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Autore: Geani    03/01/2018    6 recensioni
Rafael passa tutto il tempo seduto sulla poltrona della madre scomparsa ma quando inizia ad avvicinarsi il Natale ogni giorno si sveglia presto sperando che stia nevicando. Le sue sorelle maggiori, Margarette e Anya, cercano di fargli avere un bel giorno di festa nonostante non capiscano la suona nuova ossessione.
Storia scritta per la "Sfida natalizia" del gruppo Facebook " EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni".
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbracci di neve

 

Rafael, come ogni mattina, si alzò dal letto di corsa per andare a controllare fuori dalla finestra. Il suo fiato appannò il vetro che si prodigò a pulire velocemente con la manica del pigiama. Anche quella notte non aveva nevicato. Sospirò rassegnato e si buttò di nuovo sul letto per potersi infilare le ciabatte. Non erano nuove, anzi, però gli tenevano caldo e quindi altro non gli interessava. Si sistemò il pigiama ignorando il freddo che entrava da alcuni piccoli buchi formati a causa dell’usura e andò in cucina.
La stanza era di medie dimensioni, né troppo grande né troppo piccola. I mobili di buona fattura saltavano all’occhio non per l’essere vecchi ma per l’essere curati e puliti. Rafael si arrampicò su una sedia per prendere il pacco di biscotti dalla dispensa poi si accucciò sulla poltrona sistemata in un angolo della stanza. Gli piaceva stare lì e guardare le sue sorelle cucinare. Era un po’ il suo modo di tener loro compagnia. Certe volte lo lasciavano partecipare ma finiva sempre male perché si stufava presto e correva via sporcando tutto ciò che toccava. Raramente lo rimproveravano, però lui sapeva che di certo non era una cosa bella da fare. Quando finì l’ultimo biscotto provò a lanciare il pacchetto vuoto nel cestino come facevano certi suoi compagni a scuola. Era una gara alla quale lui non partecipava perché solitamente non aveva nulla da buttare, ma a casa si divertiva a esercitarsi. Quando la plastica centrò il bersaglio ridacchiò soddisfatto. Corse subito in soggiorno per prendere la sua copertina poi tornò sulla sua poltrona, coprendosi per stare al caldo. Lasciò vagare gli occhi sulle pareti color crema e sul tavolo al centro della stanza con le sue quattro sedie. Da quel posto si poteva facilmente guardare fuori dalla finestra.
-Ti sei svegliato presto anche oggi?- La voce di sua sorella Margarette gli fece alzare gli occhi verso la porta e sorridere. -Sai, potresti restare un po’ di più a letto uno di questi giorni.-
Rafael annuì anche se non l’avrebbe fatto. La sua era una missione importante. Doveva controllare fuori, doveva vedere la neve almeno una volta durante quell’inverno. Quella poltrona lo aveva abbracciato nell’arco di molti mesi ma non bastava, aspettava trepidante la neve di quell’anno.
-È per la mamma?- Continuò sua sorella, iniziando ad apparecchiare per la colazione. -Sai, lei vorrebbe che ti riposassi di più.-
-Ma non sono stanco.- Rafael indicò poi il cestino. -Voglio solo il latte, ‘Ette.-
La ragazza sospirò, fermandosi per guardarlo spazientita. Non era possibile che ogni giorno mangiasse da solo per poi restare lì, immobile, in attesa di qualcosa che non sarebbe arrivato. Scelse però di lasciar correre, come la maggior parte delle volte, e si pulì le mani con uno strofinaccio dopo aver spalmato la margarina sul pane. Aprì un barattolo di marmellata di fragole e poi si sedette a tavola. -Vai a svegliare Anya?-
Il ragazzino non se lo fece ripetere e corse subito via, la coperta sulle spalle come il mantello di un supereroe. Non bussò alla porta ma entrò subito, avvicinandosi al letto e scuotendo la spalla della sorella. Continuò per un po’, fino a quando non la vide aprire un occhio e abbozzare un sorriso prima di dargli il buongiorno con voce assonnata. Quando lei si mise in piedi lui tornò in cucina, sedendosi a tavola sulla sua solita sedia. Quando tutti e tre furono seduti a tavola iniziò a bere il latte caldo mentre guardava le sorelle e il loro modo di far colazione. Entrambe gli ricordavano la mamma.
Margarette spalmò della marmellata sopra la margarina, sorridendo soddisfatta al sapore mentre Anya si limitò a farci cadere qualche granello di sale sopra prima di addentare il pane.
-Oggi sei di turno in negozio?- Anya annuì con un piccolo sospiro, spostando dietro le spalle i lunghi capelli ricci e biondi. -E domani? È la vigilia di Natale… chiudono, vero?-
-Sì, almeno hanno detto così. Li conosci, domani mattina sono capaci di venire e bussare alla porta di casa per un turno in più.- La ragazza si pulì la bocca con un tovagliolo poi si concesse un sorso di acqua per rimediare a qualche granello di sale che le era rimasto in bocca. -Non potrei dire di no, ci servono i soldi.-
-Ci serve anche restare uniti per le feste, lo sai meglio di me. Lui ha bisogno di noi, ha solo nove anni.- Margarette non aggiunse altro e nemmeno la sorella aprì bocca. Si limitarono a sparecchiare e lavare i piatti insieme. Ogni tanto lanciavano qualche occhiata al fratellino che, come sempre, si era accoccolato sulla poltrona. -Non possiamo lasciare che passi tutto il giorno lì.- Disse a voce bassa dopo un po’. -Anche a me manca la mamma, ma stare tutto il tempo rannicchiata nella sua poltrona non è la soluzione. È passato un anno ormai.-
-‘Ette, ogni mattina dopo colazione lei si sedeva lì e lo teneva in braccio, è ovvio che cerchi di ricreare quei momenti. È solo un bambino, lascia che lo sia ancora per un po’. Noi bene o male abbiamo avuto una madre, anche un padre nonostante sia stato per poco. Lui ha solo il ricordo delle mattine passate su quella poltrona.-
La ragazza annuì alle parole della sorella e sospirò intristita. Era passato un anno eppure sembrava che nessuno di loro si fosse ancora ripreso. Aveva avuto un padre però era morto poco prima della nascita di lui, Rafael. Faceva fatica a ricordare i suoi lineamenti ma, in fondo, aveva solo sette anni. Sua sorella forse aveva un’idea più chiara anche se le pareva difficile crederlo. Anya era la maggiore, forse era anche quella che aveva sofferto di più all’epoca. La ricordava una bambina di undici anni con i nastri nei capelli e gli occhi gonfi dal pianto. Scosse subito la testa cercando di sbarazzarsi di quell’immagine che non portava certo il buon umore.
-Tu lo sai perché continua a cercare la neve?- Chiese per cambiare argomento, curiosa. Anya però non le seppe rispondere. Con la coda dell’occhio controllò il fratello e vedendolo addormentato accennò un sorriso intenerito. -Cosa ha chiesto per Natale?-
-Nulla, però gli ho preso un nuovo pigiama. Il suo è tutto bucherellato, ormai. Devo mettere i soldi da parte, sta crescendo velocemente e fra poco dovremo comprargli tutto il corredo scolastico.- Aggiunse pensierosa. -Senza contare il tuo.-
-Io sto bene, non ho bisogno di nulla, Anya. Non continuare a sfinirti, stai vivendo in quel negozio. Mamma non l’avrebbe voluto e lo sai.-
-Mamma non avrebbe voluto molte cose. Non avrebbe voluto restare vedova incinta di un terzo figlio, non avrebbe voluto dover spendere tutti i soldi per un funerale, non avrebbe voluto ammalarsi e lasciarci soli senza soldi in una cosa vecchia come questa.- Borbottò cercando di non svegliare il fratello. -Ma è successo e ora possiamo fare solo del nostro meglio per uscire da questa situazione. Rafael deve andare a scuola per avere un futuro e tu non hai finito il liceo. Non c’è altro modo.-
-E tu? Il tuo futuro Anya?- Margarette guardò preoccupata la sorella. -Sei destinata a fare molto più di questo, crescere noi e fare la commessa, e lo sai. Meriti una vita tua.-
-L’avrò quando tu finirai la scuola e potrai darmi una mano, se lo vorrai.- Rispose rapidamente, uscendo poi dalla stanza il più velocemente possibile per non dover continuare la discussione.

 
<***>
 
Margarette si alzò tardi la mattina della vigilia. Non c’era fretta o bisogno di svegliarsi prima. Non avevano famigliari vicini, era a conoscenza di un paio di zii stabiliti in Belgio e forse da loro arrivava anche il suo nome insolito ma non si potevano permettere un viaggio del genere senza contare che non avevano ricevuto un invito. Impacchettò rapidamente i regali che era riuscita a preparare per la sorella e il fratello in modo da non doverci pensare la sera e si stiracchiò. Si era impegnata tanto per quell’anno; aveva fatto tutto a mano. Da sua madre, per fortuna, aveva imparato a trasformare dei semplici gomitoli in cose molto più utili. Si augurò che le due cuffie di lana fossero delle giuste misure poi, come sempre, andò in cucina. Stranamente però non trovò il fratello sulla solita poltrona. Preoccupata per quella mancanza tornò indietro sui propri passi fermandosi poi nel corridoio. Entrò in soggiorno e si avvicinò al divano. Da lì sentiva provenire un singhiozzo sommesso. Senza chiedere spiegazioni si sedette velocemente e strinse Rafael fra le braccia, cullandolo e cercando di calmarlo.
-Cosa succede?- Gli chiese poi, quando lo sentì più tranquillo. -Ti sei fatto male? Hai freddo? Vuoi un’altra coperta?-
-Non c’è la neve nemmeno oggi!- Singhiozzò lui. -Non sta nevicando! È praticamente Natale e non nevica!- Continuò stringendosi di più alla sorella.
Anya, allarmata da quel pianto, li raggiunse di corsa con i capelli arruffati e senza ciabatte. Si sistemò accanto a loro e accarezzò la schiena al fratello. Cercò di capire il perché fosse così fondamentale che nevicasse ma non riuscì a trovare nessuna ragione valida. Alla fine lasciò stare e si limitò a cercare una soluzione.
-E se la facessimo noi? Con un po’ di carta e altro possiamo decorare la casa, sembrerà che ci sia la neve ovunque… ti va, Raf?-
-No, serve quella vera.- Borbottò il bambino, asciugandosi le lacrime e guardandosi poi attorno. La stanza era decorata alla meglio con gli stessi addobbi di ogni anno. Gli stessi che lui e la madre avevano comprato qualche tempo prima. C’era uno strano contrasto fra il mobilio marrone scuro e tutti i colori natalizi. Nonostante tutto quella camera trasmetteva allegria e calore. -Magari c’è domani.- Aggiunse dopo un po’, sorridendo alle sorelle per rassicurarle. Non voleva farle preoccupare. -C’è ancora tempo, non è oggi Natale, è domani, no?-
-Sì, è domani.- Entrambe le ragazze annuirono anche se profondamente perplesse da quel cambio repentino di comportamento. Non volendo però rischiare altri pianti si alzarono prontamente per preparare qualcosa da mangiare. -Ti va di venire con noi a fare i biscotti? Così abbiamo qualcosa di dolce per dopo.- Rafael non se lo fece ripetere due volte e corse in cucina precedendo le sorelle. Non vedeva l’ora di mettere qualcosa di dolce in bocca. Era davvero passato tanto tempo da quando l’aveva fatto.
 
La sera, dopo la cena, Anya si assicurò che il fratellino dormisse prima di sistemare i regali sotto l’albero addobbato. Aggiunse qualche dolce che aveva comprato e tenuto nascosto. Sorrise poi soddisfatta del proprio lavoro. Era riuscita a prendere a entrambi qualcosa e ne era fiera. Nessuno dei due avrebbe pensato di essere stato dimenticato o messo da parte. Ci teneva tanto e lo reputava importante dato che sarebbe stato il primo Natale senza la mamma. Quando alzò gli occhi sull’orologio e notò che si era fatto davvero tardi non poté reprimere uno sbadiglio. Si decise quindi ad andare nella propria camera, quella che una volta era della madre. Si stese a letto e ripensò a tutto quello che quasi un anno prima succedeva. Lei e Margarette condividevano la stanza e spesso finivano con l’andare a dormire tardi perché anche con la luce spenta parlavano in continuo. Un po’ le mancava quella complicità però era consapevole di essere più grande della sorella, di avere altre cose per la testa in quel momento e soprattutto si aver bisogno di un posto tutto suo dove poter pensare e riposarsi dopo il lavoro. Con una mano prese la foto riposta sul comodino e osservò i volti della madre e delle sorelle. Si concesse un sospiro malinconico prima di rimettere la cornice a posto e mettersi a dormire.
Quando Margarette sentì la sorella chiudere la porta scattò in piedi prendendo i due piccoli pacchettini che aveva incartato appena sveglia quella mattina. Cercando di fare il più piano possibile uscì dalla propria stanza e si diresse verso il soggiorno senza accendere le luci. Non voleva farsi scoprire e non voleva nemmeno rovinarsi la sorpresa del giorno dopo. Era sicura che la sorella avesse preso qualcosa anche a lei. Non poteva certo rimproverarla per il desiderio di rendere tutti felici. Appoggiò delicatamente i due piccoli pacchetti sul pavimento poi tornò indietro con il sorriso sulle labbra. Non le importava molto del regalo in sé, poteva anche non ricevere nulla, non le interessava. Era solo felice di poter donare, un pensierino, qualcosa che dimostrasse al fratello minore e alla sorella maggiore che li amava e che li pensava sempre. Era quello il suo desiderio, il suo modo di vivere quella festa: dimostrare amore agli altri senza desiderare qualcosa in cambio.

 
<***>
 
Rafael si svegliò la mattina di Natale più tardi del suo solito. Aveva tentato, come gli era stato detto, di restare a letto ancora un po’. Si era detto che sarebbe stato più facile aspettare la neve se era ancora a dormire. Da svegli tutto succedeva più lentamente. Quando però non riuscì più a rimanere fermo si alzò e corse alla finestra, ricacciando indietro le lacrime nel vedere che anche quella mattina non c’era nemmeno un filo di neve. Strinse i pugni e si ricordò che era Natale, non poteva mostrarsi triste e rovinare la giornata anche alle sorelle. Loro meritavano più di chiunque altro un po’ di tranquillità. Si infilò velocemente un paio di calzini e poi le ciabatte prima di correre in soggiorno e rimanere a bocca aperta. Non aveva pensato di poter vedere tutti quei pacchetti sotto l’albero. Anche se non erano tutti per lui poco importava, era una gioia poterli guardare. Per la prima volta non andò a rannicchiarsi sulla poltrona della madre ma scelse di aspettare le sorelle sul divano, sotto la solita coperta mentre percorreva con le dita le linee orizzontali che la decoravano per perdere tempo e distrarsi.
Anya, prima di andare in cucina, controllò le stanze dei fratelli. Vedendo vuoto il letto di Rafael si fermò dalla sorella per svegliarla. La scosse dolcemente chiedendole di alzarsi in modo da poter aprire i regali tutti insieme. A quelle parole Margarette si alzò quasi di scatto, legandosi i capelli di un biondo cenere in una coda disordinata. Insieme poi andarono a controllare in cucina ma rimasero sorprese dal vederla completamente vuota. Senza proferire parola cambiarono direzione raggiungendo il soggiorno e sedendosi poi sul divano.
-Quindi? Non li vai ad aprire? Almeno vedi quali sono i tuoi, no?- Incoraggiarono il fratellino.
Rafael non se lo fece ripetere due volte e corse a leggere i nomi sui pacchetti in modo da poterli distribuire poi. Alla fine, guardò i due che aveva tra le mani con sorpresa, nello stesso modo in cui Anya guardava quell’unico che aveva ricevuto. Contarono fino a tre poi, insieme, li aprirono.
-Ma è bellissimo!- Anya guardò la sorella con dolcezza. -È simile a quello che mamma mi aveva fatto da piccola.- Continuò poi, mettendosi il cappello sulla testa per provarlo. -Grazie ‘Ette.- Aggiunse abbracciandola con forza, commossa da quel gesto.
-Ne parlavi così spesso… volevo che fosse di nuovo tuo da indossare.- Spiegò velocemente. -Grazie a te per il set di penne, ero rimasta senza.- Ammise in seguito senza aggiungere che tutte quelle che aveva avuto negli ultimi mesi se le era fatte prestare. -E tu? Mostraci cosa hai ricevuto.- Continuò guardando il fratello tutto intento a osservare i propri regali.
-Questo!- La raggiunse mostrando un paio di guanti e un cappello in tinta insieme a un pigiama nuovo. -Posso metterli adesso?- Chiese poi. Quando entrambe diedero il consenso non aspettò oltre e si cambio subito, lasciando i vestiti vecchi e un po’ pizzicati per terra. Fece poi una giravolta soddisfatto. -Come mi sta?-
-Io direi che è perfetto.- Anya gli soffiò un bacio poi lo strinse a sé baciandogli il capo. -Andiamo a fare colazione?-
-Sì, andiamo.- Il bambino annuì ma prima di uscire dalla stanza corse di nuovo alla finestra, lanciando un urletto soddisfatto. -Guardate! Nevica! Lo sapevo che la mamma non ci avrebbe lasciati soli a Natale!- Continuò convinto, spostando le tende per far notare la strada che era divenuta bianca.
-La mamma?- Margarette si avvicinò a lui con curiosità, cercando di capire il suo discorso.
-Sì, la mamma.- Confermò Rafael. -Aveva detto che lei sarebbe sempre stata con noi. Quel giorno nevicava… ha detto che ogni volta che nevicherà sarà come se lei ci abbracciasse e carezzasse. Sta abbracciando la casa ora!- Spiegò velocemente, mettendosi poi il cappello nuovo in testa. -Posso andare fuori? Voglio abbracciarla anche io!-
La sorella annuì sorpresa, senza saper come reagire a tutte quelle parole. Gli ricordò di cambiarsi i pantaloni per mettere qualcosa di più pesante e poi gli sistemò la giacca e la sciarpa, lo aiuto in fine a mettere i guanti. La colazione era passata di mente a tutti e tre, non avevano nemmeno fame. Margarette restò per un po’ alla finestra in modo da poterlo controllare ma, stufa, si andò a cambiare a sua volta per raggiungerlo. Poco dopo anche Anya li seguì.
Si ritrovarono a tenersi per mano sotto la neve, a occhi chiusi, a lasciarsi accarezzare dai fiocchi lenti e freddi che si scioglievano sulle loro guance arrossate dal freddo. Il vento non li smuoveva nemmeno di un millimetro. Rafael sorrideva serenamente, felice di aver ricevuto tutto ciò che aveva desiderato: cose nuove ma soprattutto la neve. Strinse le mani delle sorelle, iniziando poi a correre per il giardino tirandosele dietro. Quando la neve fu abbastanza da poterci giocare si lasciò cadere a terra, rotolando e ignorando i vestiti che si bagnavano. Sembrava davvero un abbraccio e poco importava che fosse freddo, era sempre un abbraccio.
-Tu la sapevi questa cosa?- Chiese Margarette alla sorella. -Io non l’avevo mai sentita.-
-Potrebbe anche averla inventata, che importa, ‘Ette? Guarda quanto è felice... e non posso mentire, lo sono anche io. È un bellissimo modo di vedere la situazione.- Rispose prontamente, facendo annuire la sorella. -Speriamo di avere sempre la neve a Natale da ora in poi. La festa è bella sempre, ma così… così è magica.-
-Un bianco Natale, un bianco Natale per ogni anno della nostra vita.-

 
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Questa storia partecipa alla "Sfida natalizia" del gruppo Facebook  EFP famiglia: recensioni, cosnigli e discussioni. Il racconto è stato scritto usando l'idea iniziale di Katya Ferrante. Il suo prompt era "Bianco Natale". 
   
 
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