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Autore: Thisastro    26/01/2018    0 recensioni
'Artù sorgerà di nuovo quando il mondo ne avrà più bisogno'
Sono queste la parole con le quali, ormai cinque anni fa, il maestoso drago Kilgharra ci ha lasciato col fiato sospeso, ma...
Cosa accadrebbe se il mondo avesse di nuovo bisogno di Artù e di tutti i personaggi di Camelot?
La storia è stata leggermente stravolta dall'introduzione di un nuovo personaggio femminile che saprà spiegare cosa è accaduto di diverso dalla storia che tutti noi conosciamo.
Il resto? Varrà la pena scoprirlo...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
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Come accennato prima, è ormai un mese che Mordred è entrato nelle vite di tutti quanti per sconvolgerle e, in positivo e negativo, ci è ben involontariamente riuscito.
Clarissa era contenta di ciò che le era accaduto ma teneva sempre un occhio di riguardo su Artù il quale, l’ennesima notizia spiacevole, l’aveva reso ancora più stalattite di quanto ormai già non fosse.
Merlino non riferì a nessuno ciò di cui si era reso conto riguardo Mordred, deciso a continuare a studiarlo all’ombra di ogni giorno.
Due settimane erano ormai passate dalla fatidica notizia di Gaius ma la vita dei ragazzi stava cambiando, evolvendosi passo dopo passo.
Grazie ad una forte spinta e raccomandazione ben meritata, Percival e Galvano erano riusciti ad entrare nei Royal Marines già da un po’ e, insieme ad Artù, a breve sarebbero partiti per una campagna addestrativa in Algeria.
Avrebbero pattugliato la zona per un po’ ma, visto il momento di pace che stava attraversando in quel momento il paese, si decise che avrebbero approfittato dell’occasione per mettere a dura prova la resistenza di alcune reclute scelte.
Clarissa aveva cominciato a lavorare come barista nel bar del chiosco dell’Università per arrotondare con le spese e, bensì il periodo di prova con gli studenti era finito, Artù era riuscito a tenersi la sua adorata stanza a fianco a Clarissa e passava ogni pomeriggio per il suo rituale shot di rum post addestramento. Per rinfrescarsi, diceva.
Mordred continuava la sua brillante carriera Universitaria e Merlino e Freya, il loro tirocinio nei rispettivi ambiti.
Ogni tanto praticavano un po’ di magia nella cucina o nelle stanze di qualcuno, lasciando Artù sempre più allibito ed incredulo davanti ad una cosa, per lui, così strana.
Clarissa non aveva ancora recuperato i suoi poteri, li guardava con occhi sognanti e lucidi intrisi di tristezza. Gaius disse a Merlino che non era il momento adatto per portarla alla grotta dei cristalli o meglio, quel che ne era rimasto.
Lì avrebbe potuto recuperare la sua magia, non prima di aver messo un po’ di giudizio.
L’arrivo per Mordred, secondo loro, avrebbe rallentato il processo verso tutto ciò che le accadrà perché quell’amore puro e semplice che prova nei suoi confronti la rende infantile, a volte distratta. Aveva bisogno di ritrovare sé stessa prima di ritrovare i suoi poteri.
 
Era ormai metà ottobre, quasi Halloween.
Tutta l’Università ed il paesino di Basildon si preparano ai festeggiamenti essendo una festa molto vissuta per tutto il popolo inglese.
Il bar aveva già qualche ragnatela appesa ed un paio di zucche poste ai lati del bancone intagliate con facce paurose; venivano usate come salvadanai per raccogliere i fondi per la festa di Halloween.
Clarissa lavora serena asciugando qualche bicchiere e poggiandolo in un vano apposito dietro al bancone pronto per essere riutilizzato.
Le sue colleghe prendevano ordinazioni o controllavano che non mancasse nulla.
Freya e Merlino si sedettero su due sgabelli di fronte a lei e Artù la salutò da lontano con un sorriso facendo segno con la mano di cominciare a preparare ‘il solito’.
Clarissa sorride di ricambio e scuote la testa poggiando il bicchiere ormai asciutto e rivolgendosi ai suoi amici.
- Allora, cosa posso portare a questi due meravigliosi innamorati, oggi?
Merlino e Freya sorrisero e ordinarono rispettivamente una birra al limone e un succo all’arancia in bicchiere con ghiaccio.
Clarissa si volta si spalle al bancone e comincia a mettere del ghiaccio in quel grande bicchiere in maniera disinvolta.
- Kara.
Quasi come un sussurro, Merlino avverte qualcuno pronunciare quel nome e cerca con tutte le sue forze di sperare che non sia quello che immagina.
Si volta lentamente e vede Mordred con una ragazza di fronte.
Ci sono dei libri a terra vicino al giovane druido, probabilmente caduti dalle sue mani per lo sgomento.
Kara sorride lasciandosi scivolare qualche lacrima, rimanendo immobile davanti a lui.
Artù stava parlando con un suo amico e si volta distrattamente per poi tornare con lo sguardo sul suo interlocutore. Nel voltarsi, si accorge di qualcosa di strano e torna indietro.
Vede i grandi occhi di Merlino spalancati su di una scena e seguendone la traiettoria arriva anche lui alla vista di Mordred sbigottito con Kara di fronte a lui.
Non dimenticherà mai quegli occhi ghiacciati. Mentre veniva impiccata, li ha tenuti fissi su di lui fino a quando non presero il suo corpo ormai senza vita e le abbassarono le palpebre. Persino da morta, esile e penzolante su quel cappio, il suo sguardo era fisso su di lui. Come una maledizione.
Clarissa si gira e vede Freya e Merlino di spalle. Sorride ingenuamente e cerca di capire cosa stanno guardando.
Artù, da lontano, osserva tutto in diretta.
Clarissa si accorge di cosa stanno guardando.
Le sue pupille si dilatano lentamente e la sua bocca si apre leggermente tremando, come se volesse dire qualcosa ma le parole le si spezzano in gola.
Lascia cadere il bicchiere per terra che va in mille pezzi e richiama l’attenzione di Merlino e Freya che si voltano all’istante.
Un secco rumore di vetro incontra il parquet e si frantuma in mille pezzi.
Dev’essere quello che è accaduto dentro Clarissa.
Il ghiaccio scivola leggermente via da quei cocci, integro.
Kara continua a piangere e si porta le mani davanti alle labbra scuotendo la testa.
Farfuglia qualcosa come un ‘non posso crederci’ e gli si butta con le braccia al collo.
E poi, tutto accade in un istante.
Mordred rimane fermo su sé stesso nonostante il peso della ragazza che gli si fionda addosso.
Kara guarda Mordred negli occhi, gli prende i baveri della camicia, e gli da’ un bacio.
Clarissa sobbalza sul posto incredula e le lacrime cominciano a scorrerle senza sosta sul volto, dietro i suoi grandi e sottili occhiali da vista neri.
Indietreggia di qualche passo e, incerta e tremolante, cammina svelta verso l’uscita dal bancone, diretta verso di loro.
Artù prende uno scatto fulmineo e, camminando a passo svelto, si dirige verso di lei superando i due fugaci amanti.
Clarissa comincia a correre cercando di guadagnare terreno tentando di dire qualcosa ma Artù la prende al volo con un braccio e la trascina via.
Lei si dimena e piange urlando, ancora col suo grembiule da barista bianco e arancione.
- No! Lasciami andare! Ho detto lasciami! Lasciamii!
Intervengono delle guardie di sicurezza mentre Artù la trascina via ma basta mostrare il cognome ricamato sul lato destro della maglia verde per lasciarlo passare.
- È tutto sotto controllo, lasciatemi passare.
Li scosta e si trascina Clarissa su in camera che non ha smesso un attimo di dimenarsi con braccia e gambe per essere lasciata andare.
Le lacrime scorrono veloci mentre lei picchia sul suo petto e farfuglia di fermarsi e di tornare indietro.
Arrivano nella stanza di Artù e la lascia di peso morto sul letto mentre, in piedi davanti a lei, si nasconde la chiave della stanza nel taschino del pantalone.
Lei si alza di scatto continuando a dare di matto ma lui le frena i polsi e la invita a calmarsi e a ragionare.
Clarissa continua imperterrita senza voler sentire ragioni e diventa difficile gestire la situazione per tenerla ferma senza rischiare di esercitare troppa pressione nel bloccarla.
- Basta, Clarissa. Clarissa, ehi. Ssh, ho detto basta. Se non ti calmi non puoi fare niente.
Continuava a frignare seduta sul letto nel tentativo di svincolarsi e alzarsi, e quasi non la riconosceva più mentre la pazienza lo stava abbandonando.
Poggiò un ginocchio su letto per cercare di esercitare maggiore pressione nel tenerla ferma senza essere costretto a dover stringere le prese sui polsi. Fu tutto inutile.
Dopo un altro minuto di lamenti ininterrotti, Artù venne preso da un impeto di rabbia e, prendendola dai polsi, la sbatté con forza nuovamente sul letto rimanendo sopra di lei con il volto ormai bordeaux per l’urlo liberatorio che gli aveva fatto venir fuori.
- HO DETTO BASTA!
Clarissa si calma di botto continuando a sogghignare in silenzio e rendendosi finalmente conto della situazione.
Artù era sopra di lei che le teneva stretti i polsi ed aveva la vena sulla tempia sinistra che gli pulsava velocemente.
Lui si rende conto di averla spaventata per la seconda volta, così come quel giorno che vide Leon e Ginevra per la prima volta.
Le molla i polsi e si alza in piedi tenendo ancora il ginocchio poggiato al bordo del letto.
Clarissa si alza di scatto e gli si butta addosso, trovando un paio di braccia che le danno conforto.
Tiene salda la sua testa sul suo petto e la mano intrecciata nei suoi capelli mentre lei si sfoga ancora una volta piangendo incredula per quanto accaduto.
- Quel figlio di puttana adesso se la vedrà con me.
Le sussurra.
Ma lei si stacca da quell’abbraccio e lo guarda dritto negli occhi deglutendo e cercando di non singhiozzare anche se alcune lacrime continuano a rigarle il volto.
- No, non voglio questo. Non voglio ripercussioni su di lui. Sono io, è colpa mia.
La prende dai fianchi e la scuote leggermente per farla ragionare.
- Clarissa, cazzo. Ragiona! Colpa di cosa, ma sei impazzita pure tu?
Lei sorride in maniera triste asciugandosi le lacrime.
- È colpa mia, non imparo mai. Sono una stupida stronza.
Si siede sulle sue ginocchia che sono poggiate sul letto e Artù si fa spazio per sedersi a sua volta.
- Tu gli hai dato fiducia. Dare fiducia è la cosa più bella che si possa fare nei confronti di una persona. Hai avuto coraggio, non è colpa tua. Non sei una stupida. Ne tanto meno una stronza.
Le pizzica la guancia con le dita e lei sorride di nuovo con quel sorriso carico di tristezza.
Se la tira di nuovo a sé stringendola forte.
- Non voglio vederti soffrire. Basta, ti prego. Non di nuovo, non ancora in questa vita.
Lei continua a singhiozzare sul suo petto.
- Nemmeno io volevo continuare a vederti soffrire, eppure.
- Eppure un cazzo.
I due si guardano e sorridono. Stavolta hanno entrambi quel sorriso.
Artù le mette gli occhiali sopra la testa e con passa un dito sotto i suoi occhi per lavare via tutto quel leggero trucco sbavato.
- Dovrò affrontare Mordred prima o dopo...
Artù sorride.
- Sono certo che c’è già chi gli sta anticipando un palmo di culo da parte tua.
Clarissa si ferma un attimo a pensare e poi realizza.
- Oh, no.
 
Merlino gli va incontro e gli da uno spintone mentre attirano l’attenzione delle persone attorno a loro.
- Che cazzi credi di fare, EH!
Freya lo segue ma cerca di essere meno brutale.
- Sei un vigliacco, Mordred! Ma come ti salta in mente.
Lui rimane sbigottito senza sapere cosa dire e Kara si intromette nella conversazione.
Torna accanto a lui e lo abbraccia.
- Noi ci amiamo! Non c’è niente che possiate fare per cambiare la situazione. Diglielo, Mordred!
Mordred la guarda e scivola via dal suo abbraccio sotto gli occhi increduli di tutti.
- Kara io non... io non ti amo.
Kara ha un tonfo al cuore e Merlino è sempre più sbalordito.
- Kara perché mi hai baciato, io non volevo quel bacio.
- Ma tu... quando mi hai visto.
- Ero sorpreso! Ma non...
Kara tenta di farfugliare qualcosa quando Mordred recupera un attimo di lucidità.
- Clarissa...
Sussurra.
Guarda verso la palazzina dove vivono loro e corre a perdifiato verso di essa.
- CLARISSA!
Kara rimane a fissare Merlino e Freya singhiozzando e si allontana a passo svelto dal lato opposto, verso l’uscita.
Merrlino e Freya si guardano.
- Cosa cazzo è appena successo?
Freya scuote le spalle e decidono di seguire Mordred.
 
Clarissa si sente chiamare a gran voce e sente bussare insistentemente alla sua porta.
Artù apre la porta della sua stanza trovano Mordred che pronuncia un incantesimo per aprire la porta della stanza di Clarissa e, quando sta per entrare, la vede dietro Artù che lo guarda sconvolto quasi quanto lei.
Mordred nota quanto Clarissa sia sotto shock e nota che i suoi polsi sono rossi come le sue guance e le mani di Artù, ed il suo volto.
- Che cazzo le hai fatto!
Si dirige verso di lui minaccioso e, quando sta per sferrargli un destro diretto, Artù gliene serve uno per primo stramazzandolo a terra.
Merlino e Freya arrivano in tempo per godersi la scena e Clarissa e si porta le mani davanti alla bocca incredula.
- L’hai ucciso!
Tuona lei incredula ancora con le mani che le coprono la bocca.
Artù non si scompone e apre e chiude il pugno con il quale l’ha colpito.
- No, ha solo perso i sensi.
- Ma si può sapere che CAZZO sta succedendo!
Merlino diventa sempre più incredulo ogni minuto che passa e capisce che la situazione sta prendendo una piega tragicomica.
 
Mordred riprende i sensi ed è seduto su una sedia nella stanza di Clarissa mentre lei è seduta sul letto di fronte a lui, Artù in piedi insieme a Percival e Galvano che sono sopraggiunti qualche minuto dopo e Merlino e Freya seduti anche loro su due sedie.
Mordred picchietta piano un cubetto di ghiaccio sulla guancia avvolto in un piccolo straccio pulito e, dopo aver spiegato l’accaduto, si tiene la testa per aiutarsi a riprendere conoscenza.
Sono tutti sconvolti ed è successo tutto così in fretta.
Galvano da uno spintone a Percival e rompe il silenzio a suo modo.
- Vedi? Hai visto? Lo sapevo! È colpa tua!
Percival lo guarda dubbioso.
- Mia?
- Si! Ci metti una vita per cambiarti dopo ogni addestramento e guarda che cazzo ci siamo persi. Bravo Percival complimenti, sempre così!
Riescono a far sorridere persino Mordred, ancora intontito dal destro di Artù.
- Scusami.
Tuona Artù tanto per rompere le risate generali.
Mordred lo guarda e poi torna a fissare per terra con gli occhi socchiusi per cercare di alleviare l’emicrania.
- Me lo sono meritato. Mi dispiace di aver pensato a male, non ne ero in diritto. Proprio io. Proprio in quel momento.
Clarissa inarca un sopracciglio e ruota lo sguardo: ‘ci mancherebbe!’
Si alza dal letto e Mordred alza subito lo sguardo per sapere che fa.
Prende un bicchiere, lo riempie d’acqua fresca e ci immerge una compressa effervescente.
Glielo porge.
- Bevi. Ti aiuterà a riprenderti.
Artù fece intendere che era ora per gli altri di andare via e lasciarli da soli a parlare.
D’altronde, erano questioni personali.
Chiudono la porta e Mordred la guarda, scoprendo che in realtà lei lo fissava già.
- Mi credi, vero?
Clarissa lascia vagare il suo sguardo in giro per la stanza non sapendo che dire.
Decide poi di guardare lui.
- Non lo so, Mordred.
Lui sospira sconfitto.
- Clarissa io non la amo, ero solo sconvolto per averla rivista.
Lei fissa il vuoto per qualche secondo.
- Ho bisogno di un attimo. Un attimo per capire che cazzo è successo e decidere cosa voglio farne a riguardo. Siamo d’accordo, è stato un bacio rubato e non voluto. I tuoi sentimenti sono chiari; ma fa male, Mordred. Cazzo, se fa male. È stato come rivivere la stessa scena per la seconda volta. Non puoi pretendere che in uno schiocco di dita io faccia finta di niente. Se mi ami, come dici, capirai.
Lui si alza e posa il bicchiere.
Le porge un braccio e lei lo abbraccia forte.
Le lascia un bacio sulla fronte.
- Ti aspetterò sempre, lo sai. Non ti lascio scappare di nuovo.
La guarda negli occhi e sorridono entrambi.
- Ti amo, Clarissa.
Lei sente dentro di sé che è meglio non rispondere.
Annuisce sorridendo e Mordred, dopo aver messo la sedia al suo posto, se ne va chiudendosi la porta alle spalle.
 
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- Non ha funzionato.
Morgana, seduta alla sedia, sorride beffardamente.
- E così il nostro giovane amico questa volta non ci è cascato.
Kara cammina nervosamente per la stanza.
- Non ha funzionato. Non funziona. Non funzionerà. Lui è davvero innamorato di lei questa volta.
- Lo era anche nell’altra vita, eppure ci siamo riuscite.
Kara si ferma e la guarda stizzita.
- Non ci siamo riuscite, l’abbiamo ingannato. Non lo ingannerò di nuovo, io lo amo!
Morgana sbuffa.
- Amore, amore e amore. Quante chiacchiere inutili. Non ti ho evocato dal mondo dei morti per farti decidere cosa fare della tua vita.
- Beh allora avresti dovuto invocare la mia ombra, non... me! Non sono ai tuoi servizi Morgana, non lo sono più! Mordred non è un giocattolo. Dici di tenerci a lui e guarda come lo tratti. Se è questo il trattamento che spetta alle persone a cui tieni allora grazie, me ne vado.
Kara sta per aprire la porta e Morgana la frena con una frase pacata.
Ha sempre saputo come entrare nella mente delle persone e piegarle al suo volere.
- Mia cara tu lavori per me da tanto ma non hai ancora capito nulla. Il mio intento non è di forzare il piccolo Mordred nei tuoi confronti se non di dargli una spinta.
Kara si blocca con la mano sulla maniglia della porta principale di quella vecchia casa che aveva preso in affitto a nome suo, dove Morgana sarebbe rimasta giusto il tempo di ottenere ciò per cui aveva viaggiato così a lungo da Nottingham sotto falsa identità.
Kara si volta e Morgana posa una pozione sul tavolo.
- Aiuterà Mordred a ricordarsi meglio di te. Di tutto ciò che avete passato fin da bambini. Sarà come intraprendere un viaggio dentro sé stesso al termine del quale, di sua spontanea volontà, il giovane druido deciderà in totale autonomia quale strada intraprendere.
Kara scuote la testa.
- Mi ha appena rifiutato davanti a tutti, anche se dovessi riuscire a fargliela bere, noterebbero che c’è qualcosa che non va.
Morgana sbuffa di nuovo.
- La pozione ha effetto nel tempo. È un ‘cambiamento’ che avviene gradualmente. Devi solo cercare di entrare nel giro e verrà interpretata come una reazione spontanea quella di avvicinarsi a te.
Kara si convince decisa a vincere il cuore di Mordred per il quale ha sempre nutrito un debole e un’ossessione non indifferente da tempo immemore.
- Ora vai e riposati. Domani devi tornare all’attacco.
Kara esegue gli ordini come un automa e si chiude nella sua stanza per la notte.
Il fedele adepto di Morgana le si avvicina, sussurrando.
- Una volta scoperto l’inganno, potrebbe saltare tutta la copertura.
Morgana sorrise.
- Una volta scoperto l’inganno, ormai sarà già troppo tardi.
 
   
 
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