Anime & Manga > Kiseiju - L'ospite indesiderato
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Autore: SuperTeleGattone    10/10/2017    0 recensioni
ˋKiseijū – L'ospite indesideratoˊ di Iwaaki Hitoshi.
Aveva fatto un sogno davvero triste.
Capitolo #48: ˋRitorno a casaˊ; episodio #18: ˋPiù che umanoˊ.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva fatto un sogno davvero triste…
 
La terra sotto le unghie sembrava stare anche sotto le palpebre, dietro gli occhi; voleva toglierla.
 
Non c'era più niente da fare, così lo aveva gettato nella spazzatura e lei si era arrabbiata; non era riuscito a capire perché.
 
La porta si era aperta e la luce aveva accarezzato il legno e la parete, adagio; era calda.
 
È sbagliato, aveva gridato, perché l'hai fatto?!  Lo aveva sorpreso: cosa si aspettava, che lo tenesse? Non si muoveva e non si sarebbe mosso più, così lo aveva gettato; era solo carne.

Si era alzato, ma il gemito dell'anta, sopra un silenzio affilato, lo aveva trattenuto: voleva andare, voleva scappare; voleva vedere, voleva serrare gli occhi all'infinito; nel petto qualcosa tremava.
 
Aveva chiesto all'altro di spiegargli, per favore, ciò che non riusciva a comprendere, la ragione; lui sembrava intenderla, benché da lontano. L'altro capiva sempre prima e aveva sempre capito, anche quella volta. Gli aveva risposto e lui lo aveva ringraziato. La destra, quella su cui contare.

Insisteva a chiamarlo, ma la porta si era aperta e lui doveva sapere: sarebbe dovuto fuggire, glielo urlavano gambe e viscere, ma doveva, doveva vedere, e l'altro continuava, Shin'ichi, continuava, Shin'ichi!
 
Aveva udito una voce, così l'aveva seguita, ma non aveva fatto in tempo. Lo aveva raccolto e portato via, con sé. Aveva detto mi dispiace, ed era vero, ma meglio lì che in pasto al cemento. Poi, mentre lei gli parlava con suono incerto, quello era morto e non c'era più. La sinistra era vuota.
 
Che valore poteva avere la carne, quando cessava di muoversi? L'altro avrebbe risposto che ne aveva, eccome: era nutrimento. Finisci di mangiare, prima. Serviva. Stai bene?!  Era importante. Non ti sei scottato?!
 
Può darsi servisse e fosse anche importante… eppure lo aveva gettato: dov'era la sua ragione?

Dovrai incontrarla ancora, la persona che ti ha aperto un foro in petto: la vecchia chiromante aveva parole rauche e di ragnatela. Lui era rimasto immobile, impiccato; poi il cappio si era strappato e il corpo aveva riso: incontrarla ancora? E come, di grazia, se già l'aveva uccisa?
 
Non sarebbe stato giusto lasciarlo fare a lui: glielo aveva confessato col fiato grosso, impacciato ma gentile. Pensava che, ecco, benché parassita, era stata la sua mamma; pur sempre la sua mamma… Gentile, sì, lo aveva salvato.

Aveva un foro, vero, era diverso, più maltrattato, ma era pur sempre il suo: era importante. Tornerai, non è così?  Non avrebbe mai dovuto abbandonarlo.
 
La voce di quella ragazza non era bella, ma l'aveva udita; non aveva fatto in tempo, però, e lei era a terra, in pasto al cemento. Aveva aperto un foro in petto al mostro, eppure non c'era più nulla, nemmeno le lacrime; solo carne tutto attorno, che non si muoveva e non si sarebbe mossa mai.

La porta si era aperta e lui si era alzato, avvicinandosi adagio; gli sembrava di respirare dopo tanto tempo. Aveva trovato entrambi: lui in ginocchio, lei di spalle. L'aveva guardata a lungo e, di nuovo, il respiro se n'era andato – si sarebbe voltata ancora, come sempre, vero? –; sembrava passato così tanto tempo – sarebbe tornato tutto, tutto a posto, vero?
 
C'era un albero grande, che lo copriva con pietà, e terra umida sotto le unghie, calmati, Shin'ichi; c'era stato un pugno, prima, e quel ragazzo sul cemento, neanche una lacrima, nemmeno una, maledetto?!;  il sangue lungo la fronte, calmati, caldo come una carezza. Era crollato in un grazie.

Il ricordo era incerto, forse aveva sorriso, e loro sembravano tranquilli; aveva abbassato la testa poi, e stretto la maglia: faceva male, non capiva perché e non sarebbe servito stringere più forte, ma qualcosa faceva davvero male.
 
Siamo così fragili, non fateci del male, il mostro aveva sorriso reggendo il bambino, siamo vostri figli. Alla fine, il suo, non lo aveva usato.
 
Preoccupata, aveva domandato se stesse bene: la stessa espressione di quella volta con la pentola d'olio; lo stesso tremore docile, bambino. Lui aveva scosso la testa perché non lo sapeva: stava bene eppure tremava, dentro. Chissà perché faceva male e n'era felice; così felice, così triste, così tanto da volerne morire.
   
Izumi-kun, la voce di lei, Shin'ichi-kun!, e lui si era voltato: grazie al cielo, Murano stava sorridendo, sei tornato.
 
Il bambino piangeva e lui era a casa.
 
…Casa, già, ce ne aveva messo di tempo.









 
Ottusangolo
 
Capitolo #48; episodio #18: m'hanno aggiso, urgh1, santi numi. Qui e ora, però, mi rimetto alla clemenza della corte dal momento che, signora maestra, non so se vale: cosa si è inventato, insomma? Meno di zero, pare, molto molto meno; è più un grosso Ctrl+C e Ctrl+V, per cui buongiornissimo fantasia. Tra l'altro, fraudolenza per fraudolenza… Dolce Kana: nel manga le si voleva bene e tenerezza; nell'anime, eh, bah, boh (ridacchia). La voce, tuttavia, era e resta di Miyuki Sawashiro, e ci vuole della bestialità per dirla non bella. Molto bene, via alle querele (De Amicis, urgh2, perdono). Grazie d'essere incappati qua e, se vi scappa, portatemi del Milka & Oreo in gattabuia (ma Migī, signori, Migī! Lo si amerà per sempre, Migī!).

Disclaimer: ˋKiseijū – L'ospite indesideratoˊ: manga, Iwaaki Hitoshi; anime, Madhouse Inc.; io? Oh, io non c'entro mica; era già così quando sono arrivata; como dice? No hablo idioma, señor, e no toca, no toca por favor.


 
  
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