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Autore: Morella    26/11/2017    6 recensioni
Quanto dolore, quanta solitudine, quanta brama di te. Si era ormai manifestata in me l’altra faccia dell’amore; il desiderio si faceva largo, sprezzante e ostinato nelle mie viscere, portava in me una frenesia che non sono in grado di spiegare a parole. Era un desiderio doloroso, che ogni giorno mi destava dal mio sogno d’amore, perché di fatto tu non eri lì, non potevo saziarmi di te; l’incertezza su questo amore che forse non si sarebbe mai realizzato mi faceva impazzire. Mi sentivo come un vampiro che, con la gola secca e bruciante di sete, bramava il sangue dell’amato.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Ero una ragazzina insicura, mi limitavo a osservarti da dietro la lunga frangia, un po’ per vergogna e un po’ per paura. Scrutavo quel tuo fare fiero e contrito, quel viso e quegli occhi quasi perennemente assenti, come se il tuo sguardo fosse rivolto a qualcosa di oscuro, qualcosa racchiuso nel tuo passato che al tempo stesso si riversava e cresceva nel tuo presente, proiettandosi nel futuro.
Al tempo dichiaravo di provare per te amore. Mi professavo innamorata non conoscendo, in fondo, cosa questo volesse significare. Del resto, poteva una bambina capire l’amore?
Il tempo passava, gli anni in accademia finivano.
Una volta diplomati e diventati ufficialmente dei ninja, insieme a te, Naruto e il maestro Kakashi formammo il team 7. Fu un periodo di intense emozioni, gioie e risate, ma anche di dolori che pian piano ci palesarono la cruda realtà del mondo in cui vivevamo.
Io continuavo a osservarti, sicura e ferma nella mia idea di amore e sembrava quasi che l’oscurità e il dolore nel tuo animo cominciassero ad assopirsi lasciando spazio a una nuova luce, a una speranza ritrovata.
Mi sbagliavo. Decidesti di seguire Orochimaru, lasciasti me e l’intera Konoha, rinnegando quella che era stata la tua vita fino a quel momento.
La notte della tua partenza ti aspettai davanti alle porte del villaggio, ti implorai di restare urlando il mio amore per te. Proprio lì mi rifiutasti per la prima volta, “sei proprio una seccatura, sei insopportabile” mi dicesti quella volta come molte altre ancora; una volta alle mie spalle, sussurrandomi un “grazie”, mi colpisti e poi nulla più.
Mi risvegliai distesa su una panchina, il panico si fece largo in me come una lama tagliente.
Ricordo chiaramente la promessa che strappai a Naruto, lui ti avrebbe riportato da me a ogni costo. Mi sentivo morire, lacerata nel profondo dalla convinzione di non poter vivere senza di te.
 
Le stagioni si susseguirono e la mia vita continuò nell’eterna speranza di salvarti, di strapparti all’oscurità che ti stava distruggendo. Nel corso degli anni in cui io e Naruto cercammo di raggiungerti e afferrarti, si arrivò al punto di rottura: ormai diventato un criminale ricercato, fu emanato l’ordine di ucciderti.
Ingannai Naruto e i miei compagni, decidendo da sola che sarei stata io la mano che avrebbe posto fine alla tua vita, conscia che avrei messo fine anche alla mia.
 
“Un ninja non deve esprimere i propri sentimenti in nessuna circostanza. Un ninja deve dare priorità alla missione e non mostrare mai il proprio dolore.”

Cercammo di ucciderci a vicenda, tu sicuramente con più tenacia e convinzione di me; con rammarico ammetto che se non fossero arrivati il maestro Kakashi e Naruto molto probabilmente saresti riuscito nel tuo intento e, adesso, non mi troverei qui. A differenza tua indietreggiai, andai contro alla mia decisione e permisi ai miei sentimenti di ostacolare la missione; alla vista del mio kunai avvelenato e della tua schiena indifesa, il mio cuore non poté che spezzarsi e i miei occhi non poterono far altro che lasciar spazio alle lacrime.
 
Svanisti di nuovo insieme a Madara. Ancora una volta non ero stata in grado di fare nulla.
Poco tempo dopo il mondo ninja fu scosso dall’inizio della Quarta Grande Guerra Ninja.
Ci rivedemmo sul campo di battaglia, inspiegabilmente dalla stessa parte; il team 7 sembrava tornato ai suoi giorni di gloria, la volontà del fuoco sembrava essersi rinnovata ancora una volta.
La guerra fu vinta, ma rimase un ultimo “nemico”... Tu.
Guardando te e Naruto allontanarvi per l’ultima battaglia decisi di provare, ostinatamente ancora una volta, a fermarti dichiarandoti che il mio amore per te non era svanito, semmai era mutato, era diventato più vero e profondo. Come disse giustamente il maestro Kakashi ti amavo da morire, non si trattava più di volerti tutto per me, desideravo restituirti al tuo villaggio, ai tuoi vecchi maestri e compagni; ridarti quella vita piena di luce che non ti era stata concessa, che tu stesso non ti eri concesso.
 
Non volevi che interferissi. Ripresi i sensi lentamente dopo essere stata vittima della tua illusione. Io e il maestro Kakashi vi ritrovammo malconci su quello che rimaneva delle statue nella Valle dell’Epilogo. Lo scenario che ci si presentò dinnanzi apparve macabro: un’amputazione per entrambi, tu senza il braccio sinistro, Naruto senza il destro. Mentre vi curavo balbettasti con tono sommesso delle scuse; provai a zittirti, per poi scoppiare a piangere come più mi si addiceva.
 
Circa un anno dopo la fine della guerra e il tuo ritorno al villaggio, decidesti di partire per un viaggio di espiazione; viaggio a cui provai a prendere parte con scarsi risultati. Qualcosa però fu diverso: mi toccasti con un colpetto leggero la fronte, sussurrando: “sicuramente la prossima volta”. Concludendo con un sorriso: “grazie”.
 
Nei due anni del tuo viaggio molte cose in me mutarono e maturarono; ero ormai una giovane donna che si affacciava alla vita adulta. Ricordo ancora con chiarezza la pesantezza che avevo sul petto percependo i giorni scivolare via mentre scrutando il cielo mi davo forza ripetendomi come un mantra “lontani sì, ma sotto lo stesso cielo”.
Durante quei mesi di pace fui costretta ad assistere allo sbocciare dell’amore altrui. Quanto dolore, quanta solitudine, quanta brama di te. Si era ormai manifestata in me l’altra faccia dell’amore; il desiderio si faceva largo, sprezzante e ostinato nelle mie viscere, portava in me una frenesia che non sono in grado di spiegare a parole. Era un desiderio doloroso, che ogni giorno mi destava dal mio sogno d’amore, perché di fatto tu non eri lì, non potevo saziarmi di te; l’incertezza su questo amore che forse non si sarebbe mai realizzato mi faceva impazzire. Mi sentivo come un vampiro che, con la gola secca e bruciante di sete, bramava il sangue dell’amato.
 
“Sakura, sono a casa.”
Era primavera, una mattina come un’altra; camminavo accarezzata dal sole e da una brezza leggera quando udì le tue parole. Un moto di gioia e sgomento mi attraversò, mi girai e vidi quel tuo sorriso sghembo e impercettibile; saltandoti al collo, dimenticando il mondo tutto intorno, mi abbandonai a te, stavolta per sempre.
 
Da allora sono passati 50 anni.
Ripensandoci ora, Sasuke, mi viene ancora voglia di urlarti a squarciagola quanto io ti abbia amato e quanto ti amerò sempre.
Un giorno mi chiedesti come mai ti amassi così tanto, perché mai ti avessi aspettato per tutto quel tempo. Non riuscendo a esprimerlo a parole, sono sicura di averti risposto con quella che è stata la nostra lunga e felice vita insieme.
Non ero più un vampiro che bramava un sangue proibito e lontano; bramavo quello che era diventato il mio stesso sangue. Te lo ripetevo ogni volta: volevo divorarti e inebriarmi di te a mio piacimento.
Con il nostro amore siamo diventati una cosa sola; i nostri baci e il nostro piacere prima soffocati, sono esplosi in una frenesia senza fine, come se ogni volta fosse l’ultima.
Annullati, divisi, rincorsi, appagati.
Mi piaceva osservarti dopo aver fatto l’amore; rimiravo i tuoi lineamenti perfetti, accarezzavo con la punta delle dita tutte le tue cicatrici. Inevitabilmente rivedevo quel bambino che aveva tanto sofferto per lo sterminio del suo clan e che aveva per troppo tempo soffocato l’amore, la dolcezza e la gentilezza che abitavano il suo animo.
Eri rinato,e io insieme a te. Con il nostro amore generammo la nostra creatura, la nostra piccola Sarada.
Lunghissimi splendidi anni; ricordi tanti e nemmeno un rimpianto.


L’amore è eterno, la vita no, purtroppo.
Te ne sei andato, stavolta per sempre, un venerdì pomeriggio di primavera.
I ciliegi erano in fiore e mentre la natura sbocciava a nuova vita, il mio mondo perdeva la sua luce.
Mi sfiorasti la guancia e mi dicesti addio, e ammiccando e sorridendo, sussurrasti dolci parole nel vento:
 
“Sicuramente la prossima volta... Ci ritroveremo sotto i ciliegi del prossimo mondo”.
 
~
 
Metto le mani avanti, questa è la prima fanfiction che scrivo in vita mia. Non porta essenzialmente nulla di nuovo alla storia, ma è stato bello immaginare Sakura ripercorrere la sua vita con Sasuke anni dopo averlo perso.
Questa one-shot è dedicata a una persona che probabilmente non la leggerà mai, ma il pensiero è quel che conta.
Ringrazio poi Brigett88 per avermi fatta avvicinare ulteriormente a questo mondo e avermi spronata nell'iniziare a scrivere!
Bacini bacetti a voi tutti!
   
 
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