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Autore: Dark_Squall    21/04/2005    7 recensioni
La morte dei fratelli Ashford dovrebbe aver inflitto un duro colpo all'Umbrella. Nessuno pero' conosce i piani della diabolica corporazione...
Genere: Azione, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 01: Ricongiungimento.

 

Carlos Oliveira era seduto su di una sedia fuori dalla casa di Barry, impegnato ad osservare il cielo stellato.

Gli piaceva quel posto: isolato, tranquillo e circondato dalle montagne imbiancate dalla neve.

Ora capiva cosa aveva spinto l’agente STARS a trasferirsi in Canada con la sua famiglia. Ma si ricordò subito che non era quello il motivo principale.

Erano passati poco più di tre mesi da quando erano riusciti a fuggire da Raccoon City, cosa resa possibile dal tempestivo arrivo del padrone di casa, il quale aveva poi insistito per raggiungere questa baita prima possibile.

Lui era deciso a denunciare l’Umbrella per l’incubo che avevano creato, ma Jill gli disse di lasciar perdere spiegandogli che così non avrebbe risolto nulla.

Coloro che erano sopravvissuti a quell’orrore erano praticamente tutti in quella casa: la diciottenne Rebecca Chambers; il poliziotto dell’ormai inesistente Raccoon Police Department, Leon Scott Kennedy; l’affascinante Jill Valentine; il grande Barry Burton e lui, l’ex-mercenario alle dipendenze dell’Umbrella.

Erano tutti lì, estremamente stanchi ma ansiosi di avere informazioni di un qualche laboratorio della società che erano intenzionati a distruggere o dove avrebbero potuto raccogliere prove compromettenti.

Da quel che aveva capito mancava ancora qualcuno. Aveva sentito Leon parlare di una ragazza di cui non riusciva a ricordare il nome. Si era infiltrata nella filiale francese dell’Umbrella corp., la stessa che aveva sviluppato la creatura soprannominata Nemesis.

Al ricordo di quel mostro scosse la testa, come per farne svanire l’immagine dalla mente.

Improvvisamente vide i fari di un’auto in lontananza. Le luci si spensero ad una ventina di metri dalla casa e nel silenzio della notte riuscì sentire qualcuno scendere.

Velocemente impugnò la pistola che portava nella fondina sulla gamba, inserì il colpo in canna dirigendosi verso l’auto ed appiattendosi contro un muro, completamente nascosto dall’oscurità.

“La corporazione ci ha scoperto?” si chiese Carlos sentendo i passi farsi sempre più vicini.

Pensò che dovevano essere almeno due, ma si chiese se fossero armati.

La prima ombra scura lo oltrepassò e  la seconda fece lo stesso, non avendolo visto.

“Ok!” pensò tra se mentre usciva fuori dal suo nascondiglio e puntava la fredda canna della sua pistola alla nuca del bersaglio più vicino.

“Non muoverti o ti faccio saltare la testa!”

L’ombra si fermò alzando le mani, presa completamente allo sprovvista. L’altra persona si voltò ma restò ferma. Con l’altra mano Carlos prese la torcia che aveva in tasca e la puntò contro i due intrusi, facendo voltare quello che teneva sotto tiro.

Erano un ragazzo ed una ragazza: lui aveva dei capelli castani piuttosto corti e dritti; indossava un giubbotto di pelle nera e dei jeans blu scuri. Lei aveva dei capelli leggermente più chiari raccolti in una coda, era molto carina e sembrava avere all’incirca l’età di Rebecca; aveva indosso dei jeans aderenti ed una giacca da motociclista con su scritto ‘let me live’.

“Abbassa la pistola.” disse con voce calma il nuovo arrivato.

La ragazza impugnò la sua beretta M93R e la puntò contro il ragazzo “Lascialo andare!”.

“Stai ferma o gli pianto una pallottola in mezzo agli occhi!” esclamò il ragazzo di origine latina, poi urlò in direzione della casa “Barry! Vieni qui, presto!”

Carlos osservava i due, chiedendosi chi diavolo fossero, ma ciò che lo colpì maggiormente fu l’indifferenza di lui.

Nonostante gli puntasse la sua pistola alla testa non sembrava minimamente preoccupato, come se fosse sicuro che non gli sarebbe successo niente.

La porta della baita si aprì e ne fuoriuscirono Barry e Leon con le armi in pugno, avvicinandosi velocemente ai tre.

“Che succede Carlos?” esclamò il muscoloso specialista in armamenti vedendo la scena.

“Ho beccato questi due! Credo siano agenti dell’Umbrella!” rispose lui con aria soddisfatta.

Burton si avvicinò ed osservò meglio i due intrusi, abbassando il fucile a pompa che teneva in mano e scoppiando a ridere mentre abbracciava il ‘presunto’ agente nemico.

Leon si avvicinò alla ragazza e la abbracciò sorridendo “Per fortuna siete tutti e due sani e salvi!”

Carlos era rimasto immobile con la sua pistola in mano, non riuscendo a capire che stava succedendo. Se fosse stato illuminato da una delle torce, gli altri avrebbero potuto vedere la sua bocca aperta.

I quattro si avviarono verso la porta, ridendo e scherzando.

“Che fai? Non entri?” chiese Leon notando il compagno immobile poco più indietro.

Oliveira ripose la sua Eagle 6.0 nella fondina e seguì il gruppetto nella baita.

Entrarono nel salotto, dove erano riunite le ragazze, non appena videro i due nuovi arrivati saltarono in piedi e corsero verso di loro.

“Claire!” esclamò Rebecca abbracciando la ragazza con la coda, mentre Jill e la signora Burton salutavano affettuosamente l’altro ‘intruso’.

Jill notò l’espressione di Carlos e gli fece cenno di avvicinarsi, lui infilò le mani in tasca e si accostò alla ragazza.

“Lui è Carlos Oliveira. Mi ha salvato la vita a Raccoon più di una volta.” disse lei parlando ai due, poi si rivolse a lui “Loro sono Chris e Claire Redfield, te ne abbiamo già parlato no?”

Lui annuì stringendo la mano ai due fratelli. Aveva sentito parlare parecchie volte di loro, ma non li aveva mai incontrati prima, e nessuno gli aveva mai mostrato una loro foto. Jill e Barry gli avevano raccontato più volte ciò che era accaduto a villa Spencer, e parlavano di Chris come di una persona straordinaria e su cui si poteva far sempre affidamento.

Rebecca invece gli parlava in continuazione di Claire, sebbene si conoscessero da appena tre mesi, sembravano essere grandi amiche.

“Sei in gamba! Mi sei arrivato alle spalle senza che me ne accorgessi. Sei un soldato?” chiese il fratello Redfield con un caloroso sorriso.

“Più che altro un mercenario. Sei mesi di duro addestramento a Rockfort Island.”

Nell’udire quelle parole i visi dei due fratelli si scurirono improvvisamente, Carlos se ne accorse ma non ne capì il motivo.

“Lavori per l’Umbrella?” chiese Chris con un tono estremamente serio, la sorella aveva gli occhi sbarrati su di lui.

“Ero caporal maggiore dell’UBCS. Dopo l’addestramento sull’isola io ed il mio reggimento siamo stati spediti in quell’inferno per salvare i civili sopravvissuti.” disse osservando la strana espressione sui loro volti “O almeno quella era la versione ufficiale!”

Notando l’aria tesa Leon si intromise nel discorso rivolgendosi a Carlos “Loro sono tornati proprio ora da Rockfort Island.”

“Perché non me l’avete detto?”

“L’e-mail di Claire è arrivata mentre tu eri andato a New York. Sei tornato questa mattina, ci siamo dimenticati di dirtelo.” spiegò Leon passandosi una mano tra i capelli.

La signora Burton tornò dalla cucina con due piatti in mano “Parlerete dopo cena di lavoro. Ora tutti a tavola!” così dicendo fece cenno a tutti di andare a sedersi.

 

Quando ebbero finito di cenare, tutti quanti si sedettero comodamente nell’ampio salotto: chi bevendo un caffè o un brandy, chi fumando una sigaretta.

“E’ la prima volta che siamo tutti riuniti! Spero che potremmo restarcene in pace per un po’.” disse Barry bevendo una sorsata del suo whisky.

Rebecca accese la televisione, sintonizzandosi su di un notiziario. Stavano trasmettendo un notiziario su ciò che era accaduto nell’installazione degli Ashford.

<…la causa dell’esplosione del centro di ricerca in Antartide non è stata ancora accertata. Una squadra delle Nazioni Unite sta per raggiungere l’area interessata dalle ricerche. Per ora si esclude l’ipotesi di un attacco terroristico…>

“L’Umbrella sa come cancellare le proprie tracce. Non troveranno niente!” esclamò Chris aspirando dalla sua sigaretta.

“Che ne dite di raccontarci com’è andata la vostra missione?” chiese Jill sporgendosi verso Claire.

“Non ora. Saranno stanchi per il viaggio, e poi non abbiamo nessuna fretta!” esclamò Leon vedendo l’aria assonnata sul volto della ‘piccola’ Redfield.

“Effettivamente non abbiamo dormito molto da quando siano fuggiti dall’Antartide!” esclamò Chris sollevando le braccia per stiracchiarsi.

Tutti i presenti annuirono, decidendo di andare a dormire e riparlarne con calma la mattina seguente.

I maschi e le femmine si recarono nelle rispettive stanze.

Le ragazze chiacchieravano allegramente mentre si cambiavano per dormire, Claire indossò una maglietta e dei pantaloncini che appartenevano a Rebecca, visto che i due fratelli erano arrivati con un bagaglio piuttosto ridotto.

Durante la notte l’unico rumore che si poteva sentire era quello del vento che soffiava contro la casa, non vi erano strade asfaltate nel raggio di svariati chilometri ed il silenzio era tale da creare un’atmosfera quasi irreale.

Jill si svegliò nel cuore della notte completamente sudata, dall’incidente della villa faceva piuttosto spesso incubi con il solito soggetto: le mostruose creature dell’Umbrella.

Richiuse gli occhi e si posò una mano sulla fronte e sospirò, restando in silenzio si voltò verso le sue due compagne di stanza: Rebecca era immersa in un sonno profondo, sul punto di cadere dal letto; mentre Claire era rannicchiata sotto le coperte, sembrava stesse tremando.

Restò alcuni instanti in ascolto e si accorse che stava piangendo. Uscì dalle coperte alzandosi ed avvicinandosi silenziosamente al letto di lei.

“Claire?” chiese Jill a bassa voce.

La ragazza si voltò verso di lei asciugandosi gli occhi “Si?”

L’agente STARS si sedette di fianco a lei con aria preoccupata “Che cos’hai? Perché stai piangendo?”

Lei tirò su con il naso e scostò un poco le coperte, mostrando gli occhi rossi per via delle lacrime “Mi sono innamorata di un ragazzo.”

“E cosa c’è da essere tristi?”

“Mi è morto tra le braccia!” esclamò la ragazza tornando a piangere, mentre Jill l’abbracciava cercando di consolarla.

  
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