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Autore: bambolinarossa98    07/10/2017    0 recensioni
L'essere umano è estremamente complesso, per quanto si voglia far credere il contario. Ogni individuo possiede caratteristiche diverse che a loro volta hanno diverse sfaccettature. Capire un essere umano non è così semplice come sembra: serve uno studio attento e ponderato, che tenga conto di ogni comportamento e abitudine, anche la più piccola e insignificante. [...]
Proviamo, per esempio, a lasciare Chikusa senza doccia per ventiquattro ore.
¤¤¤¤
{ChromexKen, con ausilio di altre coppie minori - Commedia, Sentimentale, Slice of Life - Violenza Gratuita - Au}
Enjoy❤
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chikusa, Chikusa Kakimoto, Chrome Dokuro, Ken, Ken Joshima, Mukuro Rokudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Come ha detto che si chiama, la mocciosa? -
- Ne abbiamo già discusso, Ken: non fare niente di stupido -
- Ho solo chiesto come si chiama! -
- È il modo con cui lo hai fatto ad essere sbagliato -
- E non fare il pignolo, Kaki-pii -
- E tu non chiamarmi in quel modo. Mi fai arrabbiare -
- Kaki-pii! Kaki-pii! Kaki-pii! -
- ... -
- ... -
- Ti faccio a pezzi -




È difficile ricominciare daccapo. Prendere tutto ciò che si è stati e gettarselo alle spalle è forse il passo più complicato da fare, perché, in un modo o nell'altro, è pur sempre un qualcosa.
E, si sa, è facile aggrapparsi a qualcosa. Anzi, se ne ha il bisogno.
Chrome aveva sentito il bisogno di aggrapparsi a quella vita che di buono non le aveva dato nulla solo per pura disperazione. Si era cullata nella mera illusione che sarebbe potuta cambiare, in meglio forse, ed aveva continuato a spingersi avanti più per inerzia che per altro. Ma la vita è più feroce del vento e ti sbatte sempre in faccia la realtà, e a quel punto non hai più scuse a cui aggrapparti.
Era stato difficile lasciarla andare, era stato doloroso vedersela scivolare via dalle dita come sabbia al vento con la certezza che non sarebbe più tornata indietro, era stata dura rimboccarsi le maniche, voltarsi dall'altra parte e ritornare al punto di partenza.
Ma lo aveva fatto.
Ed ora era lì, su quella soglia, a fissare l'entrata di un'appartamento a lei sconosciuto ma in cui sarebbe vissuta da quel momento in poi. Con loro.
Strinse le mani tra di loro, poggiate sulla gonna del vestitino candido che suo cugino le aveva gentilmente intimato di indossare per quell'occasione, il trolley color platino dritto accanto a sé e il capo chino, sebbene l'occhio (l'unico che le era rimasto) fosse volto verso la figura poco raccomandabile che le aveva aperto.
Idiota Numero 2.
Così lo aveva chiamato Rokudo quando, con un sorriso gentile, le aveva mostrato la foto del suo inquilino raccomandandole calorosamente di chiamarlo in quel modo quando lo avesse incontrato. Un mero tentativo di far risultare comico il suo arrivo lì in Giappone, probabilmente, ma Chrome non avrebbe mai e poi mai dato dell'idiota ad un perfetto sconosciuto. Peccato che Rokudo glielo aveva consigliato sorridendo e... si sa, Rokudo Mukuro era spaventoso proprio perché sorrideva.
- Ehm... eh... ecco... - mormorò, flebilmente, incapace di proseguire. Rokudo non era lì, quindi anche se non lo avesse detto lui non lo avrebbe di certo saputo... giusto?
Poi, come un'improvvisa ventata gelida in un caldo pomeriggio estivo, il sorriso del suo adorato cugino era apparso vivido nella sua mente facendole scorrere brividi gelidi lungo la schiena.
"Lo saprò se non lo farai, mia piccola Chrome... lo saprò."
Insomma, la faccia di It che spuntava dal tombino del seminterrato sarebbe stata più confortante. Ma Chrome voleva bene lo stesso al suo cuginetto. Gliene avrebbe sempre voluto.
- Ahm... Idiota Numero 2? - mormorò flebilmente. Il ragazzo sgranò gli occhi e lei arrossì oltre l'inverosimile, desiderando solo sotterrarsi nelle mattonelle marmorizzate del pianerottolo per la vergogna.
- È stata istruita bene - commentò il ragazzo alle loro spalle, aggiustandosi gli occhiali con un gesto deciso di medio e indice, spezzando quel pesante silenzio nel quale Numero 2 la fissava come se fosse Satana salito in terra e lei pensava a qualche modo sicuro per gettarsi dalla balconata senza il rischio di uscirne viva.
- Taci, Idiota Numero 1 - berciò l'altro, marcando bene le ultime tre parole, riprendendosi dallo shock iniziale.
 - S-sono davvero m-mortificata - farfugliò la poveretta, raggiungendo gradazioni di rosso mai viste prime sulla scala dei colori.
Idiota Numero 2 sospirò, portandosi una mano tra la ribelle chioma bionda.
- Si, si, lo sappiamo - sbottò, frustrato - Ha sorriso, vero? - chiese poi, con una nota di compassione nella voce. Chrome alzò di poco lo sguardo, annuendo impercettibilmente.
- È davvero inquietante quando sorride - ammise Idiota Numero 1, pacato.
- Bah - commentò Numero 2, come se la cosa non lo sfiorasse più del dovuto - Entra - tagliò corto, facendosi da parte. Chrome, dapprima spaesata, prese velocemente il proprio bagaglio e lo trascinò dentro mentre la porta si chiudeva alle proprie spalle.
Idiota Numero 2 si avviò dentro, borbottando qualcosa su "un'ananas dal pessimo senso dell'umorismo" mentre Chrome si toglieva i sandali, tenendoli ben stretti nella mano destra, e salì il gradino che portava alla "casa" vera e propria. Che cosa curiosa, il Giappone.
- Nagi? - domandò Idiota Numero 1.
La ragazza esitò - Chrome - mormorò infine - Chiamatemi Chrome. Chrome Dokuro - specificò, flebilmente, abbassando lo sguardo.
Numero 1 la guardò per qualche istante, infine annuì impercettibilmente e si voltò veso le scale.
- E giusto per evitare che lei continui a chiamarci idioti - aggiunse - Io sono Chikusa. Kakimoto Chikusa. E quello laggiù... beh, lui potete tranquillamente continuare a chiamarlo idiota - finì, muovendo qualche passo di sopra.
- Ohi! A chi hai dato dell'idiota?! - sbraitò Numero 2, venendo ignorato - Sto parlando con te, Kaki-pii! -
- Ti mostro la tua stanza - informò tranquillo lui, non degnandolo di uno sguardo. Chrome, che era rimasta a guardare Numero 2 con un misto di sconcerto e timore, corse praticamente dietro Chikusa... o almeno ci provò, per quanto glielo permettesse il badile che si era portata dietro e che le toccava trascinare su per le scale. Chikusa se ne accorse, perché si fermò a metà rampa.
- Serve una mano? -
- Ah... n-no. Ce la faccio - mormorò, trascinando il badile su per il terzo gradino: ce l'avrebbe fatta, si... per il giorno dopo. Sussultò quando il trolley le venne praticamente strappato di mano, e Idiota Numero 2 la sorpassò mettendoselo sotto braccio.
- Come se potessi farcela - sbottò - Basterebbe un soffio a stenderti - commentò, acido.
- Idiota Numero 2 - lo riprese Chikusa, asciutto.
- Oh, sta zitto! - rimbeccò l'altro, dandogli le spalle per salire la seconda rampa di scale - E mi chiamo Ken, maledizione, basta con questo Idiota Numero 2! - sbraitò, facendo tremare le fondamenta della casa e sobbalzare la povera Chrome. Chikusa sospirò.
- Tu puoi continuare a chiamarlo Idiota Numero 2 lo stesso, se vuoi - informò - Hai il permesso di Mukuro-sama, non può dirti niente - aggiunse, pacato, prima di continuare la marcia. Chrome fissò la sua schiena per un'istante prima di scuotere il capo e seguirlo di fretta.
La ragazza non si era aspettata chissà cosa ma doveva ammettere che la stanza era davvero grande, sebbene piuttosto spoglia. Non che lei avesse poi chissà quanta roba, eh.
- Mettiti comoda - invitò pacato Chikusa, mentre Ken mollava la valigia sul pavimento con poca grazia e si voltava per andarsene.
- Ah... ecco... grazie - mormorò lei. Chikusa si limitò ad un cenno del capo, e seguì il compagno fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Rimasta sola, la ragazza si premurò di posare i sandali in un angolo della stanza per poi sedersi sul letto e sospirare profondamente. Era lì, ci era arrivata, contro la sua volontà (causa un certo cugino di nostra conoscenza che l'aveva praticamente gettata sull'aereo Italia-Giappone con tanto di valigia e "ciao-ciao" con la manina), ma ci era arrivata. Si spostò la lunga frangia viola che le copriva l'occhio destro dietro l'orecchio, mostrando il cerotto bianco che nascondeva un'oramai orbita vuota.
Era ora di cominciare daccapo e, in qualche modo, avrebbe dovuto farcela.
"Pensala come un gioco" le aveva detto Rokudo, mentre le accarezzava dolcemente i capelli "Il gioco della tua vita in cui hai schiacciato il tasto Reset. Spesso ricominciare di nuovo è meglio, perché sai già come funziona: hai l'esperienza acquisita nella partita precedente, non puoi fallire."
No, non doveva fallire. Non poteva permetterselo. Non ora.
Respirò a fondo e chiuse l'occhio, raddrizzandosi.
Sarebbe andato tutto bene.
- Kaki-pii, ho fame! Ordina una pizza! -
- Ordinala tu, il telefono sai dov'è. E ti ho detto di non chiamarmi in quel modo. -
- Kaki-pii! Kaki-pii! Kaki-pii! -
Silenzio.
- Ti faccio a pezzi. -
Il suono di qualcosa di molto delicato che si rompeva seguito dalle imprecazione di Ken fecero sussultare Chrome, spingendola a voltarsi verso la porta.
Sarebbe andato tutto bene. Forse.











Angolo della tizia che ha scritto questo scempio:
si, lo so, dovrei aggiornare
The Lady of the Ring e decidermi a pubblicare The Third Family... ma il fatto è che non ne ho proprio la voglia. Piuttosto, ho scoperto una ship che non mi sarei mai aspettata: la ChromexKen.
Perché la ChromexMukuro è troppo mainstream. E sti due mi hanno preso un casino.

*si ricompone... o almeno ci prova*
Sarà piuttosto comico, lo ammetto, e vorrei la vedesse come una sottospecie di incrocio tra una raccolta e una fanfiction. Ma avrà il suo lato "storioso", "serioso" e "romanticoso" (pff, altro che petaloso u.u) e... niente, spero vi piaccia questa
cosa.
Vi consiglio la pagina facebook http://www.facebook.com/bambolinarossa98/, nel quale potrete seguire lo sviluppo di tutte le mie storie, ricevere anteprime e sopportare i miei scleri (a vostro rischio e pericolo).
Perché amo questo fandom. Ed amo questi due.
Baci,
bambolinarossa98
   
 
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