Sam
Non
doveva seguirmi, perché lo aveva fatto. Sentivo il suo respiro affannato dietro
di me. Il suo cuore pompare battiti spaventati e affaticati.
-Vattene-, ruggii. Stavo perdendo il controllo. Lo sapevo. Lo sentivo. L’ondata
incontrollabile si faceva spazio dentro di me, bruciandomi, dilaniandomi,
spaventandomi.”Perché non capisci. Dio mio vattene”.
Volevo implorarla, scongiurarla di lasciarmi solo. E non perché temevo che
vedesse che razza di mostro ero…no, avevo paura per lei. Le avrei fatto del
male. Non ero controllabile, non ero placabile, sopraffatto da quella nuova
natura mostruosa che si era impossessata di me.
Cercai un’ alternativa nella mie gambe pesanti, stanche…”Corri maledizione,
allontanati da lei”. Ma il mio corpo non reagiva. Non riuscivo ad
allontanarmi, non riuscivo…che mi stava accadendo? Ero maledetto…quella era una
maledizione, una punizione. Io?Perché dovevo meritare una simile pena.
-Non posso-, rispose flebile alle mie spalle lasciandosi cadere sulle ginocchia
sul terreno umido.
-Si che puoi-, ruggii rabbiosi, voltandomi e trafiggendola con lo sguardo.-Vattene,
vattene prima che sia troppo tardi-, la supplicai sperando che mi desse
ascolto.
-Non posso, non posso-, continuò a piagnucolare.
-Si che puoi, devi-, urlai, accasciandomi accanto a lei e scuotendola per le
spalle con forza.-Vai via, torna a casa. Stai lontana da me, non tornare più…-.
Non sapevo dove avessi trovato la forza di dirle certe cose…Non volevo. Non
desideravo altro che sentirla vicino a me, su di me, dentro me…
Scosse la testa tremando.-E’ impossibile…Impossibile…Qualcosa mi tiene qui…Io
voglio stare qui-.Maledizione, maledizione…Rendeva tutto esasperatamente
difficile. Dovevo respirare, stare calmo. Ma gli spasmi non mi davano tregua.
Ormai sapevo…A momenti nulla di umano sarebbe rimasto in me…Nessuna sembianza,
nessun controllo, nessun barlume di ragione…Nulla. Tesi il collo verso l’alto
cercando di scappare da quella misteriosa forza che mi tirava giù verso il mio
inferno. Nulla, non potevo fare più nulla. Ormai si era impossessata del mio
corpo, del mio spirito. Non avevo nessun controllo su quella forza, nessuna
possibilità di oppormi…nessuna.
Urlai, mentre prendeva possesso di me, lacerandomi, torturandomi…facendomi
diventare il mostro che giaceva latente dentro di me. Non persi di vista un
attimo, la donna che mi stava osservando. Orrore?No, non c’era nessun tipo di
orrore o spavento nella sua espressione. Curiosità, venerazione…quello sì. E ad
un tratto dolore…E i suoi occhi…quegli occhi…Dio avrei dato l’anima per aver
qualcuno che mi guardasse con quell’espressione colma d’amore, di passione di
devozione. Si stava dando a me, anima e corpo…senza sapere, senza conoscere.
Voleva me, lo sentivo lo percepivo. E io?Io avrei dato tutto per lei, avrei
venduto l’anima se fosse stato necessario, avrei attraversato coltri di fuoco
solo per incrociare il suo sguardo…Avrei fatto di tutto pur di averla. E
l’avevo…Sentivo che era mia…Mi possedeva in modo innaturale, inumano.
Ringhiai, quando la forza che divampava dentro di me raggiunse il suo scopo. E
mi allontanai, correndo lontano seguendo quell’ultimo accenno di ragione che
era rimasto in me. Ma non feci molta strada, no…Non sarei riuscito ad
abbandonarla lì nel mezzo del bosco sconvolta, esausta, sfinita, dolorante… La
osservai mentre lentamente si drizzava. Teneva le mani sul viso, come a
nascondere qualcosa. Cosa nascondeva?Cosa?
Un’ondata d’orrore mi percorse il corpo…”Maledizione, le avevo detto che non
doveva starmi vicino”. Dovevo tornare da lei, dovevo aiutarla, ma non così,
non sotto quelle sembianze. Non sapevo come fare, come tornare indietro. Le mie
trasformazioni erano legate a emozioni forti quasi incontrollabili…e molto
spesso avevo creduto che non sarei mai più tornato umano, condannato per sempre
a vestire le sembianze di un lupo.
-Sam-, mi chiamò. Mi vedeva. Fissava i miei occhi nascosti nel buoi. Mi
avvicinai lentamente colpito ad ogni passo dall’orrore che avevo compiuto.
L’avevo sfregiata, dilaniata. Avevo inciso la sua pelle con un marchio
maledetto. La bestia che era in me l’aveva marcata.
Piangeva, scossa e ansimante, e continuava a chiamarmi. Dovevo aiutarla,
dovevo. Aveva bisogno di cure, di essere medicata. Non potevo lasciarla lì. Ma
anche volendo non ci sarei mai riuscito.
Mi avvicinai lentamente, continuando ad osservarla. Non volevo si spaventasse,
non volevo avesse paura di me. E il suo sguardo non dimostrava nulla di tutto
ciò. Mi cercava perché il bisogno di sentirmi vicino era grande quanto il mio.
Mi accucciai vicino a lei, cosciente che in quelle condizioni non potevo far
nulla per aiutarla. Dovevo tornare umano ma non sapevo come fare. Senza timore
si avvicinò a me, accarezzandomi e stendendosi vicino al mio muso. Ululai, di
dolore e di rabbia.
Lentamente le leccai le ferite che fregiavano il suo volto, sperando di darle
sollievo. Lei si accoccolò ancora di più a me, cercando il mio contatto, il mio
calore. Come faceva a fidarsi ciecamente di me dopo quello che le avevo
inflitto?Come faceva a non provare errore per un essere mostruoso come me?Come?
-Ti amo Sam-, disse aprendo gli occhi socchiusi. Il mio cuore e il mio respiro
si bloccarono per un attimo eterno mentre la consapevolezza di quelle parole si
faceva strada dentro di me. “Lei mi ama…”. E il mio cuore riprese a
battere, più vigorosamente di prima, con una violenza tale da squarciarmi il
petto.
Batteva…Batteva per lei. Ora c’era una ragione per amare la vita, per non
desiderare di morire subito, al momento. La ragione era lei.
Un tremito mi scossa nuovamente…Stavo tornando umano…Fra le sue braccia. Non si
spaventò, non si mosse, ma avvicinò le labbra alle mie suggellando la sua
dichiarazione d’amore.
Raccolsi e ricambiai quel bacio…Dolce, struggente, passionale…Era mia. Non poteva
esserci cosa più importante. Mi voleva, mi amava. Nulla avrebbe ostacolato il
nostro amore. A niente e a nessuno avrei permesso di fare una cosa simile.
Mi staccai nonostante fossi impaziente di sentirla ancora su di me.
-Ti amo Emily-. Parole più vere non potevano uscire dalla mia bocca. Non sapevo
cosa mi stava succedendo. Non sapevo per quale motivo quella forza che viveva
in me avesse deciso di rivelarsi, mostrandomi la mia doppia natura. Non potevo
saperlo…No…Ma quella forza aveva portata con se qualcos’altro…Emily, il mio
amore, la mia ragione di vita. Ora il mio mondo sarebbe ruotato attorno a lei.
Ogni mio gesto, ogni mia azione, ogni mia attenzione sarebbe stata per lei.
Lei…aveva il mio cuore, aveva la mia anima, aveva il mi corpo…Ogni cosa mia era
sua. Volevo appartenergli, volevo essere solo suo. E niente poteva darmi più
gioia che sapere che lei mi ricambiava in tutto. Il suo amore si manifestava
chiaro, limpido per me. E se quella notte non mi avesse seguito, non mi avesse
cercato probabilmente non sarei mai più tornato umano, sconvolto dallo scoprire
i poteri della mia duplice natura. Io avevo una ragazza, avevo una
fidanzata…era a casa. Mi aspettava. Era preoccupata e addolorata per i miei
ultimi cambiamenti. Ma non era importante…Non ora…Non più. Nulla era più
importante di lei, di Emily. Era bastato uno sguardo per raggiungere l’estrema
consapevolezza del mio amore per lei. Era bellissima, una dea. Una dea che
aveva ricambiato estasiata il mio sguardo che, senza conoscermi, mi aveva seguito
nel buio della foresta non appena ero scappato sconvolto dal turbinio di
emozioni che si erano create in me. Nel momento in cui i nostri sguardi si
erano incrociati, anche i nostri cuori lo avevano fatto, scambiando le loro
posizioni:il mio nel suo petto, il suo nel mio legati da un filo invisibile e
indistruttibile. Ero legato a lei per sempre.
Sentivo sulle mie labbra il sapore del suo sangue fresco…L’avevo ferita,
sfigurata. Volevo odiare il lupo che c’era in me per aver fatto una cosa del
genere…Ma non potevo…Non potevo odiare quella forza che mia aveva avvicinato e
condotto a lei, non potevo. Avrebbe portato per sempre i miei segni su di sé
come un marchio…Ma ogni volta che l’avrei guardata quei segni avrebbero
riportato alla mia mente lo scambio del nostro amore, lo scambio delle nostre
promesse eterne.
Da ora in poi sarebbe esistita solo lei per me e mi abbandonai a quella dolce
consapevolezza, conscio che quella notte era spuntato il mio sole.