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Autore: MerlinAndCharming    23/01/2018    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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7) Un primo epilogo
(Completato il primo marzo 2016) 


«Benvenuti fratelli e sorelle, in questa umile chiesa a Londra, nella nostra grande nazione, per unire in matrimonio, sotto gli occhi di Dio e nel nome di Re Giacomo I e della Regina Anna, queste due anime in matrimonio»

Pocahontas era di fronte all’altare, di fronte a un prete alto e vecchio, e con al suo fianco John Rolfe.
Era davvero diversa dalla donna che era arrivata in Inghilterra pochi mesi fa. 
Diversa negli abiti, nella capigliatura, e anche nel trucco. 
Tanto le era stato messo addosso per nascondere al meglio la sua pelle più scura dei tradizionali uomini bianchi del posto, a tal punto da farla sembrare pallida. 
Dietro a lei, in prima fila, c’era John Ratcliffe. Gongolava da matti, lo si poteva vedere da un miglio.
“John… il nome di tre uomini che mi hanno causato dolore… Un nome che mi tormenterà in eterno”
Aveva spezzato il cuore al primo, era stata ingannata dal secondo, e il terzo prima o poi avrebbe sterminato la sua gente.
“Faccio tutto questo per voi, Padre, e per tutti gli altri. Farò tutto ciò che è in mio potere per ritardare sempre di più questo disastro. Sarò buona e sottomessa con Rolfe, come parla quel libro che ha ora in mano questo odioso uomo vestito di bianco di fronte a me. Accetterò qualunque umiliazione affinché ci possa essere un giorno in più per il mio popolo”
Erano questi i pensieri che assillavano la mente della giovane, mentre il sacerdote continuava a parlare di cose strane, davvero strane, davanti a lei e alle altre persone venute a vederla.
Finché non si interruppe.
«Ora, prima di pronunciare i voti del matrimonio, occorre che voi, nobile signora, rinunciate ai vostri falsi dei, accettando Gesù Cristo come unico tuo Dio e Salvatore attraverso il sacramento del battesimo»
«Che… che cosa dovrei fare?»
«Come, non lo sapete ancora?» continuò sorpreso il prete «State tranquilla, niente di difficile. Venite alla fonte battesimale. Io vi cospargerò il capo di acqua, e voi riceverete la salvezza eterna»
«Tutto qua? Basta un po’ di acqua per far si che tutto questo avvenga?»
«Certo… Non sta a noi giudicare Dio, lui agisce per vie misteriose… Ma non è questo il momento e il luogo per parlarne. Forza, venite»
Pocahontas guardò in faccia John Rolfe, che con uno sguardo duro la “invitò” ad andare.
A malincuore obbedì, e inginocchiandosi sempre di più, aspettava che questa fantomatica acqua pura la bagnasse.
«Da oggi in poi non vi chiamerete più Pocahontas, ma Rebecca, Lady Rebecca Rolfe, quando il matrimonio sarà completato. In nome di Dio e di Re Giacomo I, io vi battezzo, nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito…»
CRASH!!!
Il sacerdote si interruppe di colpo. L’acqua non cadde sul capo di Pocahontas.
Una delle finestre era andata in frantumi, per via di qualcosa. O qualcuno.
Un uomo alto e muscoloso l’aveva sfondata con un balzo, e ora che si stava rialzando, Pocahontas poteva vederlo.
«Kocoum…»
«YAAAHEEEIII!»
Il grido di battaglia non rimase inascoltato. 
Altri guerrieri entrarono dalle altre 5 finestre della chiesa. 
Pocahontas riconobbe anche loro: erano i migliori guerrieri del suo villaggio. 
SBAM!!!
Il portone si spalancò improvvisamente, e rumorosamente.
«Padre…» ora Pocahontas non riusciva a trattenere le lacrime. 
«Chi siete voi? Come osate entrare in questo modo, e armati, nella casa di Dio?!?»
«Stai zitto vecchio!» Kocoum si avvicinò minaccioso al prete «Ho sentito parlare del tuo dio: non esiste divinità peggiore della tua, oltre che fasulla!»
«Come osi, brutto selvaggio?!?»
«Stupido viso pallido, hai pronunciato le tue ultime parole»
Kocoum alzò il suo Tomahawk, per colpire la testa del sacerdote.
Che si difese alzando la bibbia sopra il suo capo. 
Ma la piccola ascia dell’indiano la distrusse, spezzandola in due.
Il prete non riuscì a spaventarsi abbastanza, perché la contromossa di Kocoum fu letale. 
Con la mano sinistra infilzò il suo pugnale nel ventre del vecchio, passandolo da parte a parte. 
Il prete urlò dolorosamente, e quando Kocoum retrasse la mano si accasciò a terra, per morire nel giro di pochi secondi. 
John Rolfe aveva visto tutto quanto, ed era allibito. Ma non era un codardo, e trovò le parole per affrontare l’avversario.
«Come avete fatto ad entrare? La chiesa è circondata da soldati»
Kocoum stava per rispondere, fissandolo duramente. 
Talmente tanto che non si accorse che Ratcliffe, dietro di lui, era pronto con la sua pistola a colpirlo.
ZIP
«Ahhhh»
Il grasso governatore si inginocchiò, tenendosi la mano sinistra insanguinata.
Una freccia l’aveva colpita in pieno, passando anche lei da parte a parte.
«Ecco la vostra risposta, uomo bianco» a parlare fu Powhatan, che dal fondo della sala si stava avvicinando, in mezzo a una folla rimasta di sasso per la paura «Le vostre armi sono forti, ma troppo rumorose. Abbiamo imparato a colpire nel silenzio, usando al meglio le nostre frecce in contemporanea. Per questo non ci avete sentito» 
«Pazzi, siete dei pazzi. Non lascerete l’Inghilterra vivi!»
«Tu dici?» ora era apparso anche il vecchio Kekata «E secondo te, barbaro, come siamo giunti fin qui, e in così poco tempo?»
Non ci aveva pensato. 
Ci volevano dai due ai tre mesi di navigazione, se non quattro se il vento non era favorevole, per arrivare dal Nuovo Mondo all’Inghilterra. E gli indiani non avevano certo a disposizione i potenti e veloci vascelli inglesi. 
«Voi… chi diavolo siete in realtà?»
«Siamo uomini, al contrario di voi… Aiutati dal Grande Spirito per correre in aiuto di nostra figlia»
«E ora… Che avete intenzione di fare?!?»
Powhatan restò un attimo in silenzio, inquietante silenzio.
Si guardò intorno, e poi tornò a parlare:
«Non sono qui per uccidere persone innocenti. Tutti sono liberi di andare… eccetto voi due»
Il dito del Grande Capo si era rivolto ai due John, Rolfe e Ratcliffe.
«Voi due pagherete per tutto quello che avete fatto» 
Sentendo quelle parole, tutti gli ospiti, e i chierichetti, non se le fecero ripetere due volte.
Si alzarono dalle loro sedie e corsero via attraverso il portone principale. 
«Se dobbiamo morire, io morirò combattendo»
«Sei un verme, ma non sei un codardo, devo riconoscerlo, bianco. Allora combatti con me»
«Mentre tu te la vedrai con me!» anche Powhatan era pronto a battersi, sfidando con la sua lancia Ratcliffe. 
Pocahontas si rifugiò tra le braccia di Kekata, e guardò lo scontro cominciare.
«Grande Spirito, se puoi, guida le armi dei tuoi figli in questa battaglia»
Le parole sembravano aver ottenuto subito risposta.
Dal suo lungo bastone uscì una luce rossa, come il fuoco, e con le sembianze di due lupi.
Ognuno di loro andò a toccare le lance dei due guerrieri, facendole cambiare colore.
Rolfe non capiva, e provò a colpire con la sua sciabola il corpo di Kocoum.
Il grande guerriero parò il colpo, e la lancia non si spezzò nonostante l’acciaio nemico.
Ora Rolfe aveva capito: quell’incantesimo aveva reso le lance nemiche dure come il ferro, per riequilibrare lo scontro. 
Preoccupante, ma fino a un certo punto per il giovane inglese.
Aveva talento, con quella spada. Kocoum se ne era accorto, compiaciuto. 
Questo duello sarebbe durato a lungo, mentre non si poteva dire lo stesso dell’altro.
Ratcliffe si dimostrò un vigliacco anche questa volta, provò più di una volta ad ingannare con dei colpi strani il vecchio Powhatan, senza però riuscirci. L’esperienza del Grande Capo era troppa per uno come lui. 
L’Algonchino guadagnava sempre più terreno, e i colpi del governatore erano sempre più confusi ed incerti. 
Finché non lo disarmò, proprio quando era con le spalle al muro.
«Ti prego, nobile signore: risparmiami la vita!»
«Ti atteggi a orso ma sei peggio di un coniglio: nessuna pietà per te» 
«Nooo…» 
Tutto inutile.
La lancia del Capo Indiano lo trafisse, passandolo anche stavolta da parte a parte, per lasciarlo agonizzante sul freddo pavimento della chiesa. 
«Questo è per i miei fratelli. Per il mio popolo!»

L’altro duello era sempre più incerto. Rolfe era circondato da guerrieri indiani. Bastava un colpo di freccia, e sarebbe stato finito. Ma nessuno voleva fare un simile affronto a Kocoum: era il suo duello, la sua sfida personale. 
Rolfe combatteva bene, e provò a farla finita mirando al collo dell’avversario. 
Kocoum sembrava non averlo visto, ma parò all’ultimo, e per giunta con i suoi gradi forti sui gradi deboli dell’avversario. 
Ora c’era bisogno di una contromossa, e avendo studiato il suo avversario nel corso del combattimento, riuscì addirittura a beffarlo con una della sue stesse mosse.
Un trasporto fece girare la sua lama, e permise alla lancia di affondare nello stomaco dell’inglese.
E con il vantaggio dei gradi non ci fu bisogno neanche dello scanso della vita: Rolfe non poteva tentare neanche un debole e disperato dopo-colpo.
Si accasciò anche lui a terra, pronto a passare al regno degli inferi da lì a breve tempo.
«Pocahontas…»
«Qualunque cosa dirai ora, non ha importanza. Io non ti perdonerò»
In ogni caso, non aveva la forza di dire altro. Con uno strano verso esalò l’ultimo respiro.
«Andiamocene, prima che arrivino altri soldati»
«Ma padre, come avete fatto a venire qui?»
«Non c’è tempo, te lo spiegherò quando saremo a casa»
Il Grande Capo non si sbagliava affatto. 
Uscendo dalla chiesa, udirono il lontananza uno strano suono.
Pocahontas lo riconobbe: era quello di una tromba. 
E in contemporanea in lontananza videro arrivare un gruppo di uomini a cavallo.
«Presto, tutti al fiume» 
Nessuno se lo fece ripetere due volte, e in pochi istanti arrivarono alle rive del fiume.
Pocahontas conosceva bene il Tamigi, erano mesi che passava in quel punto, ma non aveva notato l’albero che ora era di fronte.
“Questa pianta… Mi ricorda Nonna Salice”
«Nonna, presto, apri il portale»
Aveva avuto ragione. La sagoma umana di Nonna Salice apparì nella corteccia.
«Bambina, mi riempie il cuore di gioia rivederti!»
«Nonna…»
«Non facciamoci sgridare dal vecchio Wahunsunacock: forza, entrate»
Alla base del tronco apparve un enorme buco, talmente alto e largo da poterci entrare dentro a cavallo.
Kocoum prese Pocahontas per mano e la trascinò dentro. 
E mentre correva, trascinata dal guerriero in quell’oscura profondità, vide voltandosi che tutti gli altri suoi amici e parenti facevano lo stesso. 
Finché non si fermarono in una piccola radura sotterranea. 
«Ora dormi, mia cara» al buio, sentì la rassicurante voce di suo padre «Hai avuto una giornata difficile, sarà tutto più bello quando ti risveglierai»
Era stanca ma non aveva poi così sonno, eppure sentì i suoi occhi chiudersi dolcemente. 

Non si rese conto di quante ore, o giorni, avesse dormito, eppure non si ricordava di aver dormito così bene da tempo. E il posto in cui si era risvegliata era così diverso, ma al tempo stesso familiare.
Riprese conoscenza e lo riconobbe: era la sua tenda. 
Ancora confusa, uscì da essa, e provò a cercare qualcuno.
La zona era deserta, il villaggio sembrava come una città fantasma.
Cominciò a preoccuparsi. Ma poi…
«Pocahontas!»
«N… Nakoma!»
Con le lacrime agli occhi, piena di commozione, la figlia del capo si lanciò verso la sua migliore amica, abbracciandola fortemente. 
«Sono così felice che tu sia tornata»
«Anche io… Ma dove sono gli altri?»
«Si stanno preparando per la partenza»
«Partenza?!? Dove andiamo?»
«Via di qui… E temo che sia per sempre»
«E perché?»
«Una storia lunga, ma il tempo è poco, cercherò di raccontartela velocemente. Abbiamo saputo della tua situazione grazie a una strana donna, che dice di essere parente di Kekata…»
«Davvero? E quanto sarà vecchia?»
Nakoma rise «Beh, in effetti… è davvero brutta! Comunque, grazie a una palla di cristallo ci ha fatto vedere cosa ti stava succedendo dall’altra parte della grande acqua, e sempre grazie ai suoi poteri ha ampliato quelli di Nonna Salice. Ora il nostro spirito albero può viaggiare tra i mondi, se conosce la strada attraverso le stelle. Così sono venuti a salvarti»
«E allora perché dobbiamo andarcene, ora che sono tornata a casa, e i nostri nemici sono morti?»
«Pensavo ci arrivassi da sola… La loro morte non resterà impunita. Presto altri bianchi, molti bianchi, verranno qui con le loro armi tonanti. E noi non possiamo fermarli. Yzma ci ha offerto una via di fuga, una terra promessa, dove potremmo vivere in pace. Una Terra simile alla nostra…»
«Anche se non sarà mai come la nostra» Pocahontas continuò il discorso, sempre più pieno di tristezza, della sua amica.
«Siamo fortunati che l’Inghilterra non può comunicare istantaneamente con Jamestown, altrimenti ci avrebbero già attaccati»
«Nakoma parla con saggezza» 
Pocahontas si voltò, e vide suo padre, con alle sue spalle l’intero villaggio.
«Vedo che ti sei svegliata, figlia mia. Spero che i brutti ricordi siano alle spalle»
«La maggior parte si, padre, grazie»
«Ora smonteremo la tua tenda e poi andremo via. Se vuoi dare un ultimo saluto a questo mondo, è questo è il momento per farlo. Fai la tua ultima gita nel bosco, segui il vento per un’ultima volta. Ci vediamo tra un’ora da Nonna Salice»
«Non torneremo più, padre?»
«Temo di no, mia adorata. Nessuno può predire il futuro, ma una cosa è certa: se un giorno ce ne sarà data la possibilità, noi ci vendicheremo. Faremo pagare all’Inghilterra quest’affronto, in maniera molto più dolorosa della morte di pochi uomini. E se il Grande Spirito, con la sua infinita potenza, ci concederà ciò, o di poter impedire viaggiando indietro i nostri errori, noi lo faremo. Questa è una promessa»
«E io sarò con te, padre. Mi impegnerò anche io affinché ciò avvenga»
«Le tue parole sono gioia per il mio vecchio cuore. Ora vai pure!»

Pocahontas fece ciò che le era stato detto, o meglio, ciò che desiderava.
Osservo, ascoltò, annusò per un’ultima volta tutti i colori del vento. 
E poi, con tanta tristezza in cuore, si avviò verso il luogo dell’appuntamento, dove c’era la sua intera tribù ad aspettarla. E non solo.
Vi erano anche il procione Meeko e il colibrì Flit. Evidentemente c’era posto anche per loro in questo nuovo mondo dove sarebbero andati a vivere. 

«Ma questa donna dov’è?»
«Yzma? È andata via con il suo Kronk subito dopo che siamo partiti, così almeno ci ha detto Nakoma»
«Ha fatto tanto per noi… E non ha chiesto niente in cambio?»
«Sembrerebbe di no. Ha solo detto di non preoccuparsi, che la magia ha sempre un prezzo e che per questo sarebbe stata ricompensata. Mi duole ammetterlo ma non sono riuscito a capirla. Spero che andrà tutto bene, che non ci abbia ingannato, ma non avevamo e non abbiamo scelta. Dovevamo accettare tutto quanto per il tuo bene, e quello del nostro popolo»
«Speriamo bene, allora»
Powhatan tornò a guardare Nonna Salice, e annuì in maniera decisa fissandola negli occhi. 
Si aprì di nuovo il portale, dove tutto il popolo Powhatan entrò lentamente. 
Un nuovo viaggio, ancor più misterioso del primo, li attendeva ora. 

Non si sa quanto tempo era passato dal momento in cui si era chiuso il portale. 
Forse stare all’interno di Nonna Salice era come vivere in un limbo, un posto dove il tempo si fermava.
Ma ora era il momento di uscire, e di affrontare il nuovo mondo. 
Sarebbe stato pacifico od ostile? Avrebbero ricevuto un degno benvenuto?
Tanti interrogativi per un’unica risposta. 
La luce accecò di nuovo chi cominciò ad uscire dall’antro, e man mano tutti poterono vedere la loro terra promessa. 
Una terra simile alla loro, ma appunto, non era la loro Terra, e non lo sarebbe mai stata. 

«Che si fa, ora?»
«Dobbiamo andare in perlustrazione» affermò Powhatan, e poi continuò «Utamatumaki, pensa tu alla difesa del nostro popolo. Nakoma, tu con Kekata comincia ad erigere un nuovo villaggio. Kocoum, prendi 10 guerrieri e vieni con me»
«Posso venire con voi, padre?»
«Come tu desideri»
Camminarono un po’, attraversarono praterie, ruscelli, foreste. Paesaggi molto simili ai loro. 
Finché la vegetazione non sembrò cambiare. 
Il posto dove si trovavano ora era decisamente diverso, alberi e piante erano più alti, coprivano spesso il cielo, ed erano più fitti e rigogliosi che mai.
Nessuno di loro aveva mai visto un posto simile.
Continuarono ad avanzare, un po’ a fatica, finché non arrivarono a un laghetto. 
«Forza, bevete tutti quanti. Non sappiamo quando avremo ancora dell’acqua»
Fecero tutti quanto obbedito, e mentre chinarono il capo per abbeverarsi successe qualcosa.
Fu in quel momento che sentirono una serie di rumori. Di foglie che si muovevano, arbusti che si spezzavano. 
Tutti smisero di bere, per mettersi in guardia. 
Finché il motivo del rumore non si presentò.
Da un albero, con un agilità incredibile, scese un uomo.
Un uomo al tempo stesso molto simile e molto diverso da loro. E armato pure lui di una lancia.
«Salve… Noi siamo… Ecco, veniamo in pace»
«Non so chi siete ma so che venite in pace. Non conosco i vostri nomi, ma il vostro arrivo era stato predetto da tempo»
«Dove ci troviamo?»
«Nel posto più bello del mondo. Ma io non sono la persona più adatta a raccontarvi tutto quanto»
«E allora chi?»
«Il nostro Re. Il Re di tutto questo mondo. Venite, vi porto da lui»


   
 
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