Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: elfanika2    06/01/2018    0 recensioni
Ciel Phantomhive è alle prese con un nuovo caso, che lo spingerà verso verità che non vorrebbe mai confessare e tantomeno accettare perché il giovane sa bene che tra tutte le scelte che ha compiuto, la più azzardata è stata proprio quella di procedere per la sua strada da solo, qualcosa che si potrebbe rivelare un errore.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 dicembre 1888

La mattinata è iniziata come di consuetudine, soprattutto in una città come Londra, pesanti gocce di pioggia scivolano sulle ampie vetrate della mia villa, il freddo e il vento per ora sono tenuti fuori dalle pesanti tende e dal camino, ancora acceso.

Come sempre, è compito di Sebastian entrare nella mia stanza e svegliarmi, anche se la maggior parte delle volte fingiamo entrambi, io di dormire ancora e di non godermi semplicemente il tepore delle coperte, il silenzio e la quiete ad occhi chiusi, mentre lui finge di non sapere che sto in realtà recitando. Sentire i suoi passi lenti e ritmati, il frusciare della sua livrea è diventato quasi come ascoltare il battito del mio cuore, così familiare che è quasi inconcepibile pensare che mi sia mai svegliato in altro modo. Aspetto di sentire la sua voce, profonda e melodiosa chiamarmi con la consueta formula, mentre sposta le tende per far entrare la luce, una lama che mi ferisce sempre al volto, mentre desidero che il buio duri ancora un altro po'.

Mi metto a sedere, le gambe ancora infilate sotto il pesante piumone, il profumo di tè che mi solletica le narici, mentre mi viene illustrata la colazione e una leggera coperta si posa sulle mie spalle, mentre il giornale passa dalle sue mani alle mie.

“ Signorino, è ora di alzarsi. Per la colazione di questa mattina vi ho preparato salmone affogato e insalata di menta, come accompagnamento abbiamo toast, scone e pain de campagne appena usciti dal forno, cosa gradite?”

“ Scone. Passami il giornale e il tè. Questo aroma è Ceylon vero?”

“ Come al solito il vostro fiuto non fallisce mai, è di marca Fortnum and Mason, presentato in un servizio da tè blu white Wedgwood.”

“ Il programma di oggi” sto ancora leggendo il giornale e sorseggiando il tè bollente in attesa della sua risposta, quando la porta si spalanca, Meyrin sta balbettando qualcosa di incomprensibile mentre io mi affretto a chiudere entrambi gli occhi mentre sorseggio la bevanda bollente, fingendo che sia tutto normale. Sento il sospiro sdegnato di Sebastian, appena percettibile, lasciare le sue labbra e i suoi passi, mentre si avvicina alla cameriera, che dal tono si è fatta piccola piccola e si sta scusando profusamente per aver disturbato. Il mio maggiordomo la sta redarguendo e si fa consegnare qualcosa, immagino sia una lettera di qualche tipo. Poso il giornale da una parte e sistemo la tazza di nuovo sul piattino, spostando la mano leggermente oltre il bordo del letto. Qualche istante dopo sento la porta della mia stanza chiudersi e la mano guantata del demone dall'altra parte del piattino che lo afferra e lo mette via.

“ Signorino, mi scuso per l'interruzione, ma a quanto pare per una volta la cameriera aveva un buon motivo per essere cosi agitata. Sembra sia arrivata una lettera di vostra Maestà, anche se è un po' presto, visto che l'ultimo caso si è concluso appena pochi giorni fa.”

“ Passamela” schiudo le palpebre senza nessun timore, Sebastian ha visto centinaia di volte la bicromia dei miei occhi ed è lui ad avermi apposto il marchio in uno di essi, quindi posso permettermi una volta tanto di leggere tenendo aperte entrambe le palpebre, anche se quello marchiato è cieco. La lettera di Sua Maestà è più breve e concisa del solito, forse perché ha altre questioni urgenti che richiedono la sua attenzione e non ha il tempo di preoccuparsi delle formalità.

Caro bimbo nostro,

speriamo che tutto per te proceda nel migliore dei modi, soprattutto ci auguriamo che tu abbia trovato un po' di pace, una cosa che purtroppo ci è stata strappata con la forza in questi ultimi giorni. Le urla di giovani donne squarciano l'aria tranquilla e fredda di Londra, mentre Scotland Yard continua a ritrovare sempre più cadaveri. Ci chiediamo se l'aria venefica del porto abbia inquinato e reciso quelle giovani vite. Anche se le giovani sparite a quanto ci risulta erano ragazze che vivevano lontane dal lusso della nostra grande città, ci preme che la loro sicurezza sia garantita, come quella degli altri cittadini e che il loro assassino venga assicurato alla giustizia al più presto.

 

Un sospiro stanco mi sfugge dalle labbra, mentre con voce severa do l'ordine a Sebastian di prepararmi una carrozza e di vestirmi il più in fretta possibile, desidero partire immediatamente alla volta della città per risolvere questo caso.

Un fruscio mi indica che si è inchinato e la sua voce mi conferma poco dopo che mi ha sentito con un deciso: “Yes, my lord”.

Mi siedo sul bordo del letto, mentre con efficienza il mio maggiordomo inizia ad infilarmi le calze, i pantaloni color rubino, abbinati alla giacca, sotto alla quale si vede biancheggiare la camicia, il fiocco al collo è di un nero brillante, mentre mi infila le scarpe mi accorgo che mi sono così abituato al tocco di un estraneo che neppure ci faccio più caso e allo stesso tempo ancora mi fa uno strano effetto sentire quel tocco di farfalla sfiorarmi la pelle. Non so che mi prende ultimamente, sto pensando troppo a cose completamente ininfluenti e superflue, un'emozione fastidiosa, pesante ha iniziato a strisciarmi nel cuore da un po', una sorta di dolore sordo, non troppo diverso dalla costante sofferenza che provo ogni giorno, ma in qualche modo più profondo e subdolo. Ovviamente nella mia espressione nulla cambia, aspetto che mi metta la benda sull'occhio, mentre mi alzo. Nonostante siano passati tre anni, non sono cresciuto affatto in altezza, ma molte cose sono cambiate dal quel giorno, da quando sono tornato dal regno dei morti.

Marcio deciso verso la porta mentre afferro il mantello e mi infilo il cappello, appoggiandomi al mio bastone e con passo altero esco dalla porta, seguito da quell'ombra che è il mio maggiordomo.

La carrozza mi attende fuori, i cavalli scalpitano, ma io aspetto, come una perfetta statuetta che mi venga aperta la porticina e che il mio servitore salga per primo e mi tenda la mano per aiutarmi a salire. La pioggia continua a cadere,anche se meno pesantemente, ma un vento freddo soffia da nord, insinuandosi attraverso il tessuto dei miei abiti e gelandomi subito. Sento il mio corpo che quasi cede al freddo, ma stringo i denti e spingo in fuori il mento, un abitudine che ho acquisito che mi aiuta a resistere quando qualcosa mi da fastidio. Sembro solo più altezzoso e crudele così, ma è esattamente quello che tutti si aspettano da me, mentre ora la struttura della carrozza con il vetro chiuso mi ripara da quel soffio gelido. Mi siedo, il mio viso esprime di certo noia e il mio sguardo si sposta verso la strada mentre con un gesto Sebastian ordina al cocchiere di partire. Mentre viaggiamo odio guardarlo in viso, perché so che mi fissa per quasi tutto il tragitto, mi basta sentire i suoi occhi su di me per sentirmi abbastanza a disagio. Quello sguardo sembra bucarmi sgradevolmente l'anima, volermi scavare dentro per arrivare a vedere tutti i miei pensieri e le mie emozioni. Sono certo che non gli interessi davvero sapere cosa provo o penso, ma che sia un passatempo abbastanza divertente per ingannare il tempo nei lunghi viaggi come questo, scomodi e freddi. A volte odio non avere un attimo di privacy, essere sempre scrutato in cerca di un segno di debolezza o di cedimento. Alla sua analisi non deve trovarne nessuno, devo sempre essere pronto a mostrargli forza d'animo, un carattere deciso, nessuna crepa nel castello che ho costruito, anche se è solo un castello di carte, fatto di sabbia e cenere, che rischia di disfarsi alla prima folata di vento.

“ C'è qualcosa che vi turba, signorino?” la sua domanda giunge inaspettata dopo lunghi momenti di silenzio. Mi coglie di sorpresa ma ci metto soltanto un istante a riprendermi dallo stupore, con un sospiro annoiato. “ No, sono soltanto seccato, per colpa di questo nuovo caso devo recarmi a Londra proprio in tempo per la folla che vi si riversa per Natale, davvero una scocciatura."

" Ah si, perché voi amate davvero la folla."
" Non sei divertente. Questi sono i desideri di Sua Maestà e devo obbedire, o hai dimenticato il motivo per cui entrambi ci troviamo qui?"
" Affatto signorino, non sia mai."

" Meglio così. Piuttosto tu ti sei dimenticato la giacca alla villa, quante volte ti devo dire che girare con la livrea da maggiordomo non è sufficiente per una persona normale con questo tempo? Se fossi un essere umano ti saresti già gelato fino alle ossa."

" Chiedo venia, è solo che per me è un capo totalmente inutile e spesso mi dimentico della sua esistenza."
" E poi ti vanti di essere un maggiordomo perfetto. Se solo sapessero cosa sei in realtà darebbero tutto un altro significato al tuo: sono un diavolo di maggiordomo."

non so perché oggi sono così duro con lui o perché io stia sfogando tutta la mia rabbia e frustrazione sull'unico essere che non si scompone alla mia vista.

Lo sento ridacchiare e finalmente i suoi occhi si spostano dal mio viso per scorrere sul paesaggio fuori dal finestrino. Ovviamente lui non se la prende, si diverte ad essere insultato e a mantenere questa maschera di cinismo e menzogne, vuole fingere di essere qualcosa che non è per uscire dalla noia di una vita immortale e impegnare il tempo che è costretto a passare al mio fianco finché il mio momento non sarà arrivato. Sembra una cosa così naturale pensare alla mia morte per mano sua, a una fine che arriverà presto probabilmente. Il tragitto dalla mia magione alla villa nel cuore della capitale britannica è alquanto lungo ed è sempre sgradevole passare così tanto tempo senza potermi distrarre, il silenzio e la calma mi inducono a riflettere, una cosa che io detesto perché se la mia mente non è focalizzata su un compito ben preciso, inizia a vagare su ricordi e sensazioni che non voglio rivivere. Il terreno dissestato mi sbalza via dal sedile, una di queste volte il cocchiere frena di colpo e io finisco rovinosamente sopra a Sebastian, che se ne sta seduto tranquillamente, per lui un po' di movimento in più non è nulla. Gli finisco praticamente tra le braccia, il capo sopra la sua spalla e il resto del corpo sistemato in malo modo sulle sue gambe, sento il dolore irradiare dal braccio che ho teso per non cadere come un sacco di patate, mentre l'altra mano ha lasciato di scatto il bastone e ho afferrato la manica della giacca del mio maggiordomo per non scivolare. Inutile dire che è stata una caduta piuttosto imbarazzante, sensazione che non fa altro che crescere quando lui mi rivolge il suo solito sguardo da predatore, accompagnato da un sorrisetto che mi fa sempre, inspiegabilmente avvampare. Quando faccio per rialzarmi il cocchiere frusta di nuovo i cavalli con troppa foga e non aspettandomelo stavolta mi lascio sbalzare dall'urto, abbandonandomi sul demone che se ne sta seduto con quel ghigno ancora disegnato sulle labbra. Il mio corpo è indolenzito, Sebastian è un fascio di muscoli e non ammortizza nemmeno un po' l'impatto, quindi è come andare a sbattere direttamente contro la parete della carrozza, ma almeno quella non mi fissa in modo fastidioso e troppo sicuro di sé. Quando abbiamo riacquistato una velocità normale faccio per alzarmi, ma sento una delle sue mani delicatamente scivolare sulla mia schiena, mentre mi chiede in tono canzonatorio: “ Il padroncino sta bene?”. Mi sorprende sempre la contraddizione che riscontro spesso tra le sue azioni e le sue parole, il suo tono è irriverente, mentre le sue dita sono piene di rispetto e di cura.
“ Sto benissimo. Se non fossi rigido come un pezzo di legno probabilmente non mi sarei fatto male nel rovinarti addosso. Sbattere contro uno spaventapasseri sarebbe stato piacevole in egual misura, ne sono piuttosto certo” la sua mano si sposta dalla mia schiena al mio fianco, mentre anche l'altra si appoggia sul fianco opposto e io lo guardo severamente, incrociando le braccia: “ Beh, cosa credi di fare? Sposta quelle mani e aiutami a rialzarmi prima che quell'incosciente tiri di nuovo le redini e mi faccia perdere di nuovo l'equilibrio.”
“ Oh, il padroncino vuole dirmi che è così instabile da cadere ad ogni scossone?”
“ Non tutti hanno l'equilibrio di un demone, sono certo che se anche ti spingessi e tu fossi sul bordo di un precipizio riusciresti a rimanere in piedi.”
“ Di certo potreste fare una prova, anche se lo riterrei estremamente poco galante da un conte prestigioso e ben educato come voi”
“ Adesso vuoi anche che dia il merito a te per questa educazione, non è così?” mi strappa un sorrisetto provocatorio, come sempre riesce inavvertitamente a deviare i miei pensieri e a concentrarli tutti su di lui, nel bene o nel male, anche se di solito è una cosa che mi salva dalla tempesta che infuria nella mia mente.

“ Non sia mai che io mi prenda il merito di qualcosa, sono solo un perfetto maggiordomo.” fa un sorrisetto trionfante mentre io sbuffo e lo guardo dritto negli occhi.

“ Allora, mi vuoi lasciar andare? Mi stai tenendo giù”
“ Mi assicuro soltanto in questo modo che il mio padrone non cada, non sia mai che si faccia male davanti a me e si dica che non ho fatto nulla per impedirlo.”
“ So stare seduto da solo” mi tiro su spostando le sue mani, anche se come succede spesso in questi casi in cui sembra quasi un essere umano, uso meno rudezza rispetto al solito e mi siedo di nuovo al mio posto, recuperando da terra il bastone che avevo abbandonato a terra. Arriviamo dopo qualche minuto, a quanto pare avevo calcolato male il tempo che avremmo impiegato a raggiungere la nostra destinazione, questo è un imprevisto che approvo con un certo sollievo, non ho certo il desiderio di sprecare altro tempo. Scendo e con passo deciso salgo i pochi scalini che mi separano dalla porta d'ingresso quando ad un tratto mi blocco e sospiro rassegnato, non ho pensato di mandare una lettera a Soma e Agni per spedirli da un altra parte, cosi adesso sono in casa e se entro dovrò mettermi a discutere con quel fastidioso principe. Guardo Sebastian che dall'espressione piuttosto infastidita ha pensato la stessa cosa e gli faccio cenno di avvicinarsi, quando si china verso di me gli sussurro: “ Se adesso entrassimo dalla finestra del secondo piano invece che dalla porta riusciresti a non fare rumore no?”
“ Certamente signorino, anche se dubito che la finestra sia aperta. Dovrò aprirla in maniera poco ortodossa”
“ Romperla non ci farebbe passare inosservati”
“ Avete ragione, allora dovrò usare un metodo un po' meno...umano.” vedo i suoi occhi brillare di una nota vermiglia e io faccio per annuire, quando la porta si spalanca e Soma ci indica con un dito: “ Ah-ah! Tana per Ciel! Pensava di potermi sfuggire Agni” quella zucca vuota si getta su di me stringendomi in un abbraccio così soffocante da darmi l'impressione di avermi rotto qualche costola.

Agni se ne sta sulla porta sorridendo, come al solito, felice nel vedere il proprio padrone felice, mentre fa un inchino e mi saluta, anche se lo sento a malapena e lo vedo inchinarsi anche davanti a Sebastian, che si riprende e ricambia con cortesia. Vengo trascinato dentro e Soma non la smette di assordarmi con le sue chiacchiere e io mi rassegno a farmi servire il tè del pomeriggio. Mentre sfido il principe indiano a scacchi, consapevole che perderà anche stavolta, i miei pensieri vagano altrove, sto cercando di decidere come muovermi. La conclusione più ovvia è certamente spostarmi subito e andare a fare domande, ma come cane da guardia della regina otterrei ben poche informazioni. Scacco. È più saggio quindi che io vada alla ricerca di informazioni travestito da ragazzino povero affinché gli altri si aprano di più con me, ma non posso infiltrarmi di certo in una taverna, odio bere e poi nessuno si sognerebbe di raccontare i propri affari ad un moccioso, anche se da ubriaco. Gironzolare attorno al porto come un bimbo senza soldi e chiedere le elemosina non mi porterà mai a nulla, non in tempi ragionevoli e già dopo l'esperienza del circo non ho alcuna intenzione di infiltrarmi in pianta stabile in un ambiente maleodorante e pieno di persone con una cultura e un intelligenza decisamente sotto la media, quasi quanto la loro igiene. Ecco però quello sarebbe interessante da lasciare come compito a Sebastian, vederlo faticare nello spostare casse e stare in mezzo a bifolchi quasi certamente ubriachi e sudaticci potrebbe avere i suoi risvolti positivi. Tornando a me invece, introdurmi nelle case del posto sarebbe troppo pericoloso e poi mi manca l'abilità necessaria a scassinare le porte senza farmi scoprire. Scacco matto. Soma già inizia a sbraitare perché ha perso e come riflesso gli propongo un altra partita che lui tutto infervorato accetta subito. Torno a riflettere. L'unico posto che mi viene in mente è un bordello, ovviamente non ci penso nemmeno a presentarmi come cliente. L'immagine che mi compare davanti è talmente sgradevole che il disgusto traspare lievemente attraverso la mia maschera, fatta di espressioni annoiate o serie, ovviamente lo nascondo subito con una lamentela verso Sebastian per la sporcizia che ho trovato sul bracciolo della sedia, anche se è liscio e lucido. Il mio maggiordomo deve aver intuito qualcosa o semplicemente decide, saggiamente, di stare al gioco perché si scusa e pulisce lo sporco inesistente, mentre io cerco di ritrovare il filo dei miei pensieri. Ah si, parlavo del bordello. Ho saputo che ultimamente le prostitute cercano dei ragazzini da tenere nelle stanze, nascosti negli armadi o sotto i letti, come una sorta di testimoni perché se un cliente dovesse dire o fare qualcosa di scomodo, avrebbero una testimonianza e poi perché i bambini sanno tenersi le cose e corrono veloci come il vento se serve. Immagino che ogni tanto li usino anche come supplemento a letto, per farsi pagare di più e offrire merce aggiuntiva gratis, i depravati si moltiplicano a perdita d'occhio e il mercato dei bambini è sempre in crescita. Io lo so bene.

Mi sembra questa l'idea più sensata, da valutare il ruolo che Sebastian deve avere in questo piano, visto che non posso andarci senza protezione. Potrebbe fingersi un cliente e con l'udito che si ritrova ascoltare anche nelle altre stanze quello che stanno dicendo, ma non riesco a convincermi che sia l'idea migliore, la chance di umiliarlo in fondo non capita spesso. Ricordo soltanto vagamente la scena, il fuoco scoppiettante, il profumo di tè, il chiacchiericcio di Soma che chiede aiuto al suo kansama su come vincere contro di me, il tepore della stanza... Vorrei dire che sono riuscito a scegliere cosa fare subito dopo aver dato scacco matto al principe ma sono scivolato in un sonno profondo, un pozzo nero privo di sogni o di emozioni. Quando mi sono svegliato ero ancora seduto sulla mia poltrona, coperto da una soffice trapunta, ma la stanza era vuota, fatta eccezione per Sebastian, in piedi dietro di me, riconosco ormai anche il suo respiro, flebile.

“ Sebastian, mi sono addormentato. Perché non mi hai svegliato? Lo sai che abbiamo da fare”

“ Ho pensato che il signorino fosse spossato dal lungo viaggio in carrozza, per questo ho preferito lasciarvi dormire, nel frattempo ho svolto alcune indagini”
“ Parlami di queste scoperte allora, perché di certo hai trovato qualcosa.”
“ Il signorino mi lusinga. Ebbene, mentre riposavate ho indagato su un evento che ha destato i miei sospetti. Mentre venivamo qui in carrozza ho notato un ombra sfrecciare veloce e sparire quasi subito, nonostante la velocità di una carrozza sia considerevole e per un essere umano non sarebbe possibile correre ad un ritmo simile. Per questo ho subito sospettato che fosse un essere soprannaturale, ma non un demone, poiché non ho percepito nessun aura distintiva. È stato il motivo per il quale senza tanti preamboli mi sono rivolto agli Shinigami del dipartimento di Londra, grazie al bigliettino da visita che il signor William T. Spears mi aveva lasciato nel caso di Jack lo Squartatore, ovviamente all'inizio non hanno gradito la mia presenza, ma con il tempo e un po' di persuasione si sono sciolti e mi hanno confidato che hanno avuto un intruso qualche giorno fa. Sebbene non riguardi il nostro caso, mi è sembrato saggio informarmi su questo problema e sono venuto a sapere che un umano è penetrato nei loro archivi e che ha letto tutti i fascicoli riguardanti gli esseri umani di competenza degli Shinigami. Quindi può ben capire la loro premura nel ritrovarlo, nonostante il non coinvolgimento di questa persona nel caso delle ragazze uccise, ho promesso in cambio del loro aiuto una soffiata se dovessimo imbatterci in questo soggetto. Ho scoperto anche un'altra cosa, le morti non si fermano soltanto a delle prostitute, ma sono strettamente collegate agli omicidi di alcuni bambini che vivono in strada, di età compresa tra i dieci e i tredici anni.”

“ Allora infiltrarsi nel giro è un ottima idea. Io farò da esca, ma di certo” ho alzato una mano per troncare sul nascere una protesta che stava per arrivare e ho continuato senza lasciarlo intervenire: “ avrò bisogno che tu sia nei paraggi in caso l'assassino si faccia vivo. Escludo che sia una donna, dalla descrizione che era allegata alla lettera di sua maestà, proveniente dall'obitorio, le ragazze sono state pugnalate, con una forza che rasenta il non umano, quindi è più probabile che sia stato un uomo ad ucciderle. Immagino che tu non ti sia limitato a fare una chiacchierata con gli dei della morte ma che ti sia anche premurato di controllare le scene del delitto e i corpi”
“ Certamente. Da quello che ho potuto vedere i corpi sono stati sistemati a braccia aperte e gambe chiuse. Ho scoperto che sui bambini è stato applicato un olio e i vestiti delle giovani erano ancora bagnati quando sono state ritrovate.”
“ Olio, acqua... a quanto pare l'assassino voleva purificarle.... probabilmente l'olio è quello che si usa per dare l'estrema unzione, se quello che mi hai detto è accurato allora credo di sapere chi è il nostro assassino.”
“ Molto bene allora, volete rivelarmi i vostri sospetti?”
“ Penso che anche tu ci sia arrivato da un bel po' ma in ogni caso per me è un prete, che ancora pratichi attivamente o che sia stato scomunicato ha poca importanza, sono convinto che continui a vestirsi ancora come un sacerdote. Un pazzo fissato con la religione.”
“ Deve aver voluto purificare le donne dai loro peccati. Per quanto riguarda i bambini invece credo volesse preservarli da questa vita fatta di sofferenze e risparmiare loro il dolore di vivere”
“ Concordo” non dico altro, non commento e per una volta il demone ha il buon senso di non provocarmi su questo, sa che potrei diventare molto irascibile sull'argomento

“ Quindi signorino, qual'è il mio compito in questa situazione? Avanti datemi un ordine”
Mi alzo dalla poltrona, la coperta scivola via mentre mi libero della benda e con voce decisa gli ordino: “ Sebastian, questo è un ordine. Infiltrati come cliente e scopri chi è l'assassino, se ne ho bisogno proteggimi. “
“ Yes, my lord”

 

 

La pioggia mi bagna la camicia leggera,bianca, che lascia sfortunatamente trasparire la mia pelle, coperta almeno in parte da un panciotto di pessima fattura e di un colore sbiadito, i pantaloni tenuti su con le bretelle sono corti, non mi arrivano fino alle caviglie e le scarpe che ho dovuto indossare sono sottili e per niente calde, il berretto piatto non mi ripara quasi per nulla dallo scrosciare del temporale e la benda medica che ho sull'occhio è fastidiosa. L'aria si condensa in nuvolette non appena mi lascio sfuggire un respiro profondo, tremante, ma ancora non posso mettermi al riparo, la strada che devo percorrere è lunga. Mi sono lasciato alle spalle la villa da qualche chilometro, da solo. Sebastian ha ritenuto più saggio percorrere un altra strada per non farci vedere arrivare insieme. Tengo le braccia incrociate sul petto per cercare di scacciare il freddo, mentre affretto il passo dirigendomi fino alla zona più malfamata del porto, tra gli operai che con le schiene curve scaricano pesanti casse, una dopo l'altra. Passo file e file di abitazioni, basse e cupe, modeste che sembrano attorniati da un aura fredda e ostile, come i loro abitanti diffidenti. Un'insegna di legno, graffiata e gocciolante indica a caratteri sbucciati che ho raggiunto il mio obiettivo. Apro la porta e una luce soffusa, quasi rosata illumina fiocamente la stanza, il profumo di incenso è appena percepibile sotto l'odore di sudore e tabacco che impregna la piccola sala all'ingresso. Un camino è posizionato dietro ad uno stretto bancone, riscaldando praticamente tutto l'ambiente, dietro al quale se ne sta una giovane e un tipo, seduto su una vecchia sedia che fuma un sigaro scadente, alto e possente, probabilmente serve come buttafuori o per spillare i soldi ai clienti più spilorci. Una ragazza, con un provocante scollo e il seno in bella mostra mi fa cenno di avvicinarmi,poi si china sul bancone e con voce bassa e dolce mi dice: “ Non sarai un po' troppo giovane e squattrinato per venire qui a godere dei piaceri che offriamo?”
“ Sono qui per cercare lavoro, ho saputo che altri ragazzini come me sono venuti e hanno guadagnato qualche soldo, quindi ho deciso di provare anche io.”

“ Mh hai un bel visino, potresti aver successo con i clienti più esigenti. Va di sopra e cerca Maddie, ogni stanza è contrassegnata da un cartellino con il nome della ragazza. Le iscrizioni sulla porta sarebbero più belle, ma il padrone del posto sostiene che siano una spesa inutile. Dille che sei venuto per lavorare ma solo se non senti rumori provenire dall'interno, altrimenti aspetta finché non ha finito con il suo cliente. Guarda sulle porte a sinistra appena sali le scale." sposto lo sguardo dove mi indica e noto solo allora una stretta scalinata di legno marcio e fatiscente che si inerpica fino al piano di sopra. La salgo in fretta e mi ritrovo davanti a un bivio, il corridoio che ho davanti si divide a destra e a sinistra ed è costellato di porte, una accanto all'altra, come se dentro ci fosse semplicemente il posto per un letto, cosa che probabilmente è vera. Quassù l'odore di sudore è anche più forte, mentre l'aria è satura di suoni e bassi gemiti. Cerco di ignorare quei rumori e faccio scorrere lo sguardo sulle porte alla mia sinistra, cercando i cartelli con i nomi finché non avvisto una targhetta di legno consunta che recita Maddie con una grafia sghemba e tremolante. Mi dirigo lentamente davanti alla porta, ma come sospettavo la stanza è già occupata e non mi resta altro che appoggiarmi con le spalle al muro accanto allo stipite, le braccia di nuovo incrociate, in attesa. I due che occupano la stanza si stanno dando da fare e credo che dovrò stare lì fuori ancora un po'. Non appena mi rendo conto di ciò, sento le scale tremare, qualcuno sta salendo con un certo impeto. Giro il capo e vedo un uomo basso e tarchiato, in un completo grigio topo sgualcito e sbilenco indosso, con un paio di baffi cespugliosi e i capelli radi, che gira un paio di volte la testa e poi fissa il suo sguardo acquoso su di me. Di tipi come lui ne ho visti fin troppi e so esattamente a cosa sta pensando quando mi squadra dall'alto in basso. Sposto le braccia lungo i fianchi, in fretta cerco un modo per andarmene, mentre lui con un grugnito per lo sforzo sale anche l'ultimo scalino. Potrei provare a correre giù per le scale sperando che lui sia abbastanza lento da non riuscire a prendermi, ma dal modo in cui mi guarda anche ora mi rendo conto di non avere chance di andarmene inosservato. Sto pensando quasi di urlare e disturbare tutti al piano, sperando che qualche cliente irritato lo cacci, quando sento dei passi vellutati su per la scalinata. Mi sembrano familiari ma non sono certo che sia chi penso, finché non vedo una faccia che conosco bene spuntare dalle scale. Sento un sospiro di sollievo venire dal profondo del mio petto ma devo rimandarlo giù, con un verso quasi strozzato. Sebastian si è scompigliato i capelli, ha lo sguardo di chi ha puntato la preda e quel sorrisetto malefico che conosco bene disegnato sul viso, la camicia allacciata tranne che i primi due bottoni e le maniche arrotolare a tre quarti, i pantaloni neri ancora più aderenti di quelli della sua tenuta da maggiordomo tenuti su dalle bretelle. È costretto anche ora a tenere i guanti, un paio nero di quella che sembra pelle logora, mentre viene nella mia direzione. Si gira con nonchalance verso l'uomo che è salito prima di lui e gli dice, battendogli una mano sulla spalla: “ Mi spiace amico, ma è già prenotato”
L'uomo lo guarda in cagnesco: “ L'ho visto prima io, sparisci damerino”, il mio maggiordomo non si scompone, anzi una risatina gli esce dalle labbra, ancora inarcate in un sorriso e si fa avanti, intrappolandomi contro il muro con un braccio teso e la mano appoggiata alla parete, mentre con l'altra mi sfiora il viso.

“ Ho già pagato per la notte, direi che è questo che conta” dice, gli occhi ancora rivolti verso di me a fissarmi, famelico. “ poi credo che tocchi a lui decidere, no?” sposta il viso appena, girando il capo in direzione dell'altro uomo per far sentire la sua voce. Entrambi vedono dalla mia espressione che sono spiazzato, me ne sto appiattito contro al muro con le braccia lungo i fianchi e un po' di timore nello sguardo. Il bastardo sa che non sono abituato a queste situazioni e che anche se mi ha salvato da attenzioni indesiderate, non è che io mi senta molto più a mio agio in questo modo. Poi mi rendo conto che è questo quello che spera, che io obbedisca come un cagnolino e che segua la sua recita, ma è lui quello che deve obbedire a me. “ Vediamo se ti aspetti anche questo, Sebastian” penso tra me e me mentre alzo lo sguardo verso il suo viso, lui si è chinato un po su di me e io gli poso una mano sul viso facendolo girare verso di me, mentre con la mano libera lo afferro per il passante dei pantaloni e lo attiro a me. Vedo dalla sua espressione per un attimo che l'ho preso in contropiede e che non se lo aspettava. Nonostante tutto maschera in fretta la sorpresa e si appoggia dal gomito al polso, con il palmo della mano aperto, sul muro avvicinandosi ancora fino a quando il suo corpo e il suo viso non sono a un soffio dal mio. “ Non mi interessa chi di voi due viene con me, mi interessa che voi possiate pagare. Se tu hai già prenotato tutta la notte non vedo cosa ci sia da discutere, no? A meno che tu non voglia passare la serata a chiacchierare, dovremmo trovarci un posto più appartato del corridoio” a quel punto lascio che sia il corpo di Sebastian a sospingermi lentamente verso le porte in fondo al corridoio. Sto per fargli un sorrisetto di vittoria quando quel maledetto demone mi coglie di nuovo di sorpresa e così, senza preamboli, nemmeno un luccichio negli occhi che lo tradisca mi bacia, completamente dal nulla. Ci sa maledettamente fare, questo lo ammetto, ma non rende meno grave la cosa, lo so che non devo lasciarlo libero di improvvisare o combina una serie di guai dietro l'altro, come stavolta. Socchiudo gli occhi, ma non mi rassegno a lasciarlo fare impunemente, non lo bacio in risposta, non sono cosi rapido da prendere quella decisione ma me lo tiro addosso e lo trascino verso la stanza in fondo al corridoio di destra che è libera e con la mano dietro la schiena lo trascino dentro, a tentoni finché non chiude la porta dietro di me. Non appena sento la serratura scattare e il suo potere accendere la serie di candele che circondano un letto modesto e sfatto, gli do uno schiaffo in pieno viso, con rabbia. La voce mi esce in un sibilo: “ Che cosa ti è passato per la testa, me lo spieghi, demone? Chi ti ha dato il permesso di prendere una decisione simile, senza avvisarmi per giunta!”

“ Signorino, perdonatemi, ma se non mi fossi fatto subito avanti ora sareste nelle grinfie di quell'uomo e in più siete stato voi a dirmi di mettere su una recita convincente. Non ho fatto altro che seguire i vostri ordini alla lettera.”

“ Maledetto” gli do le spalle con aria sdegnata, per nascondere in realtà il rossore che mi imporpora le guance, questo suo comportamento mi ha messo dannatamente in imbarazzo, una cosa che proprio non va.

" Spero che almeno tu ti sia dato da fare a guardare in giro prima di incastrarmi qui. Adesso dovrai ascoltare tutte le voci che senti da qui, voglio sapere esattamen...." mi blocco perché d'improvviso sento le sue mani che si appoggiano sui miei fianchi e mi gira verso di lui. Rapido come il vento mi spinge a sedere sul letto e si libera del mio panciotto che finisce da qualche parte a terra, via la benda e per fortuna ci sono i capelli a coprirmi l'occhio mentre lo vedo sbottonarsi con una rapidità disarmante la camicia, se la fa scivolare poco sotto la spalla e appoggia un ginocchio sul bordo del letto,chino su di me. Sto per aprire bocca per protestare con ancora più forza e ordinargli con furia di andarsene immediatamente, quando sento la porta spalancarsi con un boato e l'uomo di prima entrare ansimando seguito da una ragazza. Le sta dicendo qualcosa come:" Quei due non stanno facendo altro che parlare, sono sospetti". Si bloccano entrambi mentre posano lo sguardo su di noi e vedo lui diventare paonazzo dalla vergogna mentre la giovane lo prende per il braccio e lo trascina fuori. Si ferma per scusarsi e per squadrare Sebastian un attimo, poi chiude la porta di nuovo e il demone si sposta di nuovo, immediatamente, come se si fosse scottato.

“ Chiedo di nuovo scusa, ma li ho sentiti parlottare da fuori e non volevo che mettessero in dubbio la vostra copertura. Siete libero di punirmi, se lo ritenete necessario” il sorrisetto è tornato ad incurvargli le labbra mentre si riabbottona la camicia. Sposto subito lo sguardo, ma non nego di aver sbirciato per un attimo, trovando soltanto una pelle nivea, priva di segni far capolino. Certo, è un demone, ma per qualche motivo mi aspettavo una qualche cicatrice a causa delle numerose ferite procurategli dalle falci della morte. Sospiro platealmente e poi lo guardo dritto negli occhi: “ Hai già cominciato ad ascoltare mi auguro”

“ Certamente signorino, per ora quello che sento non è una cosa adatta da riferire ad un giovane conte come voi.”

“ Ci hai pensato un po' tardi alla mia età, vero demone?”
“ Non ho fatto nulla di disdicevole, sono soltanto un diavolo d'attore.”

“ Tsk. Smettila di tergiversare e mettiti al lavoro” mi fa un piccolo inchino, cosa che non mi aiuta affatto a concentrarmi, porta i miei pensieri alla deriva, verso acque profonde e pericolose, dove avventurarmi mi porterebbe soltanto ad essere circondato da squali, legato ad un ancora per la caviglia.

Mi siedo con un libro in mano e inizio a leggere, ma la figura di Sebastian in piedi davanti a me, immobile, per qualche motivo mi disturba profondamente, per questo dopo un po' non riesco più a sopportare di vederlo lì.

“ Siediti, mi infastidisce vederti lì in piedi che fissi il vuoto con sguardo assente. Sul letto c'è ancora spazio.”dico con più nonchalance possibile indicandogli il posto vuoto accanto a me. Con due rapide falcate si sposta e me lo trovo accanto, il calore che irradia dal suo corpo in quella fredda stanza mi riempie di nostalgia per il camino e la mia poltrona confortevole alla villa. Passa circa un'ora prima che il silenzio teso venga rotto da un commento di Sebastian, che con gli occhi rossi e le pupille ridotte a due fessure, come quelle di un serpente o di un gatto.

“ Qualcuno di nuovo è entrato ora. Sento il tanfo di morte che lo circonda fin da qui, ma a quanto pare è un essere umano che deve essersi macchiato di colpe cosi gravi da non poter essere espiate. Non a caso non è solo per voi esseri umani una colpa cosi grave l'uccidere esseri innocenti come di solito sono i bambini, credo sia scritto anche in uno dei libri che voi considerate portatori di verità di fede.”

“ Riesci a capire se è il nostro uomo?”
“ Per ora no, ha chiesto semplicemente di Maddie e ha chiesto se era già in compagnia. La ragazza gli ha risposto che a quest'ora dovrebbe essere libera e che con lei dovrebbe esserci un bambino. Credo si riferisca a voi bocchan, se non equivoco la descrizione. Vi risulta?”
“ Si, in effetti mi sono presentato qui per lavoro e sono stato mandato da lei prima di quell'incidente di cui dovremo parlare più approfonditamente a caso terminato. Che altro stanno dicendo” ho posato il libro, che se ne sta in un angolo, già dimenticato mentre lo guardo ascoltare in silenzio per qualche altro secondo: “ Ha pagato per il resto della notte e ha chiesto di non essere disturbato, ha commentato una frase con un: perché il Signore agisce in modi misteriosi”
“ Deve essere lui, ma non possiamo aggredirlo senza altre prove. Continua ad ascoltare e se abbiamo fortuna confesserà prima di aver ucciso qualcun altro."

passano alcuni minuti tesi, di silenzio pieno di agitazione, quando finalmente Sebastian dice le due parole che aspetto da più di due ore: " Non ci sono dubbi, è lui"

" Allora andiamo, Sebastian" mi alzo in fretta, abbastanza da essere il primo a raggiungere la maniglia della porta. Sfilo la pistola dalla fondina che ho afferrato mentre con fretta mi dirigo all'uscita e spalanco la porta, con passo lento poi mi avvicino alla stanza della ragazza e lascio che il mio maggiordomo avanzi e mi preceda. È lui che apre la porta proprio mentre dall'interno si leva un grido. La porta cigola sui cardini mentre la ragazza cerca disperatamente di difendersi dall'aggressione che l'uomo, alto e sui trent'anni circa sta perpetrando. Il pugnale che tiene in mano già lascia una lunga scia di sangue, mentre la giovane si preme la mano su una ferita alla spalla, che nonostante sanguini copiosamente, non sembra grave.

Sono il primo a parlare, nonostante il demone sia primo ad agire, senza esitazione e con un salto elegante si porta alle spalle dell'uomo e gli torce un braccio dietro alla schiena mentre io gli intimo di stare fermo. Proprio mentre sto per abbassare la pistola, l'aggressore da un calcio a Sebastian che non aspettandoselo, lascia per un secondo di troppo la presa, l'uomo scappa saltando dalla finestra. Il maggiordomo mi guarda per un'istante che io sfrutto per mettere via l'arma e urlargli di inseguirlo immediatamente. Con un balzo lo vedo saltar fuori dalla finestra e sparire alla luce soffusa del tramonto. Mi chino sulla ragazza e mi assicuro che la ferita non sia grave, poi scendo in fretta le scale e avviso gli altri che lei è ferita ma al sicuro al piano di sopra e nella confusione tutti si precipitano su per gli scalini scivolosi, non badando più a me. Con un movimento apro la porta d'ingresso e sguscio fuori, la mano ancora posata sulla fondina ad affrontare un possibile nemico. Per il momento l'unico aggressore è il gelo pungente e il vento che sibila e mi si infila tra le pieghe dei vestiti, martoriandomi la pelle scoperta. Affretto il passo per allontanarmi dall'edificio conscio che tra qualche minuto una folla di curiosi accorrerà sul luogo e nessuno deve vedermi in un simile abbigliamento e soprattutto a presenziare ad una tale barbarie. Confido che Sebastian catturerà l'uomo e lo porterà in un luogo dal quale non può fuggire, prima di tornare indietro a cercarmi. Affretto il passo e chino il capo per proteggermi dalle raffiche mentre passo davanti a innumerevoli case. La strada per tornare alla villa è molto lunga e mi chiedo se sia il caso di fermare una delle poche carrozze che passano quando qualcosa attira la mia attenzione.

12 dicembre 1888

Bizzarro come le campane di una vicina chiesa battano di già la mezzanotte, una giornata volata via. Nonostante non sappia ancora il motivo sono qui a scrivere ancora queste memorie, forse perché so ora, alla fine di questa giornata che ho bisogno di metterle nero su bianco, visto che la mia memoria è volatile, come un alito di vento e che sarà sparita in un battito di ciglia non appena me ne sarò andato, se non prima. Forse in realtà è soltanto per non cedere dopo quello che è accaduto al rintocco cupo e grave di quell'odiata ora, che ora maledico con tutte le mie forze. Sapendolo adesso, non mi sarei arrestato e correndo, sarei rientrato nel calore della mia casa, senza badare a null'altro, per aver salva la mente.

Sento una voce roca e tonante chiamare il mio nome. Mi guardo intorno cercando di capire chi sia stato a parlare e noto un uomo anziano, ben piazzato, non ho idea di quanto possa essere alto, perché se ne sta seduto su una pila di stracci, con gli abiti sgualciti e dismessi di chi vive in strada, il suo sguardo però è di una vivacità e intensità che mi fanno tentennare e fermare, gli occhi scuri pieni di uno strano luccichio che non riesco bene a definire.

“ Conte Ciel Phantomhive, siete ben lontano dalla vostra comoda villa londinese. Che ci fate da queste parti tra i comuni mortali?”
“ Come fate a conoscermi? Non ci siamo mai incontrati prima d'ora, neppure incrociati per caso”
La risata sguaiata che gli esce dalle labbra mi coglie di sorpresa, mentre mi avvicino di più a lui, che si è sistemato in una piccola rientranza, uno spazio tra una bassa casa e l'altra, ben nascosta e riparata dalle intemperie, un posto dove non avrei mai guardato se non fossi stato chiamato.

L'uomo si fissa su di me con bruciante rabbia e acclama ad alta voce: “ Tutti vi conoscono, siete il cane da guardia della regina, il re della malavita inglese e un bugiardo ed un assassino di prim'ordine. Deve essere una conseguenza piuttosto naturale dopo essere stato rapito alla tenera età di dieci anni, dopo essere stato cullato per tutta l'infanzia nella bambagia e protetto dalla crudele realtà del mondo esterno, fuori dalle spesse mura di una villa di campagna.

D'altronde dev'essere difficile poter girare liberamente al di fuori del proprio caldo e comodo nido con il pericolo di morire per un attacco d'asma o crollare improvvisamente per una debolezza nel fisico. ”
“ Tu chi sei.” sibilo, la rabbia che esprimo a bassa voce, quasi per paura che altri mi sentano è venata di puro terrore, perché quest'uomo sa cose di me che nessuno conosce, non così a fondo. E se sa questo, forse potrebbe avere altre informazioni in suo possesso... qualcosa di ben peggiore.

“ Ditemi, come vi sentite?”
“ Che cosa?” la domanda mi coglie alla sprovvista, del tutto fuori dal contesto, pronunciata con un tono quasi accorato e pieno di sincera preoccupazione.

“ Sto benissimo.”

“ Davvero? Eppure io so che mi state mentendo, come mentite a tutti coloro che vi stanno intorno. Deve essere difficile scegliere di sopravvivere, pur sapendo di essere legati ad un animale, ad un cane che si rivolterà e vi azzannerà alla gola. Il demone che ora tenete al guinzaglio prima o poi si stancherà di scodinzolare ai vostri ordini e si prenderà quello per cui ha stipulato un contratto con voi in primo luogo. Eppure questa è la minore delle vostre preoccupazioni, o forse sono in errore?”

“ Non ho alcuna idea di ciò che tu stia dicendo, le tue parole non hanno senso” sento il sudore freddo scivolarmi lungo la schiena e ghiacciarsi immediatamente sulla pelle, una cosa che non ha nulla a che fare con il vento pungente ora.

“ Si che lo sapete. Sono piuttosto certo che non vi stiate neppure chiedendo come faccio a sapere tutto quanto, ma avete paura, paura che dalle mie labbra esca una frase, una soltanto che confermerebbe tutti i dubbi e i tormenti che vi portate nel cuore.

Sapete io so esattamente perché avete mutato così tanto personalità da quando siete uscito dal quell'inferno fatto di catene e prigionia. Avete allontanato tutti, per paura e per pietà, per evitare a chi vi circonda di avvicinarsi a voi e di rimanere in questo modo scottato quando morirete, perché non vi aspettate affatto di avere una vita lunga o felice. Avete preso in mano le redini della vostra esistenza, dirigendovi dritto verso l'inferno, ma c'è qualcosa che non avete considerato non è vero? Qualcosa di importante, di enormemente significativo, di terrificante nella sua semplicità e nella sua crudeltà”

“ Cosa avrei tralasciato” il mio solito tono di sfida è scomparso, riesco appena a far uscire qualche singulto a malapena comprensibile dalle labbra, che sono certo siano diventate viola, il gelo che mi stringe l'anima rende nullo quello che avvolge il mio corpo, perché so esattamente cosa sta per dire. Lo so e fa maledettamente male, cosi tanto che stringo i pugni fino a farmi sbiancare le nocche.

“ È la ragione per la quale odiate le feste, soprattutto Natale, il vero motivo per il quale non sopportate la folla e gli altri, il sentimento che vi spinge a distogliere lo sguardo dalle coppie felici, dalle famiglie in festa, dai bambini che giocano sorridenti per la strada. La stessa crudele fatalità che vi porta a odiare con forza, con violenza tutto e tutti, perché il giorno del vostro compleanno è così nefasto, troppo vicino ad una data, il 25 dicembre, associata con uno dei periodi più felici dell'anno, dove tutti si riuniscono per brindare e godere della compagnia reciproca, ma voi no. E c'è solo un motivo per cui siete tagliato fuori dai festeggiamenti, una sola ragione per essere tristi e scontrosi durante un bianco Natale. Voi siete solo. Completamente abbandonato a voi stesso, completamente perso in un mare vasto e gelido, senza nessuno che vi tenda la mano.”

Barcollo all'indietro, mentre sento la verità dietro a quelle parole taglienti crollarmi sulle spalle, molto più pesanti di un qualsiasi macigno e molto più letali di qualsiasi arma.

“ Come credi di reggere questo peso se non riesci nemmeno a rimanere in piedi? Sei debole e abbandonato a te stesso, neppure il tuo maggiordomo è qui per proteggerti da questa verità, qualcosa da cui sei scappato terribilmente a lungo, pregando di poter sfuggire, ma senza comprendere che non si può correre via dalla realtà. Il demone desidera la tua anima più di qualsiasi cosa, ma sa davvero che quello che troverà saranno solo brandelli di una creatura che una volta era un uomo?”

Sento le ultime forze abbandonarmi e cerco disperatamente di reggermi in piedi, rendendomi conto che non ci riesco più da solo. Mi abbandono con la schiena contro il muro del vicolo, il mio corpo inizia ad essere scosso dai singhiozzi, ma non riesco a dargli voce, le urla che vorrei tanto esternare mi muoiono in gola mentre le lacrime scivolano giù dalle mie guance come torrenti in piena, senza più argini. Il dolore si sta facendo insopportabile, mentre dalle sue labbra escono verità, innegabili e impietose, una dopo l'altra.

I suoni che mi circondano diventano ovattati e confusi, il mondo inizia a sbiadire e a perdere colore, mentre indistintamente vedo qualcuno avvicinarsi. Mi sento sprofondare. Proprio in questo momento doveva arrivare, quel maledetto demone, proprio ora che non riesco più a tenermi dentro e a nascondere le mie debolezze.

Lo guardo in viso, per quanto io riesca a vedere, mentre incredulo mi fissa, leggo sorpresa in ogni punto del suo viso. Non sa cosa mi stia succedendo ed è meglio così, non voglio che capisca.

“ Guarda conte” quell'odiata voce si leva ancora una volta, affilando di nuovo le sue lame, pronta ad affondare un altra volta nelle carni già martoriate, pronto a un altro colpo mortale: “ il tuo demone se ne sta in piedi e ti guarda, eppure non fa niente per aiutarti, per salvarti dall'oscuro e profondo baratro nel quale sei caduto. Non ti senti impotente? Non ti senti insignificante? Neppure alla creatura che si è votata alla tua protezione importa di te, non farà nulla per aiutarti, niente per salvarti. Non tremi davanti a questa consapevolezza? Non ti rendi conto di quanto la tua vita sia priva di significato e di amore?”

Questo è il massimo che riesco a reggere. Le mie gambe cedono di colpo e mi porto una mano alla bocca, l'altra al petto, artiglio disperatamente la camicia nel tentativo di fermare il tremore del mio corpo, inutilmente, come è inutile il mio tentativo di chiudere la ferita che si sta allargando nel mio cuore, a vista d'occhio. Scivolo con la schiena lungo il muro, mentre fatico anche semplicemente a riprendere fiato, il respiro che mi si mozza in gola. Un mugolio sfugge dalle mie labbra, un suono patetico, prolungato, come quello di un cucciolo di cane che viene bastonato. Sebastian è ancora lì, in piedi, immobile, completamente incapace di comprendere cosa mi stia succedendo e se debba davvero fare qualcosa per aiutarmi. So perfettamente che è convinto di una falsità, l'ho indotto a credere che niente mi tocca, non provo emozioni né mi importa di quel che mi viene fatto o di quello che perdo, l'unica cosa che ha valore per me è il risultato finale. Non c'è nulla di più lontano dalla verità di questo. Ho mostrato un qualche tipo di emozione soltanto esprimendomi sulla condizione di altri, sulle emozioni di altri esseri umani senza mai accennare, nemmeno una volta ai miei di sentimenti, non direttamente, non se portato al commento da qualcosa di forte, da un brutto ricordo magari. Mi vedono tutti come un insensibile ragazzino, viziato, snob, acuto, avaro, prepotente e approfittatore. Mi sono costruito quella maschera con cura, ho imparato a reagire per adattarmi a quel personaggio che mi sono costruito attorno, ma conosco bene la sofferenza e ancora di più la solitudine e nessuno mai si è soffermato a cercare di capire, di fare breccia nelle mie difese. Come dare loro torto, chi dovrebbe darsi pena per me? Non sono abbastanza importante e non ho abbastanza valore per far si che le persone si curino di me.

“ L'ho vista conte. Ho visto quella enorme ferita che ti porti nel petto, quella voragine che si allarga ogni giorno di più, è cosi profonda che non c'è nulla che possa richiuderla. Hai provato ad arginarla, ma ti ha dilaniato come una bestia feroce fa con la preda, in silenzio, subdolamente. Nessuno getterà un ponte per aiutarti ad attraversarla e rimarrai sul bordo di quella voragine a guardare giù con questa schiacciante consapevolezza a premerti sulla coscienza. Perché invece non fai qualcosa per liberartene, perché non decidi di porre finalmente fine alle tue sofferenze, liberati di questo dolore. È facile sai, puoi farlo con le tue mani” alzo la testa lentamente, il corpo è così pesante che non sembra nemmeno più il mio, il dolore mi paralizza completamente e tutto ciò che desidero è che finisca, che smetta adesso.

“ La pistola che tieni nella fondina sembra più che adatta allo scopo, rapida, indolore, un biglietto di sola andata verso la pace che tanto desideri, l'ultimo viaggio che devi compiere da solo, poi sarai di nuovo riunito alla tua famiglia.”

Ci penso. Ci penso davvero, per un attimo, rifletto sulla possibilità di liberarmi di questo fardello e di gettare al vento tutto, il desiderio di calore umano e di aiuto supera quasi tutto. Quasi. Poi realizzo cosa sta davvero suggerendo, mi accorgo che mi sta chiedendo di rinunciare a tutti gli sforzi che ho fatto fino a quel momento, di morire, senza aver ottenuto nulla, senza essere stato nulla. Non posso permetterlo. Forse non posso richiudere la voragine che ho nel petto, ma di certo non mi farò vincere da quella fiera. Scivolerò giù nell'abisso e poi se dovrò ne uscirò, anche se dovessi attaccarmi ad un filo di ragno, me ne tirerò fuori. Marcerò in questo mondo e se sarò costretto lo farò a piedi e da solo. Sono nato in solitudine e morirò accompagnato dalla consapevolezza che nessuno mi ha scortato nel tortuoso sentiero che è stato la mia esistenza intera, ma lo farò a testa alta. Lentamente mi alzo, appoggiandomi al muro e faccio forza sulle gambe per restare in piedi. Non è facile, i muscoli tremano ancora, il cuore mi batte scompostamente, a colpi dolorosi, ma riesco a non crollare subito. La mia voce è solo un flebile sussurro, ma basta perché mi sentano tutti: “ E allora? Sono solo. Tutti gli esseri umani lo sono. Non mi ucciderò di certo perché non ho nessuno. Posso farcela benissimo da solo. Questo è solo un inconveniente sulla mia strada, niente di più. Non posso stare ad ascoltare queste sciocchezze un minuto di più, ho degli impegni urgenti da sbrigare” faccio un passo avanti. Riesco a rimanere in piedi. Incoraggiato, muovo un passetto dietro l'altro, ma sono ancora troppo scosso, perché perdo l'equilibrio e crollo in avanti. Chiudo gli occhi, attenendo il contatto con il pavimento duro e freddo, ma il colpo non arriva mai.

Schiudo le palpebre e sento qualcosa di caldo attorno al mio corpo, qualcosa che mi fa venire voglia di restare con gli occhi serrati e dormire per un lungo, lunghissimo periodo. La curiosità ha la meglio su di me e mi giro per guardare cosa è successo, quando mi accorgo che sono le braccia di Sebastian ad avermi trattenuto dal cadere, attorno alla mia vita, forti e sicure. Il suo petto è tutto ciò che distinguo, il suo capo piegato sopra il mio, le gambe scattanti e muscolose sono tese, per non perdere l'equilibrio, anche se dubito sia possibile. Sono sconvolto, deve essere per questo e solo per questo che le mie mani si stringono alla sua camicia e poi con forza le braccia le sposto attorno al suo collo, il mio capo si poggia d'istinto sulla sua spalla, nell'incavo del suo collo. Prendo un respiro profondo, il profumo di tè e di cannella è forte e mi calma come pochissime cose al mondo, forse come null'altro, mentre il suo corpo è cosi solido e familiare che riesce a darmi subito un senso di stabilità, come se mi stessi aggrappando ad una roccia, inamovibile e fiera.

Sento una mano ancora saldamente stretta al mio fianco, il suo braccio che mi circonda la vita, mentre l'altra è tra i miei capelli.

“ Mi scuso signorino. Ho capito tardi cosa stava succedendo ed non ho saputo intervenire tempestivamente. Non è certo mio compito commentare, ma vi ricordo che invece è tra i miei incarichi rimanere al vostro fianco, finché non sarà tutto finito. Tra le mie mansioni è anche compreso l'assicurarmi che voi stiate bene e che siate in salute, fisica e mentale, quindi mi premurerò di accertarmi che voi stiate meglio d'ora in poi.” questo discorso è cosi da lui e allo stesso tempo non lo è affatto. Non l'ho mai sentito parlare come se gli importasse, come se fosse davvero toccato da qualcosa che mi riguarda, quindi non so cosa rispondergli e rimango in silenzio, mentre i miei occhi iniziano a chiudersi.

“ Ti sei occupato del criminale, mi auguro.”
“ Certamente. Attualmente è affidato alla custodia dei maggiordomi di sua maestà che si premureranno di interrogarlo a fondo e di dargli la giusta punizione. Quanto a quest'uomo....” sento il pericolo montare nella sua voce come un onda che si innalza, pronta a sommergere con la sua furia titanica qualsiasi cosa si metta sulla sua strada, una furia che raramente ho sentito permeare le sue parole.

“ Ve ne ho parlato all'inizio del caso , se ricordate, è lo stesso che è scappato agli shinigami e che ha guardato la storia di tutti gli esseri umani ed è impazzito per questo. Ma non lo giustificherò per la sua momentanea, o permanente che sia, perdita di senno. Pagherà, signorino. Se come maggiordomo del casato Phantomhive non riuscissi nemmeno a prendermi cura del mio padrone che succederebbe?” sento le sue labbra incurvarsi in un sorriso, anche se non lo vedo e so che finalmente posso concedermi qualche minuto di riposo. Sento la sua stretta allentarsi sul mio corpo e le sue mani poggiarmi cautamente a terra. “ sono spiacente per la sistemazione alquanto scomoda, ma ci vorranno solo pochi minuti di pazienza, sarò molto rapido”.

 

Le urla di un uomo arrivarno fino alle porte del dipartimento Personale degli Shinigami, dove William T. Spears stava compilando gli ultimi rapporti con una calligrafia precisa e decisa. Si interruppe per tendere l'orecchio quando udì un tonfo provenire dalla porta d'ingresso. Con un sospiro sdegnato si alzò dalla sedia e andò ad aprire il portone assieme al quel fastidioso del suo collega, Grell Sutcliff che già si chiedeva smaniando chi fosse a quell'ora tarda. La sorpresa che trovò alla porta fu una delle più gradite e meno appropriate insieme, perché sulla porta stava stoico il maggiordomo di quel bambino, Sebastian, con il suddetto conte profondamente addormentato tra le braccia, entrambi vestiti in maniera estremamente informale e ai loro piedi, legato come un salame se ne stava un uomo anziano, piuttosto malconcio.

“ Perdonate l'interruzione” Sebastian schivò il tentativo di Grell di abbracciarlo e ignorò i suoi schiamazzi rumorosi “ volevo semplicemente informarvi che ho trovato il vostro ricercato, non posso occuparmene di persona, quindi lascerò che siate voi a giudicarlo”

Spears lo guardò di sottecchi, diffidente: “ Da quando in qua i demoni fanno qualcosa per aiutare gli Shinigami?”
“ Onoro semplicemente un patto, vi avevo promesso informazioni in cambio delle vostre dritte e quale migliore informazione del colpevole in carne ed ossa?”
“ Ci deve essere anche un altro motivo, non ti saresti preoccupato tanto se fosse stato per restituirci un favore. Cosa trami?”
“ Assolutamente nulla. Vedete, non posso certo permettere che ci ferisce il mio padrone se ne vada liberamente e impunito. Se lo togliete dalla circolazione sarà un bene per tutti, anche se onestamente, potete lasciarlo legato fuori dal vostro portone e non riuscirà in ogni caso a superare la notte senza soccorso. Che posso dire, non sono stato abbastanza delicato a quanto pare.” un sorriso furbo si allargò sul suo viso, per poi congedarsi con un inchino e sparì senza aggiungere altro nell'oscurità notturna, dirigendosi verso la villa del conte Phantomhive.

   
 
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