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Autore: An13Uta    28/01/2018    2 recensioni
Deglutisce silenziosamente. Niente, non può farcela.
Non può dirglielo.
Non può.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Link, Skull Kid
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Pensi mi avrebbero potuto amare?-.


La domanda riecheggia come una maledizione.

Link accarezza la schiena della creaturina – la muta centennale ancora in corso la ricopre parzialmente di piume marroni, soffici quanto pelo di gatto – mentre cerca una frase con cui rispondere.


Sono solo loro due in quel bosco, alla luce verdastra che il sole proietta sulle foglie.


Il folletto tiene gli occhi chiusi e respira profondamente, come fosse addormentato.

Lasciando che il piccolo appoggi la guancia nel suo palmo un po' calloso Link si morde un labbro.


Cosa può dirgli, lui che un eroe non lo è mai stato, e onestamente non crede mai lo sarà?


Non ha nulla in comune con i suoi impavidi antenati, nato intagliatore e deciso a continuare ad esserlo. Forse solo una leggera attrazione per i guai che si diverte a provocare il suo più caro amico.

A diciassette anni, ancora per poco libero dalla leva militare, non ha mai toccato un'arma. Non ha forza o intelletto fuori dal comune, né coraggio da vendere. Non va nella foresta per trovare nemici su cui testare capacità belliche. Nessuna ragazza cade ai suoi piedi.


È un ragazzo normale; un misero artigiano.

Un introverso che vive al limitare del villaggio.


Sospira, e i pollini dispersi nell'aria si agitano, turbati.






Potrebbe dirglielo.





Le sue incarnazioni erano stoiche, serie, impassibili.

I volti enigmi indecifrabili, senza emozione alcuna.

Per quanto avesse provato a immaginare in loro qualcosa di reale leggendone le gesta, un qualche difetto, una debolezza, un che di normale, si era accorto che i suoi tentativi erano più che futili.

Essi sono come dei. Ritratti su finestre di vetro colorato e colpiti dalla luce ogni secondo, superiori alle vite inutili che scorrevano ai loro piedi.


Link invece si sente umano, molto umano, troppo umano.

Così umano da sussurrare agli animali che scava nel legno, chiedendo loro chi siano mentre li libera dalla corteccia.


Così umano da prestare aiuto a chiunque, anche quando non ne ha la minima voglia.


Così umano da tornare tutti i giorni sotto allo stesso albero nello stesso punto della stessa foresta solo per lui, perché da piccoli gli faceva sempre promettere sul cuore di tornare il giorno dopo, e sembrava sempre così spaventato di non rivederlo più.



Gli afferra la mano con premura e constata quanto sia cresciuto. Quella del ragazzino rintanato al sicuro nelle sue braccia ormai annega nella sua, simile ad un pesciolino in una vasca. La soppesa, chiedendosi da quanto tempo sia così piccina.

Sembra ieri che, messe a confronto, le punte delle loro dita combaciavano perfettamente.




-Rispondimi, per favore.-.




La voce ha un riverbero innaturale.


Fruscia, striscia, scricchiola, gracchia e gracida.


O almeno, così pare a Link.

Deglutisce silenziosamente. Niente, non può farcela.



Non può dirglielo.



Non può.



Non sarebbe giusto.



Perché preferirebbe avere la certezza di non saperlo, di poter replicare che lo ignora, e che gli spiace.

Ma i volti ritratti che dovrebbe interrogare non esprimono nulla, sono ideali mascherati da pelle.

Non hanno tempo per sciocchezze.

Non hanno tempo per qualcosa di così piccolo, e inutile, e deforme, e selvaggio.

Non hanno tempo per amarlo con l'amore leggero e appassionato di un bambino non ancora decenne, lo stesso tipo di amore che lui invece continua a trascinarsi dietro testardamente senza la minima intenzione di schiacciarlo, mollarlo, abbandonarlo in un buco che profuma d lillà per cancellarne l'odore e il ricordo, come assassini e fratricidi fanno per nascondere una carcassa.





Legno gli accarezza la gola, lentamente, gentilmente.

Come un cappio molle che pende troppo in basso.

Link trattiene il fiato.





 

Il palmo grigio si ritira. Skull Kid si accartoccia su sé stesso e si volta un poco.



 



-Tu li hai amati?- la voce esce flebile da labbra di carne.



 

Un sospiro.






 

-Avrei voluto.-.

   
 
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