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Autore: Nana_13    17/01/2018    0 recensioni
"...È successo tutto così in fretta che non so spiegarmi come diamine abbiamo fatto a ritrovarci in questa situazione. Vorrei solo aver dato retta alle mie amiche e rinunciato a questa stupidaggine. Potevamo passare una normalissima serata in tutta tranquillità e invece mi sono dovuta impuntare. Per cosa poi? Non lo so nemmeno io.
E adesso che forse sto per morire ho un solo pensiero che mi rimbalza in testa: non saremmo mai dovuti venire qui."
Questi furono i pensieri di Juliet la sera del ballo dell'ultimo anno. Lei e le sue amiche avevano creduto di passare una serata alternativa andando a quella festa, senza avere ancora idea del guaio in cui si stavano cacciando.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26
Salto nel vuoto

 

“Come diavolo hai fatto a uscire?” boccheggiò Cedric, strabuzzando gli occhi.

“Ho i miei metodi.” rispose pacato. Sul suo viso non c’era traccia di rabbia o risentimento. 

“Davvero impressionante. Ora però da bravo Houdini, togliti dai piedi.” lo minacciò Cedric, facendo un passo avanti verso di lui. 

Dean comunque non fece una piega, per nulla intimorito. “Fatti sotto.” lo sfidò, fronteggiandolo.

“Per l’amor del cielo, finitela!” Esasperata da tutta quella situazione, Juliet si sentì animata da un improvviso spirito d’iniziativa e si interpose tra i due, impedendo che venissero alle mani; poi trafisse Dean con lo sguardo e con una spinta lo allontanò dall’amico. “Perché continui a torturarci così? Non ti è bastato quello che ci ha fatto passare? Lasciaci in pace una buona volta!”

Il tono che usò era combattivo, ma allo stesso tempo amareggiato, e Dean provò un forte senso di colpa nel vederla così. Non avrebbe mai voluto ferirla, ancor meno da quando si era accorto dei sentimenti che provava nei suoi confronti, ma ormai era successo e non poteva farci nulla. L’unica speranza che aveva di rimediare era fare uno sforzo e tentare di aprirsi una volta per tutte.

“Non posso!” ribatté di getto. “C’è un motivo per cui non posso farlo…” esitò, cercando di trovare le parole giuste. Erano giorni che meditava su quello che avrebbe detto, ma adesso a malapena riusciva a raccogliere le idee. Incredibile come in un attimo una ragazza fosse riuscita a farlo sentire così impacciato, una sensazione che non aveva mai provato in vita sua. L’incoraggiamento venne da Juliet stessa, che rimase lì dov’era, in attesa che proseguisse. 

“È difficile per me…” continuò allora, approfittando di quella possibilità. “Tu mi hai incuriosito fin dalla sera del ballo. C’è qualcosa in te che ti rende diversa, anche se non mi spiego cosa. Hai la strana capacità di rendermi nervoso.”

Quando lei incrociò le braccia e lo guardò confusa, probabilmente chiedendosi dove volesse andare a parare, Dean capì che si stava solo perdendo in chiacchiere. Doveva arrivare al sodo, ma non era certo un’impresa facile. Temeva di non uscirne bene. “Mi rendo conto di averti causato solo guai da quando mi hai incontrato e vorrei poter tornare indietro. So che suona banale, ma è la verità. Ora spero solo che non sia troppo tardi…”

“Troppo tardi per cosa?” chiese Juliet con un fil di voce. 

Dean allora raccolse il coraggio e la guardò intensamente negli occhi. “Credo di essere innamorato di te.” rivelò infine, tra lo sbalordimento generale.

Fu allora che accadde quello che meno si sarebbe aspettato. Da sorpresa che era, Juliet s’impietrì di colpo, come se l’avesse gravemente insultata. “Tu… Credi?” sottolineò quella parola con più determinazione. “Tu credi di essere…” Fuori di sé come non mai, si avvicinò e lo spinse di nuovo, riversando in quel gesto tutto il proprio risentimento. “Con che faccia tosta me lo vieni a dire adesso? Quando non c’è stato un momento in cui tu non mi abbia fatta sentire stupida, gelosa… inadeguata!” Lo spinse ancora, stavolta con le lacrime agli occhi. “Ho perfino litigato con Rachel, perché credevo provassi qualcosa per lei!” esclamò, dandogli un’altra spinta. 

“Juls…” L’amica cercò di calmarla, ma lei la ignorò. 

“Perché non hai chiarito le cose quando potevi, invece di limitarti a guardare?” La sua rabbia era incontenibile, tanto che riusciva a stento a parlare senza che le tremasse la voce, mentre invece lui se ne stava lì fermo, senza provare in alcun modo a giustificarsi. 

Guardandolo meglio, Juliet si accorse che la ferita sulla sua fronte si era già praticamente rimarginata. Di sicuro si trattava di un’altra diavoleria da vampiro. E lei che si era data tanto da fare per curare e disinfettare ogni insignificante graffietto che si era procurato nel bosco. Anche su quello le aveva mentito.

Nuove lacrime le solcarono le guance e frustrata cercò di asciugarsele, senza molto successo. Continuavano a sgorgare a fiotti e, malgrado non volesse piangere davanti a lui, alla fine si rassegnò a lasciarle uscire. “La verità è che sei solo un bastardo egoista!”

Stava per spingerlo di nuovo, ma a quel punto Dean ne aveva abbastanza. Tutta quella fatica non era servita a farsi insultare senza poter dire la sua. Rapido la afferrò per i polsi, costringendola a guardarlo in faccia. 

Juliet tentò di divincolarsi, ma fu tutto inutile. “Lasciami!”

“Mi ascolti?” domandò deciso, riuscendo per un momento a calmarla. Quando lei lo guardò di nuovo, riprese. “Hai ragione. Tutto quello che hai detto è vero e ti chiedo scusa. Avrei dovuto dirtelo prima, ma è proprio questo il problema. Non riesco a ragionare quando ci sei di mezzo tu.” ammise. “Riflettendo ho concluso che forse è a causa di quello che provo, ma non ne sono totalmente sicuro perché non mi era mai capitata una cosa del genere.”

Quello che stava dicendo lasciò Juliet senza parole. Lo fissava come intontita, finché, dopo un istante che sembrò un’eternità, trovò la forza di reagire. “Che cosa vuoi da me?” chiese a quel punto, sfinita. 

Questo Dean lo sapeva. “Ti chiedo solo una possibilità e di avere ancora un po’ di pazienza con me.” Detto ciò, le liberò i polsi e attese una risposta. Una qualunque. Anche se lo avesse rifiutato, si sarebbe fatto da parte, se era quello che voleva. 

Juliet sentì le gambe cedere e per poco non cadde in ginocchio, ma si fece forza. Quello non era il momento di svenire. Sentiva il cuore palpitarle a mille nel petto e sperò che non le venisse un infarto proprio ora. “Non è che hai tirato fuori un’altra dote da vampiro e adesso mi stai ipnotizzando per convincermi?” scherzò, rivolgendogli un sorriso timido.

Dapprima perplesso, lui ricambiò con ghigno divertito, che bastò a metterla definitivamente fuori combattimento.  Anche se niente era certo quando si trattava di Dean, l’istinto le diceva di provare a dargli fiducia. Dopotutto, lei non era Claire, non avrebbe commesso gli stessi errori.

Dean capì e si mosse per prenderle la mano. Le loro dita s’intrecciarono e bastò che si guardassero negli occhi perché tutto fosse chiarito. Non ci fu bisogno di aggiungere altro.

Intanto, gli altri erano rimasti fermi a osservare la scena, senza sapere bene come comportarsi. Aspettavano di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, ora che aveva Juliet dalla sua parte. 

“Dovete lasciare che vi aiuti.” sentenziò risoluto, mentre Cedric alzava gli occhi al cielo e scuoteva la testa. “Non c’è una sola possibilità che usciate vivi dal castello senza di me.” 

Questa volta Mark sembrava veramente intenzionato a prendere in considerazione la proposta. Alla fine, dopo averci riflettuto su per qualche istante, guardò di nuovo Cedric e si abbandonò a un sospiro. “Odio doverlo ammettere, ma ha ragione. Abbiamo sottovalutato la situazione, Ced.” constatò. “Non possiamo farcela da soli.”

Dean era sollevato. “Finalmente qualcuno con un po’ di buonsenso.” 

“Non credere che questo cambi le cose.” lo interruppe Mark, puntandogli un dito contro. “Su di te resto comunque della mia idea e se accetto di seguirti è solo per convenienza.”

Dean annuì, intuendo di aver ottenuto una tregua almeno per il momento, ma consapevole di non potersi più permettere errori. 

Senza lasciare la mano di Juliet, li guidò fuori dal vicolo cieco, attraverso i cunicoli del sotterraneo. Mentre camminavano, nessuno disse una parola. L’unico rumore era quello dei loro passi che riecheggiava sulle pareti. 

Per un po’ tutto sembrò filare liscio, anche se Dean non aveva abbassato la guardia neanche per un secondo. Aveva messo in conto che non avrebbero potuto lasciare il castello indisturbati, senza che qualcuno tentasse di fermarli, quindi non si stupì più di tanto quando una figura comparve dall’altra parte del corridoio, sbarrando loro la strada. 

“Dean.” lo chiamò Rosemary. “Che stai facendo?” La domanda suonò retorica, visto che era piuttosto evidente. Con sguardo minaccioso li squadrò uno a uno, come se volesse inchiodarli al muro con la sola forza del pensiero.

Quando Dean vide i suoi occhi saettare da Juliet alle loro mani intrecciate, istintivamente aumentò la presa. “Come ci hai trovato?” chiese gelido. 

Mary lo fissò incredula. “È tutto quello che sai dire?” 

Dean non sentiva di doverle alcun tipo di spiegazione, così continuò deciso a sostenere il suo sguardo, in attesa di una risposta. 

“Sei davvero un ingenuo.” disse lei allora. “Sul serio hai creduto che Nickolaij si fidasse ancora di te dopo tutto quel tempo passato con gli umani? Ho provato ad avvertirti non so quante volte in questi giorni, ma continuavi a evitarmi.” Con un sospiro frustrato, si passò una mano tra i capelli, prima di tornare a guardarlo. “Ti ha fatto pedinare, idiota.” rivelò. “Presto avrai tutti addosso, è solo questione di minuti.”

La mascella di Dean si contrasse, in preda a un moto di rabbia. Come aveva potuto essere così stupido? Era stato talmente preso dall’esigenza di trovare un modo per salvare Juliet e gli altri da non accorgersi di aver qualcuno alle calcagna. 

“Sai bene quanto Nickolaij sia abile nel capire le intenzioni altrui.” continuò Mary. “Quando sei tornato, ha intuito subito che qualcosa in te non andava e a quanto pare ci aveva visto giusto.”

Il suo tono s’intristì, ma a Dean non importava di averla delusa. “Non vedo come tutto questo possa riguardarti.” la provocò aspro.

“Come puoi dire una cosa simile? Lo sai quanto tengo a te…” ribatté punta sul vivo; poi, come era prevedibile che facesse, tentò di fargli cambiare idea. “Andiamo, non penserai di riuscire ad andartene come se niente fosse. Siamo ancora in tempo, aiutami a riportarli in cella e forse Nickolaij potrebbe ancora…”

“Basta!” la interruppe di colpo. Era davvero stanco di sentire sempre la stessa canzone, stanco di dover vivere nell’ombra di Nickolaij e nel terrore della sua vendetta. “Stai solo sprecando fiato. Ormai ho preso la mia decisione ed è definitiva. Adesso vattene, Mary.”

Quell’ennesimo rifiuto provocò in lei un cambio di atteggiamento. Il suo sguardo si fece affilato e la preoccupazione scomparve, mentre l’attenzione si focalizzò su Juliet e d’improvviso intuì tutto. “Non dirmi che è per lei che fai tutto questo?” chiese infatti subito dopo. “Per una… umana?” Pronunciò l’ultima parola con evidente disprezzo. “Patetico.” mormorò disgustata. 

Dean la ignorò, voltandosi verso gli altri per dire loro di andare avanti e che li avrebbe raggiunti presto. Juliet era visibilmente restia a seguire le sue istruzioni, ma le assicurò con lo sguardo che tutto sarebbe andato per il meglio. 

Le sue mani fecero appena in tempo a lasciare quelle di Dean, che Mary era già scattata per impedire loro la fuga, ma lui la intercettò prima che potesse raggiungerli.

Dopo una breve colluttazione, Mary ebbe il sopravvento e con considerevole energia lo afferrò per le spalle, sbattendolo contro il muro e stringendo la morsa affinché non potesse liberarsi. Malgrado fosse una donna, la sua forza non aveva nulla da invidiare a quella di un vampiro prestante. 

“Ora ascoltami bene.” Lo inchiodò con lo sguardo. “Come pensi che finirà? Nickolaij ha già messo l’intero castello sotto sorveglianza. Ogni uscita, ogni passaggio sono controllati. Dove credete di andare tu e il tuo gruppetto di amici?”

Dean, però, non si mostrò impressionato. Immaginava che non stesse mentendo, ma non voleva prestarsi al suo gioco. Se davvero Nickolaij si era già mosso, l’unica possibilità era di batterlo sul tempo e lasciare il castello prima di ritrovarsi circondati dai suoi uomini. La priorità comunque era quella di liberarsi di lei, quindi con una spinta si liberò dalla stretta di Mary, togliendosela di dosso. 

Non fecero che studiarsi, entrambi sulla difensiva e concentrati nel cercare di prevedere l’uno le mosse dell’altra. 

Lei lo squadrò sprezzante, con i nervi a fior di pelle. “Sai, ho sospettato fin dall’inizio che qualcosa in te era cambiato, ma non volevo crederci. Ho sempre creduto che non saresti mai stato così stupido da tradire Nickolaij e invece...” Scosse la testa, dispiaciuta e delusa allo stesso tempo. “Quando vi avrà catturato, sappi che non sprecherò neanche una parola in tua difesa. Sono stanca di dover continuamente giustificare le tue uscite di testa.” 

Dean ghignò. “Nessuno te l’ha mai chiesto.”

La sua provocazione sortì l’effetto sperato, perché Mary si avventò di nuovo contro di lui, che questa volta però non aveva intenzione di farsi sopraffare. Prima che potesse attaccarlo, infatti, le afferrò le braccia, bloccandola contro la parete con molta più forza di quanta ne avesse usata lei. 

“Lasciami, traditore!” intimò Mary fuori di sé, tentando di divincolarsi. “Ti giuro che non avrò pace finché tu e la tua puttanella non sarete morti e sepolti!”

Quando alluse a Juliet, Dean si sentì punto sul vivo e la bile gli risalì dallo stomaco. “Tu non la toccherai.” sibilò a denti stretti.

Lei allora si abbandonò a una risata maligna. “Ma guarda come ti sei ridotto. Protettore degli umani.” lo schernì. “Potrai anche riuscire ad andartene stanotte, ma se Nickolaij li vuole prima o poi li avrà. Compresa la tua puttanel…”

A quel punto però, Dean non poteva più sopportare un’altra parola. Con un violento strattone le fece sbattere la testa contro la pietra e Mary si accasciò al suolo priva di sensi.

La osservò dall’alto in basso con disprezzo, riflettendo su quanto la considerasse diversamente rispetto a molti anni prima, quando era stata la sua unica ancora di salvezza. 

Senza perdere altro tempo, la lasciò dov’era e corse a cercare Juliet e gli altri, trovandoli ad aspettarlo qualche metro più avanti. 

Lei gli venne incontro allarmata. “Sei ferito?” chiese, notando i suoi vestiti impolverati e i piccoli graffi che si era procurato durante lo scontro. Roba da niente, ma che la fece preoccupare comunque e questo a Dean non poté che far piacere. 

“Non è nulla.” la tranquillizzò, cercando subito la sua mano. 

“Che fine ha fatto quella donna?” si informò Mark cauto. “Non l’avrai mica… ammazzata?”

“Magari bastasse così poco.”

“Ma chi era?” Alla domanda Juliet si accorse che Dean era leggermente imbarazzato, come se stesse cercando le parole giuste. 

“La mia ex.” rispose infine, con una semplicità inaspettata. “Ma è finita da un pezzo.” Si affrettò a chiarire, quando lei gli rivolse un’occhiata perplessa.

“Ah, ecco.” intervenne Cedric sarcastico. “Adesso si spiegano tante cose.”

Dean sorrise impercettibilmente, prima di far loro cenno di muoversi. “Forza, dobbiamo sbrigarci.” 

Dopo aver messo quanta più distanza possibile tra loro e Mary, si fermarono un momento per riprendere fiato e permettergli di valutare la direzione da prendere. 

“Sei sicuro che questa strada conduca all’uscita?” chiese Mark tenendosi un fianco, provato dallo sforzo di stargli dietro. 

“Sì. Vivo qui da decenni e conosco ogni anfratto di questo posto.”

Il ragazzo annuì di risposta. “Ah, volevo dirti…” esitò incerto. “Scusa per prima. Mi dispiace di averti colpito.” 

“Tranquillo, è acqua passata.”

“A proposito, dov’è che siamo esattamente?” chiese Cedric, parlandogli sopra. “Non nel Montana, questo è poco ma sicuro.”

“In Romania. Per essere precisi nel villaggio di Bran, in Transilvania.”

Rachel si scambiò un’occhiata d’intesa con Mark. “Visto? Avevamo ragione.” Gli fece notare.

Cedric boccheggiò incredulo. “E come diavolo ci siamo finiti in Romania?”

“Il portale.” gli ricordò Dean.

Lui annuì. “Già, stupido io a chiederlo.”

Mentre attendevano che la loro guida decidesse in quale direzione andare, Rachel rifletté su quello che aveva detto a proposito della sua permanenza al castello e una domanda le sorse spontanea. “Mi rendo conto che non sia proprio il momento adatto, ma... suppongo che tu non abbia esattamente l’età che dimostri, vero?” In ogni romanzo sui vampiri che avesse letto, tutti erano molto vecchi, magari addirittura di secoli, ed era curiosa di sapere se valeva anche per lui.

Dean non rispose subito alla domanda, probabilmente colto alla sprovvista, poi però scosse la testa. “In effetti no.” 

“E posso chiederti quanti anni hai veramente?” insistette cauta, temendo di risultare inopportuna.

“Ne compio centodieci il prossimo dicembre.” rispose invece con naturalezza.

Quella rivelazione li lasciò per un attimo ammutoliti. Nessuno si aspettava che avesse tutti quegli anni, visto che sembrava più o meno loro coetaneo. 

“Però… Te li porti bene.” commentò Claire colpita.

La battuta lo fece sorridere, ma durò giusto il tempo di ricordarsi che Nickolaij sapeva delle sue intenzioni e che, se non si fossero sbrigati a lasciare il castello, sarebbero stati guai. Quindi, non appena ebbe deciso quale strada intraprendere, li spronò a seguirlo in fretta lungo uno dei due corridoi che si erano trovati davanti. 

L’illuminazione era così scarsa che per un po’ non parlarono, troppo occupati a guardare dove mettevano i piedi, finché Mark non ruppe di nuovo il silenzio. “Non voglio fare il petulante, ma non ci hai ancora spiegato come faremo a tornare a casa, ammesso che riusciamo a uscire vivi da qui.” 

“C’è un altro portale nella foresta, al limitare del castello. È lì che stiamo andando.” 

“E una volta attraversato ci porterà direttamente a Greenwood o dovremo rifarci mezzo paese a piedi?” chiese Cedric in tono polemico.

Dean sogghignò, continuando a guardare fisso davanti a sé. “Stavolta no.”

“Visto che siamo in vena di domande, ce n’è una che mi gira in testa da un po’.” esordì Claire alle sue spalle. “Se tu esisti, o meglio voi vampiri esistete… Esistono anche i lupi mannari e altre creature simili?”

L’ironia della domanda apparve subito evidente a tutti, ma Dean fece finta di niente e rispose con pazienza. “Quella dei licantropi è solo una storia inventata dai nostri antenati per coprire le loro tracce. Nei tempi antichi, i vampiri usavano indossare pelli di lupo per mimetizzarsi e cacciare indisturbati. Così tra gli umani si sono diffuse leggende su uomini-lupo che si nutrivano di sangue nelle notti di luna piena.” 

“Quindi è tutta una montatura?” constatò Rachel interessata. 

Lui annuì. “Del resto, è assurdo pensare che esistano uomini capaci di trasformarsi in lupi.”

“Beh, fino a poco tempo fa per me era assurdo pensare che esistessero i vampiri...” Sentirsi dire da uno di loro che i lupi mannari erano solo una favola, quello sì che era paradossale.

“E invece per quanto riguarda tutti quei cliché su di voi?” chiese Juliet qualche istante dopo. “Le croci, l’aglio, la luce del sole, eccetera?”

Divertito dall’ingenuità di quel discorso, Dean ridacchiò. “Sono tutte dicerie senza fondamento.”

“Tranne il fatto che vi mantenete in vita succhiando il sangue della gente.” precisò Cedric piccato.

“Non tutto quello che si sente in giro corrisponde a verità.” si difese lui prontamente. “Non siamo bestie assetate di sangue. Non tutti almeno. In realtà, per sopravvivere ci basta nutrirci una volta al mese, durante il plenilunio.”

A Rachel si illuminarono gli occhi, colta da un’improvvisa intuizione. “Quindi è per questo che ci tenevano chiusi in quella cella! Aspettavano il plenilunio per ucciderci.”

“Però non si spiega perché Claire fosse in isolamento.” aggiunse Juliet, che subito dopo trasalì a causa di un rumore sinistro. “Cos’è stato?” 

Grato che quel rumore avesse deviato la loro attenzione dal discorso, Dean le strinse la mano per incoraggiarla a proseguire. Probabilmente si era trattato solo di un topo. Fossero stati i vampiri, a quel punto li avrebbero già circondati e invece calma piatta. Era quella a preoccuparlo più di tutto. Se davvero Nickolaij li stava facendo cercare, perché non era ancora arrivato nessuno?

Juliet si strinse nelle spalle, trattenendo un brivido. “Ho sempre l’impressione che qualcuno ci piombi addosso da un momento all’altro.”

“Sarà solo suggestione.” disse Cedric. “Dopotutto stiamo vagando da un’ora nel sotterraneo di un castello con una setta di vampiri alle calcagna. Cosa potrebbe succederci di male?”

Dean comunque provvide subito a rassicurarli. “Ci siamo quasi. C’è un’uscita secondaria dopo questo corridoio, dobbiamo solo arrivarci.”

Di lì a poco, infatti, la galleria iniziò ad allargarsi, confluendo in uno spazio più ampio, simile a un piccolo atrio. Non c’erano porte o archi, ma solo una botola chiusa da due sportelli di legno, alla quale si accedeva tramite pochi gradini. 

Mark e Cedric si mossero per andare ad aprirla, ma Dean glielo impedì.

“Che c’è adesso?” protestò Cedric.

“Vi avverto fin da ora: è probabile che quando usciremo ci sarà qualcuno dall’altra parte ad attenderci…”

“E allora che siamo venuti a fare?” si intromise Rachel esasperata. Tutta quella fatica per ritrovarsi comunque in trappola. “Potevamo uscire da un’altra parte.”

Dean la guardò. “Credi che non ci abbia pensato? Ma quando Mary ha detto che Nickolaij aveva circondato il castello ho ritenuto che valesse la pena tentare. Questa uscita potrebbe non essere ancora sorvegliata e poi è la più vicina al portale.” spiegò risoluto, prima di riprendere da dove lo aveva interrotto. “Voglio essere chiaro, dovrete fare esattamente quello che vi dirò. Se la situazione si mette male e io vi dico di scappare, voi scappate senza fare obiezioni.”

“E lasciarti qui?” boccheggiò Juliet incredula. “Scordatelo, non se ne parla.”

“Invece lo farete, perché se so che siete al sicuro ho maggiori possibilità di cavarmela anch’io.” Dean parlò al plurale, ma da come la guardava si intuì che si riferisse principalmente a lei.

“E dov’è che saremmo al sicuro precisamente?” chiese Claire scettica.

“Nella foresta c’è un pozzo. Quando lo trovate, tuffatevi dentro. È quello il portale.” A quel punto, li fissò uno dopo l’altro per accertarsi di averli convinti. “Ho la vostra parola?”

Sia Juliet che gli altri tentennarono qualche istante, poi Mark rispose per tutti. “Va bene. Ma cerchiamo di restare uniti.”

Raggiunto così un accordo, Cedric si sentì libero di proseguire verso la botola e tentare di aprirla. Costretto a chinarsi per via del soffitto troppo basso, sollevò le braccia e iniziò a spingere, anche se malgrado gli sforzi non ottenne risultati. A quel punto, Mark provò ad aiutarlo, ma neanche insieme riuscirono a smuoverla di un millimetro. 

“Potresti anche darci una mano!” esclamò Cedric con la voce rotta dalla fatica. 

“Dev’essere chiusa dall’esterno.” constatò Dean in tutta semplicità. “Ecco perché non riuscite ad aprirla.” Salì i gradini per raggiungerli, lasciando intendere che dovevano fargli spazio, e iniziò a tastare il legno. In breve tempo si rese conto che era marcio per l’umidità, visto che quel passaggio non veniva utilizzato da anni e di conseguenza anche i cardini erano arrugginiti. Senza starci a pensare troppo, sferrò la prima gomitata al centro dei due sportelli. I cardini cigolarono, ma non si aprirono e, quando una pioggia di terra penetrò dalla fessura finendogli in testa, ebbe la conferma che la botola era bloccata. Si ripulì in fretta e tentò di nuovo con un’altra gomitata, stavolta più decisa, che riuscì a spaccare uno sportello. 

Un’altra cascata di terra mista a foglie secche cadde all’interno e Mark tossì, coprendosi naso e bocca con la mano mentre Dean, aiutato da Cedric, riusciva ad aprire completamente la botola. 

Dopo aver tolto anche gli ultimi residui di radici ed erbacce che ostruivano l’uscita, finalmente la tenue luce dell’alba illuminò il sotterraneo e la via fu libera.

Ritrovarsi all’aria aperta dopo giorni di reclusione fu un sollievo insperato. I suoni e gli odori del mondo esterno li investirono di nuovo, mentre i primi raggi di sole facevano capolino da dietro gli alberi della foresta che si estendeva a perdita d’occhio intorno al castello.

Si godettero quel meritato attimo di tranquillità, prima che l’eco di un battito di mani lo interrompesse.

Con un sussulto, si voltarono tutti in quella direzione e, anche se Dean non aveva certo bisogno di vederlo in faccia per sapere chi fosse, restò comunque impietrito quando lo sguardo penetrante di Nickolaij incontrò il suo. 

“Complimenti.” disse compiaciuto. “Sei stato davvero bravo, Dean. Anche se, ammetterai, alquanto prevedibile.” Accanto a lui c’erano Mary e Dustin, insieme ad altri quattro vampiri, tra cui anche Connor. A quanto pareva, Nickolaij non doveva considerarlo una grossa minaccia, visto che per fermarlo non aveva scomodato più di quattro uomini, oltre ai suoi soliti due galoppini.

Dean comunque cercò di mostrarsi preoccupato. “Mio signore, come mai da queste parti?” chiese pacato. In effetti, di rado si occupava personalmente di simili faccende, preferiva delegare il lavoro sporco ad altri.

“Ero curioso di vedere fino a che punto ti saresti spinto.” spiegò Nickolaij, guardandolo fisso. 

Dean in quel momento intuì stesse cercando di leggergli dentro e percepire le sue paure, che all’improvviso non si sentì più in grado di nascondere.

“Non appena Rosemary ha scoperto le tue intenzioni ed è venuta a riferirmelo, sul momento confesso di essere stato colto di sorpresa. Non pensavo di aver avuto ragione su di te, speravo di sbagliarmi stavolta.” Lo disse con una vena di malinconia nella voce, deluso e annoiato allo stesso tempo.

Ecco come aveva fatto a sapere in anticipo il punto esatto da cui sarebbero usciti. Dean imprecò tra sé, lanciando a Mary un’occhiata di puro odio.  

“Non credi sia arrivato il momento di porre fine a questa follia?” proseguì Nickolaij. “Sai perfettamente come andrà. È inutile sprecare energie in atti tanto eroici quanto stupidi. Arrenditi e ti concederò una morte clemente.”

-Sì, certo- pensò Dean, che nel frattempo si guardava intorno alla disperata ricerca di una via di fuga. Mentre parlavano, infatti, si era accorto che i vampiri li stavano accerchiando lentamente. Se avessero attaccato, non sarebbe stato difficile intuire chi avrebbe avuto la meglio. Due poteva anche atterrarli, ma contro quattro non aveva speranze. Senza contare Mary e Dustin. “E se mi rifiutassi?” chiese sicuro di sé, cercando di prendere tempo.

Nickolaij gli lanciò un’occhiata tagliente, infastidito da quell’atteggiamento ribelle. “Allora non credo ci sia nient’altro da aggiungere. Vediamo di concludere.” Dopodiché rivolse un cenno alle sue guardie del corpo, lasciando a loro il compito di occuparsi dei fuggiaschi; poi girò i tacchi e tornò da dove era venuto.

Come volevasi dimostrare, non era nel suo stile provvedere di persona a certe seccature, ma non per questo la faccenda si fece meno seria. I vampiri si avvicinarono minacciosi, e due di loro puntarono subito alle ragazze, l’anello debole del gruppo.

“Scappate!” urlò loro Dean. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, per questo li aveva avvertiti. Non fece comunque in tempo a verificare che gli avessero obbedito, perché Connor e un altro vampiro gli furono subito addosso. Gli altri due non avrebbero impiegato molto tempo a raggiungerli, ma al momento non poteva fare niente per impedirlo. 

Mentre lottavano, Connor lo lasciò al suo compare, per andare a dar man forte ai compagni, ma Dean se ne liberò facilmente con un paio di pugni e si fiondò al suo inseguimento. 

Poco più avanti, trovò Mark e Cedric che tentavano di trattenere i vampiri, per dare un minimo di vantaggio alle ragazze, ma Dean non fece in tempo a impedire che venissero messi k.o. Subito dopo vide Connor sparire tra gli alberi e provò ad andargli dietro, ma gli altri due vampiri gli sbarrarono la strada. Durante la lotta uno riuscì a bloccargli le braccia, mentre l’altro gli sferrava un pugno nello stomaco. Stordito, perse la lucidità per qualche istante, prima di riuscire a liberarsi con una testata. Il vampiro dietro di lui urlò di dolore, coprendosi il naso sanguinante e Dean ne approfittò per afferrarlo per le spalle e buttarlo addosso al suo compare, così da liberarsi di entrambi in un colpo solo e inseguire Connor.

A quel punto Dustin, finora rimasto in disparte, fece per intervenire, ma Mary lo fermò. 

“Lascia, me ne occupo io.” 

Il vampiro chinò il capo obbediente. “Come volete, ma ricordate che l’obiettivo è la ragazza.” 

-Come dimenticarlo- pensò lei, prima di fiondarsi dietro a Dean.

 

-o-

 

Nel frattempo, le ragazze correvano a perdifiato nella foresta, senza neanche sapere dove stessero andando. Dietro di loro continuavano a sentire i passi degli inseguitori. Non avevano idea di quanti vampiri avessero alle calcagna, ma sapevano che uno solo sarebbe bastato per tutte e tre. L’unica speranza era che il pozzo non fosse troppo lontano.

“Non ce la faccio più!” ansimò Juliet, in coda al gruppo.

 “Coraggio, non ti puoi fermare adesso!” le gridò Claire, voltandosi indietro.

Lei cercò di resistere, di non pensare alla fatica ma alla salvezza, non solo sua ma anche dei ragazzi. Erano rimasti indietro per proteggerle e ora chissà cosa gli era successo. 

All’improvviso, uno degli inseguitori sbucò alle sue spalle e la afferrò per un braccio, strattonandola e facendola cadere. 

“Ti ho presa, bambolina!” esclamò divertito, mentre le montava sopra sbattendole in faccia quel suo perfido ghigno.

Le grida atterrite dell’amica misero in allerta Rachel e Claire, che tornarono indietro per soccorrerla. Tentarono di toglierglielo di dosso, ma lui con una spinta le allontanò senza troppe difficoltà. 

Juliet lottò disperatamente contro l’aggressore, sferrando calci all’impazzata per cercare di liberarsi, ma tutto ciò che ottenne fu che la tenesse più stretta, per poi chinarsi famelico su di lei.

Poteva sentire il suo alito sul collo, segno che fosse pronto a morderla. A quel punto, paralizzata com’era dalla paura, smise di dimenarsi e pensò che ormai fosse davvero finita. Avrebbe tanto voluto che Dean fosse lì e, come per miracolo, il suo desiderio venne esaudito. Il corpo del vampiro cessò di pesarle addosso e in un attimo fu libera. Qualcuno, infatti, l’aveva afferrato per gli abiti e scaraventato lontano contro un albero, facendogli perdere i sensi. 

Per aiutarla ad alzarsi Dean la sollevò praticamente di peso e Juliet non poté fare a meno di abbracciarlo disperata.

Lui le accarezzò la nuca, stringendola a sé. “Stai bene?” Poi, senza aspettare una risposta, la guardò negli occhi e con aria apprensiva le scostò i capelli dal collo, per controllare che non fosse stata morsa. Subito dopo, si voltò di scatto verso Connor, che si stava già riprendendo.

“Dovete andare.” disse risoluto a Rachel e Claire, che intanto si erano avvicinate. Lui e Juliet si scambiarono un’ultima, rapida occhiata, prima che la affidasse a loro. 

Ebbe appena il tempo di vederle sparire tra gli alberi, che Connor era in piedi, pronto a un nuovo scontro.

Dean, però, agì prima che fosse in grado di difendersi e in un attimo lo sbatté a terra con violenza, sollevando nuvole di polvere. Il vampiro spingeva con la schiena e con le gambe per liberarsi, ma la presa era salda.

“Oh, allora è così che sei quando ti incazzi.” lo provocò ghignante. “Finalmente hai tirato fuori le palle.”

“Sta zitto, animale.” gli intimò Dean a denti stretti.

Il vampiro ridacchiò ancora, per nulla impressionato. “L’ho capito che tieni alla biondina, sai. Quando la prenderemo, chiederò a Nickolaij di poterla mordere personalmente. E lo farò proprio davanti ai tuoi occhi. Vedrai come urlerà poi…”

Dean si sentì travolgere da una rabbia incontenibile, che gli fece perdere ogni freno e l’impulso di porre fine a quell’ignobile vita prese il sopravvento sulla ragione. Con un gesto fulmineo lo infilzò nel petto con la mano, strappandogli via il cuore di netto, e il vampiro si abbandonò a un ultimo spasmo, prima di accasciarsi al suolo. 

Ansante, Dean si alzò in piedi con l’organo ancora caldo e pulsante in mano, che subito dopo gettò disgustato in mezzo ai cespugli. Poi fissò il corpo inerte di Connor, lo sguardo vitreo e la bocca contratta in un’espressione sorpresa. Finalmente era riuscito a toglierli quel ghigno dalla faccia una volta per tutte.

“Niente di personale.” mormorò ancora provato, ma soddisfatto. Stava per voltarsi e tornare dalle ragazze, quando qualcosa lo colpì alla testa e tutto divenne scuro.

 

-o-

 

I tronchi degli alberi cominciavano ad apparire come una massa indistinta e, se non stava attenta, Rachel avrebbe rischiato di andarci a sbattere contro. Sembrava che stessero correndo da una vita e del pozzo non c’era ancora traccia. A peggiorare la sua ansia contribuiva il fatto che i ragazzi non le avevano ancora raggiunte. Quando erano rimasti indietro per dar loro una possibilità, si era opposta. Non sopportava l’idea di separarsi da Mark, ma lui e Cedric avevano insistito fin quando l’unica scelta non era stata quella di scappare. 

Più volte era stata tentata di tornare indietro, ma così facendo avrebbe annullato tutti gli sforzi di Dean, perciò aveva continuato a correre, pensando solo a mettere quanta più distanza possibile tra loro e il castello.

Il sole era quasi sorto, ma la luce non era ancora abbastanza per rischiarare l’ambiente. Inoltre, la foresta era talmente fitta che a malapena riuscirono a scorgere una sagoma bassa e tozza in lontananza. 

Il viso di Rachel si illuminò. “Quello deve essere il pozzo!” esclamò, indicandolo alle amiche.

Finalmente rallentarono un po’, riprendendo fiato, e una volta vicine si concessero qualche istante, nella speranza di veder comparire gli altri.

Mancavano pochi metri al portale che le avrebbe riportate a casa, talmente poco che stentavano a crederci. Senza di loro, però, nessuna se la sentiva di proseguire, così rimasero lì impalate, scrutando ansiose la direzione da cui erano appena venute. 

“Forza, avanti…” mormorò Claire nervosa, come per auto convincersi che i ragazzi sarebbero comparsi da un momento all’altro. Di loro, però, neanche l’ombra e non potevano permettersi di aspettarli a lungo.

Stavano per decidersi a mettere finalmente la parola fine a quella storia, quando Juliet strillò di dolore. Qualcosa l’aveva colpita di striscio a un fianco, strappandole la maglia. Poco più in là, vide infatti il luccichio di una lama nell’erba; poi sentì le ginocchia cedere e cadde a terra, colta da una fitta improvvisa, e d’istinto si portò una mano sulla ferita, ritraendola sporca di sangue. 

“Che cos’hai?” le chiese Claire allarmata, correndole subito accanto insieme a Rachel. 

Juliet tenne premuta la mano sul taglio, che non sembrava profondo, ma che stranamente bruciava. “È solo un graffio. Sto bene...” mentì, per non allarmarle. 

“Peccato.” intervenne una voce familiare alle loro spalle. “Si vede che la mia mira non è più quella di una volta. Devo aver perso esercizio.” commentò Mary ironica, uscendo dai cespugli.

Le ragazze puntarono gli occhi su di lei, troppo spaventate per muoversi. 

“Dove credevate di andare?” chiese civettuola. “Nessun essere umano lascia questo castello. Il cibo entra, ma non esce mai.” Le sfuggì una risatina impertinente; poi sembrò rifletterci su. “Voglio offrirvi una possibilità. Tornate al castello con me e vi prometto che non vi terremo troppo tempo rinchiuse. Lascerete questo mondo in fretta.”

“Grazie, ma penso che declineremo l’invito.” ribatté Claire con lo stesso tono ironico. 

Lo sguardo di Mary saettò su di lei. “Siete delle illuse se pensate che una volta varcato quel portale sarete fuori pericolo. Nickolaij vuole il vostro il sangue e non sarà certo la distanza a fermarlo.”

Sapevano che aveva ragione. Neanche a Greenwood sarebbero state al sicuro. D’altronde, era proprio là che tutto era iniziato.

Mary si avvicinò, compiaciuta nel vederle trasalire, e i suoi occhi incontrarono quelli di Juliet. “Mi chiedo cosa ci trovi di tanto speciale in te…” mormorò seria, dopo averla studiata per un po’. 

Juliet capì subito a chi si stava riferendo e la risposta le uscì spontanea. “Me lo chiedo anch’io.” disse candida. “Il Dean che conosco non proverebbe alcun interesse per un mostro come te.”

Quell’affermazione, che avrebbe dovuto offenderla, ebbe invece su Mary l’effetto contrario. “Tu non hai idea di come sia in realtà. Non lo conosci neanche la metà di quanto lo conosco io.” Scoppiò in una risata tra l’isterico e il divertito; poi si chinò su di lei, finché i loro volti non furono a pochi centimetri di distanza. “Sei una stupida se credi che sia innamorato di te. Una povera ingenua.”

Tentando di reprimere le lacrime, Juliet si sforzò di non darle ascolto. Si rendeva conto di non conoscere Dean abbastanza da potersi fidare di quello che le aveva detto, ma confidava nella sincerità dei suoi sentimenti. Era già stato difficile per lui esternarli, figurarsi se avrebbe potuto mentire. E a che scopo poi? Aveva capito a che gioco stava giocando quella donna e non l’avrebbe lasciata vincere. “Tu conosci solo il vecchio Dean. Non sai quanto sia cambiato…”

“La gente non cambia, ragazzina. Lui è incapace di amare.” la interruppe, stavolta con un che di amaro nella voce. 

Juliet scosse la testa. “Ti sbagli. Sento che il tempo trascorso con noi lo ha aiutato a diventare una persona diversa. Tiene davvero a noi…” esitò, ripensando a quell’ultima parola. “A me.” specificò. “E se pensi che non ti abbia mai amata magari è perché non lo meritavi.” 

Non avrebbe voluto provocarla, non era da lei, ma doveva pur difendersi dalle sue insinuazioni. Il fatto che continuasse a screditare Dean poi confermava la sua incapacità di lasciarlo andare. Voleva farle capire una volta per tutte che lui non era una sua proprietà.

Le sue parole suscitarono in Mary una rabbia cieca e, da posata che era, la sua espressione divenne furiosa.

Di colpo si avventò su Juliet, afferrandola per il collo con tanta forza da rimetterla in piedi. Lei emise un rantolio strozzato, mentre cercava inutilmente di liberarsi. A nulla valsero i tentativi di Rachel e Claire di aiutarla. 

Mary continuò a stringere, ormai a un passo dallo strangolarla, quando all’improvviso qualcosa la costrinse a mollare la presa. 

Juliet si accasciò in ginocchio, portandosi una mano alla gola nel tentativo di tornare a respirare. Alzato di nuovo lo sguardo, vide Mary che si teneva la spalla sanguinante, dalla quale fuoriusciva il manico dello stesso pugnale che prima aveva lanciato contro di lei. 

La donna indietreggiò, continuando a lamentarsi, mentre lì accanto Claire la fissava scioccata, incapace di credere a ciò che aveva appena fatto.

Approfittando di quel momento, Rachel prese in mano la situazione. “Forza, andiamo!” le esortò. Dopodiché, insieme a Claire sollevò l’amica di peso e raggiunsero il bordo del pozzo. A fatica riuscirono a scavalcarlo, per poi chiudere gli occhi e lanciarsi nel vuoto. 


 
   
 
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