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Autore: LeaDarco    11/01/2018    3 recensioni
CAPITOLO 10: La Fortezza Oscura - Parte 3 (compagni: Xigbar, Saïx & Axel)
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Missing Moments su come è nata la ribellione di Marluxia e della sua vita all'interno dell'Organizzazione XIII: ogni capitolo racconterà le missioni del numero XI insieme a un compagno, analizzando il suo rapporto con gli altri membri dell'Organizzazione (in particolare con Larxene)
Genere: Dark, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Larxene, Marluxia, Organizzazione XIII
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Kingdom Hearts, KH Chain of Memories
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La prima missione di Marluxia
Agrabah pt.1

(Compagno: Axel) 

 

Improvvisamente, è apparsa una strana porta.
Una cosa del genere nel mio castello?
Sulla porta c'era una grande serratura, ma non sembrava essere chiusa a chiave…

Diario di Ansem 5

 

«Lo senti questo odore, caro mio?». Axel rise «Respira a pieni polmoni la puzza di Agrabah!».

Marluxia si guardò intorno e per un attimo rischiò di essere trascinato dalla folla; ritrovò subito l’equilibrio e le persone lo superarono come un fiume che evita un ostacolo.

«Dove siamo?».

«Al mercato» rispose Axel incamminandosi tra la gente.

«Perché proprio qui?» faceva fatica a seguirlo in mezzo a quel caos. «Non dovremmo incontrare il gran visir?».

Axel rise di nuovo. «Abbiamo tempo» rispose, poi lo guardò divertito. «Non dirmi che sei uno di quelli che pensa solo al lavoro, eh!».

«Voglio solo sbrigarmi a concludere questa missione».

«Aaah» fece Axel afferrando una clessidra d’oro da una bancarella. «Beh, novellino, ti spiego una cosa: il primo aspetto fondamentale di una missione è conoscere dove si va». Poi si voltò verso il venditore. «Carina questa, quanto viene?».

Il mercante esaminò con attenzione la reliquia. «Sono 10.000, straniero» affermò infine con tono solenne.

«10.000?» Axel lo studiò con espressione interessata. «In effetti… è più che giusto per una clessidra d’oro».

«Mi sembra che tu ti muova abbastanza bene in questo posto» notò Marluxia.

«Io sì» rispose Axel con un sorriso. «Su avanti, prendila».

Marluxia esitò, poi prese la clessidra tra le mani; al contatto con il metallo, sentì la pelle bruciare per quanto scottava. «Che diavolo fai?».

Lasciò cadere la clessidra sulla bancarella e Axel lo guardò divertito.

«Semplice caro, mio. Ci ho messo così poco a riscaldarla perché questo qui non è oro, ma argento placcato. Sembra che il nostro amico voleva fregarci».

L’espressione del mercante si fece cupa e impaurita. «Questa è tutta merce originale, straniero».

«Certo… ». Axel sorrise. «Ma fossi in te presterei più attenzione ai tuoi vestiti».

Schioccò le dita e una piccola fiamma si alzò dalla tunica del mercante; l’uomo cacciò un grido di paura e si gettò a terra terrorizzato.

«Andiamo via» tagliò corto Axel. I due ripresero la strada, allontanandosi tra la folla. «Prima lezione, caro mio: devi sempre sapere dove vai. Agrabah è un posto di bugiardi, lo hai memorizzato?».

Le urla dell’uomo scomparirono presto nel frastuono del mercato; Marluxia si voltò indietro ma vide solo una fiumana infinita di persone.

«Tranquillo» lo rassicurò Axel. «Gli basterà rotolarsi un po’ sulla sabbia».

«Sono tranquillo».

«Meglio così». Poi Axel tirò fuori la clessidra dal cappotto. «Tieni!» disse con un sorriso. «Non possiamo presentarci dal gran visir a mani vuote».

 

Davanti al palazzo del Sultano, due guardie li affiancarono per scortarli.

Attraversarono così i giardini del palazzo: un trionfo di fiori, piante esotiche, e fontane di ogni tipo. Una bellissima ragazza, alta e con con i capelli raccolti in una lunga coda nera, guardava con aria sofferente il suo riflesso nell’acqua. Accanto a lei, Marluxia si accorse della presenza di un enorme felino arancione. Una tigre, forse.

Superarono allora un enorme porta in oro massiccio e si trovarono dentro al palazzo.

«Ecco» commentò Axel. «Questo è vero oro».

Marluxia annuì, incantato dalla magnificenza di quel posto. I raggi del sole illuminavano ogni stanza del palazzo infrangendosi contro le file di colonne, creando sul marmo bianco del pavimento dei giganteschi laghi d’ombra. Marluxia camminava, ipnotizzato da ogni piccolo particolare e ornamento che scorgeva. Arrivarono così davanti a una porta immensa, molto simile a quella dell’ingresso del palazzo.

«Il gran visir vi attende» dissero le guardie e si congedarono con un inchino.

«Quanta formalità» commentò Axel una volta che furono lontani.

La porta per le stanze del gran visir si aprì da sola ma nessuno dei due sembrò impressionarsi.

Entrarono così in un’enorme studio, tappezzato di arazzi e doni di ogni tipo. Marluxia si accorse che alla sua destra e alla sua sinistra troneggiavano due enormi elefanti d’oro con la lunga proboscide immersa in una piscina artificiale che percorreva l’intera sala.

Seguì con lo sguardo un meraviglioso disegno di ombre e luci che i raggi disegnavano filtrando dalle pareti, fino a quando la sua attenzione non si concentrò sulla figura che li stava osservando.

«Jafar» disse Axel levandosi il cappuccio.

L’uomo si avvicinò e Marluxia studiò i suoi movimenti, sinuosi ed eleganti.

«Siete arrivati!» esclamò l’uomo con tono meravigliato.

«Ti abbiamo portato un dono» disse Axel.

Marluxia porse la clessidra a Jafar che accettò con un sorriso di cortesia.

«E maleducazione non levarsi il cappuccio» commentò subito dopo.

Quando gli occhi di Marluxia incrociarono quelli Jafar, tutto gli fu chiaro. Quell’uomo era uno stregone, esattamente come lui, ma il suo cuore, così come la sua magia, erano deboli. Troppo deboli. Oltre gli abiti curati, pensò, non valeva un bel niente.

«Allora Jafar» tagliò corto Axel. «Perché ci hai chiamati?».

   
 
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