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Autore: Mella Ryuzaki    18/11/2017    0 recensioni
SiwonxChangmin
( #WonMin )
« Ogni cosa avviene a suo tempo e, se hai pazienza e buona volontà, vedrai come le cose cambieranno. »
[ Ringrazio due mie amiche per avermi ispirata a questa fanfiction ]
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Max Changmin, Sorpresa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Era stato fin troppo scomodo stare seduto in quel bagno e dormire. 
Non ricordai nemmeno quante volte aprì gli occhi per spostarlo alla piccola finestra rettangolare che dava sulla strada, sperando di scorgere i primi raggi del sole.

Raggi che arrivarono dopo un bel po', accompagnati dai primi movimenti delle auto e delle persone che andavano e venivano.
Mi diedi una rinfrescata veloce, lavandomi piano il viso con la mano senza ferita e controllando l'altra, cambiando il bendaggio provvisorio fatto di carta igienica.

Aprì la porta, uscendo dal bagno con il trolley come se niente fosse, come se non avessi passato la notte dentro quelle quattro e piccole mura poco igieniche e sperando che il mio volto non venga fissato per quel gonfiore e quel graffio sulla guancia dato da quegli schiaffi, ma non ne ero poi così sicuro, scorgendo come quelle poche persone fatte di gente che andava al lavoro e studenti a scuola, che davano veloci occhiate verso la mia direzione.

Arrivai ad una macchinetta per le bevande e presi velocemente un caffè lungo per poi mettermi in cammino verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe portato a casa dei signori Choi.

Una volta salito sul mezzo portai il trolley accanto a me e presi il cellulare per mettere la musica ed immergermi, momentaneamente, in quel mio angolo, ma la sfortuna era dalla mia parte perché non solo trovai diverse chiamate di mia madre ed alcuni messaggi, ma anche che avevo il 10% di batteria.

« Perfetto... » mormorai, rimettendo via le cuffiette e tornando a guardare fuori, ad osservare nuovamente quel panorama che avevo visto scorrere il giorno prima.

Doveva essere un momento di liberazione e, effettivamente, lo era, ma qualcosa mi tormentava: il fatto che sarei dovuto vivere sotto il tetto dei miei datori di lavoro.

Avevo solo conosciuto le due donne della casa, ma non il signore e l'altro componente della famiglia e probabilmente quel giorno avrei conosciuto entrambi. O forse no.

Il bus si fermò davanti alla mia fermata e scesi, tenendo il trolley al mio fianco, osservando il sentiero che mi avrebbe condotto alla villa dei Choi.

« Oh... Maledizione... » mi ricordai solo allora che dovevo essere lì tra tre due giorni e non oggi. E non avevo nemmeno avvertito i signori Choi del mio improvviso arrivo.

Avevo pochissima batteria, ma forse sarei riuscito a fare una chiamata veloce alla signora e così, rimanendo fermo a quella fermata, ripresi il cellulare e cercai il suo numero, ma il destino non girava nel verso giusto. Lo schermo divenne improvvisamente nero e si spense, lasciandomi davvero senza un minimo di batteria.

« Perfetto... Davvero... » sospirai, pensando che fosse il caso di andare direttamente da loro, ma mentre attraversavo la strada, un auto troppo veloce freno in tempo, facendomi sobbalzare sul proprio posto e guardando l'auto, una Porsche nera ben lucida, i vetri oscurati per non mostrare chi ci fosse dentro.

« Stia attento a dove va! » dissi, stando ancora in mezzo alla strada, ma questo mi superò senza nemmeno abbassare i finestrini e si riprese la sua strada, lasciandomi del tutto allibito. Forse non era poi così diverso da dove vivevo io con mia madre, ma non rimasi a lungo in quella strada, cominciando a camminare ed arrivare, a tre minuti di cammino, davanti alla residenza dei Choi.

Mi fermai e suonai al pulsante vicino al cancello, cercando anche le parole adatte nella mia mente per scusarmi di essere arrivato prima ed anche di non aver avvisato, ma i miei occhi caddero verso un auto non molto distante dai gradini della porta, la Porsche nera che mi aveva quasi investito.

« Signorino Shim? È già qui? » mi ripresi quando sentì la voce della signora Choi dietro al citofono e sollevai il viso verso la videocamera per accennarle un sorriso prima di rispondere.

« Le chiedo scusa per la mia improvvisa comparsa, ma... »

Non mi diede il tempo di finire che i cancelli si aprirono e potei fare un sospiro di sollievo. Almeno non mi aveva rimandato indietro.

Percorsi il sentiero che separava il cancello dall'entrata della lussuosa abitazione, tenendo gli occhi sulla Porsche e memorizzando anche la targa.

« Signorino Shim, è arrivato prima del previsto. »

Spostai lo sguardo in avanti vedendo la signora Choi aprire la porta ed affacciarsi, elegante in quel completo beige e i capelli raccolti in una treccia, un rossetto rosso non troppo marcato sulle labbra.

Forse stava per uscire o quello che lo stava per investire era il signor Choi?

« Le chiedo davvero scusa... Volevo avvisarla, ma purtroppo il cellulare mi ha abbandonato... » mi fermai davanti alla scalinata, facendo un inchino davanti alla donna e scusandomi per essere fiondato lì senza pensare e senza nemmeno un preavviso.

Tenni ancora il viso rivolto verso terra e l'inchino, finché non mi posò una mano sulla spalla, invitandomi a rialzarmi.

« Non si preoccupi. Mi dispiace solo che non ci abbia dato modo di venire a prenderla. Mio figlio avrebbe davvero provveduto a farle avere questo piccolo servizio. »

« Non si preoccupi, signora Choi. Anzi ringrazio lei per avermi perdonato per questa improvvisa comparsa. » mi affrettai a dirle. Certo che non si dimenticava nulla ed era ancora fissata di venirmi a prendere. Una vera fortuna che non abbia atteso e nemmeno aspettato.

Mia madre avrebbe osservato da cima a fondo quelle persone e dove c'era grana, c'era anche altro per lei.

« Prego, si accomodi. Le faccio portare il trolley dentro. I suoi averi verranno qui presto o...? »

Mi ero dimenticato di tutto il resto che lei mi fece notare, ma cosa altro potevo avere in quella casa ormai non più mia? Tutto il necessario era lì, insieme allo zaino piegato dentro il grande trolley.

« Oh, no. Ho pensato di lasciare le cose lì, visto che un mio amico si stava trasferendo e ho fatto il passaggio dell'affitto con lui. E non serve signora, posso portarlo. »

« É davvero un ragazzo di buon cuore. Allora venga. Le mostrerò la sua stanza e potrà riposarsi sia oggi che domani, dato che il suo arrivo era previsto per dopodomani. Così potrà fare un giretto della casa e memorizzare le varie stanze. »

Mi sorrise e mi invitò ad entrare. Finalmente ero dentro e finalmente ero anche al caldo, le mani che dolevano per quel cambio di piacevole di temperatura come anche le orecchie.

« La ringrazio ancora signora Choi. » non potevo smettere di ringraziarla e mi condusse ai piani superiori, facendo le scale.
Come avevo immaginato, le camere si trovavano lì ed era anche quello spazio abbastanza grande con diversi mobili di valore ed alcune foto della famiglia con i figli in tenera età ed alcuni eventi dove avevano preso parte.

« Oh... Ti dispiace se vai a vedere tu la tua stanza? Purtroppo devo scendere velocemente in studio. Mio marito ha bisogno di un documento urgentemente e devo inviarglielo tramite fax. Comunque è la porta in fondo a destra. Spero ti piaccia e mi scusi ancora. »

Le era arrivato un messaggio, dato che sentì il suo cellulare squillare.

« Non si preoccupi e va bene, signora Choi. » le dissi con un piccolo sorriso, ricambiando l'inchino che mi fece e lasciandola andare.

Il corridoio del piano superiore era abbastanza lungo e largo e cominciai a camminare, trascinando il trolley con me su quel tappeto pulito e beige. Era tutto così pulito ed ordinato e mi ritrovai a chiedermi se ci fossero altri dipendenti nella casa o forse era solo la signora e sua figlia ad occuparsene.

« In fondo al corridoio e a sinistra. » mi fermai davanti alla porta, con accanto un'ampia finestra che dava alla piazzola d'entrata ed al giardino. Era bellissima la visuale da là su e mi fermai a pensare come fosse nella bella stagione primaverile, ritrovandomi a sorridere pensando a quegli alberi ora spogli rigogliosi ed i cespugli carichi di fiori.

Tornai a guardare la porta, facendo un profondo respiro e posando la mano sulla maniglia.

La mia nuova casa, la mia nuova stanza, la mia nuova vita iniziava da lì.

Abbassai la maniglia, spalancando la porta con il profumo della camera che sembrava invitarmi ad entrare e finalmente l'avevo ormai aperta del tutto quando mi raggelai, sgranando gli occhi e socchiudendo le labbra sorprese.

Non era la bellezza della camera ad avermi colpito con la libreria ordinata, la scrivania con vari fogli ed un portatile chiuso, il comodino con alcune cose posate sopra ed il letto enorme a due piazze e mezzo che era vicino ad una grande finestra dalle tende rosse di seta spostate che lasciavano filtrare tanta luce, ma da quella schiena e quelle spalle nude di un ragazzo che era di spalle, i jeans addosso per fortuna e che si stava scervellando ( forse ) a scegliere la camicia adatta che sarebbe andato su quei jeans.

Erano delle spalle davvero ampie e la muscolatura perfetta, come anche la pelle e le braccia.

« Signora, cosa pensa possa andarmi bene? Questo o questo? »

Aveva preso le due camicie dal letto, una in ogni mano, voltandosi verso di me che ero ancora imbambolato davanti a quella visione e rimasi ancora più imbambolato quando riuscì a scorgere il suo volto: un viso maturo, ma anche dolce con quel sorriso, la fronte larga e gli occhi di una luce che mi attraeva.

« Mi scusi. Ragazzo, mi scusi. »

Si stava rivolgendo a me e dovetti riprendermi, quando mi sentì nuovamente chiamare e ritornai sul pianeta Terra, gli occhi su quel viso ora serio che mi scrutavano.

« O-oh... Mi scusi. Pensavo fosse... »

« Mi scusi, ma... Chi è lei? » mi domandò con occhi indagatori, tornando a scrutarmi dall'alto verso il basso. Mi sentì abbastanza infastidito da quello sguardo e mi rannicchiai quasi per nascondere qualcosa che nemmeno sapevo.

« Lei chi è, piuttosto. E, se permetti, non dovresti nemmeno scrutare le persone in questo modo. »

« Sei quel ragazzo della strada? »

Ecco chi era! Il conducente che per poco mi stava per investire.

« Io son-... »

« Siwon, vedo che hai conosciuto il nostro nuovo domestico! » mi interruppe la voce della donna che arrivò in quel preciso momento dietro di me, sorridendo ampiamente al ragazzo davanti a noi e poi a me.

« Signorino Shim, ha sbagliato porta. È la destra, camera sua. Ma direi che è anche un buon modo per conoscere l'altro membro della nostra famiglia, mio figlio Siwon Choi. »

Stavo guardando la signora, mentre parlava e, quando sentì chi avevo davanti e a chi avevo anche rivolto quelle parole, tornai a guardare quel ragazzo che ora aveva indossato una semplice camicia bianca dal collo alto, i capelli del tutto fuori posto, mentre tenevo gli occhi puntati sulla sua figura seria e la bocca aperta per la sorpresa.

Il conducente pazzo non era altri che il figlio maggiore della famiglia.

Alla domanda che gli stavo per fare ebbi ora la risposta: Siwon Choi.



Spazio autrice

Ecco arrivati al quinto capitolo, dove finalmente Changmin incontra Siwon. Cosa pensate potrà accadere ora? 
Vi ringrazio per le letture che questa fanfiction sta ricevendo e spero che anche #Slave vi piaccia.

Buon sabato cari. <3
  
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