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Autore: Saku90    26/11/2017    0 recensioni
Tratto dal prologo
Avevamo sconfitto Kaguya. Quindi penso sia comprensibile pensare di aver finalmente eliminato ogni minaccia e di poter sperare di godersi almeno mezzo secolo di pace, no?
Purtroppo non avevamo fatto i conti con quello che viene definito il terzo fattore, un fattore imprevedibile, e per questo spiazzante e catastrofico come non mai.
Sapete già di chi parlo, perché per quanto la sua dichiarazione di voler difendere Konoha abbia in parte acquietato le nostre paure, non aveva ingannato i nostri cuori.
[...] A un certo punto l’atmosfera si fece più tesa. Le intenzioni di entrambi si consolidarono nella volontà di concludere quello scontro. Entrambi erano pronti a sferrare il colpo decisivo, e proprio come quel giorno, di un sacco di anni fa sul tetto dell’ospedale, corsi a frappormi tra loro.
Posso ancora ricordare perfettamente la faccia sconvolta di Naruto, e lo sguardo determinato di Sasuke, disposto a trapassare il mio corpo pur di uccidere il suo migliore amico.
Vi starete giustamente chiedendo: cosa accadde? Da chi fui salvata?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Sakura

 
«Cosa!», esclamò Suigetsu, la sua mascella che quasi sfiorava il pavimento, tanto era lo stupore che avevano provocato le mie parole.
«Vuoi tradire Madara? Perché?!», mi chiese, la sua voce impregnata di panico.
«Perché lo dico io», affermai caparbiamente, cercando di ignorare lo sguardo indagatore di Karin puntato su di me.
«E secondo te Konoha ci accoglierà a braccia aperte? Dopo che Pain ha distrutto l’intero villaggio, e tu ti sei unito all’Akatsuki? Confidi troppo nella buona sorte»
«E poi perché vorresti ritornare indietro, in quel villaggio che ha permesso lo sterminio dell’intero clan Uchiha, e bollato tuo fratello come traditore quando in realtà ha sventato un colpo di stato? Perché vuoi gettare al vento il piano che per tanto tempo hai cercato di portare in atto?», si intromise Juugo.
In effetti…
«Perché Madara non riuscirà a sconfiggere l’alleanza delle cinque nazioni»
«Le cinque nazioni unite? Bah! Impossibile!», mi derise Suigetsu.
«Fidati, accadrà. Credi seriamente che dopo la distruzione di Konoha, la morte del quarto mitsukage e il rapimento dell’ottocode, non si mobiliteranno insieme per far fronte ad un nemico comune? Ognuna nazione ha sempre agito per i propri interessi, e al momento l’ Akatsuki è il male che le accomuna nella difesa del loro interesse supremo: la sopravvivenza».
Quando terminai la mia ancorata filippica, vidi le loro facce sconvolte dall’inarrestabile flusso di spiegazioni che avevo appena vomitato.
Sasuke non argomenta, né tantomeno si limita a dara spiegazioni a chi considera inferiore a sé.
Incerta su come reagire allo scetticismo che iniziava a stravolgere i loro volti, girai sui tacchi e mi allontanai.
«Ma cos’ha?», sentii chiedere a Suigetsu.
Dopo essermi allontanata di parecchi metri, in modo da non dover sentire i commenti rivolti alla mia assurda decisione, mi sedetti per terra e cercai di calmare i battiti del mio cuore.
«Sei troppo stressato», mi disse Karin comparendomi alle spalle facendomi trasalire.
«Per tutti i kami!», esclamai spaventata voltandomi di scatto.
Mi ritrovai davanti il volto corrucciato di Karin.
Che fine aveva fatto Sasuke? non gli interessava riappropriarsi del suo corpo?
La rossa, con mio grande disagio e un pizzico di collera, si avvicinò con passo felino. I suoi fianchi che oscillavano ad ogni passo in quello che lei credeva essere un movimento sensuale.
«Sei strano ultimamente», mi disse.
«E tu stai diventando sempre più noiosa», le dissi rinfacciandole l’insulto che Sasuke mi riservava sempre.
Avrei dovuto gongolare, godere, di aver inflitto un colpo ben assestato all’orgoglio di quella donna che voleva circuire l’uomo che amavo, ma forse, dopo aver sperimentato per così tanto tempo l’umiliazione che solo quelle parole, pronunciate dalla persona che più si stima, riescono ad infliggere mi ero rammollita, in fin dei conti anche lei, come me, cercava approvazione e affetto.
Vidi le sue spalle accasciarsi sotto le macerie del suo fragile ego, demolito pezzo per pezzo dall’indifferenza.
Nello scorgere me stessa nella sua posa sconfitta, mi decisi di lasciar perdere quello che avrebbe fatto Sasuke, perché, in fondo, se eravamo entrati in guerra lo si doveva in buona parte a quell’Uchiha testardo.
«Non dovresti permettere a nessuno di trattarti in questo modo, soprattutto da colui che ami», le sussurrai con voce tremante.
«Lo sapevo! Dov’è Sasuke? Sta bene?», mi interrogò.
«Sicuramente se la passa meglio di me», bofonchiai.
«Chi sei?», mi chiese sospettosa.
«Sono Haruno Sakura e, a quanto pare, vengo dal futuro».
 
Sasuke
 
Vidi me stesso da piccolo, forse andavo ancora all’asilo. I miei occhi erano tondi ed enormi, come quelli che solo i bambini possiedono, pieni di stupore, spalancati per poter accogliere ogni minimo dettaglio di tutto ciò che li circonda.
Non appena il mio piccolo me si accorse di essere osservato da occhi indiscreti, i suoi occhi si chiusero a mo’ di fessure, le piccole sopracciglia corrucciate che convergevano al centro della fronte, lasciando ancora liscia e intatta la piccola fronte.
Con la coda dell’occhio riuscii a scovare la piccola spia che osservava ogni piccolo movimento del piccolo Sasuke.
Non appena vidi quei folti e vaporosi capelli rosa, così simili allo zucchero filato, il mio cuore perse un colpo.
Era Sakura!
Come un assetato che scorge una piccola pozza d’acqua dopo giorni di cammino tra le aride dune del deserto, bevvi ogni piccolo dettaglio di quel volto di porcellana dai lineamenti ancora infantili, ripercorrendo mentalmente ogni cambiamento che quel viso avrebbe subito nel corso della vita. Ma non appena i miei occhi incrociarono quelli verdi di lei rimasi pietrificato: già allora mi guardavano con cieca ed immutabile adorazione.
Inconsciamente feci un passo in avanti verso di lei, governato da un insano istinto di stringerla tra le mie braccia.
Lei voltò di scatto la testa verso di me, i suoi occhi che si spalancavano per la sorpresa.
Ero ipnotizzato.
Lei era sempre stata mia.
Feci un altro passo avanti tendendo un braccio verso di lei.
La vidi mordicchiarsi il labbro inferiore, come ogni qual volta che era nervosa o indecisa sul da farsi.
Quelle labbra erano destinate alle mie.
Compii un altro passo, trovandomi dinanzi a lei, il suo profumo che mi solleticava il naso.
Chiusi gli occhi e la strinsi a me.
«Saku…».
Uno schiaffò mi zittì facendomi rovinare a terra.
Riaprii gli occhi per subito richiuderli davanti al suo volto stravolto dal disgusto.
«Perché?», riuscii a chiedere, il mio cuore in procinto di rompersi di fronte a quel categorico rifiuto.
«Ehi Naruto! L’hai fatta grossa stavolta!», mi derise Shikamaru in versione miniatura.
Naruto?
Naruto!
Ero nel corpo del baka!
Mi alzai a sedere, lo sguardo fisso sulle punte dei sandali rovinati che il baka indossava sempre.
«Scusa», mi sussurrò Sakura passandomi accanto, le sue dite che delicatamente sfioravano il mio polso.
Alzai lo sguardo, ma non c’era più nessuno accanto a me.
Mi svegliai di soprassalto.
Il mio fiato grosso, spezzato dall’inaspettabile rompeva il silenzio che insieme alle tenebre mi avvolgevano.
Cosa significava quel sogno? E si trattava solo di un sogno, o era un episodio realmente accaduto?
«Non era un sogno», mi sussurrò una voce nell’oscurità.
«Stai finalmente iniziando a vedere quello che il tuo orgoglio e la tua superbia ti impedivano di scorgere».
«Non ti sei stancata di seguirmi ovunque?», ribattei a quella vecchia impicciona.
Il fievole bagliore delle stelle abbozzava in modo sfumato il suo naso curvo rendendo pozzi senza fondo le sue cavità oculari.
«Devi iniziare ad elaborare, Sasuke. Devi scegliere cosa fare quando la ritroverai», mi ricordò infastidendomi, perché sembrava dare voce a quella coscienza che per tanto tempo ho taciuto.
«Perché mi hai fatto rivivere quell’episodio, soprattutto nei panni di Naruto», ribattei cercando di ingoiare l’amaro che quel sogno mi aveva provocato.
«Lui è sempre stato presente per lei, anche quando lei non ne era del tutto consapevole, mentre tu… tu hai atteso che lei sacrificasse la sua vita, e nemmeno in quel momento hai preso coscienza del suo gesto, dell’importanza che lei ha sempre rappresentato per te. Eppure…», lasciò la frase in sospeso solleticando la mia collera.
Dovette accorgersene perché un sorriso soddisfatto le distese il viso pieno di rughe.
«Eppure?», cedetti alla curiosità.
«Eppure sei sempre stato geloso del rapporto che Naruto ha avuto con Sakura».
«Io geloso?!».
«Direi che si è fatto tardi», esclamò ignorando il mio sfogo. La osservai alzarsi e dirigersi verso il fitto bosco che mi circondava.
«Avrei una domanda», la informai.
Come avevo previsto si fermò.
Il silenzio tornò ad avvolgerci caricando di suspense la piccola radura.
«Cosa accadrà quando la ritroverò?».
«Un sacrificio richiede un sacrificio», mi rispose tetra per poi sparire.
Rimasi solo, sospeso in quella realtà che sembrava volermi sputare, rigettarmi come io avevo fatto con lei.
Alla fine il perdente sarò io.
 
Naruto
 
Erano passati tre giorni da quando avevo trovato quel foglio di carta. Tre giorni nei quali avevo ammirato ogni tratto d’inchiostro, in cui mi ero perso nella melodia che quelle parole riuscivano a farmi udire.
Un sacrificio, di questo si trattava.
Ripensai al comportamento apatico di Sasuke, alla tensione che emanava, come se fosse una bomba sul punto di esplodere.
Guardai, per l’ennesima volta, il volto sorridente e spensierato di Sakura, un volto immortalato in quel pezzo di carta, cancellato dalla mia memoria e da quella di Sasuke.
Non potevo fare a meno di domandarmi se io e Sasuke meritavamo un sacrificio di quella portata. Eravamo gli eroi del mondo ninja agli occhi di tutti, ma quando mi riflettevo in uno specchio non riuscivo a scorgere nulla dell’eroe tanto acclamato. Riuscivo a vedere solo un guscio vuoto che vegetava avvolto dalle seducenti acclamazioni gloriose che mi risuonavano in testa incessantemente.
Osservai una stella cadente scivolare oltre il monte degli Hokage.
Per qualche motivo sconosciuto sentivo l’impellente bisogno di raggiungerla, di afferrala tra le mie mani per evitare che si spegnesse del tutto.
Guardai la sveglia accanto al mio letto: segnava le quattro del mattino.
Troppo presto per cercare la compagnia di qualche amico, e troppo tardi per poter sperare di riprendere sonno.
Afferrai la foto e uscii.
 
Sakura

«Sapevo che qualcosa non quadrava», irruppe una voce alle mie spalle.
Sia io che Karin sobbalzammo nell’identificarla.
Madara ci sovrastava, i suoi occhi cremisi mi inchiodavano su quel terreno gelido.
«Dunque vieni dal futuro… credo proprio che avrò bisogno di una premonizione», sibila con un ghigno malefico.
Dove sei Sasuke?
   
 
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