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Autore: Nike96_Arts    28/09/2017    3 recensioni
Dal testo: "Aerys Targaryen, Secondo del suo nome, Re degli Andali e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame ormai non era più che un uomo sul ciglio della morte, che si dibatteva cercando invano un modo per sopravvivere. Sputava e si dimenava tra le sue braccia, gli occhi spalancati fissi in quelli del suo carnefice. Alzò la mano sinistra, così sporca di sangue da essere diventata completamente rossa e sfiorò la guancia del ragazzo che aveva provocato la sua fine.
La fine di una dinastia. La fine di un'era"
La mia versione della morte del Re Folle e la nascita dello Sterminatore di Re
Rating giallo per le scene di violenza e un po' per il linguaggio
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaime Lannister, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Nda: Consiglio l'ascolto della canzone "Let It Burn" del gruppo Red durante la lettura.
Buona lettura a tutti!



•  ~

Le guardie di suo padre erano entrate nella città da tempo ormai, così tante da non riuscire neanche a contarle.

Il messaggero che aveva inviato nella sala del trono tardava ad arrivare e lui, da solo, come unica Guardia Reale rimasta in città, non sarebbe riuscito a sconfiggere un intero esercito.

L'uomo che aveva mandato da Aerys arrivò di corsa e si accasciò contro il muro, cercando di riprendere fiato “Ebbene?” gli chiese il ragazzo con trepidazione “Cosa ha risposto?”

“Portami la testa di tuo padre, se non sei un traditore” affannò il messaggero “Ordine diretto del Re”

Ordine diretto del Re.

Il re era davvero più pazzo di quanto pensasse.

“Sbarra il portone e tienili fuori più che puoi” così dicendo spinse con rabbia il messaggero di lato e si diresse verso la sala del trono.

Passò per il cortile, la battaglia che infuriava fuori le mura e il fumo che saliva in alto, coprendo quelle poche stelle che facevano capolino nel cielo scuro.

Mentre camminava a passo sempre più veloce, il piromante gli passò davanti in fretta, muovendosi con passetti piccoli ma veloci.

Fu un lampo, e ricordò.

L'Altofuoco.

Barili e boccette nascoste per tutta Approdo del Re.

Sgranò gli occhi Vuole farci saltare in aria tutti

Non poteva permetterglielo.

Senza neanche pensarci tirò fuori la spada e gli si fiondò addosso. Il vecchio non ebbe neanche il tempo di capire che cosa stesse succedendo che la sua gola era già stata recisa da parte a parte.

Corse nella sala del trono, sperando che quello che aveva appena ucciso fosse l'unico alchimista che Aerys avesse a disposizione. O almeno l'unico alla quale era stato detto di far esplodere la città.

Trovò la stanza del trono vuota, i grandi teschi di drago che incutevano timore dall'alto delle mura sembrarono improvvisamente ancora più minacciosi, quasi stessero per prendere nuovamente vita.

Il re sedeva su quel suo maledettissimo trono, grattandosi le croste e sanguinando dal palmo della mano. Doveva essersi tagliato ancora una volta con una delle spade del trono “Bruciateli tutti! Bruciateli tutti!” continuava a biascicare “Bruciateli tutti!”

Il ragazzo guardò il re e gli si avvicinò con cautela, lasciando che la punta della spada stridesse sul pavimento di pietra mentre gocce di sangue bruno disegnavano con una sottile e macabra striscia il suo percorso.

Il re strinse i manici del trono, così forte che le nocche gli erano diventate bianche, più bianche della sua pelle pallida, e il sangue scivolava giù, sopra le spade che formavano quel mostro di ferro, gli occhi viola spalancati. Era forse sorpresa? Rabbia? Oppure paura? Non importava.

Il ragazzo era sempre più vicino, pronto ad azzannare la sua preda. Salì le scale e Aerys cominciò a pensare ad una via di fuga. Ma Jaime era cresciuto per essere un soldato e notò i piedi del sovrano muoversi prima ancora che questi cominciasse a correre verso le stanze reali.

Affrettò il passo e alzò la spada che in un attimo finì nella schiena del re.

Il suo re, quello che aveva giurato di proteggere. E invece era stato proprio lui a mettere fine alla sua vita.

Aerys si accasciò all'indietro sul corpo della sua giovane guardia “Tutti, tutti!” riprese ad urlare “Tutti! Bruciateli tutti” come se il suo piromante potesse ancora sentirlo.

Jaime serrò la mascella. Stava facendo la cosa giusta, non poteva fare altrimenti. O il re, o Approdo e tutti i suoi abitanti.

Lui aveva scelto gli abitanti.

“Tutti! Tutti!” continuava a urlare Aerys in preda al delirio “Li brucerò tutti! Tornerò e vi brucerò tutti!” E così dicendo continuava a dimenarsi sul pavimento della sala del trono.

Il ragazzo ingoiò un groppo di lacrime ed estrasse la spada. Sentì Aerys prendere fiato e lo vide scoprire la gola. In un secondo la lama tagliente della sua spada stava per aprire la gola del drago “Non brucerai più nessuno” sibilò con rabbia e tagliò. Il sangue gli schizzò in faccia nell'esatto momento in cui la lama squarciò la pelle. Persino i suoi capelli dorati si macchiarono di rosso cremisi.

Aerys Targaryen, Secondo del suo nome, Re degli Andali e dei Primi Uomini, Lord dei Sette Regni e Protettore del Reame ormai non era più che un uomo sul ciglio della morte, che si dibatteva cercando invano un modo per sopravvivere. Sputava e si dimenava tra le sue braccia, gli occhi spalancati fissi in quelli del suo carnefice. Alzò la mano sinistra, così sporca di sangue da essere diventata completamente rossa, e sfiorò la guancia del ragazzo che aveva provocato la sua fine.

La fine di una dinastia. La fine di un'era.

Ma ormai le forze lo stavano abbandonando. La mano scivolò lungo la guancia del ragazzo, lasciando la sua nitida impronta cremisi sulla pelle giovane e chiara. E mentre Jaime cercava di trattenere il dolore e le lacrime, con il respiro affannato e il labbro tremante, il re esalava il suo ultimo respiro.

Troppo facile si ritrovò a pensare Un re dovrebbe morire più difficilmente di così.

I secondi si dilatarono, ogni suo movimento gli sembrava lento e pesante. Rimase fermo, con il re tra le braccia, sporco e maleodorante. Gli occhi viola e sgranati del sovrano, fino a poco prima ardenti di pura follia, ora erano vitrei e spenti. Ed erano puntati nei suoi.

Si alzò di scatto, non potendo più reggere quello sguardo ormai morto, e tremante si guardò intorno.

Vuoto.

Solo il fragore della battaglia gli giungeva ovattato attraverso gli spiragli delle finestre e della grande porta d'ingresso.

Lo aveva fatto davvero. Aveva davvero trafitto il suo re. Aveva davvero mandato in frantumi il suo giuramento.

La porta si spalancò e le guardie di Tywin Lannister inondarono la sala reale.

Non c'era modo di sfuggirgli, né alle loro spade, né al loro giudizio.

Il ragazzo avvertì i loro sguardi disgustati che gli si infilavano sotto l'armatura, lacerandogli la pelle.

Traditore era la parola che aleggiava nell'aria Sporco traditore.

Fece un respiro profondo, cercando di sembrare più grande di quanto in realtà fosse “Avvisate la città che il Re Folle è morto” dichiarò con tono solenne “E risparmiate tutti coloro che si arrenderanno”

Nessuno si mosse. Le guardie si scambiarono sguardi concitati e qualche mormorio confuso, prima che uno di loro facesse un passo avanti nella sua direzione “Proclamiamo anche un nuovo re, mio signore?” E quell'appellativo finale sembrò molto più un insulto che una formalità.

Un nuovo re. Tywin Lannister. Robert Baratheon. Viserys Targaryen. Non aveva importanza, non per lui, non in quel momento.

Guardò Aerys Targaryen, guardò come la pozza di sangue che sgorgava ancora dalla ferita si allargava sul pavimento.

Re o ladri, moriamo tutti allo stesso modo.

“Proclamate chi cazzo vi pare” disse e i soldati si congedarono.

Rimasto nuovamente solo nella grande sala fredda, l'imponente trono, poco distante, catturò la sua attenzione.

Lui non riusciva a capire. Cercava di convincersi che era troppo giovane per capire, che un giorno avrebbe compreso perché tutti volessero quell'orrenda sedia sotto il culo e sparare ordini, sensati o meno, a destra e a manca.

Potere. Suo padre glielo aveva ripetuto spesso. Il potere rende grande un uomo.

Jaime non era mai stato troppo d'accordo con questa filosofia.

Eppure le sue gambe si mossero da sole, lentamente, verso quella sedia fatta di spade fuse. Di alcune non riusciva neanche a riconoscere la forma ormai, fuse dal fuoco e consumate dal didietro di questo o quel sovrano, mentre altre mantenevano ancora le else decorate e le gemme preziose dell'impugnatura.

Si avvicinava e il rumore del battito del suo cuore sovrastava il silenzio della sala, la spada insanguinata ancora stretta nella mano, come se fosse l'unica maniera per rimanere in vita.

Si sedette. Era ancora caldo.

Alzò gli occhi e si guardò intorno.

Le fiaccole ancora accese ai lati della stanza danzavano proiettando ombre inquietanti sui muri di pietra e le orbite dei teschi sembravano ospitare nuovamente gli occhi di quelle creature terrificanti “Bruciali tutti!” la voce rabbiosa di Aerys irruppe prepotentemente nella sua testa “Tutti! Tutti!”

La scacciò velocemente.

Nella sua mente, la sala cambiò. Vide persone ammassate dall'ingresso quasi fino ai piedi delle scale. Nel piccolo spazio vuoto due pire di legno aspettavano l'ennesimo traditore.

L'ennesima vittima.

Rivide quelle esecuzioni, gli scorsero velocemente davanti agli occhi.

Rivide Lord Rickard Stark bruciare sotto gli occhi di tutti, urlando e agitandosi nel fuoco e Brandon Stark che veniva strangolato da guardie come lui.

Risentì la risata folle e sadica del re.

Bruciateli tutti!” insisteva la voce nella sua testa “Bruciateli! Bruciateli!”

Si portò le mani alle orecchie e chiuse gli occhi, così forte da fargli male, rannicchiandosi in se stesso.

È finita cominciò a ripetersi Nessuno più brucerà, nessuno!

Tremava, come mai aveva tremato in vita sua.

Un Lannister non trema” un'altra voce, più ferma e solenne, prese il posto di quella di Aerys “Un Lannister non piange”

Tirò su col naso e cercò di calmarsi, di darsi un contegno.

Pycelle irruppe nella stanza qualche istante dopo, correndo malamente sulle sue gambe rachitiche.

“Ser-” la voce gli si spezzò in gola non appena vide il giovane Lannister sul trono, gli occhi rossi e gonfi ma lo sguardo fermo.

Jaime lo fissò con astio e il Lannister che era in lui prese il sopravvento. Raddrizzò la schiena e le spalle, portò il petto in fuori e inchiodò i suoi occhi verdi in quelli del vecchio maestro. Quanto avrebbe voluto riservare anche a lui la stessa fine del re. Ma due vittime erano già abbastanza.

“Lascia che entrino” gli ordinò, con la voce che non sembrava neanche più quella di un ragazzino di diciassette anni “Voglio proprio vedere chi verrà a reclamare questa sedia di ferro” e così dicendo si appoggiò la spada sulle ginocchia.

Pycelle annuì timoroso, accennò un inchino e sgattaiolò fuori da dove era venuto.

Jaime si ritrovò a fissare la grande porta d'ingresso per quelli che probabilmente furono minuti, ma che a lui parvero ore. Poi, con uno stridio, il portone si spalancò, permettendo a Ned Stark e al suo minuto gruppo di soldati di entrare.

Erano sporchi, di terra, sangue e sudore, e affaticati.

Ned Stark, di qualche anno più grande di lui, entrò a cavallo di un destriero baio, grosso e possente, come tutti i cavalli del nord, mentre i suoi uomini lo seguivano a piedi.

Per un attimo, Jaime tornò ragazzino, sperando di ricevere qualche ringraziamento per aver messo finalmente fine a quella guerra. Ma Stark non aveva nessuna parola di ringraziamento, solo disprezzo.

Lo guardò dall'alto in basso con astio e disgusto, cercando di tenere fermo il cavallo sotto di lui, probabilmente intimorito dai grossi teschi che sorvegliavano la sala dall'alto. I suoi occhi scuri viaggiarono per la sala, dal re morto a lato del trono, alla spada insanguinata artefice di quell'abominio, fino all'uomo seduto sul trono.

Uomo. Perchè per Ned quello non era un ragazzino.

Jaime si irrigidì di nuovo e serrò la mascella “Come può un lupo giudicare un leone?” La voce di suo padre continuava a martellargli in testa.

Lui era il leone e non avrebbe permesso a nessuno di trattarlo diversamente.

Accennò un ghigno, lo sguardo fiero puntato negli occhi dell'uomo del nord “Tranquillo Stark” affermò solenne “Volevo solo mantenerlo al caldo per chi sarebbe venuto dopo”

Ned corrucciò ancora di più lo sguardo e strinse le redini.

Jaime si alzò, rinfoderando la spada senza neanche pulirla, e scese le scale “Testa alta, spalle dritte” continuava a ripetere la voce nella sua testa.

Passò accanto allo stallone di Stark con fierezza e aspettò che i soldati gli aprissero la strada. Questi lo guardarono in cagnesco prima di spostare lo sguardo sul loro comandante che però, nonostante il suo disprezzo, non poté fare a meno di annuire.

Il manipolo di soldati si aprì, lasciandolo passare. Uscì dalla porta e attraversò la fortezza fino all'ingresso. C'erano ostaggi, donne di corte, servi. Ognuno di loro gli riservava lo stesso trattamento. Tutti lo fissavano sdegnati e inorriditi, sentiva i loro sguardi su di lui “Sono solo pecore, non ti importa la loro opinione” la voce non voleva lasciarlo in pace. Sentiva gli occhi pungere e la gola bloccata, ma continuava ad avanzare, senza distogliere lo sguardo da davanti a sé.

Quando finalmente riuscì ad uscire dalla fortezza rossa, le torce e gli incendi avevano trasformato la notte in giorno. C'erano ancora donne che urlavano, da qualche parte, in fondo alle strade, e uomini che razziavano le case.

Vide gli uomini di suo padre uccidere e fare prigionieri.

Due di loro avevano catturato una guardia reale e la stavano portando dentro alla fortezza, strattonandola su per le scale mentre questa tirava pugni e calci, disarmata.

Ancora una volta, si sentì nel panico e ricominciò a tremare. Cercò di non farsi vedere, ma fu tutto inutile.

“Tu!” urlò la guardia con voce isterica “Brutto figlio di puttana!”

Riconoscendo il ragazzo, il soldato Lannister tirò un pugno al suo prigioniero, ma questi non aveva alcuna intenzione di tacere “Traditore!” continuò a gridargli “Vigliacco!” i soldati lo strattonarono con più forza “Sterminatore di Re!”
La notizia si era diffusa in fretta.

Ogni parola fu come una pugnalata al cuore, ma l'ultima fu anche peggio delle altre. La sentì scendere nelle viscere e arrivare allo stomaco. Lo sentiva contorcersi e cercò di trattenere un conato di vomito.

Voltò le spalle e continuò a camminare, più velocemente adesso, verso la fine della città, mentre l'uomo che una volta era un suo commilitone continuava a gridare, da sopra le scale della fortezza “Sterminatore di Re! Sterminatore di Re!”

Il percorso diventò un inferno.

Tutti quelli che si trovavano sul suo cammino, anche i ladri e gli stupratori, si sentivano in diritto di esprimere il proprio disprezzo.

“Spergiuro!” gridò un uomo in mezzo alla folla “Uomo senza onore!” urlava la voce isterica di una donna “Traditore!” faceva eco qualcun altro.

Dei pugnali, con molta probabilità, gli avrebbero fatto meno male “L'ho fatto per voi!” avrebbe voluto gridare “Per tutti voi!”

Ma la voce di suo padre continuava a intimargli di non tener conto del giudizio delle pecore.

Allora perché gli faceva tanto male?

Un paio di persone gli sputarono addosso, qualcuno lo spintonò. Gli arrivò anche qualcosa in testa e sulle spalle, ma non voleva sapere cosa fosse.

Persino i bambini lo guardavano con odio.

Casa era l'unica cosa che riusciva a pensare Voglio tornare a casa.

Testa alta, spalle dritte” ricominciò a ripetere la voce nella sua testa. Ma non ce la faceva più. Era stanco e amareggiato, distrutto. Percorse l'ultimo tratto, fino alle porte della città, con le spalle incurvate e la testa bassa, i lunghi capelli dorati che gli coprivano il volto.

Su una cosa era certo, non avrebbe dato loro la soddisfazione di vederlo piangere.

Alle porte della città, mentre cercava un cavallo libero su cui poter salire e correre verso casa, vide suo padre.

Fiero come sempre, ritto sul suo meraviglioso purosangue bianco, Tywin Lannister osservava la sua vittoria nel caos che era ormai Approdo del Re.

Quando il suo sguardo incrociò quello del figlio, poco lontano da lui, con gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime, la sua espressione vittoriosa si trasformò in disappunto.

L'ennesima pugnalata.

Il ragazzino aprì la bocca “P-padre?”

Cosa si aspettava? Sostegno? Rispetto? Soddisfazione? Conforto? Tywin Lannister non era uomo da queste cose. E inoltre, adesso, l'unica cosa che gli stava mostrando era la sua debolezza.

Si maledì, quasi quanto aveva fatto con il Re Folle, per il suo comportamento.

Abbassò lo sguardo, con la testa tra le spalle, incapace di reggere quello del padre, mentre questi gli passava accanto senza rivolgergli neanche la parola, marciando fiero verso la Fortezza Rossa.

Uno scudiero gli si avvicinò, timoroso, borbottando qualcosa che lui non aveva intenzione di ascoltare. Di nuovo, il battere incessante del suo cuore copriva qualsiasi altro rumore.

“Portami un cavallo!” Ordinò con rabbia, senza neanche sprecare energia per alzare la testa e vedere in faccia l'uomo contro cui aveva gridato. Lo scudiero accennò una riverenza e velocemente andò a procurasi ciò che gli era stato richiesto.

Poco più avanti, Robert Baratheon, in sella ad un destriero scuro e massiccio quanto il suo cavaliere, veniva acclamato da tutti come salvatore della città, colui che li aveva liberati dall'inferno.

Eroe.

 

Jaime Lannister viaggiò da solo verso Castel Granito correndo nell'aria fredda della notte che gli pizzicava le guance, stringendo le redini del proprio destriero così forte da non sentire più le dita e ricacciando indietro tutta la rabbia che aveva in corpo.

Tutte le lacrime che non poteva versare.

Non sarebbe più successo.

Lui era un leone e, come tale, non doveva rendere conto a nessuno.

Nessuno avrebbe più visto le sue debolezze.

Né Cervi, né lupi, né tanto meno draghi.

Non lo avrebbero spezzato così facilmente.

•  ~
 


The Writer's Corner

Salve a tutti di nuovo! Prima di tutto vorrei ringraziare di tutto cuore tutti quelli che hanno letto e che sono giunti fin qui, i lettori fantasma e chi recensirà :) 
Gradirei tanto sapere cosa ne pensate, ed anche le critiche sono bene accette ^^

È la prima volta che mi cimento in una storia per questo fandom, o meglio, è la prima volta che ne pubblico una.
Ho sempre scritto, ma mi sembravano sempre quei racconti che uno scrive e magari rilegge più in là nel tempo, ma che non hanno senso di essere pubblicati.
Ma questa volta ho voluto osare. Non so perchè, forse perchè l'ho scritta praticamente tutta di getto (e per questo motivo è probabile che subisca qualche cambiamento in futuro), non lo so.
So solo il perchè l'ho scritta: per rendere quelle che secondo me erano le emozioni di un personaggio che, all'inizio della serie, mai avrei pensato di amare quanto adesso. Un personaggio che ha fatto tante cose cattive, certo, ma anche molte cose buone, che ha cercato di rimediare ai suoi errori e che, comunque, è sempre stato ostacolato da tutti (tranne una certa persona, ma vabbè, questa è un'altra storia...), spesso anche solo per il suo cognome.

Ho cercato di essere più fedele possibile ai racconti della serie (non mi sono troppo addentrata nei dettagli del libro altrimenti veramente non ne sarei più uscita fuori), in particolare ho cercato di non far "cozzare" il mio racconto con il monologo di Jaime nei bagni di Harrenhal (una delle mie scene preferite in assoluto) e con i racconti delle "History and Lore" presenti nei DVD delle stagioni.


Che dire se non che spero vivamente che questa piccola one-shot vi piaccia e spero tanto di ricevere i vostri pareri.
Spero di riuscire a scrivere ancora per questo fandom :)


Ancora un grazie enorme!

Baci
Nike <3

P.S. Chiedo scusa per queste poche righe, ma non è proprio arte mia xD


 

 

 

 

  
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