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Autore: Echocide    17/10/2017    5 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 4.424 (Fidipù)
Note: Note a fine capitolo!
 

Kwon piegò le labbra in un sorriso, osservando i Portatori di Miraculous trasformarsi di fronte a lui: il Quantum li avvolgeva, donando loro il potere in un processo simile a quello in cui si erano sacrificati i sette di Daitya. Aveva studiato il processo usato dai sacerdoti, comprendendolo in ogni sua minima parte e capendo cosa era sfuggita agli abitanti di Daitya, il giorno in cui avevano legato quelle sette anime al Miraculous. Aveva compreso dove Routo aveva fallito e Daitya aveva eccelso.
Tre cose dovevano servire in quel processo: il Quantum, una vita umana e un gioiello per incanalare il tutto.
Routo non aveva dato importanza alla vita umana.
Daitya, inconsapevolmente, aveva fornito tutti e tre gli elementi.
E adesso li aveva davanti a sé, ciò che la sua famiglia aveva inseguito dall’alba dei tempi, da quando il Primo si era salvato e aveva inseguito Gyrro per il mondo, cercando di prendere l’eredità che gli spettava di diritto: i Miraculous erano gioielli che dovevano appartenere a ciò che restava dell’antica famiglia regnante.
E lui aveva ereditato quella missione, inseguendo a sua volta i Miraculous, avvicinandosi molto spesso e quasi ghermendoli, fino a quando Kang non si era intromesso e gli aveva tolto anche il gioiello di Routo: Kang che aveva rinnegato il proprio sangue e la propria missione.
Aveva faticato a trovarlo ma ce l’aveva fatta e aveva preso la sua vita: poco gli importava se poi aveva scoperto che il sangue di Kang aveva innescato la maledizione che non gli permetteva di usare più le ombre, la sua vendetta si era compiuta.
E adesso avrebbe preso anche le vite di chi aveva davanti, coloro in cui Kang aveva riposto la propria fiducia.
Quasi poteva assaporare la vittoria, sentirne il nettare sulle labbra.
Inspirò profondamente ammantandosi con il Quantum e sentendolo confluire dentro di lui e dargli ciò che più desiderava: il potere, la forza, l’energia. Poteva quasi paragonarsi a un dio adesso e lo sarebbe stato nel momento esatto in cui tutti i gioielli sarebbero stati in mano sua.
Le dita formicolavano della crepitante potenza che aveva il Quantum, mentre a passo lento si avvicinava a Yi e la fissava mentre, in posizione di difesa, osservava i nemici: la sua ultima pedina, quella più cara al suo cuore.
«Mia diletta…» mormorò, vedendola voltarsi appena verso di lui e fissarlo con l’unico occhio libero: le aveva promesso il posto al suo fianco, come sua regina; l’aveva lusingata nella sua forma umana, avvicinandola e fiutando la traccia di Quantum che aveva addosso, sperando che in qualche modo lo conducesse dove voleva e, in un certo senso, l’aveva fatto.
Le sorrise, mentre l’affiancava, alzando poi una mano e fermandola all’altezza del volto: la guardò, notò come l’unico occhio si sgranò appena, già capendo quale sarebbe stato il suo destino. La consapevolezza, la delusione per le promesse non mantenute, l’ira per la sua ingenuità.
Kwon socchiuse gli occhi, assorbendo l’energia del Quantum con cui aveva intriso Yi e riaprì le palpebre, osservando la donna venire velocemente costretta nel cristallo ambrato come gli altri suoi sottoposti: «Lasciala andare» la voce rabbiosa di Chat Noir lo fece voltare, un attimo prima che il volto di Yi fosse immortalato per sempre nell’espressione di pura incredulità.
«Troppo tardi…» mormorò l’uomo, balzando di lato ed evitando l’affondo del felino che, balzando in alto, aveva provato a colpirlo: rise, mentre evitava facilmente gli attacchi del giovane eroe, notando come gli occhi dal taglio felino fossero pieni di rabbia: «Istintivo come ogni vero membro della tribù del Gatto Nero» commentò, evitando un secondo affondo e scattando di lato: «Devo dire che voi sette, più di tanti altri Portatori, incarnate al meglio le essenze delle sette tribù.»
«Libera Nathalie e gli altri» ringhiò Chat Noir, stringendo con forza l’asta metallica e posizionandosi in modo da provare un ulteriore affondo; Kwon sorrise come se davanti a sé ci fosse un bambino capriccioso e alzò una mano, puntandola verso il felino: una luce dorata scaturì dall’interno del corpo e si concentrò sul palmo; Chat Noir afferrò il bastone con entrambe le mani, preparandosi a rotearlo per deviare il colpo ma qualcosa lo strattonò per la vita, ritrovandosi sbalzato verso il gruppo dei suoi compagni: «Tortoise! Lo scudo» urlò Ladybug e il felino si ritirò su, osservando l’amico mettersi davanti a tutti loro con lo scudo ben alzato: «Hawkmoth, akumatizza chiunque poi.»
Il piccolo del gruppo annuì, incrociando le braccia e poggiando i pugni chiusi all’altezza delle spalle, mentre chiudeva gli occhi: piccole farfalle candide si materializzarono e presto assunsero tinte violette, Hawkmoth riaprì gli occhi, afferrandone una dopo l’altra e indirizzandole verso coloro che sarebbero stati akumatizzati.
«Maestro Fu, porti via Manon» continuò Ladybug, osservando l’anziano annuire e prendere per un braccio la ragazzina, trascinandola verso la porta mentre questa faceva un poco di resistenza, lo sguardo rivolto verso Hawkmoth che, voltatosi a guardarla, le sorrise allegro prima di riportare l’attenzione sul nemico.
Kwon sorrise, socchiudendo gli occhi e lasciando andare il Quantum accumulato, osservando Tortoise bloccare il flusso con il suo scudo.
Come se questo sarebbe stato possibile…
Allargò le dita fino alla loro massima estensione, stringendo poi la mano a pugno e interrompendo così il flusso di energia: «Pensate davvero di battermi così facilmente?» domandò, guardando Tortoise abbassare lo scudo rotondo e dalle tinte verdi, mentre un sorriso trionfante gli piegava le labbra.
«Beh, intanto abbiamo bloccato il tuo flash» dichiarò Peacock, avanzando di qualche passo e indicando con un cenno del capo il guerriero dall’armatura nera: «E poi noi abbiamo Mogui» decretò, voltandosi verso Tortoise e osservandolo mentre si guardava le mani: «Tort…» iniziò ma il nome dell’eroe gli morì in gola mentre l’altro veniva avvolto dallo stesso cristallo che aveva imprigionato Yi.
Tortoise si voltò verso di lui, lo sguardo scuro sgranato e la bocca leggermente aperta, mentre il Quantum gli si solidificava attorno: «Tortoise!» l’urlo femminile riscosse Peacock, quasi come se fosse stato in trance mentre osservava l’amico venire avvolto e rimase immobile mentre Volpina colpiva la pietra con i pugni, invocando il nome del compagno.
Era come se fosse da un’altra parte.
Come se fosse in una sua visione…
Era così? Tortoise non poteva essere veramente…
Lui era…
Peacock scosse il capo, sentendo la voce di Volpina invocare il nome di Tortoise: «Che cosa gli hai fatto?» ringhiò poi la ragazza, voltandosi verso Kwon, i pugni ancora poggiati sul cristallo di Quantum: «Liberalo subito! Te lo ordino!» decretò, roteando il proprio flauto e mettendosi in posizione di attacco, le spalle che si alzavano e abbassavano sotto il respiro reso pesante dalla rabbia trattenuta: «Rendimelo. Ora» Volpina strinse la presa, muovendo un passo verso il nemico e roteando il flauto come se fosse un bastone, facendo un secondo passo e un altro ancora: avrebbe combattuto, avrebbe costretto quell’essere a rendergli Tortoise.
L’osservò mentre scuoteva la testa, un’espressione in volto che sembrava molto quella che si regalava a un cucciolo: c’era tenerezza nei suoi occhi, mentre puntava un dito verso di lei e un fascio di energia la colpì in pieno addome, interrompendo la sua avanzata e spendendola all’indietro, facendola cadere per terra: sentì il respiro morirle in gola, mentre il dolore le si irradiava in ogni angolo del corpo e poi lo vide.
La prigione che si era chiusa attorno a Tortoise stava facendo lo stesso con lei, mentre alle sue orecchie arrivò il suo nome invocato dagli amici: chinò la testa, mordendosi il labbro inferiore mentre stringeva le dita guantate, sentendo le spalle farsi pesanti sotto il peso della sconfitta. Non era stata di aiuto, non aveva potuto salvare lui e…
Tutto era andato.
«Volpina!» esclamò Peacock, correndo verso l’amica e osservando nuovamente l’energia solidificarsi e avvolgere l’amica, imprigionandola al suo interno, mentre i suoi pugni si abbattevano su quel cristallo che, uno a uno, stava portando via tutti: le persone che erano state possedute da Kwon, Tortoise e adesso Volpina.
Peacock strinse le labbra, afferrando uno dei ventagli e mosse il braccio con velocità, osservando le parti che componevano l’arma staccarsi, indirizzate verso il loro nemico: una risata gli arrivò alle orecchie, mentre il suo attacco veniva annullato da un tentacolo di Quantum che si frappose fra i suoi dardi e il corpo di Kwon.
«Ancora non l’avete capito?» domandò Kwon, allargando le braccia e sorridendo pieno di compassione, portandosi poi la mano destra al petto: «Io sono un dio. Non potrete nulla contro di me.»
Ladybug l’osservò, stringendo i pugni e sentendo le nocche dolerle per la forza che stava mettendo nella presa: «Non dobbiamo venire colpiti» mormorò, spostando lo sguardo su Tortoise e Volpina: «E non dobbiamo venire sconfitti: da noi…da noi…» si fermò, socchiudendo gli occhi e cercando di ricacciare indietro le lacrime che sentiva spuntare.
Ce l’avrebbero fatta.
Avrebbero vinto come sempre.
Non era…
Strinse le labbra, inspirando e lasciando andare poi l’aria: non sarebbe finita lì. Loro avrebbero vinto e lei avrebbe nuovamente ascoltato la voce paziente di Wei, le risate di Lila mentre prendeva in giro Adrien e Rafael, avrebbe nuovamente visto Nathaniel a lezione, finalmente libero dal Quantum che l’aveva posseduto e reso schiavo dell’uomo che adesso aveva davanti.
Avrebbe nuovamente incontrato Nathalie, l’avrebbe accolta a Villa Agreste dicendole che Gabriel non era disponibile o si sarebbe presentata a casa sua, dicendo che Adrien era in ritardo.
Doveva crederci.
Doveva farlo.
Non poteva soccombere.
«Da noi dipende tutto» mormorò a voce bassa, inspirando fino a sentire i polmoni pieni di aria e lasciando poi questa andare con lentezza: per i loro amici, per tutto ciò che dipendeva dalla loro vittoria, per tutto questo non doveva – non dovevano – crollare.
Lei era Ladybug.
Doveva concentrarsi su quelle tre parole.
«Attacchiamolo da ogni lato» dichiarò, alzando il mento e fissando Kwon che non aveva ancora fatto una mossa, quasi come se stesse aspettando di vedere ciò che avrebbero fatto loro, muovendosi poi di conseguenze: «State attenti ai cristalli, però. Non so cosa potrebbe succedere se…» si fermò, fissando quello di Volpina e scuotendo il capo: «…state attenti.»
Mogui urlò alle sue spalle, facendola sobbalzare e Ladybug osservò il guerriero caricare contro Kwon, le mani strette sull’elsa della spada che, tenuta bassa, era pronta a fendere il suo nemico: un tentacolo di energia si issò, muovendosi in alto e calandosi poi verso Mogui che, balzando di lato, evitò l’attacco; Chat Noir approfittò del momento, saltando verso l’alto e roteando il bastone, puntando il nemico e storcendo le labbra, quando Kwon evitò il suo affondo. L’osservò con la coda dell’occhio, mentre puntava il palmo aperto verso di lui e scivolò sul pavimento, allontanandosi mentre Bee sparava i suoi pungiglioni, cercando di distrarlo.
Kwon si voltò verso l’eroina, muovendo lentamente la mano nell’aria e lanciò una sfera di Quantum; Bee incrociò le braccia all’altezza dei polsi, sparando pungiglioni a raffica contro il colpo che si stava avvicinando velocemente e poi scartò di lato, osservando la sfera di Quantum colpire il muro.
L’eroina si voltò verso Kwon, osservando Chat Blanc e Jian attaccarlo in contemporanea: entrambi effettuarono un affondo, incastrando il nemico fra le due armi ma questo, con un movimento delle mani, fece sollevare due nuovi tentacoli, lasciandoli poi cadere contro i due. Chat Blanc balzò verso destra, perdendo il bastone e provando a colpire Kwon con un pugno, mentre Jian rotolò in avanti, ferendo di striscio la gamba sinistra dell’avversario, storcendo il naso quando vide il Quantum guarire velocemente la pelle.
Kwon si era paragonato a un dio e adesso iniziava un po’ a comprendere quel suo spirito di onnipotenza: il Quantum lo proteggeva, lo curava, lo rendeva invincibile.
«Jian! Spostati!» l’urlo di Peacock la fece trasalire appena, saltando via e atterrando vicino a Papillon, impegnato nell’evocare farfalle bianche: l’ex-cattivo di Parigi arcuò le dita, portandole vicino alla gola e poi allungò di scatto le braccia in avanti, e Jian osservò i candidi insetti volare in massa verso Kwon.
Poco distanti, Pavo e Peacock lanciarono i dardi dei loro ventagli e Hawkmoth li imitò con i suoi boomerang, affiancato da Coeur Noir che, creati dardi di ghiaccio, li scagliò contro il nemico; Ladybug lanciò il suo yo-yo verso l’alto, assicurandolo al lampadario, tirando poi il filo e saltando, atterrando poi vicino a Kwon e colpendolo con un calcio in pieno petto; l’uomo sorrise, scuotendo il capo e portandosi le mani ai capelli, tirando indietro alcune ciocche sfuggite: «Mi state iniziando ad annoiare» decretò, allungando le braccia verso l’esterno e sparando due nuovi colpi di Quantum.
Ladybug aprì la bocca, osservando con orrore Peacock e Bee venire colpiti contemporaneamente e il cristallo che li avvolgeva: «No» esclamò, correndo verso Bee e picchiando i palmi contro la pietra, osservando l’amica all’interno, rimanendo immobile e impotente, lasciandosi cadere per terra.
Il cuore batteva nel suo petto, il fiato si faceva sempre più ansante: Ladybug strinse il filo dello yo-yo, voltandosi verso Kwon e fissandolo: «Ti farò pagare ogni cosa» mormorò, mentre Chat Noir le balzava al fianco, lo sguardo verde che la fissò per un secondo, prima di annuire a sua volta.
Kwon sorrise, intrecciando le mani e concentrando l’energia in queste, creando una sfera di Quantum e guardandola: «Non è meraviglioso? Il potere più grande di questo mondo ed è mio. Tutto mio» mormorò, scagliando poi il globo verso i due e sorridendo: un qualcosa di viola sfrecciò, mettendosi in mezzo fra i due eroi di Parigi e il colpo, assorbendolo in pieno petto.
Hawkmoth crollò a terra, venendo velocemente inghiottito dal Quantum
Il potere dell’akumatizzazione svanì e Xiang osservò il proprio e quello degli altri tornare normale: «Ladybug…» mormorò, alzando il capo e notando come anche i due eroi di Parigi, lo storico duo, fosse stato colpito in un momento di distrazione.
Kwon rise, mentre il cristallo avvolgeva anche Ladybug e Chat Noir e Xiang ascoltò il proprio cuore, il battito che le martellava nelle orecchie mentre il corpo rimaneva ancorato al pavimento, mentre osservava il bozzolo di Quantum che si era creato attorno a Ladybug: tutto era andato, tutto era perduto. Non erano riusciti a fermare Kwon.
Tutto era stato inutile.
Senza senso.
Gli eroi di Parigi erano…erano…
La forza nelle gambe le venne meno, mentre osservava Kwon alzare la testa verso il cielo, un sorriso di piena soddisfazione che gli piegava le labbra: «E’ stato facile, non credete?» domandò, voltandosi verso di loro e Xiang seguì il suo sguardo: Gabriel Agreste era immobile con lo sguardo sgranato, la bocca aperta e una mano tesa in avanti, quasi come se non stesse veramente credendo a ciò che vede; al suo fianco, la moglie aveva entrambe le mani al volto, mentre gli occhi verdi rilucevano di lacrime.
Bridgette e Felix fissavano battaglieri Kwon, decisi a combattere fino alla fine, se sarebbe stato necessario.
Alex…
Alex era al suo fianco e si stava chinando verso di lei, i lineamenti del volto tesi e i pugni serrati, le labbra strette fino a formare una linea unica: «Io…» mormorò fermandosi subito e scuotendo la testa, chiudendo poi le palpebre senza sapere cosa dire o fare.
Tutto il suo addestramento, le ore passate con Kang a osservarlo…
A cosa le era servito tutto ciò se non era riuscita ad aiutare coloro a cui voleva bene? Se non riusciva a proteggere la persona amata?
Era giunta lì, tronfia nel suo orgoglio, ma cosa aveva combinato? Qual era stato il suo contributo?
«Alex» Xiang alzò la testa, notando che il giovane adesso guardava avanti a sé e lei ne seguì lo sguardo: Kwon riluceva, ammantato nello splendore dorato del Quantum, ma c’era qualcosa che non andava; l’energia adesso non l’avvolgeva più come un abito, forgiato su misura per lui.
No, adesso sembrava aver assunto la forma delle spire di un serpente che si stavano attorcigliando attorno alla sua preda e Kwon sembrava non accorgersene, troppo concentrato a osservare la forza pura di cui deteneva il potere adesso: «Il peccato di Routo è stato quello di non accorgersi che la bestia si sarebbe rivoltata contro di loro» mormorò Xiang, alzandosi e ripetendo le parole che Kang le aveva detto una volta, trovando comico che quel ricordo le era tornato in mente proprio in quel momento.
«Che cosa hai detto?» domandò Kwon, voltandosi verso di lei e fissandola negli occhi, distraendosi poi quando i sette cristalli che contenevano i Portatori pulsarono di luce dall’interno: «Che cosa sapeva Kang?»
«Tutto» bisbigliò Xiang, inclinando il capo e sorridendo, mentre una nuova pulsazione avvenne nei sette cristalli: «Lui ha sempre saputo tutto e, nel momento esatto in cui mi ha mandato qui…» si fermò, annuendo: «No, nel momento in cui l’hai ucciso: è stato allora che tutto si è messo in moto.»
«Che cosa sai?» la voce di Kwon tuonò, mentre il Quantum si stringeva attorno a lui, attorcigliandosi ancora di più e l’uomo abbassò lo sguardo, osservando con orrore il proprio corpo ormai soggiogato all’energia; i cristalli pulsarono nuovamente e la luce diventò intensa, tanto che Xiang dovette chiudere le palpebre con forza, venendo poi sbalzata dall’onda d’urto che si creò e colpendo il muro con la schiena.
Il respiro le si bloccò in gola, mentre il dolore s’irradiò per il suo corpo: «Esigo che qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo» tuonò la voce di Felix, facendo sorridere la ragazza; riaprì le palpebre e sorrise, vedendo i corpi dei suoi amici: tutti e sette erano liberi dal cristallo e avevano riassunto la loro forma normale.
Marinette aprì le palpebre, tirandosi su con lentezza e osservando Kwon, avvolto dal Quantum e le sette luci colorate che sfrecciavano in cerchio attorno a lui: «Che cosa…?» mormorò la ragazza, voltandosi verso il compagno al suo fianco e osservandolo mentre negava con la testa; lo sguardo celeste cercò immediatamente tutti gli altri e la giovane sorrise nel vederli liberi: «Io…noi eravamo stati colpiti» bisbigliò Marinette, voltandosi verso Adrien: «Eravamo…»
Un urlo si levò da Kwon, interrompendo Marinette e facendola voltare verso il nemico che, completamente avvolto dalle spire del Quantum allargò le braccia e alzò il viso verso l’altro, quasi come se quello fosse un tentativo disperato per respirare e liberarsi, venendo poi completamente avviluppato.
Il Quantum pulsò e le sette luci si fermarono e una seconda onda d’urto li scaraventò contro il muro.
Marinette gemette, storcendo le labbra alla fitta di dolore che le si era sprigionata dalla schiena e quasi sorrise, quando sentì i gemiti dei suoi compagni.
Non sapeva cosa era successo, non comprendeva cosa le era accaduto ma ci sarebbe stato tempo, in seguito, per le spiegazioni.
Intanto erano vivi, tutti quanti.
«Qualcuno potrebbe spiegare al nerd cosa sta succedendo?» domandò Alex, provocando una risata da parte di Marinette: «E Marinette ride. E’ ufficiale: è impazzita mentre era nel cristallo oppure ha colpito la testa troppo forte.»
«My lady, stai bene?»
«Mai stata meglio, mon minou» decretò la ragazza, tirandosi su e storcendo le labbra quando si accorse di avere un tacco rotto; sentì una presa ferrea stringerla per la vita e alzò la testa, incontrando il sorriso pacato e tranquillo di Adrien.
«Kwon ha perso il controllo del Quantum, esattamente come successe a Routo» dichiarò Xiang, facendo qualche passo in avanti e voltandosi verso Alex: «Per rispondere alla tua domanda.»
Alex annuì, portandosi l’indice al volto e spingendo indietro gli occhiali, mentre davanti a lui il Quantum si modellava attorno a ciò che doveva essere Kwon mentre le luci che circondavano quella che aveva deciso di ribattezzare la Cosa, iniziarono a pulsare, aumentando d’intensità e intensificando le vibrazioni, fino a quando una più forte non costrinse tutti a chiudere gli occhi.
«Giuro, sto iniziando a odiare questa situazione» Alex sorrise al tono isterico di Bridgette, mentre riapriva gli occhi e sbatteva le palpebre, cercando di riprendere a pieno la vista ora costellata di puntini luminosi: la stanza era completamente vuota, non c’erano più cristalli di Quantum e cinque persone giacevano sul pavimento svenute.
«Mamma!» Lila corse dalla donna, scivolando sul pavimento e chinandosi e osservando il genitore che, con un respiro flebile, sembrava addormentata; le carezzò il volto, alzando la testa e sorridendo, osservando poco distante da lei Rafael, chinato sul padre: «Come sta?»
«Sta russando. Ho detto tutto» sospirò il ragazzo, scuotendo la testa e fissando il resto: «Stanno tutti bene. Sono solo svenuti o addormentati.»
Gabriel annuì, indicando poi il punto dove era stato Kwon: «Vogliamo parlare di quello adesso?» domandò, spostando l’attenzione di tutti sui sette giovani, distesi per terra; Gabriel si avvicinò lento, quasi come se fosse stato attratto da uno dei sette: respirava ansante, gli occhi erano chiusi e i capelli scuri ricoprivano in parte il volto: «Io ti conosco…»
«Sì, Gabriel» mormorò il giovane, aprendo le palpebre e sorridendo appena: «Come stai? Non sei rimasto ferito? E Thomas?»
«Sto bene, Nooroo» bisbigliò Thomas, avvicinandosi e chinandosi accanto al giovane, osservandolo da cima a fondo per più di una volta: «Tu…ecco…»
«Uniti siamo forti, da soli deboli» decretò Nooroo, sorridendo appena: «Abbiamo avuto bisogno di ogni oncia di Quantum presente in noi per fermare Kwon. Perdonami, io non sapevo…non credevo che…»
«Alla fine sei tu il vero eroe» dichiarò Thomas, sorridendo e alzando appena il capo, incontrando lo sguardo serio di Gabriel: «Sei stato bravissimo, Nooroo.»
«Queste parole…»
«Cosa?»
Nooroo scosse appena il capo, socchiudendo gli occhi e inspirando profondamente: «Niente. Grazie, Thomas.»
Thomas annuì, spostando l’attenzione sui restanti e passandosi la lingua sulle labbra: «Quindi è questo l’aspetto che aveva da umani?» domandò, portandosi una mano al volto e massaggiandoselo: «Ma come…»
«Per fermare il Quantum di Kwon abbiamo dovuto unire le nostre forze» dichiarò la voce di Wayzz, portando l’attenzione del ragazzino sul giovane poco distante: «Kang doveva averlo previsto, doveva sapere cosa sarebbe successo qui e…ce l’ha detto attraverso Rafael, ma noi abbiamo sempre pensato che si riferisse a voi e non…»
«A noi!» trillò allegro Flaffy, alzando un braccio verso il cielo e poi riabbassandolo velocemente, mentre un colpo di tosse lo squassò: «Siamo noi gli eroi, come la Compagnia dell’Anello.»
«Piano, campione» sospirò Rafael, raggiungendo immediatamente il bambino e chinandosi al suo fianco, sorridendogli: «Ehi, sei basso.»
«Sono in piena fase di crescita» decretò Flaffy, ghignando divertito: «Siamo stati bravi, vero? Vi abbiamo salvato e fermato quei tipacci. Siamo stati…»
«Dei perfetti Grifondoro» lo interruppe Vooxi, ridendo poi e venendo supportato dalla risata più tranquilla di Mikko: «Andiamo, Flaffy. Almeno per oggi risparmiaci il Signore degli Anelli.»
«E tu non vivi con lui, Vooxi.»
«Condoglianze per te, Mikko.»
«Vooxi, potevi dirmelo che eri un figo» dichiarò Lila, avvicinandosi al giovane dai capelli rossi e sorridendogli: «E più che altro che eri più grande di me!  Mi sono cambiata davanti a te non so quante volte! Porco di un kwami.»
«Tutta roba che avevo già visto…»
«Lo posso uccidere?»
«Se il Quantum non rientrerà dentro di noi a breve…» Vooxi si fermò, inspirando profondamente: «Non avrai bisogno di faticare.»
«Cosa vuol dire?» domandò Sarah, raggiungendo velocemente la giovane dai lunghi capelli biondi e fissandola: «Mikko?»
«Il nostro corpo…» Mikko si passò la lingua sulle labbra, scuotendo appena la testa: «Sarah, non sono brava in questo genere di cose…»
«Per farla breve, ragazzina» la voce di Plagg tuonò decisa su tutte: «I nostri corpi non potrebbero resistere senza Quantum» dichiarò, attirando l’attenzione di tutti su di sé: «Ancora un po’ di tempo così e presento diventeremo come Kwon: polvere.»
«Plagg…» Adrien si avvicinò al giovane, osservando la pelle scurita dal sole e riconoscendo nello sguardo verde il kwami: «Ciao, amico.»
«Ciao, moccioso» Plagg sorrise, voltando poi la testa e incontrando lo sguardo di Tikki, deglutendo mentre si imprimeva nuovamente i lineamenti di lei nella memoria: il ricordo che aveva di lei da umana non era molto differente, era perfetta e bella come nel loro passato: «Ciao.»
«Plagg…»
«E’ bello rivederti, Tikki.»
La guardò mentre il labbro inferiore le tremava e lo sguardo si inumidiva velocemente e le prime lacrime scivolavano lungo le guance candide: «Perdonami» bisbigliò Tikki, raggomitolandosi su se stessa, nascondendo il volto a lui e il corpo che vibrava per via del pianto: «Io…io…»
Plagg allungò una mano verso di lei, stringendo le dita sul pavimento e reprimendo il moto di rabbia: avrebbe voluto abbracciarla, stringerla a sé e cullarla, lasciando che il suo pianto si sfogasse ma non poteva.
Non potevano toccarsi adesso.
Il Quantum crepitava attorno a loro e non sapeva cosa sarebbe successo se si fossero toccati.
Vicini ma lontani.
Plagg inspirò profondamente, stringendo il pugno e inspirando profondamente: «Noi siamo felici adesso. Non è vero, Tikki?» mormorò, osservandola mentre rialzava la testa, osservandola con il volto rigato: «Ci siamo sempre rincorsi in questi secoli, abbiamo visto i nostri Portatori soffrire per via della maledizione legata alla nostra unione: ho sempre pensato che fossero sfigati perché…» si fermò, sorridendo appena: «Beh, perché legati a noi. Ma adesso siamo felici, no? Siamo insieme, tu ed io. Siamo con Marinette e Adrien, con tutti i nostri amici…Che cosa dovrei perdonarti, Tikki?»
«Plagg, cazzo. Sposami!»
«Zitto, Vooxi.»
Tikki sorrise, osservando Plagg gettare indietro la testa e guardare nella direzione da cui proveniva la voce di Vooxi e poi lo sguardo verde fu nuovamente su di lei: «Ti amo, Tikki. Ti amo da quando Daitya era ancora una fiorente nazione e ti amerò sempre…»
«Ragazzi, me lo sposo io» dichiarò Nooroo, suscitando l’ilarità collettiva mentre Plagg ringhiava sommessamente.
«A parte che sono già sposato e poi siete tutti e due carenti in fatto di tette.»
«Non è che Tikki ne abbia di più di me…»
«Vooxi, ci tieni a vedere la Rowling scrivere altri libri?»
«Sì, grazie.»
«Plagg» il sommesso richiamo di Tikki, riportò l’attenzione di Plagg su di lei, osservando lo sguardo del giovane fissarla, rimase in silenzio mentre studiava quel volto che tanto aveva odiato e amato: «Io…»
«Lo so, Tikki.»
«Vorrei che fosse andata diversamente…»
«Io sono contento di come è andata, Tikki» decretò Plagg, sorridendo e aprendo le dita, osservandola mentre allungava il braccio anche lei e lo posava a pochi millimetri da lui.
Pochi millimetri era la distanza che li separava.
Plagg inspirò, socchiudendo gli occhi e poi riaprendoli: «Dobbiamo venire di nuovo infusi di Quantum, oppure non ci saranno più Miraculous e Kwami a proteggere…beh, qualsiasi cosa vada protetta.»
«Potrei usare il gioiello di Routo…» mormorò Xiang, osservando la collana a forma di serpente che, abbandonata a se stessa, giaceva sul mucchietto di polvere che era stato Kwon: «Io ho visto Kang usarla qualche volta, forse potrei farlo però non assicuro nessun risultato.»
Plagg annuì, senza smettere di guardare Tikki negli occhi e decise di elevarsi a portavoce del gruppo, poiché era ben consapevole del pensiero comune di loro sette: «Fallo, Xiang.»


Come ben sapete, quando metto le note a fine capitolo è perché voglio spiegare qualcosa senza spoilerare niente del capitolo: che dire? Questo combattimento è stato particolare poiché più che un combattimento fra gli eroi di Parigi e Kwon, ho voluto ritornare dove tutto era iniziato: Daitya e Routo. I sette contro la forza unica di Routo, più immensa e potente e quella frase criptica di Kang, qualche capitolo fa, dove veniva detto che il vero potere era nell'unione riguardava questo...
Mentre buttavo giù la trama di Miraculous Heroes 3, mi sono accorta che questo sarebbe stato il riscatto dei kwami di fare quello che, volenti o nolenti, non erano riusciti a fare per la loro patria: forse vi aspettavate altro, forse attendevate un capitolo a suon di attacchi e colpi, invece questo è ciò che vi offro: il riscatto di sette ragazzi che si sono sacrificati per la propria patria e, dopo secoli, sono riusciti finalmente a mettere a tacere quel regno che aveva minacciato la loro tranquillità.
E lo so, tante cose non vengono dette e molti quesiti, soprattutto sul Quantum e su come mai si sia rivoltato contro Kwon, non sono stati chiariti ma...beh, ricordate che questa saga è solo all'inizio e tanto devo ancora dire e fare.
Detto questo, come sempre, vi ricordo la pagina facebook dove essere sempre aggiornati su capitoli, anteprime e coming soon, senza contare i miei disagi. E vi ricordo anche il gruppo facebook Two Miraculous Writers, gestito assieme a kiaretta_scrittrice92. Come sempre, voglio ringraziarvi tantissimo per il fatto che mi leggete, commentate (lo so, sono un mostro perché non rispondo mai!) e inserite le mie storie nelle vostre liste. Grazie di tutto cuore!

 

 

   
 
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