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chi approda qui sappia che i precedenti capitoli sono stati rivisitati e
corretti. Nulla di sostanziale, revisione stilistica nei punti decisamente
carenti. Lieve modifica è che Josh non cade dal pero al primo capitolo, ma è
già consapevole di provare più di una semplice amicizia per Yoko, anche se di
fatto non lo ammette apertamente nemmeno a sé stesso (da brav’uomo testone e
orgoglioso qual è, non nomina “amore” e altre cose).
Ricapitolando: a fronte di un nuovo
programma di orientamento che coinvolge i potenziali futuri iscritti del
Galaxy, ad ogni team viene assegnato un nuovo membro. Josh, resosi conto che da
tempo nutre per Yoko qualcosa che va ben oltre l’amicizia, non sembra accettare
di buon grado l’arrivo di un certo Brian e nemmeno digerisce il modo con cui
Yoko gli si attacca. Tuttavia, avendo avuto modo di capire che Yoko non sembra
nutrire per lui lo stesso sentimento e che, al contrario, sembra che questo
Brian inizi a piacerle, Josh tende ad isolarsi sempre di più, anche perché non
ha modo di rimanere con lei senza che Brian le stia alle calcagna.
Nel
frattempo, Kirkpatrik offre a Brett una proficua opportunità che però prevede
il suo trasferimento alla Moon Academy, prestigiosa scuola situata sulla Luna.
Il piccolo non vuole parlarne con i propri amici e parenti, consapevole che,
anche non volendo, potrebbero influenzare la sua scelta.
Yoko,
vista la lontananza che avverte da parte dei suoi amici, chiede a Brian di
farle da accompagnatore ad un provino, ruolo solitamente ricoperto da Josh, Brett
e Fluffy, e se ne pente poco dopo, domandando al ragazzo di non farne parola.
Rincuorata poi dal fatto che finalmente Brian e Josh si scambino qualche parola
all’ora di pranzo, non capisce che in realtà i due non sono partiti affatto con
il piede giusto, ma realizza di tenere a Josh più che a qualsiasi amico avesse
mai avuto.
Al
nuovo team viene assegnata una missione di recupero di alcuni campioni di
roccia spaziale e Brian, conscio del fatto che Josh provi qualcosa per Yoko ma
consapevole che il giovane sembri preferire isolarsi piuttosto che tentare di
affrontare la questione, parla con la ragazza e insinua che, se Josh tiene a
lei, glielo saprà dimostrare (immaginando invece che Josh non farà proprio
nulla e segnerà una ulteriore rottura tra i due).
Durante
la missione su Mehrin 8, Josh acquista un piccolo
portachiavi con l’intento di donarlo a Yoko, sebbene non abbia idea di quando
si presenterà l’occasione adatta.
Capitolo
8
Momenti sbagliati
Cominciava
ad odiare i momenti in cui veniva a sapere che il direttore Kirkpatrik lo voleva
nel suo ufficio. Erano da poco tornati dalla missione su Mehrin 8, ma sapeva
benissimo che non aveva nulla a che fare con quello. Avevano già fatto rapporto
e consegnato i campioni.
Temeva di
dover scegliere. Temeva la sua stessa scelta. Cos’avrebbe dovuto fare? Perché
qualcuno non poteva scegliere al suo posto?
Sbuffò
sonoramente, rassegnato all’idea di dover affrontare quella decisione, mentre
con passi pesanti e svogliati percorreva il lungo corridoio ormai semideserto.
Giunto davanti all’ufficio del direttore, prese un grosso respiro prima di
bussare educatamente, attendendo un invito ad entrare.
«Avanti!»,
si udì provenire dalla stanza.
Gli ci volle
tutta la propria forza di volontà per convincersi ad aprire quella porta di legno
scuro.
«Oh, Brett!»,
esclamò l’uomo con un sorriso, entusiasta. «Speravo proprio che fossi tu!
Prego, accomodati», gli disse, indicando una delle sedie poste di fronte alla
scrivania.
«Grazie»,
sbiascicò il ragazzino con ben meno entusiasmo del direttore, immaginando che
gli avrebbe fatto pressione.
«Ho saputo
che la vostra missione su Mehrin 8 è andata a buon fine», iniziò allora l’uomo,
notando un certo disagio del ragazzo. Aveva dato al loro rapporto soltanto una
rapida occhiata, sommerso com’era da tutti quelli delle missioni con i nuovi
membri.
«Oh, sì,
certo. Brian è stato un ottimo collaboratore. Non l’ho controllato per tutto il
tempo, per quello dovrebbe rivolgersi a Yoko, ma la sua presenza è stata
senz’altro positiva», spiegò il giovane.
«Già, mi
pare di averlo visto inserito bene nonostante siano trascorsi pochi giorni»,
concordò Kirkpatrik. «Tuttavia… Mio figlio non sembra essere del tuo stesso
parere, non è vero?», tentennò poco dopo.
Brett rimase
sorpreso. Che lo avesse chiamato in ufficio per parlare del figlio? Eppure non
era da lui, solitamente parlava con Josh in modo diretto.
«Credo che
siano soltanto partiti con il piede sbagliato», azzardò allora. Non poteva
certo dirgli che Josh era diventato schivo con lui e Yoko e che probabilmente
odiava a morte Brian per un motivo a lui ancora ignoto.
«Capisco…»,
rimuginò, scribacchiando qualcosa. «Caro Brett, come immagini, in realtà ti ho
fatto chiamare qui da me per un altro motivo. Si tratta della Moon Academy», annunciò,
cambiando discorso senza soffermarsi troppo a parlare del proprio figlio scapestrato.
Le
preoccupazioni di Brett si erano appena materializzate. Aveva temuto quelle parole,
eppure non poteva sfuggirne.
«Io ed il
Consiglio del Galaxy High abbiamo preso una decisione. Così come il nostro
nuovo programma permette a studenti di altre scuole di visitare la nostra,
conoscerla più da vicino ed eventualmente iscriversi per gli anni futuri,
abbiamo pensato di ospitare qui uno studente della Moon Academy che ti possa
così illustrare il programma della sua scuola. Inoltre, vivendo qui per un
certo periodo di tempo, potrà poi riportare la propria esperienza alla Moon, e
ciò non farebbe che bene alla nostra immagine, oltre che naturalmente aiutarti
e facilitarti nella tua scelta. Che ne pensi? Sarà il miglior studente
dell’istituto», spiegò il direttore.
Brett non
era sicuro di aver ascoltato tutte le parole del direttore, per un attimo gli
parve di non trovarsi nemmeno più in quella stanza, se non fisicamente. «Cioè,
sta dicendo che arriverà una sorta di tutor? Per me?», tentennò, sperando di
aver capito bene le parole dell’uomo.
«Esatto.
Sarà un’occasione perfetta anche per scambiare informazioni, migliorarci e farci
conoscere da una scuola tanto prestigiosa. Non fraintendermi, Brett.
Naturalmente il nostro scopo è agevolarti nella tua scelta. Vogliamo che tu
possa avere i migliori chiarimenti ad ogni tua domanda. E chi meglio può
svolgere questo ruolo, se non uno studente della stessa Moon?», si spiegò il
direttore, in un misto di enfasi per l’opportunità che aveva il Galaxy High e
di dispiacere per la potenziale perdita del suo studente modello.
«Certo,
certo, capisco», balbettò Brett, che forse soltanto ora cominciava a metabolizzare
le parole del direttore. Apprezzò che almeno cercasse di metterlo nelle
condizioni migliori per la sua scelta e che non preferisse tenerlo all’oscuro
di tutto pur di averlo ancora al Galaxy.
«L’arrivo
del loro miglior studente è fissato per dopodomani, Brett», gli comunicò.
Il ragazzino
parve svegliarsi. «Dopodomani?», ripeté, incredulo. «Direttore Kirkpatrik, io…
Vede, c’è un problema», tentennò. «Josh e Yoko non sanno che potrei andarmene».
ཉ
Fluffy
sbadigliò rumorosamente. Avevano fatto ritorno sulla Terra soltanto da un paio
di ore e avevano già fatto rapporto, eppure Brett era già sparito e il piccolo
cucciolo cibernetico si era appisolato sul tappeto.
Josh sbuffò.
Seduto sul bordo del letto, si prese il volto tra le mani e poggiò i gomiti sulle
ginocchia. Era riuscito a riposare appena un po’, ma poi i pensieri nella sua
mente si erano fatti più forti di prima, costringendolo ad abbandonare l’idea
di dormire. Tirò fuori dalla tasca il ciondolo che aveva comprato su Mehrin 8 e
si diede dell’idiota.
Non era un
oggetto personale quanto un gioiello, ma da quando in qua le faceva regali? Consegnarglielo
sarebbe significato indubbiamente dichiararsi alla ragazza che amava, ma con
che faccia tosta sarebbe andato da lei a fare una cosa del genere, sapendo che
alla ragazza molto probabilmente di lui non importava granché?
“Io con il mio leader? Mai! E poi se
voglio diventare famosa ho bisogno di trovare qualcuno che sia più promettente,
che abbia successo!”,
ricordò.
Si rigirò il
portachiavi tra le mani ancora per qualche minuto prima di accorgersi che
Fluffy non stava più dormendo, ma, al contrario, lo stava fissando,
interessato. Un amaro sorriso si fece largo sul viso di Josh, che prese il
portachiavi per l’estremità e lo mostrò al cucciolo.
«Ti piace?»,
gli chiese.
Il piccolo
non mancò di rispondere con i suoi versetti robotici, sorridendo e scodinzolando.
«Ti dirò un
segreto, Fluffy, ma devi promettermi di non rivelarlo a nessuno», disse con
voce grave il ragazzo, il cui sorriso si era ora fatto più spontaneo e sincero
e che osservò, divertito, il mutare dell’espressione dell’amico,
improvvisamente fattosi serio. Una promessa abbastanza stupida, in realtà, dal
momento che a capirlo era soltanto lui.
«Questo
ciondolo l’ho preso per Yoko. Eh già, la nostra Yoko, l’avresti mai detto? Ma
non credo affatto che lei ricambi e, inoltre, con quel Brian sempre tra i
piedi, non saprei nemmeno quando darglielo», spiegò, tornando a fissare la
piccola stella.
Fluffy lo
aveva ascoltato senza perdere una parola. Lui stesso provava affetto per i suoi
compagni di squadra, nonché i suoi padroni, ma era solito dimostrare
apertamente il proprio attaccamento a quel gruppetto strampalato, e le parole
di Josh perciò gli suonarono strane e quasi prive di senso. Si mise sulle zampe
posteriori e, con la bocca, afferrò svelto il ciondolo, correndo poi verso la
porta ed aprendola prima che Josh riuscisse ad impedirglielo. Lui stesso gli
aveva insegnato ad alzarsi su due zampe ed a ruotare la maniglia, non si
sarebbe dovuto stupire.
«Fluffy, che
stai facendo?», gridò il moro, correndogli dietro.
Inutile
precisare che il robotino era ben più veloce di lui e che, nonostante il
corridoio fosse sgombro al punto da agevolargli la corsa senza dover mostrare
particolare agilità, non riuscì comunque a raggiungerlo.
«Fermati,
Fluffy, torna qui!», gridò nuovamente, con tono più duro, sperando erroneamente
che in quelle parole riconoscesse un ordine al quale obbedire immediatamente.
Il cagnolino
continuava a correre imperterrito, alla ricerca della propria meta, senza voler
sentire ragioni. Arrestò la propria corsa soltanto quando si trovò di fronte
alla stanza interessata.
Quando Josh
fu abbastanza vicino da riconoscere la porta della stanza di Yoko si sentì
gelare. Gridò ancora a Fluffy di fermarsi, ma quello era già su due zampe,
intento a far girare la maniglia. Il ragazzo si era fatto abbastanza vicino alla
porta da essere proprio davanti ad essa mentre questa veniva aperta.
Si svolse
tutto in pochi secondi, che tuttavia bastarono a Josh per maledire Fluffy per
aver scelto un momento tanto inopportuno.
Yoko era
appena uscita dal bagno comunicante con la sua camera da letto. Dopo la missione
e dopo aver fatto rapporto, aveva optato per una rilassante doccia rigenerante,
peccato che la avesse appena terminata e che proprio in quel momento stesse
tornando in camera avvolta soltanto da un lungo asciugamano bianco, mentre i
capelli ancora bagnati gocciolavano acqua sul pavimento. Non aveva avuto il
tempo di realizzare quanto stava accadendo, aveva sentito una voce gridare a
Fluffy di fermarsi, ma poi la porta si era aperta di scatto, rivelando appunto
il cucciolo e un Josh trafelato piombato sulla soglia un attimo dopo.
Per un solo
secondo erano rimasti immobili a fissarsi, poi Josh aveva afferrato Fluffy
prima che potesse entrare nella stanza e correrle incontro e aveva chiuso la
porta con uno scatto fulmineo. Dall’altra parte, Yoko era corsa a far scattare
la serratura per impedire che qualcuno la riaprisse.
«Dio, Yoko
scusami!», iniziò a ripetere Josh, imbarazzato e mortificato, mentre strappava
il portachiavi dalla bocca di Fluffy e se lo ricacciava in tasca.
La giovane,
nella stanza, urlava come un’ossessa. «Che diavolo vi è venuto in mente? Io
almeno busso prima di entrare in camera vostra! Vi sembra questo il modo!?»,
continuava a gridare, paonazza. Il cuore quasi le martellava in gola per
l’imbarazzo.
«Ti prego,
ti prego, ti prego, perdonami! Non so cosa sia preso a Fluffy», tentò di giustificarsi
il moro, imbarazzato almeno quanto lei.
Dall’altra
parte, Yoko era seduta sul pavimento con la schiena poggiata alla porta. Si
passò una mano sul viso, cercando di contenere la rabbia e la vergogna. Non era
stato intenzionale, si ripeteva. Fortunatamente, nessuno aveva potuto vederla
dal corridoio.
«Fate in
modo di non essere lì fuori quando mi sarò data una sistemata, o giuro che vi
uccido!», sentenziò, lapidaria.
I due
raggelarono. Avrebbero fatto bene a scomparire, se ci tenevano alla pelle.
«Fluffy, non
farlo mai più!», gli intimò il padrone prima che si incamminassero. Non voleva
sgridarlo troppo pesantemente, in fondo aveva capito che lo aveva fatto a fin
di bene, tuttavia era anche vero che il cucciolo non aveva rispettato l’ordine
di fermarsi. E nemmeno aveva avuto l’accortezza di bussare.
Sbuffò
sonoramente, pensando alla figuraccia che aveva fatto con Yoko. Sarebbe riuscito
a guardarla in faccia senza sentirsi in imbarazzo? Si disse, però, che era
anche vero che non aveva visto nulla di sconveniente. Una frazione di secondo
dopo si ritrovò ad ammettere che Yoko fosse stupenda in qualsiasi modo si
presentasse. Arrossì violentemente ripensando a come i capelli sciolti le
ricadessero sulle spalle nude e a come la sua figura risaltasse nonostante fosse
avvolta dal pesante asciugamano. Si diede immediatamente dell’idiota e si
impose di darsi un contegno, aveva appena rischiato di fare un gran casino.
Sfortunatamente,
nel tragitto preso per tornare in camera, incrociò il suo acerrimo rivale,
pronto a metterlo alla prova.
«Kirkpatrik»,
lo chiamò, prima che fosse troppo lontano per sentirlo.
«Che vuoi,
Bobby?», gli rispose stancamente l’altro, mantenendo un certo distacco. Non
aveva davvero voglia di dargli corda.
Il castano
gli si avvicinò, avendo l’accortezza di parlare più a bassa voce. «Non mi dirai
che la vostra nuova matricola mette i bastoni tra le ruote a te e a Yoko, eh?»,
lo canzonò, divertito. Aveva sempre pensato che tra i due si nascondesse
qualcosa, ma poiché ogni volta smentivano con molta calma, aveva rinunciato ad
insistere per metterli in imbarazzo e anzi, aveva continuato proprio con il
puro intento di infastidirli.
«Dici? Io
farei più attenzione a Toby, se fossi in te», gli
suggerì il moro, ricambiando lo stesso sorriso malizioso e dandogli un colpetto
con il gomito.
Da quanto
nel loro team era arrivata una nuova ragazza, il trio aveva subito legato con
lei, ma Josh aveva notato che quando questa si faceva un po’ troppo vicina a
Bobby, Toby non la prendeva troppo bene. Ricordava di
averla vista rispondere male a Bobby prima di andarsene, quello stesso giorno
in mensa.
«Non sono
affari tuoi», tentò di difendersi il ragazzo, colto alla sprovvista, con il
viso in fiamme.
«Allora non aggiungere altro, se non vuoi
metterti in difficoltà», lo canzonò Josh, divertito, prima di riprendere a
camminare, mentre anche Fluffy sogghignava.
«Hai visto,
Fluffy? Pensava di prenderci in giro», scherzò.
Tornato
nella propria stanza, ebbe la premura di nascondere il portachiavi in un
cassetto. Prima o poi avrebbe trovato il modo di consegnarlo a Yoko, si disse.
Sospirò e si voltò verso Fluffy, che lo guardava senza capire. «Vedi…. A te
sembra normale dire sempre le cose come stanno, ma… Ecco, noi esseri umani
siamo più… Complicati», tentò di spiegargli, grattandosi la nuca. «E stupidi»,
ammise, chinando il capo.
ཉ
Al solo
pensarci, il cuore le batteva ancora all’impazzata. Come poteva essersi
catapultato nella sua stanza così all’improvviso, senza nemmeno bussare? Cercò
di darsi una calmata, in fondo era stato un incidente, Fluffy non aveva certo
intenzione di metterla in imbarazzo di proposito e non poteva certo immaginare
che la ragazza fosse appena uscita dalla doccia. Prese un profondo respiro,
sperando la aiutasse a calmare i nervi. Si affrettò a vestirsi, lasciando
invece che l’asciugamano che aveva avvolto come un turbante le asciugasse i
capelli ancora per un po’. Si lasciò cadere sul letto, pensierosa. Deglutì a
fatica quando con la coda dell’occhio notò che il volantino giallo acceso dei
provini per Romeo e Giulietta era ancora lì, sulla sua scrivania. Perché non
l’aveva ancora buttato? Josh avrebbe potuto vederlo…
Uno strano
senso di inquietudine la invase, facendola sentire in colpa. Era trascorsa
ormai una settimana e l’insieme di impegni le aveva fatto quasi dimenticare la
faccenda, dal momento che, inoltre, non si aspettava nemmeno di aver ottenuto
la parte e preferiva non pensarci. Era riuscita egregiamente a non far emergere
l’accaduto di fronte ai compagni, di fronte a Josh, ed a mantenere la sua
facciata allegra e spensierata. Non era altro che uno stupido provino, ma
l’idea che i due potessero venire a sapere che lei non li avesse coinvolti le
faceva venire voglia di sotterrarsi. Si maledisse per essersi a sua volta
allontanata, per non aver detto nulla a Brett e Josh quella mattina, per non
avere mai il coraggio di fermare il moro quando lo vedeva allontanarsi. Sciolse
il nodo dell’asciugamano ed iniziò ad usarlo per massaggiarsi la testa, ancora
pensierosa. Come un fulmine a ciel sereno, le balenò nella mente un’idea che
aveva quasi dimenticato, nonostante da tempo l’avesse proposta al direttore
Kirkpatrik. Gli occhi le brillarono. Sì, era quello che ci voleva.
Angolo dell’autrice
La
miriade di impegni mi ha fatto finire gli aggiornamenti di questa storia nel
dimenticatoio. Non nego che sia difficile trovare il tempo per scrivere, e che
spesso se trovo il tempo ho l’ispirazione per scrivere altre cose, ma questa
storia merita un finale e vi giuro che prima o poi arriverà.
La
faccenda si complica, non tanto per le vicende in sé ma perché questo
progressivo allontanamento si sta quasi facendo sempre più radicato da entrambe
le parti, se prendiamo in considerazione Yoko e Josh. Lei, che ancora si
colpevolizza per quel famoso provino, e lui, che in fondo cerca di
riavvicinarsi. E che cosa avrà in mente la nostra Yoko? Per quanto riguarda
Brett, poi, sembra che sia davvero giunto il momento di affrontare la questione
con i suoi compagni di squadra.
Potrebbero
sembrare un po’ codardi, ma sinceramente li trovo solo degli adolescenti pieni
di pare mentali.
Spero
di poter aggiornare presto, ma non prometto nulla ed è proprio meglio che non
lo faccia… Un enorme grazie a chi legge ed eventualmente commenta, sperando ci
sia ancora qualcuno ^^ Le mie recensitrici le ho
perse per strada, ma spero di ritrovarle, un giorno.
Un
abbraccio
WolfEyes