Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: Mellorine    27/10/2017    0 recensioni
Lacrime di sangue rigavano le guance pallide di Deku, il suo volto aveva un'aria ancora più malsana eppure adesso si teneva perfettamente in piedi da solo, come se si fosse ripreso del tutto in un attimo.
I suoi grandi occhi verdi che gli avevano sempre fatto perdere la testa erano spariti, a fissarlo c'erano due abissi rossi… Occhi rosso scuro che lo guardavano con disprezzo, come se Katsuki fosse la causa di ogni male sulla Terra.
Quello non era Deku.
[KatsuDeku; Villain Deku (non AU); Ambientazione nel futuro]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Le battute sulle suocere erano tutte vere. Le suocere erano una rottura di coglioni.
Nei ricordi di Katsuki, la madre di Deku era la signora gentile che gli dava sempre i biscotti per ringraziarlo di aver accompagnato il figlio fino a casa, che si raccomandava con lui di tenere la manina di Deku mentre attraversavano la strada, ed altre cose che Katsuki riteneva sostenibili per la propria psiche.
Da quando lui e Deku avevano iniziato a convivere, quella donna era diventata insopportabile.
Spesso tornava a casa e la trovava ai fornelli, e magari restava pure a cena senza capire di doversi togliere dalle palle. Per non parlare di tutte le volte in cui lui e Deku avevano una discussione, e lei lo telefonava per sgridarlo come se fosse un cazzo di bambino…
Ma era la madre del suo dannato compagno, che doveva fare? Non poteva di certo mandarla a fanculo, così stringeva i denti e sopportava in silenzio.
Tanto poi se la prendeva con Deku. La convivenza gli aveva offerto i modi più disparati di vendicarsi sull'altro, tipo farsi la doccia da solo e mettersi a letto senza degnarlo di un'attenzione. Il più delle volte Deku si faceva perdonare alla grande.
Le altre metteva il broncio… e alla fine Katsuki cedeva per primo, non riuscendo a resistere a quel muso lungo. Ma questa era un'altra storia.
Il punto fermo era che alla fine la signora Midoriya tornava sempre, inarrestabile.
Naturalmente era andata in panico non appena aveva saputo della storia di Deku e, quando era stata avvisata che il figlio fosse tornato in salvo a casa, aveva iniziato a rompere i coglioni per andare a trovarlo.
Katsuki aveva dovuto sorbirsi una telefonata infinita per spiegarle che Deku non era ancora in sé
e fosse pericoloso, ma quella donna non aveva voluto sentire storie e si era presentata lo stesso fuori casa.
Aveva insistito a rivendicare i suoi diritti di madre che doveva prendersi cura del figlio, e Katsuki pensava che sarebbe stato scortese spingerla fuori a forza quando si era infilata nell'appartamento passando sotto il suo braccio che teneva aperta la porta.
Per fortuna Deku era appena crollato in uno dei suoi sonni profondi, ma la madre ne aveva approfittato per rompergli i coglioni e convincerlo di mettersi anche lui a dormire.
In effetti Deku non gli aveva fatto chiudere occhio, ed avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di non dover sopportare quella donna nelle orecchie…
Ovviamente non si fidava di lasciarla da sola a guardia di Deku, così aveva chiamato il proprio sottoposto migliore per revocare l'ordine precedente e farlo venire a fare il suo turno.
Non lo avesse mai fatto. Mai ascoltare le suocere.
 
Quella notte Katsuki si svegliò di soprassalto, senza fiato.
Delle mani forti strette intorno alla gola gli impedivano di respirare, sgranò gli occhi ancora di più accorgendosi che fossero le mani di Deku.
A cavalcioni sopra di lui, Deku lo fissava con occhi assenti e distanti eppure aveva le guance rigate di lacrime, come se nemmeno il suo volto sapesse più che cosa provare.
"U-Uccidere… Eroi… Kacchan…. N-No…"
Le sue labbra sussurravano parole sconnesse in una cantilena confusa, e quando le riconobbe Katsuki si domandò con orrore che fine avessero fatto la signora Midoriya ed il proprio sottoposto se Deku era lì.
Ma non aveva tempo per le domande, a breve avrebbe esaurito l'ossigeno o gli si sarebbe spezzato l'osso del collo.
L'istinto di sopravvivenza gli suggeriva di far esplodere le mani dell'altro, ma perfino in quelle condizioni prevaleva l'istinto di non fargli del male.
Così calibrò la forza la quanto bastava per scottargli le braccia, ma non servì a niente. Deku non batté ciglio, sembrava non sentire più niente… non provare più niente.
Improvvisamente la fretta di riscuotere Deku e gridargli in faccia di tornare in sé fu ancora più forte del bisogno di tornare a respirare.
Katsuki fece leva su tutta la propria forza per spingerlo di lato e riuscì a farlo cadere dal divano. Deku si aggrappò a lui trascinandoselo dietro, col risultato che finirono entrambi per terra, Katsuki sopra l'altro.
Le mani di Katsuki corsero subito a piantare l'altro al pavimento tenendolo per i polsi, ma sembrò non esserci bisogno.
Deku stava fissando un punto nel vuoto dritto davanti a sé, i suoi occhi avevano un'aria confusa mentre deviavano da destra a sinistra, come se seguissero un oggetto che oscillava.
Katsuki tossì mentre seguì la traiettoria del suo sguardo stravolto e si accorse che stava guardando il proprio anello appeso alla catena che teneva al collo, che in tutto quel trambusto era scivolato fuori dalla maglietta e stava oscillando dritto sul volto di Deku.
Era il loro anello di fidanzamento, uguale a quello che Katsuki un giorno aveva comprato a Deku trascinando Kirishima in un gioielleria.
Si vergognava troppo di vedersela direttamente lui con certe cose sdolcinate, la sola idea di dare spiegazioni ad una commessa gli faceva venire il voltastomaco, e poi aveva bisogno di un consiglio.
Così si era portato l'amico in una gioielleria, aveva tacitamente fatto la sua scelta ed aveva mandato Kirishima a fare il lavoro sporco.
Deku aveva pianto per la gioia quando, il giorno del loro anniversario, Katsuki gli aveva tirato in faccia la fatidica scatolina ed era andato a mettersi ai fornelli come se niente fosse.
Naturalmente non era scampato ai pianti infiniti e gli abbracci di Deku, che il giorno dopo era corso a compragliene uno identico "perché così funzionano gli anelli di fidanzamento!".
Di solito entrambi li portavano al dito, ma quando lavoravano lo appendevano al collo per paura di perderlo in battaglia.
Ma in quei giorni di totale caos Katsuki non aveva capito più niente e lo aveva lasciato lì, dimenticando di indossarlo.
In quel momento quella dimenticanza fu la sua salvezza. La loro salvezza.
"Kacchan…" Deku distolse lo sguardo dall'anello, lo guardò dritto negli occhi ed era… Deku.
Era Deku. Il suo Deku.
I suoi occhi verdi non erano più una grottesca imitazione di quelli che aveva avuto davanti per tutta la vita. Erano quelli che lo guardavano con aria assonnata ogni mattina appena si aprivano e con amore ogni notte prima di chiudersi. Erano davvero i suoi occhi.
Niente più trucchi. Niente più cazzate.
"Deku…" la voce di Katsuki tremò, strozzata, eppure non aveva un filo di dubbio sul fatto che quello che aveva di fronte fosse finalmente Deku. Per la prima volta dopo troppi giorni non provò nulla di sbagliato ad usare quel nome, come se stesse facendo un torto al compagno.
Deku distolse lo sguardo per guardarsi intorno e sbatté le palpebre, confuso, come se non capisse che cosa ci facessero sul pavimento del loro salotto, poi sgranò di nuovo gli occhi come se gli fosse piombata addosso una verità orribile.
"Kacchan! C-Cosa…  Cos'ho fatto…" lo sguardo di Deku si riempì di terrore man mano che riacquisiva la lucidità. Lasciò andare la presa dalle spalle del compagno e si portò le mani al volto per nascondersi, senza nemmeno sapere da chi.
Katsuki non aveva le risposte, non poteva rispondere subito ai suoi dubbi e tutte le sue paure. Stava ancora fissando i suoi occhi come se ne dipendesse la propria vita. Come se, se avesse anche solo sbattuto le palpebre, Deku sarebbe potuto sparire per sempre in quell'istante.
Non si era accorto di star tremando da capo a piedi, di star trattenendo il fiato,  di avere gli occhi che gli si stavano riempiendo di lacrime…
Si preoccupò soltanto di afferrare le mani del compagno per allontanargliele dal volto, quasi in panico, ma Deku oppose resistenza impedendogli di guardarlo.
L'altro si dimenò e fuggi dalla sua presa, si rannicchiò su se stesso e si prese la testa tre le mani come se soffrisse.
Il cuore di Katsuki si fermò per un terribile attimo in cui temette di perderlo di nuovo, proprio com'era accaduto una settimana prima quando lo aveva trovato in quello stato, quando ormai era già nelle mani di quel figlio di puttana di un villain.
Ma stavolta Deku era fin troppo in sé. Era così Deku da far male, perché era evidente che il peso di ciò che aveva fatto mentre non era in sé lo stesse schiacciando.
"I-Io ti ho… Come ho potuto... P-Perché…!?" Deku scoppiò in un pianto straziato e si portò di nuovo le mani davanti al volto, Katsuki non avrebbe saputo dire se per fuggire da se stesso o dal proprio sguardo.
Vedere il compagno così fragile riportò bruscamente Katsuki alla realtà.
Deku era riuscito soltanto a biascicare parole confuse, ma dalla sua voce Katsuki capì subito che doveva ricordare qualcosa ma era troppo terrorizzato anche solo per fare le domande giuste.
Katsuki realizzò che, anche se non aveva nemmeno il coraggio di guardarlo, Deku stava cercando in lui tutte le certezze di cui aveva bisogno in quel momento, doveva aggrapparsi a lui per ritrovare se stesso.
Il compagno aveva bisogno di lui,  così Katsuki ricacciò indietro le lacrime per essere forte ancora una volta.
"Oi… che stronzate vai dicendo? Tu non hai fatto proprio niente. Quello non eri tu." Katsuki provò a parlargli con tono fermo e deciso, ma non poté nascondere il tremore della propria voce ancora scossa.
Si drizzò a sedere di scatto e tirò a sé il compagno con tanto impeto da farlo sbattere contro il proprio petto.
Non lo lasciò andare, era esattamente ciò di cui aveva più bisogno ora.
Se lo strinse al petto con tutta la forza che aveva, finché sentì Deku restare senza fiato nella propria stretta.
Ma ancora non lo lasciò andare, non lo avrebbe fatto mai più.
Non provare a forzarlo funzionò, perché Deku si abbandonò tra le sue braccia, affondò il viso nel suo petto e portò le mani ad aggrapparsi alle sue spalle.
"Che cosa ricordi?" domandò con una calma che non gli apparteneva, meravigliandosi di se stesso.
Gli lasciò nascondere il viso tra le mani senza insistere ancora a scoprirgli gli occhi.
Preoccuparsi per qualcuno certe volte spingeva davvero le persone oltre i loro limiti.
"I-Io… Non lo so, è tutto confuso… So solo che ho combattuto contro di te… E t-ti ho detto cose terribili… P-perché l'ho fatto!?" Deku tremò più forte tra le sue braccia mentre parlava lentamente, a volte balbettava balbettando delle parole quasi incomprensibili, ma Katsuki pazientò e lo strinse più forte.
"Perché non eri in te. Ricordi il villain con cui hai combattuto il giorno del nostro anniversario? Ti ha fatto il lavaggio del cervello col suo dannato quirk e ti ha usato… ma adesso è finita, non devi preoccuparti di niente." strinse i denti per la rabbia al ricordo, ma stavolta la sua voce fu più ferma.
Katsuki sperò che il sollievo nella propria voce non fosse troppo evidente. Se Deku stava così male senza nemmeno ricordare cosa aveva fatto agli altri, alle persone che voleva proteggere ed i suoi amici, era meglio così.
Ci sarebbe stato tempo per dirgli tutto il resto, quello che aveva subito era già abbastanza difficile da sopportare.
"S-Sì, ricordo… Ha detto che sarei diventato un giocattolo perfetto…" Deku sussultò contro il proprio petto. Katsuki capì che quel ricordo aveva appena fatto scattare qualcosa in lui, qualcosa di doloroso, e la propria presa di fece più possessiva.
Quelle parole gli fecero scappare un ringhio sommesso e si accorse di star stringendo il compagno così forte da fargli probabilmente male. Deku non disse una parola, ma Katsuki prese lo stesso un respiro profondo ed allentò la presa. Stava tremando per la rabbia.
"P-Poi il nulla… Ricordo solo la tua voce che mi chiamava, la tua mano sul mio viso… E momenti confusi di questi giorni… I-Io ho-" Deku continuò,le sue mani gli stavano stringendo così forte la maglietta sulle spalle da rischiare di strapparla, ma Katsuki lo interruppe.
"Non mi hai fatto niente. Sono qui tutto intero, non vedi? Mi rompi le palle da tutta la vita su quanto sono fantastico e adesso mi sottovaluti così!?" richiamò tutta la forza che aveva in corpo per calmarsi e parlare come suo solito, forzando il tono alterato che di solito gli veniva fuori tanto spontaneo quando doveva lamentarsi del compagno.
Doveva dimostrare a Deku di essere ancora lì, proprio come lo aveva lasciato, non era cambiato niente. Lui non gli aveva fatto niente.
Il pianto di Deku si calmò un po'. Forse aveva funzionato. 
"Quello che ricordi è il momento in cui hai esitato… Invece di attaccarmi hai ricordato chi sei e sei tornato da me. Non hai fatto del male a nessuno, non devi preoccuparti." Katsuki rispose alla domanda che era sicuro di aver interrotto. Era sospesa tra le paure e le labbra di Deku dal momento in cui era tornato in sé.
Il compagno aveva paura dei danni che aveva fatto mentre era incosciente, se era arrivato ad attaccare proprio lui…
Katsuki non amava mentire, non aveva mai mentito a nessun'altro se non a sé stesso. Ma non poteva caricarlo di quel peso proprio ora.
Si accorse che Deku aveva del tutto smesso di piangere, ma non sembrava affatto più calmo.
"Non hai mai saputo dire le bugie, Kacchan…" Deku rispose dopo attimi interminabili di silenzio, la voce soffocata dai sensi di colpa che lo stavano schiacciando.
"OI!" stavolta il ringhio con cui Katsuki richiamò l'attenzione del compagno fu spontaneo.
Si rese conto di aver fatto una stronzata, aveva solo dato al compagno la conferma dei suoi peggiori incubi. Così gli afferrò il viso tra le mani e lo strappò dal rifugio del proprio petto per farsi guardare negli occhi.
"Non hai fatto nessun danno irreparabile. Nessuno ha perso la fiducia in te, nessuno ha mai smesso di aspettarti. Sei ancora l'eroe che tutti amano, su questo non ti mentirei mai, idiota!" Katsuki posò la fronte contro quella dell'altro e parlò tutto d'un fiato, soffiandogli le parole sul viso. Non voleva dargli il tempo di affliggersi, di sprofondare.
Era vero che Deku non aveva nessuna colpa, e doveva metterglielo bene in testa.
Deku si allontanò dalla presa delle sue mani per guardare il compagno negli occhi, anche se sembrò costargli un grande sforzo.
Si prese tutto il tempo per scrutare il suo sguardo, per decidere se chiedergli o meno, prima di annuire.
Gli occhi del suo Kacchan non gli avevano mai mentito, anche quando le sue parole dicevano tutt'altro.
Per di più in quel momento le parole che aveva detto coincidevano col suo sguardo, evento più unico che raro.
Per Deku dovette essere un campanello d'allarme perché, anche se continuava a  non stare tranquillo,  spostò tutta la sua attenzione sul volto del compagno.
"Scusa, Kacchan… per tutto quello che ti ho fatto passare…" Deku portò una mano al volto del compagno e lo accarezzò con dolcezza. Aveva lo sguardo afflitto da una nuova sofferenza, una più triste, perché dall'espressione e le reazioni di Katsuki aveva capito quanto il compagno  avesse sofferto in sua assenza.
Katsuki sbatté le palpebre, non capendo da dove fossero venute fuori quelle scuse. Perché le posizioni si erano invertite? Com'erano passati a Deku che cercava di consolare lui??
Gli bastò guardare il volto dell'altro per capire.
Deku aveva messo da parte l'angoscia per ciò che aveva fatto mentre era fuori di sé e si stava concentrando tutto su di lui… era triste per lui. Una cosa decisamente da Deku…
"Non è colpa tua. Sono io che-" Katsuki vide tutta la propria sofferenza riflessa sul volto di Deku, fu come accettare per la prima volta tutto ciò che aveva passato in quei giorni e gli si incrinò la voce.
Era sempre stato troppo impegnato, troppo furioso, troppo concentrato a salvare il compagno per dar peso alla propria angoscia… ed ora fu come sentirla addosso tutta insieme.
"Deku… Non volevo lasciarti andare…" tirò fuori quel peso che si portava da giorni, e cominciò a tremare. Era colpa sua, era lui che non era stato in grado di riprenderselo prima, di dare tempo a quel bastardo di fargli tutto questo.
"No, Kacchan! Sei tu che non hai colpe, tu mi hai portato indietro… da te, a casa." Deku si affrettò a contraddire le paure dell'altro, proprio come Katsuki aveva scacciato via le sue.
I grandi occhi verdi di Deku erano tornati quelli di sempre, fermi e decisi, vivi, senza lacrime né esitazioni, tutti concentrati su di lui, sul suo amato…
Quando Katsuki vide quegli occhi continuare a fissarlo, decisi a non arrendersi finché non gli avrebbero fatto cambiare idea, ebbe la conferma che non lo avrebbero abbandonato mai più… e lasciò andare le lacrime.
Spinse di nuovo Deku contro il proprio petto,  affondò il viso nei suoi morbidi capelli per non farsi vedere e pianse senza più alcun freno, liberando tutto ciò che aveva trattenuto fino a quel momento.
Aveva sempre avuto quel dannatissimo difetto di non riuscire a trattenere le lacrime, soprattutto da ragazzino quando aveva parecchi motivi per essere frustrato. Era il modo in cui sfogava la sua rabbia, quando arrivava all'apice e non riusciva a trattenere più tutti i sentimenti contrastanti di cui gli traboccava il cuore.
Ma non aveva mai pianto così. Per il sollievo e per tutta la disperazione che non aveva sfogato in quei giorni.
Lasciò andare tutte le lacrime che aveva trattenuto per concentrarsi solo sul recuperare Deku, quelle per essere forte, per essere sempre pronto a salvarlo da se stesso, per accoglierlo  con una bella lavata di testa al suo ritorno.
Ma adesso che Deku era davvero lì, a tremare tra le proprie braccia, non riusciva a fare altro che piangere come se fosse di nuovo un fottuto moccioso che si fingeva troppo forte.
"Kacchan, non piangere… Non ti lascerò mai più." Deku gli cinse le spalle con dolcezza, reagendo a quella stretta dopo secondi incalcolabili. La sua voce era calma e gentile, come sempre, come doveva essere. Aveva sussurrato le esatte parole di cui Katsuki aveva più bisogno al momento, la sua presa era calda e confortante, tutte cose a cui Katsuki era sempre stato così abituato da non aver mai notato quanto facessero parte di Deku e quanto fossero essenziali per lui. Non avrebbe mai immaginato che avrebbe sentito la mancanza di tutte quelle attenzioni, un giorno.
"No che non mi lasci, fottuto idiota. Non ti mollerò mai più." Katsuki lo avvertì. Aveva ancora la voce graffiata dal pianto, ma riuscì perfino a mettere su un sorriso vagamente minaccioso quando gli prese ancora il viso tra le mani.
Deku si lasciò asciugare le lacrime dalle guance e gli sorrise, un sorriso caldo e rassicurante dei suoi, mentre portò a sua volta le mani sul viso del compagno.
La priorità di entrambi era diventata confortare il proprio compagno di vita, stavano trovando la forza l'uno negli occhi dell'altro, tutto era tornato come sempre.
Andava tutto bene, ed avevano smesso di piangere.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Mellorine