Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: imoto    06/09/2017    3 recensioni
[...] -Ci siamo!- urlò la levatrice, con una manovra sapiente afferrò il nascituro per le scapole tirandolo fuori, velocemente lo mise a testa in giù e gli diede un paio di colpi decisi, in una reazione immediata l’aria riempi i piccoli polmoni e l’urlo fragoroso del piccolo invase la camera sostituendosi a quello della madre. Si sente tremendamente stanca, eppure non riesce a chiudere gli occhi, sa che se ne prenderà sempre cura, qualsiasi cosa accada perché non può fare a meno di amarlo. [...]
"Una visual novel è un videogioco d'avventura interattiva in cui il personaggio giocante può effettuare alcune decisioni che influenzano la trama del gioco; la storia è simile a quella di un racconto o di un romanzo, spesso sono presenti finali alternativi, alcuni dei quali negativi, che dipendono dalle azioni del giocatore."
Avete mai giocato a una visual novel? Io sì, ed è proprio da questo che mi è venuta questa idea. Una storia interattiva dove tu puoi scegliere il futuro di questo racconto e cosa accadrà nel capitolo successivo. Se vuoi saperne di più clicca e scoprì le informazioni alla fine del primo capitolo.
Sei pronto?
Tre… due… uno… GO!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Levi Ackerman, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Atto III
Incontro

-Non è un discorso facile e non voglio fare troppi preamboli, quindi scusa se sarò così diretto ma hai deciso se accettare la nostra offerta?-

Abbassò il capo torturandosi le mani, l’offerta era allettante, inutile cercare di nascondere quella verità, avrebbero finalmente avuto un tetto sopra la testa, un pasto caldo al giorno e avrebbero qualcuno che provvedesse alle loro necessità. Da ogni punto di vista pareva una situazione allettante, quindi perché sitava tanto? Prese un grosso respiro e sollevò il capo fissando dritto negli occhi l’uomo:

-Accetto-

Chayse si lasciò andare a un sorriso e poté sentire il sospiro di sollievo della donna, si rese conto solo allora di come avesse trattenuto il respiro fino a quel momento. Sorrise anche lei mentre Corinne posava davanti a ognuno dei pochi commensali una ciotola di brodo di carne con qualche tocchetto roseo che galleggiava.

Mie immerse il cucchiaio di ferro tirandolo su e portandosi una grossa cucchiaiata alla bocca, sentiva il brodo caldo scendergli lungo la gola e riscaldargli lo stomaco, nonostante tutto la tensione non si era completamente sciolta e questo la metteva in imbarazzo.

Chay… no, suo padre aveva quasi svuotato la ciotola. Prese un’altra cucchiaiata piena riempiendosi la bocca, pensare all’uomo in quei termini la metteva in soggezione, le pareva impossibile che avesse una madre e un padre. Anche Corinne aveva finito di mangiare e teneva in braccio Mihir che succhiava avidamente il biberon.

-Adesso siamo una famiglia- la voce profonda e tranquillizzante di Chayse la raggiunse attirando la sua attenzione –Quello che questa sera abbiamo fatto qui vale a tutti gli effetti come un’adozione credo, però, che ci siano alcuni punti da chiarire-

Mie si tese, alcuni punti da chiarire? Cosa intendeva?

-Rilassati- la voce di Corinne mise un freno alla baraonda che si era creata nella sua mente e gli permise di prendere un attimo fiato -Non è nulla di catastrofico, solo un paio di stupidaggini-

Annuii tornando a guardare l’uomo –Da oggi in poi la vostra vita cambia completamente, siete nostri figli, prendete il nostro cognome e questo significa che qualsiasi cosa tu faccia coinvolgerà automaticamente anche noi due e la locanda-

Era chiaro, non ci aveva pensato, ma era vero.

-C’è qualcosa che dobbiamo sapere al riguardo?- schietto, senza troppi giri di parole

-Non abbiamo una famiglia, nessuno ci verrà a reclamare. E non ho nulla da nascondervi, per questo sarò sincera: ero una prostituta- l’aria si tese improvvisamente e Mie seppe di aver lanciato la bomba –Lavoravo in uno dei bordelli al limite dalla città, ma non avevo clienti fissi o importanti. Nessuno mi riconoscerà mai e la direttrice non perderà certo tempo a cercarmi-

Chayse la fissava ancora leggermente sconvolto, sentì una mano calda poggiarsi sul braccio e si girò incontrando lo sguardo dolce di Corinne –Va bene. Ciò che avete fatto prima di oggi non conta. Eri disperata e non avevi molte alternative. Va bene-

Annuii anche il marito che parve essersi leggermente ripreso dalla notizia -C’è qualcos’altro che dovremmo sapere?- chiese con circospezione

Dinegò –No, non credo-

-Bene. Su di noi non c’è molto da sapere- Mie si stupì di come fossero passati facilmente sopra l’argomento senza fare alcun tipo di domanda e si apprestò ad ascoltare –Questa è casa nostra da sempre e io gestisco la locanda qui affianco, ormai sto invecchiando e Corinne non mi può certo dare una mano, voi due siete per noi una benedizione-

Lo disse con convinzione accarezzando con gli occhi sia lei che Mihir e tenendo la mano della moglie, Mie decise di non interromperlo continuando ad ascoltare

-Mi ero ormai arreso all’idea che la locanda sarebbe morta con me, ma a quanto pare non sarà così. Da domani mi aiuterai con la gestione della locanda, sarà anche un ottimo modo per iniziare a far sapere alla gente che sei mia figlia-

Annuii con la testa, era un’ottima idea. Superava ogni sua più rosea aspettativa.

-Domani mattina nella piazza sud c’è il mercato- entrambi si girarono verso Corinne –Credo che il debutto come tua aiutante nella locanda dovrà aspettare almeno fino al pomeriggio- disse con un sorriso, poi si girò verso di lei –Abbiamo un bambino di cui occuparci e ci sono un sacco di cose da comprare. Mi aiuterai?-

-Certo!-

-Chayse! Vai a prendere carta e penna! Daremo fondo ai nostri risparmi- disse ridacchiando mentre il marito si alzava uscendo dalla cucina –E tu tieni a mente, in questa casa si tiene il libro contabile di ogni monetina che entra ed esce dalle nostre tasche!-

-Libro contabile?- la voce felice ed energica della donna era contagiosa, improvvisamente ogni traccia di tensione era stata spazzata via,

Corinne annuii in modo solenne mentre afferrava carta e penna dalle mani del marito –Già, non si può lasciare al caso la decisione se avremo o meno i soldi per sopravvivere un altro giorno, perché allora sta certa che non ci saranno! Sai scrivere, leggere e fare conto?- gli chiese

Mie arrossì abbassando il capo –Ho imparato a leggere un poco da sola, ma non so scrivere. So contare quel giusto che mi serviva con i cliente-

-Bene, sei già più istruita della media dei clienti di questo posto, troverò il tempo per insegnarti, sia a te che al piccolo principe- disse sorridendo incoraggiante e la ragazza la ringraziò internamente.

Passarono il resto della serata a fare la lista di ciò che avrebbero comprato all’indomani e a decidere quanti soldi avrebbero potuto spendere per ogni prodotto, latte compreso. L’atmosfera era rilassata e tranquilla, pareva che al mondo non ci fosse alcun problema e Mie capì il significato di famiglia. Sorrise mentre il capo scivolava sul tavolo, dopo tanti anni si addormentava finalmente col sorriso.

***

-Mamma, due ciotole di stufato!-

Le ciotole furono riempite velocemente da Corinne e poi poggiate sul tavolo di legno della cucina, già pieno di pentole e vassoi contenenti un gran numero di cibarie. Mie attraversò velocemente il corridoio rientrando nella locanda quasi pieno e portando i piatti ai due avventori affamati che ci si fiondarono sopra come degli avvoltoi. Ebbe appena il tempo di pulirsi le mani sul grembiule prima che un nuovo cliente richiamasse la sua attenzione chiedendo a gran voce una nuova bottiglia liquore. Si avvicinò al bancone afferrando la bottiglia che il padre le passava e portandola al soldato, la poggiò sul tavolo e se ne andò ignorando i commenti dell’uomo.

Gli affari andavano più che bene e questo significava avere la locanda sempre piena di ogni tipo di cliente. In quattro anni aveva conosciuto più gente che in tutta la sua vita, pensava che il lavoro di prostituta l’avesse portata a conoscere un gran numero di persone, ma si era ritrovata a dover ammettere che aveva conosciuto solo una minima parte di umanità nei suoi primi diciassette anni di vita; solo adesso, in quella locanda, aveva potuto conoscere i nobili signori della superficie che venivano nel sottosuolo per portare profitto a qualche casa del piacere, o i soldati che facevano le ronde venendo a festeggiare appena riuscivano a ottenere qualche quattrino in più. Quasi rimpiangeva i primi tempi, quando i tavoli erano ancora pochi e vuoti a esclusione di uno o due ubriachi ogni tanto, ma poi la notizia della “nuova figlia del locandiere, quello sotto la scalinata ovest” si era sparsa a macchia d’olio e gli avventori erano incrementati di numero ogni giorno nella curiosità di conoscerla e scoprire se voci erano vere. Avevano avuto un picco di affari, circa due mesi dopo la sua comparsa, che li aveva costretti a mandare a casa dei clienti a causa dell’esubero. Adesso la situazione si era calmata, ma avevano comunque guadagnato una buona reputazione che gli permetteva di avere un buon numero di clienti fissi e ancor più avventori occasionali.

Lanciò un’occhiataccia di fuoco all’uomo che aveva approfittato del momento in cui le era passata accanto per toccarle il culo e ritornò in cucina.

-Una ciotola di zuppa, una di minestra e un piatto di uova-

-Sicura di farcela a portare tutto?-

Annuii nonostante la donna le desse le spalle –Tranquilla- disse avvicinandosi per aiutarla a riempire i piatti -Mihir?-

-È in camera a giocare- ripose affettuosamente

Afferrò i piatti tornando in locanda, anche lui era cresciuto molto. I capelli non erano molti e di un biondo chiarissimo, fini e tagliati corti alla nuca, gli occhi azzurri e piccoli che facevano risaltare la pupilla nera decisamente grande, aveva perso i lineamenti tipici del neonato diventanto decisamente grazioso. Nonostante fosse ancora un bambino si poteva notare come non sarebbe mai diventato molto muscoloso, era infatti abbastanza piccolo e minuto per la sua età. Certo non che ci fossero molti bambini di quattro anni nel quartiere, ma i pochi provenienti dalla superficie che lo avevano visto quando fuggiva nella locanda per cercala stentavano a credere che non avesse due o tre anni.

-Attenta!-

Chiuse gli occhi sentendo la schiena impattare col pavimento in legno e si rialzò stordita, i piatti erano caduti al suolo e un soldato, palesemente alticcio, la squadro spolverandosi i pantaloni, schioccò la lingua e uscì dal locale. Sbuffò rialzandosi e pulendo velocemente con uno straccio per terra, Chayse gli si era avvicinato, ma vedendo che era tutto apposto era tornato immediatamente dietro il bancone a servire i clienti.

Maledetti ubriachi.

***

-Stai attento a non cadere mi raccomando!-

-Va bene!- gli urlò di rimando Mihir mentre correva via saltando sulle varie rocce. Mie sorrise senza perderlo di vista, venire lì almeno una volta a settimana era un’abitudine che avevano preso insieme a Corinne quando lui era ancora un neonato piagnucoloso in fasce e probabilmente non l’avrebbero mai persa.

Gli sembrava ancora di sentire la voce energica e dolce della donna che le spiegava con pazienza quanto un bambino nel periodo della crescita avesse bisogno della luce del sole per crescere forte e sano. Certo, per quanto le condizioni li sotto lo permettessero. Da allora appena aveva un giorno libero prendeva Mihir e lo portava sui massi che circondavano quella pozza putrida che gli abitanti si costringevano a chiamare lago e che si trovava esattamente sotto l’unico enorme buco che permetteva di avere luce ed aria nel sottosuolo.

-Guard, guarda!-

Strizzò gli occhi cercando di capire cosa stesse sventolando per aria, ma si arrese almeno fino a quando il bambino non glielo mise sotto il naso

-Un fiore!- rideva felice mostrandoglielo come se fosse una bene prezioso e in effetti non è che ce ne fossero molti che crescevano in giro.

-È bello- concordò con il bambino

-Lo portiamo alla mamma?-

Il sorriso si fece amaro mentre annuiva lentamente, prese il fiore in grembo mentre Mihir correva via per cercarne altri. Tutte le volte che andavano a far visita a Corinne sentiva le budella che si attorcigliavano e la bile che le risaliva la gola. Era stato un periodo orribile quello appena dopo la sua morte.  Chayse era distrutto dal dolore e si rifiutava di uscire dalla loro stanza, era quindi toccato a lei prendere in mano la locanda e occuparsi di entrambi. In alcuni momenti aveva pensato che un giorno sarebbe entrata in quella camera e avrebbe trovato il padre morto d’inedia sul letto. Per fortuna non era stato così, ma il dolore l’aveva sfinito sia dal punto di vista mentale che fisico, non era più l’uomo forte ed energico che aveva conosciuto agli inizi, stava invecchiando e nonostante continuasse a darle una mano con il locale non poteva più fare molto.

Anche Mihir aveva sofferto molto, ma incredibilmente si era ripreso in poco tempo, si era più volte preoccupata di non averlo consolato nel modo corretto, ma il piccolo non pareva troppo traumatizzato dal passato. Adesso come adesso però la preoccupava il suo futuro; non tanto dal punto di vista economico, la locanda continuava ad avere ottimi affari, ma per la sicurezza. Aveva ormai dieci anni ed era cresciuto bene, non era altissimo e neanche massiccio, esattamente come quando era più piccolo, ma era molto intelligente e perspicace, Corinne gli aveva insegnato a leggere e scrivere oltre che a fare conto, e il bambino aveva riscoperto un'incredibile vena sopita da lettore, leggeva ogni cosa imparando qualcosa di nuovo a ogni pagina. E sviluppando il suo intelletto. Le persone che intuiscono troppo sono sempre mal viste e finiscono per fare una brutta fine. Inoltre negli ultimi tempi c’era sempre più Unicorni in giro e non gli piaceva che la gente ficcasse il naso nei loro affari. Anche se tutti sapevano perché erano lì.

Le notizie giravano veloci, soprattutto in una locanda dove si incontrano ogni genere di persone. Internamente, come la maggior parte dei cittadini, sperava che gli Unicorni fallissero la missione, in fondo il ragazzino non aveva causato troppi danni, ma soprattutto sapeva volare. Un giorno, mentre era al mercato, l’aveva visto prima che qualcuno la spingesse lontano dalla ressa, quel ragazzo non usava semplicemente il movimento tridimensionale come la maggioranza dei soldati, volava! Letteralmente.

Osservò la volta in pietra, chissà cosa si provava, non riusciva a immaginarlo. Doveva essere un misto tra libertà e potenza, o forse semplicemente non pensavi a niente. Era diventato abbastanza famoso e buona parte delle persone aveva già deciso se schierarsi a favore o contro di lui; poteva considerarsi fortunato, non erano molti coloro che sopravvivevano a lungo facendosi notare in quel modo. Le sue scorribando correvano velocemente da una parte all’altra del distretto ed era divertente vedere i soldati correre e lamentarsi per non riuscire a prendere un semplice ragazzino. Chissà se anche Mihir avrebbe iniziato a causare danni con la sua boccaccia una volta cresciuto abbastanza.

-Un altro!-

Mihir gli lascò in grembo un altro fiore ridestandola dai suoi pensieri, questa volta i petali erano un po’ più ammaccati dei precedenti e lei gli afferrò il braccio prima che corresse via. Il sole era già uscito dalla loro visuale, nonostante illuminasse ancora leggermente le pietre, e correre su e giù era pericoloso, c’era il rischio che cadesse in qualche buca e si facesse seriamente male.

-Andiamo a portare i fiori a mamma, dai-

-Ma ce ne sono degli altri!- si impuntò il bambino -Li vado a prendere!-

-No! È tardi e sta venendo buio, è pericoloso-

-Ma due sono pochi! E poi sono qui vicino! Faccio veloce!-

-Ti ho detto di no!- ripeté sollevandosi da terra, certo che quando voleva diventava testardo

-Perché! A mamma piacciono i fiori!-

-Ma se glieli porti tutti oggi non ce ne saranno per domani!-

Mihir si fermò come se stesse ragionando sulle sue parole, poi scosse il capo -I fiori ricrescono!-

-Mihir!- sbottò -È tardi e papà è alla locanda da solo! Andiamo, su!-

Storse la bocca contrariato per poi seguirla giù per le strade, camminarono scostando i ciottoli davanti a loro quando il bambino parlò di nuovo -Però li posso dare i fiori a mamma?-

Mie lo osservò passandogli i due gambi -Certo, a lei piacciono i fiori ed è felice quando glieli porti-

Il viso del piccolo si illuminò aprendosi in un sorriso e afferrando tra le mani il minuscolo mazzo, corse leggermente avanti -Sbrigati!-

Mie sbuffò leggermente chiedendosi dove trovasse tutta quella energia poi lo seguì.

 

Quando rientrarono alla locanda era diventato buio già da un po’, il calore e la luce li colpirono insieme alla confusione e al vocio dei clienti. Mihir corse immediatamente dietro il bancone abbracciando il padre, gli arrivava poco sopra la vita ed era una scena buffa e dolce al contempo. Chayse lo sollevò in alto per poi baciarlo sulla fronte, era incredibilmente affettuoso con lui, soprattutto da quando era morta Corinne, aveva riversato su di lui tutto il suo affetto.

Si tolse il mantello che indossava avvicinandosi al bancone e poggiandolo sul piano al di sotto mentre il padre poggiava Mihir a terra, il bambino corse verso la porta laterale e scomparve in casa, probabilmente andando a giocare o a leggere qualche favola nella sua stanza.

-Mie- la voce del padre la richiamò mentre afferrava due bottiglie per riempire i bicchieri delle persone al bancone

-Tranquillo, puoi andare a riposare, qui ci penso io- l’uomo scosse la testa

-Non è quello, ci sono due persone che devono parlarti-

Si fermò poggiando le bottiglie sul pianale di legno, il volto del padre era teso e segui lo sguardo fino a un tavolo che si trovava in un angolo del locale, seduti si trovavano due ragazzi, abbastanza giovani, che stavano mangiando un piatto di zuppa

-Sicuro?-

-Vai-

Annuii avvicinandosi al tavolo, non era la prima volta che qualcuno si avvicinava per fargli qualche proposta, indecente o meno, eppure si trattava solitamente di clienti abituali. Era abbastanza che quei due ragazzi non lo fossero e il fatto che sulla tavola non fossero presenti alcolici aumentava la sua idea che si trattasse di qualcosa di più serio delle classiche proposte di matrimonio di un ubriaco. Anche la voce del padre era parsa stranamente tesa, che ci avesse glia parlato?

-Dovevate dirmi qualcosa?- semplice e diretta, attirò immediatamente l’attenzione di entrambi. Come aveva supposto erano giovani, più di lei. Quello a destra pareva abbastanza muscoloso nonostante non abbondasse di muscoli mentre quello a sinistra era gracile e mingherlino, ma lo sguardo con cui la scrutava, doveva ammetterlo, la metteva in soggezione. Era freddo e calcolatore.

-Sei tu che dirigi questo bar no?-

Osservò il sorriso, falso, del biondino di destra e sorrise a sua volta -Questa è la mia locanda- ci tenne a precisare calcando bene sul fatto che fosse sua e che non fosse un semplice bar, non sopportava quei luoghi bui e maleodoranti, loro erano un gradino sopra, non erano una semplice bettola per ubriaconi.

 Alzò leggermente le mani dal tavolo, quasi a voler imitare una resa per poi indicare col capo una sedia vuota accanto a lui –Ne parliamo con calma?-

-Ho un sacco di lavoro da svolgere, nel caso che non te ne sia accorto il locale è pieno-

Quello stava per ribattere quando il secondo ragazzo, il moretto alla sua sinistra, schioccò la lingua sul palato attirando la sua attenzione -Siediti-

Sentì l’irritazione montare –Non darmi ordini- sibilò

-Possiamo calmarci? Chiedo scusa per il mio compagno, è sempre stato un po’ brusco-

Mie lo osservò, il moro non pareva per nulla pentito, anzi era quasi irritato dalle scuse del compagno. Non li sopportava, non solo entravano nel suo locale con la pretesa di parlarle, ma si comportavano come dei maleducati, dei cafoni, uomini senza educazione.

-Direi che la nostra conversazione finisce qui. Se volete ordinare qualcosa chiudete pure a Chayse- lapidaria gli girò le spalle tornando al bancone, due arroganti così non meritavano un secondo di più della sua attenzione.

-Dannazione non potevi essere un po’ più educato?-

L’altro ragazzo sollevo un sopracciglio –Andiamocene-

Il biondo scosse la testa trattenendolo per un polso –Quando fai così non ti sopporto- lo lasciò andare tirandosi in piedi a sua volta e infilandosi il mantello –Ce ne andiamo davvero così?-

Il moro sollevò le spalle dandogli la schiena mentre si dirigeva verso l’uscita –Ovvio che no-

Il fetore e il puzzo dell’aria lo colpì in pieno viso mentre usciva per camminare lungo le strade –Quindi torniamo?-

-Possiamo trovare altre locande disposte a darci informazioni, non sono l’unica della zona-

-Ma sono la più famosa e lo sai anche tu che hanno un giro di clienti che ci farebbe molto comodo-

Schiocchiò la lingua sul palato iniziando a legare le cinghie lungo il corpo, l’altro ragazzo sospirò spostando a sua volta un telo e iniziando a stringere le fibbie.

Mihir, dall’alto dei suoi dieci anni, osservava la scena nascosto dietro l’importa alla fine del corridoio di casa. Quei due ragazzi erano familiari, li aveva già visti nel locale e, soprattutto, al mercato. Non capiva quello che stavano dicendo, ma era abbastanza evidente che ce la avessero con locale di papà. Li osservò mentre, con gesti esperti, infilavano quelle strane imbracature, non le aveva mai viste in giro, ma sapeva che costavano molto perché le avevano addosso i soldati. E loro non erano soldati. Aveva sentito di come gli Unicorni si vantassero di essere in grado di volare con quelle, glielo ripetevano sempre quando lui gli chiedeva a cosa servissero, ma non gli avevano mai permesso di volare con loro. Chissà se quei due sapevano volare, probabilmente si. Chiuse gli occhi cercando di ricordare la scena del mercato, quando aveva visto per la prima volta una persona volare. Ricordava le urla dei mercanti e qualche ragazzo che li spingeva indietro, pareva ancora di sentire le scatole di mele che si rovesciavano a terra, le imprecazioni dei venditori e le urla di giubileo dei giovani che, a mani piene, afferravano ogni cosa per poi scappare via.

Tornò ad aprire gli occhi e osservò i due ragazzi, a quanto pareva avevano finito e se ne stavano per andare, Era la sua ultima occasione. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.


Note e Scleri dell'autrice:

Sono tornata gente! Ma prima di mettermi alla gogna fatemi spiegare! Come alcuni di voi già sapranno questa volta l'aggiornamento è saltato per cause maggiori di me, infatti sono rimasta senza internet tutta la settimana e non ho potuto aggiornare, il motivo? La compagnia telefonica ha deciso di farci l'allacciamento proprio la settimana appena passata. Quindi chiedo profonde scuse a tutti voi, mi dispiace davvero, ma da adesso gli aggiornamenti dovrebbero tornare regolari! Insomma è tutto a posto, le vacanze sono finite, internet c'è, quindi a meno che il fato non c'è l'abbia con me direi che andrà tutto bene.

Passando al capitolo, siamo tornati alla lugnhezza standard (7 pagine di word), ma nonostante è passato un bel po' di tempo. Mihir è cresciuto e adesso ha ben 10 anni, insomma un piccolo ometto, Corinne invece è morta. Era anziana già quando l'avevano incontrata quindi è più che ovvio che sarebbe morta presto (infondo il distretto sotteraneo non è esattamente il luogo migliore peravere una serena vecchiaia), ma tornerà più avanti nella storia non temete, non come spirito, no, ma tornerà. Sono anche comparsi due nuovi personaggi chi saranno mai? Tanto lo so che lo avete già capito tutti... faccio pena a tenere alta la suspance! E a proposito dei due loschi figuri abbiamo la nostra domanda:

Mihir si avvicinerà a loro per parlargli e scoprire qualcosa di più?
A- Sì
B- No

Come sempre il destino di questa storia è nelle vostre mani giocatori! E a tal proposito vedo che siamo aumentati, mi fa davvero piacere! Non siate timidi e esprimete la vostra opinione (oltre ad avvertirmi se trovate errori e strafalcioni nel capitolo, ovvio), anche perchè questo capitolo nonostante lo abbia riscritto a lungo non mi convince quindi se avete dei suggerimenti fatevi avanti!
A Mercoledì,
Imoto-chan




  
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