Il ballo di San Valentino
In una sola notte i corridoi erano
cambiati, prima erano colorati, certo, ma ora vi era solo un colore a dominare
l’intera scuola: il rosso. E non un rosso qualsiasi, ma il rosso degli
innamorati. Ghirlande di cuori, poster con cuori, cuori, cuori e cuori,
ovunque.
Kara si guardò attorno con aria
affranta. Perché dovevano rendere tutto ancora più difficile? San Valentino non
poteva passare in sordina?
Come se non bastasse le coppiette,
formatesi nella prima parte del semestre, sembravano sentirsi improvvisamente
autorizzate a manifestare ovunque il reciproco amore.
Fece una smorfia quando Lenny e Janet
si schiacciarono contro gli armadietti presi in un bacio focoso.
“Ci risiamo.” Winn
aveva sul viso la stessa espressione che Kara sapeva esserci sul suo volto.
“Perché ogni anno deve essere così?” Domandò.
“Per ricordarci che siamo
irrimediabilmente soli.” Rispose Kara con uno sbuffo.
“Ma non è giusto!” Si esasperò Winn.
Kara annuì decisa, poi i suoi occhi
si posarono su di un poster e lei si illuminò.
“Almeno una cosa positiva c’è.”
Disse, indicandolo a Winn. “Tema del ballo: Orgoglio
e Pregiudizio! Sarà bellissimo!”
Winn fece un’altra smorfia.
“Sarebbe bello andarci, per una
volta, in coppia.” Mugugnò, intenzionato a lamentarsi tutto il giorno.
“Andremo in coppia!” Assicurò lei
indicandosi e poi indicando lui. “Due: una coppia.”
“Di fidan...”
Iniziò a precisare il ragazzo, per poi interrompersi di netto. Kara ruotò su se
stessa, sapendo già chi avrebbe trovato e, infatti, eccola lì. Il sogno
proibito di Winn, la regina del laboratorio o meglio
di ogni laboratorio: scienze, chimica, biologia, tecnologia, informatica. Lei
era sempre la migliore, migliore persino di Winn.
Lena Luthor: intelligente, brillante e,
indubbiamente, bellissima.
“Invitala al ballo invece di
lamentarti con me.” Gli disse Kara. Il ragazzo sbiancò e si voltò rapido non
appena la giovane che stava rimirando con adorazione, si voltò verso di loro.
“Invitare Lena Luthor?”
Bisbigliò con voce soffocata. “L’algida e inavvicinabile regina della scienza?”
La ragazza, passando, le sorrise e
Kara la imitò.
“A me sembra simpatica, potresti
lanciar…” Si bloccò e fu il suo turno di arrossire, mentre il capitano della
squadra di football nonché fotografo ufficiale del giornale della scuola
entrava dalla porta principale.
“Perché, tu, non vai a chiedere a
James Olsen di accompagnarti al ballo?” Si vendicò Winn.
“Non sei divertente!” Ribatté Kara,
cercando di scomparire nell’armadietto.
“Perché? Io non avrei problemi a
parlare con James, sembra gentile e simpatico.” Infierì ancora il ragazzo.
Kara tirò fuori la testa
dall’armadietto e lo fissò con aria sorpresa, questa non era la reazione che si
era aspettato Winn.
“Cosa…?” Iniziò, ma Kara lo afferrò
per il braccio e lo trascinò fino ad una classe vuota.
“Ehi, Kara, sei impazzita? Tra un
attimo dobbiamo essere in classe e non abbiamo tempo per…”
“Ho un piano!” Lo ignorò Kara.
“Un piano per cosa? Farci mandare dal
preside?”
“No!” Esplose Kara. “Per non andare
assieme al ballo di San Valentino!”
Winn continuava a guardarla perplesso, ma
più Kara ci pensava più la sua idea le sembrava geniale.
“Dobbiamo solo aiutarci a vicenda! Io
divento amica di Lena e tu di James.” Un istante e l’idea raggiunse la mente di
Winn, assieme alla consapevolezza.
Il ragazzo iniziò a gesticolare,
agitato.
“E una volta che sarò amico di James
sarà facile parlargli di te e di come dovrebbe darti una possibilità, mentre tu
farai lo stesso per me con Lena!”
“Esatto! Sì!” Esultò Kara.
“Wow… e io che pensavo di essere il
genio nella coppia…” Winn la guardava ammirato.
“Dovrei offendermi?” Chiese Kara, poi
scosse le spalle. “Non importa. Abbiamo tre settimane prima del ballo, diamoci
da fare!”
Sarebbe stato facile. Kara lanciò uno
sguardo a Winn che proprio in quel momento stava
discutendo animatamente con James, lui non aveva avuto il minimo problema ad
avvicinarsi al ragazzo, quindi, perché avrebbe dovuto avere problemi lei?
“Kara, giusto?” Si voltò e si ritrovò
davanti Lena.
“Oh.” Disse, sorpresa. Non le aveva
mai parlato ed ora che lei stava riflettendo su come avvicinarla ecco che
compariva. Questo era un segno.
Il sorriso divertito sulle labbra
della giovane le fece ricordare che era buona educazione rispondere quando
qualcuno ti poneva una domanda invece di rimanere imbambolato.
“Sì! Sì.” Assicurò.
“Ho visto che, questa mattina,
guardavi il poster del ballo di San Valentino e mi chiedevo…” Kara inarcò un
sopracciglio perplessa. “Se ti andava di aiutarmi con le decorazioni. L’anno
scorso hai fatto un lavoro eccellente.”
“Oh! Grazie!” Arrossì un poco. Era
strano parlare con lei dopo tutti quegli anni di silenziosa osservazione, per Winn, ovviamente... “Mi piacerebbe moltissimo, adoro il
tema di quest’anno, un vero colpo di genio!” Si entusiasmò di nuovo.
“Grazie.” Kara arrossì di nuovo
rendendosi conto che era stata Lena a sceglierlo.
“Sono sicura che avrai un team ad
aiutarti… non vorrei esserti d’intralcio…” Era proprio ciò che desiderava, per Winn, perché le avrebbe permesso di passare tanto tempo con
Lena e per se stessa, perché adorava lavorare all’organizzazione di quelle
serate e quel tema era semplicemente magnifico, ma… improvvisamente avere Lena
così vicina, che la guardava con quegli intensi e indefiniti occhi chiari la
stava facendo agitare.
Lena abbassò lo sguardo per un
istante, quando lo risollevò il sorriso sincero era scomparso.
“No, solo qualche studente del
secondo anno, obbligato a partecipare per ricevere i crediti del laboratorio di
tecnologia.”
“Oh…” Si stupì Kara, in genere erano
sempre tantissimi a voler lavorare su quel genere di progetto, lei che aveva
lavorato alla scenografia dell’anno scorso aveva avuto cinque aiutanti e quello
che aveva fatto era solo una piccola parte dell’intera organizzazione erano
decine gli studenti che si offrivano per dare il proprio contributo.
“Non sono in molti quelli che
vorrebbero lavorare con una Luthor.” Le fece notare
Lena e Kara inarcò un sopracciglio.
I Luthor
erano la famiglia più influente della città. Lionel Luthor
era stato sindaco svariate volte e Lillian era
coinvolta nella maggior parte delle attività di beneficenza, arte e cultura
della regione. Ma Lex, il figlio maggiore, aveva steso
una macchia di follia sulla famiglia, quando, due anni prima, aveva avvelenato
l’intera squadra di football della scuola colpevole di avergli fatto uno
scherzo durante il primo anno di scuola. Erano morti due ragazzi e gli altri si
erano salvati solo perché Clark era stato rapido ad individuare i sintomi e
aveva chiamato i soccorsi, tenendo in vita i compagni grazie alle vasche che
aveva riempito d’acqua ghiacciata.
“Sarà per me un piacere aiutarti.”
Assicurò ed ebbe la soddisfazione di vedere di nuovo un sincero sorriso
illuminare il viso della ragazza.
“Ti ringrazio. Vorrei parlarti di
quello che avevo in mente… hai tempo questo pomeriggio, dopo scuola? O sei
impegnata… con…?” Si interruppe.
“Winn!”
L’aiutò Kara. “No, no, niente impegni con Winn, lui deve
studiare, progettare… formule chimiche, cose così…” Si trovò di nuovo a
gesticolare, alzò la mano e si sistemò gli occhiali, rossa in viso. Lena lanciò
uno sguardo al ragazzo che stava facendo il buffone con James e alzò un
sopracciglio perplessa, ma non commentò, invece tornò a guardare lei e sorrise.
“A questo pomeriggio.”
“Sì… sì!” Confermò.
La ragazza si allontanò e Kara si
lanciò in un balletto di festeggiamento, poi recuperò i suoi libri e si diresse
di nuovo in classe.
Quando la fine delle lezioni del
giorno si avvicinò Kara iniziò a sentirsi un po’ agitata, dopo tutto non aveva
mai passato del tempo con la giovane Luthor, certo,
l’aveva guardata sedersi da sola in mensa, l’aveva ascoltata durante le sue
brillanti, precise e serie esposizioni nella classe di scienze e fisica e
l’aveva ammirata mentre leggeva poesie nella classe di letteratura, la voce
calda e un sorriso sognante sulle labbra. Ma, mai, era rimasta sola con lei.
“Ciao, ancora dell’idea di aiutarmi?”
Si voltò e Lena era lì, quasi sorpresa nel vedersi attesa davanti alla
biblioteca.
“Certo!” Assicurò lei, il sorriso che
illuminò il viso della giovane alla sua risposta cancellò le sue titubanze.
La biblioteca della scuola era quasi
vuota, pochi si fermavano dopo le lezioni, Lena scelse un ampio tavolo e poi
stese su di esso la pianta dell’auditorium.
“Questo è quello a cui voglio
arrivare.” Affermò e dopo spiegò ogni cosa a Kara che si ritrovò immersa nel
progetto in un baleno. Era ambizioso, elegante, geniale e bellissimo.
“Wow…” Disse mezzora dopo quando Lena
smise di parlare. “Punti davvero in alto.”
“Si aspettano tutti che io fallisca,
il consiglio degli studenti ha scelto me per il piacere di vedere un Luthor umiliato. Non lo permetterò.” Dichiarò lei e Kara
vide orgoglio e forza brillare nei suoi occhi.
“Oh, rimarranno senza parole. Il
prossimo anno ti supplicheranno di occupartene di nuovo tu.” Dichiarò Kara
osservando la planimetria ricca di note nella precisa scrittura di Lena.
“Lo credi davvero?” Le domandò allora
la giovane e Kara sollevò il viso, aveva perso tutta la sua forza e la guardava
sorpresa.
“Assolutamente sì.” Assicurò e poi
sorrise. “Dimmi, come hai deciso il tema?”
“Amo Orgoglio e Pregiudizio, non solo
i personaggi e la trama, ma l’atmosfera, l’eleganza che trasuda dalle loro
maniere, dai loro dialoghi, dalle loro feste e musiche. Il loro modo delicato
di corteggiarsi fatto di sguardi, dialoghi e sorrisi e amo il modo in cui
vedevano il ballo, unico momento intimo in cui le loro mani potevano
sfiorarsi...” Arrossì un poco e abbassò il capo. “E poi tutti amano indossare
vestiti d’epoca.” Concluse.
“Anche io adoro Orgoglio e
Pregiudizio. Elizabeth è così brillante…” Lena ruotò
lo sguardo su di lei e Kara arrossì. “E Darcy ovviamente!”
Aggiunse. “Lui è l’uomo dei sogni!” Ridacchiò in imbarazzo, senza neanche
sapere perché. “Ehm… Winn gli assomiglia un po’.”
Affermò, cercando di non dimenticarsi del perché fosse lì.
“Ti andrebbe di fare un sopraluogo?
Così ti faccio vedere cosa dobbiamo fare.” Cambiò argomento Lena e Kara annuì,
sollevata.
Insieme lasciarono la biblioteca per
l’auditorium. “Il materiale che ho ordinato arriverà domani, parte andrà ai
ragazzi che lavorano al progetto di tecnologia, hanno già i miei schemi e
faranno in fretta, ma il resto toccherà a noi due.”
“Avresti fatto da sola, altrimenti?”
Chiese Kara immaginando la mole di lavoro che sarebbe stata comunque
necessaria.
“Sì. Avrei potuto pagare una squadra
di operai, ma sarebbe stato visto come un’ostentazione della mia ricchezza e
avere il padiglione di astronomia con il mio nome sopra è più che sufficiente a
tal proposito.”
“Giusto…” Kara si rese conto, ancora
una volta, di quanto fosse difficile la vita a scuola per Lena. L’aveva sempre
vista come la ragazza perfetta, ma, la sua perfezione la pagava con molta
solitudine.
“Ma ho trovato il coraggio di
chiederti aiuto e hai detto sì, quindi… saremo in due a doverci sobbarcare un
lavoro di dieci persone.” Rise e Kara la imitò, poi si portò le mani ai fianchi
e annuì.
“Ce la faremo.” Assicurò e sorrise
nel vedere che Lena annuiva, lo sguardo fermo e sicuro.
“Allora?” Le chiese Winn.
“Cosa?” Ribatté lei, mentre si
mordicchiava il labbro, la mente persa sugli appunti che Lena le aveva dato il
giorno prima.
“Lena! Siete sempre insieme, cosa
dice di me?”
“Oh… gli piaci, sì, sì, sicuro.”
Affermò, nascondendo la verità. Era stata così impegnata con la ragazza da
dimenticare quasi completamente di parlarle di Winn.
“Cosa dici, per i fondali, meglio il rosso borgogna o il rosa antico?” Winn allungò il collo sui colori che Kara aveva davanti e
si strinse nelle spalle.
“Dipende, fondali di cosa?”
“Non posso dirtelo.” Decretò però
Kara, togliendogli gli appunti da sotto gli occhi. “Lena vuole che la sala sia
una sorpresa per tutti.”
“Mi sembra giusto.” Acconsentì Winn. “James mi ha detto che stai molto bene con la
treccia.” Aggiunse poi e Kara annuì, di nuovo sovrappensiero.
“Certo.”
“Kara?”
“Scusa Winn,
ma…” Guardò l’orologio e saltò in aria. “Devo andare! Lena mi aspetta, ciao!”
Lo salutò agitando la mano e fuggì via.
“Ma… è sabato!” Gli urlò dietro Winn, la ragazza però era ormai lontana. “E io ho invitato
James a casa per fartelo, casualmente, incontrare…” Si strinse nelle spalle.
“Ok… la prossima volta.”
Kara osservò Lena ondeggiare su di
una scale, era tutta tesa in avanti nel tentativo di far cadere il drappeggio
esattamente come voleva lei.
“Non…” Iniziò a dire e vide la
ragazza perdere l’equilibrio e cadere a terra. Corse da lei il volto pallido
dalla preoccupazione. “Stai bene?” Le chiese subito, passandole le mani lungo
la schiena, aiutandola a rimettersi in piedi.
“Sto bene, sì, non dovrei sfidare la
forza di gravità.” Affermò, con una smorfia. Kara la sollevò e si ritrovò a
stringerla. Era bella. Non aveva mai visto i suoi occhi da così vicino, erano
davvero… arrossì e fece un passo indietro.
“Ehm… come volevi metterlo? Magari ti
aiuto?” Non guardava Lena adesso, ma sentiva gli occhi della giovani fissi su
di lei. Il silenzio si protrasse per un istante più del necessario, Kara si
sistemò gli occhiali sul naso, incapace di voltarsi a guardare di nuovo la
ragazza, neanche lei sapeva perché.
“Deve cadere di modo da coprire, ma
solo parzialmente, il tavolino.” Spiegò la Luthor e
Kara annuì più volte prima di risistemare la scala e provare lei.
Mancavano pochi giorni, l’auditorium
iniziava ad essere esattamente com’era stato nella mente di Lena.
Kara seduta a terra osservava Lena
che si mordicchiava il labbro concentrata, mentre ripassava la lezione di chimica
in quella che avrebbe dovuto essere la loro pausa.
“Lena?” La chiamò.
“Sì?” Chiese lei, continuando a
guardare i suoi appunti.
“Cosa fai per divertirti?” Questa
volta lo sguardo di Lena si alzò su di lei, perplesso.
“Cosa intendi?”
“Fai mai qualcosa per puro
divertimento?” Spiegò Kara.
“Faccio parte del club di scacchi.”
Affermò la ragazza, tornando a guardare i suoi appunti.
“Oh, andiamo! Il club di scacchi non
è divertimento!” Lena ruotò lo sguardo su di lei, sulle labbra un sorriso
divertito.
“No?” Chiese, fissandola.
“Assolutamente no!” Assicurò Kara.
“Qualcosa che ti faccia ridere, che ti faccia stare bene e che la sera quando
ci ripensi ti fa sentire felice.”
La ragazza si mordicchiò il labbro ed
era un gesto diverso da quello concentrato di prima, Kara percepì un brivido
attraversarle il ventre.
“Stare con te.” Ammise la ragazza e
Kara arrossì, pochi istanti e Lena tornò a fissare il suo testo, lasciandola lì
a chiedersi come facesse Lena a lasciarla senza parole, sorpresa da emozioni
che non riusciva a spiegare neanche a se stessa.
“È bellissimo.” Kara osservò
meravigliata il grande auditorium. I suoi occhi brillavano con orgoglio, era
stato un lavoro faticoso, ma di certo ne era valsa la pena.
“Sì.” Abbassò lo sguardo e Lena la
stava guardando. Arrossì.
“Piacerà molto anche a Winn.” Affermò ricordandosi di citare il ragazzo, come
voleva il piano. Doveva ammettere che non pensava spesso a lui o, se per
quello, si era anche completamente dimenticata di James, era stata troppo
concentrata a lavorare assieme a Lena.
“Due giorni e l’intera scuola lo
troverà bellissimo.” Assicurò ancora Kara, distogliendo lo sguardo da Lena.
“Due giorni…” Mormorò la ragazza.
“Kara… volevo chiederti…” Lena esitante era una novità, Kara riportò lo sguardo
su di lei. Aveva inclinato la testa, una ciocca di capelli, sfuggita al suo
chignon, sfiorava la sua spalla, sulle guance aveva un delicato rossore e negli
occhi un brillio emozionato.
Si interruppe e le sorrise, poi agitò
una mano.
“Durante il primo anno
abbiamo fatto assieme un esperimento in laboratorio, Winn
era malato e tu eri senza compagno quindi ti assegnarono me. Non credo che tu
lo ricordi… ero sicura che mi avresti odiata, per quello che aveva fatto Lex, che avresti fatto quello che dovevi fare per il
compito facendo del tuo meglio per evitare di rivolgermi la parola, invece non
hai fatto altro che chiacchierare.” Sorrise, divertita. “Sembravi agitata, ma
non ostile e… ricorderò sempre i tuoi occhi pieni di meraviglia quando ho
mescolato le sostanza creando una soluzione chimica rosso brillante.”
“Oh!” Improvvisamente Kara ricordò.
“Ma certo! Era rosso e poi hai aggiunto la sostanza blu e non si mescolavano!
Era bellissimo!”
Lena sorrise di nuovo, poi abbassò lo
sguardo.
“Da allora mi hai sempre sorriso
quando ci incontravamo nei corridoi, in mensa o in classe, ma… non ho avuto il
coraggi di parlarti, non volevo che gli altri ti trattassero come trattavano
me. Non volevo macchiare la tua vita con la mia presenza.” L’ammissione era
pesante, seria. La ragazza sorrideva ancora, come a stemperare le sue parole,
ma Kara non lo faceva più.
“Questo… passare queste settimane con
te è stato perfetto, anche se mi hai fatto lavorare per dieci!” Lena rise, ma
Kara scossa la testa. “Non è giusto.” Affermò poi decisa.
“Non importa, ne sono abituata.”
Agitò di nuovo la mano allontanando il discorso. “Come ti ho già detto ho
dovuto lasciare da parte le mie titubanze e preoccupazioni questa volta e… c’è
anche un’altra cosa.” Ammise, di nuovo aveva inclinato la testa. Kara sentì il
cuore accelerare. “Pensavo che tu e Winn steste
assieme.”
“No!” Esclamò Kara. “No, no, siamo
solo amici.”
“Sì, l’ho intuito quando ho sentito Winn parlare con James in mensa, tre settimane fa. Ti stava
chiaramente promuovendo e un fidanzato non lo farebbe con il ragazzo più ambito
della scuola a meno che non sia completamente impazzito. Quindi… ho deciso che
dovevo lanciarmi. Lo so che potrebbe risultare un po’ presto, ci conosciamo da
poche settimane e forse ho completamente frainteso le tue reazioni, ma quale
occasione meglio di questa?”
Il cuore di Kara aveva preso a
battere veloce e non sapeva neppure perché. Lena le sorrise, era emozionata,
era evidente, i suoi occhi erano intensamente fissi nei suoi, ma vi era un
certo tremore nelle sue mani.
“Vorresti essere la mia Elizabeth Bennet o… il mio Fitzwilliam Darcy, al ballo di
San Valentino?” Chiese dopo aver prese il respiro. “Sarebbe un grande onore per
me.”
“Oh.” Kara sbatté le palpebre
sorpresa. “No! Voglio dire… Winn… devi andare con lui,
non con me… eravamo d’accordo e… di certo io non posso… voglio dire… ehm…”
Balbettò e poi si zittì, rendendosi conto di quello che aveva appena detto. Gli
occhi di Lena che avevano seguito i suoi, si strinsero.
“Cosa significa che eravate
d’accordo?” Domandò e la sua voce tremò appena, questa volta. Kara non era
sicura se per la rabbia o il dolore. Il suo cuore si strinse all’idea di averla
fatta soffrire.
“Non è come credi! A lui piaci tanto,
quindi ho pensato di aiutarlo, mentre lui aiutava me con James…”
Se pensava di migliorare la
situazione con quelle parole capì di non esserci riuscita nel momento stesso in
cui lasciarono le sue labbra e colpirono Lena.
“Capisco.” Disse la donna, ora non vi
era più tremore nella sua voce. “Avrei dovuto immaginarlo.” Sorrise vuota e
fredda, i suoi occhi ora vagavano in un punto indefinito, evitando lo sguardo
di Kara. “Doveva essere parte di un piano la nostra amicizia… sono una Luthor, dopo tutto.” Agitò la mano, un sorriso amaro sulle
labbra, poi si voltò per andarsene e Kara non seppe fermarla, cosa poteva
dirle? Eppure sentì il cuore farsi pesante nel petto, mentre guardava la stanza
decorata come un elegante salotto ottocentesco, con tanto di divani, poltrone,
tendaggi rossi, colonne classiche, dipinti e uno spazio per l’orchestra.
La lasciò andare via e si sentì
tremendamente male.
Quando trovò il coraggio di uscire
dall’auditorium non riuscì a presentarsi in classe, per la prima volta finse di
essere malata e si fece rimandare a casa.
Eliza, la sua madre adottiva, le posò una
mano sulla fronte, la guardò per alcuni istanti preoccupata e poi le disse di
sdraiarsi. Neanche mezzora dopo, Kara, sentì la porta di casa aprirsi e il
passo deciso di Alex salire le scale.
“Ehi, sorellina, cosa succede?” La
interpellò vedendola sveglia. “Mamma dice che hai bisogno di fare due
chiacchiere.”
Kara ruotò su se stessa dando la
schiena alla sorella, ma lei non si arrese così facilmente.
“È per via del ballo? Tu e Lena non
siete riuscite a decorare l’auditorium come volevate?” Domandò con pazienza.
“No…” Mormorò lei, al nome della
ragazza aveva sentito gli occhi riempirsi di lacrime.
“Allora cosa succede? James è stato
crudele? Perché non mi importa che è un vecchio amico di Clark, se è stato
scortese vado a dimostrargli che tutti quei muscoli non servono a niente contro
una sorella arrabbiata!”
“No, James non c’entra nulla.”
Ammise, anche se le sfuggì un piccolo sorriso nell’immaginare la battagliera
Alex che sistemava un ragazzo forte quanto James.
“Lena…” Bisbigliò piano.
“Oh.” Alex sospirò poi si sedette sul
letto accanto a lei. Non disse nulla, rimase semplicemente lì, in attesa.
“Io… sono diventata sua amica perché
volevo presentarla a Winn.” Ammise dopo un po’ la
giovane.
“Lo so, mi hai spiegato tutto
riguardo al tuo piano infallibile.” Rispose Alex che ora stava giocando con i
lunghi capelli d’oro della sorella.
“Lei...” Si interruppe, come dirle
una cosa del genere? Come l’avrebbe presa Alex?
“Lo ha scoperto?” Fraintese la più
grande.
“Sì, gliel’ho detto perché… sono
andata nel panico.” Si voltò e guardò Alex che la fissava perplessa.
“Cosa ha fatto per mandarti così
tanto in panico?”
“Mi ha chiesto di essere la sua Elizabeth Bennet o il suo Fitzwilliam Darcy.”
La perplessità di Alex aumentò
ancora.
“Il tema del ballo è Orgoglio e
Pregiudizio!” Sbottò Kara e Alex sgranò gli occhi.
“Oh…” mormorò. “Oh!” Esclamò infine,
comprendendo finalmente.
“Non… ecco… io sono andata in panico
e le ho detto che doveva portarci Winn, non me.”
“Oh, Kara…” Alex scosse la testa
sospirando. “Scommetto che non l’ha presa bene.”
“No, per niente.”
“Già.”
Rimasero di nuovo in silenzio.
“Mi perdonerà?” Chiese Kara, ma Alex
non le rispose subito, invece rimase immobile a fissare il soffitto pensierosa.
“Alex?” La chiamò e la ragazza sbatté le palpebre, come se si estraesse da
pensieri profondi.
“Dimmi.” Le disse, evidentemente non
aveva sentito la domanda.
“Credi che mi perdonerà?” Ripeté
allora.
“Kara, quello che mi chiederei, se
fossi in te, è: cosa vuoi tu?”
“Io?” Chiese, sorpresa.
“Sì. Tu, Kara, cosa hai provato
quando lei te lo ha chiesto?”
“Panico!” Rispose allora Kara. “Non
doveva andare così, non dovevo piacerle così tanto e lei non doveva piacere
così tanto a me!” Si tappò la bocca con le mani dopo aver pronunciato quelle
parole.
Alex sorrise dolcemente alla sorella.
“Ops…”
Disse, ma Kara scuoteva già la testa.
“No, no, no! Lei piace a Winn, da sempre! E io sono la migliore amica di Winn! Gli amici non si fanno queste cose, io non posso….
No!”
“Va bene.” Alex annuì, cercando di
calmarla. Kara si era precipitata fuori dal letto e ora si muoveva rapida su e
giù per la camera.
“Non va bene!” Esclamò, però, la più
giovane sul bordo delle lacrime. “E Lena non mi perdonerà mai, quindi… non
cambia nulla.”
“Sorellina?” La chiamò Alex e Kara
ruotò la testa per fissarla, il labbro inferiore che tremava nel trattenere le
lacrime. “Prendi una decisione che sia solo tua, poi parla con Winn e trova un modo di farti ascoltare anche da Lena. Sarà
arrabbiata, ma hai passato tre settimane con lei, sono sicura che tu sappia
come convincerla almeno ad ascoltarti.”
Kara rimase immobile per un lungo
istante, poi scoppiò a piangere, mentre al contempo sorrideva. Alex la attirò a
sé per un abbraccio, sorridendo. Le emozioni dell’adolescenza erano sempre così
intense!
Kara andava avanti e indietro davanti
alla casa di Winn, lui non c’era e di certo lei non
voleva rischiare di incontrare suo padre.
Sentì una macchina arrivare e si
lanciò tra i cespugli, davvero non voleva vedere il signor Schott!
Si rilassò quando vide che si
trattava della macchina sportiva di James. Era sul punto di uscire, perché Winn era sul sedile accanto al giovane, quando ripensò alla
sua attuale situazione, i capelli pieni di foglioline, i jeans sporchi di
terra, il golfino con dei rametti impigliati. Ok, aveva compreso che quella per
James era solo una cotta di facciata, quasi necessaria per bilanciare quella di
Winn, ma questo non significava che aveva voglia di
farsi vedere così dal ragazzo tra i più popolari della scuola!
Winn diede il cinque a James e poi uscì
dall’auto, passò accanto a Kara, senza vederla, ed estrasse le chiavi di casa
dalla tasca dello zainetto.
James voltò la macchina e sparì.
“Ehi.” Winn
fece un balzo poi si voltò, la mano sul cuore.
“Cosa fai tra i cespugli? Mi hai
fatto morire di paura!”
“C’era… non importa.” Agitò la mano.
Era di nuovo tesa. Winn era Winn,
il suo migliore amico a cui aveva sempre detto ogni cosa, ma come poteva dirgli
quello?
“Oh, sei preoccupata per l’invito?
Beh, non esserlo, James domani farà la sua domanda: vuoi essere la mia Elizabeth?” Chiese con tono basso, poi fece una faccia
buffa mettendo le mani sotto al mento. “Oh, io? Oh, certo! Sarà bellissimo!”
Questa volta la sua voce era stridula e Kara gli diede un colpo sulla spalla
facendolo ridere.
“Non ho quella voce!” Precisò.
“Sì che ce l’hai. Intanto io ho già
scelto il papillon da indossare domani, Lena mi chiederà di essere il suo Darcy, quindi devo essere elegante.”
“Ecco…” Kara si tormentò gli
occhiali, fissando la pavimentazione di mattonelle rosse sotto i suoi piedi.
“Non sei riuscita a convincerla?”
Chiese il ragazzo e il suo tono era decisamente sotto le scarpe.
“Io…”
“Lo capisco, insomma, lei è
bellissima, come può anche soltanto pensare a me in quel senso. Non te ne voglio,
sai, se era questo a preoccuparti, so che il mio compito era facile rispetto al
tuo, guardati, anche con i rametti nel cardigan sei bellissima, io invece…”
“No! Non è vero! Tu sei un ragazzo
speciale e…” Kara prese un profondo respiro, non avrebbe permesso che il suo
migliore amico si sentisse solo. Suo padre lo criticava in continuazione, non
c’era bisogno che altro abbattesse la sua autostima. “Io vorrei che fossimo Elizabeth e Jane, domani al ballo.”
“Mi hai appena dato della donna?”
Chiese il ragazzo, ma la sua emozione era evidente.
“Ovviamente sì.” Gli diede un altro
colpetto sulla spalla e poi gli sorrise. “Sei come un fratello per me.” Affermò
e, malgrado nella sua mente brillarono due occhi verde azzurri, seppe di aver
fatto la cosa giusta.
“È una cosa carina da dire, ma…
facciamo Darcy e Bingley,
ok?”
Kara rise e Winn
la imitò, poi aprì casa sua ed entrarono, avevano dei costumi su cui lavorare e
Winn era il migliore nel creare costumi.
La sala era perfetta, l’orchestra
stava facendo un lavoro ottimo nel suonare le musiche del momento adattandole a
violoncelli, viole e violini. Tutti sembravano entusiasti e felici nei loro
abiti eleganti. Gli occhi di Kara però continuavano a scivolare verso Lena che,
organizzatrice del ballo, si assicurava che tutto andasse per il meglio,
perfetta nel suo elegante abito da Elizabeth Bennet. Neanche una volta aveva guardato verso di lei,
anche se Kara aveva molti occhi puntati addosso dopo che aveva rifiutato
l’invito che James le aveva fatto in pompa magna davanti a tutti, in mensa,
quello stesso giorno, malgrado Winn gli avesse
suggerito di evitare.
“Tutto bene Kara?” Le domandò Winn, seguendo il suo sguardo. “Oh… Ehi, non ti preoccupare
per Lena, troverò un altro modo per conquistarla.” Le fece l’occhiolino e lei
si morse le labbra per non dirgli la verità. Prese un bicchiere di punch e fece
una smorfia, per una volta, forse, avrebbe preferito che qualcuno fosse
riuscito a correggerlo con un po’ di alcol.
Tornò a guardare Lena e la smorfia si
accentuò drasticamente. La ragazza stava parlando con Jack Spheer.
Il giovane le aveva posato una mano sul fianco e le parlava fitto nell’orecchio
e lei, presa dall’argomento, gli aveva appoggiato la mano sulla spalla.
Kara strinse il pugno, provando, per
la prima volta, quella brutta sensazione alla bocca dello stomaco.
“Balliamo!” Le chiese Winn e lei prese la mano del giovane lasciandosi trascinare
al centro della pista da ballo, dove i ragazzi stavano tentando di imitare i
gruppi di danza dell’ottocento, finendo per ridere e scherzare invece che
danzare.
Prima che potessero unirsi a loro,
però, la musica cambiò, Winn alzò le sopracciglia e
aprì le braccia, invitandola ad unirsi a lui per quel romantico lento.
Mentre danzavano Kara continuava a
voltare la testa, cercando di individuare Lena tra la folla, Jack l’aveva forse
portata fuori? La stava baciando, proprio in quel momento?
“Kara?” Si voltò a fissare Winn con aria sorpresa. “Avete litigato tu e Lena, perché?”
Chiese e lei scosse la testa, ma non riuscì a negare.
“Non… non è nulla.” Disse, le braccia
sulle spalle del ragazzo, le mani intrecciate dietro alla sua testa.
“Ehi, sono il tuo migliore amico. Lo
sai che puoi dirmi ogni cosa, vero?” La incitò lui.
“Anche qualcosa che non vuoi
sentire?” Chiese piano, mentre ondeggiavano al suono dolce della musica.
“Ha detto qualcosa di cattivo su di
me? Sai, posso reggerlo. Non può essere qualcosa che mio padre non abbia già
detto almeno una decina di volte.” Sorrise, ma era amaro il suo sguardo.
“No! Non direbbe mai niente di cattivo.
Lei è fantastica!” Assicurò Kara.
“Sì… me lo hai ripetuto ogni giorno
per tre settimane, senza ascoltare una parola di quello che volevo dirti su
James.” Ridacchiò e poi si bloccò e la guardò, Kara abbassò lo sguardo,
colpevole, e lui, finalmente, capì. I loro passi si fermarono.
“Oh.” Disse il giovane e non aveva
nulla a che fare con l’espressione usata da sua sorella due giorni prima,
questa volta era come se Winn avesse accusato un
colpo.
“Mi dispiace! Lei è stata così dolce
quando mi ha chiesto di essere la sua accompagnatrice al ballo, ma non potevo…
avevamo un piano io e te e…” Tentò di giustificarsi.
“Aspetta.” La bloccò lui. “Non dirmi
che l’hai rifiutata per me, perché sarebbe stata la cosa più stupida
dell’universo e battere la stupidità di progettare così male la Morte Nera non
è poco!” La fissò corrugando la fronte. “Mi offenderebbe parecchio sapere che
mi consideri un amico così meschino!” Chiarì.
Kara lo guardò ad occhi sgranati,
senza parole.
“Lo prendo per un sì.” Winn scuoteva la testa, ma si rimise a ballare, muovendo
piano i passi, la mani posate sui suoi fianchi.
“Sei arrabbiato?” Le chiese Kara,
dopo un istante.
“Sì.” Rispose lui, sincero. “Lena mi
piace da sempre, lo sai, ma… insomma, è solo una cotta immaginaria. Non la
conosco realmente, non abbiamo mai parlato. Tu, invece, hai avuto la
possibilità di essere qui, questa sera, con lei e l’hai rifiutata. Se non fossi
vestito come un damerino dell’ottocento e quindi non dovessi attenermi alla
loro morale, ti darei un bel pugno.” Assicurò. Winn
non aveva mai fatto male ad una mosca, ma con quella frase aveva chiarito il
concetto, almeno in senso metaforico.
“Sono stata una stupida.” Comprese
Kara.
“È esattamente quello che ho appena
detto!” Affermò lui, esasperato.
“Non importa.” Kara si strinse nelle
spalle, la giacca blu che Winn aveva adattato per lei
le stava perfettamente, lasciando appena uscire i polsini della camicia con i
quali, Kara si mise a giocare, la mani ancora dietro alla testa di Winn.
“Spiegami questa tua sciocca affermazione.”
Richiese lui.
“È troppo tardi.” Sospirò lei.
“Troppo tardi? È il giorno degli innamorati! È San Valentino! Non è affatto troppo
tardi! Vai da lei e… chiedile di ballare!” Lasciò la sua vita e la spinse fuori
dalla pista da ballo. “Ora va e rendimi fiero.” Disse e Kara alzò solo un poco
gli occhi davanti alla citazione.
Si mosse tra la folla di compagni di
scuola alla ricerca di Lena e, se prima sembrava incapace di smetterla di far
cadere lo sguardo su di lei, ora la ragazza sembrava per davvero sparita.
L’orrendo sospetto che stesse effettivamente baciando qualcuno fuori
dall’auditorium, le strinse lo stomaco.
Poi la vide. Gli occhi della ragazza
incontrarono i suoi e Kara percepì un brivido, mentre il suo cuore iniziava a
battere veloce.
Si avvicinò a lei che però si era
sottratta al suo sguardo e ora era voltata.
“Lena?” La chiamò. La giovane si
voltò a guardarla, un sopracciglio alzato.
“C’è qualche problema?” Chiese.
“No… ehm… sì, volevo chiederti se…”
Le si seccò la bocca, incapace di concludere la frase.
“Non devi scusarti. Va bene così.”
Assicurò la giovane.
“Vorresti ballare con me?” Riuscì,
finalmente, a dire.
“No.” Affermò Lena. “No, non devi
provare pietà o qualsiasi altro sentimento ti abbia spinta qua a farmi questa
proposta.” Vi era di nuovo rabbia sul suo volto e fierezza. Ruotò su se stessa
e si allontanò lasciandola lì, a bocca aperta, a chiedersi come avesse potuto
fallire così miseramente.
Quando Winn
la raggiunse era seduta in un angolo, a piangersi pietosamente addosso.
“Andata male?” Le chiese lui,
offrendole un bicchiere e sedendosi accanto a lei.
“Terribilmente male! Il suo no è
stato il più drastico che io abbia mai sentito in vita mia e ti assicuro che
Alex sa essere miss Categorica quando vuole.”
“Mi sembra perfetto.” La sorprese
però Winn. Lei lo guardò e lui si strinse nelle
spalle. “Tu sei Darcy lei è Elisabeth,
ovvio che ti abbia detto no la prima volta.”
“Questo non è un romanzo della Austen.” Si lamentò lei.
“Certo che no, altrimenti non
staresti seduta così male e, in quanto donna, non indosseresti questo magnifico
abito maschile che, diciamolo, ti rende estremamente sexy.”
Kara sorrise e lui annuì.
“Eccolo qua, un bel sorriso, ora va,
e dille quello che provi, senza girarci attorno, diretto, preciso, sii il Darcy che tutte amiamo!”
“Ti sei appena dato della donna?” Le
chiese Kara, un sorriso di speranza sulle labbra.
“Ehi, sei tu che avevi bisogno di una
sorella!” Le fece l’occhiolino. “E poi… ho sempre avuto un debole per tuo
cugino… quel ricciolo perfetto, quel sorriso, quei muscoli…”
Kara fece una veemente smorfia, si
piegò per dare un bacio sulla guancia a Winn e poi si
lanciò, per la seconda volta, alla ricerca di Lena.
La vide scomparire dietro le tende
del palcoscenico e la seguì pronta a fare e dire esattamente quello che doveva.
La ragazza stava armeggiando con dei
cavi, ma Kara non vi badò, era sola, erano sole: quello era decisamente il
momento perfetto.
“Lena!” La chiamò. La giovane Luthor alzò lo sguardo e la fissò sorpresa.
“Kara, non è questo il momento…”
“Lena.” La fermò lei, prese un
profondo respiro e ignorò il battito del suo cuore. “Ho lottato invano. Non c’è
rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica
con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.” Scosse la testa. “Non voglio lottare
più. Non voglio avere paura o… oh… era meglio se mi fermavo alla citazione.”
Agitò le mani sistemandosi gli occhiali. “Quello che voglio dirti è che vorrei
che tu mi dessi una seconda possibilità.”
Lena la guardava esterrefatta e Kara
pensò che fosse un buon segno. Fece un passo avanti e sollevò la mano
accarezzandole il viso con delicatezza.
“Sei bellissima e…” Sorrise,
titubante, timorosa, ma Lena non esitò, accorciò le distanze e la baciò.
Un fragoroso applauso interruppe il
loro primo bacio, Lena sorrideva, rossa in volto, mentre Kara si guardava
attorno perplessa.
“Il microfono era acceso.” Spiegò
allora la Luthor. “Stavo per fare il discorso…”
Aggiunse e Kara arrossì violentemente.
“Significa che…”
“Che abbiamo sentito tutto!” Urlò un
ragazzo dall’altra parte del telo nero facendo ridere la nascosta massa di
scolari. Kara, se possibile, arrossì ancora di più.
“Vieni.” Lena le prese la mano e la
condusse fuori. La scuola prese a ululare e a battere le mani, ma non vi era
ostilità in quella folla, solo divertito cameratismo. Lena la trascinò sotto il
cielo stellato e solo quando furono sole si fermò.
“Avresti dovuto fermarmi… io…” Kara
scosse la testa. “Non volevo metterti in imbarazzo.” Disse, mogia.
Lena, però, le prese una mano e se la
portò alle labbra i suoi occhi brillavano di gioia e non sembrava per nulla
infastidita.
“Non è stato imbarazzante… beh, sì,
che tutti abbiano sentito è un po’ imbarazzante, ma la tua dichiarazione è
stata… molto carina.”
“Carina?” Chiese allora Kara picata
nel suo orgoglio.
“Deliziosa?” Provò allora Lena.
“Come una ciambella alla crema?”
Chiese la ragazza e Lena sorrise.
“Anche di più.” Assicurò, poi la
attirò a sé. “Quindi sei il mio Fitzwilliam Darcy?” Le domandò.
“Se lo vorrai.” Affermò Kara, di
nuovo titubante.
“Mi piacerebbe tanto.” Le rispose
Lena poi le prese entrambe le mani, tornando seria, un brillio negli occhi che
però non la abbandonava. Tocco a lei prendere un profondo respiro, questa
volta.
“Siete troppo buona per prendervi
gioco di me, se i vostri sentimenti sono quelli stessi di due giorni fa,
ditemelo subito. Il mio affetto e le mie intenzioni sono invariate; Ma una
vostra parola mi farà tacere per sempre.”
Sul viso di Kara si aprì un sorriso
enorme nel riconoscere la citazione.
“Ebbene, allora…” Continuò Lena.
“Sarete la mia compagna per questo ballo studentesco?” Domandò solennemente e
Kara annuì con decisione.
“Niente mi renderebbe più felice.”
Lena sorrise con gioia a quella risposta, poi attirò Kara a sé e la baciò con
vibrante emozione.
Poco dopo intrecciarono le mani e
rientrarono nell’auditorium, dove il ballo di San Valentino le aspettava.
Note: Eccovi
la mia storia di San Valentino! Scritta sulla base del video di Shura “What's It
Gonna Be?” che mi è stato suggerito da Marina che ringrazio e a cui,
ovviamente, dedico la storia.
Spero che
questa versione studentesca di Kara e Lena vi sia piaciuta. Fatemi sapere!
Storia
scritta per l’iniziativa del gruppo “LongLiveToTheFemslash”
con il pacchetto dal titolo “Pride and Prejudice” il cui prompt era
questa citazione: “Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di
reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi
ammiri e vi ami.”
Ho adorato
lavorare con questa citazione!