CAPITOLO
1
La
rotta della Limoviole,
si capì presto, non era così
casuale come inizialmente era sembrata.
I
granroriani, ancor prima di raccontare tutto al gruppo di
umani, avevano sperato nel loro appoggio. Ed era per quel motivo che
Serjou, non
appena sveglio, aveva comunicato a M.A.I.A. la rotta per il luogo
più probabile
dove trovare appoggio.
Era
stato una scommessa rischiosa. Non perché dubitassero
dei Maestri della Luce, l’avventura precedente aveva ben
mostrato il loro
coraggio. Ma semplicemente perché, ne erano sicuri, Magisa
non avrebbe mai
voluto che i Maestri della Luce azzardassero una missione di
salvataggio solo
per lei.
Il
futuro di Gran RoRo veniva prima di tutto.
E
il futuro di Gran RoRo aveva bisogno che i Maestri della
Luce fossero liberi.
Aileen,
però, si era rifiutata di abbandonare Magisa al suo
destino. Serjou, prima, e Zungurii, poi, non avevano fatto gran
resistenza e
avevano deciso che il gruppo dei Maestri della Luce, unito, era
l’unico
veramente in grado di poter trionfare in una simile missione.
Solo
che i Maestri della Luce non erano al completo. E
nessuno sapeva quando lo sarebbe stati: giorni? Mesi?
Un’unica
cosa era certa. Magisa non avrebbe avuto ancora
tutto quel tempo. Era già passato un mese, quanto sarebbe
passato prima che
l’Imperatore non la reputasse più di nessuna
utilità?
Per
tutto il racconto, i tre granroriani si erano chiesti
quando rivelarlo agli umani. Poi, l’occasione era arrivata e
avevano sperato
che gli anni non li avessero cambiati.
"Maga Magisa
è stata fatta
prigioniera un mese fa.”
Avevano
lasciato che fosse M.A.I.A. a dirlo, mentre loro
scrutavano i volti dei quattro Maestri della Luce in cerca di una
speranza. In
cerca di una conferma.
I
secondi erano sembrati infiniti. Li avevano fissati mentre
annuivano, mentre i quattro accettavano a pieno che cosa fosse
successo. Poi,
senza neppure scambiarsi uno sguardo, la risposta dei Maestri della
Luce si
palesò sui loro volti.
L’avrebbero
liberata.
Anche
se non erano al completo. Anche se c’era il rischio
che diventasse simile alla fuga dal palazzo dei Mazoku, quando avevano
quasi
rischiato di perdere la vita. Anche se, molto probabilmente, era una
trappola.
Ma, dopo tutto quello che Magisa aveva fatto per loro, non potevano
tirarsi
indietro.
“Dove
si trova?”
I
tre granroriani si scambiarono degli sguardi veloci. Il momento era
arrivato e
non potevano dire di non avere paura. Nessuno sapeva veramente che cosa
li
avrebbe attesi.
Aileen
fece un cenno a M.A.I.A. e si sentì più libera,
almeno per qualche istante, del
peso che si portava dietro da allora, da quando Magisa era stata
catturata. Se
la Maga era nelle mani dell’Imperatore, la colpa era anche
sua. Magisa non aveva
voluto rischiare di veder morire un altro Guerriero, non
finché poteva fare
qualcosa. Ma lei non poteva accettare di vedere morire Magisa.
Gli
occhi della granroriana si fissarono allora sulla cittadina, meta
finale della
loro missione. Non ci aveva mai messo piede, ma come tutti avrebbe
riconosciuto
quel luogo. La prima di sei roccaforti.
“Qui,
nel regno di Rubino. Nella fortezza del Governatore.”
Era
il primo atto. Non restava che escogitare un piano efficace.
“Ci
stiamo dirigendo là?”, Mai si rivolse direttamente
a Serjou, consapevole che
ogni minuto sprecato era un minuto in meno per prepararsi.
Il
granroriano scosse la testa. “Stiamo raggiungendo le aree
circostanti il
villaggio Miao Miao.”
“Dalle
informazioni che ho avuto, è lì che dovremmo
avere le possibilità maggiori per
contattare la ribellione. Sono gli unici da cui possiamo risalire alla
situazione in città.” Zungurii cercò di
sembrare rassicurante, ma lui stesso
non sapeva quanto aiuto avrebbero potuto avere. O quanto si sarebbero
potuti
fidare.
Yuuki,
che nel frattempo si era alzato, era fermo davanti alle vetrate e
osservava il
paesaggio. Conosceva bene quel luogo, purtroppo.
“Tempi
di arrivo?”
Serjou
imitò il ragazzo, osservando per qualche istante
all’esterno. Presto la catena
montuosa alla loro destra sarebbe finita. Da lì, non sarebbe
mancato molto per
raggiungere il lago. O ciò che ne restava.
“Un
paio d’ore al massimo.”
Kenzo
cercò di fare qualche calcolo veloce. Si arrese dopo pochi
tentativi, sapendo
benissimo di non conoscere così bene il regno per capire
quanta strada avessero
percorso. Ma erano di sicuri passati troppo pochi minuti dalla loro
decisione e
Serjou non aveva detto niente a M.A.I.A.
“Quindi
la rotta che stiamo percorrendo da stamattina-”
Zungurii
abbozzò un sorriso imbarazzato, incrociando lo sguardo del
ragazzino con gli
occhiali. “Non è proprio casuale.”
“Quindi
avete impostato la rotta prima di
sapere la nostra risposta.” Mai incrociò le
braccia e passò lo sguardo sui
granroriani, faticando però a nascondere il divertimento nel
suo sguardo.
“Eravamo
fiduciosi, Lady Viole. Ma mi auguro non pensiate che il nostro sia un
obbligo. Metterci
in contatto con la ribellione sarà utile per farvi
un’idea della situazione.”
La
ragazza sospirò, scuotendo leggermente la testa.
“Almeno così abbiamo
guadagnato tempo.”
Kenzo
afferrò ancora un pezzo di pane dolce, ignorando
ostinatamente il ghignò di
Hideto che gli mimava con la bocca il numero quattro, e si
concentrò su Serjou.
“Come
ci metteremo in contatto con loro? C’è un qualche
segnale? Un punto
prestabilito?”
“Immagino
avrete un modo per evitare di venir intercettati dal Governatore e i
suoi
uomini”, aggiunse Mai che aveva intuito il filo del
ragionamento dell’amico.
“Me
ne occuperò io”, replicò Aileen
sommessamente. Quando si ritrovò gli sguardi di
tutti puntati addosso, chiuse le mani a pugno. “Conosco molto
bene alcuni dei
ribelli”, offrì nella vana speranza che bastasse a
saziare lo sguardo curioso
di Kenzo e quelli vagamente diffidenti degli altri tre.
Fuori
dalle vetrate il paesaggio stava cambiando, il deserto stava lasciando
di nuovo
spazio alla savana e ai boschi.
“Questo
non spiega come però”, suggerì
incoraggiante Hideto afferrando a sua volte un
pezzo di pane dolce e roteando gli occhi quando Kenzo lo
fissò trionfante.
“Abbiamo
già usato questo metodo più volte.
Funziona.”
E
la risposta di Zungurii fu l’ultima cosa detta al riguardo.
Ai Maestri della
Luce non restava che fidarsi sulla parola.
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Aileen
proseguì per lunghi minuti nella foresta. Doveva
essere sicura di essere sufficientemente lontana dalla Limoviole.
Non che volesse propriamente farne un segreto, ma
purtroppo intuiva la reazione del gruppo.
Si
fermò in una piccola spianata tra gli alberi. Si
posò ad
uno di essi e lasciò che lo sguardo si perdesse sul
paesaggio davanti a lei. Il
villaggio Miao Miao sembrava ancora più piccolo di quanto
non lo fosse,
soprattutto confrontato alle enormi risaie.
Era
come vivere continuamente le vite di altre persone. Se
non erano le sue visioni, erano i racconti di chi aveva vissuto
più a lungo di
lei. Ci sarebbe voluta andare veramente nel villaggio, ma non era
disposta a correre
il rischio di condannarlo alla stessa fine della casa di Zungurii.
Inspirò
e tornò a concentrarsi sulla missione che la
attendeva. Allungò davanti a lei la mano stretta a pugno.
Avrebbe preferito che
ci fosse un altro modo per contattarli.
Espirò
e aprì la mano. Su di essa era apparsa una piccola
farfalla verde. L’insetto si librò in aria,
sollevandosi leggermente dal palmo
e diffondendo scintille luminose.
“Vai
da Fresia. Chiedile dove e quando possiamo
raggiungerli.”
La
farfalla volteggiò per qualche breve istante. Poi, si
diresse verso le montagne dietro il villaggio, diventando ben presto
invisibile
nel cielo azzurro.
Aileen
si sedette su una radice e prese in mano un legnetto,
iniziando a vergare figure casuali sulla terra. Da quando la sua vita
era
diventata solo un intrico di bugie?
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“Perché
si è dovuta allontanare così tanto? Ha qualcosa
da
nascondere?”
Hideto
lanciò ancora un’occhiata verso gli alberi tra cui
Aileen era scomparsa. Poi, spostò lo sguardo sugli altri
granroriani del gruppo
e rimase in attesa.
“Non
è una questione di mancanza di fiducia.” Zungurii,
appoggiato ad un albero, lanciò un sassolino contro un non
ben precisato
bersaglio dall’altra parte della radura.
Serjou,
ai piedi della Limoviole, non disse nulla.
Hideto
sbuffò e tornò a sedersi.
“Sarà…”
Il
ragazzo prese il proprio mazzo di carte e cominciò a
sfogliarlo, chiedendosi quanto tempo sarebbe stato necessario per
contattare i
ribelli. Ogni paio di carte, però, continuava a guardare di
sottecchi verso il
bosco.
Mai,
seduta poco distante e intenta a connettere il proprio
computer al sistema della Limoviole, se ne accorse.
Si morse un labbro e tornò a fissare lo
schermo. Voleva fidarsi, voleva farlo con tutta sé stessa.
Ma non poteva non
dare ragione a Hideto.
Sperava
solo che la diffidenza di Aileen fosse dovuta al
fatto di sentirsi fuori posto nel loro gruppo. Dopotutto, in quei tre
anni,
loro quattro erano diventati molto uniti. Quasi più uniti
del gruppo
originario, se doveva essere sincera.
Il
suo sguardo si sollevò dallo schermo per dirigersi verso
Zungurii e Serjou. Erano stati uniti anche allora, ma adesso
c’era qualcosa che
sentiva dividerli. Ottanta anni erano tanti dal suo punto di vista. E a
Gran
RoRo?
“Il
sistema operativo si è
connesso.”
Mai
sbatté le palpebre e non riuscì ad evitare di
sobbalzare. Voltò la testa di scatto, ritrovandosi davanti
M.A.I.A.
“Cosa?”
“L’operazione
di connessione
ha avuto successo.”
La
ragazza tornò a fissare lo schermo e si diede mentalmente
della stupida per essersi distratta in modo così evidente.
Poi, vedendo la
conferma sul display, sorrise.
“Kenzo,
ci sono riuscita. Adesso so come connettere anche il
tuo portatile.”
Il
robot emise un rumore simile ad uno sbuffò infastidito e
tornò
verso l’astronave. Un secondo dopo, Kenzo era seduto sul
tronco accanto a lei
con un sorriso entusiasta.
Hideto,
per un attimo, pensò di raggiungerli ma quando si
rese conto che i due avevano cominciato a parlare in informatichese,
o qualsiasi fosse stata la lingua che usavano in
quei momenti, preferì rimanere dov’era. Mise nella
tasca dei pantaloni il mazzo
di carte e si accorse solo in quel momento che Yuuki, poco distante,
non aveva
detto una parola da quando si erano fermati.
Senza
pensarci due volte, il Guerriero Blu si alzò e lo
raggiunse. Il ragazzo mostrò di averlo notato, ma il suo
sguardo rimase verso
il bosco.
“Non
pensi che ci metta un po’ troppo?”
“Non
sappiamo quanto tempo i ribelli impiegheranno per
rispondere. Per quello che ci riguarda, potrebbero impiegarci anche
ore.”
Hideto
alzò gli occhi al cielo, sperando che non fosse
veramente così. Aveva lasciato a casa i suoi album di carte.
“Ma
come li vuole contattare? Tu hai visto se si è portata
dietro qualcosa?”
Yuuki
scosse la testa.
“Se
entro dieci minuti non arriva, ti sfido ad un duello.”
Il
Guerriero Bianco sorrise e gli posò una mano sulla
spalla, attirando la sua attenzione.
“Credo
che proverò a prendere la mia rivincita un’altra
volta.”
Hideto
seguì con lo sguardo la direzione che l’amico gli
accennava e vide apparire proprio Aileen. L’arrivo della
granroriana mise tutti
sugli attenti, anche Mai e Kenzo che riaffiorarono dal mondo digitale
in cui
erano sprofondati.
La
ragazza raggiunse il gruppo, ma incrociò appena lo
sguardo con i Maestri della Luce, indirizzando tutta la sua attenzione
verso i
soli Serjou e M.A.I.A.
“Ho
le coordinate. Non sono molto distanti da qui.”
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Non
esisteva un accampamento stabile dei ribelli. Questa fu
la prima cosa che i quattro terrestri scoprirono. Zungurii, non appena
le astronavi
si intravidero tra gli alberi, spiegò loro che la ribellione
non poteva mai
fermarsi in un posto e che, nel regno, era molto facile trovare gruppi
più o
meno autonomi. Era ad uno di quei gruppi che lui e la sua famiglia si
erano
uniti.
In
attesa che Serjou fermasse la Limoviole,
i quattro si chiesero che cosa li avrebbe attesi. Avrebbero
dovuto soppesare ogni parola, attenti a non rivelare troppo, attenti a
non dare
un vantaggio ai propri nemici. E questo bastava a far venire loro i
nervi a
fior di pelle e a contrarre lo stomaco. Sembrava di essere tornati
sulla Terra.
Sembrava di essere tornati ad allora.
Un
simile timore, seppur condiviso, era molto meno evidente
sul volto dei granroriani che apparivano molto più rilassati.
Tutti
quanti si erano riuniti attorno alla postazione di
Serjou e osservavano con interesse il piccolo gruppo di astronavi
nascosto tra
la vegetazione. Quasi tutte erano già state mimetizzate
sfruttando la
vegetazione e solo su una si riusciva ad intravedere
l’equipaggio che stava
procedendo a camuffarla. Si accorsero anche che tutte le astronavi
avevano
colori molto più neutri rispetto alla Limoviole,
principalmente tonalità brune e rosse. Era evidente che lo
scopo principale era
sfruttare al massimo la possibilità di confondersi con
l’ambiente desertico del
regno. Cosa che non si poteva dire della loro astronave.
Davanti
a loro un paio di granroriani li guidarono da terra
verso il luogo in cui potessero atterrare. Serjou non mostrò
alcuna incertezza
nel guidarla nello spazio ristretto, rendendo chiaro quanto negli anni
fosse
diventato normale. Il granroriano, una volta avuto l’ok
dall’esterno, spense i
motori e l’astronave si zittì sotto di loro.
“Qualcuno
vi scorterà all’accampamento, Lady Viole. Io e
M.A.I.A. resteremo qui per collaborare all’opera di
mimetizzazione”, comunicò
Serjou rompendo il silenzio. “Capirete che la
velocità sia essenziale.”
“Rimarrò
anche io”, aggiunse Zungurii sorridendo. “Due mani
in più sono sempre utili. Così ne approfitto per
salutare alcuni amici che ho
intravisto.”
Hideto
annuì e scrutò fuori dalla vetrata cercando di
riconoscere
qualcuno tra i granroriani.
“Qui
c’è anche qualcuno della tua famiglia?”
“No.
Loro sono in un altro gruppo. Fino al mese scorso,
quando sono venuto sulla Limoviole,
erano più a nord.”
“E
come farai a rincontrarli?”, esclamò sbattendo gli
occhi
Kenzo. Come facevano a tenersi in contatto se continuavano a spostarsi?
Dubitava che usassero con tanta leggerezza le comunicazioni radio,
sicuramente
tenute sotto controllo dagli uomini del Governatore.
Zungurii
ghignò. “Abbiamo i nostri segreti!”
Nessuno
ebbe il tempo di aggiungere altro. Uno dei due
granroriani fece loro cenno di scendere e si diresse subito verso il
retro.
Serjou ruotò sulla poltrona e indicò con un breve
cenno l’uscita a poppa.
“Avviatevi
pure, Lady Viole. Vi raggiungeremo più tardi.”
La
Guerriero Viola annuì. Aileen, fino a quel momento
accanto a loro, si era già avviata.
“Venite.”
I
Maestri della Luce si scambiarono un veloce sguardo e si
affrettarono a seguirla. Fuori, sul retro della Limoviole,
vennero avvolti dall’aria calda tipica del Regno, solo
debolmente mitigata da una leggera brezza. Le voci dei granroriani si
udivano
perfettamente nel silenzio del bosco, ma i Maestri della Luce si resero
presto
contro di non riuscire a capirne nemmeno una sillaba. Aileen si accorse
delle
loro espressioni mezzo sorprese e mezzo divertite e
ridacchiò.
“Non
avrete pensato che abbiamo sviluppato una lingua solo
quando siete arrivati voi umani, spero!”
Il
rumore del portellone che si abbassava permise di
spostare l’attenzione su altro, consentendo loro di
nascondere i vari gradi di
imbarazzo visibili sul loro volto. Quante cose di Gran RoRo avevano
dato per
scontate durante il loro primo viaggio?
Scesero
lentamente, messi leggermente a disagio dal
granroriano che li fissava armato. Arrivati quasi in fondo, il suo
sguardo li
superò e si fermò dietro di loro. Voltandosi
leggermente, videro che Zungurii
era sbucato fuori e aveva alzato la mano in segno di saluto, gesto
ricambiato
dal granroriano che li attendeva.
“Benvenuti.
Il vostro arrivo era atteso.”
Quello
lo capirono e i Maestri della Luce chinarono il capo
in segno di saluto. Il granroriano ricambiò con un gesto
brusco.
“La
vostra guida dovrebbe arrivare a momenti.”
“Sono
qui, Calent.”
La
voce dolce e melodiosa attirò la loro attenzione,
risuonando familiare soprattutto a Hideto e Yuuki. A pochi passi da
loro era
immobile una granroriana dal corpo sottile, i lunghi capelli corvini
raccolti
una lunga treccia che scendeva ben oltre la sua schiena. Sarebbe parsa
quasi
umana, se non fosse stato per i tratti spiccatamente felini: grandi
orecchie da
gatto grigie, la pelle non rosa ma beige a macchie grigie, la lunga
coda e i
grandi occhi verdi.
Furono
gli occhi a far riconoscere ad Hideto chi fosse.
Brillavano della stessa dolcezza e gentilezza di allora, anche se
velati dalla
malinconia e dall’inquietudine. Erano anche leggermente
circondati da una
sottile rete di rughe, probabilmente più di tensione che di
vera vecchiaia. La
granroriana riconoscendo all’istante i Maestri della Luce, in
particolare
Hideto, sorrise e giunse le mani davanti al petto.
“Guerriero
Blu, è un piacere rincrociare le nostre strade.”
Chinò
il capo verso gli altri. “Ed è un onore poter
conoscere finalmente gli altri Maestri della Luce.”
I
ragazzi risposero al saluto, Mai e Kenzo ricordando
vagamente i racconti di Dan e Clarky sul villaggio Miao Miao, Yuuki con
i
tratti del volto tesi e le labbra strette, memore di che cosa aveva
fatto per
Kajitsu. Lo sguardo della granroriana incrociò quello di
ciascuno di loro,
fermandosi forse per un istante in più su Yuuki, ma passando
oltre velocemente
e fermandosi infine sull’abitante del Regno di Smeraldo.
Quest’ultima sorrise e
si fece avanti. Dietro di lei il granroriano annuì e si
allontanò per
raggiungere i suoi compagni.
“Sophia,
sono felice di rivederti.”
La
granroriana allargò le braccia e Aileen non esitò
ad
abbracciarla. “Anch’io.”
Quando
si separarono, la ragazza tornò a voltarsi verso gli
altri Maestri della Luce. “Quindi conosci già
Hideto?”
Sophia
annuì, un sorriso divertito sulle labbra.
“Sì, ha
visitato il mio villaggio allo stesso tempo di Clarky e Dan.”
Il
Guerriero Blu portò una mano dietro la testa, sentendosi
le orecchie avvampare. Se anche non rinnegava le sue decisioni passate,
tra cui
cercare di impossessarsi di Supremo
Drago del Chaos
(ottenere carte rare allora gli era sembrato l’unica cosa a
cui Gran RoRo
poteva servirgli), a posteriori si era pentito di aver approfittato
della loro
ospitalità cercando di derubarle.
“Non
credo di essermi mai scusato.”
“Sei
stato perdonato già molto tempo fa”,
assicurò con un
sorriso Sophia, sorriso che però non raggiunse i suoi occhi
che rimasero velati
da un’evidente tristezza. Il suo sguardo vagò poi
oltre il gruppo, verso la Limoviole
su cui si intravedeva Zungurii
che si faceva passare fronde e teli per mascherare
l’astronave, operazione
sicuramente resa più difficile dall’intenso colore
viola.
“Non
vedo il Guerriero Giallo e il Guerriero Rosso.”
I
sorrisi sui volti dei Maestri della Luce scomparvero e i
quattro si guardarono attorno, fissando qualsiasi cosa che non fossero
gli
occhi speranzosi della granroriana. Quest’ultima,
però, capì subito che cosa
significasse la loro reazione, prima ancora che Aileen accanto a lei
potesse dire
qualcosa.
“Capisco.
Parleremo ancora all’accampamento.”
Al
termine della frase sollevò il braccio e indicò
con la
mano la direzione tra gli alberi da cui era probabilmente arrivata.
“Vogliamo
andare?”
I
Maestri della Luce annuirono e si avviarono. Aileen
affiancò Sophia e le due, che evidentemente si conoscevano,
iniziarono a
chiacchierare tra di loro in una lingua ancora diversa da quella dei
granroriani di prima. Conclusero che si dovesse trattare della lingua
con cui la
ragazza era cresciuta nel Regno di Smeraldo.
Loro
quattro rimasero qualche passo indietro, scambiandosi
sottovoce idee su come avrebbero dovuto affrontare
l’argomento Dan e Clarky con l’ennesimo
granroriano che li aveva conosciuti.
Bisognava far capire che non era per disinteresse che i due non si
trovavano lì
con loro. Ovviamente non avrebbero accennato minimamente alla loro
avventura
nel futuro e se, nel concordarlo, Yuuki, Mai e Hideto lanciarono
sguardi
eloquenti nella direzione di Kenzo, quest’ultimo non
replicò ed ebbe la decenza
di arrossire imbarazzato.
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L’accampamento
apparve davanti a loro quasi dal nulla. Le
voci e i rumori erano udibili già a diversi metri, ma
l’accampamento vero e
proprio era nascosto dalla vegetazione fino a quando non si superavano
gli
ultimi alberi. La radura in cui i ribelli erano accampati era uno
spazio
abbastanza largo per contenere una dozzina di tende di varie
dimensioni, più
uno slargo centrale dove, come spiegato da Sophia, venivano prese le
decisioni
che riguardavano il gruppo. Poco oltre, la radura era sovrastata da un
costone
di roccia alto alcune decine di metri
Le
tende avevano tutte sfumature che si confondessero il più
possibile con la vegetazione. Le uniche note di colore erano date da
capelli e
pelle dei ribelli. La maggior parte aveva aspetto simile a quello di
Sophia,
qualcuno assomigliava agli abitanti del villaggio di Zungurii e altri
ancora
avevano aspetti ancora diversi.
“La
mia tenda è da questa parte. La condivido con altre mie
compaesane.”
L’arrivo
dei quattro umani non passò inosservato. I ribelli,
divisi in gruppetti più o meno grandi ed occupati chi a
chiacchierare, chi a
cucinare, chi a sistemare le provviste, si zittivano non appena il
gruppo si
avvicinava, seguendoli con lo sguardo fino a quando non li avessero
superati di
qualche metro. Più di qualcuno di loro era arretrato
d’istinto o aveva stretto
con più forza le mani sulle armi che tutti avevano in
dotazione.
Hideto
si voltò verso Yuuki, che gli camminava a fianco.
“Che accoglienza.”
Il
Guerriero Bianco si guardò alle spalle e posò lo
sguardo
su un quartetto di ribelli che, una volta che loro si erano
allontanati, aveva
ripreso a discutere sottovoce e in uno dei loro dialetti, lanciando
loro più
volte delle occhiate furtive.
“Sono
diffidenti.”
“E
possiamo incolparli per questo?”, aggiunse Mai.
Ottant’anni
decisamente pesavano.
Un
attimo dopo si ritrovarono fermi davanti ad una tenda,
indistinguibile dalle altre. Sophia si volto verso di loro e
annuì, sollevando
un lembo della tenda ed entrando. Aileen la seguì
immediatamente e anche gli
altri quattro non si fecero attendere, perlomeno per liberarsi di tutti
quegli
sguardi. Potevano quasi immaginare di ritrovarsi a cinque anni prima,
quando
tutti li guardavano con diffidenza e si voltavano dall’altra
parte.
Dentro
l’ambiente era completamente diverso. Ai lati erano
disposte sei brandine, con coperte dai materiali grezzi ma dai colori
delicati.
Accanto a ciascuno di essi c’erano delle sacche. A terra
però c’erano dei
tappetti colorati e dei cuscini piatti simili a quelli che usavano nel
villaggio Miao Miao. Al centro era acceso un piccolo fuoco su cui era
sospesa
su un gancio una piccola teiera da cui si spandeva l’odore
fiorato e avvolgente
del tè. Oltre a loro non c’era nessun altro.
I
quattro Maestri della Luce rimasero fermi all’entrata
mentre Sophia si si inginocchiò e si sedette su uno dei
cuscini. Aileen aveva
raggiunto una piccola scansia in un angolo, da cui stava estraendo
delle tazze
in terracotta di semplice fattura.
“Prego,
Maestri della Luce. Potete accomodarvi.”
Mai
sorrise e si sedette su uno dei cuscini. “Grazie della
tua ospitalità, Sophia.”
Yuuki,
Hideto e Kenzo la imitarono e ben presto i Maestri
della Luce si ritrovarono con una tazza in mano che Sophia si
premurò di
riempire, prima di riaccomodarsi con le mani strette sulla propria e
posate in
grembo.
“Aileen
ci ha avvisato che volevate farci delle domande.”
Kenzo
annuì vistosamente, posando subito la tazza ancora fumante
di cui era riuscito a malapena bere un sorso.
“Zungurii
e gli altri ci hanno accennato che molte cose sono
cambiate. Se voi potete darci altre informazione sarebbe utilissimo. E
poi
vorrem-”
Il
ragazzino corrugò la fronte e strinse le labbra, voltandosi
a cercare l’ok da parte degli amici. Dopo la gaffe del giorno
precedente
preferiva evitare di parlare troppo. Di Sophia si potevano fidare, no?
Era
stata amica di Dan e Clarky: doveva pur valer qualcosa.
“Abbiamo
bisogno di sapere tutto quello che potete dirci sul
Governatore e sulla sua fortezza”, completò Mai
posando una mano sulla spalla
dell’amico e sorridendo incoraggiante.
Sophia
strinse impercettibilmente le mani attorno alla
tazza, ma Yuuki si inserì nel discorso prima che potesse
parlare.
“Se
il Governatore si trova attualmente nella fortezza,
piantine, turni di guardia. Tutto quello che potete dirci.”
La
granroriana abbassò lo sguardo sul liquido ambrato nella
tazza. Gli umani attesero in silenzio, faticando a stare fermi sui
cuscini.
“Vi
dirò quello che so”, sussurrò Sophia,
gli occhi velati
dallo sconforto. “E non vi chiederò di dirmi il
motivo. Qualunque cosa sia,
però, vi chiedo di stare attenti. Senza di voi la speranza
di Gran RoRo è
condannata a spegnersi.”
Tutti
annuirono solennemente, ben capendo che la granroriana
aveva probabilmente perfettamente intuito quale motivo li spingesse a
rischiare
la loro libertà nella fortezza.
“L’unica
volta che ho incontrato il Governatore è stato
molti anni fa. Lo ricordo come se fosse ieri. Fu il giorno in cui persi
il mio
ruolo di Sacerdotessa.”
Sophia
abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, le ciglia
imperlate di lacrime che si sforzò di non far cadere. Aileen
posò una mano
sulla sua per impedire che le tremassero.
“Vi prego! Non
profanate il tempio!”
Sophia cercò di farsi
largo tra i soldati ma quelli la spinsero via colpendola con i fucili.
Si
ritrovò a terra un attimo dopo, le mani graffiate e la
tunica piena di fango.
Dietro di lei sentì qualcuno che passava un braccio attorno
alle spalle e le sussurrava
di fermarsi. Era tutto inutile e lo sapevano entrambe.
Il portone venne
abbattuto con un lugubre rumore di legno che si spezzava. Sophia
sentì le
lacrime rigarle il viso sporco, mischiandosi alla pioggia che
continuava a
cadere dal cielo da quella mattina. I soldati vennero mandati avanti e
fuori
rimase solo un drappello. Con loro c’era anche il
Governatore, possente e
fiero, avvolto nel mantello rosso trattenuto da una spilla dorata a
forma di
drago ruggente.
La sacerdotessa
deglutì e strinse la mano di Fresia. Alzo quindi gli occhi
sul granroriano che
le dava le spalle.
“Come potete farlo?
Voi sapete quanto sia sacra quella carta! Quando sia importante per il
nostro
regno!”
Un lampo illuminò a
giorno la spianata e il rombo glaciale del tuono che lo
seguì fece sussultare
le due granroriane. Il Governatore voltò lentamente la
testa, lanciando appena
uno sguardo di sufficienza sulle due, fradice e infangate.
“Ditemi, a quanto è
stata utile nascosta in questo misero villaggio?”
Tornò a voltarsi e le
due spostarono lo sguardo sulla porta del tempio. I soldati uscirono
con un
cofanetto stretto tra le mani.
“È arrivato il momento
che sia usata per far rinascere questo regno.”
“No,
aspetta! Non posso aver capito correttamente. Tu ci
vuoi dire che il Governatore ha messo le mani su Supremo
Drago del Chaos?”
Sophia
annuì, ma non alzò lo sguardo. Hideto si
passò una
mano fra i capelli, la fronte corrugata, a dir poco incredulo.
“La
stessa carta che appare una notte ogni cento anni? Ora,
potrei sbagliarmi, ma ci hanno detto che ne sono passati
un’ottantina!”
Il
Guerriero Blu continuava a fissare la ex-sacerdotessa,
concentrata a fissare il proprio riflesso nel tè che
ondeggiava nella tazza.
Dopo lunghi istanti, la granroriana alzò la testa e
incrociò il suo sguardo,
gli occhi lucidi e un sorriso tirato sul volto.
“Temo
di dovervi chiedere scusa, Maestri della Luce.”
Hideto
sgranò gli occhi. “Vuoi dire che avrei potuto
prendere quella carta quand-”
Il
ragazzo chiuse la bocca e si guardò attorno, sentendosi
improvvisamente osservato. Kenzo lo fissava con gli occhi sgranati,
Yuuki e Mai
lo fissavano con i sopraccigli alzati, un’espressione davvero
poco simpatica
sul volto. Mai aveva frequentato decisamente troppo la villa di
Elisabeth.
“Che
c’è? L’ho avrei fatto! Non posso
negarlo. Quella volta,
ma l’avrei fatto!”, sbuffò incrociando
le braccia e alzando gli occhi al cielo.
“Non lo farei più, lo sapete! Possiamo tornare ad
occuparci delle cose
importanti?”
La
Guerriero Viola si portò una mano davanti alla bocca per
nascondere il proprio riso. Kenzo e Yuuki sorrisero a loro volta,
scambiandosi
uno sguardo rassegnato. Hideto tornò a sbuffare e si
versò una nuova tazza di
tè. Il tentativo di mostrarsi offeso non ebbe molto
successo, tant’è che pochi secondi
dopo dovette nascondere il proprio sorriso bevendo un lungo sorso.
“Spero
tu possa capirci, Guerriero Blu. Come tu stesso hai
ammesso, quella carta avrebbe fatto gola a molti. Troppi. Fu
così che noi
guardiane del tempio decidemmo di creare una versione della leggenda
che
scoraggiasse i ladri. La luna crociata ha in realtà un ciclo
di apparizione
molto più vario ma c’era veramente uno spirito
malvagio imprigionato nel
tempio.”
“Solo
che la carta sarebbe potuta essere presa in qualunque
momento”, concluse Kenzo guadagnandosi un cenno di assenso da
parte della
granroriana.
“Senza
contare che per un certo tempo, l’antica carta era
stata perduta e solo in seguito ritrovata.”
“Da
quello che ci ha detto Zungurii, c’era da aspettarselo che
l’Imperatore avrebbe fatto di tutto per appropriarsi di una
tale carte.”
Sophia
strinse le mani in grembo fissando i Maestri della
Luce con serietà e preoccupazione che velavano il suo
sguardo.
“Ci
sono molte carte antiche e potenti, nascoste nel cuore
dei sei regni, con un potere superiore a quello di tante X-Rare. Carte
legate
alla creazione stessa del nostro mondo. Non so molto su queste carte,
dovrete
chiederlo a Magisa, lei lo saprà di sicuro. Ma so che molte
di esse sono già
cadute in mano all’Imperatore. Come Supremo Drago del
Chaos.”
Il
rumore della tenda che veniva mossa, attirò
l’attenzione
del gruppo. All’entrata era apparsa un’altra
granroriana, anch’essa abitante
del villaggio Miao Miao. Aveva anche lei i capelli neri, ma la pelle
era bianca
e sulla guancia sinistra aveva una lunga cicatrice che partiva dal
mento e si
fermava sul sopracciglio.
Aileen,
nel vederla, si alzò in piedi illuminandosi.
“Fresia!”
La
granroriana ricambiò il sorriso e abbracciò la
Maestra
della Luce quando la raggiunse. Sophia tossì e gli umani
tornarono a guardarla.
“Maestri
della Luce, vi presento Fresia. Era la precedente
sacerdotessa del tempio, prima che me ne venisse affidato
l’incarico.”
Fresia
si separò da Aileen e inclinò il capo nella
direzione
dei Maestri della Luce.
“È
un onore conoscere coloro che hanno sconfitto il Re del
Mondo Altrove.”
Mentre
ricambiavano i saluti, Fresia si sedette accanto ad
Aileen e accettò la tazza di tè offertale da
Sophia. Annusatone il caldo aroma,
la granroriana afferrò una piccola sacca che aveva a
tracolla e ne estrasse un
piccolo dispositivo scuro.
“Qui
sono contenute tutte le informazioni più recenti in
nostro possesso. Non possiamo confermarvi che siano corrette, ma
è tutto quello
che possiamo offrirvi.”
Mai
prese la chiavetta che veniva loro offerta, annuendo con
la gratitudine evidente nel suo sguardo.
“Vi
siamo grati per il vostro aiuto.”
“Siete
stati veloci a recuperarle”, commentò Hideto
posando
la tazza a terra.
Aileen
posò la sua tazza a sua volta. “Sono stata io ad
avvisare Fresia che avremmo avuto bisogno di informazioni sulla
fortezza. Per
guadagnare tempo.”
Il
Guerriero Blu annuì senza troppa convinzione.
“Fortuna
che doveva essere difficile fidarsi”, borbottò
sottovoce e solo Yuuki accanto a
lui le sentì, ma non disse nulla. Aveva preferito rimanere
in disparte in
presenza di due abitanti di uno dei tanti villaggi che aveva colpito
come
dignitario del Re del Mondo Altrove. Le due gli sembravano innocue, ma
era
d’accordo con Hideto: era meglio non abbassare la guardia.
Sophia
si alzò in piedi, lisciando con una mano la stoffa
della tunica marrone. “Mi auguro che resterete nostri ospiti
per la notte.”
“Serjou
e Zungurii dovrebbero raggiungerci presto, ma non
credo ci saranno problemi”, acconsentì Mai dopo
aver ricevuto uno sguardo di
conferma dagli altri.
Anche
Fresia si alzò e le due granroriane si avviarono verso
l’entrata della tenda.
“Vi
lasciamo un po’ di tempo per parlare. Torneremo
più
tardi.”
I
Maestri della Luce si ritrovarono da soli. Mai strinse la
chiavetta e sospirò. Kenzo aveva già tirato fuori
il suo portatile, sulla Limoviole
avevano deciso che non aveva
senso portarne due.
“Cominciamo
a farci venire qualche idea, che dite?”
Gli
altri tre annuirono e mentre Aileen spostava la teiera
di terracotta che conteneva il tè rimasto, Kenzo e Mai
attivarono il computer e
scaricarono le informazioni contenute nella chiavetta.
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Molte
delle informazioni fornite da Sophia e Fresia erano
incomplete o risalivano a molti mesi prima. I turni delle guardie erano
più
spesso ipotizzati e variano molto. Questo avrebbe sicuramente
complicato la
possibilità di entrare di soppiatto nella fortezza.
Fortunatamente,
l’informazione più importante era presente con un
discreto livello di
sicurezza: la conferma che Magisa era prigioniera del Governatore e,
fino
almeno ad una settimana prima, non era ancora stata consegnata nelle
mani
dell’Imperatore.
Il
problema principale era che nessuno sembrava essere
riuscito a risalire al luogo esatto in cui fosse rinchiusa. Le
prigioni, nel
livello inferiore, parevano essere la soluzione di logica. Ma, come
aveva fatto
notare Yuuki, era altamente probabile che un prigioniero come la Maga
del Mondo
Altrove, custode del Nucleo Progenitore, fosse tenuto in un luogo meno
ovvio e
più sicuro.
Zungurii
e Serjou li avevano raggiunti non molto tempo dopo
che Sophia e Fresia li avevano lasciati. M.A.I.A. era rimasta sulla
Limoviole
in modo che potesse controllare che nessuno entrasse o, in caso di
fuga, fosse
pronta ad attivare i motori.
Anche
i due granroriani si erano mostrati allo stesso tempo
sollevati e allarmati dallo scoprire che Magisa fosse ancora
lì dopo un mese.
Unanimemente convenivano che la situazione più probabile era
che tutto fosse
una trappola. Il Governatore decisamente si aspettava che qualcuno
tentasse di
liberare la Maga, così importante per tutta Gran RoRo, e
voleva usare
quell’eventualità a suo favore per catturare
chiunque si opponesse.
Il
problema principale del loro piano, oltre ad entrare,
sarebbe stato quello di avere abbastanza tempo per individuare la
collocazione
di Magisa.
Serjou
aveva portato, conoscendo la Guerriero Viola, il
portatile della ragazza. Così, Kenzo si era messo al lavoro
per vedere se
riusciva a convertire un dispositivo per renderlo in grado di
individuare con
più facilità se qualcuno si avvicinava, utile se
avessero dovuto entrare nella
fortezza. Mai, Yuuki, Hideto e Aileen invece si erano messi attorno
all’altro
computer e avevano iniziato ad analizzare la piantina in cerca di un
punto
debole. Serjou e Zungurii collaboravano con loro cercando di farsi
venire in
mente qualsiasi dettaglio che potesse essere utile.
Il
Guerriero Bianco puntò il dito contro la piazza circolare
che si trovava davanti alla fortezza.
“Potremmo
sfruttare l’andirivieni del mercato per cercare di
intrufolarci senza farci notare.”
“È
sempre molto frequentato, l’ho notato di persona. Se
recuperiamo degli abiti del nostro regno anche per voi, potreste
passare
abbastanza inosservati”, confermò Zungurii.
Aileen
cercò lo sguardo degli altri Maestri della Luce,
sorridendo incoraggiante.
“Forse
la cosa migliore sarà dividerci. Siamo in sei se
Serjou resta sull’astronave.”
Yuuki
scosse la testa. “Non possiamo andare ciascuno per
conto proprio. Se finissimo nei guai, farebbero presto a soverchiarci
in
numero.”
La
Guerriero Viola distolse lo sguardo dallo schermo e si
stiracchiò, tendendo le braccia dietro la schiena.
“Dovremo
lasciare la Limoviole
fuori città, però. Sarebbe troppo riconoscibile.
Concordi Serjou?”
“Giusta
analisi, Lady Viole. Senza contare che la
riconoscerebbero subito come l’astronave su cui è
stata catturata Maga Magisa.”
Hideto
si voltò verso i granroriani, contento di poter
spostare gli occhi dallo schermo per un po’. “Come
è successo? Non c’è lo avete
detto. Tu non eri presente, vero Zungurii?”
Il
granroriano sospirò e cominciò a sbucciare la
banana che
si era portato dietro dall’astronave. L’espressione
sul suo volto era
abbattuta.
“No.
Non sapete quanto mi senta in colpa. Erano venuti nel
Regno di Rubino per incontrare me e il mio gruppo.”
“Dubito
che il vostro intervento avrebbe risolto qualcosa.
Erano in netto vantaggio numerico. Sono certo che Maga Magisa sia stata
lieta
che voi non siate stati coinvolti”, lo confortò
Serjou con il suo solito tono
flemmatico in cui però si percepiva una nota di calore.
Kenzo
alzò lo sguardo dal computer, le file di dati che
scorrevano e si riflettevano sulle sue lenti.
“Come
siete riusciti a scappare?”
Aileen
sussultò impercettibilmente a quelle parole.
Ricordava fin troppo bene quegli istanti e soprattutto il
perché Magisa avesse
scelto quel piano folle. Quando si rese conto che Zungurii e Serjou non
avessero ancora risposto, capì che toccava a lei. Come
dopotutto era giusto.
Era lei la causa principale della sua cattura.
“Magisa
sapeva che era lei il bersaglio principale. Se
avessero catturato la Maga del Mondo Altrove, gli altri avrebbero avuto
un
ruolo secondario. Sarebbero potuti anche scappare. Dopotutto, avrebbero
avuto
il Nucleo Progenitore. Ha fatto da esca.”
Il rumore
dell’esplosione si sentì prima dello sbandamento
della Limoviole. Non per
questo rese più facile a Magisa e Aileen tenersi in
equilibrio. Le due si
ritrovarono a terra, inciampando l’una nell’altra
nel tentativo di mettersi in
piedi.
Dietro di loro,
l’astronave che li inseguiva era sempre più
vicina. Non avrebbero retto a
lungo, questo era sicuro. Serjou stava mandando i motori al massimo,
aiutato da
M.A.I.A. che faceva bypassare tutti i livelli di sicurezza. Ma non era
sufficiente, non nel terreno spoglio e aperto in cui si trovavano. Era
stati
furbi a spingerli verso il deserto. Ormai, anche a raggiungere le
montagne, non
sarebbero stati in grado di seminarli.
Magisa e Aileen si
afferrarono ai divanetti, fissando con gli occhi sgranati
l’ennesima esplosione
che colpì la fiancata. Per un soffio non furono di nuovo
sbalzate a terra. La
ragazza alzò lo sguardo verso la Maga, il terrore che si
mischiava alla
tensione evidente nei suoi occhi.
“Che cosa facciamo?”
Magisa stringeva forte
il suo scettro, maledicendo la sua incapacità di non essere
riuscita a chiamare
i Maestri della Luce, la sua totale inettitudine nel capire che cosa
non
funzionasse in lei e perché il legame con il Nucleo fosse
sempre più tenue. Lo
sentiva dentro di lei ma era come se una coltre scura le impedisse di
accedervi.
“Magisa?”
La donna si voltò
verso la giovane granroriana, l’amica di Vey che si era
trascinata dietro nella
sua folle attesa di capire cosa stesse succedendo. Per un attimo la
vide
riversa a terra, esanime come il giovane Mazoku che aveva pagato con la
vita la
sua stupidità. Scosse la testa. Non poteva arrendersi in
quel modo. Sorrise ad
Aileen, un’idea che si formava nella mente. Era rischiosa, ma
non avrebbe permesso
che un altro Maestro della Luce pagasse al posto suo.
“Non possiamo
scappare. Vogliono me e non si fermeranno.”
Aileen aprì la bocca
ma l’ennesima esplosione le tolse il fiato. Magisa le
posò una mano sulla
spalla.
“Posso attirarli verso
di me. È me che vogliono. Mi seguiranno.”
La ragazza sgranò gli
occhi e iniziò a scuotere la testa, senza riuscire a
proferire parola. La Maga
sorrise dolcemente e incrociò lo sguardo con quello di
Aileen, velato di
lacrime.
“Non permetterò che un
altro Maestro della Luce soccomba.”
Un’altra esplosione
fece inclinare pericolosamente l’astronave. Serjou si
voltò verso le due,
l’espressione di solito così tranquilla spazzata
via da una maschera di
preoccupazione e tensione.
“Maga Magisa, se non
facciamo qualcosa ci cattureranno!”
Magisa annuì e strinse
le mani della Maestra della Luce, sorrideva con una luce determinata
che le
brillava nello sguardo.
“Userò la mia
bicicletta. Andate nella direzione opposta, lasciate questo
regno.”
“Magisa. Io-”, Aileen
deglutì e strinse gli occhi per bloccare le lacrime,
“io sono una Maestra della
Luce. È mio dovere proteggerti. Sei la Maestra del Nucleo
Progenitore.”
“Non puoi fare nulla,
Aileen.”
“E
così è saltata sulla sua bicicletta e si
è fatta
inseguire. All’inizio sembravano indecisi sul da farsi, ma
poi ci hanno
lasciato perdere. Siamo scappati e poi, quando le acque si sono
calmate, ci
siamo incontrati con Zungurii.”
Kenzo
annuì e tornò a voltarsi verso il proprio
computer,
rimmergendosi tra dati e simulazioni. Quando anche Mai, Hideto e Yuuki
sembrarono sul punto di tornare a concentrarsi sulla piantina e su
quale fosse
il migliore approccio alla fortezza, Serjou e Zungurii si scambiarono
uno
sguardo veloce e poi si voltarono verso Aileen cercando di incrociare i
suoi
occhi. Ma la granroriana fissò lo schermo, mordendosi un
labbro e facendo del
suo meglio per ignorarli.
“Maestri
della Luce, credo che ci sia ancora un dettaglio di
cui dovete essere messi al corrente.”
Serjou,
le mani incrociate dietro alla schiena, rimase
impassibile anche quando Aileen gli puntò contro uno sguardo
che brillava di
rabbia.
“Qualcosa
di utile per la nostra missione?”, domandò Mai
senza alzare lo sguardo sul computer su cui aveva fatto partire una
simulazione
dello spostamento dei soldati.
“No.
Niente che non possa essere rimandato a dopo che avremo
liberato Magisa”, esclamò con forza la Guerriero
Verde fissando i due
granroriani.
Zungurii
scosse la testa. “Aileen, hanno il diritto di
saperlo!”
Quelle
parole fecero distogliere l’attenzione dei quattro
umani dai computer e tutti rimasero a osservare il diverbio che stava
nascendo
tra i granroriani.
“No,
no e no! Non ha niente a che fare con il salvataggio di
Magisa!”
Il
tono di voce di Aileen faceva ben capire quale fosse la
sua opinione sulla faccenda: era una questione chiusa. Né
Zungurii né Serjou
parevano della stessa idea e ricambiavano lo sguardo ostinato della
ragazza con
sguardi altrettanto severi.
“La
scelta di Maga Magisa non era forse dettata dal
desiderio di proteggerlo? L’avete detto voi stessa, siete una
Maestra della
Luce. È il vostro dovere. È anche il dovere di
Lady Viole e degli altri.”
“Cosa
state cercando di dirci? Cosa ha deciso Magisa?”
“Prima
di fare da esca-”, le parole di Zungurii vennero
interrotte subito da Aileen che balzò in piedi.
“Zungurii, no!”
“Maga
Magisa ha ceduto il Nucleo Progenitore.”
Le
parole di Serjou si persero nel silenzio. Tutti nella
tenda zittirono. Aileen sgranò gli occhi e
arretrò, un’espressione ferita sul
volto. Aprì la bocca più volte, quasi a voler
dire qualcosa ma non uscì nessun
suono. Alla fine, distolse lo sguardo dagli altri Maestri della Luce,
iniziando
a fissare gli intrecci di uno dei tappeti.
Anche
gli altri quattro erano rimasti senza parole, ma per
tutt’altro motivo. Serjou non aveva aggiunto altro, ma non
serviva, la reazione
di Aileen era stata più che sufficiente. Tutto acquistava un
senso. Come
avevano fatto a non rendersene conto? Era così ovvio. Se
Magisa avesse avuto il
Nucleo sarebbe già stata eliminata
dall’Imperatore, se avesse avuto ancora il
Nucleo loro semplicemente non sarebbero stati lì.
Lentamente, quasi faticando a
crederci, si voltarono verso la granroriana che a braccia conserte
continuava a
non volerli guardare.
La
Guerriero Verde sentì i loro sguardi, sguardi di
rimprovero, probabilmente di delusione dato che erano stati loro a
richiedere
la sincerità in cambio della fiducia. Se non fosse stato
tutto così complicato,
lei glielo avrebbe detto. Fin da subito avrebbe voluto dirglielo,
così che
magari la aiutassero, ma nella situazione in cui era non avrebbero
capito. Strinse
le mani a pugni, le unghie che si conficcavano nei palmi e che le
avrebbero
lasciato i segni.
“Non
avevi il diritto di dirglielo.”
Hideto
scattò su a sua volta, sconcertato dal coraggio con
cui Aileen continuava a voler negare la sua stupida decisione.
“Ma
che stai dicendo? L’hai detto tu stessa! Noi siamo
Maestri della Luce. È il nostro dovere.”
Mai
sospirò e strinse le dita alla base del naso, cercando
in qualche modo di contrastare il mal di testa che quella situazione le
avrebbe
sicuramente provocato.
“Questo
cambia tutto. Aileen non può assolutamente venire
nella fortezza. Resterà sulla Limoviole.”
Yuuki,
accanto a lei, annuì e tornò a guardare il
computer.
La leggerezza con cui la granroriana aveva quasi messo a rischio il
Nucleo
Progenitore, lo faceva rabbrividire e gli portavano alla mente ricordi
fin
troppo amari. Sua sorella aveva sofferto ed era morta per il Nucleo. E
quella
ragazzina sembrava considerarlo un gioco.
“Così,
se falliremo, almeno avremo la certezza che Gran RoRo
avrà ancora una possibilità. Altri Guerrieri ci
sostituiranno.”
Kenzo
si sistemò gli occhiali e si schiarì la voce.
“Potrebbe aiutarmi sulla Limoviole. Io non penso vi sarei
molto utile in caso
di scontro con i soldati.”
“In
quattro sarà più difficile, ma non più
di tanto di
quanto se fossimo in cinque o sei”,
“Potremmo
dividerci a coppie. Sarà rischioso, ma almeno
possiamo coprirci le spalle a vicenda”, propose Hideto anche
lui tornato a concentrarsi
sul loro piano e di nuovo seduto accanto a Yuuki.
Il
Guerriero Bianco portò l’indice su un punto
preciso della
piantina, spostandolo lungo i corridoi. “Due potrebbero
cercare di entrare dal
retro e-”
“ORA
BASTA!”
Aileen
tese le braccia lungo i fianchi, lo sguardo indurito
e il respiro che si faceva più veloce. Aveva cercato di
stare calma, ma era
successo tutto quello che aveva temuto. Ora che sapevano,
l’avevano messa da
parte. Non glielo avevano neppure chiesto. Lo avevano deciso tra di
loro, salvatori
di Gran RoRo. La tazza che aveva colpito con il piede rotolò
sul tappeto
arrivando fino al ginocchio di Hideto. Lo sguardo di tutti e quattro
gli umani era
diretto verso di lei, perplessi, senza capirla.
“Chi
diamine credete di essere? Sono quasi settant’anni che
ho scelto di combattere per Gran RoRo! Ho lasciato la mia famiglia, ho
rischiato la mia vita decine di volte. Con quale diritto voi arrivate
qui e
cominciate a ordinare a destra e manca che cosa fare?”,
inspirò e avanzò,
premendo ancora più forte le unghie nel palmo.
Espirò e riprese a parlare,
dovevano ascoltarla, non avrebbe permesso loro di interromperla.
“Se voglio
rischiare la mia vita per liberare Gran RoRo, questa è una
scelta mia e
soltanto mia! Sarete anche i Maestri della Luce ma non per questo noi
granroriani staremo a girarci i pollici a vedere se riuscirete a
salvarci!
Vogliamo contribuire e voi non potete impedircelo!”
Hideto
la fissò un attimo, ammirando di certo la sua
dedizione, cosa che lui non aveva avuto per lungo tempo, sia verso Gran
RoRo
sia verso Magisa, ma non riuscendo ad approvare proprio la sua
testardaggine.
Nessuno le voleva impedire di combattere al loro fianco, volevano solo
che per
quell’unica missione lei rimanesse al sicuro. Poi, tornato il
Nucleo a Magisa,
per quello che lo riguardava poteva benissimo combattere quanto voleva.
“Non
è questo il punto. Sei la Maestra del Nucleo, anche se
temporaneamente. Non puoi stare in prima linea. Se il Nucleo cade, Gran
RoRo è
perduta.”
“Mi
credete stupida? Lo so benissimo. Ma Magisa è
laggiù per
colpa mia! Andrò in quella fortezza con voi o senza di
voi.”
“Dobbiamo
difenderti, Aileen.”
La
granroriana voltò di scatto la testa verso il Guerriero
Bianco ormai anche lui in piedi, anche se in grado di mantenere la
fredda
compostezza di cui era famoso. Lei invece quasi tremava per la rabbia
repressa,
di fronte al loro rimprovero, di fronte all’ostinato rifiuto
di permetterle di
lottare. Tutto quello da lui
proprio
non poteva accettarlo. La ragazza sentì gli occhi
inumidirsi, sfocando i bordi
di quello che aveva davanti.
“Non
sono una principessa in attesa di essere salvata. Devi
smetterla di cercare di proteggermi!”
Yuuki
avanzò e ora i due si trovavano a soli pochi passi.
Mai e Hideto si guardavano, chiedendosi come fare a far capire ad
Aileen che
non era per dispetto che non la volevano con loro. La prima
avanzò per cercare
di calmare gli animi, anche se doveva ammetterlo stava venendo voglia
anche a
lei di urlare. Il Guerriero Bianco vedendo Aileen quasi in lacrime,
chiuse un
attimo gli occhi e inspirò, cercando di rimanere calmo.
L’immagine di Kajitsu
che scivolava a terra tornò a tormentarlo. Perché
tutte le Maestre del Nucleo
dovevano essere sempre così folli? Perché non
ascoltavano mai nessuno?
“Perché
fai finta di non capire? Il Nucleo Progenitore è
vitale. O vuoi farlo cadere nelle mani dello stesso Imperatore che voi
dite sta
cercando di consumare questo mondo? Anche mia sorella lo custodiva e ha
sempre
cercato di evitare le situazioni di pericolo!”
“E
quanto bene l’ha fatto! Sbaglio o è
morta?!?”
Mai
boccheggiò e si porto una mano alle labbra, Hideto e
Kenzo rimasero a bocca aperta e occhi sgranati. Yuuki
arretrò di scatto, come
se si fosse scottato o se Aileen lo avesse schiaffeggiato in pieno
viso, pallido
in volto, e distolse lo sguardo bruscamente. Zungurii e Serjou erano
anch’essi
completamente attoniti, increduli che la loro amica avesse potuto
veramente
tirare in ballo tra tutti proprio quel fatto.
Aileen
sbatté gli occhi, aprendo e chiudendo più volte
la
bocca, tentando di dare suono a parole che non trovava. Quando
sentì di non
poter più trattenere le lacrime, scattò verso
l’uscita della tenda, senza
incrociare lo sguardo di nessuno. Arrivata all’uscita si
scontrò contro Sophia
e Fresia, borbottò una scusa con la voce spezzata e
scappò di corsa.
Le
due si scambiarono uno sguardo allarmato, cercando poi
risposte nel gruppo di Maestri della Luce, tutti ancora scioccati.
Rimasero
immobili per qualche istante, incerte sul da farsi. Poi, Fresia
posò una mano
sul braccio di Sophia.
“Vado
io”, la voce dell’ex-sacerdotessa
risuonò calma e
ferma nel silenziò glaciale che era sceso
all’infelice esclamazione della
Guerriero Verde.
Ricevuto
il cenno di assenso di Sophia, che sì si sarebbe
occupata di capire nel limite del possibile che cosa fosse successo,
Fresia
lasciò la tenda, ma questo non permise alla tensione di
allentarsi.
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Fresia
raggiunse lentamente i confini dell’accampamento e,
quando incrociava lo sguardo dei compagni che le chiedevano cosa stesse
succedendo, faceva loro cenno che era tutto a posto.
Il
cielo, oltre la foresta e la montagna, cominciava a
indorarsi e presto il tramonto avrebbe tinto tutto di rosso.
La
granroriana non pretendeva di sapere che cosa passasse
per la testa di Aileen, ma conoscendola da quando era nata poteva
permettersi di
fare almeno qualche ipotesi. Era stato il suo Vey a far sì
che la ragazzina,
ancora tormentata dagli incubi e ancora non consapevole di essere una
Maestra
della Luce, si confidasse con lei. Da quel momento si era sentita
ancora di più
la zia adottiva che Keelie Dealan, con il pancione ben evidente, le
aveva
chiesto di essere.
Era
nato un profondo legame di affetto e di amicizia, ma non
era stata capace di alleviare tutti i dubbi e le incertezze nascoste
dietro le
iridi scure. Incontrare i Maestri della Luce, e il Guerriero Bianco,
doveva
essere stato più difficile di quanto Aileen si fosse
aspettato.
Senza
fretta, entrò tra gli alberi e raggiunse in breve
tempo la parete di roccia. Scrutò la pietra fino
all’anfratto dietro cui
partiva un stretto passaggio tra i massi. Erano già stati in
quella zona anni
prima ed era proprio su di là che, rannicchiata in un
piccolo slargo, aveva
trovato Aileen, poco più che bambina, intenta a fissare le
stelle con uno
sguardo angosciato che sembrava più maturo della sua
età.
Fresia
posò una mano sul sasso e alzò lo sguardo,
sorridendo
tristemente. Aileen cercava sempre troppo di mostrarsi più
forte di quanto non servisse.
Iniziò
a salire, piccole lucciole che si muovevano
nell’aria, e la ritrovò nello stesso punto di
allora. Ma non guardava le
stelle, teneva la testa premuta sulle ginocchia e le braccia strette
attorno
alle gambe.
“Sapevo
di trovarti qui.”
Nell’accampamento
qualcuno scoppiò a ridere e altri
iniziavano a sistemare le pentole sui fuochi. La ragazza
mugugnò qualcosa e
Fresia sospirò sedendosi accanto a lei e alzando gli occhi
al cielo.
Aileen
allentò la stretta delle braccia, che ricaddero molli
lungo le gambe. “Fresia, ti prego. Va via.”
“È
una bellissima notte”, commentò la più
adulta granroriana
fingendo di non averla sentita.
La
Guerriero Verde bofonchiò qualcosa, le parole rese
incomprensibili dalla bocca contro le gambe. Ma Fresia fece finta di
nulla. Il
vento portò una zaffata dell’odore piccante e
salato dello stufato cucinato
nell’accampamento. Aileen sospirò e si
sollevò, posando la testa contro la
roccia. Aveva ancora gli occhi lucidi e cerchiati di rosso, confusi e
arrabbiati. Fresia le posò una mano sul braccio.
“Ti
va di parlarne?”
La
ragazza sembrò pensarci a lungo, deglutì un paio
di
volte, prima di trovare la voce di risponderle.
“Non
mi accetteranno mai completamente.”
“Perché
dici questo?”
Aileen
chiuse gli occhi e strinse la mano dell’amica.
“Pensavo
che nascondere tutto, mentire su quanto successo, sarebbe stato meglio.
Che mi
avrebbe aiutato. Invece mi sento uno schifo. Ho incasinato
tutto.”
Fresia
rise. “Sbagliare è normale, Aileen. Non sai quanti
errori io e Vey abbiamo fatto nella nostra vita, quanti ne facciamo
ancora.
Forse dovresti dar loro il beneficio del dubbio.”
La
giovane granroriana posò la testa sulla sua spalla e con
una mano si strofinò il volto, cercando inutilmente di
fermare le lacrime.
“È
tutto troppo complicato.”
L’ex-sacerdotessa
fermò la mano dell’altra, facendo in modo
che Aileen la guardasse e i loro sguardi si incrociassero. In quei
momenti,
avrebbe voluto poter fare di più, aiutarla di più
a portare quei fardelli più
grandi di lei. E per quanto il suo aiuto, o quello di Vey, fossero
piccole
cose, gocce in un lago, non si sarebbero mai tirati indietro.
“Non
se accetti il tuo sbaglio e volti pagina, se accetti
che anche loro possono sbagliare. La stessa dedizione che usi per
difendere Gran
RoRo, sono certa, ti sarà altrettanto utile per aiutarli a
capire il tuo punto
di vista. E aiutare te a capire il loro. Non sempre la linea tra giusto
e
sbagliato è così netta, a volte bisogna
incontrarsi nel mezzo.”
Aileen
deglutì e chiuse di nuovo gli occhi, le lacrime che
riprendevano
silenziose a rigarle il volto. Fresia sorrise dolcemente e le
passò un braccio
attorno alle spalle, attirandola a sé. In silenzio,
lasciò che la giovane si
sfogasse e alzò ancora gli occhi a guardare il cielo che si
incupiva, rosso e
blu scuro, le prime stelle che iniziavano a brillare timidamente.
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Una
volta uscita Fresia, Sophia era entrata in silenzio e
aveva ripreso in mano la teiera. Posatala sul fuoco, si era
inginocchiata e
aveva sorriso verso i Maestri della Luce.
“Una
tazza di tè aiuterà a sciogliere i
nervi.”
Mai
non aveva esitato un attimo e aveva afferrato la tazza
fumante con grato entusiasmo. Tutti erano tornati a sedersi, solo
Serjou era
rimasto in piedi, e si scambiavano sguardi ancora vagamente stralunati.
Yuuki
fissava lo schermo del computer e nessuno ebbe il coraggio di
chiedergli come
stava. Tutti erano consapevoli quanto ancora il Guerriero Bianco si
sentisse in
colpa per la morte della sorella e Aileen glielo aveva rinfacciato
senza troppi
giri di parole.
Hideto
rifiutò la tazza di tè e si voltò
verso Mai. Si
vedeva che l’atteggiamento della granroriana, immaturo e
carico di bugie, non
gli andasse a genio. Se non fosse rimasto scioccato, gliene avrebbe di
sicuro
cantate quattro.
“Che
facciamo con lei?”
La
Guerriero Viola finì di bere e abbassò la tazza,
tenendo
lo sguardo puntato sulle fiamme del fornelletto.
“Sinceramente
non lo so. Capisco il suo punto di vista”, la
ragazza alzò la mano per fermare Hideto che aveva aperto
bocca con
un’espressione oltraggiata in volto, “anche lei
è una Maestra della Luce. Ma
non capisco perché non c’è
l’ha voluto dire. Ne avremmo potuto parlare. Ci
avrebbe anche potuto convincere.”
“Forse
le avremmo dovuto dare il tempo. Scusate”, interruppe
Zungurii mestamente. Si sentiva decisamente in colpa per aver forzato
Aileen,
anche se lui stesso non capiva perché si fosse ostinata a
non dirlo ai loro
amici.
Il
Guerriero Blu sbuffò. “Aveva tutto il tempo per
farlo. E
non mi sembrava averne molto l’intenzione.”
La
teiera sibilò furiosa, spingendo fuori un getto di vapore
bollente. Sophia la prese e la spostò su un cerchio di
vimini intrecciato.
“Sono certa che Fresia le farà capire il suo
sbaglio.”
“Questo
non risolve la questione se farla partecipare oppure
no”, precisò Mai cominciando a picchiettare con le
unghie sulla tazza.
Kenzo
abbassò lo schermo del computer e lo posò accanto
a
sé. Prese una tazza da Sophia, ringraziandola con un cenno
del capo, e rivolse
la propria attenzione agli amici.
“Se
ha il Nucleo potrebbe tornarci utile. Potrebbe
individuare Magisa con molta più facilità. Con il
poco tempo a disposizione non
possiamo creare niente che sia altrettanto efficiente.”
“Non
credete che sia proprio quello che vogliono? Avranno
capito, no, che Magisa non ha più il Nucleo”,
replicò Hideto posando la testa
sulla mano e iniziando a gingillarsi con i fili del tappeto.
“Sarà
una trappola comunque, con o senza Aileen.”
E
nessuno poteva dare torto a Yuuki. Mai posò la tazza e
incrociò lo sguardo di ciascuno di loro, uno dopo
l’altro.
“Vediamo
che piano riusciamo a formare. Yuuki ha ragione,
sarà comunque una trappola. Tanto vale partire in vantaggio.
Poi, possiamo
sfruttare le abilità che ha perfezionato nel futuro
Hideto”, concluse quasi
ridendo la ragazza.
Il
Guerriero Blu strappò un filo e sorrise a sua volta.
“Perché ho come l’impressione che
proporrai me per controllare che quella testa
calda non si cacci nei guai?”
Mai
alzò le mani davanti a sé, assumendo la propria
migliore
espressione da innocente. Tutti attorno a lei risero e, almeno per il
momento,
il clima si fece più sereno. L’attenzione
tornò a creare un piano che potesse
dar loro le maggiori chance di liberare Magisa, di non far finire il
Nucleo
nelle mani dei nemici e di, possibilmente, non concludere in tempo
record la
loro avventura finendo a marcire in una prigione.
La questione Aileen, pur non risolta, finì in secondo piano, anche se nessuno di loro si aspettava che potesse risolversi facilmente.
ciao
ciao
ciao
SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Meglio tardi
che
mai (avrei aggiornato anche prima ma sono stata via, senza connesione,
e in più
mi ero presa il raffreddore quindi immaginate che voglia di stare
davanti ad
uno schermo), vi presento ufficialmente il primo capitolo del nuovo
episodio
(che è tutto bello scritto, in attesa nel mio pc di essere
qui inserito). Mi
raccomando, non lesinate in recensioni che sono curiosa di sapere che
cosa ne
pensate!
Se qualcuno aveva intuito la nuova rivelazione di Aileen, faccio i miei
complimenti. Ma forse avevo dato troppi indizi? Su questo punto vorrei
comunque
spiegare le mie ragioni dato che forse più di qualcuno
penserà “ma che originale
la ragazza che ha i ricordi di Kajitsu ha anche il nucleo”.
Ci ho pensato a
lungo prima di scegliere tale soluzione (intanto avevo già
deciso che Magisa
non potesse avere il nucleo almeno temporaneamente…
altrimenti che storia
c’era?) e i miei motivi sono questi: 1. Volevo avere un
personaggio che avesse
il Nucleo ma che si ritrovasse a fronteggiare delle
difficoltà nel saperlo
usare (problema che né Kajitsu né Magisa avevano)
2. Aileen ha difficoltà ad
accettare come suoi i ricordi delle precedenti reincarnazioni e il
fatto di
avere il Nucleo influirà su questo.
Fresia è un
personaggio
inventato da ShawnSpenster e ha fatto una breve apparizione nella sua
fanfiction “Battle Spirits Rising -
Julian, il guerriero rosso” (che aspettate ad
andare a leggerla? Se siete
in astinenza Battle Spirits, dateci un’occhiata, ci sono
anche i duelli!). Si
capisce anche nel capitolo, ma era la sacerdotessa del tempio del
villaggio
Miao Miao prima di essere sostituita da Sophia.
Ho deciso di cambiare quale
sia
l’intervallo di anni passato a Gran RoRo da quando loro se ne
sono andati. Non
più ventiquattro (correggerò anche
nell’episodio precedente) ma bensì circa
ottant’anni, per rendere così più
evidente quanto sia differente lo scorrere
del tempo nel Mondo Altrove.
Siamo quindi giunti ai
saluti.
Grazie a chiunque leggerà e/o recensirà, sia i
nuovi sia i vecchi (grazie per
la vostra pazienza: questo capitolo lo dedico a tutti voi). E con il
prossimo
capitolo inizia l’azione. Mi raccomando, allacciate le
cinture di sicurezza e
afferratevi forte che ci sarà da divertirsi (almeno spero)!
A presto, HikariMoon