Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    21/01/2018    7 recensioni
"Harlock non poté fare a meno di tornare con la memoria a quanto era successo solo poche settimane prima, sul piccolo pianeta su cui si erano rincontrati dopo tanto tempo..."
Quindi... cosa è successo davvero “dietro le quinte” di quella fanfiction?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Raflesia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Piccola ff dedicata a tutti quelli che, durante la lettura di “Missione Voynich”, caldeggiavano una certa coppia...

Per chi non ha voglia di sciropparsi tutta la fanfiction, faccio una breve accenno alla trama, senza spoilerare troppo.

Clarice Jones, una stimata archeologa, vecchia amica di Harlock, si trova in pericolo a causa dei suoi studi su un misterioso libro antico, il Codice Voynich appunto (che esiste davvero). Il capitano decide di accoglierla a bordo dell'Arcadia e di aiutarla a risolvere l'enigma. Nel corso della storia, il cammino di Harlock si incrocerà di nuovo con quello di …


I personaggi di questa storia, scritta senza scopo di lucro, appartengono al venerato maestro Leiji Matsumoto.

 

 

Dorcas
Appartamenti di Raflesia


Raflesia si era appena ritirata nella sua camera da letto.
Harlock, seduto comodamente in poltrona, attese qualche minuto, tamburellando sui braccioli con le dita guantate e tradendo un insolito nervosismo.
Chissà cosa si staranno immaginando, quelle guardie là fuori! (“Missione Voynich”, cap. 25)
E fanno bene... aggiunse tra sé, alzandosi.
Bussò piano alla porta della reale stanza.
“Avanti!” lo invitò la voce calma e autoritaria della regina.
Harlock entrò con il suo passo deciso ed elegante.
L'ambiente era molto grande e avvolto nella penombra. L'oscurità era mitigata dalla luce tremolante di decine di candele. Un profumo delicato colpì i suoi sensi... si rese conto che era lo stesso profumo che Raflesia lasciava sempre al suo passaggio, solo più intenso.
Il capitano si slacciò il mantello, lasciandolo cadere su un piccolo divano vicino all'ingresso, e si diresse verso il letto a baldacchino in fondo alla stanza, dove si intravedeva, in un morbido intreccio di veli, la silhouette della sovrana.
Harlock si sedette sul bordo del letto con un sospiro, non senza aver prima lanciato un'occhiata di approvazione alle eburnee grazie di Raflesia, strizzate in una sottoveste blu notte che lasciava ben poco spazio all'immaginazione.
“Dobbiamo smetterla di vederci così!”
Raflesia si stiracchiò come una gatta, con una risatina ironica.
“Sono d'accordo, caro il mio capitano... ”
Il pirata iniziò a sfilarsi i guanti, poi gli stivali e pian piano tutto il resto, con teutonica metodicità.
La Mazoniana, sdraiata su un fianco, lo osservava, con gli occhi luccicanti di riflessi oscuri.“Prima o poi finirà questo circo...” pensò sistemandosi al fianco della donna.
Non poté fare a meno di tornare con la memoria a quanto era successo solo poche settimane prima, sul piccolo pianeta su cui si erano rincontrati dopo tanto tempo.


Ades
Navetta di Raflesia

Credo che accetterò quel liquore adesso...” (“Missione Voynich”, cap. 14)
Dopo quell'estenuante trattativa con la regina di Mazone, Harlock aveva la gola secca.
Raflesia gli porse un calice pieno di quel liquido violaceo e lui prima lo alzò verso di lei e poi se lo portò alle labbra.
“Alla tua salute, maestà...”La Mazoniana si risedette sulla poltrona e continuò a fissarlo con un'espressione a metà tra la curiosità e l'irritazione, mentre Harlock sorseggiava la bevanda con una lentezza quasi esasperante, osservandola a sua volta.
Non parlavano più, ma non riuscivano a staccare i loro sguardi. Ognuno cercava di indovinare i pensieri dell'altro. Forse nel tentativo di ignorare i propri.Ma entrambi non potevano ignorare le sensazioni che avevano provato stando così vicini, per tanto tempo, in quello spazio angusto. Le loro parole erano taglienti, gli sguardi irosi, le voci piene di rabbia... ma la pelle... quella diceva tutt'altro. E loro lo sapevano.
Dopo quei lunghi momenti di silenzio carichi di domande inespresse, Harlock si alzò e si diresse verso il portellone della navetta.
“Ti saluto. Raflesia. Fammi sapere le tue decisioni.”
“Te ne vai così, Harlock?”
Lui si fermò e si voltò a metà, guardandola oltre la spalla, come era suo solito.
Le emozioni che aveva provato fino a quel momento (del tutto inappropriate, a pensarci bene, si rimproverò) lasciarono il posto a un moto di stizza.
Finalmente aveva l'occasione di dirgliene quattro, a quella, e di sfogare tutta la frustrazione che lo aveva accompagnato negli ultimi anni!
Si voltò del tutto e si avvicinò a Raflesia a grandi passi decisi, arrivando a sovrastarla con tutta la sua statura imponente.
“Sì, me ne vado così. Esattamente come hai fatto tu sette anni fa!”La regina mazoniana si infuriò a sua volta.
“Ma come osi rinfacciarmi una cosa simile? E proprio tu, poi?”
Harlock rimase spiazzato.“Non capisco...”
“Certo che non capisci! Non avevi capito niente nemmeno allora! Ma cosa dovevo aspettarmi, del resto? Sei un maschio, e per di più terrestre! Ti chiesi chiaramente se volevi davvero che me ne andassi! Due volte te lo chiesi! E tu, fenomeno?... Nulla, sei rimasto lì imbambolato, senza dire una parola o muovere un muscolo, come tuo solito! A quel punto, non mi restava altro da fare che seguire il tuo invito: prendere i civili e andarmene... Mi seguirà lui dopo, mi ero detta, per salvare le apparenze. E invece... non soltanto non l'hai fatto, ma, dopo esserti liberato di tutta la ciurma, te ne sei partito libero e bello per lo spazio, per giunta portandoti dietro quell'aliena senza bocca! Secondo te, che conclusioni dovevo trarre?”
Harlock era senza parole. Se l'era chiesto, eccome, che cosa volesse comunicargli Raflesia con quella domanda, e si era anche dato una risposta. Scoprire di aver frainteso tutto e di aver perso anni a vagare nello spazio solo come un cane, cacciandosi in guai vari per ammazzare la noia, sopportando la musica e le prediche di Meeme, mentre avrebbe potuto sollazzarsi con la bella Mazoniana, ora che la guerra era finita e non dovevano più recitare i ruoli di nemici giurati... gli fece venire ancora più il nervoso. Purtroppo, poteva prendersela solo con se stesso...
Tentò un'estrema difesa.
“Beh, potevi essere più chiara...” azzardò.
Raflesia lo fulminò con lo sguardo e lui optò per un'onorevole ritirata.
Si ricompose e assunse la sua solita aria marziale e distaccata.
“Ormai è andata così, è inutile rivangare il passato... Come ti dicevo, attenderò sull'Arcadia le tue decisioni, Raflesia.”
Si girò di nuovo, deciso questa volta a non farsi ulteriormente distrarre, ma la voce sensuale della regina lo inchiodò ancora al suolo.
“Tuttavia... nulla ci impedisce di recuperare il tempo perduto... pirata.”
La Mazoniana si era avvicinata pericolosamente, protendendo il bel volto verso il suo. Le sue intenzioni erano fin troppo chiare, ma ora, dopo anni passati a fantasticare, Harlock non era affatto preparato e, senza quasi rendersene conto, iniziò a indietreggiare.
Ma Raflesia sapeva il fatto suo.
Harlock incontrò con le spalle il portellone d'acciaio della navetta, ben chiuso, e lì finì la sua fuga. Percepì, nell'ultimo attimo di lucidità, il profumo della regina, le sue mani che gli afferravano il bavero del mantello e la sua bocca impossessarsi della sua.

 

Dorcas
Appartamenti di Raflesia

Ed ora eccoli lì... Non era facile incontrarsi da soli e di nascosto. Né l'equipaggio dell'Arcadia né il popolo mazoniano avrebbero capito e tantomeno approvato... E poi avevano entrambi delle responsabilità... infine, si trovavano in un pasticcio apparentemente senza né capo né coda... (Accidenti a quelle svalvolate autrici di fanfiction e alle loro storie strampalate! Dovrebbero essere vietate per legge!)
Allungò la mano verso il fianco di Raflesia, ma lei, inaspettatamente, si girò con una smorfia, dandogli le spalle.
E no, eh! Adesso che succede?
Ma mantenne la calma.
“Qualcosa non va, regina?” chiese con voce più comprensiva possibile.
“Niente va, se proprio vuoi saperlo!”
Harlock rimase un po' interdetto. Passare il poco tempo che avevano a disposizione a litigare gli sembrava uno spreco assurdo. Ma l'esperienza gli aveva insegnato che con Raflesia bisognava andarci cauti.
“Spiegati meglio, per favore... Lo sai, sono un maschio, e per di più terrestre...”
La donna si voltò di nuovo verso di lui.
“Quando ti libererai di quella smorfiosa?”
Harlock ci mise un attimo a mettere a fuoco a chi si riferisse la regina. Ultimamente sull'Arcadia c'era un certo viavai femminile. Scartò Mayu, che certo non poteva impensierire Raflesia.
“Quale smorfiosa?” chiese ugualmente con cautela.“Come quale? Quella bionda insulsa che ti sta sempre addosso!”
“Ah, Kei! Ehm... lo sai, non posso farci niente. La mia autrice me l'ha inspiegabilmente appioppata e temo che dovremo sopportarla ancora per un po'... Ma appena possibile la rispedisco sulla Terra da quel rompiscatole di Tadashi, non temere. Ora, perché non la smettiamo di parlare e...”
“E con la mocciosa, come la mettiamo?”
Harlock deluso ricadde all'indietro sul cuscino.
“Mayu... vuoi davvero che la riporti al collegio adesso? Mi ci vorrebbe un sacco di tempo, tra andata e ritorno, e tu sentiresti troppo la mia mancanza...” aggiunse ironico.
“Presuntuoso!”
Il capitano ignorò l'insulto.
“Ma poi, che fastidio ti dà, poverina?”
“Mi odia. Non mi sento a mio agio quando c'è lei... figurati se sapesse...”
“È soltanto una ragazzina. Non è necessario che sappia proprio nulla. Presto se ne tornerà a scuola e non la rivedremo per mesi. C'è altro?” chiese rassegnato.
“Sì. La vecchia...”
“La Jones? Aaah, ma ne hai per tutti oggi, eh? Qual è il problema con lei, andiamo? Ti ammira. E voglio sperare che non sarai gelosa di un'ultrasessantenne!”
“Niente di tutto questo. Ma è sempre tra i piedi, lei, le sue scartoffie ammuffite e le sue assurde elucubrazioni! Sono francamente stufa!”“E io cosa dovrei dire? Mi sono lasciato tirare in mezzo a questa storia improbabile in nome della nostra antica amicizia... che ne sapevo che cosa ne sarebbe venuto fuori? Sai che cosa me ne importa di quelle anticaglie! E, a dirla tutta, secondo me non abbiamo ancora visto niente... Credimi, farei volentieri un bel pacchetto di tutti quanti e li catapulterei ai confini dell'Universo, così, per sicurezza!”
“Ne manca una... di lei non ti libererai mai!” aggiunse Raflesia con aria offesa.
“Chi? Meeme? Questa è un'altra tua fissazione! Per me è come una sorella, una guida spirituale e ...”
“Seee... dicono tutti così! Ma io non ci credo nemmeno se me lo giuri, che soli soletti negli spazi siderali o sul pianeta Cumulo di Rifiuti vi siete limitati a bere e suonare!”
In effetti... ma nessuno aveva visto, quindi... poteva raccontare quello che voleva senza tema di essere smentito. Del resto, in guerra e in amore ogni mezzo è lecito, no? E comunque non erano affari suoi!
“Ma no, ti assicuro di no! Anche volendo... insomma, apparteniamo a due razze diverse... siamo... come dire, incompatibili!”1
Raflesia non replicò, per quanto palesemente poco convinta.
Harlock però si era scocciato. Fece una lunga pausa
“Bene, ora, se non hai nulla da dire su Masu... passerei a occupazioni più interessanti. Sempre che non ti dispiaccia...”
Questa volta la regina, deposte le armi, si abbandonò tra le braccia del pirata dello spazio senza altri indugi, sorridendo tra sé. Lei, tutte le femmine che, a vario titolo, ronzavano intorno al Capitano, se le sarebbe pappate a colazione senza problemi! Ma ogni tanto bisogna mettere un po' di pepe in una relazione... anche con un po' di sana (e finta) gelosia. Ma questo i maschi non lo capiranno mai!

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice
Lo so, avevo promesso questa storiella per l'estate... ma non sono riuscita fino ad ora a trovare il mood giusto: volevo scrivere una ff divertente e mi venivano fuori solo scene sdolcinate... Spero di aver intrapreso la giusta via di mezzo...
E non me ne vogliano i fan delle varie coppie... questo è un puro e semplice divertimento!



 



 

 

1Sull'incompatibilità anatomica tra Harlock e Meeme in questo fandom si sono scritti fiumi di inchiostro e non aggiungerò altro... diciamo che in questo frangente al Capitano è tornata utile come scusa (del resto plausibilissima).

  
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