Ringrazio
anche solo chi legge.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=hmCj7k2ZHuo.
Fa
parte della serie: 'Le note della vita'.
★Autore:
Kamy
★Fandom:
KHR.
★
Iniziativa: Questa storia partecipa al Flu&Fluff a cura
di Fanwriter.it!
★
Numero Parole: 1.194.
★
Prompt: 15.
A
assiste B fino alla completa guarigione… per poi
ammalarsi a sua volta.
L’incontro
tra Enma e Skull
I
fiocchi di neve scendevano davanti al negozietto di
alimentari, Skull osservava al suo interno con le mani coperte dai
guanti da
motociclista, il vetro del casco dava a tutto delle sfumature nerastre.
Del
muco gli colò dal naso e starnutì rumorosamente,
sporcando l’interno del casco, tremava sotto la tutina
aderente. Cadde in
ginocchio, lo stomaco gli dava delle fitte e dagli spasmi proveniva dei
rumori
poco rassicurante, sospirò guardando le bistecche sul
ripiano.
La
vista gli si appannò, si voltò e si sedette per
terra, piegò le gambe da bambino rachitico e le premette
contro il petto,
tremava di freddo. I fiocchi di neve si posavano sul suo corpo scosso
da spasmi
e tossì rumorosamente.
“Ho
fame” gemette.
“Davvero?”
si sentì domandare.
Sgranò
gli occhi e si alzò di scatto, voltandosi di
colpo, un ragazzino dai capelli rossi era uscito dal negozio.
Strillò e fece un
passo indietro, Enma gridò a sua volta e cadde per terra a
gambe aperte, gli
occhi rossi sgranati e le labbra tremanti.
“Attento!”
gridò Skull, scattò in avanti e la
catenella al suo labbro colpì il casco, dando vita a un
rumore metallico.
Allungò entrambe le manine verso Enma e lo aiutò
a rialzarsi, Enma si rimise in
piedi e lo sentì tossire.
“N-non
stai bene… vero? R—rischi una polmonite”
balbettò Enma.
“Sei
un Simon?” domandò Skull, sbattendo le palpebre
facendo fremere le lunghe ciglia nere.
Enma
annuì e si sedette accanto a lui, metà del suo
viso era coperta da una pesante sciarpa azzurra, aprì il
sacchetto che teneva
appoggiato sulle gambe.
“Il
fu-futuro Boss, purtroppo” gemette. Tirò fuori una
polpetta di riso fumante ripiena di carne.
“T-tieni”.
Skull
gliela prese dalle mani e se la strinse al
petto.
“Non
accetto la carità. Appena possibile te la
ripagherò, non voglio debiti con la tua famiglia”
borbottò. Avvertì una fitta
al petto e abbassò lo sguardo. < Povero bambino,
tutto solo. Dove sono i
suoi Guardiani? > si domandò.
Enma
chiuse gli occhi e gli sorrise.
“N-non
mi devi n-niente” lo tranquillizzò.
Skull
sollevò il vetro del casco e diede un morso alla
polpetta di riso, osservò di sottecchi l’altro
tirare fuori un’altra polpetta,
dandole un generoso morso a sua volta.
“Non
dovresti girare solo” brontolò.
“S-sai…
io non ho… m-molti soldi, m-ma… era in
offerta…”
disse Enma, indicando un cartellone dove era rappresentato il prodotto
che
avevano addentato.
“I-io
sono un Arcobaleno! Sono uno dei Carcassa, non
ti conviene frequentarmi!” strillò Skull.
Starnutì rumorosamente. Riabbassò il
vetro del suo casco e dimenò la mano in cui teneva la
polpetta di riso.
“Ca-Carcassa?”
chiese Enma dubbioso. Deglutì
rumorosamente. “S-sembra spa-spaventoso”
balbettò.
Le
iridi di Skull erano liquide.
“Vuol
dire che sono cattivo! E te lo posso dimostrare!
Guarda che l’ho capito che sei balbuziente e non mi fai
nessuna pena!” sbraitò
Skull. Fu colto da un capogiro e crollò in avanti
semincosciente, Enma lo prese
al volo tra le braccia e lo sollevò, guardandolo tremare.
“Io
non sono balbuziente. Solo timido” ammise Enma,
abbassando lo sguardo.
Skull
lo guardò in viso.
<
Assomiglia così tanto a… me >
pensò, perdendo
i sensi.
Sebastiano
tossì rumorosamente, i tremiti che lo scuotevano erano tali
che sbatteva contro
il letto, ansimava, non riuscendo a respirare. Vomitò muco e
sangue, gemette
singhiozzando.
“Ti
prometto che ti salverò da questa febbre” promise
Giotto.
Sebastiano
cercò di aprire gli occhi, vedeva la figura di suo fratello
sfocata.
“F-fa
male…” piagnucolò.
“Tornerò
presto” promise Giotto.
Sebastiano
sentì i passi dell’altro allontanarsi,
rimbombandogli nella testa.
Skull
mugolò, si tastò il viso e si svegliò
di
soprassalto, non sentendo il casco, si guardò intorno e
scoprì che era in un
letto.
“Do-dove
sono?” esalò con voce stridula.
Enma
era seduto su una sedia accanto al letto.
“Ne-nel
mio… appartamento…” mormorò.
“Non
nella tua isola?” chiese Skull. Fu colto da un
capogiro e abbandonò la testa contro il cuscino, ansimando
piano.
“È
andata bruciata. Tutti gli adulti sono morti, mi
sono salvato io e i miei guardiani. A-anche mia sorella
è…” mormorò Enma. Calde
lacrime gli rigarono il viso in parte coperto dai capelli rossi,
sollevò un
piede e lo appoggiò sulla sedia su cui era accomodato.
“Mi
dispiace” disse Skull, con tono più maturo. Si
piegò
in avanti e gli fece il baciamano.
Enma
strillò e cadde dalla sedia, Skull gattonò sul
letto e si sporse, guardandolo.
<
Questo ragazzino dovrebbe proprio conoscere Tsuna
> pensò.
“I
tuoi guardiani non ti fanno il baciamano?” chiese.
“No!
E non lo voglio! È spaventoso!” strillò
Enma,
rialzandosi in piedi. Serrò i pugni e scosse il capo.
Skull
si massaggiò la tempia, il suo trucco si era
sciolto.
“Cosa
non trovi spaventoso?” domandò.
Enma
incassò il capo tra le spalle e rimise entrambi i
piedi a terra.
“F-fare
il… veterinario…” esalò.
“Zio”
disse Riccardo. Due ciuffetti ai lati del suo viso erano piegati ad
angolo e
ondeggiavano ad ogni suo movimento. “Da grande mi aiuterai a
proteggere gli
animaletti?” chiese, le sue iridi verde foresta erano liquide.
“Certo”
disse Sebastiano, posandogli un bacio sui disordinati capelli mori.
Il
bambino lo abbracciò, ridendo.
Skull
si piegò in avanti e tossì rumorosamente,
sputando un grumo di sangue.
Enma
corse nella stanza accanto, tornò da lui
lentamente, rischiando più volte di cadere, tenendo una
tazza di the caldo tra
le mani, al cui interno galleggiava una fetta di limone.
“Ti-tieni…”
disse, porgendogliela.
Skull
la prese con entrambe le mani e se la portò al
viso, soffiò e ne sorseggiò il contenuto,
sporcando il bordo della tazza di
rossetto violetto.
“Potrai
rimanere qui fino a quando non guarirai. L’importante
è che tu ti nasconda sotto le coperte quando viene Adel, non
vuole che io
frequenti nessuno” disse Enma.
Skull
gli sorrise.
“Deduco
sia uno dei tuoi Guardiani. Dovresti imparare
a essere… più volitivo” disse,
arrossendo.
Enma
si nascose il viso tra le mani.
“I-io
mi… vergogno” ammise.
***************
Skull
balzò giù dal letto e si mise a correre tra le
gambe di Enma, mostrando i muscoli delle braccia minute.
“Vedi?
L’influenza è completamente passata” si
vantò.
Enma
si grattò un sopracciglio vermiglio.
“I-il
dottore… a-aveva detto che… era
polmonite”
sussurrò. Guardò la serie di scatoline di
antibiotico ammonticchiate sul
comodino.
<
E aveva anche detto che era assurdo non fosse
morto almeno una ventina di volte, visto quanto era acuta >
pensò.
“Beh,
in ogni caso ora sono perfettamente guarito!” si
vantò Skull.
Enma
si piegò in avanti e starnutì, si tolse un
fazzoletto dalla tasca e si soffiò il naso arrossato.
“O-ora…
penso di essermi… in-influenzato io…”
mormorò
con la voce arrocchita e resa diversa dall’effetto provocato
dal naso chiuso.
<
Si è occupato così tanto di me, da essersi
affaticato fino ad ammalarsi. In fondo è solo un ragazzino
> pensò Skull,
corrugando la fronte.
“Allora,
permettimi di essere io stavolta a occuparmi
di te” disse.
Enma
si sedette sul letto e sorrise.
“Gra-grazie…”
mormorò.
“Ed
inoltre…” disse Skull, balzò sul
davanzale della
finestra e l’aprì, permettendo a una gatta di
entrare nella stanza. “… puoi occuparti
di lei, se vuoi” disse.
“Micetto!”
gridò Enma, corse dal gattino e lo prese
tra le braccia.
Skull
gli sorrise, chiudendo la finestra.