-
THIRST OR TREAT? -
La
casa che ospitava la festa era
stracolma di persone.
Jimin
trasse un profondo respiro,
pentendosene immediatamente perché l'odore di umani, misto a
quello di alcool,
erano tanto concentrati da fargli girare la testa.
Scosse
il capo, per schiarirsi la
mente e cercò di assumere un'espressione che trasmettesse al
contempo casualità
e sicurezza di sé, due emozioni parecchio lontane da quelle
che effettivamente
stava provando.
Non
era neppure il suo primo
tentativo: la prima volta, stava filando tutti liscio e Jimin pensava
di
avercela quasi fatta, ma la ragazza gli aveva rivolto un sorriso
così dolce...
E lui proprio non se l'era sentita.
Aveva
riprovato alcune settimane
dopo, arrivando a un soffio all'obbiettivo. Poi aveva commesso l'errore
di
parlare con la sua vittima. La ragazza avrebbe dovuto sostenere un
esame il
giorno dopo e sembrava simpatica. Jimin non voleva rovinarle ogni
possibilità
di essere promossa.
Poteva
aspettare, dopotutto.
C'erano
state altre serate, altre
persone. Ogni volta qualcosa lo aveva bloccato.
Stavolta,
però, non poteva
fermarsi e non lo avrebbe fatto.
Dopotutto
era Halloween (oh,
l'ironia) e il giorno la scuola sarebbe rimasta chiusa, nessuno avrebbe
dovuto
sostenere esami. Inoltre, Jimin si era allenato con delle arance per un
oltre
un mese e ormai era sicuro di riuscire a procurare meno dolore
possibile.
Ce
la puoi fare.
Jimin
entrò nella casa e si fermò
qualche secondo per studiare l'ambiente. Già all'ingresso
poteva scorgere più
di qualche coppia intenta a pomiciare. Un ragazzo gli offrì
un bicchiere con
qualcosa di alcolico, ma Jimin rifiutò educatamente per poi
incamminarsi verso
la stanza da cui pareva provenire la musica.
Trovò
una pista da ballo semibuia
e gremita di gente, perfetta per i suoi scopi. Senza esitare, il
vampiro si
addentrò nella folla e prese a ballare.
Non
aveva il cuore di scegliere
da sé la propria vittima. Ma se c'era una cosa che le sue
pur scarsissime
esperienze gli avevano insegnato, era che non avrebbe dovuto attendere
molto
prima che qualcuno si facesse avanti.
A
dargli ragione, dopo pochi
minuti, due mani gli cinsero la vita.
-Posso
unirmi a te?
Jimin
rimase interdetto per
qualche istante, non gli era mai capitato che a farsi avanti fosse un
ragazzo.
Lo squadrò da capo a piedi.
-Non
sei interessato? - domandò
l'altro con un occhiolino. -Se non lo sei va bene...
Jimin
si affrettò a scuotere la
testa. -No figurati! - replicò con a sua volta forzando un
sorriso. Una persona
valeva l'altra. Deglutì, cercando di non mostrarsi troppo
nervoso e d'ignorare
lo stomaco che si contorceva fastidiosamente e i sensi di colpa che
già
l'assalivano. Prese esempio da una ragazza che ballava a qualche metro
da loro
e cinse il collo del ragazzo con le braccia, prendendo a muoversi a
ritmo di
musica con lui.
Pregò
che la sua risposta non
fosse risultata troppo strana. Jimin non era abituato ad interagire con
gli
umani. Ad essere precisi, non era abituato a interagire con nessuno che
non
fossero i suoi genitori o suo fratello. Per fortuna, le persone che
incontrava
alle feste non erano interessate a parlare e spesso erano talmente
ubriache da
non accorgersi se si comportava in maniera bizzarra o impacciata.
Ballò
con il ragazzo per circa
mezzora. Lasciando che si avvicinasse man mano. Occhieggiandolo
discretamente e
decidendo che sì, aveva bevuto a sufficienza da non
ricordarsi di lui il giorno
dopo.
Quando
l'altro iniziò a
sfiorargli un orecchio con le labbra, Jimin si staccò da lui.
-C'è
qualcosa che non va?-
domandò il ragazzo, la delusione evidente nella voce.
Jimin
si morse il labbro. -No,
no. Solo... Andiamo in un posto più appartato.
Gli
occhi del ragazzo
s'illuminarono e Jimin si costrinse ad ingoiare il groppo che gli si
era
formato in gola. S'impose di non scappare, di non inventarsi scuse,
questa
volta.
Sarebbe
stato bello poter tornare
a casa e non dover ferire nessuno, sarebbe stato bello essere normale.
Peccato
che Jimin non lo fosse.
Ce
la puoi fare.
Prese
il ragazzo per il polso e
lo guidò su per delle scale, fino a raggiungere una stanza
deserta. Mentre
camminavano così uniti, Jimin si rese conto che poteva
avvertire il sangue
scorrere nelle vene sotto ai suoi polpastrelli e, non senza una certa
vergogna,
si accorse di avere l'acquolina in bocca.
Era
passato davvero troppo tempo
dall'ultima volta che si era nutrito.
Giunti
in una stanza vuota, Jimin
chiuse con delicatezza la porta e si girò verso la sua
vittima.
Ce
la puoi fare.
Allenarsi
con le arance era un
conto, ma avere davanti un collo vero e proprio e un umano
inconsapevole era
tutta un'altra storia.
Il
ragazzo si avvicinò a lui,
circondandogli una guancia con una mano mentre l'altra scendeva lungo
la sua
schiena. -Sei bellissimo.
Jimin
non gli lasciò aggiungere
altro. Sapeva di non poter sentire altro. O si sarebbe fermato.
Si
avventò sulla sua bocca per
zittirlo. Aveva imparato a baciare da poco, da quella prima sera con
l'umana
dal sorriso sin troppo dolce per essere morsa. Gli umani non sembravano
mai
troppo infastiditi dal fatto che non sapesse baciare. Forse
perché erano troppo
ubriachi.
L'umano
rispose con entusiasmo,
la bocca che sapeva di alcool e le labbra leggermente screpolate.
Jimin
lo spinse verso il muro,
staccandosi dalla sua bocca e iniziando a tracciare una scia di baci
dalla
mandibola sempre più giù, verso quella porzione
di pelle tra collo e spalla che
lo chiamava a sé come il canto di una sirena.
Poggiò le labbra lì, sentendo il
sangue pulsare nelle vene a solo qualche millimetro di distanza. Il
ragazzo,
nel frattempo, aveva preso a spingere il proprio bacino contro il suo,
gli
aveva sollevato la maglia, in maniera da poggiare le mani sui suoi
addominali,
ma nulla di questo importava. Jimin poteva sentire le proprie zanne
allungarsi,
gli occhi virare dal solito marrone ad un color vermiglio, la fame che
fino a
qualche secondo prima era sembrata tollerabile, ora lo stava
letteralmente
consumando. Finalmente, finalmente, sarebbe riuscito
a cibarsi!
La
porta si spalancò con uno schianto.
Jimin
si impietrì sul posto,
sentendo l'orrore farsi strada dentro di sé quando i suoi
occhi (i suoi occhi
vermigli!) incontrarono quelli di un altro ragazzo, che stava
ricambiando il
suo sguardo a bocca aperta.
-Io...
ehm... ho sbagliato
stanza, scusate! - dichiarò questo prima di scappare
richiudendosi la porta
alle spalle con un sonoro tonfo.
-Ah,
guastafeste- si lamentò la
sua vittima. Divincolandosi dalla presa di Jimin per avvicinarsi alla
porta. -
Avremmo dovuto chiudere a chiave.
-No
L'altro
si girò a guardarlo
sorpreso.
-No,
io... devo andare.
-Ma
avevamo appena cominciato!
Jimin
si costrinse a rivolgergli
un sorriso tirato. - Mi spiace, mi sono appena ricordato di un impegno.
Si
trattava palesemente di una
bugia ma l'altro, dopo aver studiato Jimin per qualche secondo,
sembrò decidere
di lasciar correre e scosse le spalle prima di lasciarlo passare.
Appena
fuori dalla stanza, Jimin
si precipitò a cercare il ragazzo che li aveva interrotti.
Doveva trovarlo.
Subito. Prima che fosse troppo tardi. Quanto aveva visto?
Quanto aveva
capito? Se lo avesse denunciato alle autorità sarebbe stato
un disastro!
Jimin
non aveva spesso anni a
rassicurare i suoi genitori di potersela cavare per poi finire
infilzato da un
paletto legno a neanche un mese dal suo trasloco.
Mentre
era impegnato nella
camera, il numero di esseri umani sembrava essere in qualche modo
raddoppiato.
Facendosi forza ed ignorando l'odore troppo intenso e il senso di
claustrofobia, Jimin cercò in ogni stanza (interrompendo
involontariamente
qualche coppia sul più bello), ma del ragazzo non c'era
traccia.
Cercò
per quasi un'ora, alla fine
dovette darsi per vinto. L'altro non era più nell'edificio.
Forse era meglio
così. Se anche lo avesse ritrovato cosa avrebbe potuto
dirgli per convincerlo a
non denunciarlo? Lo aveva addirittura beccato nell'atto di bere del
sangue (più
o meno).
Forse
sarebbe stato troppo
spaventato per denunciarlo e, del resto, non sapeva neanche il suo
nome. La
stanza era semibuia e c'erano buone probabilità che non lo
avesse visto bene.
Sì,
provò a rassicurarsi Jimin,
non c'era pericolo fintanto che non avesse rincontrato il ragazzo.
Per
ogni evenienza, decise di
lasciare immediatamente la casa. Gli venne in mente solo dopo, infatti,
che il
ragazzo avrebbe potuto benissimo aver chiamato la polizia ed il vampiro
era
ancora sul luogo del misfatto, ad attendere gli agenti come un pollo.
Si
affrettò a lasciare la festa,
per l'ennesima volta senza aver bevuto una goccia di sangue.
La
fame intensissima di poco
prima si era parzialmente placata. L'essere in pericolo sembrava averla
fatta
scendere in secondo piano. Tuttavia, ora che si stava progressivamente
calmando, Jimin non poté fare a meno di sospirare,
massaggiandosi lo stomaco
vuoto.
Quanto
avrebbe voluto poter
mangiare cibo normale come tutti gli esseri umani! I suoi genitori
sarebbero
stati raccapricciati nello scoprirlo, ma Jimin aveva tentato varie
volte, senza
successo, di ingerire piatti umani. Il sapore era terribile, e i dolori
addominali che seguivano ancora peggio. Senza contare che il cibo umano
sembrava indebolirlo, invece che rafforzarlo. Un vero e proprio veleno.
Jimin
non aveva mai provato gioia
nel suo essere un vampiro. Secoli di vita passati a nascondersi, a
isolarsi e a
bere il sangue di poveri innocenti quando tutto quello che avrebbe
voluto
sarebbe stato avere una vita "normale".
Jimin
non era fatto per lo stile
di vita vampirico. Il sole gli bruciava la pelle, vero, ma era
bellissimo
vedere il mondo tingersi di colori brillanti. Gli umani avevano paura
di lui, o
l'avrebbero avuta nello scoprire cosa fosse, ma Jimin li trovava
così
affascinanti, così caldi e bellissimi e così, così
fortunati! Il suo più
grande sogno, quello che l'aveva spinto a lasciare la sua casa e i suoi
genitori, era avere degli amici umani e vivere una vita il
più possibile umana.
Voleva poter frequentare lezioni con i suoi amici, andare al cinema e
alle
feste con loro, fare vacanze e avere tutte quelle esperienze promesse
dai film
che vedeva per tenersi impegnato nei giorni solitari a casa sua.
In poche parole Jimin era
un vampiro, sì. Ma probabilmente,
il peggiore che ci si potesse immaginare.
.
Nonostante
avesse molti difetti,
Jimin considerava un suo grande pregio quello di essere una persona
ottimista.
Non era facile che si abbattesse o si desse per vinto. Per questo,
quando le
lezioni ricominciarono, Jimin si recò a lezione ancora una
volta pieno di
determinazione e buoni propositi.
Il
suo obbiettivo più pressante,
oltre a procurarsi del sangue, era infatti stringere amicizia con
qualcuno dei
suoi compagni di classe.
Fino
ad ora era riuscito a
chiedere in prestito una matita (l'aveva riconsegnata illesa e
temperata a
puntino), e a porre domande riguardanti alle lezioni a ben due persone.
Era
orgoglioso di dire che nessuno aveva scoperto la sua vera natura,
nessuno lo
aveva guardato stranamente e nessuno era sembrato nemmeno un po'
spaventato!
Certo,
non era riuscito a trovare
poi il modo di continuare a parlare con gli altri studenti, ma pian
piano era
sicuro che sarebbe arrivato anche a quello.
Arrivato
in aula sedette al suo
solito posto, penultima fila, secondo banco a destra. Un posto
perfetto,
opposto alle finestre da cui penetravano i raggi del sole
più forti e
abbastanza lontano dalla cattedra da permettergli, in futuro, di
parlare con i
suoi amici senza farsi scoprire dal professore.
Era
sempre il primo ad arrivare a
lezione, in questo modo, man mano che gli studenti entravano, poteva
rivolgere
a ciascuno il suo sorriso più smagliante e augurare
"buongiorno" nel
tono più brillante possibile.
Alcuni
studenti lo salutavano di
rimando, altri si limitavano ad un sorrisino o ad un cenno del capo.
Nessuno si
sedeva vicino a lui, ma Jimin li capiva: ognuno di loro era
già amico di
qualcun altro all'interno della classe, perciò era normale
che preferissero
restare con i loro amici. Jimin non aveva problemi con questo. Alla
fine
qualcuno si sarebbe seduto vicino a lui.
-Se
ci siamo tutti, direi di
cominciare - annunciò il professore.
Jimin
si guardò attorno e non
poté fare a meno di sospirare, a quanto pareva, anche questa
volta qualcuno non
avrebbe partecipato alla lezione, lasciando un posto vuoto, proprio
quello di
fianco a Jimin.
Era
la quarta volta che Jimin
frequentava questo corso, ed era la quarta volta che ciò
accadeva. Jimin non
poté fare a meno che chiedersi se ci fosse effettivamente
una persona mancante,
o se semplicemente ci fossero pochi studenti.
La
lezione era iniziata da circa
una quindicina di minuti quando la porta si spalancò di
colpo.
-Scusinonhosentitolasveglia!
-
urlò tutto trafelato uno studente, irrompendo nella classe.
Si piegò poi in
due, mettendo le mani sopra le ginocchia e inalando grosse boccate
d'aria,
presumibilmente per aver corso come un forsennato fino all'aula.
Il
professore sbuffò spazientito
indicando vagamente nella direzione di Jimin. - Lì
c'è un banco libero, ma che
non si ripeta.
-Certamente
- rispose l'altro,
raddrizzandosi con un sorriso.
Aggiunse
anche dell'altro, Jimin
tuttavia non riuscì a seguire il resto della conversazione.
Il suo cuore si era
bloccato nel momento in cui lo studente aveva alzato il viso
perché chi altri
poteva essere se non lo sconosciuto della festa?
Il
ragazzo guardò nella direzione
indicata dal professore e Jimin fece appena in tempo a voltare di
scatto la
testa, prima che l'altro lo vedesse.
Come
in un film dell'orrore,
sentì i passi dell'altro che si avvicinavano, la sedia che
strideva mentre
veniva strascinata sul pavimento ed infine il "tud" di qualcuno che
si sedeva pesantemente su di essa.
-Ah,
non posso credere di
avercela fatta. Dal mio appartamento alla classe in dieci minuti e
mezzo, penso
sia un nuovo record.
Oddio,
oddio! Realizzò Jimin ad
occhi sbarrati. Stava parlando con lui! Lo sconosciuto, si stava
rivolgendo a
lui. Ovvio che dopo un mese di lezioni l'unico disposto a rivolgergli
la parola
per primo fosse anche l'unico testimone del suo vampirismo.
-Ehi,
va tutto bene?
Jimin,
a corto di idee, alzò il
cappuccio della propria felpa, nascondendosi il più
possibile con esso, per poi
rimettersi dritto con la testa.
-Sì
- confermò flebilmente.
Doveva aggiungere qualcosa, qualcosa per spiegare il cappuccio. -
Uhm... solo
mal di testa, la luce mi infastidisce - disse indicando brevemente
verso la sua
testa.
Perfetto.
Parliamo di quanto sia
fastidiosa la luce del sole. Che cosa poco vampirica da
fare. Jimin
voleva sbattere la testa contro il banco.
-Ah
- rispose l'altro, un sorriso
ovvio nel tono di voce. - Qualcuno ha fatto le ore piccole ieri notte.
-Haha
- rise debolmente Jimin -
proprio così.
-Tranquillo,
dormi pure, tengo io
d'occhio il professore.
Jimin
non se lo fece ripetere due
volte e, nonostante non avesse minimamente sonno, si
accasciò sul banco,
facendo bene attenzione a voltare la testa nella direzione opposto a
quella del
suo compagno di classe.
La
lezione proseguì senza
intoppi. Jimin finse di dormire per tutto il tempo, terrorizzato dalla
possibilità che il professore si accorgesse che non stava
prestando attenzione
e lo richiamasse, o che il ragazzo al suo fianco lo scoprisse e lo
smascherasse
di fronte all'intera classe.
Era
talmente preso dai propri
pensieri funesti, che non si accorse che la lezione era terminata. Una
mano lo
scosse leggermente per la spalla e Jimin, non aspettandoselo
minimamente ed
essendo già sull'orlo di una crisi di nervi di suo,
balzò in aria con uno
strillo molto poco mascolino.
-Scusa,
non volevo spa...
Jimin,
maledicendosi, incontrò
gli occhi scuri del ragazzo, che ora lo fissava a bocca aperta.
-Ma
io ti conosco.
-Uhm...
No, non credo.
-Sì,
ci siamo visti da qualche
parte - affermò l'altro aggrottando le sopracciglia.
Jimin
fece per alzarsi e
scappare, ma proprio in quel momento l'altro parve essere colpito da
una
realizzazione. - Ah! Signor Vampiro! - gridò con un sorriso.
Jimin
gli coprì la bocca con una
mano tremante. -Shhh! Ti prego, ti scongiuro, non
urlare!
-Gnfnfnsjcps
Jimin
si guardò freneticamente
attorno, l'aula era quasi vuota, eccetto un paio di studenti che erano
rimasti
indietro e ora li stavano occhieggiando stranamente. Un brivido freddo
gli
percorse la schiena e sentì gli occhi quasi riempirsi di
lacrime mentre cercava
una soluzione a tutto quel pasticcio.
-Vieni
con me, va bene? - implorò
rivolto all'altro. - Dammi solo la possibilità di spiegare.
Ti prometto che non
ti farò niente. Ti prego.
Il
ragazzo sembrò molto sorpreso,
le sopracciglia sparirono sotto la frangia mentre annuiva lentamente
con la
testa.
Jimin
rimosse esitante la mano
dalla sua bocca, aspettandosi che quello si rimettesse a urlare per
chiedere
aiuto. Ma sembrava che il ragazzo avesse altri piani, visto che si
limitò a
squadrarlo esitante e chiedere. - Dove, dove vuoi andare?
Jimin
lo condusse in un bagno,
assicurandosi che tutti i cubicoli fossero vuoti prima di chiudere a
chiave la
porta e voltarsi verso l'altro. Alzò le mani sopra la testa
e si tenne a grande
distanza, per rassicurarlo che non gli avrebbe fatto nulla. Non era
bravo a
leggere le espressioni nel volto degli umani, ma l'altro gli pareva
più che
altro stupito, ma non spaventato. E aveva acconsentito a seguirlo fino
al bagno
da solo. Forse c'era una possibilità.
-Tu...
hai visto tutto? - chiese,
anche se era più una constatazione. Il nomignolo "Signor
Vampiro" era
stato abbastanza esplicativo.
-Sì...
-Ok
- disse Jimin abbassando lo
sguardo a terra e poi rialzandolo verso il ragazzo, deglutendo. - E...
Non hai
paura?
L'altro
lo studiò per qualche
istante, dopo di che incrociò le braccia al petto e
sbuffò. -Amico, per chi mi
hai preso? Non siamo mica nell'epoca dell'inquisizione.
Jimin
lo fissò a bocca aperta. -
Ok, ma, quello che hai visto...
-Senti,
è normale. Non ci vedo
assolutamente nulla di sbagliato. E tu non stavi facendo del male a
nessuno,
giusto?
Jimin
annuì lentamente e l'altro
gli rivolse un grande sorriso. Era la prima volta che un umano gli
sorrideva
così sinceramente.
-Allora
non ci vedo assolutamente
nulla di male. Basta che non salti addosso a me, d’accordo? -
completò con una
linguaccia.
Jimin
sentì le lacrime riempirgli
gli occhi e questa volta non riuscì a contenerle. -N-non ti
faccio paura? N-non
ti faccio o-orrore? - chiese con voce sempre più sottile.
Il
sorriso sulle labbra
dell'altro sparì, sostituito da uno sguardo preoccupato.
-Ehi, - disse
esitante, avvicinandosi a Jimin e toccandogli una spalla, muovendo una
mano su
e giù per confortarlo mentre l'altra gli sciugava via delle
lacrime. -Non so
cosa ti abbiano detto, ma non tutti sono degli stronzi bigotti
spaventati da
quello che non capiscono.
Jimin
non riuscì a fermare un
singhiozzo. -È solo che non avevo mai trovato nessuno che
capisse.
-Non
preoccuparti, ci sono qui io
adesso - lo confortò il ragazzo, arrivando persino ad
abbracciarlo. Un umano lo
stava abbracciando! -Possiamo diventare amici, se ti va. Potremmo
uscire a
prendere un caffè, e studiare insieme, guardare anime... Ti
piacciono gli
anime? E andare alle feste e potrei aiutarti a trovare qualche... preda
–
aggiunse staccandosi da Jimin quel tanto che bastava per regalargli un
ennesimo
sorriso e muovere su e giù le sopracciglia con fare
suggestivo.
Jimin
non poté contenere una
risata. -Io sono Park Jimin, - si presentò timidamente.
-Io
sono Kim Taehyung, ma
chiamami pure Tae o TaeTae.
-TaeTae
- ripeté
Jimin, avvertendo un calore
sconosciuto invaderli il petto. Il suo primo vero amico.
Quando sei un vampiro, ci
sono due cose che dovresti a tutti
i costi evitare.
La prima è,
ovviamente, il sole. Ok, forse la leggenda che i
vampiri al sole diventino polvere è un tantino esagerata. E
scintillare a mo'
di palla da discoteca come suggerisce qualche libruncolo da adolescenti
non si
avvicina di più alla realtà. Grazie al cielo.
La verità
è che stare al sole per qualche minuto non procura
assolutamente nessun danno ad un vampiro. Se il tempo passa,
però, lo
sventurato inizierà ad indebolirsi velocemente. Se poi i
minuti si trasformano
in ore, allora sì che iniziano i problemi: le ustioni e le
piaghe non sono un
bello spettacolo da vedere e sono estremamente dolorose.
La seconda cosa da evitare
a tutti i costi sono gli esseri
umani. Non si può vivere senza di loro, ma anche vivere con
loro non è per
nulla semplice. Con internet, i social e quei fastidiosi cellulari
sempre
pronti a scattare foto o girare video compromettenti, un povero vampiro
non può
neanche nutrirsi in santa pace.
Questi erano i due
insegnamenti fondamentali che i genitori
di Jimin avevano provato ad inculcargli fin dalla culla. In quel
preciso
momento, Jimin stava contravvenendo ad entrambi gli insegnamenti.
-Tae - provò a
lamentarsi. - Non sono sicuro di poter stare
così ancora per molto.
-Solo un attimo Chim, ho
quasi finito.
Chim... Jimin non
poté fare a meno di sorridere internamente
al diminutivo che il suo amico umano. Il suo primo e unico, gli aveva
donato.
Quando l'aveva chiamato così per la prima volta, per poco
non era scoppiato di
nuovo a piangere (era un vampiro sensibile, va bene?) e la gioia si era
rivelata tanta che a stento si era contenuto dal tatuarsi il nome sulla
fronte
e andare in giro urlando. Ho un amico! Ho un soprannome! E sono entrambi
fantastici!
L'unico problema col suo
nuovo amico umano è che, spesso,
Tae sembrava dimenticarsi della sua natura vampirica. Non era colpa
sua, Jimin
non si sarebbe mai permesso di pensare che Tae lo facesse di proposito.
Era
solo che le scuole umane non tenevano certo lezioni come "mantenere in
forma il tuo amico vampiro 101".
Jimin, dal canto suo,
esitava egli stesso a far presente i
propri limiti. Un po' perché temeva che, a ricordargli che
aveva a che fare con
un vero e proprio vampiro, Tae sarebbe prima o poi giunto alla
conclusione che
sì, in effetti aveva paura dei vampiri, e sarebbe scappato
urlando. Un po'
perché era terrorizzato di risultare noioso, poco figo e
adattabile alla vita
umana e, anche in questo caso, Tae lo avrebbe abbandonato.
Quindi, nonostante la
pelle gli bruciasse terribilmente per
via del sole e potesse sentire le ustioni formarsi lentamente ma
inesorabilmente, Jimin strinse i denti e rimase in posa, fingendosi
perfettamente rilassato mentre il sole lo cuoceva e Tae disegnava un
suo
ritratto.
-Sei il modello perfetto,
Chim - lo complimentò Tae mentre
muoveva freneticamente la matita sul suo blocco da disegno. -Hai delle
proporzioni perfette e mentre sei sotto il sole così... - si
portò una mano
alla bocca e schioccò le labbra. -Mwa!
Nonostante il dolore
notevole e le forze che gli venivano
meno, Jimin non poté fare a meno di gongolare internamente
alle parole dell'amico.
-Dici questo
perché sono l'unico disposto a stare nella
stessa posa per due ore.
Ribatté
fingendo che i complimenti non gli avessero fatto
effetto.
-Assolutamente, non potrei
mai mentirti Chim - rispose Tae,
fingendosi oltraggiato - sono anche disposto a pagarti per i tuoi
servigi.
-Non potrei mai chiederti
soldi...
Taehyung
ghignò. -Non sto parlando di un pagamento in
denaro, sono povero in canna, sai? Pensavo più ad un aiuto
psicologico.
-Psicologico?
Taehyung annuì,
spostandosi un ciuffo di capelli dietro un
orecchio e sporcandosi la guancia di nero. -Stasera c'è una
festa nel campus e
indovina chi è stato invitato? - chiese con un occhiolino.
Jimin sentì le
viscere contorcersi. Una cosa era andare a
caccia da solo, ma andare con Tae... Tae aveva detto di essere dalla
sua parte,
aveva promesso di aiutarlo a trovare prede, ma Jimin era terrorizzato
all'idea
che Taehyung lo vedesse all'opera. Che si rendesse conto di che mostro
era.
-Non so se sia una buona
idea, che tu mi veda così...
Tae si
corrucciò. -Così come?
-Così... come
sono davvero - ammise Jimin abbassando lo
sguardo.
Taehyung
sospirò. -Jimin, non c'è nulla di male in
ciò che
sei.
Jimin si morse il labbro.
Sapeva che Taehyung non avrebbe
ceduto, lo avrebbe accompagnato a tutti i costi. E la fame... La fame
ormai
aveva raggiunto livelli critici. Jimin poteva avvertirla lambire i
limiti della
sua coscienza, sempre in agguato, anche lei come una bestia feroce.
Aspettando
il momento in cui avrebbe abbassato le difese per prendere il
sopravvento.
Sapeva di essere in una situazione pericolosa, se non si fosse nutrito
presto
avrebbe perso il controllo sulla propria ragione e sarebbe diventato
una bestia
selvaggia assetata di sangue. Avrebbe massacrato indiscriminatamente
sino a
placare la propria sete.
Nel peggiore dei casi,
sarebbe potuto arrivare a dissanguare
a morte Taehyung...
-Va bene -
accettò Jimin con cuore pesante. Maledicendo per
l'ennesima volta il suo essere vampiro, che lo costringeva
continuamente a
ferire qualcuno.
- Non fare quella faccia!
Vedrai che ci divertiremo - disse
Taehuyng regalandogli uno dei suoi sorrisi rettangolari -E siccome le
belle
notizie non arrivano mai sole: penso di aver finito il tuo disegno.
Con un sospiro di
sollievo, Jimin si affrettò ad abbandonare
la propria posizione e rimettersi la maglia a maniche lunghe e il
berretto che
si era tolto per permettere all'altro di disegnare il suo viso e i
muscoli
delle braccia. Non riuscì a sopprimere un sibilo di dolore
quando il tessuto
strusciò sulla vescica che gli si stava formando sulla
spalla destra. Gettò una
veloce occhiata a Tae, per assicurarsi che non se ne fosse accorto.
Sarebbe
comunque guarita in fretta, non cera bisogno di farlo sentire in colpa.
-Guarda qui che capolavoro
- disse Tae, mostrandogli il
disegno dopo che Jimin sedette sull'erba accanto a lui.
Jimin studiò il
disegno per qualche secondo, a bocca aperta.
-Ti piace? -
domandò il suo amico, questa volta più
nervosamente, visto che la risposta tardava ad arrivare.
-Tae, ma è
bellissimo! -
Taehyung
arrossì leggermente. -È solo una cosetta -
proclamò
con falsa spacconeria, ma era chiaro che i complimenti gli stessero
facendo
effetto.
Jimin passò con
reverenza i polpastrelli lungo le linee del
disegno. Non se ne intendeva molto, ma da quel poco che ne capiva
Teahyung
possedeva un grande dono. Pur non avendo fatto nulla di particolare,
Jimin si
sentì pervadere dall'orgoglio all'idea di avere come amica
una persona tanto
talentuosa.
Stava per commentare
qualcos'altro quando, un brivido freddo
gli percorse la schiena. A malapena rendendosi conto di ciò
che faceva, Jimin
scattò in piedi, frapponendosi tra Taehyung e qualunque cosa
stesse emettendo
quell'aura per nulla umana. I suoi occhi scarlatti si fissarono
immediatamente
su di una figura apparentemente innocua, che li stava osservando
parecchi metri
più in là.
Jimin mostrò le
zanne. Quello era senz'ombra di dubbio un
altro vampiro.
Il vampiro li stava
studiando senza neppure provare a
nascondersi. Occhi puntati su di loro, postura rigida e pugni stretti.
Non dava
segno di volersi avvicinare a loro, ma neppure di volersene andare.
Jimin avvertì i
capelli rizzarglisi sulla nuca quando si
rese conto che l'attenzione dell'altro sembrava per lo più
rivolta a Taehyung.
Un ringhio gli
sfuggì dalle labbra.
-Jimin! - Teahuyng lo
strattonò per la manica della giacca,
probabilmente esercitando una certa forza, ma non smuovendo Jimin di
mezzo
millimetro. Il suo richiamo, tuttavia, servì a Jimin per
risvegliarsi dalla
trance nel quale era piombato. Si ricordò che erano nel bel
mezzo del Campus,
con decine di testimoni tutto intorno.
Si schiarì la
voce, ritraendo le zanne e guardandosi intorno
nervosamente, per accertarsi che nessuno avesse notato il suo
"spettacolo". Cecando, nel
frattempo, di non perdere di vista l'altro vampiro che ancora non si
era mosso,
né aveva risposto alla sua minaccia.
Taehyung gli si
parò improvvisamente davanti. -Jimin!
Jimin lo spostò
non troppo delicatamente dietro di sé. -Tae,
dobbiamo andare.
-Uh? Ma che succede? Prima
ti sei alzato di scatto e non mi
rispondevi più, ora vuoi andartene... Hai visto qualcuno che
ti sta antipatico?
- domandò l'altro, sporgendosi da oltre la sua spalla.
-Sì, una
persona che è meglio evitare - ammise Jimin. Non
voleva dire a Tae dell'altro vampiro, troppo preoccupato di
spaventarlo.
-Andiamo.
Per fortuna, Tae lo
seguì senza porre ulteriori domande.
Quando, ormai lontano, Jimin si girò per dare un'ultima
occhiata al vampiro, si
accorse che era sparito.
Sono mesi (anni?) che non scrivo e ho passato gran parte dell'ultimo anno e mezzo leggendo solamente fic inglesi quindi abbiate pietà di me. D: Ogni commento è il benvenuto, ogni critica costruttiva ben accetta. E siccome sto cercando amiche Army a cui piacciano le fanfiction... Se volete rompermi le balle su twitter sono Silly_Symphony e su instagram sono excuse.mee. ;P
Alla prossima!