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Autore: Lidzard    01/10/2017    0 recensioni
Missin moment fra un cecchino e quello che in futuro sarà il suo boss.
Trama:
La vita di Sebastian non è facile. Essere un killer comporta essere freddi e soli. Ma sarà sempre così? E se invece ci fosse un punto di vista che non ha ancora considerato?
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim Moriarty, Sebastian Moran
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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YOUR HANDS ARE COLD

Il cecchino aveva gli occhi chiusi, una voce nella sua testa gli fece correre un brivido lungo la schiena.
"Le tue mani sono fredde"

Strinse i denti facendo comprimere i muscoli della mascella, portandosi le braccia intorno ad abbracciarsi. Aveva freddo. Dopo molto tempo aveva freddo. Fece un profondo sospiro e si rigirò su se stesso, allontanandosi dalla finestra sul cui cornicione era seduto prima.

-Non ha alcun senso. Torna in te.- Si disse Sebastian, scrollando il capo e costringendosi a lasciare la presa sulle proprie spalle, sciogliendo quell'abbraccio autoconsolatorio.

Non aveva bisogno di un abbraccio per consolarsi, o per sentire meno freddo. Per sopperire ad entrambe le cose gli bastava prendere la sua motocicletta e raggiungere il primo bar che avesse suscitato il suo interesse. Per lui era sin troppo semplice attirare l'attenzione, ottenere ciò che voleva.. solo che adesso non lo sapeva più cosa voleva.

Con non poco fastidio si avvicinò alla scrivanìa, ormai conscio di non poter sopportare oltre la vicinanza alla finestra aperta, ma ancora troppo cocciuto per chiuderla. Prese fra le mani ogni singola foto da polaroid, nello spazio bianco sotto la texture di polveri che dava forma a visi sconosciuti, c'era un nome ed una cifra. Ognuno di quei visi era una parcella, ognuna di quelle cifre era invece un singolo proiettile sprecato. Era semplice. Veniva pagato per togliere la vita ad alcune sfortunate persone. A lui non interessava il nome, non voleva sapere quanti anni avrebbe avuto la vittima, se fosse colpevole, o innocente. Doveva essere così.

Con un sospiro leggero tirò fuori un accendino d'argento dalla tasca dei pantaloni blu scuro. Una alla volta iniziò a bruciare le foto ormai tracciate con la X fatta a pennarello nero, ripercorrendo inconsciamente quegli attimi che lo turbarono profondamente. La sera prima,verso le sette meno un quarto era su un tetto a fare il suo lavoro, sei persone erano cadute vittima del suo mirino.

Un uomo alto e magro, tipico inglese, colpo preciso in mezzo agli occhi, morte immediata;
Un uomo alto di statura media, dalle fattezze germaniche, colpo alla tempia destra, morte immediata;
Una donna bassa dai tratti ispanici, colpo alla schiena in corrispondenza del cuore, altro colpo in testa subito dopo, morte veloce ma non indolore;
Un ragazzo magro dal viso tondeggiante, altro colpo in mezzo agli occhi, morte immediata;
Una donna bionda e oggettivamente attraente, colpo dietro la testa, morte immediata;
Una ragazzina dai tratti.. troppo acerbi per definirla, colpo in mezzo alla fronte, morta sul colpo.

Guardava con apparente apatia ogni volto bruciare, ardere donando calore alle sue mani, un calore freddo. Arrivato all'ultima foto, per qualche motivo decise di tenerla. Si meritava quella tortura e infondo l'avrebbe ben sopportata.

Andò a sdraiarsi sul divano grigio, chiuse gli occhi avvertendo un ulteriore brivido. Un senso di deja-veu lo colse impreparato, ricordandogli inquietantemente quella sera quando alle otto, una volta rincasato e stesosi su quello stesso divano, una voce lo aveva riscosso dal sonno sussurrandogli quelle poche parole.
"Le tue mani sono fredde"

E aveva ragione quella voce, al ritorno dalla missione infatti non avvertiva alcun senso di adrenalina in corpo, solo un vuoto irritante e diverso da molti altri tipi di vuoti. Il cecchino scrollò le spalle, serrò le palpebre e rilassò i muscoli, così abituati a contrarsi e stare all'erta, che ormai era difficile farli rimanere placidi per più di pochi minuti. Regolarizzò il respiro, che mano a mano si fece sempre più profondo, le mani abbandonate sul ventre, i lineamenti addolciti dal sonno, ma sempre affilati.

La finestra era aperta, non seppe mai se fu una cosa voluta o meno. Fatto sta che un'ombra silenziosa scivolò con grazia da una scaletta antincendio al cornicione dove poco prima era seduto il cecchino, essa rivelò il profilo regale di un uomo sulla trentina, gli occhi color ambra scura, un naso piccolo e proporzionato, la bocca carnosa, piegata in un sorrisetto enigmatico.

Il consulente criminale aveva già fatto questa ragazzata la sera prima, ma non immaginava avrebbe dato così presto i suoi frutti. Era un po che cercava qualcuno con cui giocare, iniziava a perdere le speranze, quando riconobbe l'andamento del killer in un uomo qualunque in un bar qualunque. Ricordava perfettamente il momento in cui quegli occhi di ghiaccio incontrarono i suoi in quel locale anonimo.


Il banco degli alcolici era un posto pericoloso per la gente normale, per molti motivi. Non faceva differenza con chi avresti flirtato quella sera o quale drink avresti bevuto, se ci sapevi fare o meno, saresti finito all'80% in qualche letto sconosciuto a scopare come un animale. Non c'era posto per i sentimentali, né per i vergini, o gente che voleva solamente bere.
Jim era fra i cacciatori, ma non cercava sesso, no. O almeno, non solo quello.. cercava un diamante grezzo.
Sembrava aver perso le speranze, quando arrivò la mezzanotte e con essa anche un uomo che a spalle ritte e portamento fiero era entrato districandosi fra i corpi sudati che si muovevano in pista. Ogni individuo dotato di occhi fece caso all'uomo, ma lui era partito spedito verso il bancone e non sentì ragioni finché non si ritrovò con un bicchiere di johnny walker in mano.
Jim lo squadrò con occhio analitico, notando sin da subito che negli occhi non c'era la stessa fierezza ostentata dal corpo. Fece appena in tempo a sorridere quando quegli stessi occhi lo trafissero come un fulmine, donandogli una piacevole scossa.
Quella sera si scambiarono molti sguardi, fra una cosa e l'altra, si sfiorarono casualmente molte volte ed entrambi come volevasi dimostrare, finirono a scopare. Non insieme però.
Jim non era riuscito a resistere, doveva osservarlo più a lungo, doveva cibarsi di quegli sguardi, doveva scoprire il diamante sotto la pietra. Per questo quando i suoi sospetti, come spesso in passato era accaduto, si dimostrarono veri, la sera precedente, lo aveva raggiunto a notte inoltrata e nel buio della proprietà privata di quello che aveva scoperto essere un cecchino formidabile, sfiorò quelle mani ferme, saggiando i calli sulle dita con le quali sparava. Era perfetto, ma le sue mani erano fredde.
Per molto tempo rimase lì ad osservarlo nei minimi particolari, avvolto dalla penombra rischiarata debolmente dai lampioni che costellavano le strade. Si permise un sospiro, quando l'uomo eventualmente si irrigidì, passando dal sonno profondo ad un brusco stato di dormiveglia. Gli sussurrò delle parole all'orecchio, sfiorandolo col suo fiato caldo, poi svanì in qualche passo nell'oscurità.



Sorrise di sbieco, sedendosi sulle caviglie di fianco al corpo sdraiato. In quel momento decise che lo voleva.

Il cecchino era intento a rigirarsi nel sonno, quando la propria mano sinistra andò a cozzare con qualcosa di estraneo all'appartamento. Le sue dita sfiorarono un tessuto regolare, la superfice solo leggermente striata. Cotone, registrò. Sotto il cotone qualcosa di caldo, liscio e uniforme. Pelle, constatò, tastando quell'anomalia, in modo distratto e scoordinato. Jim ridacchiò quietamente.

Sebastian scattò in posizione semidistesa, con le braccia tese a sorreggerlo sotto di lui e gli occhi sgranati. Il brivido si intensificò fino a fargli tremare i polsi, ma l'istinto ebbe il sopravvento sulla ragione quando accese l'abatjour vicino all'ingresso in un movimento fulmineo e puntò la pistola che teneva sempre nella tasca di dietro verso l'inatteso ospite. Mentalmente si diede dell'idiota rendendosi conto di aver pensato di accendere una stupida luce, quando poteva direttamente sparare, ma nel profondo ringraziò la propria stupidità, quando incontrò un paio d'occhi che non si aspettava di rivedere mai più.

Ricordò distrattamente con quanta foga si concesse di baciare uno sconosciuto una sera qualunque in un bar qualunque, dopo che quegli occhi lo scrutarono a lungo e con una tale intensità da accarezzarlo completamente. Ricordò i corpi sudati in pista, un corpo che con insistenza gli ballava intorno, non gli interessava chi fosse, ma quegli occhi al banco degli alcolici gli impressero scene marchiate a fuoco nella mente, cose cattive, cose oscene, cose malate, magnifiche. Quindi sì, lasciò che lo sconosciuto lo toccasse, che lo portasse a casa sua e si lasciò andare parecchio.

Questo spiegava l'onnipresenza di quegli occhi nella sua mente, non spiegava però la presenza del proprietario proprio lì nel suo appartamento. La pistola puntata in mezzo agli occhi, le mani ferme, lo sguardo ambrato dell'uomo nel suo. Un paio di giorni prima e l'intruso sarebbe già morto, ma dopo quello..

La sua presa tentennò e le spalle si irrigidirono ulteriormente quando l'uomo distese le labbra, quelle labbra, in un ghigno sfacciato. Jim riconobbe il dubbio in quegli occhi che in poco tempo divennero la sua droga. Non si erano scambiati ancora una parola, eppure aleggiava nell'aria la pesantezza di un discorso infinito e la tensione divenne insostenibile.

Il moro alzò cautamente una mano e la poggiò, un dito alla volta, su quella del cecchino che impugnava l'arma. Egli ebbe un impercettibile sussulto, chiuse gli occhi e quando li riaprì, in essi c'era una nuova consapevolezza e l'ombra di un sorriso incredulo gli si dipinse sulle labbra screpolate.

-Le tue mani sono fredde.- Disse, quasi in tono di scherno.

Il ghigno di Jim si allargò rivelando un vero e proprio sorriso. I loro occhi si agganciarono, stavolta davvero. Quelli di Sebastian brillarono di una speranza sconosciuta, mentre quelli di Jim promettevano molto, molto di più.

Lentamente il biondo lasciò andare la pistola, poggiandola di fianco a sé. Jim intrecciò in prova la mano alla sua e se ne scoprì contento.

Sebastian non sapeva cosa dire, gli sembrò di aver aspettato quel momento per tutta la vita, ma questo pensiero venne messo in secondo piano quando il respiro di Jim gli sfiorò le labbra e pochi attimi dopo sentì un forte calore pervaderlo dall'interno. Fu un bacio impetuoso, in apparenza dolce, ma provocò molteplici disastri che si susseguirono in un crescendo di morsi, respiri spezzati e pretenziosi gemiti trattenuti.

Si sfiorarono con sempre maggior urgenza, fino a ritrovarsi l'uno avvinghiato all'altro su un divano grigio in un appartamento qualunque di una città qualunque. Si erano trovati quella sera dopo notti di tormenti e non si lasciarono andare nemmeno quando la notte finì, nemmeno dopo, nemmeno mai.

Fine
   
 
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