Nero. Nero come il cielo di quella notte. Nero come il suo completo da segretario. L’unica cosa che faceva contrasto a quel nero erano i biondi capelli dell’uomo all’interno dell’ufficio, Arthur Kirkland. Stava per finire la relazione  che gli era stata assegnata dal suo capo, Francis Bonnefoy. All’improvviso sentì della musica, era il telefono che squillava. Lesse il nome della persona che lo stava interrompendo in quell’atmosfera così perfetta per lavorare: anonimo. Pensò subito a qualche pubblicità o offerta telefonica e decise di riattaccare. Ricominciò a scrivere la relazione che avrebbe dovuto consegnare la mattina seguente quando all’improvviso sentì un rumore provenire da fuori, si voltò e vide una luce. Incuriosito e spaventato decise di guardare fuori dalla finestra. Quella strana luce sembrava andare verso di lui troppo velocemente per capire di cosa si trattasse. Arthur iniziò a sudare, le sue gambe tremavano dalla paura, le mani incollate alla finestra, il suo respiro sempre più affannato e il battito del suo cuore iniziò ad accelerare. Dai suoi occhi sbarrati uscivano lacrime di paura. Non sapeva cosa fare e cosa sarebbe successo. Era solo in quel grande ufficio ormai buio. Il suo pensiero andò alla famiglia che tanto amava e che lo aspettava per la cena, ai suoi amici. Quando capì la telefonata del numero anonimo... il buio.