarla, un sopracciglio lievemente inarcato.

-Lui ti ama…E tu ami lui Peter. Lo sanno tutti. Io, I Bimbi Sperduti, Felix…lui lo sa quasi meglio di te ed è per questo che è così geloso di Killian. Tu lo sai. Ami metterli l’uno di fronte all’altro perché li metti davanti alle loro rispettive paure più grandi; mostri a Felix che seppur ti è stato fedele per tutti questi anni e morirebbe per te, tu non sarai mai suo e a Hook fai vedere che, nonostante tutto, lui non è stato l’unico ad averti- disse Wendy indurendo il proprio tono di voce, ignorando volutamente che il cielo di Neverland si stava scurendo sempre di più e l’aria soffiava così forte da creare attorno a lei e a Pan un grande polverone con la terra del suolo.

-Chiudi quella bocca prima che io decida di farti tacere, per sempre questa volta- disse Peter avvicinandosi di colpo a lei sbattendo con forza un pugno sulle sbarre della gabbia, scuro in volto.   A quel gesto Wendy sobbalzò appena ma non distolse lo sguardo dal ragazzo di fronte a sé,

-Sai che ho ragione. Sei solo un codardo, Peter Pan, sei terrorizzato dal fatto di provare un sentimento del genere per qualcuno perché nella tua visione distorta questo ti renderebbe debole! Non hai ancora capito che i sentimenti non sono solo un’arma puntata contro chi li prova, ma sono anche un avvertimento, chiunque proverà a mettersi tra di voi ne subirà le conseguenze. Hai una dannata paura che ammettere il tuo amore per lui ti renderà suo schiavo, che ti legherà a lui per sempre togliendoti la tua libertà, ma non è così. Vuoi apparire invulnerabile, inscalfibile come un diamante, senza emozioni. Ma sai cosa c’è? Che tu hai dei sentimenti. Hai un cuore. Hai solo troppa paura di ammetterlo. Provi un sacco di emozioni, ma le respingi, cerchi di buttarle via, di nasconderle…perché hai paura di venir ferito e nel mentre, finisci con l’alienare te stesso. Respingi le persone. Persone che ti amano e a cui importa di te e che non si sognerebbero mai di farti del male- disse sostenendo lo sguardo piena d’ira e di paura di Peter, il corpo intero che tremava per l’aria gelida e per la paura delle conseguenze alla quali la sua sfacciataggine l’avrebbe portata. Vide il ragazzo mordersi il labbro inferiore e stringere la presa su una delle sbarre tanto da farsi sbiancare le nocche. Era furioso e, per la prima volta, non lo stava nascondendo.

Quando Peter si arrabbiava, tutta Neverland lo sapeva: l’Isola era parte di lui e lui era parte di essa, erano legati da un legame indissolubile. Il vento cominciò a soffiare sempre più impetuoso, così forte che a Wendy sembrava che qualcuno le stesse urlando a un passo dalle sue orecchie.

Gli uccellini smisero di cantare e il resto degli animali corsero a nascondersi nelle loro tane.

I Bimbi Sperduti al campo sentirono il terrore salire e si accucciarono a terra riparandosi come potevano il volto con le braccia.

Il cielo sopra Neverland sembrò tramutarsi in un inferno; da qualsiasi punto si potevano notare i fulmini squassarlo e una tempesta in piena regola infuriare come se stesse giungendo la fine del mondo.

 Da un grigio scuro la volta celeste diventò dapprima arancione, poi rossa e viola scuro tutto in una volta, a rappresentare le emozioni del ragazzo che, per la prima volta, erano sotto gli occhi di tutti.

 

Wendy si rannicchiò su se stessa riparandosi con le braccia, lo sguardo fisso, nonostante tutto, sul Re di Neverland che mai come allora le era sembrato solo un ragazzo. Peter dal canto suo si scostò con un gesto secco dalla gabbia, dandole le spalle e allontanandosi di alcuni passi per poi fermarsi in mezzo a quella tempesta, le braccia lungo i fianchi, i pugni serrati. Coperto dai tuoni e dal vento si lasciò andare a un grido carico di frustrazione che nessuno avvertì tranne Neverland stessa. L’Isola intera tremò sentendo il suo creatore in quelle condizioni. Il ragazzo tremava appena, ma non per il freddo; era la prima volta che si lasciava andare così tanto e aveva paura. Si lasciò cadere a terra in ginocchio coprendosi il volto con le mani per alcuni secondi, passandosele poi tra i capelli tirandoseli indietro, il petto e la gola che bruciavano come se avesse ingoiato lava. Il respiro usciva affannoso dalle sue labbra dischiuse, gli occhi serrati. Cercò di calmarsi, di tornare a nascondersi in quella dura corazza inscalfibile che si era costruito attorno nel corso degli anni e che ora, per colpa di Killian Jones, era piena di crepe e si era rotta irrimediabilmente. Non voleva che le parole di Wendy divenissero realtà nonostante sapesse bene che oramai lo erano già e che non poteva farci nulla.

Pian piano, con il passare dei minuti, il cielo di Neverland tornò a schiarirsi, le nuvole a scomparire e il vento finalmente cessò. Il ragazzo si alzò in piedi senza dire una parola a Wendy, scomparendo tra le piante della foresta come se nulla fosse accaduto.

 

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Il Pirata aveva deciso, o meglio, Emma glielo aveva caldamente consigliato in tono duro e con un’occhiata gelida, di fermarsi un attimo e rimanere indietro rispetto al resto del gruppo. Si era appena seduto tirando fuori la fedele fiaschetta di rum quando, prima che riuscisse a prendere più di un piccolo sorso di liquore, il suono di qualcuno che si schiariva la voce a pochi passi da lui lo fece voltare. Pan lo fissava, appoggiato blandamente al tronco di un albero, le braccia incrociate sul petto, l’espressione quasi seccata,

-Avresti davvero dovuto accettare il mio patto- disse lasciando la propria posizione accanto alla pianta e avvicinandosi all’uomo, lo sguardo che voleva sembrare impassibile ma che celava a fatica la rabbia e la gelosia che provava.

-Bhe, sembra che non mi sia servito il tuo aiuto con Emma dopotutto- disse Killian mettendo via la fiaschetta e guardando Pan, in volto un leggero sorriso sfrontato. Con lo sguardo però scandagliava il viso dell’altro in cerca di un qualsiasi segnale. Sapeva bene che era stato lui a scatenare quella tempesta sull’Isola poco prima e sapeva ancor meglio di esserne in parte responsabile. Il difficile ora era farlo ammettere a Peter. Il ragazzo si scurì appena in viso accigliandosi leggermente.

-Credi davvero che quel bacio volesse dire qualcosa?- domandò avvicinandosi di appena un passo all’uomo, l’ago rovente della gelosia, ora unita a un lieve senso di inadeguatezza, ancora ben piantato nel petto.

-Sì, lo credo- disse Killian andando a fissare il proprio sguardo chiaro negli occhi verdi del ragazzo. A quelle parole Peter non riuscì a trattenere un leggero ringhio, annullando in pochi passi la distanza che lo separava dall’uomo, afferrandolo per i bordi della giacca in pelle. Hook rimase immobile, lasciandolo fare nonostante il ragazzo non avesse usato i propri poteri e quindi gli avesse lasciato una possibilità di spostarsi. Lo sguardo di Pan era duro, ma solo superficialmente, a Killian bastò guardarlo con un filo in più di attenzione per rendersi conto di quanto fosse in realtà rimasto ferito il ragazzo dalle sue parole.

-Avanti Peter, ammettilo. Sei geloso, sei geloso di Emma Swan- disse in un sussurro avvicinando maggiormente le labbra a quelle leggermente dischiuse del ragazzo, i loro respiri che si mischiavano. Pan non accennava ancora ad aprir bocca, cosa piuttosto strana per uno come lui che voleva aver sempre l’ultima parola. Killian allora portò la sua unica mano sul petto del ragazzo, posandola sul punto dove c’era il cuore. Sotto il proprio palmo lo sentiva battere frenetico, come un uccellino in gabbia.

-Io non sono…geloso- disse finalmente Peter in tono quasi risentito, simile come non mai a quello di un ragazzino offeso,

-Oh si che lo sei. E so anche benissimo il perché. Perché nella tua mente stai urlando che io ti appartengo, che nessuno deve orare toccarmi se non tu, che se c’è qualcuno che ha qualche potere su di me…quello sei tu. Ma penso che ora tu abbia capito che la cosa funziona anche a parti inverse, perché come io amo te, sì, ti amo e finalmente ho il coraggio di dirlo, tu ami me Pan. Mi ami e mi vuoi con te- disse Killian prima che Peter gli afferrasse il volto con entrambe le mani e lo baciasse. Un bacio che di dolce aveva poco e in compenso urlava possessività e rabbia da tutte le parti, ma anche amore. Un amore difficile da comprendere, tagliente. Quel genere di amore che sapevano entrambi li avrebbe costantemente feriti, ma del quale non riuscivano, e non volevano fare a meno. Dopo alcuni istanti di esitazione Pan schiuse leggermente le labbra, le loro lingue si scontrarono dolcemente, quasi a volersi scoprire nuovamente dopo tutti quegli anni. Peter premette maggiormente il proprio corpo contro quello di Killian, in una muta richiesta a volerlo sentire più vicino, anche se ovviamente non glielo avrebbe mai domandato apertamente o a parole. Le labbra del giovane erano ardenti contro quelle del pirata, brucianti della stessa passione che aveva sempre caratterizzato le notti passate assieme, e che ora stava pervadendo con irruenza anche l’uomo. Killian postò la propria mano dal petto del ragazzo ai suoi capelli, tirandoglieli leggermente, volendosi illudere anche solo in minima parte di avere uno straccio di controllo su quel diavolo mascherato da angelo. Pan per tutta risposta gli morse il labbro inferiore quasi a sangue, in un gesto di ripicca infantile che però di innocente non aveva nulla. A quel gesto il pirata gemette appena di dolore, ma non di sorpresa, contro le labbra del più giovane. Si scostarono l’uno dall’altro solo quando non ebbero più fiato, ma piano, come a temere di rompere la magia che si era creata nuovamente tra loro, i respiri leggermente affannati che s’infrangevano l’uno contro la pelle dell’altro.

-Sì, ti amo. Soddisfatto adesso?- sussurrò Peter a pochi millimetri dalle sue labbra, l’espressione di chi, contro ogni previsione, è stato sconfitto, ma al quale non importa più di tanto di aver perso una battaglia perché sa di aver vinto la guerra. Il Pirata per tutta risposta si aprì in un sorrisetto guardandolo con una scintilla di divertimento e felicità negli occhi azzurri.

-Non immagini neanche quanto. Allora…posso unirmi anche io al gioco?- chiese Killian senza smettere di sorridere e guardandolo negli occhi mentre sul volto di Peter si dipingeva un leggero ghigno all’udire quelle parole.

Aveva proprio ragione; poteva sembrare un ragazzino, ma una parte di lui era certamente quella di un demone, nonostante questo…non l’avrebbe mai lasciato andare e lo sapevano entrambi.




​Angolo autrice: lo so,dovrei aggiornare "Give us a Little Love" e invece mi son messa a scrivere sta one shot...sulla quale ho perso tre giorni. Doveva essere una semplice fanfic basata sul rapporto tra Peter e l'Isola e invece è venuta fuori sta Captain Pan senza pretese basata sul what if "se Killian fosse tornato con Peter", ma ho cercato di mantenere un po' il rapporto tra Neverland e il suo Re, spero di esserci riuscita. Visto l'amore che provo nei confronti di Pan e l'attenzione che gli dedico come personaggio, soprattutto dal punto di vista psicologico, spero di non essere sfociata nell'ooc...
​Aspetto con impazienza le vostre opinioni in merito e le vostre domande, se ne avete.
​Tranquilli, aggiornerò anche la long su ouat a breve.
Alla prossima!

 

   
 
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