Note
dell’autrice: salve a tutti. Ho visto che su questo sito non ci sono molte
fanfiction che parlano di Sherlock Holmes, uno dei miei personaggi letterari
preferiti, Ho dunque deciso di cominciare a scriverle io. Per ora, dato che sono
alle prese con altre storie lunghe, mi limiterò a pubblicare delle song-fiction.
Questa è la prima e spero che sia di vostro gradimento.
TI
LASCIO UNA PAROLA.
Mi
butto a terra, ansante, sotto questo sperone di roccia che sono finalmente
riuscito a raggiungere dopo un’ardua arrampicata. Chiudo gli occhi e cerco di
riprendere fiato, mentre la mia mente ancora si chiede se la decisione che ho
preso è giusta. Se sparire così si rivelerà la scelta migliore.
Se…
Apro
gli occhi di scatto, scosso dal suono di una voce familiare che grida con
disperazione il mio nome.
“HOLMES!!”
“Watson”
mormoro prima di tirarmi su, pur sempre rimanendo sdraiato, ed osservare il mio
migliore amico che, con le mani a coppa davanti alla bocca, mi chiama dal bordo
dell’abisso dove pensa che mi trovi.
A
stento reprimo l’istinto di chiamarlo, di fargli sapere che sono vivo. Non posso
rovinare tutto ora, anche perché, se mi facessi scoprire, il socio di Moriarty,
appollaiato qui intorno con il suo fucile, potrebbe sparargli e questo no, non
lo posso permettere. Non posso permettermi di perdere il mio
Boswell.
Così,
mi limito ad osservarlo da qui, mentre mi cerca
disperatamente.
Ti regalo
le mie scarpe, sono nuove
Prendi
anche qualche libro, può servire
Chissà,
forse avrei dovuto lasciare un testamento a Baker Street, dato che il mio
istinto mi diceva che sarei riuscito a sconfiggere Moriarty solo morendo anch’io
lottando con lui.
Le
uniche cose che mi hanno frenato sono state il mio orgoglio, perché scriverlo
avrebbe significato ammettere che sarei morto sicuramente e, probabilmente,
anche l’affetto per il mio migliore amico. Se mi fossi messo a fare testamento
in un altro momento, magari mi avrebbe solo rimproverato, ma nelle circostanze
in cui mi trovavo, avrebbe preso la cosa sul serio e si sarebbe preoccupato
troppo.
Saprò
alzarmi in volo, e vedere dove sei
Ti
manderò a dire goodbye
Ti regalo
la mia giacca ti sta bene
Ti lascio
una valigia da riempire
Ti lascio
anche il mio numero perché non si sa mai
Ti lascio
una parola goodbye
Cosa
avrei potuto lasciargli comunque? Le mie pipe? Il mio violino? La mia siringa
che tanto disprezzava? No, l’unica cosa che gli lascio è un biglietto,
appoggiato su di un masso poco distante dal baratto. Ecco, l’ha trovato, lo
legge, si dispera. Riprova a cercare, non si dà per vinto. Anche quando arrivano
gli agenti di polizia, lui continua ad indagare cercando scioccamente ed
inutilmente di seguire i miei metodi. Analizza le impronte, le rocce, l’erba,
non riesce a rassegnarsi al pensiero della mia morte.
Goodbye,
my friend goodbye, goodbye goodbye, my friend
Quanti
sogni, viaggi, colori, antichi rancori
E una
fantasia piena di amori
E andare
contro il vento non è difficile lo sai
Lo è
senza un saluto casomai
Oh
amico mio, forse sento solo la metà del dolore che stai provando tu. E’
difficile separarsi senza essersi salutati, dopo così tanti anni di avventure,
di pericoli affrontati insieme, di litigate. Dovrai proseguire nella tua vita,
dovrai farlo per te, per tua moglie…. per me. Dovrai combattere contro il
crudele vento della disperazione e dovrai farlo da solo, con il rimpianto di non
essere rimasto con me, di non essere stato al mio fianco, di non avermi salutato
per l’ultima volta.
E io?
Io viaggerò, scapperò e lo farò perché tu possa vivere tranquillo, perché non ci
siano nemici ad aspettarti dietro ogni angolo di Londra. Viaggerò e lascerò
tracce di me così che, anche se non saprai che sono io, magari ti sentirai meno
disperato e più invidioso di quell’uomo che gira tanto il mondo senza radici a
trattenerlo. Anch’io però ho delle radici e, un giorno o l’altro, magari tornerò
a Londra.
Chissà,
forse mi avrai perdonato e tutto tornerà come prima.
In
questo spero.
Ti
vedo mentre ti allontani, sconfitto, distrutto. Hai rinunciato, ma ancora non
riesci a crederci. Pensavi forse che fossi immortale? Che sarei sempre stato su
questa terra a difenderla dal crimine?
Se
sono immortale e solo grazie a te ed ai tuoi scritti così romanzeschi. Anche
quando morirò sul serio, la gente non ci crederà, continuerà a spedirmi lettere
su lettere, a visitare i luoghi della mia vita.
Ah,
maledetto senso di colpa, ancora una volta mi hai quasi tradito.
Addio
per ora, mio caro Watson
Goodbye,
my friend goodbye, goodbye goodbye, my friend
Fine
Ecco
fatto, ho finito questa prima song-fiction, basata sulle note della bellissima
“Ti lascio una parola (goodbye)” dei Nomadi. Il momento della narrazione preso
da “Il problema finale”, l’episodio in cui Holmes sconfigge Moriarty e
decide di scappare.
Spero
che vi sia piaciuta.
Bebbe5