I
Will Always Find You
15. Dice il
saggio: spaccare culi è sempre rinfrancante.
-Che cosa?!?-
-E’ un’ottima
idea, Inucchan.- dico, mentre mi preparo per partire. –Posso fare pratica,
come tu mi hai giustamente consigliato, e darò una lezione a quella palla di
pelo. –
-Non puoi andare
da sola!-
Annuisco. –E’
esattamente quello che farò, invece.-
Mio fratello
stringe i pugni. –Voi donne, siete così terribilmente irritanti! Come diavolo
devo farvi capire che le battaglie non sono un dannatissimo gioco?-
ringhia, riferendosi chiaramente a Kacchan. –Tu non andrai da nessuna parte,
hai capito?-
Roteo gli occhi,
annoiata. –Come sei dispotico, Inucchan.-
Sento Miroku e Sango ridacchiare e mi
alzo in volo, scansandomi appena in tempo dalla presa di mio fratello, che
viene immediatamente bloccato da Sesshomaru. Lo ringrazio mentalmente,
chiedendomi per quale ragione abbia deciso di stare dalla mia parte in questa
mia decisione. Che si sia reso finalmente conto che posso gettarlo a terra ogni
volta che mi comoda?
Mi allontano in
volo di parecchi metri –temo che Inuyasha decida di
seguirmi- poi inizio a ponderare: dunque, dove potrebbe essere Kyosuke? In
effetti, il ragionamento che Sesshomaru ha fatto sin dall’inizio non fa una
piega: se Naraku è da una parte, di certo Kyosuke è
dall’altra.
Decido di iniziare
da questo e parto diretta più lontana possibile dall’aura del mezzodemone. Non
credo di essere invincibile con queste armi, assolutamente: bisogna imparare ad
usarle e di questo sono certa. Sono altrettanto certa, tuttavia, che il lupo allo spiedo sarà un piatto molto
rinomato nei prossimi anni.
E’ dopo circa un
quarto d’ora che riesco a individuare con chiarezza l’odore di Kyosuke e, quasi
all’istante, il sangue demoniaco che ho in corpo si risveglia, sentendo la
battaglia imminente.
Non faccio nulla
per nascondermi ai sensi demoniaci di Kyosuke così, come avevo previsto, è lui
stesso a venirmi in contro, risparmiandomi la fatica di cercarlo.
Bene: la mia
voglia di perdere tempo è pari a quella che ho di fare bungee
jumping senza elastico.
Mi abbasso, con Tai e Yue strette tra le mani,
fino a arrivare alla sua altezza.
-Sapevo che
saresti venuta, mia dolce Ayame.- dice, con un sorriso
sul suo viso irritante che mi fa girare le scatole istantaneamente. Come se,
tra parentesi, non fossi già nervosa di mio.
-Non sono né dolce
né tua.- sibilo. Accidenti, i Kami
solo sanno se non aspetto questo momento da mesi: voglio pregustarmelo
tremendamente bene e, per Loki, non tornerò dagli altri senza aver fatto a
fettine questo lupastro.
Non ho troppa
voglia di iniziare un battibecco verbale, per cui mi fiondo verso di lui e non
perdo tempo: affondo Tai in avanti e, nel frattempo,
paro un suo calcio con Yue. Ghigno divertita quando
vedo l’espressione basita di Kyosuke: devo ammettere che, per quanto pesanti
siano queste armi, sono parecchio aerodinamiche. Ergo, mi muovo come un
fottutissimo fulmine.
Il demone fa un
salto indietro e inizia a studiarmi con circospezione. A quel punto, anche io
mi perdo a guardarlo qualche secondo e, con mio estrema felicità –gioia e gaudio gente!-, vedo che il ciondolo con i
poteri demoniaci di Maru legato attorno al collo.
-Bene, bene,
bambolina. Vedo che siamo combattive: finalmente posso fare sul serio con te.-
-Perché, credi di
riuscire a fare più di così?- sbotto indignata, mentre
la mia mente lavora freneticamente.
-Oh, credimi. Quando sarai mia, mi pregherai di fare più piano.-
A quel punto,
quasi perdo la concentrazione e inorridisco nell’intendere il vero significato
di quella frase. Per tutti i Kami, che prospettiva schifosissima!
-Non sarò mai tua.- esclamo, cacciando indietro i conati di vomito.
–L’unica cosa che voglio ci sia tra di noi, è l’oceano!-
Alzo Tai e dalla spada, ad un mio piccolo sforzo, esce una lama
di fuoco che sfiora il mio avversario, il quale si scansa prontamente; senza
perdere altro tempo, faccio un balzo e agito Yue: un vento
spirituale si alza e colpisce Kyosuke in pieno, mandandolo a sbattere contro un
albero.
E brava piccola.
Sfortunatamente
per me, quello si alza quasi immediatamente e iniziamo una danza fatta di
fendenti e parate, stoccate e giravolte, che mi procurano numerosi lividi in
tutto il corpo –per non parlare del doloroso graffio sulla guancia-, finché
Kyosuke non riesce a farmi sfuggine di mano Tai.
In effetti, è
quella che ho più usato durante il combattimento: come ho sempre affermato, il
potere demoniaco è quello più facile da usare e quello per cui serve meno
concentrazione. E’ per questo che, quando vedo la mia spada volare lontano,
sento un moto di panico corrermi giù per la schiena.
Mi blocco tanto
quanto serve al demone per prendermi per un polso.
-Sei mia, Ayame.
Non dovevi avere dubbi, capisci? Mi ero ripromesso che, prima o poi, mi sarei
preso la vendetta sul Generale Inu e l’avrei fatto
soffrire tanto quanto lui ha fatto soffrire me. Gli prenderò due delle cose a
cui tiene di più al mondo: tu e il tuo adorato Sesshomaru. Gli riporterò la sua
figlioletta sottomessa a me e il corpo del suo figlio maggiore.-
Rimango in
silenzio, qualche secondo, raccogliendo tutta la concentrazione che posso e
faccio confluire tutta l’energia spirituale possibile giù per il braccio, fino
alla spada. Tutto ciò richiede un notevole sforzo –che temo sia vanificato
dalle parole che Kyosuke sta pronunciando con il chiaro intento di ferirmi-, ma
quando sento la spada pesante di potere, con un movimento fulmineo, la pianto
dello stomaco del mio avversario.
Quello spalanca
gli occhi, lasciandomi lentamente il polso e cade in ginocchio.
-Parli troppo.- dico, mentre gli strappo il ciondolo dal collo e lo
metto intorno al mio. Sorrido tra me e me sentendo il pulsare ritmico del
potere di Maru sul mio torace e già pregusto il
momento in cui esso tornerà al suo legittimo proprietario.
Estraggo la spada
e mi affretto a prendere Tai e a stringerla forte.
Poi lancio una singola occhiata a Kyosuke, riverso a terra e ansimante, e mi
libro in aria per tornare dai miei amici.
Mentre sono in
volo, -dove finalmente, grazie ai Kami, riesco a
rilassarmi leggermente-, tiro un sospiro di sollievo: alla facciaccia tua, Inucchan,
che volevi fermarmi!
Decido che, non
appena arrivo all’accampamento, glielo dirò in faccia. Yeah!
Stringo tra le
mani il ciondolo di Maru e mi sforzo di non pensare a
lui e alla sua situazione, altrimenti tutta l’euforia e la soddisfazione che
sto provando in questo momento si scioglierebbero come neve al sole.
Ragazzi, che poesia.
Distratta dai miei
pensieri, quasi passo sopra al gruppo dei miei amici senza cagarli di striscio,
ma sento l’urlo di Inuyasha –non so quale dei due, ad
onor del vero.-; così mi
abbasso verso di loro e rivolgo a Kacchan un sorriso vittorioso.
-Allora?- mi chiede lei, entrando in modalità mamma-chioccia.
–Stai bene? Stai male? Hai bisogno di acqua, cibo, una coperta..?-
-Tu che dici?- le domando di rimando, indicandomi il collo. Per
tutta risposta le due Kagome esultano e mi vengono ad abbracciare, mentre Sango e Miroku mi danno un
buffetto sulla spalla.
-Brava Ayame!-
A quel punto, mi
volto verso Inuyasha e vedo il primo –alias, mister fluffluoso in rosso- guardarmi malissimo, e il secondo
–alias il mio adorato fratellino- indicarmi con il suo ditino demoniaco. –COSA.
DIAVOLO. TI. E’. SALTATO. IN. MENTE.- ringhia, mentre
si avvicina a passi lenti.
Io lo guardo con
tanto d’occhi. –Pronto? Ma per mettermi in contatto con il tuo cervello ci sono
fasce orarie o devo chiamare un numero verde? Non vedi che ho preso il ciondolo
e sono tornata sana e salva?-
-Non fare
dell’ironia con me.-
Come se non ne facessi mai.
-Inuyasha.-
inizia Miroku, impedendomi di dare sfogo a tutti i
complimenti che ho pensato in mezzo secondo. –Ayame ha rischiato, è vero, ma è
tornata vittoriosa. Questo potrebbe essere un episodio positivo per tutti noi.-
Da parte mia,
trovo il discorso interessante, ma Inucchan non sembra
essere della stessa opinione. -Taci, bonzo.-
-Inuyasha..-
sibila Kacchan, in un modo che fa venire la pelle d’oca anche a me. –Abbiamo
altre cose a cui pensare ora.-
Mio fratello si
sgonfia leggermente, ma mi rivolge un sorriso in tralice. –Noi due faremo i
conti presto.-
-Oh, non vedo l’ora..- sussurro, facendo ruotare le mie spade. Mie.
Mi viene quasi da
deliziare i miei amici con una risata malvagia ma mi trattengo per quando le
userò per salvare il mio Maru. Mio, anche lui.
-Ayame? Hai capito
quello che abbiamo detto?- mi riprende Sango, agitandomi la sua arma davanti al naso. Io scuoto la
testa, uscendo dal mio stato catatonico e ponendo attenzione ai miei amici: stanno
discutendo su come organizzarsi per il salvataggio di Maru
e ciò mi riempie di gioia, oltre che di un’adrenalina infinita. Potrei spaccare
tanti di quei culi che metà basta.
-Aspetteremo domattina..-
-Così io avrò i
miei foderi!- esclamo, alzando al cielo Yue, mentre mio fratello fa un passo indietro.
Miroku annuisce e riprende a parlare: -E poi
andremo verso ovest, dove Naraku ha portato Sesshomaru.-
Annuisco,
soddisfatta da quella soluzione e per nulla spaventata dalla prospettiva di
dover combattere contro Naraku e i suoi sgherri o
demoni schifosi: avrei fatto di tutto per salvare Sesshomaru.
Aspettiamo tutti
insieme l’ora di cena, divisi in gruppetti a chiacchierare di ciò che ci può
aspettare l’indomani. Inuyasha, Miroku
e Sango spiegano a me e a Kacchan come è solito a
combattere Naraku –con tanto di tranelli e prese per
il culo incluse-, affinché evitassimo di cadere in trappole sciocche o che
potrebbero rallentarci.
Tuttavia, come mi
aspettavo, le spiegazioni non sono poi così esaurienti perché, ovviamente, se
lo fossero l’allegra combriccola avrebbe già catturato Naraku
da un bel pezzo.
Sbuffo sonoramente
mentre cerco di trovare una posizione comoda per riposare almeno qualche ora:
nessuno vuole che la mia distrazione dovuta al sonno porti ad una fine
prematura di qualcuno di noi, men che meno la sottoscritta.
-Aya-chan!- esclama Rin, zampettandomi
vicino e guardandomi con occhi supplicanti. –Posso stare un pochino qui con te?-
Io mi trattengo
dall’alzare gli occhi al cielo –dopotutto quella bambina è Rin, l’esserino pensante più
carino sulla faccia della terra-, ma non posso fare a meno di pensare che con
quelle continue interruzioni non riuscirò mai a prendere sonno.
Vabbè che
probabilmente non ci riuscirei lo stesso.
-Certo piccola.- le sussurro, lasciando che si accoccoli sul mio
grembo e iniziando a cullarla piano.
-Hai paura per domani?-
Socchiudo gli
occhi e prendo un respiro profondo, cercando di trovare le parole giuste: non
voglio che la piccola si spaventi o che sia in pensiero anche per me.
-Un pochino. Ma
andrà tutto bene.- dico alla fine, sforzandomi di
rivolgerle un sorrisino microscopico che, in ogni caso, deve assomigliare a
quello di una medusa in agonia.
Ma le meduse hanno la bocca?
Stringo Rin tra le braccia e torno a guardare gli altri: mio
fratello e Kacchan sono spariti –probabilmente hanno voglia di passare un po’
di tempo da soli-, Sesshomaru e Jaken sono in
disparte in silenzio e gli altri si sono riuniti attorno al fuoco –tranne il
piccolo Shippo che sta già beatamente dormendo-, per
programmare le ultime cose per domani. Io vorrei riuscire ad andare da loro e
partecipare attivamente a questo fantomatico “piano” o almeno ad essere un
pochino allegra per tirare su i morali, ma non riesco
a fare nulla di tutto ciò; anzi, il mio unico pensiero costante è Maru, rinchiuso chissà dove, forse ferito, sicuramente
stanco e affamato.
Sesshomaru non è
di certo, ne nella mia epoca e tantomeno in questa,
la persona migliore del mondo: ha molti difetti e perfino io, che lo amo
infinitamente, ogni tanto provo l’inarrestabile tentazione di dargli un pugnaccio sul naso –o, in quest’ultimo periodo, di farlo
sprofondare di qualche centimetro nell’erba-, ma non è giusto quello che gli
sta succedendo. Non è giusto per lui e non è giusto per me: dopo tutta la
sofferenza che ho provato, quando finalmente riusciamo a crearci il nostro
piccolo quotidiano in cui riusciamo a stare insieme e a volerci bene senza
problemi, capita la disgrazia e rischio addirittura di perderlo per sempre.
Kagome si alza e
mi viene incontro, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare i
bambini. -Buonanotte, Ayame.- mi sussurra, prima di
stringermi una spalla e andare a rannicchiarsi nel suo sacco a pelo vicino a Shippo.
Guardo Inuyasha e Miroku scambiare un
cenno con Sango, mentre quest’ultima si copre per
provare a dormire. Chissà se ci riusciranno: non so se ci si abitui mai a cose
come questa.
No, stasera non
c’è spazio per la leggerezza che ha sempre caratterizzato questo gruppo, sin da
quando siamo arrivati.
-Buonanotte.-
Angolino dell’autrice: Buonasera! Devo ammettere che questo capitolo l’ho scritto con notevole
facilità: la resa dei conti con Kyosuke la pensavo da tempo, così come Ayame
insieme alle sue spade.
A proposito, forse
non l’ho detto nello scorso capitolo, ma i nomi di Tai
e Yue non sono stati scelti a caso: “Tai” significa sole (in cinese, mi sembra), mentre il
significato di Yue è luna; ho sempre identificato i
due poteri con gli astri del giorno e della notte, quindi questi nomi mi
sembravano appropriati.
Spero che il
capitolo vi piacerà, perché io ho amato tanto scriverlo.
Un abbraccio e a
presto.
Sami