Film > La Bella e la Bestia
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Autore: SusanTheGentle    31/07/2017    5 recensioni
Aveva perso ogni speranza di mutare la propria sorte, lo sconforto si era impadronito di lui e il suo carattere era peggiorato ulteriormente. Non riusciva a sperare, tantomeno a credere, che da un giorno all’altro sarebbe potuto cambiare qualcosa. Non credeva neppure di poter cambiare sé stesso, non riusciva ad essere diverso da quello che era. Il suo destino ero ormai segnato, benché in molti cercassero di dargli coraggio.
Doveva essere onesto con sé stesso per una volta, guardarsi dentro e accettare la dura realtà.
Chi avrebbe mai potuto amare una bestia?
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La mia personale versione di uno dei classici Disney più amati di sempre, con protagonista, ovviamente, il mio adorato Ben Barnes nei panni della Bestia
(NOTA: ispirato al film del 1992, NON al live acton 2017)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Belle, Gaston, Lumière, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5.
Invito a cena
 
 
 
Benjamin ritornò nelle sua stanze e vi si barricò per tutto il giorno. Provava sensazioni strane e contrastanti davanti a quella ragazza, che lo mettevano a disagio. Non era mai stato quel che si dice un rubacuori, nonostante il suo aspetto avvenente. Le fanciulle che un tempo aveva frequentato a corte lo consideravano arrogante e vanesio, e questi aspetti le avevano portate ad allontanarsi. Non godeva di grande popolarità tra la giovane nobiltà. Non gli era mai importato, questo era certo. Era il principe, l’erede al trono del regno, che cosa contava il parere altrui quando sapeva perfettamente che ogni suo desiderio sarebbe comunque stato esaudito a un suo schiocco di dita?
Eppure, con la ragazza…
Con lei avrebbe voluto non essere così sgarbato, non per altro se non che ella era l’unica e sola speranza che il fato gli avesse mai inviato per spezzare l’incantesimo. Doveva tentare di essere gentile, ma lei era così irritante… Con quegli occhi così vivi ci quali esprimeva tutto il disprezzo e la paura per lui. Se non fosse stata così preziosa non gli sarebbe importato di tenerla segregata nella sua camera, o ancora meglio sulla torre.
Ma non poteva.
Indipendente, curiosa, intelligente: erano gli aggettivi che la sua mente aveva evocato per dare una definizione di lei. Oltre a possedere una bellezza fuori del comune, Benjamin aveva da subito intuito che anche la sua personalità doveva essere alquanto spiccata. Questo, in un certo modo, lo allarmava. Sarebbe stato molto più semplice se fosse stata silenziosa e accondiscendente. Sarebbe stato meno faticoso avere a che fare con una creatura dolce e remissiva. Invece no, lei era lì e scrutava ogni angolo, ascoltava ogni parola, aveva sempre la risposta per ogni cosa, e non sarebbe stata zitta finché la sua curiosità non fosse stata placata.
Nei giorni che seguirono la osservò attraverso lo specchio incantato che la fata della Rosa gli aveva donato.  Isabelle si era ingraziata quasi tutta la servitù. Si comportava assai poco da prigioniera e pareva farsi un baffo delle sue regole. Se non avesse avuto terrore di lui – del suo aspetto, in verità – quasi certo che il fatto che fosse un principe non l’avrebbe intimorita né fermata dall’esporre le sue rimostranze.
Più di una volta la vide fermarsi a sbirciare lungo la scala che portava all’ala ovest, da lui.
Benjamin fissava insistentemente la sua immagine riflessa nello specchio, sfidandola col pensiero ad insinuarsi per quel corridoio e su per quei gradini, mentre lei, indecisa, indugiava per lunghi secondi. Si fermava, osservava lassù il luogo a lei proibito e ignoto, che moriva dalla voglia di esplorare. Ma alla fine rinunciava.
Dopotutto, non era affatto una sciocca. Se avesse osato oltrepassare l’invisibile linea imposta da lui stesso, non sarebbe stato clemente. La cosa migliore per lei sarebbe stata quella di imparare a non contraddirlo.  Se fosse rimasta al suo posto obbedendogli…
Sospirò.
No, non era così che avrebbe dovuto agire.
Farla prigioniera si era ritenuto necessario. Se le avesse chiesto « Rimanete, perché ho bisogno di voi », lei non avrebbe capito e lui sarebbe stato obbligato a spiegarle. Nessuno, nemmeno la possibile candidata a spezzare l’incantesimo doveva venire a conoscenza della rosa, né della magia. Se lei avesse visto la rosa avrebbe iniziato a fare domande e Benjamin non voleva dare le risposte.
D’altro canto, se ella fosse venuta a conoscenza di tutta la storia, avrebbe accettato di aiutarlo a spezzare il maleficio? Forse sì. Ma l’incanto non funzionava in quel modo. Doveva provare interesse per lui, non compassione. La compassione non poteva tramutarsi in amore, ed era quello che a lui occorreva.
Ma lei non poteva amarlo, mai ci sarebbe riuscita, a meno che lui non l’avesse costretta.
Era la cortesia la chiave per far funzionare il loro rapporto. Doveva iniziare da lì.
Ma come?
La sua presenza la ripugnava oltre che infastidirla. In lui, la fanciulla vedeva il mostro, il carceriere, la bestia spietata che aveva minacciato, aggredito, e  maltrattato suo padre. Era impossibile che provasse solo un minimo attrattiva nei suoi confronti, assolutamente impensabile che divenissero amici, figurarsi il resto.
Occorreva trovare un’espedente, una scusa per avvicinarla, per conoscerla meglio e tentare di essere gentile.
Bussarono alla porta.
« Entrate ». Non dovette voltarsi per sapere chi era. « Chiudi la porta, Lumiere ».
« Sì, altezza ».
Il suo valletto veniva ogni giorno a fargli visita, proprio come Tockins. Lumiere e Tockins erano gli unici lì al castello di cui Benjamin si fidava ciecamente.
Lumiere saltellò verso il tavolino tondo a tre gambe dove era posata la cupola di cristallo in cui era custodita la rosa incantata. Era stata un bocciolo al momento in cui la fata l’aveva donata al principe. La donna aveva detto che negli anni sarebbe fiorita, e quando il tempo sarebbe scaduto avrebbe iniziato ad appassire. Il fatto che fosse ancora in fiore, nel pieno della sua bellezza, dava la speranza a tutti loro che avevano ancora tempo.
« Non vi si vede di sotto da alcuni giorni, altezza » disse Lumiere, allontanandosi dalla rosa. «Qualcosa non va? ».
« Tutto quanto » rispose bruscamente Benjamin.
Lumiere non badò al tono di voce, conosceva fin troppo bene quel ragazzo per offendersi. Non voleva veramente essere sgarbato con lui. « Vi farebbe bene uscire un po’, mio principe. Sono le ultime giornate di sole. L’inverno sopraggiunge in fretta, quest’anno ».
« Non mi va di uscire. E comunque non posso andare troppo lontano. Lasciami in pace se non hai nulla di particolare da dirmi ».
« In realtà, c’è qualcosa di cui vorrei discutere con voi ».
Benjamin gli fece segno di accomodarsi. Sedette su una vecchia poltrona consunta dall’alto schienale, mentre Lumiere si arrampicava sullo sgabello lì accanto.
« Vorrei darvi un consiglio » esordì il valletto.
« A che proposito? ».
« E’ ovvio, no? ». Lumiere ammiccò. « A proposito della ragazza ».
Il cipiglio oscuro che apparve sul volto mostruoso del principe non riuscì a offuscare il sorriso sul viso di Lumiere.
« Coraggio, parla » lo invitò impaziente Benjamin.
« Proporrei – e Tockins e Mrs. Bric sono d’accordo con me – che invitaste madmoiselle Belle a cenare con voi, una di queste sere ».
« A cena? ». Benjamin ponderò la proposta. Poteva essere il punto di partenza che cercava.
« Oui, mio signore. Non dovrete pensare a niente, ci occuperemo noi di tutto quanto. Voi dovrete solamente scendere, bussare alla sua stanza e pregarla di cenare con voi ».
Benjamin alzò un sopracciglio, i suoi occhi mandarono un lampo.
Povero me, pensò Lumiere, cosa ho fatto adesso per farlo innervosire?
« Hai detto pregarla? » ripeté il principe. « Io non pregherò proprio nessuno ».
« Intendevo solo dire che dovrete essere molto cortese » si affrettò a correggersi Lumiere. « La ragazza potrebbe essere colei che spezzerà la maledizione ».
« Questo lo so benissimo! » sbottò Benjamin.
« Allora converrete che è quanto mai necessario cominciare a.. ehm… suscitare la sua simpatia ». Lumiere sfoderò un sorriso smagliante, che però non ebbe il potere di smuovere il muso lungo del suo signore.
Che diavolo, era vero!, pensò Benjamin. Lui però non era un tipo simpatico, né espansivo, tantomeno sorridente e brillante come Lumiere. In quanto a conquiste il valletto era un vero esperto, ma lui…
Sbuffò dal naso così forte da smuovere le fiammelle delle braccia e sulla testa di Lumiere.
« Uhm…chiedo scusa ».
« Nulla, altezza, nulla… Alors, che ne dite dell’idea? Vi aggrada? ».
« Be’, devo dire che alla cena non avevo pensato. D’accordo, la inviterò ».
Lumiere non poté esserne certo ma ebbe la vaga impressione che, sotto tutta quella spessa pelliccia, il principe fosse arrossito.
La sola prospettiva di invitare una fanciulla a quello che nella sua testa equivaleva a un appuntamento, mandò Benjamin nel panico più completo. Non sapeva da dove iniziare, così ricorse all’aiuto dei fidati Tockins, Mrs. Bric e di nuovo Lumiere. I tre furono più che felici di dargli una mano. Insieme, si riunirono nel salotto del principe ed elargirono ognuno consigli su come comportarsi con Belle, cosa dire per suscitarne l’interesse, e cosa non dire per non rattristarla o urtarla.
« Un baciamano e d’obbligo disse Tockins con aria saputa. « Ma non siate troppo irruente come vostro solito. Fatele anche un bel complimento sul suo abito ».
« Ditele quanto la trovate bella ed elegante» aggiunse Lumiere con un sorrisetto, occhieggiando verso la porta semichiusa. Si dava il caso che proprio in quel momento, in corridoio stesse passando Spolverina, la quale rispose all’occhiata sbattendo le ciglia. « Alle donne fa sempre piacere, eheheh…».
Benjamin fece una smorfia di disgusto e ordinò a Tockins di andare a chiudere meglio la porta.
« Non parlate di suo padre, questo la deprimerebbe » disse saggiamente Mrs. Bric.
« Sua altezza non dovrebbe nemmeno parlare della sua famiglia, se è per questo » disse Tockins. «Madmoiselle Isabelle non deve sapere che è figlio del re ».
Benjamin posò il gomito sul bracciolo della sua poltrona preferita e lasciò cadere il viso nel palmo della mano. « Non guasterebbe se lo sapesse » sbuffò, « chissà se non le piacerei di più. Magari è in cerca di un buon partito ».
Tockins parve inorridito. « State scherzando, spero! Per nessun motivo il segreto deve giungere ad orecchie estranee. Se per caso la ragazza dovesse farsi sfuggire qualcosa e si venisse a sapere, che scandalo sarebbe! ».
Lumiere scoppiò in una risata non troppo allegra. « E con chi mai chi potrebbe parlare rimanendo chiusa qui dentro? »..
« Uh… ». Tockins arrossì. « Be’, ehm… be’, questo è… ».
« Non cambiamo argomento ». saltellò Mrs. Bric. « Altezza, non dite così » disse in tono consolatorio. “La ricchezza non conta nulla nel nostro caso specifico. Dovete mostrarle ciò che siete, non ciò che possedete ».
Benjamin le rivolse uno sguardo grato: i consigli della governante erano i migliori di cui poteva disporre.
« Comunque, ricordate che alle donne fa piacere essere notate anche per altro oltre il proprio aspetto ».
« Ad esempio? » chiese il principe con aria ingenua.
Mrs. Bric emise un sospiro paziente. « Stuzzicate il suo interesse. Parlatele di qualcosa che le piace».
« Non so che cosa le piace » replicò Benjamin, burbero.
« Chiedeteglielo, allora ».
I sorrisi incoraggianti di Mrs. Bric, Tockins e Lumiere non sortirono l’effetto da loro desiderato. Il principe non si tranquillizzò, non prese coraggio, al contrario la sua ansia parve salire di diversi gradi. Era facile capirlo dal ticchettio delle sue unghie sul bracciolo della poltrona.
« Oserei affermare »  intervenne Tockins, « che alla fanciulla piaccia oltremodo leggere ».
« L’ho notano anch’io » annuì Lumiere con entusiasmo. « Questo potrebbe essere un ottimo argomento di conversazione  ».
Benjamin lanciò uno sguardo a Mrs. Bric, che sorrise incoraggiante. Annuì.
« Colpitela con qualche racconto » suggerì ancora Lumiere, « magari riguardante una battuta di caccia particolarmente avventurosa ».
« Ricordate come si sta a tavola, e tutte le regole del galateo, vero? » chiese preoccupato Tockins.
« Io… ehm… sì, ovviamente » borbottò Benjamin. In verità erano anni che non sedeva a tavola coma un uomo qualunque.
« Non dimenticate di dire qualcosa di spiritoso » aggiunse ancora Lumiere, « funziona a meraviglia, ve lo posso garantire ».
« Le battute di spirito possono venire in un altro momento, vecchio mio» lo contestò Tockins. « Sua altezza non deve apparire come uno sciocco dongiovanni in paragone a te. Dovrà invece dar sfoggio di galanteria e intelligenza ».
« Un uomo galante e intelligente può ben essere allo stesso tempo un uomo spiritoso ».
« Perdonami, Lumiere, ma il tuo prototipo di spirito lo farebbe smogliare a un giullare di corte piuttosto che a un principe ».
Le fiammelle del candelabro mandarono pericolose scintille che si sparsero sul tappeto. « Mi hai dato del giullare? ».  
« Be’, non rientri nei parametri del comune valletto di corte, ma al re piacque la tua condotta animata ».
Altre fiamme sul tappeto, che iniziò a fumare. « Intendi dire che mi hai assunto perché faccio ridere?! ».
« E’ stata una delle ragioni » spiegò Tockins con semplicità. « Non prenderla a male, andavi a genio a tutti quanti, e così… ».
« Signore! ». Lumiere saltellò ai piedi del principe. « Avete sentito? Non potete permettergli di parlarmi in questo modo! Io, che per tanti anni vi ho servito con affetto, degradato a giullare di corte! ».
Benjamin sbuffò rumorosamente dal naso, un basso grugnito gli uscì dalla gola. Tockins e Lumiere smisero immediatamente di discutere. Il secondo mise su un cipiglio offeso.
Mrs. Bric tossicchiò rumorosamente. « Se avete finito con le vostre sciocchezze… molte grazie. Ora, mio signore » concluse poi rivolta a Benjamin. « Avete una base da cui prendere spunto per intavolare ottime conversazioni durante la cena. Ricordate i nostri consigli, ma tenete a mente che la cosa più importante è una soltanto: siate voi stesso. Non cercate di fingere di incarnare qualcuno che non siete. Pur tuttavia, cercate di controllare il vostro umore » lo redarguì la governante, « siate cortese e non innervositevi per un nonnulla. Fate uscire la parte migliore di voi – non guardatemi così, so che potete riuscirci – e vedrete che andrà tutto bene ».
Quanto alla parte migliore di lui, Benjamin dubitava di averne una nascosta nei meandri di sé stesso che potesse essere definita ‘migliore’. In realtà era anche un po’ confuso, non aveva capito granché in proposito agli argomenti da trattare.
Fare complimenti alla fanciulla… questo era abbastanza semplice. Chiederle cosa le piaceva… anche questo era semplice. Parlare di libri… non poteva dire di essere stato un gran lettore. Fin da bambino aveva prediletto le attività all’aria aperta più che quelle al chiuso, mentre la ragazza sembrava appassionata di letteratura.
Per riuscire a capire meglio quali fossero le attività ch’ella preferiva, la osservò ancora attraverso lo specchio, lasciandosi un margine di tempo di un paio di giorni prima di decidersi ad invitarla a cena.
Ma una vocina dentro la testa gli suggeriva che continuare a spiarla non era la cosa giusta. Non era nemmeno il più corretto dei comportamenti e se Belle lo fosse venuta a sapere non gli sarebbe affatto piaciuto. Lui lo avrebbe trovato un comportamento insolente, per non dire sgradevole, e il suo aspetto bestiale lo era già abbastanza.
Inoltre, se voleva conoscere Belle, doveva avvicinarla e smettere di rinviare. La rosa poteva iniziare ad appassire da un momento all’altro. Benjamin aveva bisogno dei quella fanciulla quanto prima.
 

Una sera, mentre il sole tramontava dietro le cime degli alberi della foresta, penetrando in grandi nastri di luce obliqui attraverso le alte finestre del castello, il principe si aggiustò gli alamari del logoro mantello che era solito portare. Da molto tempo non curava più il suo aspetto come faceva una volta, pensava di non averne molto bisogno. Si incamminò con passo pesante attraverso i corridoi, entrando in uno dei tanti salotti dove Belle sedeva al tavolo con ago e filo, intenta a rammendare un abito e conversare con Spolverina che terminava le faccende del giorno.
Benjamin aprì la porta senza bussare né senza farsi annunciare.
« Vi devo parlare » proferì senza mezzi termini, pentendosene subito.
No, non così, più gentile!, si rimproverò. Non doveva darle un ordine, doveva porgerle un invito.
Belle studiò quel volto perennemente adombrato divenire improvvisamente… ma no, se l’era immaginato. Quasi quasi, le era parso di scorgere un velo di gentilezza in più in quegli occhi così neri e cupi.
« Va bene » rispose.
Spolverina guardò dall’uno all’altra e, tutta un tremito tanto che alcune piume si staccarono dal suo copro svolazzando, chiese: « Il padrone desidera che lo lasci solo con madmoiselle? ».
« Sì, vai, per favore » rispose lui.
« Tornerò più tardi a prendere le mie cose ». Tutt’altro che dispiaciuta, la cameriera salterellò fuori dal salotto  trattenendo un sorriso. Rimase dietro la porta a cercare di capire cosa il principe e la ragazza si sarebbero detti. Per giorni interi, da quando era giunta al castello, lui aveva praticamente ignorato la sua presenza. Che si fosse infine deciso ad approcciarsi con Belle? C’era da sperarci, visto ch’ella era l’unica speranza per tutti loro.
La Bestia si schiarì la voce. Era in difficoltà. Aveva pensato di trovare la fanciulla intenta nella lettura di un libro; le avrebbe immediatamente chiesto di cosa parlava, se lo trovava interessante, ecc. Invece, per sua sfortuna, la trovava prodiga in un lavoro su cui non era preparato: il cucito.
Pensò che, dopotutto, sempre di abiti si trattava, perciò disse: « Ho interrotto il vostro passatempo?».
« Oh no, non c’è problema” rispose Belle. « Stavo solo facendo qualche accomodatura qua e là ».
Rimasta in piedi ad aspettare che lui la invitasse a risedersi, giocherellò per qualche secondo con un nastro di trina di un color rosa perlato che fasciava la sua vita e scendeva in riccioli lungo la gonna. Benjamin si fermò ad osservarla: era veramente molto bella vestita con i ricchi abiti che aveva messo a disposizione per lei, abiti che una volta erano stati della regina, sua madre.
« State molto bene » continuò, impacciato, lo sguardo cupo. « Voglio dire, il vestito. Il rosa vi dona ».
« Vi ringrazio » rispose Belle, stupita dal complimento.
« Gli abiti che ho messo a vostra disposizione sono di vostro gradimento? ».
« Sono tutti magnifici. Anche se alcuni mi stanno leggermente larghi ».
« Li faremo stringere » assicurò la Bestia.
« Non c’è bisogno, sto già provvedendo io » spiegò Belle, indicando il cestino da lavoro posato sul tavolino rettangolare davanti al divanetto.
« Spolverina è stata così gentile da prestarmi il necessario ».
La fronte della Bestia si aggrottò leggermente mentre tornava a posare lo sguardo sui tre o quattro vestiti posati sulle poltrone. Belle osservò con un certo timore la grande zampa afferrarne uno ed esaminarlo con attenzione.
« Sono piuttosto brava a cucire, perciò nessuno dovrà disturbarsi a sistemare i vestiti che non mi stanno. Ho anche apportato qualche modifica, ecco, se non vi dispiace… Oh, non fraintendete. Sono davvero belli ma un po’ ingombranti ».
Belle aveva previsto che lui non sarebbe stato troppo d’accordo, lo aveva detto a Spolverina e a Madame Armoire, ma le due avevano ribattuto che probabilmente il padrone non avrebbe neppure notato le modifiche su quei vestiti.
 « Qualche modifica, dite? ». D’improvviso, la voce di lui tornò ad essere aspra com’era sempre stata. La nota  di gentilezza che a Belle era sembrato di udire in essa, scomparve.
In piedi uno di fronte all’altra, si fissarono.
Poi, la Bestia strinse l’abito nel pugno. « Avete messo le mani su questi vestiti? Perché? ».
« Ve l’ho spiegato, alcuni mi stavano grandi, così ho pensato…».
« Li avete rovinati! » ruggì la Bestia, gettando il vestito a terra. « Avete idea di quanto valgano per me questi abiti? ».
Belle deglutì ma non si mosse. « Immagino siano molto costosi ».
Un ghigno rabbioso si formò sul volto del mostro.
« Costosi? » rise, una risata sommessa, sarcastica. La sua voce si abbassò pericolosamente. «Pensate che m’importi del denaro? Il valore che attribuisco a questi abiti non si può enumerare con del vile denaro ».
« Mi dispiace, non pensavo…».
« E’ evidente che non pensate! ». La Bestia fece un passo, un altro, attraversando il salotto lentamente.
Belle, la quale era sempre immobile accanto al divano, cercava di comprendere il perché della sua ira. Non poteva essere sul serio e soltanto per un paio di cuciture in più o in meno su vestiti dei quali, certamente, lui non sapeva che farsene.
Belle tentò di parlare ma la Bestia non glielo permise.
« Sono stato fin troppo buono con voi. Pensavo di farvi un grande regalo permettendovi di indossarli, cosa che non avrei mai permesso a nessuno ». Stupida ragazza che non aveva idea di cosa quei vestiti rappresentassero per lui, il valore affettivo, i ricordi legati ad essi: quando sua madre veniva a fargli visita la castello e passava con lui intere giornate lontano dala corte. Momenti rari di cui aveva fatto tesoro nei momenti più bui della sua vita. Avevano l’odore di sua madre, di un’esistenza lontana. Quel profumo era l’unica cosa reale rimastagli, la sola che lo aiutava ad evocare quelle immagini di dolcezza straziante, che lo aiutava a ricordare che aveva avuto una vita, che era stato un uomo, una volta.
Isabelle non poteva sapere. Non poteva capire.
« Credevo aveste capito che questa non è casa vostra, non siete qui su invito o per vostro piacere ». Girò attorno al divano e le si parò di fronte.  « Se non vi do il permesso di fare qualcosa, non potete farla. Se non vi do il permesso di curiosare in una certa ala del palazzo, non curioserete. E se vi dico che non dovrete mai più, in nessun caso, apporre modifiche a un qualsivoglia oggetto di questo castello, non l’apporrete. Mettete da parte l’iniziativa, non è gradita ».
Gli occhi di Belle non avevano mai lasciati quelli di lui. Dietro tanta collera c’era un profondo dolore. Lo vedeva. Tuttavia, non poté impedirsi di rispondergli a tono.
« Pensavo che non voleste trattarmi da prigioniera ». Raddrizzò la schiena, le mani strette a pugno. « Non sono la vostra schiava. Sto rispettando le regole che avete stabilito: non mi sono introdotta nell’ala ovest, non mi sono recata nelle serre, sono sempre puntuale ai pasti. Ho fatto come mi avete detto. Non capisco perché ve la prendiate tanto solo perché ho tolto qualche pizzo e qualche fiocco».
Le sembrava così sciocco litigare per questo!
La Bestia emise un basso ringhio. « Alle regole possono essere aggiunte altre regole: ed ecco, vi ho appena detto cosa non gradisco che facciate ».
« Quante altre modifiche farete? ».
« Tutte quelle che riterrò necessarie ».
« Bene, mi direte anche quando dovrò parlare o stare in silenzio? ».
Un altro ringhio. « Non sfidatemi, madmoiselle ».
« Nemmeno voi, signore ».
Tanta audacia avrebbe piacevolmente stupito Benjamin, ma in quel momento era così in collera da essere sconcertato.
« Come osate rivolgervi a me con tanta alterigia?! » esplose con un ringhio spaventoso.
« Non mi farò trattare come una marionetta, mettetevelo in testa! » esclamò Belle, per nulla impaurita. « Ho accettato di restare solo per salvare mio padre, ma ciò non significa che farò tutto quello che mi direte, anche se sarò vostra prigioniera per sempre. Preferisco essere rinchiusa nuovamente nella torre piuttosto che dar retta a un padrone così arrogante e dispotico come lo siete voi! ».
« State zitta! ».
« No, non sto zitta, parlerò quanto mi pare! ». Belle emise un verso esasperato. « Santo cielo, sono solo…vestiti! » esclamò, indicando con un gesto spazientito il divano dietro di sé. « Vi siete realmente adirato per questo? ».
« Voi…» la Bestia respirò profondamente molte volte. « Voi non capite! ».
« No, esattamente. Non capisco ». Belle respirò profondamente a sua volta, calmandosi. « Di chi erano? Perché sono così importanti per voi? ».
« Non avete il diritto di chiedere niente!” ringhiò la Bestia, voltandole le spalle in un ondeggiare di mantello. Riaprì la porta, dietro la quale stava ancora Spolverina, che strillò e scappò via.
« Rimettete a posto quegli abiti e non v’azzardate a toccarli di nuovo » ordinò la Bestia bruscamente. « Domani ve ne farò preparare altri della vostra esatta misura ». Si arrestò nel vano della porta e si voltò un’ultima volta verso di lei. « Oh, sì, un’altra cosa: voi stasera cenerete con me. E non vi conviene rifiutare! ».
La Bestia sbatté la porta così forte che pezzi di intonaco si staccarono dalla parete.
Sciocca ragazza! Stupida e ignorante! Se non capiva un concetto tanto semplice…
Certo, lei non poteva sapere che quelli erano stati gli abiti di sua madre, per cui aveva pensato non ci fosse nulla di male nel rassettarli un poco. Tuttavia non era un buon motivo per fare ciò che voleva quando le pareva.
Sentimenti contrastanti nacquero dentro di lui. Da una parte avrebbe voluto tornare sui suoi passi e dirle la verità, così che capisse da dove era nata tutta la sua collera e si rendesse conto della reale importanza che quegli indumenti rappresentavano, il valore affettivo che gli attribuiva realmente. Da un’altra, però, non riteneva opportuno metterla al corrente della verità. Se l’avesse preso in giro? Poteva, e lui non lo avrebbe sopportato.
Lei-non-poteva-capire. E questo era quanto.
I consigli di Tockins, Lumiere e Mrs. Bric erano stati gettati a vento. Quella serata, a tavola, non avrebbe potuto elargirle complimenti e parlare di alcunché, non dopo una discussione come quella. Non ne aveva neppure più la voglia.
Ma a cena lei sarebbe venuta, o l’avrebbe costretta lui.
 
 
Belle ricadde pesantemente sul divano, incrociando le braccia al petto con un verso rabbioso. La collera montava a ondate. Non poteva credere di aver discusso con la Bestia su una questione tanto futile! Abiti. Semplici abiti. Allora aveva avuto ragione nel credere che fossero appartenuti a qualcuno, o lui non avrebbe reagito in quel modo. Eppure li aveva messi lui nella sua stanza, no? Se non voleva che li usasse poteva semplicemente non farglieli avere. Perché infuriarsi tanto?
Afferrò la stoffa vellutata di uno dei vestiti, lisciandola con le dita. Che fossero di una donna che – incredibilmente – egli avesse amato? Ed ora dov’era questa presunta donna?  Che fosse stata prigioniera come lei e in seguito fosse fuggita? Oppure era… morta. Questo avrebbe spiegato la collera di lui.
Doveva essere così, Belle non trovava alte spiegazioni, per quanto si rivelava sconcertante, nonché impossibile, l’idea che chiunque al mondo avesse provato affetto per la Bestia. Era così indisponente, così irritabile, sgarbato, arrogante e crudele.
Tuttavia, considerando le sue congetture di poco prima riguardo una misteriosa ex proprietaria di quei vestiti, non poté impedirsi di provare compassione per lui. Dopotutto, anche i mostri hanno il diritto di amare.
Se il cielo le avesse donato un viso meno grazioso avrebbe pregato perché l’uomo della sua vita guardasse oltre il suo aspetto. In realtà lo desiderava da sempre, ma all’inverso: pur sapendo di non passare in osservata, avrebbe voluto che gli uomini mettessero da parte il fatto che fosse bella, una volta tanto, e si concentrassero sul conoscerla meglio, per quel che era e non per come appariva ai loro occhi. Se fosse stata meno bella, forse avrebbe trovato qualcuno in grado di amarla per ciò che aveva nel cuore e nell’animo, non all’esterno, sul suo viso: due labbra rosse, occhi grandi e luminosi, lunghi e morbidi capelli. Ma non v’era solo quello.
Per la Bestia, forse, era stato lo stesso. Non ne era certa e avrebbe voluto scoprirlo.
Comunque, pensò che non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederglielo, non dopo la sua reazione di poco fa al solo vederla rammendare quegli abiti. Le sembrava ancora illogico aver litigato con lui per questo.
Riportò gli abiti e il cesto da cucito in camera sua, chiudendovisi dentro. Madame Armoire sonnecchiava per cui decise di non svegliarla. Avrebbe risistemato le stoffe nell’armadio più tardi.
Il silenzio aleggiava sul castello. La Bestia doveva essersi calmata, o stava sfogando la sua rabbia da qualche altra parte.
Un paio di colpi gentili alla porta interruppero i suoi pensieri.
« Sì? ».
« Madmoiselle ». Era Tockins. Sfoggiava un sorriso enorme. « La cena è servita. Se volete accomodarvi in sala da pranzo, il padrone vi attende ».
Belle, seduta sul letto, fissò un momento il maggiordomo.
« No » disse. Secca, chiara, senza lasciare spazio a fraintendimenti.
Tockins sbatté le palpebre un paio di volte, il sorriso sempre al suo posto che gli conferiva un’aria alquanto buffa.
« No? » ripeté, come se lei avesse parlato un’altra lingua. In realtà aveva capito benissimo. Il sorriso si spense lentamente. « C-c-cos-com-io...i… » balbettò.
Belle cercò di essere ancora più chiara. « Non scenderò a cena ».
« M-m-ma dovete! ».
« Affatto! » replicò la fanciulla con forza. « Il vostro padrone è stato orribilmente scortese con me oggi. Non ho alcuna intenzione di cenare con un individuo simile! ».
Tockins avanzò a passetti ansiosi nella stanza. « Lo so, mia cara, ma se non scendete il padrone potrebbe reagire ancora peggio ».
« Oh, bene. Vi ha raccontato tutto, vedo. Allora comprenderete come mi sento in questo momento ».
« Certo, certo, sarete turbata ».
« Turbata? ». Belle alzò le braccia la cielo. «No, non sono turbata, sono furiosa! E tutto solo perché ho sistemato un paio di abiti! ».
Il viso da pendola di Tockins sbiancò, si torse le mani. Con tutta la fatica che avevano fatto per preparare gli argomenti di conversazione! Il principe aveva mandato all’aria tutto quanto! Certo, era pur comprensibile che si fosse infuriato dopo aver scoperto che la ragazza aveva rovinato i vestiti della regina, ma poteva immaginare il modo in cui Benjamin aveva esposto le sue rimostranze. Di sciuro l’aveva investita con la collera e lo sdegno peggiori di cui disponeva. Poteva comprender e lui, ma poteva comprendere anche lei. Tockins sapeva che non era affatto facile vivere con il principe Benjamin.
« Madmoiselle, se voleste ripensarci…».
« Dovrà prima chiedermi scusa” Belle afferrò il libro che aveva sul comodino e si stese sul letto nascondendo il viso tra le pagine.
« Vi prego, non fate così! Non siate cocciuta quanto lui ».
« Non sono affatto cocciuta ». Belle posò il libro sulle coperte e si mise a sedere. « Lui mi aggredisce e io dovrei fingere che non sia successo nulla? Per niente! Non sono disposta a giocare il suo gioco. Forse io ho sbagliato a non chiedergli il permesso, ma non può fare una scenata del genere per dei semplici vestiti ».
« Ah, mia cara, se voi sapeste la verità…».
« Che me la dica, allora, Tockins. Io non la so la verità. Come posso? ».
Tockins abbandonò le braccia lungo il corpo. « È vero, non sapete ».
« Io forse ho sbagliato – non lo so, perché quando gli ho chiesto una spiegazione è divenuto ancor più aggressivo – però lui non può trattarmi così ».
La ragazza e il maggiordomo si fissarono per qualche secondo. Lei distolse lo sguardo per prima. Era assurdamente dispiaciuta per la Bestia, pur detestandolo, perché aveva scorto nel suo sguardo un dolore a lei inspiegabile. Un segreto, probabilmente legato a quegli abiti e a molto altro, che lo faceva soffrire enormemente. E lei non era capace di restare indifferente davanti ala sofferenza altrui.
« Dovrò dire al padrone che non scendete, allora” disse Tockins, l’aria preoccupata. « Siete proprio sicura? ».
« Sì, sono sicura ». La Bestia era stato terribile con lei, non gliel’avrebbe data vinta. Non lo temeva più come i primi giorni, non dopo aver compreso tramite le parole dei servitori che non aveva nulla da temere da lui, eccetto gli scatti d’ira.
« Come desiderate ». Tockins si trascinò con passo nervoso verso la porta. Cosa avrebbe detto al principe?
« Aspettate ».
Il maggiordomo si voltò, speranzoso. Belle aveva cambiato idea?
« Quale segreto nasconde il signore? ». Belle era in piedi, avida di sapere. Tockins lo capì.
« Non posso dirvelo, mi rincresce ».
Belle aspettò che uscisse, poi richiuse la porta. Ritornò sul letto e riprese il libro. Madame Armoire non sonnecchiava più, invece la guardava aspettando che Belle le raccontasse cosa era successo.
 
 
Il povero Tockins scese nel salottino adiacente la sala da pranzo. Prima di entrare sbirciò da una fessura attraverso la porta la situazione all’interno. Il principe era in compagnia di Lumiere e Mrs. Bric. Il suo viso era più scuro di una giornata temporalesca, misurava il tappeto liso a quattro zampe e aspettava l’arrivo di Belle.
Dopo che il principe aveva raccontato loro del disastroso invito, avevano cercato di tranquillizzarlo e convincerlo a non demordere.  La cosa migliore da fare era scusarsi quanto prima, ovvero durante la cena. Lumiere e Mrs. Bric temevano che Belle rifiutasse di presentarsi a tavola, e quando Tockins aprì la porta ed entrò, la sua espressione confermò i loro peggiori timori.
Appena la porta si aprì, Benjamin si fermò, alzandosi in posizione eretta. Ecco, Isabelle era arrivata, alla fine aveva capito che obbedire avrebbe solo giovato alla loro convivenza. Meglio per lei. Se avesse assunto un atteggiamento conciliante le avrebbe persino spiegato la verità, almeno riguardo sua madre, anche se da una conversazione del genere sarebbero inevitabilmente sorte mille domande, alle quali lui non avrebbe potuto rispondere per non tradire il segreto dell’incantesimo.
Purtroppo, tutti quei ragionamenti servirono a poco. Dalla porta non era entrata Isabelle, ma Tockins, che sembrava in preda a un attacco di sudarella.
« Sei solo? » chiese immediatamente il principe.
« Chi? Io? Oh, sì. Sì, solo soletto, come un cane, altezza ».
Che diavolo stava dicendo Tockins?, pesò Benjamin.
« Lei dov’è? ».
Tockins sudò ancora di più e le gambe gli tremarono. Lanciò un’occhiata a Lumiere e Mrs. Bric, i quali capirono immediatamente che le cose non sarebbero andate come programmate.
« Ecco…ecco » si schiarì la gola. « Madmoiselle Isabelle è ancora di sopra ».
« Questo è evidente ».
Intervenne Mrs. Bric: « A noi ragazze piace farci attendere. Sono certa che Belle non è ancora pronta, vero? Vero, Tokins? ».
« Cosa…? Ah sì, sì… veramente no ».
Tre teste scattarono nella sua direzione.
« No? » fece Lumiere.
« No? » Mrs. Bric.
« No? » fece Benjamin, in tono molto più basso degli altri due.
In contrapposizione, la voce di Tockins si alzò di due toni. « Ecco, ecco, lei non è dell’idea di cenare con voi. È timida la ragazza, non credevo, così, ecco… sì, ehm, lei si è agitata e non si è sentita bene, sapete, per cui ha detto che… non vuole venire ».
« CHE COSA?! » fu l’urlo furibondo e sdegnato della Bestia.
Piccola screanzata! Si rifiutava di obbedire a un suo ordine! Era davvero così, osava sfidarlo!
Benjamin schizzò fuori dal salottino, in tre balzi attraversò l’androne e in altri due fece le scale, imboccando il corridoio che portava alle stanze di Belle. La porta era ovviamente chiusa a chiave (Ah! aveva paura di lui, eh?), quindi bussò così forte che per poco non la buttò giù.
« Madmoiselle, aprite immediatamente questa maledetta porta!”.
La voce di Belle arrivò ovattata dall’interno della camera, calma naturale, anche se si avvertiva una punta di sarcasmo e irritazione.
 « Non mi sento bene, mi rincresce ».
« NON FATE LA COMMEDIA CON ME! VI ORDINO DI APRIRE O LA BUTTERò GIù, VI AVVERTO! ».
« Fate pure. La porta è vostra ».
Altezzosa, sciocca e incosciente. Non sapeva con chi aveva a che fare.
Tockins, Lumiere e Mrs. Bric lo raggiunsero ansanti. Tanta fatica e poi ecco il risultato. Di certo, il principe poteva avere il carattere più difficile del mondo, ma la fanciulla in quel momento non era da meno.
 « P-padrone, vi prego, calmatevi » tentò Lumiere. « Non credo sia questo il modo di risolvere le vostre divergenze. E soprattutto, non è il modo migliore per conquisterete l’affetto della fanciulla ».
« In questo momento me ne infischio del suo affetto. Ha osato sfidare la mia autorità! ».
« Ah, è un caso perso » commentò Mrs. Bric con enfasi. « Altezza, santo cielo, tutto ciò è una sciocchezza! Belle non sapeva nulla degli abiti della regina, meno che mai avrebbe potuto immaginarlo. Cercate di essere comprensivo, vi supplico! ».
Benjamin fece qualche passo avanti e indietro davanti alla porta. Lo sapeva, ovviamente che Mrs. Bric aveva ragione. Doveva calmarsi, cercare di essere conciliante e perdonarla.
« Tenterò » disse, storcendo le labbra in un ghigno malevolo.
Benjamin si accostò alla porta, prendendo un profondo respiro. «Isabelle? Avrei piacere se cenaste con me, stasera ».
« No, grazie, non ho fame » rispose la voce di Belle.
Tockins, Lumiere e Mrs. Bric gli fecero cenno di continuare.
Benjamin chiuse gli occhi e prese un nuovo respiro. « Mi duole avervi offesa, ma mi avete fatto infuriare, lo capite? ».
Nessuna risposta.
« Madmoiselle, riconosco di dovervi delle spiegazioni e le mie scuse. Perciò, se voleste essere così gentile da scendere in sala da pranzo…».
«Ditele ‘per favore’ » suggerirono  una sola voce i tre servitori.
« Per favore » ripeté Benjamin tra i denti.
« No, non scenderò. Potete cenare da solo » fu la risposta secca di Belle.
La Bestia ringhiò di rabbia. La sua pazienza aveva un limite assai breve.
« TROVATE DIVERTENTE BURLARVI DI ME, È COSì?! MOLTO BENE! SE PREFERITE MORIRE DI FAME, FATE COME VOLETE! » Benjamin si allontanò dalla porta e tornò sui suoi passi. « VOI TRE! ».
Lumiere, Mrs. Bric e Tockins scattarono sull’attenti.
« GUAI A VOI SE VI SCOPRO DARLE DA MANGIARE, SONO STATO CHIARO? »
« Signore, non potete…».
« , POSSO, LUMIERE! SONO IO IL PADRONE QUI, NON DEVE SCORDARSELO NESSUNO! » Benjamin lanciò un’ultima occhiata alla porta della stanza di Belle, poi fece volteggiare il mantello mentre si girava e tornava nelle sue stanze.
Non mangiò, sfogò invece la sua rabbia e la frustrazione contro ogni oggetto a sua disposizione, oggetti che già molte altre volte avevano subito la sua ira.
Afferrò lo specchio magico e lo strinse tra gli artigli. « Mostrami Isabelle » ordinò.
Subito lo specchio si illuminò e mostrò l’immagine di Belle seduta sul letto della sua stanza, un libro in grembo. Madame Armoire tentava di parlarle.
« Avresti dovuto accettare, cara. Il padrone voleva solo di scusarsi , non lo hai capito? ».
Le mani di Belle strinsero tra le mani la copertina del libro così forte che le nocche imbiancarono.
 « Non credo affatto che stesse cercando di scusarsi. Lo hai sentito gridare, no? A lui importa solo che facciamo tutti ciò che ci ordina».
Madame Armoire tentò un sorriso incoraggiante. « Perché invece non provi a dargli il benefico del dubbio? Sono sicura che se ti soffermassi a conoscerlo meglio…».
Belle scosse il capo con decisione. « Non voglio conoscerlo. È un malvagio, lo detesto! ».
Benjamin posò lo specchio, voltandolo per non vedere altro.
Per lei, lui era solo un mostro, un malvagio e l’odiava. Non avrebbe mai creduto che una voce dolce come quelle potesse essere intrisa di tanto disprezzo.
Lei non avrebbe mai potuto affezionarsi a lui, tantomeno amarlo.
Lo sguardo del principe cadde sulla campana di vetro e la rosa al suo interno. In un impeto di disperazione scostò la teca scoprendo il fiore, fu sul punto di afferrarlo e stritolarlo nel pungo fino a far accartocciare i bei petali vellutati. Avrebbe dovuto farlo tanto tempo fa.
Perché non mettere fine una volta per tutte a qualcosa che tanto era destinata ad accadere? Forse, il suo era puro masochismo. Se l’avesse distrutta, avrebbe solo accelerato un processo inevitabile. Niente più attese, niente più false speranze. Sarebbe rimasta solo l’accettazione di restare una Bestia per tutta la vita.
Ma si fermò.
Attendere e sperare ancora avrebbero solo allungato l’agonia.
Eppure, quando osservò il primo petalo di rosa staccarsi e cadere lentamente sulla superfice del tavolino su cui stava, seppe che non avrebbe potuto disfarsene.
Rimase a fissarla per un istante con sguardo quasi assente.
La rosa appassiva. Il tempo stava scadendo.
Tutta la rabbia defluì e si dissolse. Benjamin rimise lentamente la campana sopra la rosa, proteggendola. La circondò con le zampe, piegandosi su di essa per sfogare tutto il suo dolore dentro un pianto straziante.

 
 
 
 
-Angolino di Susan-
 
Scusate se ho fatto passare un po’ di tempo dall’ultimo capitolo, ho tre storie all’attivo e devo stare al passo con tutte cercando di non far aspettare troppo nessun lettore.
Bene, bene, la faccenda degli abiti potrà sembrare un poco sciocca, ma se vi mettete nei panni di Benjamin capirete che un ricordo così prezioso, legato alla madre che non vede da una decina d’anni, lo ha fatto proprio uscire dai gangheri. Belle in questo capitolo inizia a tirar fuori il suo bel caratterino ;) Cosa ne pensate? Spero non vi risulti antipatica.
Se ho fatto degli errori pedonatemi, correggerò quanto prima.
 

Ringrazio:
 
Per le recensioni dello scorso capitolo: Aly_Effe, Sempreverde03, silverhawk, sole13
Chi ha inserito la storia tra le preferite:  Aly_Effe, JessAndrea, Joy Barnes, marusk, sole13
Le ricordate: Fra_STSF
Le seguite: Aly_Effe, ChibiRoby, Fra_STSF, JessAndrea, Joy Barnes, silverhawk, VelenoDolce
 
Grazie a chi leggerà e a chi lascerà un commento.
Alla prossima,

Susan <3
   
 
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