I’m Not A Fan Of Anything/Anyone. It’s Everyone/Everything That Should
Be My Fan.
11.
«Ah,
eccovi!» disse subito Farah, non appena aprì la porta
dell’appartamento di Todd, fissando quest’ultimo e Amanda in piedi sulla soglia
nella luce mattutina.
Luce
che Amanda stava odiando.
«È
successo qualcosa?» domandò Farah, seria, corrugando
la fronte per la preoccupazione mentre seguiva con lo sguardo Amanda che
entrava senza complimenti e si gettava di peso lunga distesa sul divano.
«Assolutamente
niente di niente.» riportò Todd in
tono laconico ed esausto, trascinandosi dentro casa a sua volta.
«Questo
è… davvero molto strano.» commentò la voce di Dirk
dalla camera da letto, in tono perplesso e poco convinto.
Amanda,
con già gli occhi chiusi, sorrise.
«Tu
non hai il diritto di definire che cosa è strano.» osservò con calma abituata
Todd, mentre iniziava a sfilarsi la giacca, rallentato dalla stanchezza e dagli
arti anchilosati dalla notte passata sul sedile dell’auto.
«E
perché mai?» protestò Dirk.
«Perché…»
rispose Todd tranquillamente, mentre restituiva a Farah
le chiavi della sua auto «I tuoi parametri di ‘strano’ non coincidono con
quelli del resto dell’umanità.»
Dalla
camera da letto provenne un verso significativo, a metà tra il divertito e il
critico.
«Non
è colpa mia se il resto dell’umanità… o almeno la stragrande maggioranza di
essa… ha una fantasia così limitata. Specialmente rispetto a quella
dell’universo.» ribatté infine Dirk, con uno sbuffo
che sembrava voler risuonare saputamente dignitoso, ma sembrò accompagnato
anche da una smorfia dolente.
Todd
si appoggiò di peso con la spalla sulla cornice della porta della camera da
letto, limitandosi a guardarlo, come se stesse cercando di soppesare se e
quanto fosse in condizioni tali da delirare per la febbre, piuttosto che essere
abbastanza lucido da parlare con piena cognizione di causa. Perché in base alla
cognizione di causa che secondo lui aveva di solito Dirk,
era probabilmente quasi impossibile distinguere tra le due possibilità solo
ascoltandolo.
«Va
bene…» ragionò Farah con un sospiro stanco. Amanda
aprì una fessura tra le palpebre per guardarla. La vide massaggiarsi la fronte
con le dita di una mano, sforzandosi di essere ragionevole e pragmatica.
«Quindi non abbiamo altri indizi validi al momento…»
«Oh,
sono sicuro che arriveranno presto…» commentò Todd, ironico ma convinto.
«Giusto.»
concordò Dirk dalla camera da letto.
Amanda
emise uno sbuffo divertito, tornando a chiudere gli occhi.
Farah
sospirò di nuovo. «Allora… spero non troppo presto. Perché ho davvero bisogno
di una dormita.» commentò, consultando rapidamente l’orologio da polso. «Perciò
se non c’è altro…» iniziò in tono di commiato, guardandoli uno ad uno con
un’espressione di controllo.
Amanda
aprì di nuovo gli occhi e la guardò. Sorrise. «’Notte, Farah.»
le disse affettuosamente, sistemandosi meglio sul divano e tornando a chiudere
gli occhi.
«E…
grazie.» aggiunse Todd.
Farah
annuì, sembrando troppo imbarazzata dalle sue auto-convinzioni di essere
incapace di partecipare ai normali scambi dell’interazione interpersonale in
maniera adeguata per rispondere altro che «Okay, ci aggiorniamo.», e uscire.
Todd
emise un sospiro stanco e recuperò una coperta da un armadio, distendendola per
coprire Amanda. «Dormi… qui?» le domandò, con tatto gentile e un po’ esitante.
«Sto
già dormendo.» puntualizzò solo Amanda, semi-biascicante.
«Okay…»
disse solo Todd, andando in cucina.
Amanda
stava in effetti scivolando rapidamente verso il sonno. Ma a volte aveva
notevoli difficoltà ad addormentarsi subito quando non si trovava assieme al
Trio Chiassoso o almeno sul vecchio furgone nero; persino quando era esausta
cioè.
Per
questo sentì i rumori di Todd che si preparava qualcosa da mangiare o da bere
in cucina, cercando di fare piano. E Dirk che
chiamava lamentosamente dalla camera da letto «Tooodd…»
«Shhst! Amanda sta dormendo.» sibilò pazientemente Todd in
risposta.
«Oh…»
fece Dirk, in tono dispiaciuto e più basso.
Di
lì a poco, Amanda udì un fruscio di coperte, seguito da passi a piedi nudi che
dalla camera da letto si spostavano in cucina.
«Todd.»
ripeté Dirk, avendo cura di sussurrarlo stavolta.
A
giudicare dal piccolo clangore di posate, Todd non doveva essersi accorto che
era lì. «Dirk!!!» sibilò «Che diavolo? Torna a letto.
Sei malato, ricordi?»
«Che
stai facendo?» domandò Dirk, imperturbabile,
incuriosito.
Todd
sospirò arreso. «Vuoi del tè?» domandò, con un che di vagamente retorico.
«Sarebbe
splendido.» sospirò Dirk grato.
Amanda
udì dei rumori che indicavano che Dirk si stava
sistemando a sedere in cucina. E probabilmente, a giudicare dai fruscii, si era
portato dietro buona parte almeno delle coperte, in cui si stava tenendo
avvolto. Sorrise tra sé e sé, divertita.
Per
un poco, tutto ciò che udì in sottofondo, attraverso il dormiveglia, fu il
tranquillo e domestico chiacchierare a bassissima voce tra i due, senza nemmeno
cercare di distinguere le esatte parole, anche se tra le poche che comprese
passivamente senza provarci c’era qualcosa che riguardava il caso di cui si
stavano occupando mischiato con cose banali e battute.
Fu
il silenzio a farla riemergere un poco dal dormiveglia relativamente profondo,
semplicemente perché sembrava caduto all’improvviso, e di natura diversa
rispetto ad un semplice silenzio tranquillo e naturale.
Poi
udì Todd mormorare in poco più di un sussurro qualcosa come «Questo… è okay…
per te…?»
E Dirk rispondere immediatamente «Sì!!», con piena
convinzione, e tale entusiasmo da aver alzato incautamente un poco la voce. La
riabbassò prontamente e disse di nuovo «Sì. Sì. Benissimo.»
Di
nuovo cadde un singolare silenzio.
Finché
Amanda non distinse vagamente ma sufficientemente i tenui suoni di un chiaro
bacio.
Sorrise
tra sé e sé. E disse «Hey, voi due.»
Seguì
un piccolo tramestio improvviso e sorpreso, e lei sogghignò divertita.
«Trovatevi
una stanza.» disse solo.
Le
sembrò di poter percepire un denso imbarazzo fin da lì dove se ne stava ad
occhi chiusi sul divano, avvolta nella calda coperta e ancora comunque
piuttosto in dormiveglia.
Dopodiché
udì Todd sussurrare qualcosa che sembrava un invito e un pazientemente
convincimento di Dirk, e i loro passi in punta di
piedi verso la camera da letto.
L’ultima
cosa che udì prima che la porta si chiudesse dietro di loro fu Dirk che diceva sussurrando «Hem…
temo che ti ammalerai anche tu.», e Todd che emetteva un piccolo verso
divertito e sardonico, ma anche chiaramente affettuoso e felice.
Amanda
faticò comunque un altro poco ad addormentarsi del tutto.
Non
che si udisse niente dalla camera da letto. Probabilmente quei due erano
crollati addormentati l’istante che avevano posato la testa sul cuscino.
Perdenti.
Più
che altro le tornarono in mente alcune parole di Todd di quella notte, quando
avevano chiacchierato ancora un poco, a tratti sparsi nelle lunghe ore di
appostamento in auto.
Qualcosa
che aveva a che vedere col fatto che Todd si fosse azzardato a chiederle, come
dopo aver racimolato tutto il coraggio che aveva per tentare una conversazione
più personale che un tempo tra fratello e sorella avrebbero avuto senza
problemi, se nella sua vita ci fosse qualcuno.
Amanda
aveva negato. Dopotutto, passando gran parte del suo tempo con gli altri del
Trio Chiassoso e spostandosi costantemente per ogni dove senza meta, era
piuttosto difficile anche volendolo imbattersi in “qualcuno di speciale”.
Non
che lei lo volesse. Non che ci pensasse, a dirla tutta.
Ma
una piccola parte di lei ora iniziava a sospettare che forse avrebbe potuto
essere qualcosa di piacevole. O di interessante. Magari entrambe le cose.
Per
qualche motivo, mentre finalmente si addormentava del tutto, inconsciamente si
chiese se magari a Farah potesse piacere andare
insieme al poligono di tiro o a fare footing, quando si fossero svegliate
chissà quando nel corso della giornata.