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Autore: sara1234567890    25/08/2017    0 recensioni
Anche quella piccola orfanella aveva un padre…aveva. E ora dove sarebbe cresciuta? Se non aveva altri parenti, dove sarebbe andata? “no, piccolina, tu non rimarrai sola, mi prenderò cura io di te” pensò il re di Bosco Atro.
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“emh…ecco, mi perdoni, io non sapevo che questa stanza fosse occupata, vi prego di perdonarmi” si giustificò l’altro “il mio nome è Legolas Verdefoglia, figlio di Thranduil” si presentò il ragazzo.
“oh, non sapevo che voi foste il principe…” mormorò lei per scusarsi
“stiate pure tranquilla, sono entrata nella vostra stanza in così malo modo, poi dammi del tu, non mi piacciono troppo le cerimonie, qual è il vostro nome?”
“va bene, Legolas, il mio nome è Tauriel, figlia di Elmros dammi pura del tu” rispose l’elfa.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Tauriel, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'orfanella, il re e il principe

Il re degli elfi Thranduil arrivò sul luogo del massacro in circa un’ora a cavallo del suo cervo. Dopo aver fermato la cavalcatura scese con un gesto rapido e aggraziato. Intorno a sé vide soltanto edifici demoliti, campi distrutti e circa un centinaio di corpi di elfi caduti, mescolati a quelli degli orchi. Il massacro si era verificato in un piccolo villaggio Silvan, ma era comunque nei suoi domini, quindi era compito del re capire quanto fosse stata grande la strage. Quella cittadina era principalmente abitata da contadini, intellettuali…non guerrieri. Non avrebbero saputo difendersi da un tale attacco. Si guardò in giro con circospezione. Vide una madre che teneva in mano un neonato, si chinò verso le braccia della donna. Magari il bambino era vivo. Ma la speranza sparì quando vide una grossa macchia di sangue sulla copertina del neonato. Controllò comunque, ma il bambino non era stato risparmiato dagli orchi. Vide anche due giovani elfi. Erano un maschio e una femmina, erano abbracciati, non come due fratelli, ma come due amanti. Eppure quelle abominevoli creature non avevano risparmiato nemmeno quelle due povere anime.
“non è stato trovato alcun sopravvissuto?” chiese Thranduil a Gwindor, il capitano della guardia.
“esatto signore, stiamo ancora cercando ovunque, ma temo che nessuna di queste anime si sia salvata, erano grandemente inferiori di numero”. Rispose scuotendo la testa mestamente il soldato. Poi si sentì provenire un rumore dai cespugli. I due si bloccarono. Thranduil estrasse la spada e Gwindor l’arco puntandolo verso la foresta. I due avanzarono. Poi dalla pianta uscì…una bambina. Dimostrava all’incirca sette anni degli uomini, era abbastanza alta e slanciata, portava un vestito verde scuro macchiato di sangue e i capelli rossi sciolti sulla schiena, gli occhi erano verdi, tristi e spaventati. Alzò leggermente le mani, vedendosi delle armi puntate contro, senza dire nulla. I due abbassarono le armi.
“tranquilla piccolina, vieni qui, non ti facciamo nulla” disse Thranduil rinfoderando la lama. Gwindor rimise l’arco a posto. La piccolina avanzò di qualche passo timidamente. Ovviamente aveva molta soggezione di quei due elfi così grandi rispetto a lei. Il re si inginocchio per arrivare al livello di volto della piccola.
“come ti chiami piccolina?” chiese Thranduil paternamente, mettendole una mano sulla spalla, facendole un sorriso incoraggiante. La bimba indietreggia leggermente, poi decise fidarsi del vecchio elfo.
“T…T…Tauriel, mio signore, figlia di Elmros” disse con voce tremante e sofferente. “Umh…Elmros, dimmi dove sono i tuoi genitori?” chiese nuovamente il re, anche se temeva di sapere bene qual era la risposta. Lo sguardo di lei divenne triste, avanzò con passo debole fino a fermarsi davanti a un punto ben preciso. C’era a terra il corpo di un elfo. Era uno dei pochi con addosso un’armatura, brandiva in una mano una spada e aveva legato alla schiena un arco con una faretra quasi vuota. Un fiotto di sangue scorgeva dallo stomaco. Gli occhi erano chiusi: il padre. Alla bambina diverse lacrime si accumularono negli occhi, ma non pianse. Poi con passo sicuro, ma allo stesso tempo tremante si diresse verso il bosco. Qualche metro a sinistra dal cespuglio dove la bambina si era nascosta Tauriel si fermò. Davanti a lei c’era un corpo di un’elfa. La madre. L’elfa morta era a terra con uno squarcio sulla gola. La bambina cadde sulle ginocchia davanti al corpo.
“mamma” mormorò e le lacrime cominciarono a scivolare sulle guance fino a diventare un pianto doloroso e sincero, uno di quelli che ti risucchia l’energia vitale, che ti distrugge nell’anima e che inevitabilmente fanno piangere le persone intorno a loro volta. Thranduil fece qualcosa che non aveva mai fatto con gli sconosciuti: abbracciò la bambina. La tenne stretta al suo petto. Non lo faceva come sovrano, ma come persona. Una persona che aveva perso suo padre, una persona che aveva perso la moglie ed entrambi li aveva tenuti tra le braccia mentre morivano. Ma soprattutto come padre. Padre di un bambino fantastico che si stava riprendendo dal dolore della perdita della madre, padre di un piccolo che non aveva mai conosciuto suo nonno. Padre. Una parola semplice da dire ma che significa moltissimo per chi lo è davvero. Suo figlio Legolas era la persona più cara e preziosa che gli fosse vicina. Anche quella piccola orfanella aveva un padre…aveva. E ora dove sarebbe cresciuta? Se non aveva altri parenti, dove sarebbe andata? “no, piccolina, tu non rimarrai sola, mi prenderò cura io di te” pensò il re di Bosco Atro. La prese delicatamente in braccio, mentre la bambina piangeva ininterrottamente. Salì sul suo cervo. “cercate altri eventuali sopravvissuti” ordinò al capitano delle guardie. Poi con la bambina in braccio spronò il suo cervo, che partì immediatamente al galoppo. La piccola singhiozzò silenziosamente per tutto il viaggio tra le braccia di Thranduil. Quando arrivò al palazzo del Reame Boscoso, sulle labbra della bambina spuntò un piccolo sorriso, il posto le piaceva. Consegnò Tauriel alla servitù con gli ordinò di farle un bagno, darle nuovi vestiti, un pasto caldo e trattarla nei migliori dei modi. Dopodiché ordinò di far chiamare il figlio Legolas: doveva parlargli della nuova arrivata. Dopo circa due ore una serva portò la piccola Tauriel nella sua camera. Appena entrò guardò la stanza: era bellissima. Il letto matrimoniale era grande e con le lenzuola candide, c’era anche una portafinestra che conduceva al balcone, un armadio grande ed elegante e una piccola scrivania. “ti serve un aiuto per qualcosa mia signora?” chiese la serva “no, grazie” rispose la piccola tentando di fare un sorriso. La serva uscì dopo averle donato un sorriso incoraggiante. La bambina si mise una camicia da notte bianca. Non era sera tarda, ma era molto stanca, aveva bisogno di un lungo sonno. Si mise sotto le coperte, le lacrime cominciarono a scorrerle lungo le guance. Improvvisamente la porta si aprì ed un giovane elfo di più a meno la sua età entrò velocemente, chiudendo la porta sbattendola alle sue spalle e dandole le spalle. Non si era accorto che c’era una persona in quella camera.
“quel principe è un piccolo ladro, dovrò fare rapporto a sire Thranduil!” disse una voce adirata fuori dalla porta, poi si sentì un rumore di passi che si allontanava. L’intruso si voltò verso di lei ed ebbe un sussulto.
“chi sei tu?” chiese con lo spavento nella voce.
“chi sono io? Chi sei tu se mai, sei entrato in camera mia!” rispose Tauriel.
 “emh…ecco, mi perdoni, io non sapevo che questa stanza fosse occupata, vi prego di perdonarmi” si giustificò l’altro “il mio nome è Legolas Verdefoglia, figlio di Thranduil” si presentò il ragazzo.
“oh, non sapevo che voi foste il principe…” mormorò lei per scusarsi
“stiate pure tranquilla, sono entrata nella vostra stanza in così malo modo, poi dammi del tu, non mi piacciono troppo le cerimonie, qual è il vostro nome?”
“va bene, Legolas, il mio nome è Tauriel, figlia di Elmros dammi pura del tu” rispose l’elfa.
“Tauriel! mio padre mi ha parlato di te, mi dispiace per la tua perdita” mormorò, ci furono un paio di secondi di silenzio.
“vuoi?” chiese il principe tirando fuori da un sacchetto un muffin alla marmellata.
“sì, grazie, ma dove lo hai preso?” disse mentre dava un morso al dolcetto.
“emh diciamo che l’ho…rubato dalle cucine reali”. A Tauriel andò di traverso il dolce
 “che?” fu tutto ciò che riuscì a dire.
“lo faccio spesso, insomma, ogni tanto bisogna divertirsi, no?” disse Legolas facendo una faccia furbetta. Lei rise, Legolas aprì il sacchetto, mostrando una dozzina di dolci che si trovavano all’interno. Tauriel guardò il principe sorridendo. Qualche minuto dopo erano distesi sul letto e si lanciavano i dolcetti da una mano all’altra.
“prova questo!” disse Legolas lanciando all’elfa un dolcetto al miele, lei lo prese al volo e gli diede un morso
“ottimo, assaggia questa” disse lanciandogli un pezzo di ciambella. La felicità aveva riempito il cuore di lei, distogliendola dal dolore dovuto alla sua perdita. Dopo aver prosciugato completamente le scorte di cibo rubato pulirono il letto, spazzando via le briciole.
“passerò dei guai per questo?” chiese lei e il suo volto divenne improvvisamente pallido.
“no tranquilla, io sono il principe e tu sei la nostra ospite, nessuno potrà mai dirti nulla, soprattutto adesso che sei mia amica” disse lui. Lei non ne fece a meno…rise.
Poche ore dopo Thranduil seduto sul suo trono pensava a quella orfanella che aveva salvato nel bosco. Era una creatura tanto innocente. Non c’erano stati altri sopravvissuti dopo la strage. Forse fu un sesto senso che lo portò a controllare la piccola. Quando arrivò nella stanza della bambina bussò dolcemente, senza ricevere risposta. Entrò. Vide le due figure sul letto. Tauriel e Legolas erano addormentati sul letto, abbracciati teneramente. Thranduil sorrise. A quanto pareva l’orfanella aveva appena trovato un amico con qui superare il dolore.

 
   
 
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