La magia del Natale.
Dicembre è arrivato, il
villaggio è coperto dalla neve.
Mi piace la neve, rende tutto più magico e mi fa sentire
meglio e solo io so quanto ho bisogno di un po’ di
serenità. Konoha ora è un
villaggio moderno, in cui la tecnologia è finalmente
arrivata ed è pieno di
famiglie felici. Gli orfani sono pochi, io sono uno di quelli, sono
Sumire
Kakei.
Pettino i miei lunghi capelli viola sul terrazzo del mio
appartamento prima di raccoglierli in due trecce e penso a come sia
strana la
vita. Fino a pochi mesi fa volevo distruggere questo villaggio per
portare a
compimento i desideri di mio padre uno degli ultimi membri della Radice.
Aveva sigillato dentro di me la Nue, un mostro in grado
di assorbire il chakra e se non fosse stato per Boruto avrei continuato
a
vivere schiava di un odio che non è il mio, dimentica della
parole di mia
madre.
Lei voleva che fossi felice.
Sempre grazie a Boruto ho scoperto che non avevo perso la
nue, ma che un piccolo collegamento era rimasto tra di noi: un sigillo
a forma
di occhio sulla mia mano.
Ogni tantola evoco (ora è un cucciolo) e giochiamo, mi
ritiene la sua
famiglia ed è bello avere qualcuno così anche se
si tratta di un mostro.
Boruto…
Quando ero schiava avevo finto una cotta per lui, ma ora
che lui mi ha salvato la finzione è diventata
realtà: lui mi piace molto perché
conosce anche i lati negativi di me e mi accetta lo stesso.
Dopo l’incidente della nue sono tornata
all’accademia e
avevo una paura folle che lui mi disprezzasse o che non gli piacessi
più molto,
ma mi sbagliavo. Mentre ero circondata dalle ragazze della mia classe
lui mi ha
sorriso e ha alzato un pollice in segno di approvazione e il blocco di
ghiaccio
che sentivo all’altezza del cuore si è sciolto:
lui mi aveva perdonata, voleva
bene alla nuova Sumire come alla vecchia.
Sorridendo finisco di spazzolarmi i capelli e li acconcio
in due trecce, poi entro, prendo il mio zaino e un sacchetto, oggi
è l’ultimo
giorno di accademia prima delle vacanze di Natale e ho comprato dei
regalini
per i miei amici.
Esco di casa e respiro a pieni polmoni l’aria fredda,
Konoha è animata come sempre e all’accademia
c’è la solita ressa per entrare.
Sorridendo mi avvicino a Sarada e Chocho, notando che anche loro hanno
un
sacchetto.
“Buongiorno!”
Esclamo allegra.
“Ciao, Sumire.
Pronta per l’ultimo giorno di scuola, poi potremmo
finalmente riposare, è così
stressante.”
Dice Chocho mangiandosi una delle sue patatine.
“Per te è tutto stressante.”
Ridacchia Sarada.
“Scommetto che Sumire lo trova interessante, soprattutto
una certa persona.”
“Che?”
Chocho sospira.
“Lo sappiamo che ti piace Boruto.”
Io muovo le mani davanti a me.
“Ma no, che dite?”
La verità è che ho paura che Sarada sia una sorta
di rivale, che anche a lei
piaccia Boruto, litigano sempre, ma sono anche così
amici…
“Non negarlo, Sumire. Non c’è niente di
male, in fondo è
figlio di quel figo dell’hokage.”
“Non farti sentire da Boruto, sai che odia essere paragonato
a suo padre,
Chocho.”
“Ok, ok. Dai, entriamo, la porta è finalmente
aperta.”
Raggiungiamo la nostra classe, ci sediamo e poco dopo
entra Shino-sensei, lui tenta di spiegare, ma alla fine è
costretto a
rinunciare. Boruto, Shikadai, Inojin, Iwabei, Denki e Mitsuki non gli
prestano
la minima attenzione e perché dovrebbero? I compiti delle
vacanze li ha
assegnati ieri.
Dopo pranzo ci ritroviamo in classe e io consegno i miei
regali alle ragazze e ai ragazzi, poi vado da Boruto, che è
rimasto
momentaneamente da solo ad ammirare un videogioco ricevuto da Denki.
“Ciao, Boruto.”
Lui si volta e mi sorride.
“Ciao, Sumire.”
“Volevo consegnarti il mio regalo.”
Dico estraendo un voluminoso pacchetto e allungandolo verso di lui.
“Ma non dovevi!”
Però è arrossito, quindi gli fa piacere dopotutto.
Lo apre e si ritrova in mano una sciarpa viola con delle
decorazioni a forma di nue stilizzata.
“Spero ti piaccia, ho pensato che ti avrebbe fatto
piacere qualcosa che ti ricordasse di noi.”
“Grazie mille, è molto bella.
Sì, mi fa piacere. Come sta il tuo animaletto?”
Io rido pensando che animaletto non è proprio il termine
adatto alla nue.
“Benissimo.”
“Ho anche io qualcosa per te.
Da una tasca estrae un pacchettino.
“Grazie mille.”
Lo apro e mi ritrovo in mano due graziosi elastici viola decorati con
un fiocco
di neve lilla e una specie di guinzaglio sempre viola.
“Per le tue trecce e per la…
Beh, spero ti piacciano, adesso io vado.”
E corre via.
“È solo timido.”
Mi dice Sarada con un sorriso e io spero che abbia ragione.
“Già o almeno credo.”
“Non sa molto sulle ragazze.”
Sentenzia Chocho.
“Già, non perdere le speranze.”
Io annuisco mi
guardo attorno.
I miei compagni sono sparsi per l’aula chiacchierando e
scambiandosi regali e auguri.
È questa la mia famiglia adesso e mi mancheranno, penso
di essere l’unica che non è contenta delle vacanze
di Natale. Io lo passerò da
sola o con la nue, non lo so ancora.
“Cosa fai per Natale, Sumire?”
“Non lo so, Sarada.”
Chocho le lancia un’occhiataccia, come a dire che ha
fatto una domanda sbagliata, che di sicuro un’orfana non ha
persone con cui
trascorrerlo.
“Beh, adesso io vado.”
Dico con un sorriso.
Esco dall’aula e vicino al portone dell’accademia
trovo
Mitsuki.
“Ciao.”
Lo saluto con voce incerta, lui è l’altra persona
che
conosce il mio segreto, ma non so cosa pensi di me.
“Ciao, Sumire.
Buone vacanze di Natale.”
Mi tende un pacchetto.
“Tratta bene Boruto, eh.”
Mormora prima di scomparire.
Io sono perplessa, ma decido di aprire il pacchetto:
contiene un sacchetto con scritto “per la nue” e un
kunai per me.
Sono doni strani esattamente come lui, ma dopotutto non è
cattivo e questa ne è la prova, penso potremmo diventare
amici dopo aver
superato le rispettive resistenze e i pregiudizi.
Sorrido di nuovo, non tutto il male viene per nuocere
dopotutto.
Esco dall’accademia e sottili fiocchi di neve iniziano a
scendere come a suggellare la pace che si è creata.
È la vigilia di Natale e mi sto di nuovo pettinando sulla
terrazza godendomi una serena mattinata invernale.
Il cielo è bianco e probabilmente nevicherà, il
mio
appartamento è decorato, ma mi sembra lo stesso freddo, mi
manca una famiglia
con cui festeggiare.
Mio padre e mia madre sono morti e nulla potrà riportarli
da me e mi mancano, sebbene mio padre non sia stato il migliore dei
genitori.
Finito di spazzolare mi faccio le trecce come ogni giorno
e le fermo con l’elastico che mi ha decorato Bruto,
è proprio in tema con
l’inverno.
Prendo la giacca, la borsa ed esco per fare la spesa, il
villaggio è più affollato del solito, ovunque ci
sono offerte e vetrine
decorate. Io entro nel supermercato e mi dirigo al banco della carne,
pensando
a cosa cucinare.
“Sumire!”
Urla qualcuno, io mi volto e mi trovo davanti il volto sorridente di
Boruto.
“Ciao, come mai qui?”
“Tu piuttosto.”
Lui sbuffa.
“Aiuto mia madre e mia sorella a fare la spesa.”
Poco più in là ci sono una donna dai capelli a
caschetto
blu e una bambina con i capelli dello stesso colore e un taglio
più corto e spettinato.
La donna si accorge di noi e ci raggiunge seguita dalla
bambina.
“Mamma, ti presento Sumire, una mia compagna di
classe.”
“Sumire, lei è mia madre Hinata e lei mia sorella
Himawari.”
Io mi inchino formalmente a sua madre, è sempre la moglie
dell’hokage e come
tale va trattata.
“Non essere così formale.”
Mi sorride lei.
“Sei una compagna di classe di Boruto?”
“Sì, sono la rappresentante della sua
classe.”
“Immagino che mio figlio ti dia molti grattacapi, mi
scuso.”
Dice ridendo, io arrossisco.
“No, non è vero, è un bravo
ragazzo.”
La sorella di Boruto mi osserva attentamente per qualche secondo e poi
sorride.
“Tu sei Sumire-chan, il fratellone parla spesso di
te!”
Lui arrossisce e cerca di farla tacere.
“Non darle retta, è solo una bambina un
po’spiona.”
Lei sbuffa.
“Come mai sei al supermercato?”
“Faccio la spesa per il pranzo di Natale, non ho una famiglia
con cui
festeggiarlo.”
“Uhm.”
All’improvviso la faccia di Boruto si illumina.
“Vieni da noi! Mamma, può venire da noi?”
“Ma no, non c’è bisogno di disturbarti
così.”
“Non fare la timida, Sumire.
Allora, mamma, può venire?”
“Sì, certo. Vieni pure domani alle undici e mezza,
con un
po’ di fortuna ci sarà anche mio marito.”
“Grazie, siete troppo gentili con me, davvero.”
Mi inchino.
“Te l’ho già detto di non essere
così formale, non ce n’è
bisogno.”
Per non sentirmi inutile aiuto la famiglia Uzumaki a fare la spesa,
Himawari è
davvero adorabile e ama chiacchierare e credo anche cucinare, insieme
alla
madre controlla ogni prodotto come una perfetta massaia.
Sono proprio una bella famiglia e io sono un po’gelosa,
ma pensando alla loro gentilezza questi pensieri se ne vanno, nessuno
è mai
stato così con me se non mia madre.
Chissà perché mi ha invitata?
Come amica o altro?
Credo come amica, probabilmente Chocho ha ragione, non è
molto bravo con le ragazze, ma è una brava persona e tanto
mi basta.
“Tu cucini bene, Sumire-chan?”
La domanda di Himawari mi spiazza.
“Ehm, credo di sì. Non sono una cuoca bravissima,
ma me
la cavo.”
“Mamma mi ha detto che papà mangiava sempre ramen
quando non aveva una famiglia
e il fratellone mangerebbe solo humburger se potesse.”
“E panini allo yakisoba.”
Dico ridendo.
“Davvero?”
“Certo. Una volta ci fu una lite terribile tra lui e Sarada
perché lei gli
aveva fregato l’ultimo panino allo yakisoba.”
“Uhm. Sumire-chan, mi insegni a cucinare?
Così Hima potrà preparare il bento al fratellone,
mamma è
sempre occupata, mi lascia cucinare con lei, ma non ha tempo di
insegnarmi.”
“Sì, ma parlane prima con la mamma, ok?”
“Sì.”
“Hima, Sumire! Andiamo!”
Boruto ci richiama e usciamo dal supermercato.
“Di cosa stavate parlando?”
“Questo è un segreto, fratellone.”
Ridacchia lei.
“Basta che non tramiate alle mie spalle.”
“Il fratellone è davvero crudele.”
Lui arrossisce.
“Scusa, Hima.
Adesso vai un attimo dalla mamma, per favore, vorrei
parlare con Sumire.”
“Va bene.”
La bambina si allontana.
“Ma hai paura di tua sorella?”
Gli chiedo divertita.
“Vuoi la verità? Sì.
Lei ha il byakugan come mamma, lo attiva se si arrabbia.
Il giorno dell’insediamento come hokage di mio padre abbiamo
litigato e le ho
rotto per errore il suo pupazzo preferito. L’attivato e ha
persino messo k.o.
il vecchio. Da allora ho giurato di non fare mai più
arrabbiare Himawari.”
“Capisco.”
“Allora ci vediamo domani.”
“Sì, ma io non ho dei regali per voi.”
“Non importa.”
Muove una mano come se scacciasse delle mosche
invisibili.
“A me basta che tu venga.”
“Va bene. A domani allora.”
“A domani. Gli elastici ti stanno proprio bene!”
E se ne va di nuovo, lasciandomi sorridente e
piacevolmente sorpresa.
Non si direbbe un ragazzo timido dal casino che fa in
classe o da come mi abbia salvata, ma lo è e io sono felice.
Con una sensazione di leggerezza mi avvio verso casa mia
ammirando le decorazione che avevo a stento notato solo un paio
d’ore prima.
Il mondo è più piacevole da sopportare se hai
qualcuno
che ti vuole bene.
Il giorno dopo mi sveglio di buonora.
Faccio colazione e la doccia canticchiando e poi vado in
camera mia, ho un solo chimono: viola con farfalle e fiori lilla.
È molto
semplice, ma mi piace molto.
Ci vuole un sacco di tempo per metterlo come si deve, ma
alla fine mi specchio soddisfatta, sto proprio bene, mi sento carina.
Come ogni mattina mi pettino i capelli in terrazza
ammirando il villaggio sotto di me, oggi sono proprio felice. Finito di
spazzolare per bene la mia chioma decido di lasciarla sciolta, ma per
riguardo
a Boruto mi metto uno dei suoi elastici come braccialetto.
Guardo la tv per un po’, poi mi metto la classica giacca
per l’inverno, nera con qualche fiore lilla e la borsa della
stessa fantasia
del chimono.
Sono pronta.
Esco dal mio appartamento e cammino lungo le strade di
una Konoha insolitamente deserta, c’è solo la neve
a farmi compagnia,
probabilmente sono tutti a festeggiare il Natale, non
c’è motivo di essere
tristi, anche io sto andando a farlo.
Arrivo alla villetta degli Uzumaki e suono il campanello,
poco dopo una Himawari con un chimono giallo e arancio bellissimo mi
apre la
porta.
“Ciao, Sumire-chan!”
Mi viene incontro sorridente.
“Ciao, Himawari. Questo kimono ti sta benissimo, lo
sai?”
“È un regalo di zia Hanabi, lei dice che
diventerò forte
come lei.
Io ho il byagukan, anche se si è manifestato solo una
volta.”
“Ti auguri di diventare così forte.”
Entriamo in casa, Boruto è seduto sul divano accanto a suo
padre con un’aria
scocciata, entrambi indossano un chimono nero, la signora Hinata
è in cucina.
“Sumire, finalmente sei arrivata! Mi stavo annoiando con
il mio vecchio.”
Istintivamente mi inchino verso Naruto Uzumaki.
“Buongiorno, settimo hokage.
La ringrazio per avermi accolta nella sua casa dopo tutto
quello che ho combinato.”
“Non essere così formale. Non
c’è problema, so che adesso sei una giovane
kunoichi che si sta impegnando all’accademia e che badi a mio
figlio. Mi scuso
per tutti i guai che ha combinato.”
“Smettetela tutti di scusarvi per i miei casini, non sono poi
così terribile.”
Sbuffa l’interessato.
“Boruto ha ragione, per me non ci sono problemi.”
“Meglio così, meglio così.”
“Serve che dia una mano in cucina?”
“No, non serve, ma grazie, cara.”
Mi dice dolcemente la signora Hinata emergendo dalla
cucina con un’aria raggiante.
“Mi piace cucinare per la mia famiglia. Tra
mezz’ora sarà
pronto.
Sumire, Himawari, vi dispiacerebbe apparecchiare?
Naruto, Boruto occupatevi degli aperitivi.”
“Va bene, mamma.”
Tutti e quattro ci mettiamo all’opera e ben presto la tavola
è apparecchiata e
su un tavolino sono comparsi dei bitter e della coca cola per noi
insieme ad
alcuni stuzzichini.
“Diamo inizio al pranzo di Natale!”
Urla Naruto.
La sua energia mi lascia sorpresa, quando è hokage
è
molto calmo.
“Fa sempre così quando è esaltato e
oggi lo è perché c’è
il ramen di mamma, sempre sperando che un qualche impegno improvviso
non lo
faccia fuggire via.
“Smettila di fare l’acido, fratellone.”
Himawari lo trascina verso il tavolino e presto siamo immersi in una
conversazione piacevole bevendo coca cola e mangiando dei piccoli
panini al
prosciutto e delle pizzette.
Naruto si impegna a mettere tutti a suo agio e quando
guarda sua moglie gli occhi gli si illuminano cme un ragazzino alla
prima
cotta, vorrei che Boruto mi guardasse allo stesso modo, ma forse siamo
troppo
giovani.
Abbiamo solo dodici anni e questo mi spaventa, e se tutti
i miei sentimenti andassero sprecati in qualcosa che non si
concretizzerà mai?
“Guarda che al fratellone piaci.”
Non mi ero accorta dell’arrivo di Himawari.
“Dici sul serio?”
“Certo, io lo osservo molto e secondo me a lui
piaci.”
Io sorrido.
Finito l’aperitivo ci sediamo a tavola, Hinata serve
l’antipasto, composto da tartine alla salsa tonnata e da
salumi assortiti.
“Buon appetito!”
Urlano tutti insieme e iniziamo a mangiare, sono
buonissime e non oso pensare al pasto vero e proprio.
Devo lavorare sodo se voglio raggiungere il livello della
madre di Boruto!
“Sumire, ti piacciono?”
Mi chiede gentile lei.
“Sì, molto. Lei è una bravissima
cuoca.”
“Grazie mille.”
Ben presto rimane solo il piatto vuoto e lei sparecchia aiutata da
HImawari, io
vorrei aiutarle, ma tutte e due declinano gentilmente, così
rimango da sola a
tavola con Boruto e il settimo hokage.
“Ti trovi bene a scuola?”
Mi chiede quest’ultimo.
“Sì, molto bene.”
“Come sta la nue?”
“Bene. È nella sua dimensione.”
L’arrivo delle ciotole di ramen pone fine alla conversazione.
Il settimo la divora senza ritegno, Boruto si finge
schifato, ma si vede che anche lui ama questo piatto e
l’unica ragione per cui
non si comporta come suo padre è che vuole dimostrare a
tutti che non è come
lui. È un ragazzo molto testardo, ma è grazie a
questo se sono ancora e non
chiusa in un’altra dimensione o in prigione.
“È davvero buono!”
“Grazie mille, Sumire.”
“Sì, e ignora il papà e il fratellone.
Diventano dei maiali quando si tratta di
ramen.”
“Non è assolutamente vero, Hima!”
Grida Boruto.
“Noi tre siamo a metà della pozione e tu e
papà l’avete
già finita!”
“Sì, ammetto che il ramen è da sempre
il mio cibo preferito e quello di Hinata
supera quello di Teuchi.”
“Grazie, caro.”
“Spero che tu non abbia sposato la mamma solo per il suo
ramen.”
Borbotta Boruto facendomi ridacchiare.
Fino ad ora mi trovo molto bene e non credevo fosse
possibile, insomma sono la responsabile dei guai che ci sono stati al
villaggio,
Naruto è l’hokage e Hinata viene da una famiglia
nobile come gli Hyuga.
Una volta che anche il ramen è sparito nei nostri stomaci
viene servito il secondo: pollo al curry.
“Questo è uno dei tuoi piatti forti, Hinata. Mi
vuoi
viziare?”
“No, solo che voglio che tu riceva solo il meglio quando sei
a casa, ti vedo
così poco.”
“Scusami, ma il lavoro mi porta via un sacco di tempo.
Forse avrò delle ferie dopo capodanno e potremmo andare
in montagna.”
“Sarebbe splendido.”
Sorride lei.
“Sììì!”
Esclama Himawari.
“Non contarci troppo, sorellina. Lo sai che lui sa solo
promettere.”
“Boruto, cerchiamo di non litigare almeno il giorno di
Natale.”
“Va bene, mamma.”
Iniziamo tutti a mangiare leggermente a disagio per i commenti acidi di
Boruto,
deve proprio avere dei problemi con suo padre per essere
così negativo quando
di solito è sempre positivo.
Finito il riso al curry, mangiamo i classici mandarini e
noccioline e poi viene servita una torta della signora Hinata. Tutto
ottimo e
la conversazione è tornata piacevole.
La giornata trascorre tranquillamente giocando a tombola
insieme al padre di Hinata e a sua sorella Hanabi che si diverte in
ogni modo a
tormentare Boruto per aver trovato una ragazza.
Mi sento a casa, è una sensazione difficile da spiegare:
è come se appartenessi a questo posto o forse mi
è solo mancata una vera
famiglia.
Alle quattro me ne vado, Boruto mi accompagna fino al
cancello.
“Grazie per essere venuta.”
“Grazie a te per avermi invitato.”
Lui mi sorride.
“Non mi piaceva l’idea che trascorressi il Natale
da
sola, come sta la nue?”
“Bene, la evoco spesso. È come avere un gattino,
visto che è piccola, ma munito di una pericolosa
coda che succhia il chackra.”
Lui ride.
“La prossima volta posso incontrarla anche io?”
“Ma certo."
“Beh, allora ci si vede. Ciao, Sumire.”
Lui si gira per tornare verso casa e io mi avvio per la strada,
all’improvviso
qualcuno mi afferra il polso e mi fa girare su me stessa.
Non faccio a tempo a chiedere chi è che mi Boruto mi
bacia a stampo sulle labbra.
“Ehm, buon Natale.”
Detto questo corre via, io mi porto le dita sulle labbra.
Credo di avere appena ricevuto il regalo di Natale più
bello della mia vita.
Sorrido felice.
Il Natale non poteva essere più bello di così.