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Autore: casterlyrock    01/08/2017    1 recensioni
In un abbraccio ad occhi chiusi Cersei e Jaime viaggiavano verso il nord, camminando nella neve verso Grande Inverno, oltrepassavano la Barriera esplorando terre sconosciute, si tenevano per mano mentre scendevano verso sud, venivano baciati dal sole sulle spiagge cocenti di Dorne, attraversavano a nuoto il Mare Stretto verso Essos, per fuggire dove nessuno li avrebbe più trovati.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Jaime Lannister
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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The things I do for love

 

Le luci dell’alba apparivano lentamente sulla scogliera dove si ergeva imponente la tana dei leoni, Castel Granito, la fortezza Lannister, la reggia maestosa che ospitava i membri della famiglia più ricca ed invidiata di tutti i Sette Regni: la nobile casata il cui stemma era un leone eretto sulle due zampe posteriori, la dorata bestia feroce che si levava fiera su tutti, che incuteva timore, che esigeva riverenza, che dominava le terre dell’Ovest.

 

Il giovane Jaime si svegliò presto quella mattina, aprendo gli occhi non potè che sentirsi rabbrividire dalla frizzante aria mattutina ed abbagliato dai raggi del sole che entravano prepotentemente dalla porta finestra che dava sul balcone e che in quel momento, stranamente, era scoperta della consueta tenda rossa e pesante che abitualmente permetteva di tenere la stanza completamente buia anche durante le ore più soleggiate del giorno. Ancora assonnato Jaime accarezzò il cuscino accanto al suo e si accorse di essere solo sul suo enorme baldacchino tutto fronzoli e tessuti pregiati. Sollevò il capo dal cuscino umidiccio e si stropicciò gli occhi alzandosi dal letto, si avvicinò alla porta finestra e diede dapprima una fugace occhiata sul balcone: davanti ai suoi occhi si ergeva una straordinaria bellezza; una giovane fanciulla nel fiore degli anni stava affacciata con le piccole mani affusolate poggiate sulla ringhiera, retta nel suo metro e sessantacinque sulle lunghe gambe, rigide come le colonne di un tempio. I capelli dorati come la sabbia di Dorne le scendevano leggiadri dalle spalle per tutto il busto, coperto appena da una leggerissima sottoveste di seta bianca che lasciava intravedere le sue acerbe curve da donna appena sbocciata. Lo sguardo di lei era perso tra le onde del mare che primeggiavano una sull’altra fino a battere contro le rocce della scogliera, i suoi occhi sognanti del verde tipico dei Lannister erano meravigliosamente grandi, erano immobili ma viaggiavano alla velocità della luce, lontano fino alla linea dell’orizzonte ed oltre.

Jaime non poteva che rimanere lì, sul ciglio della finestra, ad ammirare in silenzio quella meravigliosa creatura. Sembrava una dea sua sorella Cersei.

Presto il ragazzo trovò il coraggio di avvicinarsi a lei, camminando a passo felpato per non farsi sentire, posò poi delicatamente le mani sui suoi fianchi e le diede un tenero bacio sul collo che la riportò istantaneamente all’ambiente circostante.

 

“Ben svegliato, dolce fratello”, disse Cersei voltandosi, mentre posava la mano sul viso di lui per ricambiare con una carezza.

 

“Cosa ci fai qui sul balcone?” chiese incuriosito il giovane Lannister.

 

“Avevo voglia di guardare il mare, era da tanto tempo che non mi affacciavo da questo

balcone… Il mare sembra così lontano da qui, sembra quasi che il castello sia sospeso in aria, ciò mi fa sentire bene, mi dà pace e sollievo…”

 

Jaime continuava a guardarla affascinato, mentre parlava le fissava le labbra e si avvicinava sempre più a lei, fino ad avvolgerla tra le braccia.

Cersei si sentiva protetta da quelle possenti braccia ormai da uomo, le stesse braccia che l’avevano avvolta per tutta la sua vita e che erano state soltanto sue, Jaime l’aveva stretta a sé quella notte, forte come se avesse voluto evitare a qualcuno di strappargliela via, i loro corpi nudi erano diventati uno solo e tutt’a un tratto il buio, il freddo, le mura di Castel Granito, i passi di qualche serva tra i lunghi corridoi, il loro padre, non facevano più alcuna paura. Jaime l’aveva stretta a sé ogni volta che aveva potuto, in ogni notte nella quale era riuscito a sgattaiolare fuori dalla propria camera o nelle notti in cui lei aveva fatto lo stesso venendo a bussare desiderosa alla sua porta. Per sedici anni i gemelli si erano considerati un’unica cosa. Era stata la loro balia per prima a notare, sin dai loro primi anni di vita, l’eccessivo, travolgente, proibito affetto che li legava. I loro volti si specchiavano l’uno di fronte all’altra, Cersei vedeva Cersei davanti a sé, Jaime vedeva Jaime, Jaime e Cersei vedevano Jaime e Cersei, non avrebbero mai pensato di dividersi perchè di fatto erano sé stessi solo insieme, perché in quello specchio immaginario entrambi potevano toccare con la punta delle dita l’essenza stessa della loro anima.

Jaime l’aveva stretta a sé durante ogni infantile gioco in giardino, l’aveva consolata quando la loro madre aveva perso la vita dando alla luce il loro fratellino Tyrion, mentre anche lui aveva sofferto cercando di mostrarsi agli occhi di lei più maturo, fingendosi un uomo pur essendo un bambino come lei.

Jaime l’aveva stretta a sé al momento della loro nascita, quando si era aggrappato alla sua caviglia mentre lei veniva alla luce, quasi a volerle ricordare di non andarsene senza di lui, di non lasciarlo solo. Ora Jaime la possedeva completamente.

 

“Presto dovrò partire per Approdo del Re, dimmi che mi penserai ogni giorno quando ti affaccerai da questa finestra, che la notte non ti sentirai sola su questo letto o su quello della tua camera, dimmi che saremo sempre così…”

Jaime sentiva un nodo in gola che gli rendeva difficile parlare, sapeva che nulla sarebbe stato come prima una volta partito per Approdo del Re, per unirsi alla guardia reale sotto la corte di Aerys II della casa Targaryen, il monarca di cui suo padre Tywin era sempre stato un fedele servitore.

Cersei si strinse al fratello con tutta la forza che poteva, cedendo alle lacrime che adesso le riempivano i profondi occhi verdi e che scendevano fino a posarsi sul petto nudo di Jaime, pareva quasi che sprofondassero nella sua morbida pelle chiara giungendo fino al cuore, il leone dei Lannister sentiva bruciare su di sé quelle lacrime come fossero scintille di fuoco ardente e, coraggioso per com’era, provava tanta paura.

 

“Ricordo della notte in cui nostra madre ci separò, quando la mia camera venne spostata nell’altra ala del castello per evitare che dividessimo lo stesso letto, lo stesso armadio, che fossimo sempre l’uno accanto all’altra. Non ti ho mai detto di cosa provai quella notte…”

 

Jaime guardò negli occhi l’amata sorella e subito capì cosa stesse pensando, cosa stesse per dire, e vedendola ansimare e piangere ancora, posò un dito sulle sue umide labbra come a dirle di non parlare, poiché qualunque parola fosse uscita dalla sua bocca Jaime l’avrebbe già conosciuta. Cersei gli promise di pensarlo sempre quando sarebbe partito, le sue mani si insinuarono tra i setosi e dorati capelli di lui e le labbra di entrambi si incontrarono in un appassionato bacio. A Jaime sembrò di dimenticare per un attimo della sua imminente partenza, a Cersei sembrò di trovarsi altrove, non lì, non sul balcone della stanza di Jaime, nell’atmosfera oramai cupa e nostalgica di Castel Granito. In un abbraccio ad occhi chiusi viaggiavano verso il nord, camminando nella neve verso Grande Inverno, oltrepassavano la Barriera esplorando terre sconosciute, si tenevano per mano mentre scendevano verso sud, venivano baciati dal sole sulle spiagge cocenti di Dorne, attraversavano a nuoto il Mare Stretto verso Essos, per fuggire dove nessuno li avrebbe più trovati.

 

Non c’era nulla di sbagliato ai loro occhi, nulla che potesse anche soltanto distoglierli dal proprio sentimento, né Joanna, né Tywin, né Aerys Targaryen né nessun altro avrebbe mai potuto dividerli, erano Jaime e Cersei, Cersei e Jaime, due facce della stessa medaglia, due atri dello stesso cuore, erano ciascuno la metà dell’altro e soltanto nelle notti silenziose, quando la luna si levava su Castel Granito, potevano trovare la completezza che pareva mancare in ogni altro momento.

 

“Ti prometto che tornerò non appena mi sarà possibile. Ucciderei un leone, un lupo, un cervo, un drago e persino il re in persona se fosse un ostacolo, solo per poterti raggiungere”

 

Cersei lo baciò nuovamente e lo toccò appassionatamente, mentre lui pensava a come sarebbero state le giornate ad Approdo del Re indossando la cappa bianca, sempre chiuso dentro la propria armatura che lo avrebbe tenuto lontano da quelle carezze che lo accompagnavano da una vita. Non avrebbe più potuto cavalcare tra i boschi vicino a Lannisport, non avrebbe corso con il suo fratellino Tyrion, non avrebbe potuto più essere libero; avrebbe sacrificato la propria vita, avrebbe fatto il solenne giuramento per diventare una guardia reale, rinunciando all’eredità del padre, ai suoi titoli e diritti su Castel Granito e a prendere moglie pur di non perdere Cersei, che da lì a poco, secondo i progetti di Tywin sarebbe diventata la promessa sposa di Rhaegar Targaryen, figlio di Aerys II e principe ereditario del Trono di Spade.

 

“Ma perché lo stai facendo, Jaime? Resta. Resta con me, fratello”

 

Cersei prese a baciargli il viso per poi scendere verso il collo, sperando di poterlo dissuadere dalla sua decisione, di poterlo portare via da ogni cosa.

 

“Lo faccio per amore”

 

rispose, per poi lasciarsi abbandonare completamente tra le braccia di colei che sarebbe stata l’unica donna che avrebbe mai amato.

   
 
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