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Autore: Nana_13    01/01/2018    0 recensioni
"...È successo tutto così in fretta che non so spiegarmi come diamine abbiamo fatto a ritrovarci in questa situazione. Vorrei solo aver dato retta alle mie amiche e rinunciato a questa stupidaggine. Potevamo passare una normalissima serata in tutta tranquillità e invece mi sono dovuta impuntare. Per cosa poi? Non lo so nemmeno io.
E adesso che forse sto per morire ho un solo pensiero che mi rimbalza in testa: non saremmo mai dovuti venire qui."
Questi furono i pensieri di Juliet la sera del ballo dell'ultimo anno. Lei e le sue amiche avevano creduto di passare una serata alternativa andando a quella festa, senza avere ancora idea del guaio in cui si stavano cacciando.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18

 

Ancora guai

 

Rachel era seduta su un tronco davanti a quel che restava del falò della sera precedente, sorseggiando caffè mentre si godeva lo spettacolo del sole che faceva capolino da dietro le montagne. Era stata la prima ad alzarsi, stranamente ancora prima di Dean, che di solito era sempre mattiniero. Probabilmente perché aveva passato tutta la notte a ripensare al suo momento con Mark, senza chiudere occhio.

Gli altri erano già andati a dormire al loro ritorno e così avevano potuto darsi la buonanotte come si deve. Una scena il cui solo ricordo bastava a farle sentire le farfalle nello stomaco. E pensare che se Mark non avesse tirato fuori la storia della gelosia, lei sarebbe stata ancora ignara di tutto. Lo aveva trovato interessante fin dall’inizio, ma mai si sarebbe sognata di fare il primo passo. Sotto quel punto di vista si considerava un’incapace totale e il fatto di essere anche un po’ all’antica non facilitava di certo le cose. Perciò era stata una bella sorpresa scoprire che lui la ricambiasse e ancor più scoprire che fosse geloso. Di Dean poi…

Lupus in fabula, una delle tende si aprì proprio in quel momento e Dean ne uscì, come al solito già completamente vestito e con il suo libro in mano. Preso alla sprovvista nel ritrovarsela davanti così presto, esitò un istante prima di salutarla.

Dopo aver ricambiato con un sorriso, lasciò che le si sedesse accanto, pur mantenendo una certa distanza, e quando lo vide aprire il libro e iniziare a leggere, presa dalla curiosità buttò un occhio per cercare di capire di cosa si trattasse. Un romanzo, a giudicare dallo stile della scrittura.

“Di che parla?” esordì, incapace di trattenersi.

Lui distolse l’attenzione dalle pagine e, dopo un attimo di esitazione, glielo passò senza dire nulla. 

Con una mano Rachel si assicurò di tenere il segno, mentre con l’altra girava il volume dalla parte della copertina per leggere il titolo. “Ah, è un giallo.” constatò interessata. “Non ti facevo tipo da gialli.”

Dean fece spallucce. “Sì, mi piace cercare di capire chi sia l’assassino prima del finale.” 

Lei ci rifletté su. “Non credo abbia molto senso, visto che qualunque ipotesi tu faccia sarà comunque quella sbagliata. Tanto vale seguire il ragionamento dell’ispettore di turno e sperare che alla fine coincida con il tuo. È questo il lato divertente della cosa, secondo me.” concluse, restituendogli il libro.

Dall’espressione che fece, si intuiva che Dean stesse rimuginando sulle sue parole, ma poi si limitò a ridacchiare, riprendendo la lettura.

“Che c’è?” gli chiese perplessa. “Perché ridi?”

Lui scosse la testa. “Niente, è che non perdi mai occasione di sfoggiare le tue doti da maestrina. A volte sei quasi irritante.”

Per tutta risposta, Rachel gli fece il verso, mimando il suo modo di parlare per prenderlo in giro. Dopodiché si alzò e, fingendosi risentita, annunciò che sarebbe andata al fiume per lavarsi. 

Durante il percorso la sua mente tornò al primo bacio con Mark e il contatto dell’acqua gelida con la pelle del viso la aiutò a calmare i bollenti spiriti. Si sentiva euforica e sul momento l’impulso di andare dalle amiche a raccontare tutto fu molto forte, ma la frescura dovette contribuire anche a rischiararle le idee, perché di colpo ebbe davanti agli occhi le possibili conseguenze dell’accaduto e cominciò a pensare che forse non era il caso di mettere i manifesti. Non subito almeno. Era successo tutto così in fretta e a stento riusciva a credere di essere stata tanto audace, al punto che ora, a mente lucida, non poté fare a meno di chiedersi se non avesse corso troppo. Sì, Mark le piaceva e tanto, con lui si sentiva a suo agio e avevano più di un interesse in comune, ma per ora preferiva procedere con cautela, sondare il terreno. La prospettiva di doversi sorbire battutine e insinuazioni maliziose da parte di Cedric poi… No, non avrebbe potuto sopportarlo. Doveva fare qualcosa.

Di lì a poco, un rumore di passi sull’erba la distrasse da quei pensieri e, quando si voltò per vedere chi fosse, Cedric era già lì, munito di spazzolino e dentifricio.

“’giorno.” la salutò, mentre assonnato toglieva il tappo al tubetto.

Rachel fece lo stesso, sforzandosi di comportarsi normalmente. “Ciao.” ricambiò, evitando di guardarlo. Si chiese se sapesse già tutto, ma quanto pareva no, visto che prese a lavarsi i denti come se niente fosse.

Continuarono in silenzio a dedicarsi a quell’attività, finché Cedric, finito di sciacquarsi la bocca, non riaprì la conversazione. “Però, ce ne avete messo di tempo ieri per lavare due piatti…” 

L’allusione le giunse forte e chiara, tanto che per poco non si strozzò con il dentifricio. Quindi era già troppo tardi? In fondo, non sarebbe stato così strano se la sera prima Mark fosse subito corso a raccontarglielo.

Sperando di sbagliarsi, si chinò sull’acqua per sciacquarsi a sua volta. “Il tempo necessario.” ribatté secca, nel tentativo di chiudere l’argomento. Quando poi si rese conto che Cedric non avrebbe aggiunto nulla, ne approfittò per svignarsela. 

Tornata al campo, trovò Mark seduto a fare colazione insieme alle amiche. D’istinto gli lanciò un’occhiata sfuggente e stranamente lui fece lo stesso, come se sapesse che lo stava guardando, e la cosa la mandò in confusione. Cercò di darsi un contegno e non darlo a vedere, fingendo di rovistare nello zaino. Si sentiva una cretina. 

Si trattennero giusto il tempo di smontare le tende e raccogliere le loro cose, poi ripresero il cammino.

Mentre seguiva Mark, che la precedeva lungo il sentiero, Rachel non riusciva a togliersi dalla testa le parole allusive di Cedric. Doveva sapere se davvero gliene avesse parlato, così lo raggiunse in fretta, afferrandogli un braccio e trascinandolo dietro un grosso abete. 

“Guarda che ho trovato.” esordì con voce chiara, affinché gli altri la sentissero. Dopodiché, si fece guardinga, come in attesa di un agguato. “Fingi di leggere.” Gli porse la Guida ai boschi del Montana e Mark la aprì su una pagina a caso.

“Che succede?” mormorò alquanto confuso, puntando gli occhi sul libro.

“Assecondami.” Rachel controllò che nessuno stesse facendo caso a loro, poi tornò a guardarlo. “Per caso, hai raccontato a qualcuno di ieri sera?”

Il ragazzo sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla domanda e soprattutto da come l’aveva posta. “No…” esitò. 

Rachel annuì con un mezzo sorriso. “Neanche Cedric?” 

“Avrei voluto, ma quando siamo tornati già ronfava e non mi andava di svegliarlo.”

Per lei fu un sollievo saperlo. “Meno male…” mormorò, abbandonandosi a un sospiro. 

“Perché non vuoi che si sappia?” le chiese a quel punto, alzando gli occhi su di lei. “Hai cambiato idea?”

C’era un certo grado di allarmismo nel suo tono e Rachel lo percepì subito. “Stai scherzando? No.” si affrettò a chiarire. “Vorrei solo che per il momento la cosa rimanesse fra noi.” Non voleva che interpretasse le sue parole nel modo sbagliato, né che si offendesse, ma voleva essere chiara. Prima di sbandierare ai quattro venti la loro relazione, doveva essere certa che le cose tra loro funzionassero, perché in caso contrario avrebbe dovuto dare troppe spiegazioni e non le andava di sentirsi compatita. Questo però a Mark non poteva dirlo. 

La sua espressione era piuttosto perplessa, perciò provvide immediatamente a spiegarsi meglio. “Gli altri comincerebbero a fare battute. Li conosci, non avremmo più pace. Credo che sarebbe meglio aspettare a dirlo, almeno per il momento...” esitò imbarazzata. “Che ne pensi?” 

In quel modo sperava che coinvolgendolo nella decisione sarebbe stato più semplice ottenere quello che voleva. Dalla faccia che fece, però, Rachel intuì che la prospettiva di nascondersi non lo allettasse granché. 

Preoccupata di averlo deluso con quel suo atteggiamento paranoico, gli prese la mano, pur stando sempre attenta a non farsi vedere. “Mi dispiace. So di chiederti molto, ma per me è importante.”

Non era sicura se fosse stato merito del tono quasi implorante o dello sguardo intenso da cerbiatta a farlo cedere, ma ottenne il risultato sperato.  

Mark, infatti, sospirò con rassegnazione. “Va bene, se proprio ci tieni…” 

“Grazie.” Sollevata, gli schioccò un rapido bacio sulla guancia, prima di riprendersi la guida e continuare su per il sentiero.

Esclusa la breve sosta per il pranzo, camminarono per tutto il primo pomeriggio. Quel giorno faceva particolarmente caldo e ben presto non poterono contare nemmeno sull’ombra degli alberi. Ben presto, infatti, il bosco iniziò a diradarsi, lasciando spazio a una nuda vallata ricoperta solo da un letto d’erba, con una massiccia catena di montagne a farle da cornice. Un panorama mozzafiato.

Avrebbero potuto godersi la vista molto di più, se solo non avesse fatto così caldo. Camminarono sotto il sole a picco per almeno un’ora, finché gli alberi non tornarono a proteggerli. Di contro, il percorso si fece più difficoltoso, la strada si assottigliò, costringendoli a disporsi in fila indiana. Da un lato avevano la parete scoscesa della montagna, ma dall’altro non c’erano appoggi che impedissero la caduta lungo il pendio. 

“Attenti a dove mettete i piedi.” li avvertì Dean, in testa al gruppo. “Il terreno potrebbe franare.” 

Questa volta pensarono bene di prenderlo sul serio e iniziarono a camminare radenti alla parete rocciosa. Procedevano più lentamente, ma almeno in sicurezza. 

Rachel cercava di andare avanti senza guardare giù. Dopo la brutta esperienza del ponte, la sua paura delle altezze non si era certo attenuata, anzi si era trasformata in vera e propria fobia. 

Juliet, subito dietro di lei, tentava di stare al passo, ma le tremavano le gambe e ogni movimento le costava una fatica enorme. Alla fine, la stanchezza le giocò un brutto tiro. Un ginocchio cedette e perse l’equilibrio, uscendo un po’ fuori dalla fila. Mise un piede in fallo e il terreno sotto di lei franò, trascinandola giù. Non riuscì a trovare un appiglio per evitare di cadere di sotto e in un attimo sparì alla vista, lanciando un urlo. 

“Juliet!” strillò Cedric, che chiudeva la fila. 

Gli altri si voltarono di scatto, attirati dalle grida. 

“Che è successo?” chiese Dean allarmato, guardando prima Cedric e poi il pendio. 

Visibilmente scosso, lui tentò di spiegare l’accaduto. “Non ho fatto in tempo... È-è caduta giù…” 

Dimenticando temporaneamente la sua fobia, Rachel si sporse di sotto, sperando di vedere l’amica aggrappata da qualche parte, ma di lei non c’era traccia. “Ma non ti eri messo per ultimo proprio per evitare incidenti?” urlò a Cedric con il panico nella voce. 

Senza perdere altro tempo, Dean si sfilò lo zaino dalle spalle. “Scendo a vedere.” tagliò corto, troncando la discussione sul nascere.

“Vengo con te.” gli fece eco Cedric, preparandosi a seguirlo. 

Lasciarono Mark con le ragazze e intrapresero la discesa, avanzando lateralmente per evitare di scivolare. 

Mentre scendeva, Cedric si guardò intorno alla ricerca di Juliet. “La vedi?” chiese preoccupato. Sul terreno c’erano solo sterpaglia e rovi secchi, ma per fortuna gli alberi erano troppo diradati perché potesse esserci andata a sbattere contro. D’un tratto, una sagoma familiare tra i cespugli attirò la sua attenzione. 

“Ho trovato il suo zaino!” lo avvertì e, fermandosi per liberarlo dai rovi, si accorse che una delle cinghie si era staccata. 

Dean seguì le tracce lasciate dal corpo di Juliet, foglie schiacciate e rametti spezzati, e da ciò intuì più o meno in quale direzione andare. “Non può essere finita troppo lontano.” informò Cedric, per poi riprendere a scendere senza aspettarlo. 

Giunto alla fine del pendio, controllò attentamente la zona e in poco tempo la individuò, riversa su un fianco. Era finita su un sentiero sterrato e il colpo doveva averla fatta svenire. 

“L’ho trovata!” gridò, precipitandosi verso di lei. Si chinò per constatare le sue condizioni e a prima vista non sembrava ferita. Giusto qualche escoriazione, ma poteva aver battuto la testa, perciò non provò a sollevarla. Con cautela la girò sulla schiena. “Juliet.” La chiamò, cercando di rianimarla con dei leggeri colpetti sul viso. “Ehi, svegliati.” 

Nel frattempo, Cedric lo aveva raggiunto. “Sta bene?” domandò trafelato.

Dean non rispose, continuando a darle schiaffetti e di lì a poco finalmente la ragazza sbatté le palpebre. 

Disorientata, ci mise un po’ a mettere a fuoco l’ambiente circostante e il viso che aveva davanti, ma poi la visione si fece più nitida e lo riconobbe. Dean era a pochi centimetri da lei e la prima cosa che pensò fu di stare sognando. Altrimenti perché quell’aria preoccupata? 

“Rimani sdraiata.” le impose, impedendole di tirarsi su. 

Juliet obbedì, anche perché non appena tentò di farlo la testa le vorticò come una trottola. “Cos’è successo?” chiese confusa.

“Niente. Sei solo rotolata giù dal pendio della morte come un sacco di patate.” scherzò Cedric, cercando di sdrammatizzare e di non allarmarla.

Lei sorrise debolmente e si portò una mano alla fronte per schermarsi gli occhi dalla luce e da quel piccolo movimento si rese conto di avere braccia e gambe indolenzite.  

“Come ti senti?” le chiese Dean, ancora chino su di lei. “Senti dolore?”

Probabilmente voleva sapere se si era rotta qualcosa, così Juliet provò a muoversi, ma non avvertì dolori particolari. “No, non mi sembra.” Sollevò le braccia e constatò di essersi procurata parecchi graffi. 

“Prova a sederti.”

Con il suo aiuto e usando maggiore cautela, stavolta ci riuscì senza che la testa le girasse come un frullatore. Si accorse di avere diverse escoriazioni anche sulle gambe e i suoi vestiti erano sporchi di terra, oltre che strappati in più punti. Il laccio che le legava i capelli si era rotto e adesso le ricadevano spettinati sulle spalle, pieni di residui di rami e foglie secche. “A parte questo disastro, credo di stare bene.” 

Intanto, gli altri attendevano ansiosi di ricevere qualche notizia da Dean e Cedric. 

“Si sarà fatta male?” fece Claire, cercandoli con lo sguardo. “Da qui è una bella caduta.”

Rachel incrociò le braccia e sospirò impaziente. “Sicuramente stava meglio prima.” Era preoccupata da morire e in più nessuno si faceva vivo. Eppure avevano sentito Dean gridare di averla trovata. 

Poi, finalmente la voce di Cedric disse loro di scendere, perché il pendio era troppo scosceso ed era impossibile risalire con Juliet in quello stato. 

Rachel fu la prima a fiondarsi giù, troppo in ansia per preoccuparsi della sua fobia, e Claire la seguì a ruota, lasciando a Mark l’onere di portarsi dietro anche gli zaini di Dean e Cedric. 

“Vedete di non cadere anche voi.” le ammonì, senza però ottenere molto credito.

Quando arrivarono, Juliet era già in piedi e sembrava stare bene. 

“Mi hai fatto morire di paura.” la rimproverò Rachel in tono agitato, mentre l’abbracciava stretta. “Non farlo mai più.”

“Credimi, non era premeditato.” ironizzò lei, rispondendo all’abbraccio; poi rivolse un sorriso a Cedric, che era dietro di loro. “Grazie per aver recuperato il mio zaino.” Dentro c’era il suo prezioso diario, l’unica valvola di sfogo di cui disponeva in quei giorni. Sarebbe stato terribile se lo avesse perso.

“Ma ti pare.” rispose lui, insistendo poi per portarglielo.

“Sei stata fortunata, poteva andarti peggio. Magari, la prossima volta cerca di fare più attenzione.” 

Il tono con cui Dean esordì era in completo contrasto con l’atteggiamento preoccupato di poco prima. 

A Juliet non sfuggì quel cambio repentino, guarda caso proprio nel momento in cui erano arrivati gli altri. Ora lo riconosceva. Ma al momento non aveva la forza di contraddirlo, quindi lasciò correre. 

Rachel ignorò quell’ultimo commento e si voltò verso di lui. “Si deve riposare. Cerchiamo un posto per accamparci.” disse risoluta. Oltretutto, come gli fece notare in seguito, era pomeriggio inoltrato e per montare le tende ci voleva il suo tempo. A quel punto non aveva senso andare avanti, così si misero alla ricerca di uno spiazzo o una radura in cui poter passare la notte. 

Nonostante si sentisse solo un po’ intontita, le amiche costrinsero Juliet ad appoggiarsi a loro per camminare. Fisicamente stava bene, piuttosto le sarebbe piaciuto trovare un modo per ripulirsi. 

Man mano che andavano avanti, un suono d’acqua scrosciante si fece sempre più intenso, finché non arrivarono in prossimità di un laghetto, nel cui specchio si gettava una piccola cascata che fuoriusciva da una fenditura nella roccia. Tutto intorno le sponde erano ampie e ricche d’erba, l’ideale per piantare le tende.

Juliet si abbandonò a un sospiro sollevato, grata per ciò che stava vedendo. “Proporrei di approfittarne.” 

“Bell’idea.” approvò Claire esausta. 

“Sì, ma non vi allontanate troppo e state attente.” si raccomandò Dean, che si era già tolto lo zaino per tirare fuori la tenda.

Claire alzò gli occhi al cielo, mentre prendeva asciugamano e vestiti puliti dallo zaino. “Sì, papà.” 

Lei e le altre andarono a spogliarsi dietro a dei cespugli, dove poi rimasero a fare il bagno lontane da occhi indiscreti. 

Mentre si toglieva di dosso i vestiti luridi e strappati, Juliet constatò che la terra si era infilata fin dentro le ferite e doveva sbrigarsi a pulirle, se non voleva che si infettassero. Così appallottolò quegli stracci nello zaino, senza smettere di ripensare a Dean e a quel suo seccante tono perentorio. “Non lo sopporto più.” esordì d’un tratto scocciata, una volta sicura che non fosse a portata d’orecchio. “Sempre a dare ordini, come se fosse la fonte del sapere universale.” 

“Dai, si preoccupa per noi. Lo trovo gentile da parte sua.” disse Rachel, sfilandosi gli shorts. 

Lei preferì non commentare, troppo attratta dall’acqua cristallina del laghetto, ghiacciata ma invitante. La pelle ci mise un po’ ad adattarsi alla temperatura, ma almeno quel refrigerio diede sollievo alle ferite. 

Claire immerse la punta del piede, ritraendola di scatto. “È gelida!” esclamò con un brivido, prima di farsi coraggio ed entrare. Il fondale non era molto profondo, anche se reso viscido dal muschio, che rendeva più complicato tenersi in equilibrio. 

Prima di seguirle, Rachel diede un’occhiata alla guida. “State attente. Qui dice che potrebbero esserci le sanguisughe. Vivono attaccate alle rocce.” 

“Se è pieno come è pieno di grizzly…” ribatté Claire sarcastica. “E comunque al momento non è il mio principale problema.” Il suo corpo stentava ad abituarsi al gelo e aveva paura di scivolare. Per fortuna, l’acqua era talmente limpida che riusciva a vedere ogni dettaglio del fondale.

Con un colpo secco, Rachel chiuse la guida e la ripose nello zaino, per poi avventurarsi anche lei nelle acque del laghetto. Il freddo era tale che per un attimo pensò quasi di rinunciare, ma alla fine la sua fissazione per l’igiene ebbe la meglio. Non capitava spesso di potersi fare un bagno completo e doveva approfittarne. 

Juliet si mise d’impegno a lavarsi i capelli, togliendo via le foglie e i grumi di terra. “Che schifo.” Storse il naso disgustata.

Per un po’ non parlarono, ognuna troppo presa da se stessa; poi Claire sembrò riemergere da un lungo momento di riflessione. “Ci pensate mai che potrebbe essere tutta una messinscena?” esordì, con lo sguardo perso nel vuoto.

Rachel sollevò un sopracciglio perplessa. “Cioè?”

“Non lo so… Forse la storia della baita è solo una bugia e Dean non aspetta altro che coglierci impreparati per strangolarci nel sonno.” chiarì d’un fiato.

“Certo, è sicuramente la spiegazione più logica.” 

Allora lo sguardo di Claire si spostò su di lei, ignorando il tono sarcastico con cui l’aveva detto. “Che ne sai? Magari i suoi amici della setta sono nascosti qui intorno, pronti a un nuovo rito sacrificale.”

Per qualche istante si limitarono a fissarla, per niente sicure se stesse scherzando o facesse sul serio.

Rachel la guardò con aria scettica. “Penso proprio che se avesse voluto strangolarci lo avrebbe fatto già da un pezzo.”

“Secondo me, guardi troppi film dell’orrore.” aggiunse Juliet, ancora alle prese con i capelli. 

Claire ridacchiò. “Dai, ammettetelo! Ci avete pensato anche voi.”

Entrambe si lanciarono un’occhiata eloquente e Rachel scosse la testa, giunta alla conclusione che all’amica servisse disperatamente un’intera notte di sonno. “Okay, fa davvero troppo freddo. Io esco.” annunciò, raggiungendo la riva con un paio di bracciate. Si mise a frugare nello zaino e, trovata una canottiera e un paio di shorts puliti li indossò. 

Poco dopo, venne raggiunta dalle altre e, mentre si stavano rivestendo, una libellula andò a posarsi leggiadra sulla spalla di Juliet. Non se ne sarebbe neanche accorta, se non fosse stato per Claire, che la indicò affascinata. 

“Guarda che bella.” 

La luce tenue del tramonto faceva risplendere i colori metallici dell’insetto, dandogli continue sfumature cangianti.

Non appena la vide, però, Juliet non condivise l’entusiasmo dell’amica e sobbalzò terrorizzata. “Che schifo!” urlò, agitando il braccio nel tentativo disperato di cacciarla. “Toglimela! Toglimela!” 

“Juls, calmati. Non ti fa niente.” cercò di rassicurarla Rachel, reprimendo una risata. 

“Mi fa schifo! Basta questo, okay?” continuò a strillare, nonostante l’insetto fosse già volato via.

Le sue grida isteriche attirarono l’attenzione dei ragazzi, che accorsero subito a controllare. 

“Che sta succedendo?” chiese Dean allarmato.

Rachel scattò prontamente, andando a pararsi davanti a Claire per nasconderla, visto che era l’unica ad essere ancora mezza nuda. “Mon Dieu…” mormorò. Aveva fatto appena in tempo. “Era solo una libellula. Niente di cui preoccuparsi.” li rassicurò poi, rivolgendo loro un sorrisetto compiacente. 

Dean aggrottò la fronte, guardando Juliet incredulo. “Ancora con questa storia?” 

Lei non si fece impressionare e fronteggiò il suo sguardo. Ci mancava solo che le facesse un’altra lavata di testa. “Non è colpa mia se ho paura degli insetti. Si chiama entomofobia, è una cosa seria!”

Il ragazzo sbuffò, passandosi esausto una mano sugli occhi. “Possibile che ogni volta tu debba urlare come una pazza per un essere di tre centimetri? Non è normale.” 

Quell’atteggiamento cominciava a stancarla sul serio, così gli si avvicinò minacciosa con l’intento di mettere le cose in chiaro una volta per tutte. “Senti, sono più di tre settimane che convivo con insetti di ogni genere. Sto facendo del mio meglio per trattenermi, ma non sempre ci riesco. Soprattutto se mi toccano!” si sfogò isterica. “E poi se la mia voce ti dà tanto fastidio, mettiti i tappi nelle orecchie. Va bene?” 

L’imbarazzo non permise a Dean di rispondere per le rime e lo costrinse a distogliere lo sguardo. “Tu invece dovresti mettere una maglietta.” 

Fu solo allora che Juliet si accorse di non indossare nulla sopra il reggiseno e incrociò le braccia sul petto con aria di sfida, sperando con questo di riuscire a mascherare la sua vergogna.

“Avanti, calmatevi. Non è successo niente di grave in fondo.” si intromise Rachel con fare conciliante.

Claire annuì da dietro la sua schiena. “Sì, infatti. Adesso potreste andarvene, per favore? Dovremmo finire di vestirci.” Sottolineò le ultime parole con una punta di acidità, accortasi delle occhiatine insistenti e maliziose che Cedric le rivolgeva da quando era arrivato.

Dean e Juliet si scambiarono un ultimo sguardo di fuoco, come se entrambi sentissero di non aver ancora finito, prima che lui girasse i tacchi per tornare con gli altri all’accampamento. 

Di nuovo presentabili, li raggiunsero, ma a quel punto si era creato un inevitabile stato di imbarazzo generale, che Mark e Cedric pensarono di smorzare andando anche loro a fare un bagno. Dean li seguì, probabilmente approfittando dell’occasione per non entrare in contatto con Juliet, almeno per un po’. 

Durante la cena non scambiò una parola con nessuno, come se in un colpo solo avesse perso tutta la confidenza guadagnata in quei giorni, e quando ebbe finito se ne tornò nella sua tenda, dopo aver rivolto a tutti un gelido saluto.  

Dal canto suo, Juliet invece aveva deciso di comportarsi normalmente, convinta che ignorarlo fosse l’unico modo di apparire superiore. In fondo, non poteva mica avvelenarsi l’anima a vita. Se aveva qualche problema con lei che lo dicesse, invece di andare a nascondersi.

In seguito, sia Claire che Rachel si offrirono di darle una mano con i piatti, ma l’aiuto di entrambe era superfluo, così Rachel disse di avere mal di testa e augurò la buonanotte. 

“Perché non vai anche tu?” chiese Claire apprensiva. “Finisco io qui.”

Juliet scosse la testa. “No, non ti preoccupare. Sto bene.” In effetti, si sentiva abbastanza in forze, nonostante la caduta. E poi fare qualcos’altro l’avrebbe aiutata a non pensare alla discussione con Dean. 

“Non so come tu riesca a stare ancora in piedi dopo una giornata del genere.” scherzò Claire, mentre raccoglieva le cose da lavare. Non si riferiva solo all’incidente, ma anche a tutto il resto e ne approfittò per farglielo notare una volta rimaste sole. “Sbaglio o tu e Dean non fate altro che litigare ultimamente.” commentò, chinandosi per immergere una scodella nell’acqua. “Prima di lui, non ricordo nessuno capace di farti arrabbiare sul serio. E così tante volte.”

Un po’ spaesata dalla domanda, Juliet smise un istante di strofinare, per poi riprendere subito dopo con un sospiro.  “Sì, beh… Non dipende certo da me. Ogni cosa che faccio lo infastidisce, mi incolpa delle mie fobie e pensa che lo faccia apposta a cacciarmi nei guai. È insopportabile.” si sfogò, punta sul vivo. Era vero che non discuteva mai con nessuno, che preferiva sempre trovare una soluzione accomodante, ma a tutto c’era un limite. 

Claire ridacchiò sotto i baffi, come se i suoi isterismi fossero una fonte di divertimento.

“Che c’è?” chiese allora piccata. “Perché ridi?”

“Ti piace sul serio, eh.” 

Seguì un momento di silenzioso imbarazzo, in cui Juliet tentò boccheggiante di ribattere in maniera sensata. “Cos… No! Al contrario… Ti ho appena detto che non lo sopporto. Come fa a piacermi uno che mi tratta così male?” Per il nervoso, il movimento della sua mano sulla scodella si fece più frenetico. Voleva evitare di guardare l’amica negli occhi, nel timore di tradirsi e rivelare il suo reale stato d’animo, ma non ci riuscì a lungo. Quando alzò lo sguardo, vide Claire fissarla con un’espressione scettica dipinta sul viso e fu costretta a cedere. 

“Va bene.” sospirò rassegnata. “E se anche fosse? È evidente che non sono io quella che gli interessa.”

Claire non dovette sforzarsi molto per capire a chi si stesse riferendo. Quindi anche a Juliet l’atteggiamento di quei due sembrava andare ben oltre la semplice amicizia. Fino a quel momento aveva creduto che fosse solo una sua impressione. “Perché non ne parli con lei? Almeno per chiarire.” propose.

Juliet avrebbe voluto risponderle che in realtà Rachel era già a conoscenza dei suoi sentimenti per Dean e che nonostante ciò se n’era infischiata, ma preferì glissare. Era sicura che se Claire lo avesse saputo, nulla le avrebbe impedito di andare da lei e pretendere spiegazioni. Oltretutto, non aveva nessuna intenzione di fare la figura della patetica andandoci di persona. “Ci ho pensato, ma è una pessima idea. Non voglio creare tensioni tra noi.”

“Sì, ma non puoi ignorare la cosa per sempre! Prima o poi verrà fuori, lo sai.” ribatté l’amica, che iniziava a inalberarsi. Si accorse subito però di non averla convinta, quindi provò a insistere su un altro fronte. “Almeno sei sicura che tra quei due ci sia davvero qualcosa?”

Juliet ci pensò su un istante. In effetti non c’era stato niente fino a quel momento che le avesse dato la certezza di una relazione tra loro, niente di concreto almeno. Giusto quella sera a Wisdom… Ma erano tutte sue supposizioni, anche se basate su impressioni reali avute in quei giorni. “Non proprio…” tentennò incerta. 

“E allora chiediglielo!”

“Non posso!” ribatté esasperata. Possibile che non si rendesse conto della posizione in cui si trovava? “Ho paura della risposta… Non lo sopporterei.”

Claire le rivolse un’occhiata eloquente. “Senti, io sono l’ultima persona sulla faccia della Terra che possa darti consigli di questo tipo, però se non hai prove certe che quei due stiano insieme, nessuno ti impedisce di tentare. Come si dice? In guerra e in amore tutto è lecito.” Non era sicura che il suo discorso avesse colto nel segno, ma vide un barlume di speranza negli occhi dell’amica e questo le confermò che forse qualche risultato lo aveva ottenuto. “E poi l’hai sognato, no? È il destino che vi ha fatti incontrare.” ironizzò.

Juliet scoppiò a ridere e le diede una spintarella che le fece perdere l’equilibrio. “Ma piantala!”

 
   
 
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