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Autore: Stiljnskiswolf    22/11/2017    3 recensioni
[ Spencer Reid x Stiles Stilinski ]
Estratto:
"Aveva paura, non sapeva neanche lui di cosa ma sentiva che se si fosse avvicinato le gambe, probabilmente, non avrebbero retto, sarebbe diventato rosso, esattamente come la mattina presto in ascensore, e si sarebbe ritrovato come un ebete a fissarlo. Questi pensieri non giovarono alla sua attuale condizione cosi decise di andarsene. Proprio come la stessa mattina. Voleva scappare da quella situazione e dalle sue emozioni.
Si dice che bisogna da nome alla propria paura così da poterla umanizzare ed infine distruggere, beh… la sua paura un nome ce l’aveva eccome: Stiles Stilinski."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Stiles Stilinski
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: Questa è la mia prima fanfiction, si clementi per favore, grazieee. Comunque non so dove sia nata l'idea di Spencer e Stiles insieme, forse perchè sono due dei miei personaggi preferiti ma non ne ho idea. Allora la storia sarà divisa in due parti, essendo la prima ho provato a scrivere qualcosa di corto. Sono apert a tutti le critiche per potermi migliorare. Ho deciso di descrivere Spencer non come il solito genio un po' apatico che si fa andare bene tutto ma come una persona che sta comprendendo cosa vuol dire "colpo di fumine" o "amore a prima vista"... sisi sono sdolcinatissima.
Se vi interessa potrete trovarmi anche su twitter @stiljnskiswolf oppure su tumblr ILOVEKIWII
So che quello che ho fatto è diverso dal solito ma spero che possa piacervi. Detto questo BUONA LETTURA!
 
UNA STORIA DI MIELE E BOSCHI


A Quantico negli uffici dell’FBI quella mattina, come d’altronde tutte le altre, c’era vita. Si potevano sentire i tacchi delle agenti e delle segretarie che camminavano avanti e indietro per l’ufficio, le stampanti e le macchine del caffè in funzione, il perenne squillare dei telefoni ed il chiacchiericcio tipico degli agenti di ritorno da qualche missione.

Anche nella sezione Analisi Comportamentale la routine era iniziata. Ognuno eseguiva le proprie mansioni sotto accurata supervisione del loro capo: Aaron Hotchner. Nessuno del team poteva desiderare un leader migliore di lui; Nonostante la sua facciata corrucciata ed indifferente, aveva un cuore d’oro sempre pronto ad aiutare i ragazzi del gruppo nel momento del bisogno. Dovevano ammetterlo però, da quando è nato Jack si è molto addolcito. A parte le amicizie più consolidate ed evidenti come quella tra Morgan e Garcia oppure di Hotch e Rossi, tutti alla BAU erano molto legati. Famiglia è il termine corretto da utilizzare. Erano una famiglia bizzarra, fuori dal comune e forse un po’ acentrica ma a loro andava bene così.

Anche all’interno di una famiglia, però, ci sono dei segreti, Hotch ne sapeva qualcosa. Infatti, domani sarebbe stato in giorno in cui avrebbe dovuto presentare il nuovo membro del team alla squadra. Si era dato da fare per scegliere la persona giusta, aveva cercato tra i professionisti e veterani dell’FBI ma nessuno risultava all’altezza del compito cosi decise di guardare tra le reclute. Un azzardo, dette ammetterlo ma proprio lì trovò quello che stava cercando. Il “prescelto” era un ragazzo di ventitré anni, moro con gli occhi marroni ed un corpo bianchissimo ricoperto di nei. Aaron aveva parlato con lui per cinque minuti ed ha tratto le sue conclusioni: intelligente, spigliato, logorroico, ADHD (irrilevante per il ruolo), molto sarcastico e poco atletico… Gli sembrava quasi di descrivere Reid.
La stessa sera Hotch aveva mandato un messaggio agli altri dicendo di farsi trovare l’inomani in sala riunioni per le 09:00, perché bisognava discutere importanti novità. Dopodiché si mise a letto, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta.
 

 
 
Per Spencer Reid l’abbandono di Emily segnò il ritorno degli incubi e dell’insonnia. Non riusciva a chiudere un occhio che subito si ritrovava catapultato nelle sue paure più profonde senza riuscire ad uscirne. Aveva provato di tutto per riuscire a dormire ma niente. Anche la lettura risultò inutile, a parte per chi volesse una casa sommersi di libri. Per questo non era proprio dell’umore per delle notizie importanti ed emozioni “forti”, come quella mattina. Hotch infatti aveva chiesto a tutti di andare in sala riunioni facendo il misterioso, non volendo anticipare qualche notizia a nessuno. Voleva solo stare tranquillo e dormire in pace senza essere disturbato.

Reid continuava a rigirarsi nel letto da oramai tutta la notte, era arrivato il momento di essere produttivo; così dopo una doccia veloce si catapultò in un caffè a prendere la colazione e poi in ufficio e finire delle scartoffie dello scorso caso. Il lavoro da scrivania non era mai stato il suo forte ma in momenti di noia andava bene qualsiasi cosa pur di tenere in esercizio il cervello.

Una volta entrato nella sede dell’FBI si accorse che effettivamente era davvero presto, non c’era quasi nessuno. Meglio così si sarebbe concentrato meglio.
Andò a prendere l’ascensore strascinandosi passo dopo passo, stava per schiacciare il pulsante per salire al suo piano quando sentì una voce.
“Ehi, aspetta”
Un ragazzo, piuttosto giovane, stava correndo in maniera scomposta verso l’ascensore. Una volta dentro si piegò e mise i palmi sulle ginocchia espirando e inspirando rumorosamente, come se avesse appena corso la maratona di New York.
 “Scusami se ti ho fatto fermare ma qui se perdi un ascensore devi aspettare mezz’ora per il prossimo “disse il ragazzo ancora un po’ scosso.
“Lo so, fidati. Lavoro qui da anni e se il mio ufficio non fosse così in alto probabilmente prenderei le scale ogni giorno piuttosto che usare questi ascensori. Ma a che piano devi andare?” chiese cortesemente il genio non riuscendo ancora a vedere il ragazzo in viso.
“Non ne ho la più pallida idea, sono nuovo qui. Mi hanno solamente detto di salire all’analisi comportamentale. Mi aspettavo un po’ di informazione dall’FBI” rispose ridacchiando.
Spencer stava per rispondere quando il giovane si alzò e riuscì a vederlo interamente.
Era alto qualche centimetro in più lui, aveva delle spalle larghe ed un petto ampio fasciati in una maglietta bianca aderente, quasi come quelle di Morgan, sopra una camicia di flanella a scacchi verde e rossa. Continuò ad analizzarlo e guardarlo in maniera davvero inopportuna. Lasciò trasportare gli occhi sulle sue gambe toniche ed infine risalì fino al viso. Aveva delle costellazioni di nei sulle guance e sulla fronte, le labbra rosee a forma di cuore, piene. Occhi ambrati lo guardavano curiosi, racchiusi da ciglia lunghe. Il ragazzo gli allungò la mano per presentarsi ma l’agente gliel’ha fissò notando le dita lunghe e nodose anch’esse ricoperte di nei.
“Non-n è m-molto igienico s-stringersi le mani è meglio b-baciarsi” Oh dio, che cosa aveva detto. Si sentì avvampare le guance per l’imbarazzo e l’emozione allo stesso tempo. Non aveva mai visto una persona così bella. Ne rimase completamente folgorato e non riuscì a connettere per fare una frase di senso compiuto.
Il ragazzo lo guardò divertito ritraendo la mano e disse qualcosa che Reid non capì a pieno.
“Sc-cusa, non ho c-capito” disse Reid cercando di darsi un tono ma ovviamente non ci riuscì.
Il novellino sembrava ancora ridersela sotto i baffi per quella comica situazione.
“Ho detto se mi puoi dire qual è il piano che sto cercando e– “ il genio lo interrompete subito dicendogli che era lo stesso piano a cui andava lui. Non voleva ascoltare il resto frase, si era già messo in ridico abbastanza.
A quel punto Spencer schiacciò il pulsante per salire alla BAU.
A Spencer Reid queste cose non capitano, non gli era mai successo di rimanere senza parole oppure di fissare insistentemente – si diede dell’idiota mentalmente per questo – un altro uomo. Mai. Lui era un genio, lui era quello che si era diplomato a soli 12 anni ed aveva conseguito una laurea giovanissimo fino ad essere l’agente più giovane dell’FBI. Rispettato da tutti – o quasi -.
Insomma non era dicerto uno che si faceva abbindolare facilmente da nessuno.
Però doveva ammetterlo quel ragazzo aveva un buonissimo profumo. Sapeva di miele e bosco, come qualcosa di selvaggio che ti mette paura ma allo stesso tempo è dolce ti piace da impazzire. Qualcosa per cui diventeresti matto. Tutto ciò che Spencer non era, lui assomigliava più… alla normalità diciamo
Una volta che le porte dell’ascensore si aprirono Reid corse fuori fino alla sua scrivania senza prestare la minima attenzione al ragazzo. Si sedette sulla sedia e cominciò a respirare di nuovo, piano piano calmò quella strana sensazione e si mise a lavorare. Scriveva, rileggeva e rileggeva parole su parole senza arrivare da nessuna parte.
In tanto il tempo passava.
Quasi un’ora dopo andò in bagno, al suo ritorno trovò la sua tazza del caffè piena ed un biglietto di fianco.

<< Ti ho visto correre via dall'ascensore senza che tu mi abbia detto il tuo nome o io il mio perciò deduco di aver sbagliato qualcosa?! Scusa se prima ho fatto qualcosa che ti ha offeso in qualche modo, non era mia intenzione. Spero che non ti dispiaccia se ti ho riempito la tazza di caffè normale solo che non sapevo che cosa bevessi per cui... scusami ancora                                                                                                                                   
                                                                                                                                                        -SS >>


In quel momento, Spencer Reid si sentì inghiottire dal pavimento. Dalla vergogna ed umiliazione. Il ragazzo voleva solo gentile e lui l’aveva trattato come una pezza da piedi. Era raro che qualcuno gli dedicasse qualche attenzione. Di solito le persone notavano gli altri rispetto a lui: Morgan, JJ, Emily, Hotch ed anche Garcia. Beh, in fin dei conti il moro non li aveva ancora conosciuti. Appena avrebbe visto Morgan probabilmente il suo cervello sarebbe andato incontro ad un cortocircuito, com’era capitato a lui sta mattina.
Gli sembrava giusto comunque ringraziarlo per cui decise di andare a cercarlo, in fondo il loro ufficio non era poi così grande, l’avrebbe trovato in caffetteria, seduto a qualche scrivania o in bagno. Magari in bagno no, non sarebbe proprio il massimo essere giudicati come dei guardoni.
Fece per alzarsi quando, in quel momento, le porte dell’ascensore si aprirono e tutta la squadra fece il suo ingresso. Spencer era riuscito a notare le facce stanche ed estenuate di tutti anche da lontano.
“Cinque minuti in sala riunioni, ragazzi puntuali” Hotch gli ricordò dell’importante notizia. Se n’era completamente dimenticato.
Dopo il coro generale di approvazione “Si Hotch” – “Cero Hotch”, lui si diresse subito verso la sala riunioni. Il ragazzo l’avrebbe cercato più tardi.
Appena varcò la porta il moro era lì, seduto su una sedia mentre si mangiucchiava le pellicine vicino alle unghie e continuava a muovere la gamba sinistra. Sembrava davvero nervoso.
“Cosa fai tu qui? Non credo ti sia permesso stare in questo ufficio” Disse Reid dubbioso e davvero confuso, mentre l’altro dallo spavento si girò di scatto.
“Ehm-m mi è stato detto di essere qui per le nove, per cui… Eccomi.” I due si guardarono per qualche secondo poi il moro continuò “Comunque scusami ancora per prima spero che il caffè non ti sia dispiaciuto, lo so che qua è gratis. Infatti mi farebbe piacere potertelo offrire per davvero se ti va.”
Il ragazzo mentre parlava si avvicinava a lui con passi calmi e calcolati, mentre Spencer era rimasto di sasso, fermo ed immobile.
Gli aveva appena chiesto di uscire… cioè un appuntamento? A Spencer Reid? Deve aver capito male.
Stava per rispondere quando Hotch seguito da Morgan, JJ e Rossi arrivarono in sala.
“Ah Reid vedo che hai già conosciuto il nuovo membro della squadra” 
Questo doveva essere uno scherzo, non poteva crederci. Nessuna delle sue statistiche mentali era giunta a questa conclusione. Beh ma in fondo doveva aspettarselo, gli indizi erano piuttosto evidenti.
Si guardò intorno e vide le facce stupite dei suoi colleghi ma che dopo si rilassarono i sorrisi di ben venuto. Sentì i vari commenti su di lui, i complimenti per aver raggiunto un traguardo così importante in poco tempo e poi ci fu’ il giro di presentazioni. Tutti sembravano sorridenti, tranquilli… si vede che questo ragazzo aveva fatto colpo su ognuno di loro. In tutto questo Spencer rimase in disparte ad osservare la scena senza dire una parola. Aveva paura, non sapeva neanche lui di cosa ma sentiva che se si fosse avvicinato le gambe, probabilmente, non avrebbero retto, sarebbe diventato rosso, esattamente come la mattina presto in ascensore, e si sarebbe ritrovato come un ebete a fissarlo. Questi pensieri non giovarono alla sua attuale condizione cosi decise di andarsene. Proprio come la stessa mattina. Voleva scappare da quella situazione e dalle sue emozioni.
Si dice che bisogna da nome alla propria paura così da poterla umanizzare ed infine distruggere, beh… la sua paura un nome ce l’aveva eccome: Stiles Stilinski.
 
 
Si chiuse in un bagno e si impose di calmarsi, non doveva perdere la lucidità per colpa di un estraneo qualunque. Cominciò ad elencare tutta la sequenza di Fibonacci e piano piano il respiro come il colorito tornò regolare. Era così concentrato su quello che stava facendo che non sentì la porta del bagno aprirsi. Si spaventò, infatti, quando sentì il rumore delle nocche sulla porta del bagno.
“Reid, apri sono io”
Morgan. Esitò, sapeva che con lui poteva parlare di qualsiasi cosa, gli era sempre stato vicino. Sia quando è venuto a conoscenza dei problemi della madre piuttosto che quando aveva cominciato a fare uso di droghe. Questa situazione però era diversa. Nuova. Non sapeva neanche lui come gestirla.
“Eh dai Spencer sono io apri, lo sai che con me puoi parlare. Sei andato via con una faccia spaventosa. Stai male?... Dai Spence non farmi preoccupare…”
Si decise, aprì cautamente la porta e rimase fermo davanti il suo collega in silenzio con lo sguardo basso. Non sapeva cosa dire. Come esporre la questione. Morgan si avvicinò piano e gli mise una mano sulla spalla.
“Sappi che quando ne vorrai parlare io ci sono, solo… non farmi spaventare” disse con cura Derek.
Reid alzò lo sguardo per guardare i suoi occhi e rispose.
“Non c’è nulla di cui tu ti debba preoccupare. Non credo di stare bene da quando se n’è andata Emily, sono tornati gli incubi. Lei mi aiutava a gestirli ed adesso che è a Londra ho paura che non smetterò mai più di averli. Lo so che è irrazionale ma ho paura… poi- “
Morgan lo guardò con fare incoraggiante ma non ne aveva ancora il coraggio. Il collega capì cosi gli disse che il giorno dopo sarebbero partiti per un caso ma la sera sarebbero andati tutti al bar per festeggiare l’arrivo di Stiles. Sembrava quasi uno scherzo ma non poteva di certo dirgli di no, infondo era stato un maleducato. Non si era neanche presentato mentre lui gli aveva già chiesto scusa, offerto un caffè… un appuntamento. NO. A questo non doveva pensarci, si sarebbe goduto la serata a distanza di sicurezza senza comunicare troppo con il nuovo arrivato.
Dopo cinque minuti i due uscirono dal bagno e si misero al lavoro, JJ lo aggiornò sul prossimo caso e la giornata piano piano passò.
Mancavano pochi minuti alla fine del turno, Reid stava sistemando le sue cose nella borsa quando Stiles si avvicinò alla sua scrivania.
“Ehi senti… Noi andiamo a bere qualcosa tu vieni, vero?” Lo stava fissando negli occhi, di rimando annuì e basta perché la sua lingua aveva deciso che in quel momento lui non sapeva più parlare. Così l’altro continuò.
“Bene”
Reid stava per fare un sospiro di sollievo quando vide il ragazzo allontanarsi ma poi ritornò sui suoi passi.
“Senti io non so dove sia il bar, verresti in macchina con me così mi aiuti ad arrivarci?! Eh poi almeno così ti do anche un passaggio se ti va, non abbiamo avuto l’occasione di parlare. Comunque mi devi ancora rispondere per quel caffè. Io non dimentico niente.” Disse Stiles con un sorrisetto sghembo.
Non fece neanche a tempo a rispondere subito gli parlò sopra.
“Ah non accettò neanche un no come risposta, ci vediamo giù al parcheggio tra cinque minuti. La mia macchina è una jeep azzurra.”
Gli fece l’occhiolino e se ne andò.
Dio, era proprio fottuto.
In panico, fece l’unica cosa che gli venne spontanea, chiamò Morgan.
Continuava a squillare ma nessuno rispondeva, doveva già essere in macchina.

Questa è la segreteria telefonica di Derek Morgan lasciate un messaggio dopo il beep.
“Ciao, sono io Spencer… io non so come si fanno queste cose e mi pento di non avertene parlato oggi in bagno comunque… ehm… sta mattina sono arrivato presto e ho incontrato Stiles nell’ascensore e lui era così… mentre io sono così diciamo e poi lui profuma e io non lo so. Mi ha invitato a prendere un caffè ma non penso che sia serio e però me l’ha ribadito e non lo so ho questa diarrea verbale ed emotiva e non so… adesso mi aspetta in macchina perché vuole che vada con lui al bar… SONO NEL PANICO DEREK. Non lo so perché… Insomma lui è bello, cosi bello credo e io sono cosi credo… okay ehmm devo andare, ci vediamo tra poco... ti prego non dirlo a nessuno… “
 
Con calma si incamminò verso l’ascensore, premette il pulsante del parcheggio e aspetto rimuginando su questa strana giornata. Una volta arrivato riconobbe subito la macchina. Stiles era lì, appoggiato alla portiera mentre si fumava una sigaretta e parlava al telefono.

“Si papà come primo giorno è andato tutti bene… si sono tutti simpatici… tranquillo il primo impatto è stato bello… si abbiamo già un caso… domani, in Texas… come sta scott? E derek?... ah bene dai mi fa piacere salutameli tanto… si sto aspettando una pers- no papà non ho già trovato un fidanzato è un collega… no… stiamo andando in un bar a bere qualcosa e gli ho chiesto se veniva con me… Spencer –“

Forse non avrebbe dovuto origliare ma non voleva disturbarlo. Appena sentì il suo nome avvampò e mosso dalla curiosità si avvicinò leggermente per sentire di più. Non era giusto però è stato più forte di lui.

“E’ un genio papà giuro… no non ho parlato molto con lui, gli altri mi hanno raccontato qualcosa… è più basso di me, ha i capelli un po’ lunghi mossi, gli occhi marr- … PAPA’ L’HO APPENA CONOSCIUTO… “

Dietro la macchina, dopo tanto tempo, Spencer Reid sorrise.
 
   
 
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