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Autore: MaryFangirl    26/11/2017    3 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma stava uscendo da scuola con i suoi amici, Hiroshi e Daisuke, che avevano sentito compassione per lui e avevano deciso di portarlo un po' alla sala giochi. Avevano pensato che un paio d'ore senza pensieri trascorse a far esplodere alieni dello spazio o a uccidere zombie avrebbero aiutato l'umore di Ranma. Erano tutti un po' in ritardo visto che Hiroshi era dovuto rimanere a scuola a discutere di qualcosa con un insegnante. Quando finalmente uscirono, notarono alcuni studenti che rapidamente si dirigevano verso il campo da calcio, alcuni perfino correvano. Li guardarono ma proseguirono per la loro strada. Fu solo quando li udirono discutere riguardo a un combattimento che Ranma si fermò all'improvviso, mentre un'infausta sensazione cresceva in lui. I combattimenti al Furinkan erano una questione importante e attiravano la folla soltanto quando riguardavano poche persone: lui, Akane, Ukyo o Kuno. Visto che lui stava ovviamente bene, doveva includere uno degli altri tre e aveva la brutta sensazione che fosse Akane. Corse fino al campo, superando tutti, e vide che Akane e Ukyo erano al centro del trambusto. Sospirò lievemente di sollievo ma rimase comunque teso. Se il combattimento era fra loro due, sapeva che non si sarebbero spinte troppo oltre. Beh, ne era sicuro per quanto riguardava Akane. Non lo era altrettanto di Ukyo, quindi proseguì. Era ancora troppo lontano per sentire quello che si stavano dicendo ma fu sollevato quando vide Akane voltarsi, ma un momento più tardi si irrigidì quando sentì Ukyo sfidarla con voce alta e rimbombante. Corse e vide la ragazza dai capelli blu tendersi e voltarsi. Arrivò in prima fila giusto in tempo per sentire la risposta di Akane. 
"Ukyo, non voglio combattere con te"
"Quindi stai rinunciando? Allora passerò di lì a prendere l'insegna. D'altronde, non è che tu abbia possibilità di vincere, tesoro" disse la cuoca provocatoria. Akane serrò le mani e strinse gli occhi. Non vedeva altro modo se non accettare di combattere visto che era stata sfidata pubblicamente. Non si trattava solo del suo orgoglio, la scuola era stata sfidata e aveva un compito da onorare.
"Va bene. Dimmi quando e dove" disse, non aveva altra opzione se non accettare.
"Qui e adesso"
Akane annuì ed entrambe si voltarono verso il campo.
"Ferme!" urlò Ranma avvicinandosi a loro e le ragazze si girarono. "Non dovete combattere"
"Oh, dobbiamo assolutamente, tesoro. Ho sfidato la sua scuola" disse Ukyo con un sorrisetto.
"Va bene, combatterò io per lei. Rappresento la Scuola di Arti Marziali Indiscriminate esattamente quanto lei" disse Ranma, tentando di ragionare con la cuoca. La vide assottigliare gli occhi e irrigidire la schiena. Si concentrò solo su Ukyo e non notò che Akane si era irrigidita a sua volta a causa delle sue parole.
"Non combatterai per me!" disse Akane con un ringhio, Ranma voltò il capo di scatto. Fu sconvolto di vedere le fiamme nei suoi occhi.
"Akane, non puoi farlo"
"Perché? Perché pensi che non possa batterla? Perché sei sicuro che lei vincerà e io metterò in imbarazzo la Scuola di Arti Marziali Indiscriminate?" sibilò.
"Cosa? No..."
"Beh, non preoccuparti, Ranma" disse lei respingendo le sue obiezioni. "Ha sfidato il dojo dei Tendo. Ha sfidato ME! Tutto questo non riguarda te!" lo indicò con un dito e aggiunse, "questa è la MIA sfida. Tu stanne fuori"
Arrabbiata per l'offesa percepita, si voltò e avanzò al centro del campo dove il terreno era piatto. Era diventata l'arena predefinita per le sfide a scuola e gli altri studenti avrebbero compreso di dover sgombrare la zona. Molti si erano già allontanati per paura di rimanere al sicuro e stavano trovando punti più alti da dove osservare l'azione. Alcuni volevano rimanere più vicini e si sedettero al bordo del campo. Ranma osservò impotente Akane che si allontanava. Non poteva credere che lei avesse frainteso la sua preoccupazione ma capì che la colpa era sua. Aveva insultato le sue abilità in passato e lei non aveva ragione di credere che ora le sue intenzioni fossero buone.
"Non preoccuparti, Ran-chan. Ci andrò piano con lei"
Ranma si voltò a guardare la sua 'amica'.
"Perché lo stai facendo?"
"Oh, per un sacco di ragioni. Ma perlopiù per impartirle una lezione. È tempo che qualcuno le faccia abbassare la cresta"
Frustrato, Ranma disse, "Cosa ti ha mai fatto?"
Ukyo strinse gli occhi davanti alla difesa di Ranma verso la sua rivale. Era contenta che Ranma si fosse presentato a fare da testimone al combattimento. Era contenta che finalmente lui avrebbe visto quanto fosse debole e inutile quell'altra. Aveva programmato di andarci piano, come promesso. Ma ora la sua rabbia stava tornando con un sapore di vendetta. Perché cercava sempre di proteggere Akane? Era disposto a combattere contro di LEI per Akane e continuava a proteggerla!
"Stanne fuori. Questa cosa riguarda noi ragazze, capito?" buttò fuori prima di voltargli la schiena e raggiungere Akane sul campo. Ranma non poté fare nient'altro se non osservare il tutto con timore. Aveva voluto essere d'aiuto ma in qualche modo aveva soltanto peggiorato le cose.


Akane era sul campo a osservare Ranma e Ukyo discutere. Qualsiasi cosa si fossero detti doveva aver fatto arrabbiare la cuoca perché il suo atteggiamento beffardo fu rimpiazzato dalla rabbia quando si voltò verso di lei.
-Bene- pensò.
Non aveva avuto intenzione di combattere e aveva tentato di impedire che accadesse. Nonostante tutto, riteneva Ukyo un'amica. Ma essere sfidata di fronte alle sue amiche e poi imbarazzata dalla mancanza di fiducia di Ranma non aveva fatto altro che tirare fuori la sua collera e il suo animo competitivo. Dopo aver scoperto da poco la verità su Ryoga, sentiva di essere stata tradita ancora, sia da Ranma che da Ukyo. Ora finalmente aveva modo di sfogare tutto ciò che stava provando. Ukyo si posizionò davanti ad Akane e fissò la sua avversaria. Attese che attaccasse e sbuffò quando si rese conto che non sarebbe successo. Se era ancora in attesa che lei rinunciasse alla sfida, aveva qualcosa apposta per lei.
Con le punte delle dita, tirò fuori dalla bandoliera tre piccole spatole e le lanciò ad Akane, che arretrò velocemente. Le spatole atterrarono in una precisa fila ai suoi piedi. Ukyo sapeva che quell'attacco così ovvio non l'avrebbe ferita ma voleva rendere chiaro di essere seria. Ebbe un momento per prendere fiato finché non si ritrovò a balzare all'indietro. Ai suoi piedi, una fila di stelle ninja erano incastrate al suolo. 
-Che diamine? Da dove le ha tirate fuori?-
A malapena ebbe tempo di terminare il pensiero quando vide Akane iniziare a correre verso di lei e balzare in aria, il piede destro diretto al petto di Ukyo. La cuoca fece una serie di capriole all'indietro atterrando a qualche passo di distanza dalla posizione iniziale. Tirò fuori la sua spatola da battaglia prima di caricare, agitandola verso il petto dell'altra. Akane si abbassò evitando la lama e girò sulle mani per colpire le gambe della ragazza. La cuoca saltò indietro, cercando di recuperare l'equilibrio, mentre Akane usò le mani per tornare in piedi. Si mise sulla difensiva prima di correre nel momento in cui lo fece Ukyo. Le ragazze si beccarono a mezz'aria, vanificando l'una il calcio dell'altra.


Ranma aveva cominciato a osservare con apprensione. Non voleva che nessuna delle due si facesse male. Il combattimento era iniziato con le prevedibili mosse di Ukyo che aveva usato le sue piccole spatole prima di tirare fuori quella grossa. Fu Akane con le sue stelle ninja e le sue repliche inaspettate a sorprenderlo. Era molto più agile di quanto l'avesse mai vista e non rispondeva con le mosse che si sarebbe aspettato. Riuscì a percepire le influenze degli addestramenti di Mousse, Taro e Konatsu. Aveva mischiato tutti e tre gli stili fluidamente, scegliendo le migliori tecniche per ciascuna situazione. E durante la performance, capì che Akane si stava trattenendo. Riuscì a capirlo dal suo respiro calmo e dal fatto che non stesse nemmeno sudando. Era ovvio che stesse studiando le qualità dell'avversaria prima di attaccare sul serio, lui avrebbe fatto la stessa cosa. Era migliorata un sacco in così poco tempo e lui provava vergogna nel rendersi conto di non averne alcun merito.


Ukyo aveva la spatola fra le mani e ansimava pesantemente. Si era aspettata una lotta facile ed era irritata dal fatto che la sua rivale sembrasse controbattere facilmente a ogni mossa. Aveva il fiatone e si asciugò il sudore dalle sopracciglia. Non aveva importanza, era determinata a vincere e corse agitando la sua arma, tenendo la lama in basso nel tentativo di colpirla come un pancake. Con sua sorpresa, Akane non arretrò dall'attacco ma avanzò. Era più veloce di quanto Ukyo pensasse potesse essere e la ritrovò sotto la portata della spatola prima che la cuoca si rendesse conto di cosa stava succedendo. Improvvisamente Ukyo si piegò per il dolore mentre Akane piazzava un pugno nel suo stomaco. Serrando i denti dal dolore, si raddrizzò lentamente e si voltò a fulminare la sua avversaria.
-Per una che non voleva combattere, di certo ci sta dando dentro- pensò Ukyo con una smorfia. La pancia pulsava per il dolore. Ranma diceva sempre che Akane era forte come un gorilla ma Ukyo aveva sempre respinto l'idea. Non era mai stata lei a ricevere i suoi pugni ed era sorpresa dalla sua potenza. Quello che la cuoca non sapeva era che non solo la sua avversaria era naturalmente forte, ma combattere contro la forma da chimera di Taro l'aveva resa ancora più forte.


Arrabbiata a causa del colpo riuscito della ragazza, iniziò ad attaccare con più aggressività ma meno attenzione. Iniziò ad agitare la spatola gigante verso Akane senza tregua, facendola scansare rapidamente quando non riusciva ad anticipare le mosse imprevedibili. Akane balzò indietro, perse l'equilibrio e inciampò mentre la spatola di Ukyo le incombeva addosso. Akane mise una mano nella tasca nascosta, tirando fuori il suo bastone e aprendolo. Lo prese con entrambe le mani tenendolo sul petto nel momento in cui la lama la raggiunse, fermandola a pochi centimetri dalla sua faccia. Combatterono mentre Ukyo spingeva, avendo la forza di gravità dalla sua parte. Akane spinse a sua volta. Piegò le braccia lasciando alla lama di avvicinarsi il più possibile, facendo credere alla cuoca di vincere. Poi Akane distese le braccia in avanti, facendo incespicare la cuoca. Quest'ultima riacquistò l'equilibrio e guardò il bastone dubbiosa.
-Da quando Akane porta un'arma? E dove teneva quella dannata cosa?-
Akane sapeva di essere stata fortunata ad aver tirato fuori il bastone in tempo. Per quanto non avesse voluto combattere, ora ci stava dando dentro, e le piaceva testare le sue nuove abilità. Ma era diventata impertinente e incauta. Doveva mettere fine al combattimento prima che una delle due si facesse male sul serio. Ukyo era una brava combattente ma contava troppo sulle sue armi. Nel combattimento corpo a corpo, per Akane sarebbe stato facile batterla e lo sapevano entrambe. Doveva toglierle quell'arma. Escogitò un piano velocemente. Studiandosi a vicenda, di nuovo le due si corsero incontro. Akane la osservò tirare un colpo laterale. Balzò in alto e oltre la spatola e atterrò abilmente sul sottile bordo della lama, sorprendendo la cuoca. Istintivamente, Ukyo cercò di toglierla dalla spatola agitandola in alto ma non riuscì a reggere il suo peso; a malapena riuscì a sollevarla. Utilizzando l'equilibrio che aveva imparato da Konatsu, Akane fece un passo rapido in avanti, colpendo le nocche della cuoca con due rapidi movimenti del polso, e Ukyo fu costretta ad allentare la presa. Indirizzò poi un calcio che atterrò sul petto della cuoca. Il dolore fece in modo che Ukyo lasciasse del tutto la sua arma e per poi cadere all'indietro, sul sedere. Akane finì accanto alla spatola, e chiuse rapidamente il bastone, rimettendolo nella tasca segreta, prima di prendere la spatola. L'agitò qualche volta per testarne il peso, come Mousse le aveva insegnato. Ukyo arretrò con mani e piedi mentre Akane le veniva incontro. La cuoca era orripilata all'idea di essere aggredita con la sua stessa arma! La ragazza agitò la spatola velocemente, e Ukyo incrociò le mani sopra la testa per proteggersi, chiudendo gli occhi in attesa dell'impatto. Ma non accadde nulla. Aprì gli occhi e vide la spatola sprofondata nel suolo, solo metà della lama era visibile. Con orrore osservò Akane eseguire un calcio rotante, staccando il manico dalla lama e facendolo volare sull'erba.
"No!" gridò, sconvolta. Lacrime di frustrazione le montarono agli occhi rendendosi conto che non avrebbe più potuto combattere. Senza le sue armi, non aveva quasi modo di difendersi. Si rifiutò di piangere di fronte alla sua rivale e respinse le lacrime.
Ansimando, Akane disse, "È finita". La ragazza guardò la cuoca e la vide puntare i pugni a terra con furia. Quella visione la riempì di compassione. Non sentiva gioia per averla battuta, ma rifletté sul fatto di non aver avuto scelta. Non avrebbe mai rinunciato all'insegna del dojo senza combattere. Sperava però che Ukyo potesse rimpiazzare o riparare la sua arma in qualche modo. Le voltò le spalle e vide Ranma correre verso di sé.
"Akane, stai bene? Sei ferita?" chiese preoccupato tentando di toccarla.
"Sto bene!" scattò. L'adrenalina e la frustrazione la portarono a respingerlo, schiaffeggiandogli la mano. "Ti ho detto che so badare a me stessa! Non mi serve che tu combatta le mie battaglie!"
Si allontanò velocemente e Ranma osservò Sayuri e Yuka raggiungerla prima che i tre si allontanassero dal campo. Voleva correrle dietro ma pensava che non l'avrebbe ascoltato visto quanto era incollerita, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era che qualcos'altro si mettesse fra loro. Sospirò, frustrato, prima di rivolgere la sua attenzione a Ukyo.
"Riesci a camminare?"
Lei annuì e si alzò tenendo la testa bassa, non volendo guardare negli occhi il ragazzo col codino. Era stata umiliata di fronte a Ranma e all'intera scuola. La sua arma era spaccata ed era sicura che un livido a forma di scarpa le si sarebbe formato sul petto. Ma in condizioni peggiori erano le sue mani, ancora rosse e ferite per essere state colpite dal bastone e pregava che non ci fosse nulla di rotto. Sarebbe riuscita a cucinare, altrimenti? Rimase in silenzio mentre Ranma la riaccompagnava al ristorante. Accanto a lei, il ragazzo col codino tentava di tenere sotto controllo la rabbia in crescendo. Sapeva che quella collera era in parte dovuta alla sua situazione con Akane. Ma in larga parte, Ukyo ne era responsabile. Non poteva credere che la cuoca si fosse spinta fino al punto di sfidare la più giovane dei Tendo. A quanto pareva, Akane non era l'unica con la quale doveva parlare quel giorno e pensò di far capire a Ukyo senza mezzi termini come stavano le cose.


Quando giunsero all'Ucchan, Konatsu aprì loro la porta con un sorriso.
"Signorina Ukyo, che bello, è qui! Temevo che non facesse in tempo a..." si interruppe e sussultò quando vide in che stato era. I suoi vestiti erano sporchi e disordinati, i capelli un caos e gli occhi cerchiati di rosso. "Che è successo? Sta bene?"
Ukyo annuì in risposta e Konatsu guardò Ranma alla ricerca di una spiegazione. Lui scosse la testa per impedire al ragazzo di porre altre domande.
"Konatsu, puoi lasciarci soli? Io e Ukyo abbiamo qualcosa di cui discutere" disse stancamente.
"Mmh" disse l'altro, tamburellando le dita tra loro per il nervosismo. Aveva avvertito la tensione tra i due e non sapeva cosa fare. Guardò Ukyo affinché ricevesse istruzioni.
"Va bene, tesoro. Perché non vai di sopra per un po'? Rimaniamo chiusi oggi"
Konatsu annuì prima di sparire su per le scale.
Ranma rimase a osservare la sua amica d'infanzia scegliere uno sgabello e sedersi, il capo ancora chino. Sapeva cosa doveva dirle. Le cose non si sarebbero mai sistemate finché non l'avesse fatto, ma non significava che fosse facile. 
"Perché l'hai sfidata? Cosa speravi di ottenere?"
"Non ha importanza, no? Ho perso, non è così?"
"Speravi che in questo modo avrei scelto te?"
Il capo di lei scattò e lui vide la rabbia sul suo volto.
"Sì. Speravo che avresti capito una volta per tutte quanto lei è patetica!"
"Non parlare di lei in questo modo!" gridò lui rabbiosamente, per poi aggiungere, "È tua amica"
"Amica? Non è mai stata mia amica! Mi è sempre stata in mezzo ai piedi. Non ha mai fatto niente per me a meno che non ne ricavasse qualcosa"
"Ti ha accolto in casa sua. La sua famiglia ti ha aiutato pensando solo che ne avessi bisogno" ribatté Ranma, pensando a quando i Tendo avevano invitato Ukyo a rimanere con loro quando la cuoca aveva scoperto che la sua salsa per okonomiyaki era stata rovinata. 
"Intendi quando Akane ti ha costretto a fingere di essere sposato con lei piuttosto che permetterti di andartene con me?"
"Lo ha fatto per aiutarmi!" esclamò Ranma. Ricordò tutto ciò che era accaduto in seguito. "Ti hanno accolto nella loro casa e tu hai ripagato la loro gentilezza tentando di avvicinarti a me, sotto al loro tetto"
-Che razza di persona fa una cosa del genere?- pensò. Quando era accaduto, aveva pensato soltanto che fosse un altro degli sciocchi tentativi di Ukyo di guadagnare il suo affetto. Ma a ripensarci, si rese conto di quanto una cosa del genere dicesse riguardo a una persona. Era disposta a tradire la gentilezza di qualcuno per beneficiarne. Ranma scosse il capo per la delusione, più per se stesso che per lei. Tutta quella situazione era colpa sua, aveva atteso troppo. Non aveva preso una decisione e aveva fatto pensare a tutte di avere una possibilità con lui. Era passato da un pezzo il momento in cui doveva essere onesto e dire ciò che doveva.
"Ukyo" ignorò il nomignolo e disse senza giri di parole, "mi dispiace, ma non ti sposerò. Non ti amo"
"Ma ami lei?!" chiese lei incredula.
"Sì" rispose onestamente, sperando che la verità mettesse fine al caos nelle loro vite. La cuoca arretrò sconvolta, non si era aspettato che lo ammettesse così schiettamente. Aveva sempre schivato i suoi sentimenti. Non poteva dire di esserne sorpresa, da qualche parte dentro di sé conosceva la verità. Solo che non aveva mai voluto ammetterla.
"È sempre stata lei, vero?" chiese amaramente.
"Sì. È sempre stata lei. Ero innamorato di lei ancora prima che tu arrivassi in città"
"Quindi non ho mai avuto una chance? Perché non me lo hai detto? Perché mi hai illuso? Hai detto che ero carina!"
"Sì, l'ho fatto. E allora?" frustrato, si passò le mani sul volto. "Sei carina. Lo sono anche Shan Pu e Akane. Diamine, anche Kodachi lo è!"
"Ma...ma hai detto che Akane non lo era!"
Ranma la guardò, non poteva crederci.
"Più per irritarla quando era presente. La indisponevo di proposito. A volte perché ero seccato con lei e altre..." lasciò in sospeso la frase. Ukyo non doveva sapere che in realtà gli piaceva avere tutta l'attenzione di Akane, anche se in senso negativo.
"E comunque mi riferivo sempre a come si comportava, mai al suo aspetto" disse scuotendo il capo, meravigliato. Sì, aveva fatto dei commenti riguardo il suo aspetto. Aveva detto che aveva il seno piatto e le cosce grosse. Le aveva perfino detto che il suo corpo era scadente rispetto alla propria forma femminile. Ma tutto ciò era accaduto all'inizio. Lei lo aveva ferito dopo che si erano conosciuti e lui lo aveva fatto a sua volta. Aveva continuato a farlo per respingerla. Ma anche allora sapeva che quei commenti erano bugie. Ricordava di essersi distratto per via della sua bellezza mentre stava giocando a softball, cosa che lo aveva portato a beccarsi una palla in faccia.
No, l'aveva sempre trovata attraente. Mentre la loro relazione era progredita, l'aveva insultata sempre meno, e anche allora lo faceva unicamente affinché nessuno indovinasse cosa provava veramente per lei. Forse il suo piano aveva funzionato fin troppo.
"Pensi davvero che non la trovassi attraente? Stiamo parlando di Akane. Metà scuola le va dietro soltanto per il suo aspetto"
"Allora perché non me l'hai detto prima? Perché mi hai illuso facendomi credere di avere un'opportunità?"
I momenti che Ranma aveva trascorso con Ukyo quando erano piccoli erano tra i pochi ricordi felici che aveva della sua infanzia. Non aveva avuto molti altri bambini con cui giocare mentre viaggiava per tutto il Giappone al fine di allenarsi. Quando la sua vecchia amica Ucchan era tornata in città, aveva naturalmente voluto rinnovare quell'amicizia tanto preziosa per lui.
"Non ho detto niente prima perché volevo essere tuo amico! Avrei dovuto dire qualcosa quando ho capito quello che provavo. In questo caso la colpa è mia ma è anche tua. Hai sempre visto le cose come volevi che fossero, ignorando tutto quello che non ti piaceva. Non pensi che fosse strano quando mi ero rallegrato al pensiero che tu e Ryoga vi foste messi insieme? E al contrario, mi sono ingelosito totalmente all'idea di Akane che si allontanava con lui"
Ranma stava andando avanti e indietro mentre la frustrazione prendeva possesso di lui, dopo che tutto era rimasto in cottura a fuoco lento.
"Ho sempre e solo voluto esserti amico. Ma tu non ne eri felice, vero? Dannazione, Ukyo, hai lanciato delle bombe al mio matrimonio!"
"Cos'avrei dovuto fare? Lasciare che accadesse? Sei il mio fidanzato!"
Ranma scosse il capo. "È solo questo che vedete in me, vero? Tu, Shan Pu, Kodachi, mi vedete soltanto come qualcosa da vincere o da possedere. Qualcosa che vi appartiene"
"Oh, come se lei fosse diversa! Non ti avrebbe mai permesso di stare con qualcun altro"
"È qui che ti sbagli. Pensando alla mia felicità, lo farebbe"
Ukyo sbuffò, "Sì, certo"
"Non riesci a prenderti le responsabilità per le tue azioni?! Dannazione! C'era mia madre al matrimonio! Poteva rimanere ferita! Kasumi, Nabiki, i nostri compagni di scuola potevano rimanere tutti feriti e tu te ne freghi!", si fermò e disse, "Lascia che lo dica, ti sei comportata in modo più folle di Kodachi Kuno. Almeno lei si è limitata a indossare un abito da sposa nero. Ma tu e Shan Pu avete bombardato la palestra! Bombardato!" disse sconvolto.
Ukyo non era disposta ad accettare le critiche ma sapeva che lo stava perdendo e utilizzò il suo asso nella manica. Portò le mani a coprirsi il viso e iniziò a tirare su col naso rumorosamente, scuotendo le spalle e iniziando a piangere, o fingendo di farlo, sapendo che Ranma non poteva sopportare di vedere una donna in lacrime. Il ragazzo col codino la guardò con aria critica. Non poteva fare a meno di ricordare la visione affranta di Akane in lacrime dopo aver scoperto di Ryoga. Era completamente distrutta, il suo viso chiazzato, il suo corpo tremante per il dolore. E anche allora glielo aveva tenuto nascosto.
Vide le lacrime uscire dagli occhi di Ukyo ma non si arrossarono e la vide mentre lo guardava discretamente. Le spalle fremevano e lei tirava su col naso ma a lui il tutto pareva falso rispetto ai singhiozzi gutturali che aveva sentito da Akane. Per la prima volta in vita sua, rimase irremovibile di fronte a una donna in lacrime. Qualcosa scattò in Ranma, comprendendo che lei stava cercando di manipolarla. 
"Smettila. Non funzionerà"
"Io...non...so co-cosa vuoi dire" disse Ukyo drammaticamente.
"Piantala!" gridò lui all'improvviso. L'improvvisa rabbia nella sua voce le fece battere le palpebre per la sorpresa. Quando vide che era serio e impassibile, terminò con la recita.
"È finita. Ho fatto la mia scelta e non sei tu" fece un respiro stabile e aggiunse, "Ti dico quello che ho detto a Shan Pu; se tenterai di fare del male ad Akane, ne risponderai a me. Non sopporterò più nessuno che cerchi di metterla in pericolo"
"Cosa? Mi farai del male? È questo che stai dicendo?" chiese Ukyo dubbiosa.
"Sì. E non ti perdonerò mai se le farai qualcos'altro"
Ranma lanciò un'ultima occhiata a Ukyo prima di uscire. La sua semplice risposta e la determinazione sul suo viso le fece crollare il cuore. Quando capì di averlo perso per davvero, si mise a piangere sinceramente.


Il ragazzo col codino tornò a casa con calma. Nonostante tutto, voleva comunque rimanere amico di Ukyo ma non sapeva come sarebbe potuto accadere. Non aveva voluto minacciare la sua vecchia amica ma dopo il suo comportamento sempre più precipitoso, non avrebbe più potuto concederle il beneficio del dubbio. Il lato positivo di tutto il caos era che finalmente era riuscito a dire a Ukyo la verità. Era stata una cosa stancante e davvero emotiva ma anche liberatoria. Sospirò e scosse il capo per eliminare quei pensieri. Aveva altre cose su cui concentrarsi. Era determinato a risolvere le cose con Akane, o almeno a chiarire alcuni fraintendimenti. La conversazione che doveva sostenere con lei sarebbe stata molto più difficile di quella appena terminata. C'era molto di più in palio perché non poteva perdere Akane.
Quando giunse a casa, per prima cosa andò al dojo e non si sorprese di trovarvi la fidanzata. Anche dopo il combattimento faticoso a cui aveva partecipato, stava lavorando ad alcuni kata. Sorrise nel guardarla, ammirando la sua figura. Al momento si stava dedicando a un kata che comprendeva dei salti in aria. Aveva qualche problema a raggiungere l'altezza che le serviva per il calcio rotante successivo. Cadeva al suolo e inciampava invece di atterrare con fermezza come avrebbe voluto.
Riconobbe il kata, derivava dal ramo Saotome della Scuola di Arti Marziali Indiscriminate. Si trattava di una serie di movimenti che lui conosceva a memoria e che eseguiva impeccabilmente in maniera molto più veloce. Aveva imparato quel kata a dieci anni. Ma solo dopo essere stato addestrato da suo padre per giorni. Suo padre gli aveva fatto praticare ogni movimento separatamente fino a farglieli perfezionare tutti, per poi provare tutte le mosse insieme. Dopo aver completato il kata con successo, aveva dovuto ripeterlo, ancora e ancora fino a eseguirlo fluidamente. Sapeva che la maggior parte delle persone non sarebbe mai riuscita a padroneggiare un tale movimento e lei lo stava imparando da sola. Tutto ciò che Mousse aveva detto sulla sua determinazione e abilità era vero.
Il senso di colpa lo riempì rendendosi conto di non avere alcun merito nei suoi miglioramenti. Avrebbe dovuto allenarsi con lei per la semplice ragione di essere entrambi allievi della stessa scuola. Ma soprattutto perché era la sua fidanzata e meritava rispetto per le sue qualità di artista marziale.
Quello era un buon momento come un altro per iniziare.
"Devi alzarti un po' di più prima di provare col calcio. Non ti dai abbastanza tempo per completare il calcio, per questo inciampi quando atterri"
Akane lo guardò con aria curiosa e annuì, comprendendo. Riprovò il kata, saltando più in alto e riuscendo ad atterrare con successo. Gli sorrise e disse, "Grazie". Andò verso il bordo del dojo, afferrò l'asciugamano e la bottiglia d'acqua e bevve un sorso.
"Akane, possiamo parlare?"
Lei annuì e si sedette appoggiando la schiena al muro. Lui avanzò e si accomodò accanto a lei. Non disse nulla per un momento, non sapendo da dove cominciare. Per una volta, aveva troppe cose da dire e non voleva combinare un disastro.
"Sei stata brava oggi. Un paio di volte sono rimasto sorpreso dai tuoi attacchi"
"È davvero così sorprendente che io possa essere brava o che riesca a vincere?" chiese lei piano. Aveva appena iniziato a calmarsi dopo il combattimento e non voleva sentirlo mentre insultava le sue capacità.
"No!" gridò lui prima di potersi fermare. "Non intendevo questo! Non volevo impedirti di combattere perché pensavo che avresti perso. Decisamente non ho pensato che avresti messo la scuola in imbarazzo. Non...non volevo che ti facessi male"
"So badare a me stessa. So che non hai una grande considerazione delle mie capacità come artista marziale ma dovresti avere abbastanza fiducia in me da ritenere che non mi farò male in una cosa così semplice come una sfida"
"So che sai badare a te stessa e non stavo dubitando delle tue capacità. Ma comunque mi preoccupo per te. Fin da...da Jusendo, il pensiero di te ferita...non riesco a sopportarlo. Non ci riesco e basta"
La comprensione riempì lo sguardo di lei. Jusendo era un tasto dolente del loro passato e li aveva tormentati entrambi. Ne avevano parlato brevemente, mai disposti ad approfondire le loro paura né a parlare delle cause che quell'evento aveva avuto su di loro. Ora che capiva che lui era stato mosso dalla preoccupazione, e non da dubbi su di lei, la frustrazione che aveva avvertito sparì. Allungò la mano con titubanza, stazionando su quella di lui per un momento prima di abbassarla e stringerla delicatamente. Lui la guardò sorpreso, riempendosi di gratitudine e speranza. Erano riusciti ad oltrepassare un problema...in qualche modo. Pregava che la fortuna rimanesse dalla sua parte. Rimase fermo per un momento a godersi quel contatto fisico, per quanto limitato.
"C'è un'altra cosa che devo dirti"
Ranma chiuse gli occhi per la delusione quando la mano di lei si allontanò. Riuscì a sentirla chiudersi in se stessa e sospirò interiormente. Quando riaprì gli occhi, vide le sue mani appoggiate sulle gambe. Beh, sapeva che non sarebbe stato facile.
"Avevi ragione quando hai detto che non ho pensato a te riguardo a Ryoga. Ma non l'ho fatto di proposito, tentavo di non pensarci affatto. Ho...ho mentito l'altro giorno. No, aspetta prima di arrabbiarti" disse mettendo le mani avanti nel tentativo di placarla quando la vide stringere gli occhi. "Ti ho detto che non ti ho raccontato della maledizione perché avevo promesso a Ryoga di mantenere il segreto. Ma intendevo mantenerlo con i nemici, persone che avrebbero abusato della sua maledizione per fargli male. Tu non c'entravi. La prima sera che hai trovato P-chan, te lo volevo dire...tutto questo fraintendimento è successo per colpa mia"
"Cosa ti ha fermato?"
"Tu. Lo hai baciato sul naso e mi sono ingelosito e arrabbiato a tal punto da non riuscire a pensare lucidamente. Me ne sono andato. Quando mi sono reso conto del mio errore, tu stavi già dormendo con lui in camera tua. Sono entrato per portarlo fuori e...uhm...per svegliarti. Il mattino dopo, tutti mi hanno messo in difficoltà e mi sono imbarazzato, troppo per ammettere cos'era davvero successo. Ora che ci penso sembra stupido, ma è andata così"
Si grattò prima il viso e poi la testa. "In seguito, ho avuto paura che ti saresti arrabbiata, quindi ho cercato di mantenere il segreto. E più passavano i giorni, più diventava difficile essere onesto. Mi sono limitato a non pensarci fino a qualche tempo fa. Ho sinceramente smesso di pensare alle conseguenze di quel segreto e mantenerlo è diventato automatico. Mi dispiace"
Akane sospirò nell'assorbire le informazioni. In realtà non cambiava nulla. Aveva mantenuto il segreto, le aveva mentito, l'aveva ferita.
Ma...la spiegazione permetteva ad alcune cose di assumere una nuova luce. Lei, fra tutti, sapeva cosa significava fare cose stupide, dire cose stupide a causa della gelosia. Si finiva poi per rimanere bloccati in una situazione in cui non si era in grado di ammettere di essere nel torto. Il momento in cui lei aveva rotto il fidanzamento 'regalando' Ranma a Nabiki ne era un perfetto esempio.
La grande differenza era che lui aveva trovato la volontà di dirle la verità. La volontà di aprirsi con lei. Di apparire vulnerabile.
"C'è altro che mi stai nascondendo? Altro su cui mi hai mentito?" chiese, dando voce alle preoccupazioni che le stavano vorticando in mente da una settimana. Ranma stava per rispondere automaticamente di no, ma si rese conto che non era vero.
"Shan Pu non è in vacanza. Se n'è andata. Penso che non tornerà più. Il bacio su di me e quello della morte su di te sono stati annullati"
Sconvolta, Akane lo fissò con occhi sgranati. Quello non se l'era aspettato. Ranma proseguì a raccontarle ciò che era successo dopo che aveva pensato che lei fosse stata rapita.
"Perché non me l'hai detto?"
"Perché non sapevo come fare. Non...sono bravo a esprimermi. Se ti avessi detto che se n'era andata, sarebbe stato come...dichiararmi. E...non ero pronto"
Ora era pronto, ma dalla conversazione di Akane con Konatsu sapeva di non poterlo dire prima che lei lo perdonasse, o lei avrebbe avuto la sensazione di essere manipolata. 
Akane non poteva fare a meno di sentirsi lieta che Shan Pu fosse finalmente uscita dalle loro vite. Basta complotti, basta pareti distrutte, basta dover osservare l'amazzone che si lanciava su Ranma! Si domandò se per caso ciò non la rendesse una cattiva persona. Pensò a come probabilmente doveva sentirsi Mousse e si sentì in colpa. Scosse il capo. Ci avrebbe pensato più tardi. Ora avevano altro di cui discutere.
"Suppongo che tu debba sapere che ho parlato anche con Ukyo dopo il vostro combattimento"
Akane guardò le proprie mani, tornando a sentirsi in colpa. Non aveva avuto scelta se non partecipare alla sfida, ma ciò non la faceva stare bene. Aveva sempre ritenuto Ukyo un'amica.
"Sta bene?" chiese piano. Lui le sorrise. Era da lei preoccuparsi degli altri, perfino dopo essere stata sfidata. "Sta bene", proseguì poi nel spiegarle della loro recente conversazione. Akane lo guardò nuovamente sbalordita. Il cuore iniziò a batterle più forte mentre la speranza la riempiva. Due delle sue fidanzate erano state sistemate. Quelle due non erano più ostacoli alla loro relazione. Finalmente...finalmente aveva detto loro quello che provava per lei. Non poté fare a meno di arrossire al pensiero. Inalò profondamente, doveva calmarsi prima di correre troppo.
"C'è altro?" chiese titubante.
Non notando la sua reazione, Ranma iniziò ad agitarsi pensando a Kasumi. "C'è un'altra cosa, ma non è un mio segreto" alla sua espressione sospettosa, il ragazzo aggiunse rapidamente, "Non è come per Ryoga. Te lo giuro, non lo è. Ho fatto una promessa a...qualcuno che conosciamo entrambi. Questa persona..." pensò attentamente a come scegliere le parole per non fornite inavvertitamente dei dettagli, "ha cominciato a frequentare qualcuno che conosciamo e vogliono vedere come funziona prima di dirlo ad altri" esitò, poi disse, "te lo dico se proprio vuoi".
Anche se lei stava friggendo per la curiosità, disse, "No. Non devi dirmelo se hai promesso di mantenere il segreto. È tutto?"
Ranma si grattò la testa pensieroso prima di dire, "Sì. Almeno credo"
Akane rimase ferma per un po', poi annuì e disse, "Okay"
"Okay?" chiese lui, confuso.
"Rimanere arrabbiata non cambierà quello che è successo. Dobbiamo superarlo. Io devo superarlo" chiarì, "Ti perdono, anche se mi sento ancora ferita. Ma ci vorrà un po' di tempo prima di potermi ancora fidare di te", esalò prima di aggiungere, "Ma non penso di poterlo sopportare se mi nasconderai di nuovo una cosa del genere"
"Prometto che non ti nasconderò più niente"
Akane pensò a tutte le possibili implicazioni della promessa e scoppiò a ridere. "Non mi devi raccontare ogni dettaglio di ogni giorno, ma non nascondermi le cose importanti. E" aggiunse toccandolo sul braccio, "niente bugie".
"Lo prometto. Niente bugie"
Akane appoggiò il capo sulla sua spalla e chiuse gli occhi. Non era tutto perfetto, c'erano altre cose su cui dovevano lavorare ma finalmente pensò che avevano una possibilità reale. Avevano raggiunto un punto che non aveva mai pensato potessero raggiungere.
Ranma l'avvolse con un braccio e chiuse gli occhi per apprezzare totalmente la sensazione di lei contro di sé. Gli era mancato quel semplice ma intimo contatto. Il modo con cui il tocco di lei poteva evocargli tante sensazioni diverse.
Aprì gli occhi e guardò i suoi capelli. C'erano altre cose a cui voleva dedicarsi e pensò a un modo per farlo senza risultare troppo sdolcinato.
"Allora, quel kata che stavi provando prima. Sembra derivare dalla scuola Saotome"
Lei annuì leggermente. Ranma non riuscì a vedere il rossore sul suo viso. "Sì. La scuola Tendo è più basica e...beh, ho bisogno...voglio che le mie mosse siano più agili e lo stile Saotome sembra faccia al caso mio" disse alzando le spalle.
"Beh, ci sono alcuni kata che potrei farti vedere e dovresti riuscire a impararli facilmente visto che ha alcune mosse in comune con quelle dei Tendo"
Akane rimase perfettamente immobile. Non poteva aver sentito bene. Ranma che si candidava volontariamente per lavorare con lei? No, decisamente se l'era immagonato.
"Quindi, tu vuoi...cosa? Insegnarmi?" chiese con apprensione.
"Sì"
"Perché? Non hai mai voluto farlo"
"Lo so" fece lui con un profondo respiro, aggiungendo, "e avrei dovuto farlo".
Akane si raddrizzò e lo guardò in faccia, cercando qualsiasi segno di provocazione. Ranma iniziò a diventare nervoso mentre lei si limitò a fissarlo dubbiosa. Avrebbe dovuto scusarsi per non aver prestato più attenzione al suo allenamento? Si sarebbe arrabbiata perché le aveva inavvertitamente detto che aveva bisogno di aiuto? Si sarebbe sentita insultata?
Mentre iniziava a sudare, Akane gli sorrise. No, lo illuminò. Sembrava così felice e improvvisamente gli gettò le braccia al collo, facendolo cadere e stringendolo con forza.
Era serio, voleva aiutarla! Aveva ammesso le sue capacità e l'avrebbe aiutata a migliorare! Akane allentò la presa ma non si mosse, rimanendogli sopra mentre lui teneva il braccio intorno a lei.
Non poteva crederci. Il caos dei fidanzamenti era stato risolto. Ranma aveva cominciato a parlarle dei propri sentimenti. E ora si offriva di insegnarle. Era tutto ciò che aveva sempre desiderato. Non avrebbe mai pensato di poter essere così felice.
Lui le circolò la vita con un braccio, con l'altro la strinse intorno al collo per attirarla di più a sé. Ranma sorrise baciandole la testa e iniziando a carezzarla gentilmente. Odorò i suoi capelli e sorrise. Sapeva di lampone. Il suo preferito.
Amava la sensazione di lei premuta a sé. La sua pelle era così morbida e i muscoli saldi. Il suo calore lo rilassò come nient'altro. Ne aveva sentito la mancanza. Quelle semplici dimostrazioni di affetto erano del tutto nuove a entrambi ma erano rapidamente diventate parte integrante della sua vita.
Non poteva credere che fossero riusciti a parlare di così tante cose. Non voleva rovinare il momento ma c'era un'altra cosa che doveva dirle.
"C'è solo un'altra cosa", quando la sentì irrigidirsi, le carezzò la schiena, "non è brutta. Almeno, non credo lo sia. Forse ti piacerà. Io penso che ti piacerà..."
Si fermò quando Akane posò un dito sulle sue labbra. Era carino quando si agitava ma se non l'avesse fermato, probabilmente non avrebbe mai saputo cosa voleva dirle.
"Cosa c'è, Ranma?"
"Io...io devo dirti che..." fece un profondo respiro e disse, semplicemente, "Akane...io ti amo"
La ragazza rimase gelata per un momento mentre le parole che per tanto tempo aveva voluto sentire le entravano dentro.
Lui l'amava.
Lui amava lei.
Si spostò da lui lentamente e si appoggiò su un gomito, guardandolo in viso. Sembrava sincero.
"Ti ho amato per tanto tempo e ho perso diverse occasioni per dirtelo. Quando me lo hai chiesto al matrimonio, sono andato in panico. Quando...quando pensavo che fossi..." respirò a lungo. Pensava che non sarebbe mai riuscito a pensare a Jusendo o a lei morta senza sentire un dolore fisico.
"Quando eravamo a Jusendo, in quella grotta. Quando pensavo che tu mi avessi...lasciato, ero...stavo così male che ho iniziato a parlarti, dicendoti tutto quello che non ero mai riuscito a dire. E...alla fine, ero così..." perfino ora, soltanto ripensarci gli provocava le lacrime agli occhi. Con un altro respiro che prese per calmarsi, disse, "L'ho pensato, l'ho gridato nella mia testa. O almeno, ho pensato di farlo nella mia testa. Non so se l'ho detto ad alta voce. Intendo questo nel dire 'non sono sicuro se l'ho detto ad alta voce'. Ma lo sentivo. Lo sento. Ti amo, Akane"
Lei gli sorrise appena e disse, "Ti amo anch'io, Ranma", poi si abbassò e lo baciò dolcemente.
Tutta la settimana gli cadde dalle spalle, in cui aveva sentito di aver perso qualcosa. In cui aveva pensato che la sua vita fosse sbagliata. Con quel semplice bacio, tutto cambiò dentro di lui. Sparirono cose che nemmeno sapeva si fossero accumulate. E improvvisamente, tutto quanto era a posto. Tutto quanto tornò in ordine. La follia, il dolore, la preoccupazione e la gelosia, tutto quanto era valso soltanto per quel singolo momento. Finalmente, aveva l'unica cosa che aveva sempre realmente voluto, Akane.
Le loro vite probabilmente non sarebbero mai state semplici e forse sarebbero sempre state caotiche ma, finché l'uno avesse avuto l'altra, avrebbero superato tutto. 
  
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