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Autore: lone_wolf_08    05/11/2017    4 recensioni
Il Reame Boscoso era la sua casa. Thranduil e Legolas la sua famiglia.
Eppure la sua vita lì non sarebbe potuta durare per sempre. Il coraggio di una donna sarà messo a dura prova da un destino inevitabile e da un passato doloroso.
Morwen lo guardò negli occhi: “Chi sono io?”
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 1 : RICORDATEVI QUESTO NOME!



Ti diranno che sei pazza solo perché loro non avranno mai il coraggio di fare quello che fai tu



Morwen stette ben nascosta dietro un arbusto per non farsi scoprire.
Ultimamente aveva adocchiato un gruppo di uomini del Nord che facevano razzie e contrabbando di armi e merci di vario tipo che poi rivendevano agli orchi o agli Haradrim.
Ogni giorno la ragazza usciva per la sua cavalcata giornaliera e osservava le loro mosse; una volta era pure riuscita a liberare dei cavalli rubati in alcuni villaggi vicino al lago di Rhûn e a restituirli ai proprietari senza farsi scoprire.
Ora si trovava in una radura in posizione nord-est rispetto a Dol Guldur e vide una cosa che la fece infuocare di rabbia; quei bastardi, insieme alla merce rubata, tenevano due giovani rohirrim, uno sui 15 anni e l'altro sui 10, legati su un carro. Si erano messi perfino a commerciare ragazzi? Era certa che li avrebbero venduti come schiavi nelle miniere di ferro dell'Harad. Avrebbero sofferto le pene dell'Inferno e molto probabilmente sarebbero morti solo per procurare con il loro sudore e sangue una materia prima essenziale per costruire strumenti di morte, e per di più per il nemico! Thranduil le aveva raccontato di quanto spietati fossero gli Haradrim con gli schiavi che lavoravano nelle loro miniere e le aveva raccontato della vita terribile e delle violenze che erano costretti a subire quei minatori.

Si avvicinò per sentire meglio le loro parole. Un omone muscoloso pieno di tagli e con una benda sull'occhio parlò

“Ci fermeremo qui stanotte e aspetteremo gli Haradrim che verranno a comprarci la merce. Sirgo! Ruben! Andate a procurare della legna per il fuoco. Io e Kludd andremo a controllare i dintorni mentre Stolph, Caleb e Yagus resteranno a guardia della merce”.

Come si permetteva di considerare due ragazzi della merce? Morwen aveva tanta voglia di trafiggerlo con la sua spada! Ma si trattenne; non era il momento giusto. Ora infatti era nei guai: Sirgo e Ruben, i due brutti ceffi incaricati di procurare la legna, erano diretti proprio verso di lei. Dagor da dietro se ne accorse e cominciò a sbuffare agitato.

“Buono Dagor, indietro...tu va! Nasconditi non molto lontano da qui così che possa chiamarti quando avrò bisogno. Io mi arrampicherò su un albero” disse la ragazza rivolgendosi al suo fidato destriero nero come la pece.

Erano cresciuti insieme: Dagor era nato nelle scuderie del Reame Boscoso proprio mentre sul confine sud aveva luogo una battaglia tra elfi e orchi. Per questo venne chiamato così e quando Morwen, allora bambina, lo vide, se ne innamorò. Nessuno avrebbe potuto dividerli. Si capivano perfettamente e lui si faceva cavalcare solo da lei. Il nero destriero quindi corse via e la ragazza si arrampicò in fretta su una grossa quercia appena in tempo perché i due uomini stavano passando sotto quell'albero proprio in quel momento. Dall'alto vide quello che pareva il capo, ovvero l'omone con la benda sull'occhio, allontanarsi in direzione Nord rispetto alla radura insieme ad un giovane sui 27 anni, che doveva essere Kludd.
Aspettò che se ne fossero andati per scendere dalla quercia. Ora erano rimasti in tre e per sua fortuna non erano particolarmente robusti. Si calò il cappuccio sul viso e incoccò una freccia nel bel arco decorato a motivi elfici. Partì una freccia che andò a colpire i vestiti di un uomo e subito dopo il legno del carro al quale era appoggiato intrappolandolo.

“Caleb che succede?!” un'altro uomo, il più alto dei tre, si girò immediatamente appena sentì il rumore e si avvicino a Caleb che ora cercava invano di sfilare la freccia dal legno per liberarsi. Un'altra freccia partì e andò a conficcarsi nella gamba di quello alto che urlò di dolore. Doveva essere Stolph perché urlò all'altro uomo rimasto

“Yagus fa qualcosa! Trova e uccidi questo maledetto!”, la sua voce era rabbiosa.

Morwen doveva sbrigarsi se non voleva che le urla di Stolph richiamassero anche gli altri che si erano allontanati. Corse fuori con la spada sguainata e sicura di sé si avventò su Yagus che, non essendo pronto all'improvviso attacco, cadde all'indietro ma fece appena in tempo a bloccare il fendente della ragazza con la sua spada. L'uomo riuscì ad alzarsi e cominciò un duello con Morwen. Sono addestrata non mi lascerò battere da questo bifolco! Si disse continuamente lei a mente. Yagus fece un affondo ma Morwen l'aveva previsto; lo schivò e gli diede un calcio nello stomaco che lo fece piegare in due dal dolore, poi approfittò della situazione per calciargli via la spada e puntargli la sua al collo. Tutto questo appena in tempo perché a dispetto del dolore, Stolph si era tolto la freccia dalla gamba e la stava attaccando quando la vide puntare la lama alla gola dell'amico.

“Fermi tutti o questo qui finisce male!” disse lei minacciosa,

“Ok ragazza stai calma”; era chiaro che a Stolph scottava il fatto che una semplice ragazza fosse riuscita ad avere la meglio su di loro e lei si sentì forte.

“Ora...liberate i due ragazzi” continuò lei con la voce ancora un pò affannata. Stolph, riluttante e con un ghigno di disprezzo, salì sul carro e slegò i due giovani Rohirrim, poi li spinse verso Morwen.

“Vuoi anche la merce per caso?” le chiese sprezzante.

“No, quella potete tenerla ma solo perché non ho il tempo materiale di portarla via sappiatelo” gli rispose lei con lo stesso tono. Poi si rivolse ai Rohirrim e ordinò loro

“Prendete due cavalli e andatevene in un posto sicuro”.

I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e dopo aver ringraziato la loro salvatrice, presero due cavalli ai contrabbandieri e partirono al galoppo verso sud-ovest. Morwen stava per chiamare Dagor con un fischio quando sentì una lama posarsi sul suo collo e una voce dietro di lei la fece sussultare

“Ehi bella, che ci fai qui tutta sola?”,

la ragazza si girò e si trovò davanti a due penetranti occhi di ghiaccio che risaltavano sulla carnagione abbronzata. Un lato del viso era attraversato da una cicatrice e sulla bocca dell'uomo appariva un ghigno malizioso. I capelli corvini erano spettinati e gli cadevano dritti sulla fronte. Era bello si ma tenebroso, e inquietò Morwen.

“Kludd! Meno male sei arrivato in tempo stava per squagliarsela” disse Stolph avvicinandosi al nuovo arrivato.

“E siete così inetti da non riuscire a contrastarla in tre???” gli urlò minaccioso in faccia facendolo sussultare. Morwen approfittò della distrazione di entrambi per girarsi di scatto e fuggire ma prima che potesse mettersi a correre nella direzione in cui era sparito Dagor, la mano di Kludd le strinse forte l'avambraccio e il giovane se la tirò appresso. Poi con l'altra mano le prese il viso stringendole le guance e si mise a fissarlo con intensità soffermando poi gli occhi di ghiaccio sulle sue labbra. Tutto questo le provocò un immenso fastidio e tirandosi indietro soffiò

“Non mi toccare canaglia!”.

Lui in risposta si mise a ridere.

Morwen allora tentò con il braccio libero di prendere uno dei due pugnali che teneva sulla schiena ma si accorse che Stolph, da dietro, le teneva bloccato anche quello. Non riusciva più a liberarsi. Kludd mollò la presa sul braccio sinistro che prontamente venne afferrato da Stolph che lo posizionò a fianco dell'altro dietro la schiena di lei.

Il giovane dai capelli neri la esaminò dall'alto in basso. Negli occhi di ghiaccio scintillavano curiosità e furbizia. Chi era quella donna così sfrontata da mettersi contro di lui pur essendo in palese svantaggio? Morwen lo fissò rabbiosa, gli occhi ridotti a due fessure

“Se avessi le mani libere saresti già morto”.

Stolph le strinse i polsi con forza facendola gemere di dolore. Kludd le si avvicinò con un sorrisetto di scherno

“Già...ma non è così a quanto pare”, poi cambiò argomento

“Perché porti vestiti elfici? Non sarai per caso una delle loro spie?!”.

La giovane non disse nulla, non aveva assolutamente intenzione di rispondere a una persona come lui. Lo disprezzava e lo odiava per ciò che faceva e per il suo modo di fare. Lo trovava davvero irritante.

“Hai intenzione di rispondermi o no?” le chiese lui spazientito.

Morwen gli sputò in faccia.

Per un momento le parve di leggere negli occhi dell'uomo stupore, quasi sconcerto. Probabilmente non si aspettava di trovarsi davanti ad una donna così coraggiosa. Poi Kludd si scosse e il suo viso si contrasse in un'espressione di rabbia.

“Va al diavolo!” gli soffiò Morwen continuando imperterrita nella sua personale sfida.

In un istante l'uomo la colpì in volto con il dorso della mano, la ragazza fece appena in tempo a realizzare cosa fosse accaduto che sentì il nitrito infuriato di Dagor che coi suoi possenti zoccoli colpì Stolph, il quale rotolò per terra tramortito. Ora era libera; in uno scatto fulmineo afferrò un pugnale che passò a pochi centimetri dal viso di Kludd il quale si era saggiamente tirato indietro. Il nero destriero le passo di fianco e Morwen si aggrappò al volo alle briglie saltando in sella, quindi galoppo via.

“Prendete i cavalli idioti! Inseguiamola!!” ordinò Kludd fuori di sé dalla rabbia.

“Vai Dagor! Corri come sai fare tu! Corri come il vento!” lo incitò la ragazza.

Sfrecciavano nella foresta ma sentivano ancora dietro di loro il vociare e le urla dei banditi.

“Non ci avranno così”, Morwen stava infondendo coraggio nell'amico ma soprattutto in sé stessa.

L'aria fredda le sferzò la faccia e la fece rendere conto del pericolo che aveva corso. Aveva sfidato apertamente quell'uomo pur avendo le mani bloccate senza la possibilità di difendersi. Chiunque l'avrebbe considerata una donna sciocca, avventata e sprezzante del pericolo. Quale persona con un minimo di senno si sarebbe da sola messa contro un gruppo di contrabbandieri armati?

Girandosi urlò con scherno “Ah! Mangiate la polvere perdenti! E ricordatevi questo nome: Morwen! La principessa guerriera!!”.

Dagor alzò gli occhi davanti a tanta sfacciataggine e fece uno sbuffo che molto chiaramente intendeva "Vedi di smetterla furbetta che se non ci fossi stato io...".

Morwen ovviamente lo capì “Sei invidioso di tanta bravura forse?”, un altro sbuffo:
"Certo come no, signorina principessa guerriera".

Lei esplose in una risata “Ti adoro Dagor” e gli abbracciò il possente collo.





Nota dell'autrice:

Calorosi saluti a tutti coloro che hanno letto questo mio primo capitolo di “Gli eredi di Isildur” ed avranno pensato “che schifo” XD. Voglio solo dirvi che questa è la mia prima FF quindi abbiate pietà di me. E' da un po di tempo che ci lavoro e ho cercato di farla aderire meglio che potevo al capolavoro di Tolkien (ma lo noterete nei prossimi capitoli). Ovviamente è una mia versione perciò delle modifiche sono più che ovvie no?

Spero tanto che questo assaggio vi abbia appassionato e che continuiate a leggere questa mia storiella. Un saluto speciale a una mia cara amica di EFP Princess_of_Erebor (vi consiglio vivamente la sua storia): “Ecco la sopresa!”

Recensite a tanti mi raccomando, voglio sapere le vostre opinions e se avete qualche critica costruttiva fatevi avanti! Si può sempre migliorare. Besooos

PS: sotto potete ammirare il nostro bello stallone Dagor con la sua amichetta

Kia



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