Fifteen Years Love Letters
Tutte
queste lettere e queste poesie… Ho continuato a spedirtele
per
quindici lunghi anni e ancora non ho ricevuto una risposta…
Vorrei
solo questo, solo una risposta.
Questo
è l’unico pensiero che attraversa la sua testa e
Yuuma non sa che
fare. L’aria della sua stanza è pesante, sa di
chiuso, di freddo,
di inchiostro e di carta. La carta la fa da padrone, ogni angolo
della scrivania ne è pieno, ogni centimetro di pavimento ne
è
ricoperto, che sia sotto forma di lettera o foglio accartocciato;
persino il letto su cui Yuuma è rannicchiato non si salva
dalla
presenza della carta, il cui candore è costellato da parole
e versi
d’amore che il giovane non ha mai smesso di scrivere.
Sono
tutte lettere, meravigliosi versi che Yuuma ha continuato a scrivere
per quindici lunghi anni, mentre anche l’ennesimo anno giunge
lentamente alla fine. Fuori, gli alberi si tingono di rosso, giallo e
marrone, le foglie iniziano a cadere e volteggiano alle prime brezze
rinfrescanti dell’autunno, portando via
l’insopportabile calura
dell’estate. Eppure di questa resta ancora il Sole, che solo
nelle
ore più cocenti ha la forza di ricordare il suo splendore
estivo
mentre lascia il posto a nuvole cariche di pioggia. E l’aria
frizzantina di metà ottobre si insinua a fatica in quella
casa
chiusa, dove nemmeno il Sole riesce a far breccia attraverso le
pesanti tende nere.
Yuuma
ricorda bene quando qualche anno prima le teneva sempre aperte, le
finestre spalancate così che la sua stanza si riempisse dei
suoni
della città: le risate dei bambini che giocano, il
cinguettio dei
passerotti, il vociare di chiunque passasse davanti alla sua
finestra. E con quel sottofondo scriveva sempre, come aveva sempre
fatto per quindici lunghi anni.
Ha
iniziato a scrivere forse per gioco, forse per sfogarsi, ma aveva
iniziato ben quindici anni prima, senza che poi riuscisse mai a
smettere. Nella sua stanza sono gettate talmente tante lettere che
Yuuma non è in grado di trovare tra queste la prima, quella
che
avesse fatto partire tutte le altre. Non ricorda nemmeno quale sia il
primo verso, ne ha scritte davvero troppe affinché se ne
raccapezzi.
Il
primo anno era stato il più produttivo, era così
tanto avventato,
con una carica d’energia da far spavento a chiunque tentasse
di
fermarlo. Era totalmente assorbito dalla scrittura, nulla sembrava
riuscire a distrarlo da quelle poesie che avesse bisogno di scrivere
con così tanta foga, come se queste rappresentassero
l’ossigeno di
cui avesse bisogno per vivere. Yuuma sospira e si volta appena verso
la scrivania, sotto la sedia girevole c’è una
macchia di bruciato
che risale a ben quattordici anni prima: la macchia gli fa accennare
una risata, ricorda bene quanto quella sua foga lo avesse distratto
tanto da non accorgersi del fuoco che aveva iniziato a divampare
nella sua casa. Durante i lavori di ristrutturazione, ha voluto che
solo quella parte rimanesse bruciata. Una specie di promemoria per
ricordare ancora la sua avventatezza. Ma alla fine, quel Yuuma
è
cresciuto e si è calmato.
È
cresciuto nel carattere e nello stile, la scrittura considerata ormai
come sua inseparabile compagna. E questa continuava a essere
estremamente produttiva e sempre in via di sviluppo, tanto che in
soli tre anni da quando avesse iniziato, Yuuma aveva raggiunto i
limiti che questa potesse imporre. Aveva davvero troppo da dire e da
riportare nero su bianco e ne ha tuttora, aspettando che una risposta
a tutte le sue lettere arrivi.
Yuuma
sospira ancora e fa scorrere lo sguardo per la stanza, osservando
quante lettere abbia scritto, tutte indirizzate alla stessa donna che
aveva amato e che da sempre ama. Tra le lettere scorge anche una
delle prime riviste per cui ha scritto e in essa vede il suo
trampolino di lancio per il successo, ma Yuuma non ha mai fatto nulla
per la fama. Semplicemente voleva scrivere e qualcuno ha notato il
suo talento. Non che gli sia dispiaciuto, anzi, in quel modo ha
potuto abbandonare il suo posto da impiegato e dedicarsi
completamente alla scrittura e Dio solo sa quanto tutto ciò
lo abbia
reso felice. E a seguito dei suoi primi successi, venne la fama vera
e propria e con essa le ammiratrici. Ma l’amore di Yuuma per
quella
donna è molto più intenso e duraturo, lui
è fin troppo fedele per
riuscire a guardare qualcun’altra. Dopotutto, la costanza con
cui
le scrive e le dedica poesie e componimenti è ammirevole,
quasi ai
limiti dell’ossessione, ma l’ama e sa di non poter
fare nulla a
riguardo. Mai l’ha dimenticata e mai potrebbe farlo.
Yuuma
si sposta dal suo letto, sotto al suo corpo la carta scricchiola e si
piega, ma le parole restano ancora impresse nella sua mente.
Bellissime
come sempre, un talento incredibile nonostante la giovanissima
età,
le sue parole sono l’espressione del suo amore e per questo
avrebbe
continuato a scrivere, tanto che nulla sembrasse in grado di
contenere le sue creazioni. Che sia la sua pagina online, gli editori
o il suo stesso corpo spesso portato al limite, Yuuma ha sempre
scritto e non si è mai fermato.
Scende
dal letto e si dirige alla finestra, osservando lo spiraglio di luce
che filtra debolmente dal vetro. Vorrebbe aprire le tende, ma non
vuole vedere la luce del Sole, non vuole vederlo tramontare su un
altro giorno che lo avvicina ancora di più a
quell’ennesimo anno
che se ne va. Ciò che prova è spaventoso, orrendo
e insopportabile.
La solitudine della sua casa è qualcosa di disarmante e
sente solo
rumori ovattati, il suo cuore che batte per qualcosa che non ha e che
non ricorda. Attorno a sé solo il candore della carta, i
segni neri
delle sue parole e tante di quelle riviste che lo hanno reso famoso,
ma qualcosa manca ed è sempre lei. Manca
quella risposta che
desidera da anni, una singola parola a tutte quelle lettere
d’amore
che le ha dedicato per tanto tempo. È il suo unico
desiderio, nel
vuoto di quella casa così piena della presenza di lei,
ma
allo stesso tempo così silenziosa. Ogni cosa gli parla di lei,
in ogni lettera e in ogni poesia ritrova un piccolo dettaglio della
sua persona che gli fa battere forte il cuore, ma qualcosa manca ed
è
ciò che lo fa impazzire. Non sa nemmeno come si chiami
questa donna,
non sa come sia fatto il suo volto, tanto che l’unico
riferimento
che ha sono le poesie che le ha dedicato. Spesso le rilegge, trova
piccoli dettagli che ama e li mette insieme, così che la sua
mente
elabori un’immagine di lei. Ma non
è l’immagine giusta in
quanto la sua mente la idealizza, forse influenzata da tutte le
metafore e le similitudine che impreziosiscono i suoi componimenti.
Per quanto abbia scritto, Yuuma non riesce a dare un volto alla sua
Musa, le sue parole sono così tante e lo confondono,
lasciandolo
solo con quella sensazione di incompletezza quasi massacrante.
E
sospira ancora, sedendosi sotto il davanzale della finestra. Si passa
nervosamente le mani tra i capelli rosa pallido, tiene gli occhi
verdi fissi sull’unico spicchio di Sole che illumina una
serie di
fogli imbustati e mai spediti.
«Se
solo non fosse stato per
quell’incidente…»
A
quel ricordo, Yuuma trema e sospira ancora. Il ricordo del dolore che
lo aveva attanagliato, poi il buio e in seguito la pesantezza del suo
corpo inerme. Ricorda ancora il momento del risveglio e la paura che
è venuta dopo: nessun ricordo, nessuna memoria del proprio
nome e di
chi fosse, solo dolore e solitudine. A causa di
quell’incidente
Yuuma ha perso gran parte dei suoi ricordi, compreso il suo nome e
ciò che avesse fatto per tutti quegli anni. Eppure qualcosa
è
rimasto: è qualcosa che lo spaventa e lo sprona allo stesso
tempo,
il ricordo di un amore che non conosce rimasto indelebile nella sua
memoria completamente offuscata.
«Ti
amo, ma non so chi sei, dove sei o perché non rispondi a
tutte le
mie lettere…»
Yuuma
mormora ancora quelle parole e chiude gli occhi, cercando di
ricordare e darsi una spiegazione che non arriva. Con gli anni ha
recuperato gran parte dei suoi ricordi, ma quello più
importante
ancora manca ed è quello che tiene legate tutte le azioni
che ha
compiuto per tutto quel tempo. Il perché abbia iniziato a
scrivere,
il perché continui e il perché l’ami
così tanto: l’unico
ricordo che manca è quello di cui ha bisogno.
Si
stringe le ginocchia al petto e sente una lacrima rigargli il viso. A
causa di quell’incidente non sente più
quell’impeto con cui
viveva la vita, sempre incentrata alla scrittura e alla sua Musa.
Prima scriveva con una consapevolezza che ha perso, di questa
è
rimasta solo l’amore e nulla più. E ogni volta
questo amore torna
a scalciare prepotente nel suo petto, identico e dirompente come lo
è
sempre stato per tutti quei quindici lunghi anni. È come
avere un
fiume in piena, essere travolto dalle acque e non riuscire a
respirare tanto è difficile capire e ricordare. Yuuma si
sporge
appena e afferra uno dei tanti blocchi disseminati tra le lettere e
osserva l’ennesimo foglio bianco, mentre il bisogno di dar
sfogo al
suo amore scalcia nuovamente.
«Tutto
ciò non ha senso… Perché lo
faccio?» sussurra alla solitudine
che lo opprime nella penombra dell’ennesimo giorno che giunge
al
termine. Ma la risposa la sa già, è sempre la
stessa: non ricorda e
non sa, ma il suo cuore spera che un giorno possa incontrarla.
È ciò
che lo manda avanti, che lo spinge a continuare a comporre.
L’amore
e la speranza. Voglio solo poter scambiare una parola con te,
avere anche un minimo segno di te.
La
sua mano prende a scrivere, le parole ricominciano a riempire il
bianco e queste escono naturalmente, quasi come se la penna fosse
un’estensione stessa di Yuuma. Lo scrittore non
può fare a meno di
continuare a scrivere, riempiendo l’aria della stanza con il
leggero frusciare della carta. Alla fine, l’ama ed
è ciò che lo
tiene vivo.
*****
Ormai
anche il quindicesimo anno giunge al termine. Mancano poco
più di
poche settimane e il freddo la fa da padrone. Il bianco della carta
che ancora riempie quel pavimento è così simile
alla neve che ha
invaso le strade, dà la stessa sensazione di gelo, tanto che
ancora
Yuuma non si dà pace. È sempre peggio,
quell’ennesimo anno che se
ne va. Non essere riuscito ancora a ricordare è qualcosa di
così
orribile, vorrebbe solo che tutto finisse. Passare giornate,
settimane e mesi senza riuscire a ricordare, ma solo scrivendo di
questa donna lo lascia così spiazzato e confuso. Non sa se i
suoi
sforzi verranno mai ripagati, ma spera che almeno un giorno possa
incontrarla. È il suo unico desiderio, sarebbe il
completamento di
tutto e sarebbe felice.
Eppure
quella nevosa mattina di dicembre sembra diversa. Sente il bisogno di
aprire la finestra e davanti ai suoi occhi, il bianco della neve
sembra la continuazione delle lettere che invadono la sua casa;
l’aria è pungente e gelida, tanto che subito il
suo respiro si
condensa e i suoi polmoni si riempiono di quell’aria
così
frizzante. È una sensazione strana e piacevole, tanto che
alla vista
del Sole che riluce sulla neve Yuuma sorride. Fuori i bambini giocano
a palle di neve, sente le loro risate e le loro grida e guardandoli,
si sente anche lui un po’ fanciullo. E alla fine ripensa a
quando
era piccolo, al suo fianco e sorride. La ricorda
con i corti
capelli neri al vento, il suo sorriso che le illumina il volto
così
dolce e pieno di vita. Ricorda quando giocavano assieme e si
rincorrevano. Lei, la sua Musa, la sua migliore
amica e la sua
amata.
Ed
è allora che qualcosa accade e le sue dita si stringono
attorno alle
sue lettere. Gli occhi verdi di Yuuma scorrono veloci su quei nuovi
componimenti e in essi legge l’immagine esatta di lei, le sue
parole assumono quel senso che aveva sempre ricercato: non che quei
nuovi componimenti siano diversi dai precedenti, non che questi siano
mere copie e riadattamenti di poesie già scritte, eppure in
queste
legge la vera immagine della sua amata. Yuuma legge di come abbia
descritto i suoi capelli alla luce della Luna, di come abbia
paragonato il suo sorriso alla delicatezza dell’alba, di come
abbia
comparato i suoi occhi al cielo più terso. E quelle immagini
si
mescolano alla perfezione nella sua mente, le risate dei bambini
diventano le loro di quando erano piccoli e tutto torna.
Le
gambe di Yuuma si fanno deboli, il suo corpo trema e si ritrova in
ginocchio, con il cuore che fa male, che batte ad un ritmo
terrificante e doloroso. Si sente mancare il respiro, la gola chiusa
in una morsa opprimente e ancora il battito frenetico del suo cuore
rimbomba per tutta la stanza. No. Non rimbomba ovunque, ma solo nella
sua testa, incessante e martellante come avesse perso il controllo di
se stesso: ha la vista appannata e le parole che giacciono di fronte
a lui assumono un significato anche più doloroso,
più soffocante
perché ormai conscio di quanto accaduto e perché
lo avesse fatto. I
suoi versi iniziano a muoversi di fronte ai suoi occhi, offuscati da
un velo di lacrime calde che avrebbe definito quasi cocenti,
perché
il dolore è tanto forte che ha la sensazione di bruciare
vivo.
Yuuma
si copre il viso e le mani passano più volte sui suoi occhi,
strofinandoli con forza con la speranza che quelle lacrime smettano
di sgorgare. Eppure non ci riesce, il suo intero corpo che si spezza
al dolore di quei ricordi che finalmente sono tornati a lui. Lo
scrittore leva un grido al cielo mentre la sua voce è rotta
da un
pianto incontrollabile e devastante; poi nella sua testa si insinua
un altro desiderio che ancora di più gli fa del male, molto
più di
quanto pensava di poter sopportare: il dolore delle ossa rotte, degli
organi danneggiati, dello stesso incidente che gli aveva rovinato la
vita, non è niente in confronto a quello che sente e
desidera. Vuole
dimenticare, tornare a soli pochi minuti prima che riacquistasse la
memoria per gettarla di nuovo via.
«No,
no, no! Perché?!» urla tra i singhiozzi, bagnando
con le sue
lacrime calde la carta che giace ai suoi piedi. Vede attraverso le
lacrime le parole dissolversi sulla pagina, piccoli aloni neri che
intaccano le sue meravigliose parole scritte per quindici anni per
una sola donna. E questa donna è l’unica che lui
abbia mai amato,
che non ha mai dimenticato quando tutto era perso, compreso il suo
nome e la sua identità, ma lei non c’è
più. Ora Yuuma lo ricorda
e il suo cuore si spezza nuovamente, esattamente come era successo
quindici anni prima quando lei perse la vita.
«O-Ora
ricordo tutto… Tu s-sei morta quindici anni
fa…»
Yuuma
mormora quelle poche parole senza che il suo corpo riesca a calmarsi
e senza che riesca a far cessare le lacrime. Si lascia andare al
dolore e alla consapevolezza che quel suo piccolo desiderio di una
parola non si realizzerà mai, ma finalmente capisce e tutto
ha un
senso.
Ha
iniziato a scrivere per lei, per darle l’addio giusto. Ma
forse non
ha mai voluto che lo fosse. Doveva essere un arrivederci,
un
ci vedremo presto, un ti amo nonostante tutto.
Doveva
essere un modo per non dimenticarla e continuare a vivere per lei, ma
l’incidente gli aveva fatto dimenticare tutto, se non il
desiderio
pressante di continuare a mandare quei messaggi. E quei messaggi
avevano creato in lui l’illusione che potesse averla ancora,
che un
giorno una risposta sarebbe arrivata sulla sua scrivania e che poi
potessero incontrarsi di nuovo.
«E-Ero
convinto c-ci saremmo rivisti, e-eppure sei sparita di
nuovo…»
Le
lacrime non si fermano e il tempo passa, mentre il dolore diventa
quasi più sopportabile su quel pavimento di lettere
d’amore. Non
sa nemmeno per quanto tempo abbia pianto, sa solo che si sente
stremato e privo di ogni forza, là rannicchiato sulle sue
lettere.
Tiene le braccia strette al petto e cerca ancora di calmarsi e di
trovare la forza di rimettersi in piedi, ma la consapevolezza di
averla persa già tanto tempo addietro è
così pressante.
E
con un sospiro tenta nuovamente di alzarsi, per poi raccogliere tante
di quelle lettere che non riesce nemmeno a tenerle in mano senza che
queste cadano. Seduto di nuovo su queste chiude gli occhi e le
stringe al petto, inspirando un profumo che non esiste più e
godendo
di un calore perso fin troppo tempo fa. Ormai, dopo quindici anni
riesce ad abbracciarla e a ricordarla come quando lei era in vita, a
sentire tutto ciò che finora ha solo scritto. Resta
così, immobile
a bearsi di sensazioni che appartengono solo alla sua mente, che il
suo corpo non può più sentire, ma lei
è lì con lui. Dopo
tutto quel tempo, lei è finalmente con
lui. E quando riapre
gli occhi, Yuuma deglutisce e si rimette in piedi. Ci riesce e si
volta verso la finestra, tenendo al petto le lettere della sua amata.
Ormai sa cosa fare e non può fare a meno di accennare un
sorriso.
Tutto
quello che ha fatto ha finalmente un senso e ricorda cosa si era
ripromesso tempo fa: avrebbe continuato a scriverle per starle
accanto, per poterle dire tutte quelle parole che non aveva fatto in
tempo a comunicarle. Sospira e finalmente ricorda. Ricorda la stanza
di lei, tutti i suoi componimenti lasciati sul suo
letto
accatastati l’uno sull’altro nella speranza che un
giorno questi
l’avrebbero raggiunta.
«Non
sono più tornato… Non ti ho più
lasciato niente perché non
ricordavo…»
E
Yuuma alza per un ultima volta lo sguardo al cielo plumbeo di
dicembre e sorride appena. Ha scritto ancora troppo poco
perché le
sue parole arrivino a lei, perciò sa che non
smetterà mai. Alla
fine l’ama e per quanto tempo ancora possa passare, lui
continuerà
ad amarla e a scriverle, anche se sa che non arriverà mai
una
risposta.
Angolo di Zenya ♥
Allora,
che dire? Innanzitutto, ringrazio chiunque abbia letto fino a qui
questa mia piccola shot ^^
È
la prima volta che utilizzo Yuuma/VY2 come personaggio protagonista
(sto pensando di usarlo come secondario in Arrest Rose, ma non lo so
ancora) ed è anche da parecchio che non scrivo una het
<.<
Allora,
perché ho scritto questa shot? Diciamo che intanto ho
riscoperto
quanto mi piaccia la voce di VY2, è un bellissimo patato e
la sua “A
clingy boy sticking for 15 years” mi ha letteralmente ucciso
di
feels, quindi ho voluto provare a scriverci qualcosa al riguardo.
Inoltre ultimamente sento di essermi bloccata con la scrittura e
questa shot voleva essere un mio tentativo per non arenarmi
completamente, anche perché questa si è scritta
abbastanza
tranquillamente (mi serviva un attimo per riconnettere col cervello
<.<)
Quindi
niente, spero abbiate gradito questo mio lavoretto senza troppe
pretese e grazie mille per chi vorrà lasciare un parere o
qualsiasi
altra cosa <3 critiche sempre bene accette~