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Autore: AleDic    26/09/2017    2 recensioni
[Oswald!Centric ⎸Oswald/Jack a libera interpretazione ⎸Missing Moments ⎸ l’introspezione domina ⎸1.387 parole]
La prima volta che lo vede è ad una festa nella villa del conte Orvelle. È giovane, forse ha la sua stessa età, lunghi capelli d’oro legati in una treccia e occhi verde smeraldo, un viso dai tratti gentili e delicati. Si muove con grazia e naturalezza, riuscendo ad affascinare e parlare con ogni sorta di gente lì presente.
Non c’è nulla di particolare in lui, niente di così appariscente o di non visto ad altre feste. Di certo, non c’è nulla che potrebbe attirare la sua attenzione.

{Ottava classificata a parimerito al contest "Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito! [Solo edite!]" indetto da Elettra.C sul forum di EFP}
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Vessalius, Oswald Baskerville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname su EFP e sul forum: AleDic
Titolo: Come acqua che scivola tra le dita
Fandom: Pandora Hearts
Personaggi (e pairing, se presente): Oswald, Jack
Note dell’autore: Sono tornata con la prima storia in assoluto su Jack e Oswald! Più che altro, si tratta di un’introspezione su Oswald, dal momento in cui ha incontrato Jack per la prima volta, fino alla decisione di fidarsi di lui. È uscita una shot un po’ lunga, e spero di non essere sfociata nell’OOC.
Grazie a tutti quelli che passeranno a leggere e a quelli che lasceranno un commento.

 

Alla prossima,

Ale  

 

 



 

Come acqua che scivola tra le dita

 

~ e riflette desideri e illusioni ~

 

 

 

{ 1.387 parole }

 

 

 

 

 

Tutto ciò di cui abbiamo bisogno in questa vita sono ignoranza e fiducia.

~ Mark Twain

 

 

 

 

 

Oswald non si è mai interessato alle persone. Non che le odii o provi qualche genere di risentimento o pregiudizio. Semplicemente, gli sono indifferenti, come sembra essergli il resto del mondo. Lui, un orfano senza alcuna ragione d’esistere, è arrivato a villa Baskerville per diventare il prossimo Glen e capofamiglia, e ha come unico scopo quello di assolvere i suoi doveri. Tra questi, al momento, c’è il raccogliere informazioni nell’alta società sui vari nobili che avrebbero intrattenuto affari con i Baskerville.
È sempre stato così, fin dall’inizio.

Poi ha incontrato Jack.

 

 

La prima volta che lo vede è ad una festa nella villa del conte Orvelle. È giovane, forse ha la sua stessa età, lunghi capelli d’oro legati in una treccia e occhi verde smeraldo, un viso dai tratti gentili e delicati. Si muove con grazia e naturalezza, riuscendo ad affascinare e parlare con ogni sorta di gente lì presente.
Non c’è nulla di particolare in lui, niente di così appariscente o di non visto ad altre feste. Di certo, non c’è nulla che potrebbe attirare la sua attenzione.
Eppure, dal momento esatto in cui lo sguardo si è posato su quell’uomo, Oswald non riesce a scrollarsi di dosso una sgradevole sensazione. Non è odio e nemmeno paura, anche riflettendoci ore ed ore non ha idea di come definirla. Sa solo che gli fa venire la pelle d’oca.
Così, senza una vera ragione per farlo, inizia ad indagare su di lui.

 

 
 

Jack Vessalius, terzo figlio del visconte Vessalius, vent’anni. È nato dalla relazione con un’amante e per anni ha vissuto con la madre in un paesino lì vicino; è stato preso nella villa di famiglia solo da qualche tempo, per questo è stato presentato nell’alta società in così tarda età.
Per quanto duramente cerchi risposte, quelle sono le uniche informazioni che Oswald riesce a reperire. Nulla d’insolito o fuori dall’ordinario, nulla di sospetto o preoccupante. Per quanto s’impegni, Oswald non riesce a trovare qualcosa che gli spieghi il motivo di quella spiacevole sensazione. Probabilmente l’unico modo per scoprirlo sarebbe un incontro diretto con lui. Ma Oswald non gli si avvicina neanche una volta, né prova a parlargli.
Alla fine, decide di lasciar perdere. Dopotutto, quell’uomo non è d’interesse per gli affari dei Baskerville; il tutto è nato dal suo intuito affilato a cui è solito affidarsi, nulla di più. Dalla festa successiva, Oswald riprende a concentrarsi solo sui suoi compiti, esattamente come è sempre stato.

Tuttavia, seppur distante e superfluo, il suo sguardo continua a seguire Jack.

 

 

A volte basta un attimo per scordare una vita, ma non basta una vita per scordare un attimo.

~ Jim Morrison

 

 

Passano tre anni prima che s’incontrino a tutti gli effetti. Quella volta è Jack ad essersi recato a villa Baskerville, in veste di musicista invitato dal ducato dei Barma. Il motivo per cui ha accettato, apprende Oswald, è la determinazione con la quale quell’uomo ha cercato Lacie. Oswald non sa come dovrebbe sentirsi o reagire riguardo quella situazione. Credeva che non avrebbe mai avuto a che fare con Jack Vessalius ed ora è proprio di fronte a lui; credeva che non avesse nulla a che fare con i Baskerville, invece era legato a sua sorella minore. Inoltre, Jack non sembra affatto spaventato della situazione in cui si trova; mantiene un portamento composto e tranquillo. Almeno finché non vede Oswald.
È pienamente sicuro che Jack non lo abbia mai notato per tutti quegli anni; è stato attento nell’agire con cautela, rimanendo nell’ombra. Dopotutto, quello è il suo lavoro. Eppure, quando i loro sguardi s’incontrano per la prima volta, l’uomo spalanca gli occhi in completo stupore e impallidisce, come se l’avesse riconosciuto.
(Oswald non riesce a dirlo con certezza, ma avverte, nello sguardo di lui, anche uno strato di paura).

«… Ci siamo già incontrati… ad un ballo o qualcosa di simile…?»
La voce di Jack cerca di sembrare ferma, ma a Oswald non sfugge il leggero tremolio in sottofondo.

È impossibile, pensa ancora una volta. Non può conoscermi.
«No.»

Quando gli risponde, nella sua voce non c’è traccia di tremiti.

 

 

Nonostante fossero passati tre anni, quando l’ha rivisto Oswald ha provato di nuovo quell’inspiegabile sensazione. Normalmente, avrebbe allertato subito le guardie e fatto scortare quell’uomo fuori dalla villa. Tuttavia, più di una volta Glen ha criticato la sua indole severa e inflessibile, suggerendogli di tentare di essere meno diffidente e più aperto. Per questo motivo quella volta ha deciso di dare a Jack un’opportunità.
Ma non ha più importanza adesso. Jack non conosceva il ducato di appartenenza di Lacie, per questo ha continuato a cercarla così sconsideratamente. Ora che la situazione gli è chiara, come la maggior parte degli esseri umani, si sarebbe tenuto alla larga dai Baskerville. Non l’avrebbe rivisto ancora.

Il giorno dopo, Jack è di nuovo lì. Glen gli ha svelato uno dei passaggi segreti per entrare nella villa, invitandolo a tornare ogni qual volta volesse. Oswald non ha idea del perché l'abbia fatto, se il suo padrone abbia qualcosa in mente o sia semplicemente annoiato. E, soprattutto, non ha idea del perché Jack gli abbia dato ascolto. Sa solo che continua imperterrito a tornare lì.

Anche il giorno dopo.

E quello dopo ancora.

 

 


Dopo una settimana, Oswald decide di andare ad accoglierlo.
L’uscita del passaggio usato da Jack si affaccia su dei cespugli tra gli alberi, nel luogo più remoto della tenuta. L’uomo spunta fuori quasi strisciando, alcune foglie rimaste impigliate tra i lunghi capelli biondi.

«Ancora qui, Jack Vessalius?»
Oswald troneggia su di lui, le braccia incrociate al petto e lo sguardo indagatore. Jack alza lo sguardo su di lui e un sorriso gli si forma sul volto angelico.
«Ehilà, Oswald.»
Come sempre, gli si rivolge tranquillo e gentile, come se fosse un suo pari. Il fatto che i Baskerville non siano umani non sembra avere nessun effetto su di lui, né sembra dargli qualche importanza.

«Scusa il disturbo. Sai dove posso trovare Lacie?»
Il sorriso continua a restargli sul volto e non accenna a volersi spegnere.
Oswald lo guarda per qualche attimo in cui il silenzio sembra carico di elettricità.
Alla fine, si fa sfuggire un lungo sospiro, che suona come una dichiarazione di sconfitta ad una battaglia che non sapeva di stare combattendo.
Si piega leggermente in avanti, tendendo una mano verso Jack. Lui resta a guardarla un momento, sorpreso, prima di afferrarla senza esitazione.

 

 

L’amore è cieco. L’amicizia chiude gli occhi.

~ Otto von Bismarck

 

 
Quella sensazione non è scomparsa.
Nonostante adesso parli con Jack quasi regolarmente, è ancora lì, forte e insondabile come anni prima. Ora, almeno, ne ha capito il motivo.
Jack è entusiasta ed energico come un bambino, ingenuo e gentile ai limiti del credibile, completamente imprevedibile. Più tempo Oswald passa insieme a lui, meno riesce a comprenderlo e quella sensazione si intensifica. Più tenta di avvicinarsi al vero Jack, più gli sfugge; Oswald lo cerca insistentemente, il suo sguardo che sembra voler scrutare fin dentro la zona più remota della sua anima, ma è come tentare di afferrare acqua a mani nude: più provi a trattenerla, più ti scivola tra le dita. E quando ti affacci al suo specchio, l’unico riflesso che vedi è il tuo.
Da quando ha permesso a Jack di camminare al suo fianco, c’è anche un’altra sensazione che ha iniziato a farsi strada in lui, qualcosa di completamente diverso da quello che ha provato da quando l’ha visto per la prima volta. È legata a una parola che gli è sempre stata estranea.
Oswald non ha mai avuto amici. Sa che intrattenere buoni rapporti con le varie casate è importante, ed è quello che ha fatto come, ad esempio, con Reymond Nightray, per cui nutre un sincero rispetto. Ma nulla a che vedere con ciò che si possa definire amicizia.
Con Jack, però, è diverso.
Quando è con lui parla sempre il doppio del solito, gli racconta cose che non ha mai detto a nessuno, la sua presenza non sembra disturbarlo mai, e, più di una volta, si è ritrovato a sorridere.
Non ha idea se tutto ciò sia giusto, se fidarsi di Jack sia una scelta affidabile, non sa se quella definizione sia corretta.
Tuttavia, sa con estrema chiarezza che, in fondo al suo cuore, anche se si stesse sbagliando, vuole essere suo amico.

   
 
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