Anime & Manga > D'Artagnan
Segui la storia  |       
Autore: Meramadia94    04/11/2017    2 recensioni
E se oltre ai personaggi che gia conosciamo, ci fosse un'altra persona a sapere la verità su Aramis?
E' un piccolo esperimento dove ho riscritto alcuni pezzi di qualche episodio per me significativo con un'aggiunta: Lunette, cameriera di Aramis e sua fidata amica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aramis, Athos, D'Artagnan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ormai Nicolàs era diventato il fantasma di sè stesso, quasi per '' solidarietà'' nei confronti della moglie che ormai era più di là che di qua.
L'orologio continuava a camminare inesorabile accompagnando la giovane contessa verso il suo appuntamento con la morte.
Se non fosse stato per il pallore, le guance infossate, ed il respiro debole si poteva dire che stava dormendo come solo una bambina avrebbe potuto dormire.
E per un po' era stato quasi dolce vederla dormire così... per un po' si era illuso. Che fosse come tante altre volte... lui che si svegliava ( o almeno così credeva) prima di lei e stava lì a fissarla, carezzandole una guancia, giocando con i suoi capelli e pensava che mai sarebbe riuscito ad amare una donna più di così... ma stavolta era tutto diverso.
Lunette non era addormentata e nemmeno negli ultimi attimi del dormiveglia... stava morendo.
Si stava spegnendo lentamente, per colpa di una donna che non riusciva a digerire il fatto che lei fosse felice, che fossero state le sue qualità... il suo coraggio, la sua dolcezza e la sua incredibile lealtà a farle conquistare l'amore di un nobile, e che non voleva credere che al mondo esistessero persone in grado di amare senza secondi fini e che per questo venivano premiate.
'' Povero amore della mia vita...''- pensò Nicolàs a voce alta mentre una lacrima solitaria gli rigava il volto -'' che cammino difficile ti ha riservato il destino...''
Lunette Montmercy, nata Le Goff. Nata nobile, ma il suo titolo non le era mai stato riconosciuto a causa di sciocchi pregiudizi ed una chiusura mentale quasi nauseabonda, era stata picchiata a sangue, umiliata e torturata chissà quante volte nei suoi primi dodici anni di vita... poi erano arrivati i moschettieri a completare il tutto.
Con loro era sbocciata.
Si era trasformata in una bellezza sfolgorante. Bella, forte, coraggiosa... un moschettiere di straordinario coraggio e lealtà, che però sapeva essere anche una splendida moglie ed una tenera madre.
In poche parole un sogno. Il suo sogno più grande e che si era trasformato in realtà.
Un sogno che però a poco a poco si stava trasformando nel peggiore dei suoi incubi. Per un attimo si era ritrovato a pensare che se non l'avesse mai incontrata forse non avrebbe mai sofferto in quel modo... eppure non si pentiva di nulla. Anzi, l'avrebbe fatto altre mille volte.
Avrebbe affrontato quel dolore altre mille volte per altre mille vite pur di rivivere quei momenti preziosi e speciali, in cui per la prima volta nella sua vita aveva conosciuto la pienezza di un amore che tutto dava, incondizionatamente, e senza chiedere nè aspettarsi nulla.
'' Grazie per tutto quello che hai fatto per me, amore mio...''- fece Nicolàs con le lacrime agli occhi -'' Nemmeno la morte riuscirà a tenerci lontano...''
Se Lunette fosse morta e non ci fosse stata la piccola Reneè probabilmente, avrebbe afferrato il pugnale di suo padre, avrebbe mirato al cuore e l'avrebbe raggiunta.
Ma Reneè era troppo piccola per restare sola come era successo a lui e Lunette: l'avrebbe cresciuta da solo, con l'aiuto dei moschettieri, di Jean, Costance, Mariette, Martha e Monseiur Bonacieux, raccontandole di quale gran donna era stata sua madre... ma non ci sarebbe stata nessun'altra donna che avrebbe potuto fregiarsi del titolo di contessa Montmercy e di padrona assoluta del suo cuore.
Nessuna.
'' Conte?''- fece Mariette entrando nella stanza.
'' No.''
'' Non vi ho rivolto alcuna domanda...''- fece Mariette confusa.
'' Lo so, ma stavi per consigliarmi di andare a dormire per un po' o per mangiare qualcosa. Ed io ti ho già dato la mia risposta.''
Mariette non si offese per il tono poco educato e quasi scocciato del suo padrone. Era un momento orribile per tutti: per i moschettieri e gli amici della signora contessa, le poche cameriere di cui disponevano la piangevano come se fosse già morta... e poi c'era il signor conte, che soffriva più di chiunque altro nel vedere quella che aveva sempre definito '' il fiore più prezioso, il tesoro più prezioso che avesse mai potuto trovare'', sfiorire ed appassire a poco a poco, senza poter fare niente per impedirlo.
Non era il momento per chiedere al padrone di recuperare il suo solito tono educato nei confronti della servitù.
'' Perdonate signor conte, ma non è per questo che sono qui. Avete una visita.''
Nicolàs si fece interessato -'' Chi è...?''
'' Non lo so, ma ha detto che vuole parlarvi urgentemente.''
'' In tal caso, scusami con lui e mandalo via...''- fece cercando di recuperare un tono più dolce.
'' Signore, con il dovuto rispetto, gli ho già detto che per voi non è un buon momento...''- insistè la domestica -'' ma ha insistito. Dice che più passa il tempo e peggio sarà.''
Nicolàs sbuffò alzandosi dalla poltrona imboccando l'uscita della stanza, deciso a vedere chi fosse il loro misterioso visitatore e sentire cos'avesse di così importante da obbligarlo ad abbandonare la moglie, magari proprio nel momento in cui poteva essere deciso il suo destino.
Incaricò Mariette di rimanere vicino alla giovane contessa e scese le scale.
'' Nicolàs.''- sulla soglia della porta vi era un uomo vestito con un'elegante marsina nera, sui cinquant'anni, basso, tarchiato, ma ancora vispo ed arzillo per la sua età.
Il giovane conte lo riconobbe immediatamente e le sue labbra abbozzarono un sorriso. Si stupì  nel vederlo lì.
'' Marchese De La Roche...''- fece il giovane sorridendo -'' che fate qui? Vi credevo ritirato nella vostra tenuta di campagna a Nizza. Come mai a Parigi?''
'' Affari.''- fece il marchese -'' Gli ultimi di cui intendo occuparmi. Lascio Parigi oggi stesso...''
''... e prima volevate sapere come stava il vostro discepolo prediletto?''- scherzò il giovane conte.
Il marchese Jean-Luc De La Roche era un uomo molto colto e conosceva tantissime cose sui più svariati argomenti, motivo per cui veniva spesso chiamato da molte famiglie nobili chiedendogli di occuparsi personalmente dell'istruzione dei loro figli.
Dopo la morte dei suoi genitori ed essere stato accolto in casa di sua zia, venne affidato proprio alle cure del marchese, amico di vecchia data della contessa... e che a detta del nipote, frequentava la casa così assiduamente perchè ne era innamorato.
Aveva fatto scappare tutti i precettori precedenti... doveva dirlo, specie dopo la morte dei suoi ed aver assistito a quello scempio, era stato per molto tempo come in trance, chiuso tutto il santo giorno in camera sua, rifiutando ogni tipo di contatto umano e di fare qualsiasi cosa: perfino esplorare alla ricerca di un qualche passaggio segreto, cosa che amava sopra ogni altra cosa, gli sembrava una di quelle imposizioni che tanto detestava.
Quando si trattava di studiare le cose non miglioravano di certo. Ad un certo punto si alzava urlando che era stufo e nessuno riusciva più a farlo ragionare.
Con il marchese De La Roche era stato diverso: gli era venuto incontro, lo aveva aiutato a far pace con il mondo e con la vita, e a poco a poco era diventato una solida figura di riferimento maschile.
Andavano a caccia assieme, gli aveva insegnato a tirar di scherma... lo aveva ricondotto in vita in poche parole.
L'uomo sorrise -'' Beh... so che hai ottenuto dei grandi meriti per le tue qualità, a corte.''
'' Già... lealtà, coraggio, onore e disciplina, come mi avete insegnato voi...''- fece Nicolàs incupendosi -'' mi avranno anche portato dei meriti... ma a che mi sono serviti, se non sono nemmeno riuscito a salvare la donna che amo?''
Il marchese abbassò gli occhi, costernato -'' Perdonami. Non ero al corrente che stessi passando un brutto momento... forse avrei dovuto evitare... ma si tratta di una questione molto urgente.''
'' Che intendete dire?''- fece Nicolàs -'' spiegatevi meglio...''
'' Ma sei pazzo, figliolo, vuoi forse la mia morte?''
Nicolàs si fece più pallido di quanto le lunghe notti passate in bianco non lo avessero reso -'' Come, la vostra morte? Ma di che parla, si può sapere?''
Per tutta risposta, il marchese gli diede una custodia in cuoio per i documenti -'' Tienili nascosti. Tra qualche giorno dovrebbe passare un mio servo a prenderli in consegna. Fino ad allora, tienili nascosti e non farne parola con nessuno.''
'' Va bene...''- fece Nicolàs che non riusciva a capire il perchè di tanta segretezza e paura nello sguardo del suo vecchio precettore.
Il marchese sorrise e gli mise una mano sulla spalla -'' Bravo, figliolo.''
'' Che c'è in queste carte?''
Il suo sguardo s'incupì -'' Meglio che tu non lo sappia. Meno cose sai meglio è....''- in quel momento le campane di Notre Dame suonarono le cinque del pomeriggio -'' ora devo andare. Mi raccomando... abbi cura di te.''- e nel dir così uscì dalla dimora dei Montmercy a passo svelto e deciso, lasciando uno sconcertato Nicolàs sulla porta.
Non si aspettava minimamente che dopo quasi quattro anni, il suo ex precettore avrebbe bussato alla sua porta, con uno sguardo inquieto e quasi supplicante e meno che mai per affidargli delle carte '' segrete''.
Non sapeva bene perchè l'avesse fatto però...  sapeva che era curioso e che dire ad una persona di non fare assolutamente una determinata cosa era come dargli il permesso... glielo diceva sempre quando era ragazzino e finiva sempre per andare a curiosare nei posti in cui sia lui che la zia gli avevano severamente proibito.
'' Tra il proibire e darti il permesso non c'è differenza''- lo rimproverava sempre.
Perchè dunque affidare proprio a lui delle carte segrete, se sapeva che il loro contenuto poteva essere pericoloso? Perchè pronunciare delle frasi tanto ambigue poi?
Tirò fuori la lettera della custodia e per un attimo fu tentato di rompere il sigillo fatto con la ceralacca.... avrebbe dato solo una scorsa, niente di più...
'' CONTE!!!''- la voce concitata di Mariette lo riportò alla realtà -'' Presto, correte!!!''
'' Lunette...''- le sue labbra s'incresparono in un sorriso ed iniziò a correre su per le scale con il cuore che batteva a mille, sperando e pregando in tutte le lingue che conosceva, che quell'urlo simboleggiasse qualcosa di positivo.
Quando arrivò sulla soglia della loro camera vide Mariette che piangeva con la faccia nascosta nel grembiule.
'' No...''- borbottò quasi senza fiato. Non ci voleva credere, non poteva essere morta... si fece coraggio e con l'andatura da zombie si avvicinò al letto, per dare alla moglie il suo ultimo saluto.
Per fortuna altre volte si era sbagliato.
Quelle non erano lacrime di disperazione. Ma di felicità.
Lunette era lì. Provata, pallida, dimagrita, quasi un ombra... ma era lì.
'' Lunette...''- non riuscì più a trattenersi e corse ad abbracciarla e darle un bacio.
La giovane contessa ricambiò, ma con meno enfasi.
'' Ahi... piano, piano, per favore...''
'' Oddio, scusami...''- fece lui ritraendosi un poco, prendendole le mani baciondole ripetutamente i dorsi -'' tesoro mio... sei bellissima...''
'' No, non è vero...''- fece Lunette con voce affaticata e provata. Non poteva vedersi ma poteva dire che non era un bel vedere... capelli spettinati, un pallore quasi mortale, probabilmente indossava la stessa camicia da notte da giorni...
'' Sei bellissima, è così.''- aveva gli occhi aperti, gli sorrideva, era lì con lui, viva e con tutta l'intenzione di vivere.
Tanto gli bastava per essere felice. La piccola Reneè che fino ad un attimo prima dormiva nella sua culla si svegliò iniziando a piangere per richiamare l'attenzione dei genitori.
'' Buona contessina, buona...''- fece Mariette prendendo la bambina iniziando a cullarla dolcemente.
'' Dammela... per favore...''- fece Lunette supplicando e tenendo le braccia leggermente tremolanti.
La cameriera non se lo fece ripetere due volte e con precisione quasi chirurgica adagiò la piccola tra le braccia materne.
La bimba scoppiò a ridere, festosa, mentre Nicolàs sorrise. L'ultima volta che erano stati così felici era stato quando era nata la loro piccola... in quei giorni si era chiesto se la felicità esisteva veramente, come si chiedeva in tutti i suoi momenti difficili.
Difficile riuscire a rammentare qualcosa di lieto e felice quando la gioia passata era svanita, passata, e non c'era più... e allora si chiedeva se quella felicità era mai esistita.
Quel giorno ne ebbe conferma.
Esisteva.
La sua felicità era tutta lì.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D'Artagnan / Vai alla pagina dell'autore: Meramadia94