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Autore: Madame_Padfoot93    28/08/2017    5 recensioni
Dal Capitolo 2:
"Mentre accarezzava i capelli rossi di Ginny, Hermione alzò lo sguardo oltre la spalla di quest’ultima: il tavolo dei Serpeverde, come sempre, era di fronte al loro e poteva vedere Draco Malfoy, con una smorfia che sembrava essere di puro fastidio, mano nella mano con quella ragazza che aveva visto nella cabina con lui. Astoria, forse. Gli occhi del Serpeverde si puntarono, per un solo istante, su di lei, ma presto distolse lo sguardo, portandolo sulle sue dita incrociate con quelle della ragazza affianco. Hermione ripensò alle parole del Cappello Parlante e della McGrannit: tutti avevano perso qualcuno, in fondo, persino tra i Serpeverde. A differenza di tutti gli altri, loro, non volevano, né pensavano di poter essere compatiti."
* * *
Hermione, dopo la fine della guerra, torna ad Hogwarts; un brillante futuro l'attende e lei spera di poterlo condividere con l'uomo che ama: Ron.
Ma il futuro è spesso imprevedibile e non si può programmare: cosa succederebbe se, nel destino della Grifondoro, ci fosse anche Draco Malfoy? Cosa succederebbe se i due riuscissero ad essere così vicini da toccarsi, in un mondo che urla "Non avvicinarti"?
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Attenzione: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di J.K. Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. 


 

Questa storia è dedicata a tutte quelle persone,
che, con il loro continuo e incessante affetto,
i consigli e le tirate d’orecchie,
mi spronano a scrivere.
Probabilmente, senza voi, mi sarei fermata subito.
Chissà quanto dovrebbe essere lunga una dedica…
pensate che stia esagerando?
E va bene, va bene, la chiudo qui.

 

 

 

Non avvicinarti

 

 

 

 

Capitolo 1: Un nuovo inizio –
Partenze
 

 

La luce del sole filtrava attraverso le leggere tende, appena accostate; i tiepidi raggi le colpivano il viso, su cui si formò una piccola smorfia di fastidio.
Oh… Per favore… Ancora cinque minuti.
Aveva appena formulato quel pensiero quando la porta si spalancò e una voce squillante le intimò di alzarsi.
«Su… coraggio pelandrona! È ora di svegliarsi. Harry e quell’altro idiota partiranno oggi. Vuoi passare questi ultimi momenti abbracciata al cuscino?». E mentre Ginny Weasley apriva del tutto le tende, un’ ancora assonatissima Hermione Granger si buttò giù dal letto. Letteralmente. Il tonfo fece girare la rossa, che invece di aiutarla scoppiò in una risata cristallina. «E questa cos’è? Una tecnica babbana per svegliarsi? Dai su Hermione! Muoviti!» disse, uscendo dalla stanza.
Hermione si alzò, con il sedere dolorante e la voglia di ributtarsi tra le lenzuola. Ma sapeva bene che avrebbe dovuto muoversi.
Lui partirà oggi. Partirà oggi e staremo lontani. Staremo lontani e sicuramente si scorderà di me.
Erano questi i pensieri di Hermione e forse stava capendo perché non aveva proprio voglia di alzarsi quel giorno: sperava che non arrivasse mai. Eppure era arrivato. Presto, troppo presto. Si chiedeva, mentre si dirigeva in bagno per rinfrescarsi (e svegliarsi del tutto), come riuscisse Ginny ad essere così attiva, invece. Non che lei fosse distrutta, ovviamente. Sapeva che dopo la scuola avrebbero potuto vedersi più spesso. Ma non poteva fare a meno di pensare a quei caldi pomeriggi estivi passati insieme, alle passeggiate mano nella mano, alle giornate trascorse sotto l’ombra dei salici, distesi sull’erba a progettare il futuro: Ron all’Accademia per Auror, Hermione che finiva gli studi e poi alla Magiuniversità (era ancora indecisa tra Magisprudenza o Medimagia); poi una casa, la convivenza, il matrimonio, un lavoro, magari dei figli (pochi, al massimo due o tre visto l’esperienza di Ron). Quei pensieri la facevano arrossire. Razionalmente sapeva che era troppo presto per pensare così avanti nel futuro (Merlino! Ho solo 19 anni!) ma in cuor suo sperava che tutte quelle promesse che si erano scambiati diventassero realtà. Uscita dal bagno e vestita si diresse verso l’accogliente, ma sempre troppo affollata, cucina della Tana. La signora Weasley stava preparando la colazione, mentre Ginny sistemava la tavola; il signor Weasley, con Harry, Bill, Charlie, George e Percy stavano conversando, come al solito, sull’argomento più scottante di quei giorni: i processi alla famiglia Malfoy.
«Avanti, Harry! Come si può pensare che quel viziatello non fosse consapevole di ciò che faceva? Non era certo sotto Imperius: ha fatto tutto volontariamente!»
«Harry infatti non ha detto questo, George. – disse Bill, anticipando il ragazzo – Ha detto solo che l’ambiente in cui è cresciuto lo ha portato a certe scelte. Certo aveva anche personali motivazioni di rivalsa, oltre che una profonda devozione alla causa di Voldemort, eppure...»
Il resto della frase Hermione non lo sentì. Come sempre, dopo la sua sconfitta, il nome del Signore Oscuro la riportava indietro ai giorni della guerra e a tutti quegli amici che, per un mondo migliore, avevano dato la vita; ma le dava anche un enorme sollievo il fatto che ormai, quasi tutti, riuscissero a pronunciare quel maledetto nome: significava che non ci sarebbe stato più nulla di cui aver paura.
«Oh, Hermione cara. Buongiorno. Dormito bene?» disse la signora Weasley, quando la notò. La voce di Molly era, come sempre, gentile e materna, ma i suoi occhi, dal giorno della Battaglia di Hogwarts, erano sempre velati da una leggera tristezza, così come quelli del marito: perdere un figlio non è stato certo facile, ma la presenza e il supporto di tanti amici e della famiglia in continua espansione li consolava, facendo ricordare i momenti felici.
Alle parole della signora Weasley tutti i presenti si girarono verso Hermione, salutandola.
«Benissimo come sempre, signora Weasley.» e mentre prendeva posto a tavola, afferrò un muffin ai mirtilli, prima che Ginny lo facesse al suo posto.
«Ehi. Quello era mio!» esclamò la rossa, fintamente contrariata.
«E ora è mio! – rispose l’altra, ridendo e addentandolo – Dov’è Ron?»
«Sta finendo di sistemare le ultime cose. – rispose Harry – E prima che tu ti arrabbi per il fatto che avrebbe dovuto farlo prima…»
«Beh avrebbe dovuto!» disse la signora Weasley con decisione.
«Ok, è vero. Ma ormai ha finito. Mancano le ultime cose!» rispose il ragazzo, nel tentativo di difendere l’amico.
«Speriamo che l’Accademia gli faccia mettere un po’ di sale in zucca. Ooooh il mio bambino farà l’Auror, come sono orgogliosa. E anche tu Harry. Sicuramente diventerai Capo Auror, come è stato per Alastor. Sono così fiera di entrambi…».
E mentre la signora Weasley usciva dalla cucina, con l’intento di aiutare Ron, George si girò verso Hermione : «Come avete potuto testimoniare a favore dei Malfoy?»
Mmm… ci risiamo.
«George, te lo avremmo detto centinaia di volte. – cominciò Hermione, con la solita voce petulante che usava a scuola quando rispondeva pronta a una domanda dei professori – Punto primo, non abbiamo testimoniato a favore dei Malfoy, ma solo a quello del figlio. E poi Draco Malfoy ha colpe più lievi, dettate dalla boria e dalla convinzione di essere superiore, ma alla fine si è comunque pentito, a differenza del padre».
George sbuffò: «Ma aveva organizzato l’uccisione di Silente…»
«Gli avvenimenti che hanno portato alla morte di Silente sono stati chiariti, George, e lo sai. – disse il signor Weasley – Certo posso capire che tu disapprovi il fatto che l’intera famiglia sia stata rilasciata, ma il giovane Malfoy è cresciuto con la convinzione di essere superiore in quanto Purosangue; è un bullo, un gradasso e si… è stato anche cattivo, ma non malvagio e non è irrecuperabile».
«Ma...»
«Quello che papà vuole dire – si intromise Bill – è che nel caso ci sia anche la pur minima possibilità di redenzione, che sia dettata da codardia o da veri rimorsi di coscienza, è bene assecondarla. E quel ragazzo Malfoy l’ha. Anche se trovo indegno che Lucius ne sia uscito».
«Beh non del tutto pulito almeno. – disse Harry, con aria grave – Non solo ha dovuto contribuire alla ricostruzione di Hogwarts e a versare onerosi contributi alle famiglie. Adesso sta aiutando la giustizia e gli Auror a catturare i Mangiamorte fuggiti, con il rischio di ripercussioni».
«Pensa se fossi stato cresciuto come un Malfoy, George. – disse Charlie – E con il continuo e incessante monito di essere superiore solo perché sei “Purosangue”. Questo è quello che differenzia Malfoy da altre famiglie Purosangue, come quella del padre di Harry, o dei Paciock, o anche la nostra».
«Beh, – si intromise Percy, gonfiando il petto con finta supponenza – dimentichi che la nostra è una famiglia di traditori del proprio sangue: sarebbe stato ipocrita, da parte nostra, sostenere cose banali come la sua purezza».
Tutti si misero a ridere: era davvero strano sentire Percy, una volta così altezzoso e pomposo, sciogliersi a battute taglienti e divertenti. Ma presto la risata cessò e nella cucina calò il silenzio.
La mente di Hermione volò a qualche giorno prima, al processo della famiglia Malfoy. Tutti sapevano che Narcissa Malfoy se la sarebbe cavata con poco e niente, quindi nessuno fu sorpreso quando il giudice l’assolse da ogni accusa. La donna aveva sì sostenuto la causa di Voldemort, abbracciandone i principi, ma non aveva mai partecipato attivamente alle operazioni dei Mangiamorte, né divenne mai propriamente una di loro: a differenza del marito, della sorella e poi del figlio non aveva il Marchio Nero. Inoltre, dettaglio di non poca importanza, aveva mentito sulla morte di Harry solo per entrare nel castello. Certo, forse il suo non era un gesto di pentimento, ma solo l’egoistico pensiero di salvaguardare il figlio; tuttavia Harry ha voluto comunque aiutare quella donna, riconoscendo di doverle molto. Un altra mossa aspettata era il patteggiamento di Lucius: se durante la prima guerra la scusa dell’Imperius lo aveva scagionato, questa volta l’unico modo per salvarsi era quello di consegnare i nomi di tutti i Mangiamorte in fuga. Tuttavia nessuno si aspettava che quell’uomo non scontasse nemmeno un giorno in carcere: il tutto si è risolto con una salatissima multa e l’impegno di ricostruire la scuola. Nessuno dei tre si mise a suo favore, così come non apposero alcuna rimostranza per il verdetto.
Su Draco, invece, gravava l’accusa di aver organizzato l’Assalto ad Hogwarts oltre che l’assassinio di Silente. Anche in questo caso l’intervento di Harry era stato fondamentale: non solo aveva reso noto a tutti la verità sulla morte del vecchio Preside, ma aveva raccontato anche come il Serpeverde aveva finto di non riconoscerli quando erano stati catturati e portati al Manor dei Malfoy, instillando il dubbio nel Wizengamot di un possibile pentimento del giovane (anche se, più probabilmente, era stato un semplice atto di vigliaccheria). Inoltre aveva spinto sul fatto che Draco fosse solo un ragazzo, con la possibilità di poter cambiare e correggersi. Anche lei e Ron avevano testimoniato a favore del giovane Malfoy, dimostrando così di aver buttato alle spalle gli anni di insulti e scherzi crudeli durante la scuola. La guerra li ha fatti maturare tutti troppo velocemente.
Il silenzio della cucina, così come il filo dei suoi pensieri, venne bruscamente interrotto dall’entrata di Ron.
«Buongiorno a tutti! – disse allegramente, sedendosi accanto alla fidanzata – Buongiorno, Hermione!» Il rosso salutò la ragazza con un bacio sulla guancia; Hermione divenne paonazza e affondò il viso nella sua tazza di caffè, cercando di nascondere inutilmente il rossore: ancora non era abituata a quei gesti così inusuali da parte di Ron.
«Oh Merlino, quanta dolcezza di prima mattina. – si lamentò con un mezzo sorriso George – Trovatevi una stanza o almeno uscite. Anzi, voi quattro, andate fuori a godervi queste ore insieme, prima della partenza. Io vado al negozio. Ron, Harry! Passate per Diagon Alley, quando potrete. A stasera!»
E detto ciò fece un segno di saluto a tutti e, uscito in giardino, si Smaterializzò.
«Bene, vado anche io. – fece Bill, alzandosi e dirigendosi verso la porta – Ero passato per salutarvi ragazzi. E anche Fleur vi manda i suoi migliori auguri. Se mai aveste bisogno di aiuto, sapete dove trovarci. Vi serve una mano con i bagagli?»
Harry negò con la testa: «No, grazie mille Bill. Charlie si è già offerto e ormai mancano poche cose: abbiamo già portato il necessario a Grimmauld Place. Piuttosto ringrazia Fleur per averci aiutato a sistemarla».
Hermione sbuffò al pensiero: quei due avevano deciso di sistemarsi in quella grande casa, da soli, insieme all’ Elfo Domestico Kreacher, dopo averla fatta risistemare da Fleur. E ogni volta che sentiva quel nome una lieve fitta di gelosia la pervadeva, ricordandosi di come Ron l’ha sempre guardata. Certo: ora Ron guardava lei con quell’espressione (e ciò la faceva sempre arrossire), ma anche il solo ricordo la rendeva inquieta e incerta.
«Perfetto allora! Non mancherò di ringraziarla. – disse Bill, poi rivolto al padre – Papà, saluta la mamma da parte mia. Ciao a tutti.» e uscito dalla casa si Smaterializzò, seguito poi da Percy.
«Allora, ragazzi? – esclamò il signor Weasley – Non seguite il consiglio di George? Fuori è una bellissima giornata. Godetevi questa mattinata.» e si immerse nella Gazzetta del Profeta.
Charlie, dicendo che sarebbe tornato presto, uscì per andare al villaggio vicino, mentre i quattro ragazzi, dopo aver divorato la colazione, andarono sulla collina dove era soliti giocare a Quiddich. Sembrava essere passato davvero tanto, tantissimo tempo da quei giorni in cui si dividevano in coppie e si lanciavano mele a cavallo della scopa.
Una volta arrivati in cima, dove svettava un melo gigantesco, si sedettero ai piedi di questo, riparandosi dal sole, stranamente cocente di quel fine agosto, con le fronde lussureggianti.
Parlarono tanto, di quello che i ragazzi avrebbero affrontato all’accademia, delle lezioni che le ragazze avrebbero avuto ad Hogwarts, dei periodi in cui si sarebbero potuti vedere ad Hogsmeade, di quante volte si sarebbero scritti.
«Tranquilla, Hermione. – disse Ron, sorridendole con affetto – ti scriverò ogni giorno!»
«Oh, Ron! Che sciocco! Mi basta anche una volta alla settimana. E poi devi ricordarti di impegnarti, di studiare e di non gingillarti troppo. Mi raccomando Harry, conto su di te: tienilo d’occhio!»
«Allora siamo messi proprio male!» esclamò Ginny, facendo ridere tutti quanti.
Quei momenti, così spensierati, così allegri e pieni di gioia, di vita, di speranza per il futuro erano comunque velati da quella tristezza, che ancora non poteva essere cancellata. La morte di tanti amici, compagni, giovani ragazzi ai quali quel futuro, a cui loro tanto si aggrappavano, era stato negato, era sempre presente nei loro pensieri e li colpiva ogni giorno, attraverso una parola, un gesto o una semplice risata. Ed è per questo che i ragazzi smisero di ridere lentamente.
«Bene, ragazzi! – disse Harry, alzandosi da terra e tendendo una mano alla rossa – Io e Ginny vi lasciamo un po’ soli. Andiamo a farci una passeggiata.» e mentre i due si allontanavano da Hermione e Ron, sentirono quest’ultimo urlare: «Attento a dove metti le mani, Potter! Ti controllo!» ma questa volta la sorella non si arrabbiò, anzi ne rise.
Rimasti soli, sotto il melo, Hermione sospirò e guardò Ron negli occhi, mentre lui di rimando sbuffò e sorrise.
«So benissimo cosa stai per dire: che non dovremmo andare a vivere da soli a Grimmauld Place, che dovremmo stare qui, che potremmo fare avanti e indietro come fa mio padre… Ma Hermione lo sai. Non possiamo stare qui. Non più. Abbiamo bisogno di incominciare una nuova vita, di costruircela da soli».
Hermione storse leggermente la bocca, ma sapeva che Ron aveva ragione: bisognava ricominciare e camminare sulle proprie gambe.
«Dai, Hermione! Su, sorridi!»
«Si, ma non so se sono d’accordo sul piano di andare a vivere insieme tutti e quattro… Voglio bene a Harry e Ginny, ma forse dovremmo trovare un posto nostro…» mormorò lei, poggiando la testa sul petto del rosso.
«Lo so, hai ragione! Ma l’accademia durerà tre anni e nel frattempo tu studierai. I soldi della ricompensa dobbiamo utilizzarli per completare gli studi. Non appena incominceremo ad ingranare, avremo un posto tutto nostro. Promesso. Ehi – disse, prendendole delicatamente il mento tra le dita e portando lo sguardo di lei all’altezza del suo – promesso».
Hermione lo guardò a lungo, incatenando gli occhi ai suoi: era davvero cambiato, era diventato più maturo, mostrando però sempre il suo lato buffo e poco empatico.
«Da quand’è che sei tu quello maturo e serio tra i due?» disse lei, sorridendo.
«Tranquilla, lascio volentieri a te questo gravoso onore.» rispose Ron, abbracciandola per la vita e stringendola più vicino a sé; avvicinò il viso al suo e aspettò che fosse lei a colmare la distanza, cosa che non tardò molto a succedere. Passarono il tempo abbracciati sotto l’albero, tra silenzi e baci. E dopo quelli che sono sembrati solo pochi minuti, videro Harry e Ginny tornare con un’espressione felice e beata. Ginny, a differenza sua, non sembrava soffrire più di tanto la lontananza dal suo ragazzo.
«Andiamo, ragazzi. – disse la rossa – Mamma ci ha chiamati per il pranzo».

 

«Dai, mamma! Ci rivedremo prestissimo. Solo il tempo di abituarci ai ritmi. Vedrai, presto saremo qui, per uno dei tuoi pranzi! Smettila di piangere, mamma!»
Era tardo pomeriggio: Harry e Ron stavano accingendosi a partire, dopo aver salutato Charlie che aveva portato le ultime cose a Grimmauld Place.
«Oh, quanto sei stupido Ron. – la signora Weasley era una fontana, ma rideva tra i singhiozzi – I miei ragazzi. Dovete scrivermi sempre, mi raccomando! E se avete qualche problema, non esitate a chiedere ad Arthur. Harry, mi raccomando mangia. Chissà se quell’Elfo…»
«Signora Weasley, non si preoccupi. Kreacher è cambiato moltissimo e adesso non vede l’ora di avere compagnia». Harry era vicino al camino, con il vaso di Polvere Volante in mano.
«Penso ancora che avresti dovuto liberarlo… – iniziò Hermione, ma notando lo sguardo esasperato dell’amico rinunciò alla sua filippica – Va bene, va bene. Trattatelo con gentilezza, però!»
«Hermione, dai! Hanno capito. – scherzò Ginny, avvicinandosi al fratello e abbracciandolo – Ciao zuccone! Mi mancherai… bleah! Guarda cosa vado a dire!» poi si avvicinò e salutò Harry, baciandolo senza alcun pudore di fronte ai genitori e scatenando il rossore di lui, una risatina della madre e lo sconcerto del padre. «Su, su… ora Harry deve salutare Hermione!» disse il signor Weasley, con voce un po’ acuta.
Harry e Ginny si staccarono, sorridenti e poi lui si avvicinò a Hermione, abbracciandola e sussurrandole un semplice Ti voglio bene!. Si staccarono e lentamente Harry entrò nel camino, passò il vaso a Ron, salutò con un cenno tutti quanti, prese un po’ di Polvere e, lanciandola, gridò in maniera chiara “GRIMMAULD PLACE!” e sparì tra le fiamme smeraldine.
Vedendolo sparire tra le fiamme, Ginny sospirò: «Almeno, stavolta, ha pronunciato la giusta destinazione». La sua battuta fece ridacchiare i presenti.
Ron si avvicinò a Hermione, l’abbracciò, le diede un bacio sulla guancia asciugandole con il pollice le lacrime. Poi, rivolto a entrambe le ragazze disse: «Scriveteci quando dopodomani arriverete ad Hogwarts! Ciao a tutti!» e fu il suo turno di sparire.

 

* * *

 

Era il 1 Settembre e l’Esprsso per Hogwarts era lì, al Binario 9 ¾ , immerso come sempre nel vapore e scintillante come non mai. Herimione osservava i bambini eccitati e allegri, mentre salutavano un po’ troppo frettolosamente i genitori che invece avevano un’espressione preoccupata; i vari Prefetti e i Capiscuola incitavano tutti gli studenti a salire e prendere posto al più presto; vi erano gruppetti di ragazzi felici, che si aiutavano a caricare i bagagli o parlavano tra loro, ed alcuni più seri, in disparte rispetto agli altri. Notò che, mentre i gruppetti allegri erano formati da ragazzi di Case differenti, i ragazzi in disparte appartenevano perlopiù a Serpeverde. Ma ciò che più la colpì era quello che vedeva nei loro occhi: non c’era disprezzo (o almeno non più come una volta) ma forse qualcosa che si avvicinava al senso di colpa.
«Lo hai notato anche tu? – fece Ginny, rivolta a lei – Sembrano… diversi».
«Che intendi dire?»
«Non so. Dico solo che la guerra, forse, non ha cambiato solo Ron. Oh ecco Luna! E Neville!» disse la rossa, agitando le braccia e correndo con il suo carrello verso gli amici. Hermione invece si avvicinò con calma e salutò i due con un abbraccio caloroso.
«Luna! Neville! Che bello rivedervi!»
«Ciao, Hermione.» fece Luna, con il suo sguardo trasognato e con voce calma.
«Hermione. Sono contento anche io di vederti! E Harry e Ron? Non sono qui a salutarvi? Hanno già iniziato l’Accademia?»
Ginny sorrise per la raffica di domande ed Hermione spiegò all’amico che i due ragazzi avevano già iniziato gli studi: «Hanno iniziato giusto ieri. Il loro programma è fantastico, pieno di lezioni su incantesimi complicatissimi, pozioni meravigliose, e…»
Neville rise e anche Ginny si lasciò contagiare dalla risata, scuotendo la testa.
«Che c’è?»
«Herimione, non sei cambiata affatto.» disse per loro Luna, con un leggero divertimento. Hermione sorrise, riconoscendo di essersi lasciata trasportare: «Voi non capite! Non vedo l’ora di iniziare le nuove lezioni. Non vedevo l’ora di tornare ad Hogwarts, di ritrovare…»
«Di ritrovare la normalità? – concluse per lei Neville – Ti capiamo benissimo! Anche io non vedevo l’ora, nonostante stia ripetendo l’anno». Poi lui e Luna aiutarono le due ragazze a caricare i bagagli: i due bauli, la gabbia con la civetta di Ginny, Connie («È un regalo di Harry, per il compleanno.» disse imbarazzata.), e la gabbia di Grattastinchi («È tornato alla Tana qualche giorno dopo la fine della guerra. È un gatto davvero intelligente!»).
Hermione e Ginny scesero dal treno per salutare i signori Weasley che fino ad allora erano rimasti in disparte, lasciando alle ragazze lo spazio per riabbracciare gli amici.
«Ginny, Hermione cara. Mi raccomando scriveteci…» anche qui la signora Weasley piangeva, asciugandosi gli occhi con un fazzolettino.
«Certo, mamma! Ti arriverà una lettera ogni settimana. Promesso.» e avvicinandosi alla madre l’abbracciò e così fece con il padre.
«Esatto, signora Weasley, non pianga. Non mancheremo mai di farci sentire. E signor Weasley, la ringrazio ancora per la vostra ospitalità!» e così come l’amica, anche lei salutò i due e la seguì a bordo del treno. Le due ragazze si sporsero dal finestrino quando sentirono un lungo fischio, segno che il treno si stava muovendo, e urlarono un Ci vediamo a Natale! cercando di sovrastare il rumore del treno.
Hermione, prendendo posto sul comodo sedile, guardava la stazione farsi velocemente sempre più lontana e sentiva crescere in lei una forte emozione: stava tornando a casa.


Il viaggio verso Hogwarts fu una continua rievocazione di ricordi, perlopiù felici, fino a quando Neville ed Hermione non dovettero andare alla carrozza dei Prefetti, il primo come nuovo Prefetto, in sostituzione di Ron, l’altra come Caposcuola dei Grifondoro.
La carrozza dei Prefetti, a differenza delle altre che prevedevano le cabine, era arredata da alcuni divani, un basso tavolino su cui vi erano dei dolci e alle pareti gli stemmi delle quattro Case più quello di Hogwarts; quando i due Grifondoro arrivarono videro che erano già presenti alcuni dei prefetti di Tassorosso, tutti quelli di Corvonero, i restanti quattro della loro Casa e due dei Serpeverde. Ed Hermione ebbe un moto di sorpresa quando riconobbe, in uno di quei due, Draco Malfoy.










Note di Autrice:
Ciao a tutti e benvenuti nella mia prima long.
"Ma davvero Madame? Sei riuscita a fare una long?" Eeeeeeeh,.....
In realtà sono pronti solo tre capitoli, compreso questo, e non so neppure se sarà una mini-long o un longhissima; non so se sarà una Romione o una Dramione (devo vedere dove mi porta), ma soprattutto non sono certa se sarò puntuale nel pubblicare. Belle premesse, no? Una cosa da specificare: molte cose sono frutto della mia fantasia (come un nuovo personaggio che introdurrò nel prossimo capitolo) altre fanno riferimento ai libri e a Potteremore.
Ad ogni modo io vi lascio e vi mando tanti bacini.



 

Madame_Padfoot








 

  
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