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Autore: FalbaLove    05/11/2017    1 recensioni
Due piccoli occhi grigi,contornati da rughe,fissarono per l'ennesima volta una foto incorniciata malamente e con gli angoli leggermente ingialliti;un sorriso amaro comparve sul suo volto di fronte a quelle tre piccole bambine che,ignare,dormivano beate. All'improvviso il suo cuore ebbe un sussulto mentre prepotentemente si apriva la porta del suo ufficio:con rapidità la donna ripose la cornice in un cassetto spostano il suo sguardo sulla figura che comparve dinanzi a lei.
-Preside Griffin, a cosa devo l'onore?-
-Sapevamo tutte e due che sarebbe giunto questo giorno-commentò inflessibile l'altra. Faraganda si sistemò gli occhiali sospirando:si alzò con estrema calma raggiungendo l'enorme vetrata del suo ufficio.
-Ci pensi ancora? Nel senso se abbiamo fatto la scelta...-
-Giusta?-Faragonda abbassò lo sguardo.
-Forse siamo state stupide a basarci su una profezia-
-O forse no-conclusse la Preside di Alfea.
-Non lo sapremo mai-Faragonda sorrise di fronte alla risposta sconsolata dell'amica.
-Io invece,Preside Griffin,penso che lo scopriremo presto
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bloom, Faragonda, Flora
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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‘La nostra vita è fatta di scelte:ogni scelta porta ad una conseguenza. Quante volte ci siamo ritrovati a dover scegliere tra due strade da percorrere e con non poca difficoltà ci siamo affidati al nostro istinto? Tante,troppe oserei dire.
 Ma se vi fosse il potere di prevedere il nostro futuro, di prevedere se effettivamente la via da noi scelta è quella giusta? Bene questo è il mio potere e io sono l’unica in grado di utilizzarlo:vent’anni fa mi affacciai  a osservare il futuro e  rimasi  traumatizzata da quello che vidi. Morte,distruzione e odio aleggiavano intorno all’universo:6 volti di ragazze erano l’unica salvezza che si contrapponeva a tale malvagità. Perciò decisi di fermare tutto ciò ancor prima che nascesse: come vi starete chiedendo? Semplicemente trovandomi a Magix un giorno d’inverno,quando la neve cadeva forte e la gente cercava riparo sotto i tetti e i balconi. E lì vidi quello che stavo cercando:una macchina  percorreva a fatica le strade innevate. A bordo vi era una coppia con 3 bambini:all’improvviso il guidatore perse il controllo della macchina. Egli provò a ristabilizzarla cercando di evitare l’enorme quercia in mezzo alla rotonda,ma non ci riuscì,non questa volta,non ora che io avevo deciso di intervenire:la macchina andò a sbattere  con forza  contro l’albero e mentre la gente accorreva il mezzo prese fuoco. Urla,pianti e sirene provenivano dal luogo  dell’ incidente da dove io mi stavo allontanavo,senza voltarmi:quel giorno Magix pianse la morte di due persone mentre una terza venne ricoverata urgentemente in ospedale. Quel pomeriggio,un pomeriggio che mai si era svolto in quel modo nel tempo e nello spazio,aveva cambiato in meglio il futuro dell’universo o almeno così pensavo’

 

  Erano oramai le sette e mezza su Magix e tutta la città si stava preparando al risveglio pronti ad  affondare un’alta giornata. Purtroppo il paese fatato aveva lasciato scappare il sole ed una fitta pioggerellina ricadeva al suo posto.
Una ragazza,riparata sotto al piccolo portico riservato alla fermata dell’autobus,sospirò pesantemente continuando a guardare insistentemente il suo palmare. Era completamente zuppa e osservò  per un secondo un ombrello  accanto a lei, rotto, che era stato abbandonato. L’acqua scendeva talmente forte e compatta da creare come un muro ovunque guardasse: ciuffi corti di un colore sgargiante erano sfuggiti dal suo cappuccio e si erano appiccicati alla sua fronte creando un estenuante contrasto con il suo pallore. Con lo sguardo cercava insistentemente l’arrivo dello strano e,per lei,troppo primitivo, mezzo di locomozione:l’autobus.
Ad un certo punto si rese conto di non essere sola ed un’altra figura,molto più alta di lei,le si accostò :coperto da un cappuccio guardava assente la strada sotto al suo ombrello nero da cui scendevano piccole gocciole d’acqua.
La ragazza sentì un brivido percorrerle la schiena mentre,con la coda dell’occhio,fissava  il suo strano compagno di sventura. Non le ci volle molto per constatare che fosse completamente asciutto:era assorto nei suoi pensieri e per un attimo la fata si domandò se si fosse accorto della sua presenza. Osservò con attenzione la piccola borsa di cuoio che teneva gelosamente al riparo dall’acqua:sicuramente si trattava di un professore.  All’improvviso dei fari attraversarono la pioggia facendola ridestare dai suoi pensieri;storse la bocca indecisa se ritornare sotto l’acqua per fermare il mezzo o sperare che lo facesse l’altro uomo. Dopo una piccola statistica mentale si fece coraggio e allungò il braccio sentendo tutta la pioggia bagnarle forse l’ultimo pezzo asciutto del giaccone. Per fortuna l’autista la vide e Tecna si preparò a salire:diede un’ultima occhiata alla strana figura prima che il mezzo chiudesse le porte davanti a lei. Quello sembrava non essersi minimamente accorta del mezzo di locomozione ed anzi continuava imperterrito a fissare un punto in lontananza.
“Che tipo!”borbottò tra sé e sé non riuscendo a non notare un piccolo ciuffo ribelle blu spuntare da sotto il cappuccio dell’uomo.
Cercando di scacciare via i pensieri riguardanti quell’uomo si sedette nel primo posto libero:arricciò il naso constatando sempre di più a che livello primitivo si trovasse ancora il pianeta di Magix. Per un secondo sentì crescere dentro di lei lo sconforto ricordando  tutte le comodità che aveva lasciato sul suo mondo natale,Zenith. Senza neanche farlo apposta notò con gioia che il sole si stava aprendo facendo fare capolinea al sole
“Forse”pensò “Le mie statistiche si sono sbagliate,per una volta” e un sorriso comparì sul suo viso.



Due codini blu si muovevano a tempo dentro ad una piccola macchina rossa:se gli abitanti di Magix,troppo impegnati a sfuggire dalla pioggia,avessero guardato in direzione del finestrino avrebbero notato una ragazza,dalla pelle color porcellana,guardare assorta la città intorno a lei. Musa si sistemò meglio le cuffiette cercando di non pinzare i capelli:sospirò dinanzi a quello spettacolo così triste che quella mattina l’aveva accolta  nella città che sarebbe diventata la sua casa. Per fortuna la melodia emanata dalle sue cuffiette riuscì a metterla di buon umore facendo scorrere dentro le sue vene l’irrefrenabile voglia di cantare. Ad un certo punto i suoi occhi blu come la notte notarono che la figura seduta al posto del guidatore stava incessantemente muovendo la bocca. Sospirò mentre le sue mani,forzate,allontanavano la fantastica melodia dalle sue orecchie.
-Musa non riesco ancora a credere che mi lascerai- mormorò l’uomo  non riuscendo a trattenere le lacrime. La fata sorrise davanti a quella scena.
-Tranquillo papà vedrai che starò bene anche se mi mancherai molto:in più ci sentiremo tutti i giorni,va bene?-concluse sorridendo sinceramente;i suoi occhi,leggermente umidi,si abbassarono a fissare il ciondolo a forma di chiave musicale che adornava un piccolo bracciale.
“Sto per iniziare una nuova avventura,mamma:non sai quanto mi piacerebbe averti qui”

 

Oramai il capiente giardino della prestigiosissima Alfea era pieno di aspiranti fate piene di desideri ed aspirazioni:questo clima così idilliaco era rovinato da due occhi color nocciola che, leggermente annoiati, stavano a guardare quello spettacolo da una delle stanze dell’enorme scuola. Stella alzò un sopracciglio di fronte a quelle ragazze così fuori moda e con look decisamente originali. Sbuffò lasciando andare il suo capo stanco sull’enorme cuscino rosa vaporoso e pieno di piume:i suoi capelli dorati si sparsero per tutto il materasso. Chiuse gli occhi socchiudendo leggermente le labbra:iniziò pian piano a distendere i suoi muscoli facciali mentre il suo respiro riacquistava un andamento regolare. 
Come poteva lei,la principessa di Solaria,essere messa allo stesso livello di quegli sgorbi? Digrignò i denti mentre ripensava a pochi mesi prima quando la preside le aveva comunicato che era stata l’unica del suo corso a non passare l’anno. Cosa poteva farci lei se lo studio non era mai stato il suo forte? Suo padre,il famoso re Radius, era stato putroppo irremovibile:per essere la futura regnante di Solaria doveva assolutamente frequentare le scuole più prestigiose e questo implicava direttamente che avrebbe dovuto passare i futuri cinque anni a sgobbare sui libri. Ma lei non era portata per lo studio;odiava passare intere giornate davanti ai libri mentre fuori il sole e  i bellissimi ragazzi la stavano aspettando. 
Presa da uno scatto d’ira tirò fuori dalla tasca dei suoi micro-short un cellulare dalle dimensioni non  indifferenti:velocemente le sue dita appena  smaltate digitarono qualcosa sullo schermo. Con un sorriso tirato si risedette sul letto a baldacchino per continuare la sua attività preferita:criticare le ragazze più brutte di lei cioè tutte. Ad un certo punto il suo sguardo sembrò rapito da qualcosa o ,per meglio dire, qualcuno:avvicinò ancora di più il suo volto alla vetrata senza distogliere gli occhi. Ad un certo punto il suo telefonino vibrò e  la fata di Solaria dovette staccare gli occhi da quello spettacolo misterioso:un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto leggendo il breve e corto messaggio appena arrivato. Ripose l’apparecchio sul comodino e si rimise sdraiato sul letto mentre le parole “Ci vediamo dopo,piccola” e due occhi color giada si mescolavano nella sua mente.

 

-Allora te lo devo ripetere ancora un’altra volta?-
-Ti ho già detto,per la milionesima volta,che ho capito … la vuoi smettere ora?-domandò sbuffando il ragazzo biondo che insieme a quello moro stavano percorrendo un lungo corridoio.
-Credi forse che io mi diverta a mentire sulla mia identità?A fingere di essere un principe?-
-Se vuoi essere serio almeno togliti quel sorrisino beffardo dalla bocca-replicò il biondo.
-Uff Brandon smettila di esser così irritante;dopotutto è il nostro  primo giorno a Fonterossa e già non ti sopporto più,amico-replicò leggermente stizzito mentre tirava fuori dalla tasca del suo mantello,simbolo della prestigiosa scuola,una piccola brochure in cui Fonterossa e le altre due scuole di prestigio di Magix vi erano presentate.
-Uhm interessante questa Alfea… Una scuola di fate pronte a essere conquistate dal … Principe Sky -un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto.
-Dillo che la cosa ti diverte -commentò divertito il biondo.
-Beh non posso non negarl… EHI!- all’improvviso una figura sbucò da uno dei bui corridoi andando a sbattere bruscamente contro il moro che finì malamente a terra.
-Ehi amico,stai più attento!-urlò inviperito Sky mentre guardava la figura che imperterrita continuava il suo percorso. Per un secondo  Brandon  vide il volto del ragazzo voltarsi leggermente e rimase colpito da due occhi blu e profondi.
-Tutto ok?-domandò uscendo da quello strano stato di trans e aiutando il principe  a rialzarsi.
-Si grazie-commentò di risposta l’altro continuando ad osservare il punto in cui era sparito quello strano ragazzo.
-Giuro che se lo rivedo per questi corridoi gli faccio vedere io di che pasta sono fatto-sibilò inviperito il moro continuando a camminare.
-Sky è il nostro primo giorno a Fonterossa quindi cerca di calmarti:in più non sarebbe degno di un principe del mio calibro comportarsi così-sogghignò sapendo che in quel momento la mente del suo migliore amico era piena dei peggiori insulti.
-Guarda siamo arrivati nella nostra stanza-aggiunse indicando una grande porta blu decorata con maestria:senza pensarci aprì la porta.
-Ma come mai è buoi?-domandò incuriosito il moro.
-Andatevene!-tuonò una voce potente e roca proveniente da uno dei quattro letti.
-Amico guarda che questa è la nostra stanza-aggiunse Sky.
-
Ragione ancora in più per farvi sloggiare,pivelli-
 

 

 

Un piccola figura alta e snella stava percorrendo leggermente intimorita i lunghi e bui corridoi di Alfea;deglutì mentre trascinava a fatica quella che sembrava una pianta panciuta e alcuni semi riposti accuratamente in piccoli vasetti. I suoi occhi color giada scorrevano velocemente i numeri sopra le varie porte:100,101,102…Sospirò osservando nuovamente il  piccolo foglio che le era stato consegnato precedentemente da una strana professoressa. Nel mentre non si accorse della ragazza che stava provenendo dall’altro verso
-Ehi attenta!-gridò quella mentre Flora,goffamente,le finì  addosso.  La fata sembrò all’inizio non accorgersi di quello che fosse successo,ma appena i suoi occhi color giada incontrarono quelli neri dell’altra allieva arrossì imbarazzata
-Scusami tanto,ma avevo la testa tra le nuvole- mormorò realmente dispiaciuta
-E me ne sono accorta! Nonostante tu sia magra, addosso sei tutt’altro che leggera-rispose l’altra digrignando i denti e aggiustandosi i vestiti. Flora si morse il labbro sentendosi completamente fuori luogo. Sospirò e provò a parlare
-Io comunque sono Flora- bisbigliò sfoderando il suo miglior sorriso:sentì il suo cuore accelerare di fronte ad un gesto così avventato.
- E chi te la chiesto-borbottò l’altra di rimando spingendola via e proseguendo il suo cammino. La mora,di fronte  a quel comportamento così sgarbato,si ritrovò spiazzata:con fatica provò a rialzarsi e a riprendere in braccio i suoi bagagli. Sentiva gli occhi farsi sempre più umidi mentre non riusciva a non pensare alla figura orribile fatta poco prima:scosse la testa con decisione... Doveva rimandare il pianto a quando fosse arrivata in stanza:perciò riprese a percorrere il lungo corridoio.
 Per sua (s)fortuna dopo neanche cinque minuti avvistò in lontananza l’ultima porta di quel corridoio e con essa il numero 150. Sorrise intimorita mentre a brevi passi si avvicinava a quella che sembrava la porta più grande di tutte. Subito il suo sguardo fu rapito da un cartello appena fuori:riconobbe immediatamente il suo nome,ma dopo di esso erano stati scritti in perfetta calligrafia altri tre. Incurvò leggermente la bocca davanti a quei nomi così strani e sconosciuti:non era mai stata una ragazza estroversa,capace di fare amicizia e soprattutto dopo l’incontro precedente si sentiva ancora più inadeguata per quella scuola. Aveva sempre preferito,sul suo paese natale, dedicarsi alla compagnia di piante e fiori tralasciando gli esseri umani. Osservò ancora più sconsolata quella porta che assomigliava sempre di più a un muro invalicabile.
-Forza Flora! Non siamo più su Linphea:questo è il tuo momento per far emergere la vera te!-pronunciò quelle parole osservando teneramente la piccola piantina mentre sentiva la mano farsi sempre più sudata. Deglutì nervosamente facendo scivolare la mano verso la maniglia:stava per premere con forza quando essa le si aprì immediatamente. Scossa fece un salto per il terrore mentre ora,davanti al suo volto,una ragazza dagli strani capelli fucsia la stava fissando con sguardo sbigottito.
-Hai finito di parlare da sola o vuoi che ti lasci ancora un po’ fuori?-tuonò acida mentre oramai la sua attenzione era stata completamente catalizzata verso quello che sembrava un orologio di ultima generazione. Flora fissò per un secondo quella ragazza mentre sentiva il volto accalorarsi sempre di più.
-Ehm.. io … veramente … Io veramente non stavo parlando da sola,ma con la mia pianta Aurora -sibilò quasi impercettibilmente,ma oramai la ragazza le aveva completamente rivolto le spalle  e stava camminando verso quella che sembrava una stanza da letto.
-Io comunque sono Flora!-urlò con coraggio inaudito sporgendosi verso quella stanza da cui aveva visto sparire la chioma.
-Uhmmm- mormorò di risposta l’altra. Flora si morse il labbro leggermente confusa da quel primo incontro.
-Lasciala perdere;è un po’ scontrosa quando è attaccata a quei cosi -all’improvviso una figura comparì dal nulla e la povera ragazza saltò per la paura.
-Scusami non volevo spaventarti!-esclamò quella dispiaciuto allontanando le cuffiette dalle sue orecchie e sorridendo:Flora la osservò per un secondo.
-Non si chiamano cosi,ma sono apparecchi tecnologici di ultima generazione-replicò la ragazza scorbutica in lontananza. La ragazza dai capelli blu alzò divertita le spalle e la fata della Natura si sciolse davanti a quel piccolo spettacolo divertente.
-Io comunque sono Musa- concluse la fata della Musica agitando a ritmo i perfetti codini blu.
-Mentre la mia originale compagna di stanza è Tecna-
-Piacere di conoscerti!-aggiunse questa volta la fata della Tecnologia:Flora sentì i muscoli rilassarsi e si lasciò andare a un sorriso.
-Vieni ti mostro la tua stanza:ti comunico che per ora la tua è una singola quindi avrai un mucchio di spazio per te e immagino che non faticherai a riempirlo-commentò divertita osservando i numerosi vasi,libri e valigie che in quel momento si erano materializzati nella stanza.
-Posso chiederti una cosa Musa?-sussurrò la mora.
-Come mai fuori dalla nostra porta ci sono quattro nomi?-a quella domanda Musa alzò gli occhi al cielo.
-Beh devi sapere che non siamo solo noi tre…- e a quelle parole una figura fece la sua comparsa dalla porta principale.
-Si può sapere come mai mi trovo nella giungla?-commentò stizzita facendosi spazio tra i bagagli di Flora.
-Ti presento,  a malincuore,Stella,la nostra coinquilina-concluse Musa mentre tutte e due fissavano sbigottite la Principessa di Solaria farsi spazio,goffamente,tra Aurora e altra sue simili. La bionda sembrò finalmente accorgersi di lei e la fissò attentamente:Flora arrossì di fronte a quello sguardo così pesante e iniziò a giocherellare con i capelli nervosamente. Intanto la principessa di Solaria stava schiumando di rabbia rivedendo quegli occhi giada così famigliari
-Sono Flora, piacere-bisbigliò quella allungando la mano poco convinta. La bionda rispose con un sorriso tirato di fronte alla mora che considerava troppo bella per i suoi gusti:in più sembrava la classica ragazza timida e riservata,proprio quelle per cui i maschi dal cervello poco sviluppato impazziscono.
-Piacere-rispose lei aggrottando le sopracciglia e ritornando nella sua stanza

 

“Bloom,Bloom”
Una ragazza dai capelli rossi aprì gli occhi spaventata. Intorno a lei vi era solo buio e una strana sensazione si era impadronita di ogni singola cellula del suo corpo:si sentiva immersa nel nulla,come una bambola fluttuante,e in qualsiasi punto guardasse non appariva neanche una luce.
“Bloom,Bloom”
Per l’ennesima volta una voce calda e angelica penetrò nella sua mente regalandole un senso di pace e tranquillità.
-Chi sei?-domandò spaventata la terrestre; non riusciva ad identificare l’origine di quella voce e questo le causava un senso di inquietudine.
-Sono qui,tesoro- a quelle parole il buio fece spazio a una luce soffusa che riscaldò la pelle della ragazza:quando Bloom riaprì gli occhi davanti a lei apparve una strana,ma allo stesso tempo conosciuta, figura .
-Ti prego dimmi chi sei! Dimmi il motivo per cui mi appari nei sogni,ti prego- la creatura eterea, dotata di luce propria, sorrise teneramente.
-Presto tutte le tue domande troveranno risposta piccola mia- e detto questo,per l’ennesima volta, Bloom osservò impotente la figura scomparire davanti ai suoi occhi azzurri mentre nella sua mente,impressa, rimaneva la strana maschera indossata dalla donna.
-Bloom,Bloom -una voce materna e tranquilla risuonò per l’intera stanza:la piccola figura seduta al tavolo davanti a lei sembrò spaventarsi all’udire di quelle parole e lasciò andare goffamente il cucchiaio all’interno della tazza. Sgranò gli occhi giusto per un secondo,come se cercasse di svegliarsi da un incubo,e si girò nella direzione della madre  che la stava guardando leggermente in sovrappensiero.
-Cosa succede mamma?-mormorò flebilmente la ragazza evitando lo sguardo della donna e infilandosi un pezzo di fetta biscottata in bocca:Vanessa storse le labbra e si sedette accanto alla rossa.
-Bloom sono stanca di essere ignorata … In questi giorni io e tuo padre abbiamo notato che hai la testa completamente da un’altra parte! C’è per caso qualcosa che ti tormenta magari inerente con la scuola o con And….-
-No,mamma sto bene,tranquilla.  E solo che stavo pensando ad un’altra cosa,tutto qui-concluse prima di lanciare uno sguardo fugace all’orologio a forma di camion dei pompieri appeso ad una parete. Suo padre era incredibilmente riuscito a convincere la moglie a farlo anche solo entrare in cucina,ma la ragazza di Gardenia ipotizzava che in quella vicenda centrasse anche la nuova serra di Vanessa.
-Tra l’altro è tardissimo- boffonchiò infilandosi l’ennesimo biscotto in bocca.
-Io vado a scuola,a dopo-concluse schioccando un ultimo bacio sulle gote rosee della madre e prendendo al volo lo zaino,troppo leggero, abbandonato sulla soglia di casa:Vanessa rimase quasi imbambolata vedendo la chioma rossa sparire dalla porta,ma poi sorrise alzando gli occhi al cielo … Bloom aveva sicuramente ereditato la testardaggine,per sua sfortuna,da Mike.
 

 

Darcy sbuffò mentre velocemente si faceva spazio tra le sedie occupate da ragazze che ad una prima occhiata la irritavano particolarmente:sorrise in modo falso sperando di trovare affianco alla sorella un posto libero. I suoi occhi tetri e bui si illuminarono quando una mano pallida si alzò in mezzo a tutte quelle teste.
-Era ora-sbuffò Stormy continuando a limarsi le unghie come se tutto il mondo intorno a lei non esistesse. La sorella rispose con una smorfia per poi portare dietro alle spalle i suoi lunghi e lisci capelli.
-Cosa stavi facendo?-continuò
-Non sono affari tuo- tagliò corto lei allungando le gambe sulla sedia libera davanti a lei. La ragazza affianco la fulminò con lo sguardo e lei ricambiò con un sorrisino di sfida.
-Benvenute ragazze-a quelle parole entrambe alzarono lo sguardo:tutte le streghe presenti in quell’aula iniziarono a guardarsi intorno incuriosite,ma nessuna riusciva ad identificare l’origine di quella voce.
-Benvenute streghe a Torrenuvola - un rumoroso brusio si espanse per tutta la stanza mentre le più intraprendenti iniziarono ad alzarsi.
-Su,su ragazze state calme. Questo non è mica il giusto comportamento  per le future  streghe più potenti al mondo-a quelle parole una figura si fece sempre più nitida al centro della stanza  accompagnata da un fumo verdognolo.
-Salve ragazze-strillò la donna oramai corporea sotto lo sguardo attonito di tutte.
-Ma avete visto?-mormorò una delle tante ragazze
-Deve essere un incantesimo potentissimo-aggiunse un’altra.
-Ma è proprio lei?Oddio che emozione vederla di persona-
-Levatevi,fateci passare-le due sorelle,alla vista della donna,si alzarono in piedi velocemente e raggiunsero l’unico punto che avrebbe reso la visuale dello spettacolo perfetta.
-Darcy quindi è veramente lei?-domandò stranamente turbata la Strega del Vento sotto lo sguardo attento dell’altra che si limitò ad annuire.
-Sì,almeno così sembra,sorella- mormorò la mora mentre i suoi occhi lugubri fissavano per l’ennesima volta la foto che ritraeva la strana preside.



   
 
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