Il
piccolo principe e il serpente
-Mi disegni una pecora?-
Yoongi abbassa lo sguardo di
parecchio, quasi a terra, per
arrivare ad incrociare gli occhi di quel bambino. Sono nascosti dietro
una
frangia bionda tutta storta, eppure un’intensità
del genere Yoongi non l’ha mai
sperimentata nemmeno sul campo di battaglia. Non
c’è terrore ad allargare
quello sguardo, né disperazione. Solo disarmante
curiosità. Un’ingenuità che
sembra intiepidire l’aria fredda della notte.
Dopotutto è ancora un
bambino.
-Mi disegni una pecora?- ripete
quello stesso bambino,
afferrando con la manina un lembo della sua giacca.
Il vento notturno solleva la sabbia
dalle dune, rimodellando
la faccia del deserto. Non sarà mai uguale a se stesso una
volta di più. Un po’
come lui.
Il bambino gli tira delicatamente la
giacca e Yoongi torna a
guardare lui anziché l’arido paesaggio che si
scorge dalla finestra.
-Non importa se non sei
bravo…- sussurra il bambino.
Jimin.
Deve
iniziare a ricordarselo se vuole diventare suo amico. Se vuole
avvicinarsi
abbastanza da avvelenare la sua esistenza. Se vuole farlo scomparire
tra le sue
spire.
Perché lui è un
serpente. E’ solo la sua natura che gli
chiede di fare questo. Nient’altro che il suo essere animale
e morte insieme. Non
si può vincere contro la propria natura. Cosa mai potrebbe
esserci di più forte,
di più inscindibile, se non ciò che ci rende noi
stessi?
Yoongi sospira, si inginocchia
davanti al bambino che
stringe il block-notes in una mano e la sua giacca dall’altra
e gli tende la mano
per farsi dare i fogli e la matita.
Jimin gli passa fiducioso una matita
bianca. Yoongi la
guarda senza capire.
-E’ bianca- gli fa notare
annoiato. Seriamente, cos’ha nella
testa quella specie di nanetto. Come potrebbe mai disegnargli qualcosa
se la
matita è bianca e il foglio pure?
Il bambino annuisce guardandolo
curioso da sotto la frangia
storta.
Non è mai stato un tipo
particolarmente paziente, lui.
Durante la guerra un istante di indecisione poteva essergli fatale.
Semplicemente non è abituato ad aspettare, a fermarsi a
riflettere. Un’altra
cosa che lo rende ciò che è e che è
impossibile da cambiare. I serpenti non
aspettano. I serpenti si volgono di scatto e attaccano. Che si tratti
di
un’animale o di un uomo che potrebbe facilmente schiacciarli,
loro attaccano
senza lasciare scampo. Fanno quello che va fatto.
Senza guardare negli occhi nessuno.
Eppure lui ora è costretto
a guardare dritto negli occhi
quel bambino. Non più fare altrimenti, se vuole avere
successo.
-E’ bianca- gli ripete.
Anche il ripetere è fastidioso per
quelli come lui, abituati al comando. Ad avere sotto di sé
qualcuno che esegue
senza fare domande.
Jimin piega la testa da un lato,
segno che ancora sembra non
aver afferrato quale sia il problema.
Calmo. Deve restare calmo prima che
la sua vera natura esca
allo scoperto e…
-Preferiresti una pecora nera?-
chiede incerto il bambino
torturandosi la camicia da notte troppo lunga.
Yoongi impreca internamente tutta la
sua frustrazione. Non
vuole una dannatissima pecora nera, vuole solo sapere perché
gli ha dato una
cazzo di matita bianca per
disegnare
su un foglio bianco su cui non si
vedrà assolutamente nulla. A che serve che lui disegni se
poi nessuno dei due
potrà vedere un bel niente?
-No- si limita invece a rispondere
senza una particolare
intonazione. Perché un’altra cosa che i serpenti
fanno è mentire e ingannare. E
sono bravi a farlo. Molto bravi.
Jimin sembra rasserenarsi. Smette di girare le
dita nel tessuto della camicia da notte e annuisce come a premiare
Yoongi della
sua risposta.
-Per fortuna. Se avessi voluto
disegnarmi una pecora nera
non avrei potuto che accettare… ma pensa poi a come avrebbe
sofferto il caldo,
poverina- conclude stringendo gli occhi preoccupato e scuotendo la
testa.
-…il caldo?-
-Oh, sì. Qui nel deserto
fa davvero molto caldo. E c’è
sempre il sole. Con tutta la lana scura avrebbe sofferto il caldo
ancora di
più- spiega Jimin -Sarebbe stato davvero molto difficile per
lei- conclude, una
luce triste negli occhi, e quasi Yoongi teme di essersi già
tradito, che quel
piccolo esserino abbia già scoperto il suo essere infido e
spregevole e che ne
soffra infinitamente.
Ma no, lui a mentire è
bravo. Il migliore di tutti.
-Avresti potuto tenerla
all’ombra, nel palazzo- suggerisce
Yoongi tentando di trovare il filo che ricolleghi tutti quei pensieri.
Jimin lo guarda e
l’espressione si fa più
malinconica.
-Ma sarebbe stata infelice senza
poter vivere nel giardino.
E io sarei stato infelice a mia volta perché avrei dovuto
costringerla a stare
dove non avrebbe voluto stare. E’ una cosa terribilmente crudele da
fare…
intrappolare qualcuno, intendo-
-Ma l’avresti protetta. Non
è forse una cosa buona
proteggere?- ribatte Yoongi testardo. Quanti problemi per una stupida
pecora
nera.
Jimin stringe gli occhi e pare
pensarci per un lungo
istante.
-Pensi che si possa essere felici
anche se non si è liberi?-
chiede, alzando la testa per incontrare lo sguardo di Yoongi.
E Yoongi trattiene il fiato
perché la frangia storta si è
spostata e gli occhi sono di un azzurro talmente intenso da farlo
tremare e il suo intero essere per un attimo si sbilancia.
No, non si può essere
felici se non si è liberi. Lui lo sa
bene.
* * *
-Potrei farti una pecora senza lana,
così non soffrirà affatto
il caldo- propone Yoongi, certo di aver trovato una soluzione ai suoi
dilemmi.
Si è seduto per terra, sul
pavimento di pietra delle stanze
di Jimin, ancora incerto sul perché stia sprecando
così tanto tempo a discutere
con quel bambino su qualcosa di così banale come un disegno.
Jimin allarga gli occhi e arriccia un
poco la bocca. La luce
della luna che illumina appena i tratti delicati del viso.
-Poi non sarebbe più una
pecora- gli fa notare senza traccia
di rimprovero nella voce -Anche lei sarebbe triste, perché
non potrebbe essere
ciò che è nata per essere. Una pecora
è fatta per avere la lana a ricoprirla.
E’ una cosa che la rende orgogliosa di essere come
è.-
E per la seconda volta Yoongi non sa
come rispondere.
-Perciò vorresti una
pecora bianca. Con la lana. E che sia
felice- elenca Yoongi, non senza una certa ironia. Che aspetto hanno
esattamente le pecore felici?
-Oh, non felice.- lo corregge Jimin
fissando intensamente il
foglio bianco e strizzando gli occhi in due mezzelune -Solo che possa
esserlo.
Nessuno dovrebbe essere sempre felice, sarebbe triste esserlo
costantemente.-
Yoongi alza gli occhi al cielo, la
sua coda che invisibile si
scuote a destra e sinistra per il nervosismo.
-Come potrebbe essere triste il fatto
di essere eternamente
felici?- lo provoca in un moto di stizza.
Jimin sembra non fare caso al suo
tono e riprende a
giocherellare incerto con la camicia da notte.
-Credo perché non potresti
più apprezzare il fatto di
esserlo. Se una cosa è sempre uguale diventa scontata e si
guarda con meno
meraviglia. Un po’ come il sole nel deserto.-
-Che ha il sole che non va?- borbotta
Yoongi. A lui il sole
piace, è necessario per muoversi. Fosse per lui dovrebbe
esserci sempre il
sole. Detesta la pioggia, perché è costretto a
rimanere fermo sotto la sabbia,
impotente. Ha paura, quando piove, perché non può
fare nient’altro che
aspettare che smetta.
-Nulla. Ma qui nel deserto tutti
danno per scontato che ci
sia il sole. Iniziano a vederne solo gli aspetti negativi. Non si
incantano più
a guardare come le dune brillino sotto di esso, o come i raggi si
riflettano
nelle oasi. Sono solo preoccupati del calore cocente e di come i
raccolti
muoiano. Quando arriva la piaggia, invece, tutti la guardano
meravigliati e
grati. Eppure, se piovesse ogni giorno così come ogni giorno
c’è il sole, non
trovi che inizierebbero ad odiare anche la pioggia?-
Yoongi non più fare a meno
di annuire, nonostante tutto.
Perché non c’è sole più
caldo e piacevole di quello che asciuga la sabbia dopo
un acquazzone.
-Allo stesso modo la
felicità. Essere sempre felici è come
non esserlo se nessuno è in grado di apprezzarlo. I momenti
tristi servono
anche a ricordarci quanto è bello essere felici.- conclude
Jimin sorridendo.
Ha perso un incisivo, ma qual sorriso
sdentato sembra
comunque la cosa più calda e luminosa che Yoongi abbia mai
visto. Forse anche
più del sole.
Ma lui ha una missione. E ha
intenzione di portarla a
termine a costo di vivere il resto della sua vita sotto la pioggia.
-E’ tardi- sussurra a Jimin
nella quieta tenebra della
stanza mettendo fine a quel discorso troppo insensato e sincero.
-Disegnerò la tua pecora
domani- lo rassicura.
Jimin annuisce sereno e lascia che
Yoongi lo prenda in
braccio e che lo adagi tra le coperte.
Yoongi guarda il bambino
addormentarsi in silenzio ed esce
strisciando senza fare alcun rumore.
Domani.
Domani porterà a termine
la sua missione.
* ° * ° *
-E’ vero che sei venuto dal
cielo?- gli chiede Jimin il
giorno seguente. Ha appeso il disegno della pecora ad uno degli alberi
del
giardino e ora lo guarda sorridente mentre dondola i piedi, seduto su
una panca
di pietra.
La pecora è bianca,
infatti non si vede nemmeno, ma a Jimin
va bene così perché “basta che noi
sappiamo che lei c’è”. E’
più stilizzata di
quanto Yoongi avrebbe voluto in realtà. Non che volesse
stupire il bambino con
chissà quali abilità artistiche,
però…
Il mezzodì è
passato da un po’, l’ora più calda che
si
avvicina con la sua cappa soffocante, ma né a lui
né a Jimin sembra dare troppo
fastidio.
Yoongi abbandona un attimo il suo
prendere il sole, sdraiato
sull’erba ai piedi della panchina, e apre pigramente un
occhio.
-Sono arrivato su un areoplano-
mormora atono.
Jimin lo guarda dall’alto
con quei suoi occhi troppo
grandi e troppo
curiosi e Yoongi già se
l’aspetta la domanda seguente.
-Cos’è un
aeroplano?- chiede infatti il bambino -Puoi
disegnarmelo?-
Yoongi sbuffa e grugnisce,
perché se gli c’è voluta una
giornata per disegnare una pecora soddisfacente non osa immaginare
quanto
impiegherebbe a fare un aereo.
-No- risponde quindi.
-Oh, d’accordo- mormora
Jimin. E già Yoongi si pente di non
aver preso carta e penna e avergli disegnato uno stupido aeroplano.
-E’ una macchina molto
grande che serve per volare.- inizia
a spiegare controvoglia -Ha due ali e un motore che…-
-Come un uccello!- lo interrompe
Jimin eccitato -E puoi
volare dove vuoi con quello?-
-Tecnicamente sì-
-Fantastico!- ride Jimin con il viso
rivolto al cielo. Il
sole pomeridiano gli bagna i capelli biondi facendoli brillare
più dell’oro che
a Yoongi è stato promesso per stringere quella piccola vita
innocente tra le
sue spire e spegnerla definitivamente.
-Devi aver visto un sacco di posti
stupendi!- mormora Jimin
accovacciandosi accanto a lui come un gatto.
Yoongi freme, il corpo teso cercando
di non scattare come il
suo istinto gli suggerisce.
Non qui, non ora, qualcuno potrebbe
vederlo.
Non è ancora il momento.
Domani. Quando il sole
sarà meno luminoso e il cielo meno
azzurro.
Domani.
-Si, un sacco…- mormora al
cielo senza nuvole.
Tutti distrutti dalla guerra,
bruciati dalle bombe e dal
fuoco di uomini troppo avidi per accorgersi di quanta bellezza sprecata.
Questo però non lo
dirà a Jimin. Lo lascerà crogiolare
nell’illusione che siano ancora tutti là ad
aspettare di essere visti.
* ° * ° *
-Se avessi un aeroplano volerei
dritto dritto su una stella-
mormora Jimin una mattina lanciando il suo personalissimo aeroplanino
di carta
che Yoongi è stato costretto a costruirgli.
Il foglio di carta piegata plana
leggero e si incastra in un
cespuglio e subito Jimin corre a recuperarlo e con cura lo estrae dai
rami.
Yoongi sbuffa ma apre un occhio per
controllare il bambino che,
scalzo, scorrazza ridendo per il giardino.
-Gli aeroplani non sono fatti per
andare sulle stelle-
borbotta Yoongi scuotendo le spire, assonnato.
-Ma se lo fossero ci andrei subito-
continua Jimin
imperterrito -Me ne basterebbe una piccola piccola, non troppo lontana
e con
qualche vulcano-
Yoongi davvero non vuole chiedere, ma
la sua lingua
biforcuta è più veloce di lui.
-Perché dei vulcani?-
-Per scaldarmi. Fa freddissimo nello
spazio, e a me piace il
caldo. Ci sono abituato ormai.- spiega assorto il bambino osservando
una foglia
galleggiare nell’acqua della fontana.
-Avresti potuto sceglierti una stella
con il riscaldamento-
brontola Yoongi.
Jimin ride deliziato e Yoongi con un
grugnito torna a
coprirsi gli occhi con un braccio.
Quella notte, per la prima volta dopo
tanto tempo, non sogna
i fuochi di polvere da sparo e il rumore delle bombe.
Solo un bambino che corre su una
stella.
* ° * ° *
-Vieni, ti presento la mia rosa- lo
riscuote Jimin un giorno
di primavera quando il sole inizia a calare e l’aria bollente
si fa un po’ più
respirabile.
Yoongi lo segue di malavoglia.
-Cosa avrebbe di tanto speciale la
tua rosa che non abbiano
tutte le altre rose di questo giardino- chiede sbuffando, ma
lasciandosi
guidare docilmente dalla mano di Jimin stretta intorno alla sua.
Jimin si ferma e lo guarda negli
occhi, una cosa a cui
Yoongi non si abituerà mai. Nessuno guarda i serpenti negli
occhi. Sono tutti
troppo occupati a guardare i denti pieni di veleno per farlo.
-E’ perché
è la mia rosa. Me ne prendo cura da quando è
nata, perciò è speciale per me- gli confida Jimin
a bassa voce, quasi tema che
gli altri fiori possano offendersi.
-Mi sembra una gran perdita di tempo-
ribatte allora Yoongi
-prendersi cura di qualcosa che è destinato a crescere da
sé- indicando i
cespugli rigogliosi di rose che circondano le mura del giardino.
Jimin abbassa il capo vergognoso.
* * *
Come previsto la rosa in questione
non ha nulla di speciale.
Non è né più bella né
più brutta delle altre rose, eppure mentre Jimin le si
affaccenda intorno con cura Yoongi non può che acconsentire
al fatto che quella
sia la sua rosa.
Il bambino la bagna piano, piccole
gocce alla volta, in modo
da non piegarne lo stelo sottile, l’accarezza, la riempie di
attenzioni e la
vezzeggia proprio come farebbe con una persona speciale.
E la rosa, che per Yoongi
è fin troppo vanitosa e piena di
sé, si nutre di quelle attenzioni e di quell’amore
che il bambino sembra
dimostrarle così incondizionatamente e se ne bea, e cresce e
si fa più bella e
rigogliosa di tutte le altre rose del giardino. E Yoongi si rende conto
che
quella rosa è di Jimin perché è’
il
tempo che ha perduto per lei che
ha reso
quella rosa così importante. E’ sua per il
semplice fatto che hanno bisogno
l’una dell’altro per poter crescere.
Jimin
termina il
suo rituale mentre il sole ha quasi raggiunto l’orizzonte.
E’ stanco,
Yoongi se ne
accorge da come fa
ciondolare la testa e da come gli occhi si chiudono, ma non ha smesso
un attimo
di sorridere.
-Andiamo
a vedere
il tramonto- propone allegro mentre saluta con affetto la rosa che sta
iniziando a richiudere i petali.
-Non mi
piacciono i
tramonti- mormora Yoongi.
-Quando
si è molto
tristi si amano i tramonti. Me lo ha detto Seokjin. Quindi è
un bene che a te
non piacciano, significa che non sei triste- conclude Jimin gonfiando
le guance
in modo delizioso.
-Chi
è Seokjin?-
chiede Yoongi. Perché altrimenti direbbe a Jimin che gli
sono state dette delle
frottole piuttosto grosse, perché lui è triste,
ma i tramonti non gli piacciono
perché non fanno che renderlo più triste ancora.
-La mia
rosa-
risponde Jimin.
-Hai dato
un nome
alla tua rosa?-
-Se
avessi
continuato a chiamarla rosa non avrei potuto distinguerla dalle altre-
conclude
Jimin stringendosi nelle piccole spalle.
E Yoongi,
senza
alcun motivo, si trova ad invidiare quello stupido fiore.
* ° *
° *
E’
passato un anno
da quando è arrivato alla reggia. Yoongi se ne è
reso conto solo perché
l’incisivo di Jimin ormai è cresciuto e il
piccoletto si è alzato di qualche
centimetro. Ancora troppo pochi, secondo lui, per rientrare
nell’altezza media.
Ora Jimin
di anni
ne ha otto, ma stranamente non è cambiato di un soffio. Ha
sempre i capelli
biondi, la frangia storta, le guance paffute e quel sorriso che brilla
più del
sole del deserto.
Ha
ricevuto diverse
lettere in quell’anno, Yoongi. Lettere che gli ordinano di
sbrigarsi, di fare
in fretta, di portare a termine la sua missione o il denaro se lo
può anche
scordare. Yoongi non ha risposto nemmeno ad una.
Preferisce
aspettare ancora.
Quando il
sole sarà
meno brillante e il cielo meno azzurro.
Quando
Jimin
smetterà di stupirlo con ogni su gesto, ogni sua parola,
allora lì, in quel
momento, lui finirà ciò che ha iniziato.
Ma il
deserto
continua ad essere brillante, nel cielo non passa mai una nuvola e
Jimin non
smette di stupirlo un solo istante. E così Yoongi continua
ad aspettare.
D’altronde,
anche
se i serpenti non hanno pazienza, lui ha imparato.
* ° *
° *
-Tu cosa faresti con un aeroplano che
può andare nello
spazio?- chiede Jimin sinceramente curioso riprendendo improvvisamente
quel
vecchio discorso che a Yoongi pareva concluso.
La brezza lieve porta nella stanza il
profumo dei fiori e la
sabbia sottile. Ormai è maggio inoltrato.
Yoongi solleva gli occhi dallo
scrittoio e incrocia quelli
impossibilmente azzurri del bambino. Qualche giorno fa è
riuscito a convincerlo
a farsi tagliare un po’ i capelli e ora la frangia
è più corta, anche se sempre
storta.
-Prenderei tante bandiere e ne
pianterei una in ogni stella
che incontro-
-Che cosa buffa da fare…
perché mai piantare delle
bandiere?- chiede curioso Jimin scendendo dal letto e andandosi a
sedere ai
piedi di Yoongi.
Yoongi fa guizzare la coda, nervoso,
ma Jimin non sembra
intimorito dal nero delle squame.
-Così potrei possederle
tutte- mormora Yoongi.
Jimin piega la testa di lato come un
cucciolo, i capelli
spettinati che danzano con lui.
-A che ti serve possedere le stelle?-
-Mi serve per essere ricco-
-E a che serve essere ricchi?-
-Ad essere felici- soffia Yoongi, lo
sguardo rivolto al cielo
stellato.
I soldi fanno girare il mondo.
E’ per soldi che ha deciso di
arrivare fin lì, nel mezzo del deserto. Eppure ora,
circondato dal silenzio della
notte e dal profumo del gelsomino, Yoongi si chiede se sia davvero
quello il
segreto della felicità.
-Che
sciocchino- ride
Jimin -Non serve possedere le stelle per essere felice. Ti basta fare
quello
che più ti piace.-
Yoongi scuote la testa
perché dopo tanti anni a seminare
morte nemmeno si ricorda più cosa gli piace.
Forse non sarà mai
più in grado di ricordarselo.
* ° *
° *
Dopo mesi
la
pioggia sta finalmente arrivando. Ed ecco che il deserto non brilla
più ed il
cielo non è più limpido.
Oggi, si
ripete
Yoongi. Oggi farà quello per cui deve essere pagato.
All’ombra delle prime nubi
la pelle di Jimin appare pallida,
i capelli biondi che al sole sembravano grano maturo solo grigie
sterpi. Yoongi
rabbrividisce.
Ha deciso.
Farà quello che deve fare
di notte, quando le tenebre
coprono i colori e nascondono ogni cosa.
Lo farà di notte
così da nascondere a sé stesso i colori di
Jimin che si spengono piano.
* * *
E’ buio. La luna
è nera e ad illuminare la stanza ci sono
solo le candele. Piove a dirotto ora, il rombo dei tuoni a rompere il
silenzio.
Jimin è già a
letto.
Trema e piange, la fronte bollente
per una febbre
improvvisa.
E Yoongi si ripete che va bene, che
è meglio così. Che non
si accorgerà di nulla e sarà più
facile per lui nascondere le sue tracce.
Jimin piange ancora, singhiozza in
silenzio, grosse lacrime
calde che gli rigano il viso. Gli occhi azzurri sono umidi e arrossati
e non
riescono a rimanere aperti.
Yoongi invece, stupidamente, vorrebbe
solo fare quello che
deve fare guardando Jimin sorridergli fino alla fine, come ad
assolverlo in
anticipo per il peccato imperdonabile che sta per commettere.
Le sue lunghe spire strisciano lente
sul materasso e si
stringono al corpicino tremante del bambino.
Basta solo un’istante. Solo
un morso è potrà lasciarsi alle
spalle tutto questo.
Essere finalmente felice.
Non serve
possedere le
stelle per essere felice. Ti basta fare quello che più ti
piace.
Correre nel deserto.
Guardare la luna.
Dormire sull’erba.
Fare stupidi aeroplanini di carta.
Disegnare pecore bianche su fogli
bianchi.
E’ così
semplice, adesso, ricordarsi tutte le cose che gli
piacciono mentre sta per abbandonarle per sempre…
Jimin chiude gli occhi ignaro. Ha
smesso di piangere.
Sospira piano nel silenzio di una tempesta ormai lontana e chiama il
suo nome
nel sonno.
Una, due, tre volte.
E Yoongi semplicemente si rende conto
che non può farlo, non
può farcela.
Per la prima volta capisce che non
è in grado di portare a
termine la sua missione.
Non più.
-Non avere paura- sussurra Jimin nel
buio della stanza.
Con le piccole dita accarezza le
squame di Yoongi come se
fossero soffice pelliccia e Yoongi trema e ride, perché non
è lui che dovrebbe
avere paura. Perché il tocco di Jimin è tiepido e
rassicurante e lo scalda più
del sole e per una volta vorrebbe solo abbandonarvisi senza pensare a
nient’altro.
-Non avere paura- ripete Jimin
soffice stringendogli la mano
pallida con una carezza -Passerà presto… la
pioggia. Passerà presto-
Yoongi annuisce nel buio della camera
anche se Jimin non può
vederlo.
Passerà presto.
E il sole che verrà
sarà il più bello e caldo di tutti.
* ° *
° *
-Mi
piacerebbe
vedere il mare-
sussurra una sera Jimin
mentre osservano le stelle al riparo nel piccolo giardino.
Anche
Seokjin è
rimasto sveglio per l’occasione, ma non smette un attimo di
blaterare sul fatto
che lui sia molto meglio di un cumolo di astri intermittenti.
Yoongi
gli sibila
di chiudere la bocca, mentre Jimin ride spensierato e rabbonisce la
rosa con
una carezza.
-Il
mare?- ripete
Yoongi. Lui ha sorvolato tanti mari diversi, e gli sono sembrati tutti
uguali,
tutti noiosi.
Jimin
annuisce
frenetico, le mani che accarezzano l’erba sotto di loro.
-Dicono
che sia
come il diserto, ma blu. Un’enorme deserto blu. Ed
è salato!- ride estasiato.
-E
bagnato-
aggiunge Yoongi, atono.
-E
bagnato- ripete
Jimin ridendo più forte.
Yoongi si
lascia
sfuggire un piccolo sorriso mentre Jimin gli si fa più
vicino e si stringe a
lui, l’aria pungente della sera che si intrufola sotto la
loro coperta.
Guarda quel bambinetto troppo piccolo
e troppo gentile e
improvvisamente prova il fortissimo istinto di stringerlo tra le sue
spire e
non lasciarlo andare più.
Non è come al solito. Non
è per soffocare che vorrebbe
farlo. Solo per averlo più vicino a sé.
Solo un po’ di
più.
Questa credo sia una delle cose più folli che abbia fatto nella mia vita. 12 ore no stop di scrittura. Ma cercate di capirmi, avevo un bisogno viscerale di scrivere questa storia. Io e il mio cervello abbiamo per lo meno imparato il significato di "compromesso". Lui scrive e io evito di fare storie a capitoli perchè poi so che non le porto mai a compimento. Meglio una oneshot divisa in due parti. Inizio - casino completo -conclusione. Fine. Punto.
Semplice no?
No. Perchè a metà mi sono resa conto che stava diventando meno poetica e più romantica, ma mi piaceva lo stesso. E a tre quarti mi sono resa conto che morivo dalla voglia di un po' di smut (che non so scrivere per nulla) e sentivo da una parte il mio cervello che annuiva tutto partecipe e dall'altra lo spirito di Saint-Exupery che mi urlava alla blasfemia... I risultato lo scoprirete poi (ovvero: non guardate il rating, non ho ancora deciso XD) e verso la fine... FOLLIA! Improvvisamente scegliere tra un finale happy e uno super sad è diventato improvvisamente super difficile (e ve lo dice una che mai nella vita patteggia per il finale tragico) perchè da un lato volevo cimentarmi in qualcosa di inedito per me e dall'altro ma anche no grazie, vogliamo bene alle nostre ship per piacere, che già sono sfigate di loro. Idem come sopra, ho due versioni e ancora non ho ben deciso (ma la me fangirl patteggia alla grande per l'happy ending).
Per i personaggi...bha, pensateli come se esistessero su due piani, uno fisco e l'altro metafisico... Si , sono seria.
E nulla. E' tutto un casino, quindi... ENJOY!
Ps Dovrei postare la seconda parte al più presto, ma conoscendomi anche no. Sorry not sorry, io e la procrastinazione viviamo in simbiosi.
(errori ce ne saranno una valanga, commentate pure eventuali orrori grammaticali con l'intento di distruggermi, ne ho bisogno XD)
Kiss ;-*
#Ho tanto bisogno di Yoonmin in questi giorni >=< E di ore di sonno. E di studiare.... esattamente in quest ordine.